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De Kerckhove 1) “Qualsiasi persona capace di leggere e scrivere

grazie a un alfabeto fonetico a livello psichico risente

continuamente degli effetti retroattivi delle sue invenzioni (mentali.)

La scrittura s’insedia letteralmente nel cervello, dove organizza le

proprie abitudini mentali… L’alfabeto ci ha dotato di un’idea

strutturale, oltre che dello spazio anche del tempo”.

Per i “nativi digitali “ mondo reale e mondo virtuale coincidono. Per gli adulti “ immigrati

digitali” è necessario adattarsi al mondo dentro il computer, che non è il mondo delle proprie

origini. Per essi è necessario imparare a usare la tecnologia, al contrario dei “nativi digitali”, i

quali non hanno bisogno di parlare di

“ rivoluzione digitale”.

Gli adulti mantengono viva la propria esperienza, le proprie radici: per questo hanno paura del

futuro e si fanno tante domande.

Ogni nuovo mezzo di comunicazione ha portato una mutazione nella vita e nella conoscenza

umana. Ma, se ci sono volute 1700 generazioni per sviluppare il linguaggio, 300 per la scrittura

e 30 per arrivare alla stampa, da quando è comparsa l’energia elettrica i cambi tecnologici si

sono succeduti generazione dopo generazione. C’è stata una specie di discontinuità per cui

ogni generazione sperimenta il nuovo senza il supporto della precedente.

Ma cosa accadrà quando i “ nativi digitali” cresceranno? Segnali di categorie in crisi ci sono gà-

Lo dimostrano esempi semplici e quotidiani: se una fotografia può essere rimaneggiata, se una

notizia in Rete rimbalza da una parte del mondo all’altra in varie versioni, se ogni opinione si

equivale, la distinzione tra vero e falso pare senza futuro.

Come senza futuro comincia a essere il distinguere tra naturale e artificiale, quando nei nostri

corpi introduciamo protesi che ci permettono di riacquistare abilità fisiche o ci circondiamo di

organismi modificati.

Guanti, occhiali e altri apparecchi digitali appositi ci permettono di espandere i nostri sensi, di

vivere mondi immaginari, così come quelli quotidiani: realtà e fantasia si sperimentano allo

stesso modo.
I concetti di spazio e tempo mutano. Già abbiamo una certa bilocazione: lavoriamo nel nostro

ufficio a Napoli con un collega che sta a Seul, vivendo in un doppio tempo. Se a Napoli sono le

12 lì sono le 23.

Gli hyperlink e certi videogiochi ci fanno agevolmente attraversare le epoche e mescolarle,

riviverle, con sensazioni di tempo e spazio dilatati, accorciati o ciclici.

Sta cambiando anche il pensare. Non si procede più secondo strutture gerarchiche, deduttive o

induttive che siano, come apprendono i bambini.

La conoscenza sta diventando visiva, globale e discontinua, soprattutto partecipativa.

Conoscere equivale a vivere o rivivere.

Cambia la scrittura, sempre più multimediale.

Le mail stanno contribuendo, e non poco, al deterioramento delle relazioni interpersonali. Se,

infatti, per tante cose poco importanti le mail sono una splendida invenzione, per la gestione e

la manutenzione dei rapporti più significativi, in particolare quelli di lavoro, le mail si stanno

rivelando uno strumento molto pericoloso, soprattutto quando ricorriamo all’email per gestire

dei problemi.

Con le mail l’investimento di tempo che si fa per scrivere e spedire una mail è molto basso se

confrontato con la vecchia lettera cartacea, così si tende a essere più veloci e spesso meno

attenti ad aggettivi e avverbi dai quali dipende molto il tono affettivo di ogni comunicazione.

Quando scriviamo una mail per “ sfogarci” diciamo delle cose che non diremmo mai in un

rapporto faccia a faccia-tanto che poi quando incontriamo lungo il corridoio il destinatario di

una di questa email spesso arrossiamo pentiti di averla inviata. Inoltre le email le leggiamo da

soli, davanti ad un Pc, in un contesto ambientale non sempre positivo.

Per Derrick De Kerckhove, la penna delle generazioni dei sempre connessi è YouTube. Il senza

limite è la quotidianità della Rete i cui confini ci sfuggono nella multidimensione di una

continua creazione collettiva. Da tutto ciò la domanda: in un’epoca d’ibridi, in cui i sentimenti

possono ridursi a procedimenti chimici e l’infinito è costruito come autoriflessione senza fondo

di realtà fisica/virtuale in perenne espansione, cosa diremo ”uomo” o meglio persona”? Se la

realtà del mondo digitale ci interroga tutti, è perché pone comuni problemi culturali.

Ridefinisce, infatti, la coscienza che abbiamo di noi stessi, la qualità delle relazioni che abbiamo

con gli altri e il tipo di società che vogliamo costruire. Ci muoviamo nel triangolo io-l’altro - il

mondo” che è la dinamica antropologica essenziale di ogni uomo.


La realtà digitale, fatta di Social network, Facebook, twitter, Chatroulette e via dicendo, offre

dei contati veloci, essenziali, che non esauriscono certo il senso di una relazione autentica.

I “ nativi digitali” ossia i giovani sotto i 24 anni che per il 60% secondo il Censis usano Internet,

vivono in un mondo emotivamente ed affettivamente coinvolgente, fatto di suoni, immagini,

interattività in una comunicazione pervasiva che non genera di fatto molti veri amici.

Una delle idee emerse da una ricerca di Chiara Giaccardi dell’Università cattolica, è che tra il

mondo reale, l’offline, e il mondo virtuale, l’online, esiste una bassa discontinuità perché si

configurano come due mondi paralleli con delle interazioni, dati empirici alla mano, maggiori di

quelli che siamo abituati a pensare.

E l’offline e l’online sarebbero unificati dalla soggettività che attraversa in mondo bidirezionale

i confini delle due direzioni, tra reale e virtuale.

Questo perché il mondo digitale dà forma a desideri e valori antichi come l’essere umano, e

cioè: connessione, relazione, comunicazione e conoscenza.

La Rete è così destinata a diventare sempre più un’estensione dell’umano e la vera sfida è

imparare a essere wired, connessi in maniera fluida, naturale, etica e perfino spirituale; a

vivere la Rete come uno degli ambienti vita.

La vita reale, i contatti diretti saranno la prova che quei contatti via Internet non erano solo

virtuali ma hanno dato vita a relazioni piene e sincere.

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