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Il mito della Cinofagia

Di recente, il Corriere della Sera, primo quotidiano italiano, ha pubblicato un lungo


speciale sul fenomeno del randagismo, fornendone un quadro a dir poco raccapricciante [
Cor. Sera 15.11.2004 ] : circa sei milioni di cani randagi vagherebbero per il Belpaese,
con tutti i gravi problemi che cio’ comporta.
‘E’ un dato imponente - dice l’autore dell’inchiesta, il dottor Amedeo Maroni Sforza,
specializzato in tematiche animaliste ed ambientali – che invita alla riflessione, poiche’-
prosegue l’esperto – la civilta’ d’un paese si misura anche da come questo protegge gli
animali e tiene sotto controllo situazioni di tal genere, che possono avere gravi
ripercussioni sul piano sociale ed epidemiologico, vista la potenziale aggressivita’ degli
esemplari allo stato brado e la possibilita’ che, in assenza di alcun monitoraggio specifico,
possano veicolare pericolose infezioni ’.
E, a differenza di quanto si potesse pensare, e’ il Centro – Nord a detenere il primato. Il
settanta per cento dei cani randagi, piu’ di quattro milioni d’individui, si aggirerebbe
dall’Umbria in su’ fino alla catena delle Alpi, naturale confine con altri paesi d’Europa.
Il resto del dato sarebbe distribuito dal Lazio in giu’ isole comprese.
Prescindendo da altre importanti osservazioni dell’autore, incentrate su una seria ‘
esegesi culturale ‘ del fenomeno, e’ un altro dato a destare, come dice lui, stupore e
meraviglia, ed a resistere, a dir poco misteriosamente, a qualsiasi spiegazione.
In un unico luogo d’Italia, infatti, e, alla luce di altri dati, anche d’Europa, il fenomeno del
randagismo sarebbe del tutto assente e, a detta di alcuni scienziati d’indubbia fama, gli
stessi cani, di qualsiasi razza, compresi i piu’ forti e aggressivi come pitbull, rottweiler e
dogo argentino, sarebbero riottosi anche a semplicemente transitare in quel territorio,
poiche’ colti da improvviso terrore.
La localita’ in questione e’ Quartu Sant’Elena, operoso centro del cagliaritano, collocato a
Sud -Est nell’ameno Golfo degli Angeli.
Maroni Sforza, che pure ci ha pregato di non invertire mai l’ordine dei suoi cognomi,
concludeva l’articolo in preda allo sconcerto, riproponendosi- udite, udite - di recarsi in
Sardegna a studiare il singolare caso, magari realizzando un importante scoop per il suo
giornale, da vendere possibilmente anche all’estero.

Noi, da questa sponda del Mediterraneo, mossi da puro spirito di soccorrevolezza,


abbiamo deciso di venirgli incontro, fornendo a lui e, tout court, al pubblico qualche lume
al riguardo.

Narra, infatti, una leggenda che a Quartu Sant’Elena 1, i rappresentanti della specie canina
abbiano sempre avuto vita difficile, poiche’ i suoi abitanti avevano - e lo hanno
tramandato – il curioso costume di cibarsi di questi simpatici quadrupedi, tanto che
l’espressione quartesu pappagani e’ divenuta proverbiale in tutta l’isola, in continente
e perfino nello spazio.
Il cane, infatti, già dal Paleolitico, ha saputo ritagliarsi un’importante spazio a fianco
dell’essere umano, assicurandogli servigi enormi ed assoluta fedeltà, dando, per
difenderlo, la sua stessa vita.
I numerosissimi riferimenti all’apprezzato mammifero presso tutte le culture del passato e
del presente, nei modi di dire [ ‘vita da cani ’ , ‘come un cane bastonato ’ , ‘ solo come un
cane ’ , ‘cercare di raddrizzare le gambe a un cane ’ ], in letteratura e cinematografia
[ Zanna Bianca, RinTinTin2, il più recente Rex ], testimoniano la grande importanza che
l’uomo ha attribuito all’animale, tanto che si puo’ parlare di una vera e propria
inviolabilità’ del cane, di una tabuizzazione che impedisce di pensare anche al minimo

1
Quartu perche’ il paesello, oggi paesone, distava quattro leghe romane dalla splendida Cagliari [ perla del Golfo degli
Angeli ] e Sant’Elena in onore della santa patrona.
2
Non posso non segnalare un nomingiu, soprannome, assolutamente notevole che deriva da questo : un tale, ancora
vivente, amava il suo cane lupo e lo paragonava a Rintintin. Però, essendo lui notoriamente tonto, fu denominato
Rintinton.
maltrattamento verso questi animali3. Scandaloso sarebbe, dunque, il solo pensare di
abbattere anche un solo esemplare della specie canina allo scopo di cibarsene.
Tale tabu’ non sarebbe operante presso i Quartesi [ e pochi altri popoli del globo, quali
quelli estremo orientali ], per i quali il nostro animale non sarebbe diverso da una gallina
o da altra bestia più o meno domestica, allevata per soddisfare il fabbisogno alimentare
della famiglia o arricchire e variegare la dieta, benche’ tutte le operazioni [ allevamento o
rapimento, macellazione, cottura e pasto ] siano avvolte in questo caso dal piu’ profondo
segreto che a pochi fortunati e’ stato concesso penetrare.

Da altro angolo visuale, va considerato che lo sviluppo urbano dell’area metropolitana


intorno al meraviglioso capoluogo ( Cagliari ) ha fatto di Quartu un imponente dormitorio,
richiamando tanta gente dell’interno e dell’esterno a vivere nella sua cinta, anche per via
dei più concorrenziali prezzi di un periferico mercato immobiliare, realizzando in essa una
pacifica convivenza tra etnie anche diverse [ nuoresi barbaricini, ogliastrini, genti del
Sarrabus, logudoresi e maddalenini, tedeschi della Nato, prostitute senegalesi, prosseneti
albanesi, taccheggiatori napoletani, studenti fuori sede, coe4 del capoluogo, su Franzesu,
et variae gentes disparatae ], che avrebbe dovuto portare a una maggior ricchezza civile
e culturale in senso ampio, insomma a un’evoluzione in meglio di quella comunita’,
com’e’ nella logica dell’odierno melting pot.
E, invece, il centro s’e’ mostrato impermeabile a tale spinta evolutiva, mantenendo intatte
le proprie usanze e non perdendo quella connotazione bidduncola che lo ha sempre
contraddistinto in passato con l’imponente presenza di oreris5 assiepati sulle panchine
della piazza dedicata alla Patrona ( ove fino a poco tempo fa era presente un efficiente
cinema porno6), di giovani giumente7 che transitano a tutte le ore su zatteroni dai 45 cm
in su e minigonne mozzafiato anche con gambe dalla circonferenza di un baobab, trucco
oltremodo pesante e sguardo assatanato anche quando assistono a funzioni religiose,
apixedde di svariati colori e modelli pilotate in modo spericolato da volenterosi emuli
settantenni di Michael Schumacher, bettole affollate fin dal mattino anche dalle massaie,
vendita porta a porta di cancioffa, arreiga e perdingianu 8, svuotamento mattutino dei
pitali per strada et assoluta perseveranza nel cibarsi di carne di cane, tanto e’ che sulla
pubblica via questi animali non si vedono mai.

Va ricordato che, a differenza dei quartesi, diversi popoli antichi tributavano al cane
addirittura un culto, e anche vere e proprie onoranze funebri, seppellendolo vicino al
padrone o tumulandolo autonomamente, nemmeno privandolo di gioielli ed altri oggetti
più o meno preziosi, rituale corredo per il viaggio nell’aldilà. Era il caso dei Guanci,
l’antico popolo che insisteva sulle Isole Canarie.
Ma, furono in particolare gli Egiziani a considerare il cane un animale sacro ed a
catasterizzarlo, cioe’ a collocarlo in Cielo come costellazione 9 [ Canis Maior e Canis
Minor ], ritenendo quest’ultima diretta espressione dell’anima della dea Iside, come ci
testimonia Plutarco nel suo “Iside e Osiride”.
Infatti, quando questa dominava il cielo serale delle antiche primavere, si
preannunciavano le inondazioni del Nilo e, quindi, fertilità. Si pensava fosse la stessa Dea
a munificare l’Egitto con i doni della natura, in primis il limo che avrebbe consentito di
fecondare le piane intorno al grande fiume.
Il Cane, dunque, era venerato quale veste della Grande Dea, loro Nutrice, quale
dispensatore celeste di abbondanza terrena, indi di felicità.

3
Oggi queste istanze vengono tradotte in apprezzabili tutele giuridiche, secondo il c.d. diritto degli animali, che sta
conoscendo un interessante sviluppo.
4
Puttane.
5
Nullafacenti addetti al computo delle ore.
6
Cfr. M.Pioppo e M. Piras, che nel loro recente Murigo ( riferiscono della posizione oltremodo irriguardosa che IL
CENTRALE, sala hard core, assumeva nei confronti della Chiesa, ponendosi come il più scomodo dei dirimpettai per
la stessa Patrona, attraendo le anime verso la carne più che indirizzarle verso lo Spirito………), Cagliari 2002.
7
Qualcuno dice egue.
8
Lett. carciofi, ravanelli e melanzane, cui notoriamente i quartesi riconnettono potenti virtu’ afrodisiache.
9
V. i Catasterismi di Eratostene, nonche’ Il Mulino di Amleto di De Santillana – Von Dechend.
Altra notevole espressione correlata alla catasterizzazione del cane e’ quella della “
canicola” , coniata nell’antichità per indicare il periodo più caldo dell’anno. Essa nacque
dalla precisa osservazione di un fenomeno astronomico da parte degli Egizi, dei Greci e
dei Romani.
Per un paio di millenni, per via della Precessione degli Equinozi, il levare eliaco della stella
Sirio, cioè il suo congiungersi al punto in cui spuntava il sole, coincideva col periodo più
caldo dell’anno. E, trovandosi Sirio nella costellazione del Canis Minor, cioè del Cane
Minore, gli antichi chiamarono proprio “canicola” tale periodo. E’ nota anche l’espressione
“ore canicolari” per indicare le ore di gran caldo, appunto.

La teoria maggiormente diffusa, ma anche la piu’ ingenua, sull’origine della crudele


cinofagia quartese ( dal greco cino = cane e fago = mangio ) vuole che questa nasca nel
secondo dopoguerra, dettata dalla fame, dalla più banale carenza temporanea di risorse
scatenatasi a causa del conflitto ( Su famini de su corantatresi )10. Pero’ se le ristrettezze
determinate dal conflitto sono esimente accettabile, indi scusante per la violazione del
tabu’ in un momento di oggettiva difficoltà, cio’ che e’ avvenuto nel prosieguo sarebbe
da considerarsi cosa de bregungia manna11.
Tuttavia, le cose non stanno semplicemente cosi’, e grazie ai nostri buoni uffici abbiamo
potuto contattare, dopo ripetuti e cauti abboccamenti, importanti esponenti 12 di Funtana
‘i Ortusu [ La Fontana degli Orti ], quartiere erroneamente malfamato e vero ricettacolo
della piu’ pura Tradizione quartese.
Costoro affermano che l’usanza in questione e’ molto piu’ risalente [ si parla di epoche
prenuragiche ] e fondata nel profondo di credenze religioso - sacrali.

Dicono che la cinofagia è il più delle volte una pratica terapeutica e che, tuttavia, le virtù
medicamentose attribuite alla carne di cane sono del tutto ignorate dai trattati medici e
dietetici medioevali e contemporanei. Uccidere il cane per nutrirsene esprime senz'altro
una forte connotazione magica.

In generale, si preferisce mangiare i cuccioli. La loro carne è considerata un eccellente


fortificante per i bambini, specie nel periodo dello svezzamento. Di norma, poi, la carne
di cane, di qualsiasi età, è ritenuta in grado di guarire is murenas, is gutturronis e
addirittura su mali de su vitellu13, e pare che sia un ottimo rimedio anche contro l'acne.
Si dice, poi, che le donne la consumino per aumentare di peso, e dunque per essere belle
secondo i canoni che associano la bellezza femminile all'opulenza delle carni e alle
rotondità fisiche.
Tutti i tipi di cane possono essere mangiati salvo il levriere, cane da caccia per
eccellenza.
L'animale prescelto viene prima isolato e tenuto per parecchi giorni accappiau a carena14
, generalmente sulle terrazze delle case o negli scantinati. In questo periodo viene nutrito
dalle donne della casa con alimenti sani e non carnei allo scopo di mondarlo dalle
impurità che lo hanno contaminato, per via della sua dieta carnea e della sua
consuetudine alla scatofagia. Prima di essere ucciso gli viene messa la museruola e,
qualche volta, bastonato a mazzuccu15.
La carne, seccata o meno, viene preparata in vari modi, anche secondo ricette piccanti. I
recipienti utilizzati per questa cucina trasgresssiva non possono servire per la cucina di
tutti i giorni, e a volte, dopo l'uso, vengono addirittura ridotti in frantumi.

10
Lett.: la fame del ( millenovecento ) quarantatre.
11
Lett. : e’ cosa di vergogna grande, cioe’ e’ scandaloso.
12
I quali pretendono l’anonimato.
13
Rispettivamente : le emorroidi, la tonsillite e la licantropia.
14
Lett. Legato in catene.
15
Bastone di legno con la parte superiore tondeggiante e piu’ grossa del resto per essere meglio idonea a sevire come
parte contundente. In uso a pastori ed agricoltori, su mazzuccu e’ stato di recente riscoperto da famosi cultori d’arti
marziali.
E, secondo tutte le testimonianze, i cani non debbono essere ammessi nelle abitazioni
degli uomini.
Quattro sono le caratteristiche che sembrano votare il cane al suo stato di abominio:

1 - si tratta di una creatura ambigua, poiché essendo carnivoro e dunque predatore -


munito di canini, il cane vive in compagnia dell'uomo mentre gli altri animali che hanno
contiguità con l'uomo sono di norma erbivori o granivori;

2 - è dotato di un fiuto eccezionale e può seguire le tracce di qualsiasi altro essere


vivente;

3 - i suoi latrati sono a volte misteriosi, poiché non sembrano provocati da una causa
visibile;

4 – cio’ che e’ gravissimo : il cane è un animale impudico; lo si incontra spesso mentre


copula, come l'asino [ pur con profonde differenze di dimensionamento genitale ] al
quale del resto viene spesso associato nella stessa classe di animali domestici ma
aborriti.

Confidenzialmente, i quartesi rivelano trattarsi d’alimento leggero a buona base proteica,


povero di grassi all’incirca come la carne ovina, idoneo pure per l’alimentazione delle
gestanti, e che i barboncini [ tutti estinti in provincia di Cagliari ] costituiscono pietanza
prelibata, fatta a succhittu o arrostiti sulla brace [ non c’e’ bisogno di patate ].
Da ultimo, va considerato che del cane non si butta nulla e che le massaie di questo
centro, industriose quanto poche, sono bravissime a ricavare coperte, tappeti, giacche e
tende dalle sue pelli.

Frater M.P.

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