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i“ Guardare il fiume ch’è di tempo e acqua

E ricordare che anche il tempo è un fiume,


saper che ci perdiamo come il fiume
e che passano i volti come l’acqua.”

Goccia dopo goccia, sotto i raggi di un sole impertinente, il ghiacciaio si scioglie. Il tempo è
scandito non più dal tic tac delle lancette ma dal suono di minuscole goccioline che a fatica,
lentamente, quasi con nostalgia, si staccano dal blocco di ghiaccio a cui da anni ormai
appartenevano. Un tempo piccoli cubi spigolosi, uno accanto all’altro, giorno dopo giorno, immersi
in un freddo pungente. Immobilità, stabilità, sicurezza, solidità di un tempo che sembra non passare
mai. E ora cos’è questa sensazione di leggerezza, di vertigine? Il vuoto e la paura mentre si sentono
precipitare nel fiume. Plin. Dissolte per sempre nell’acqua che scorre. Veloce, agile, sinuosa.
Dolcemente si snoda tra i pendii della montagna in un tempo che sembra aver accelerato, deciso a
non fermarsi. Mai. Non un secondo è uguale al precedente. Non più il bianco statico del ghiaccio
ma azzurri e verdi si alternano, si mescolano, si fondono. Lo scrosciare dell’acqua tra i sassi come il
fruscio di veli leggeri mossi dal vento. E’ vita che scorre, che incessantemente si trasforma fino a
perdersi, fino a dileguarsi nel cielo diventando tutt’uno con l’aria. Accarezzata dai raggi del sole ,
l’acqua si sente sempre più leggera. Non più precipitare a valle ma come per magia sollevarsi verso
il cielo. Sempre più su. E’ vapore, è leggera, inconsistente, trasparente. Fluttua trascinata dalla
brezza marina. E’ ovunque eppure in nessun posto.

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