2007/2008
SEMINARIO
Antonino Rotolo
(E-mail: antonino.rotolo@unibo.it)
Corrado Roversi
(E-mail: corrado.roversi@ unibo.it)
26 marzo 2008
Nel sostenere come una verit la tesi secondo la quale non possibile riconoscere in
modo oggettivo alcuna verit, lo scettico incorre in una peculiare forma di
contraddizione, derivata dal fatto che egli non si avvede che la sua tesi generale (la
tesi dello scetticismo per la quale tutte le tesi sono passibili di dubbio) si riferisce,
tra le infinite possibili tesi enunciabili, anche a se stessa. Come scrive Aristotele,
e in effetti, proprio per distruggere il ragionamento, quegli si avvale del ragionamento.1
il che non significa altro che dire che, quando qualcuno asserisce qualcosa, ritiene
che le cose stiano nel modo in cui si detto. Secondo i teorici delletica del discorso,
la regola essenziale dellatto linguistico dellasserzione muta leggermente:
Unasserzione ha valore di assunzione di un impegno sul fatto che ci che si asserisce
corrisponda ad uno stato di cose reale, e di un impegno a giustificare la propria credenza
che ci che si asserisce corrisponda ad uno stato di cose reale.
2
3
Apel, dal canto suo, in Etica della comunicazione (del 1992) individua tre norme
fondamentali del discorso: una norma della giustizia, secondo la quale, nel discorso,
vi "uguale diritto per tutti i possibili partner del discorso ad articolare le proprie
pretese di validit"; una norma della solidariet, secondo la quale nel discorso
presupposto un "reciproco appoggio e dipendenza nel quadro del comune intento di
una soluzione argomentativa dei problemi"; una norma della co-responsabilit, secondo
la quale tutti i partecipanti al discorso sono egualmente responsabili del suo esito.
Il fatto che regole del discorso, cos formulate, abbiano una rilevanza morale di per
s evidente. Non altrettanto evidente, tuttavia, che regole di questo tipo possano
estendere il proprio dominio di validit al di l del mero mbito dellargomentazione.
Nel nostro teatro dellargomentazione, in cui si discute la questione morale, queste
regole valgono: ma, evidentemente, non il contesto altamente ritualizzato
dellargomentazione lunico mbito in cui sorgono problemi morali. La domanda,
dunque, la seguente: come pu letica del discorso, dopo aver costruito il sistema
delle regole formali del discorso, fornire una risposta a problemi morali sostanziali?
I teorici delletica del discorso rispondono a questo problema con il concetto di
proceduralismo. Non sono le regole formali del discorso a fondare direttamente un
contenuto morale sostanziale: esse, tuttavia, rendono possibile una situazione
argomentativa moralmente fondata a partire dalla quale possibile stabilire
contenuti morali sostanziali su qualsiasi problema, a patto che tali contenuti abbiano
ricevuto il consenso ultimo di tutti i possibili partecipanti al discorso. Lidea di
fondo, dunque, quella di fornire un metodo per risolvere i problemi morali, e non
un codice di verit morali sostanziali: questo metodo consiste nel raggiungimento
del consenso in una situazione argomentativa nella quale vengono rispettate le
regole formali del discorso; possono ritenersi fondati soltanto i giudizi morali che
ottengono il consenso di tutti i partecipanti in una situazione linguistica ideale,
nella quale, cio, le regole formali del discorso sono rispettate (in cui dunque tutti
accettano la propria responsabilit ad argomentare; tutti accettano le obiezioni da
qualunque parte esse vengano e rispondono ad ognuna di esse in modo razionale; in
cui chiunque pu portare qualsiasi considerazione o attestazione dinteresse, purch
rilevante per il caso in questione, etc.). questultimo il cosiddetto Principio D,
formulato da Habermas:
possono pretendere validit soltanto quelle norme che trovano (o possono trovare) il
consenso di tutti i soggetti coinvolti quali partecipanti a un discorso pratico.4
4
5
giochi linguistici specifici). Ci, secondo Apel, mostrato dal fatto che anche colui
che solleva il dubbio morale pi radicale, cio lo scettico morale, non pu non
accettare questi presupposti senza incorrere in contraddizione performativa. E, se
ci avviene nel caso del dubbio morale pi radicale, secondo il quale la discussione
morale non dovrebbe nemmeno essere possibile, a fortiori la fondazione delle regole
del discorso deve considerarsi valida in tutti gli altri contesti di discussione morale.
Secondo Habermas, invece, il contesto dellasserzione-argomentazione, per quanto
non universale nel senso di concettualmente inaggirabile (come invece sostiene
Apel), tuttavia un universale fattuale, frutto di uno specifico meccanismo evolutivo
(Habermas chiama questa prospettiva naturalismo debole). Alexy, infine,
indebolisce ulteriormente la prospettiva di Habermas, sostenendo che il contesto
linguistico dell'asserzione-argomentazione non trascendentalmente necessario, n
empiricamente universale, bens la pi generale delle forme di vita umane.
Questo progressivo indebolimento della tesi delluniversalit dellargomentazione
(frutto dellabbandono dellimpostazione teorica originaria di Apel) riduce,
evidentemente, la portata fondativa delletica del discorso: la questione che rimane
aperta se questa riduzione non equivalga, in ultima analisi, ad una resa del progetto
fondazionalista.