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Stefano Balassone I Mass Media fra società, potere e mercato 30/05/2010

book in progress - sezione I Mass Media e Società


capitolo 5: Mass Media e Chiese
Abstract
La crisi dei pensieri forti riguarda anche le Chiese e si traduce nella prevalenza
della componente mistica a scapito della “spiegazioni del mondo” . I Mass
Media incontrano le chiese come emozione e le relativizzano come portatrici di
“verità”.

Mass media e Chiese

Le religioni agiscono in pari misura sui concetti e sulle emozioni. Dai primi scaturiscono
spiegazioni che trasfigurano le pulsioni emozionali in apparati simbolici, teologie, norme di vita,
etc. Dalle seconde traspirano le angosce esistenziali basiche (come quelle raccontate da Agostino)
dell’uomo che esiste sulla soglia fra senso e caos, “bene” e “male”, morte e vita. La religione è
sempre un racconto (e del resto i due termini sono simili: il racconto raduna in connessione fatti
sparsi; la religione “religat”, cioé tiene insieme pesnsieri, sensazioni e individui) e le “chiese”,
“tengono insieme”1 la società custodendo come valori i retaggi sedimentati nella tradizione. Questa
funzione “polico-sociale”, prima di ogni approccio mistico, è stata a lungo talmente percepita da
dare per scontato che una frattura religiosa si riflettesse nella sfera politica e viceversa (per questo
Costantino, in attesa dell’affermazione di una “religione di stato” che prendesse il posto del vecchio
politeismo mediterraneo, presiedeva i concilii delle varie chiese che rivaleggiavano nell’impero e i
proconsoli intervenivano nei contrasti fra le sette “cristiane”). La “tolleranza” si afferma solo
quando, nell’età moderna, la politica, alleata dei commerci mondiali e della industria, diviene
talmente forte da reggersi sul solo homo oeconomicus e sul suo interesse sociale, senza l’aiuto del
lato religioso degli individui. Corrispondentemente è nata la “laicità”, intesa come corpo autonomo
di valori e di criteri di comportamento, scisso da motivazioni religiose e indipendente dalle chiese.
Per questo nell’età moderna le chiese sono passate, dove più dove meno, alla sfera del privato pur
mantenendo una pubblica rilevanza e una forte influenza sugli affari pubblici in funzione e misura
della propria consistenza elettorale, come le chiese in USA, o come la Chiesa Cattolica italiana. Gli
USA, totalmente laici in quanto religiosamente plurali, mostrano la situazione più compiuta nel
senso appena detto
Nell’ultimo mezzo secolo, nella società del consumo di massa, che abbiamo definito “gassosa”, la
funzione di legante simbolico, propria un tempo di questa o quella chiesa, è in buona parte surrogata
dalle estetiche integrate in uno stile di vita (Ikea etc) riecheggiato costantemente dai mass media.
Del resto, se l’individuo è meno Produttore e meno Cittadino di prima, non può che essere anche
più Consumatore e meno religioso di prima. Vestire un significato scegliendo lo stile Zara anziché il
D&G soddisfa in qualche modo la sete di senso e a volte la satura. E il rapporto con le religioni, può
assumere anch’esso i caratteri di una scelta “su misura” (con entusiasmi e devozioni variabili nella
stessa vita di una persona dall’ateismo all’armonismo ambientalista, dal buddismo al cristianesimo
più integralista etc) senza nulla di perenne perché sia il Paradiso sia l’Inferno sono nella percezione
dei più, luoghi altrettanto vuoti del mondo dei cosiddetti “valori”. Il cosiddetto nichilismo etico, che
ne consegue, è niente altro che la forma consumistica della religiosità, quando la religione è una
scelta di prodotto, come un abito o un’automobile. Corrispondentemente le chiese reagiscono
alleggerendo la propria componente concettuale per sviluppare invece, in concorrenza con il
consumismo, la dimensione emozionale e apotropaica . Agostino da Ippona batte, per ora,
Tommaso d’Aquino.
La de-concettualizzazione delle chiese e delle loro “spiegazioni del mondo”, non equivale a una
crisi globale, giacchè si tratta di comunità basate più sulle pratiche che sulle teologie2. Basta

1
Come suggerirebbe l’etimologia, peraltro incerta, del termine religione
2
Si veda http://www.oup.com/us/soulsearching , una potente conferma al riguardo che ci è stata segnalata da Massimo
Stefano Balassone I Mass Media fra società, potere e mercato 30/05/2010
book in progress - sezione I Mass Media e Società
capitolo 5: Mass Media e Chiese
osservare che non sono le devozioni mistiche che vanno in crisi, né la produzione di figure
carismatiche, perfettamente consone allo stadio consumistico del vivere sociale. Così Woityla ha
mediatizzato la propria sofferenza suscitando correnti di empatia anche più vaste, ma non diverse e
non meno occasionali e transitorie di quelle tributate a Michael Jackson. Ciò che va in crisi, o in
soffitta, sono gli apparati etici e teologici, ovvero i raccordi concettuali fra l’essere e il dover essere,
fra l’al di qua e l’al di là. Naturalmente i rischi e le opportunità non sono gli stessi per tutti.
Incontra più problemi ad esempio la chiesa cattolica, basata su un potente apparato ecclesiale ed
erede di un vero patrimonio filosofico: per essa, la crisi del concetto può determinare la
frantumazione dell’oggetto. Lo stesso potremmo dire per l’Islam, nonostante la non-teologia che lo
rende adattabile con semplicità ai mondi più diversi, come ha dimostrato nella sua espansione. Si
muovono meglio, va da sé, le offerte piu mesmeriche, come gli evangelici, e gli spiritualismi
orientali.
Cosa sono i mass media rispetto a questa situazione? Una opportunità da cogliere o i becchini di
chiese che vedono scomparire la propria ragion d’essere a fronte di concorrenti meglio attrezzati?
In Italia la questione ha avuto un approccio particolare, giacché i cattolici al potere nel dopoguerra
sono stati i fondatori, negli anni ’50 e ’60, del servizio pubblico televisivo e hanno maturato potenti
illusioni e altrettanto forti delusioni circa la possibilità che la potenza dei mass media potesse
fornire un supporto in più alla chiesa anziché disperderla nel pret a porter mistico. Più tardi sono
cominciate le riflessioni, a partire da quella di Carlo Maria Martini che, dialogando con il suo
televisore3, osserva: “ è diffusa la persuasione seconda la quale basterebbe riempire di contenuti
positivi e interessanti i media, ritenuti scatole sostanzialmente indifferenti ai contenuti. Ma tu, caro
televisore, non sei semplicemente un contenitore. Il fatto che tu esista cambia in qualche modo il
nostro rapporto con la realtà”. La tv, per Martini, ha aperto sì una finestra sul mondo, quale mai
c’era stata, ma il meccanismo di produzione della tv e la rete di interessi politici ed economici dei
quali è parte, forniscono una realtà necessariamente parziale e “montata”. Insomma, l’evidenza
visiva non è la verità e la ragion critica è la compagna d’armi di chi aspira ad essere soggetto e non
solo target di comunicazione.
Il punto tuttavia è che non esiste rimedio che possa impedire a verità correnti sui media, e dunque
“verità” tra virgolette, se messe continuamente in evidenza, di diventare le verità senza virgolette, a
patto che liscino il pubblico nel verso del pelo. Sicché è lecito sospettare che non si possa andare
nei media senza lasciarci l’anima che si possedeva prima di entrarvi, come capita ai due fidanzatini
del. Rocky Horror Picture Show4. E che nel mondo dei media anche le “verità” proclamate in
chiave religiosa divengano “verità qualunque”, cioé con la scadenza incorporata.
Detto questo, e proprio nella misura in cui fanno avvizzire l’albero concettuale della religiosità, i
mass media non hanno difficoltà alcuna a incorporare la narrazione della religiosità popolare, che
ha tutte le caratteristiche analizzate da Propp, con i suoi moderni San Giorgio (Giovanni XXIII,
Padre Pio, Dalai Lama per non parlare dei tanti inesausti cavalieri di varie fedi propagandate porta a
porta che divengono eroi riconosciuti, protagonisti di fiction di alto ascolto e di scandali di costume,
largamente richiamati nella stessa gossip-press che impagina fatti e fatterelli del mondo VIP.
Insomma, una religiosità da palinsesto, in cui la trascendenza non è concetto, ma una fonte di
soprannaturali sorprese e un costante riferimento di speranze. Quanto ciò abbia a che fare con la
religiosità teologica e civile è naturalmente una questione aperta. E che comunque non interessa
affatto i Mass Media, paghi di radunare audience attraverso la infallibile risorsa del racconto
mistico e della meraviglia miracolistica.

Faggioli, insegnante di teologia a New York


3
Il lembo del mantello. Per un incontro fra Chiesa e mass media, Milano 1991, pp 24
4

http://www.youtube.com./watch?v=cUqCv_1kGzM&feature=PlayList&p=6E098340D9CA9A61&playnext_from=
PL&playnext=1&index=28
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