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Casa Milà
Casa Milà
In questa casa non c’è simmetria: le proiezioni orizzontali dei singoli piani si differenziano l’una dall’altra.
Tale strutturazione dello spazio Gaudì riesce ad ottenerla solo grazie alla rinuncia dell’uso di muri portanti:
tutto poggia su una molteplicità di pilastri e travi.
All’armoniosa molteplicità della facciata, corrispondono gli interni: non vi si trovano linee rette e tutto
sembra essere modellato in modo plastico, accentuato soprattutto dalle convessità e dalle inarcature che
generano effetti chiaroscurali.
Incredibilmente vari e numerosi i camini che sul tetto si affollano insieme alle uscite delle trombe delle
scale.
Garage sotterraneo.
Anche per questa costruzione Gaudì dovette combattere con il Genio civile barcellonese per riuscire a
mantenere la mansarda aggiunta in seguito e le sporgenze delle colonne del basamento. Non riuscì a
spuntarla però con il suo committente quando nella città ci fu la “Semana Tragica.”
Nel primo progetto casa Milà infatti avrebbe dovuto avere la funzione di “basamento” per una grande
gruppo scultoreo dedicato alla Santa Vergine del Rosario, tributo devoto di Gaudì alla madonna, ma
questa idea non fu mai concretizzata causa dell’opposizione dei committenti dell’opera.
Nel 1909, quando la Spagna stava attraversando un difficile momento di tensioni politiche ci fu la
“Semana Tragica” in cui si verificarono, da parte della popolazione, violente manifestazioni anticlericali un
po’ in tutta Barcellona. I committenti di Casa Milà perciò non vollero che l’edificio a causa dei suoi
simbolismi fosse equivocato e considerato un edificio religioso e quindi deturpato o addirittura bruciato
come era capitato ad alcuni conventi della città in quei giorni tragici.
Gaudì considerò così la sua opera incompleta, “un gigante senza testa” e dopo un raffreddamento di
rapporti con Milà abbandonò i lavori lasciando “incompiuta” la Pedrera.