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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani

Arya
Numero 5, Aprile 2011

La nobilt dell'istinto, il gusto, la ricerca metodica,


il genio dell'organizzazione e dell'amministrazione,
la Fede, la Volont d'avvenire umano,
il grande S a tutte le cose visibile nella forma dellImperio di Roma,
visibile a tutti i sensi, quello stile grandioso
non pi solo artistico, ma diventato Realt, Verit, Vita...
Non di certo esso giacque sepolto nel giro di una notte ()
Non certo per calpestato da Germani e altri plantigradi!
Devastato fu invece da astuti, occulti, invisibili, anemici vampiri!
Non vinto - solo dissanguato
Friedrich W. Nietzsche, LAnticristo
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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


Editoriale
Con questo numero di Aprile siamo orgogliosi di presentare ai nostri lettori ed amici
il primo numero del secondo anno di vita della nostra rivista Arya, rivista ufficiale
degli Esploratori Hesperiani. Secondo la nostra ormai consolidata tradizione, anche il
presente numero esce in occasione di una data simbolicamente importante, cos come
fu per il secondo numero di Arya, vale a dire ancora una volta il Romae Dies Natalis;
Bench il nostro Sodalizio non sia fondato sullesclusivismo della Tradizione
Romana, vogliamo ricordare quanto sia essa importante ed imprescindibile per
lEuropa Arya e per la rinascenza dellAnima pi profonda delle nostre Genti Italiche
ed Europee. Per troppo tempo Roma e la sua Tradizione sono rimaste, il caso di
dirlo, prigioniere delle pi svariate manifestazioni umane che ne hanno stravolto e
talvolta addirittura capovolto il senso ultimo: il caso del Cristianesimo, che ne ha
sfruttato luniversalit trasformandola in ecumenismo; il caso degli eccessi
umanistici, o peggio ancora illuministici, che ne hanno imprigionato lo Spirito in
prigioni di mai esistito marmo bianco, scambiando come cause della grandezza di
Roma quelli che in realt erano solo effetti della sua non certo casuale Fortuna; il
caso del culto della Modernit, che di questo antico Impero si ritiene erede, come
spesso pacchiani monumenti di nazioni moderne o addirittura aziende multinazionali
stanno li a ricordarcelo, infierendo; anche il caso delloccultismo pi o meno
recente, nel senso negativo della parola (ragione per cui non voglio utilizzare la ben
diversa voce Esoterismo), con i suoi giochi di tavolino e di vuote lettere
autoreferenziali, che trasformano la vivida e sanguigna Eternit del Mito in ben meno
vitali fantasmi sbiaditi, tristi e polverosi. Per noi Roma pi forma futura che
nostalgica rovina!
Il languore crepuscolare pu essere dolce, ma vi preferiamo il
sacro fuoco dei raduni e delle celebrazioni: siamo ancora qui, siamo sempre stati qui,
perch parlare di morte per gli Dei, quando tutti sappiamo che essi sono Eterni? E
non sono forse Eterni anche i Numi che ci spronano alla Vita e allAzione?
La Primavera avanza e sboccia, come sbocciano i fiori degli oleandri e dei glicini
della Citt Eterna, e con essa ripartono le nostre attivit: questanno nostra ferma
intenzione che le capacit dei nostri Sodali vengano sempre di pi messe in pratica e
condivise, poich sulla condivisione e sullapprendere stando assieme che la nostra
Compagnia stata fondata attorno ai fuochi della Giovent Pagana Europea.
Questo numero di Arya particolare: abbiamo voluto inserire nelle prime pagine
della rivista tutti quei documenti precedentemente pubblicati sulla Rete, affinch
siano disponibili ai nostri Sodali anche in formato cartaceo. Inoltre, a pi di un anno
di distanza dal primo fatidico numero, uscito alle Calende di Marzo del 2010 e.c. e
che conteneva una dettagliata descrizione delle nostre attivit e della nostra struttura,
vogliamo dare lopportunit a chi ci conosce da poco di poter comprendere chi siamo
e cosa facciamo, quali sono i principi che ci animano e le visioni che ci infiammano il
cuore.
Fedrgh Beli, Rappresentante Federale Italico
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CHI SIAMO

La Compagnia della Via dell'Ambra, di cui gli Esploratori Hesperiani rappresentano


la compagine per la penisola Italica e le sue isole, un sodalizio di giovani ed
orgogliosi Europei che fortemente si attivano per la Rinascenza dell'Eredit
Ancestrale di Madre Europa. Il nostro scopo non solamente quello di studiare le
antiche culture, religioni e le soluzioni di vita dei popoli della Vecchia Europa ma
bens estrarre dalla Saggezza dei Nostri Antenati una serie di insegnamenti pratici e
concreti con lo scopo di essere finalmente liberi dalle catene di questo mondo
moderno, sovrappopolato e miope, devastato dal denaro e dall'industria,
intrinsecamente monoteista e monotematico. Noi auspichiamo un futuro per i nostri
figli in una Natura guarita dalle piaghe che la tormentano.
Noi per loro vogliamo aver dato il massimo affinch possano vivere tra persone
Amiche, belle dentro e fuori, centrate etnicamente e spiritualmente, orgogliosi di S
senza bisogno di odio e debolezza.
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Noi studiamo e pratichiamo le Arti e i Mestieri che ci permettono di vivere in
armonia con le energie divine messe a terra nella Nostra Natura: agricoltura rispettosa
dell'ambiente, artigianato tradizionale, autosussistenza ed esercitazioni di
orientamento e sopravvivenza. Nonostante il nostro impegno ambientalista siamo
comunque certi che ogni tipo di impegno per un futuro sostenibile sar vanificato
previa una Rinascenza delle Religioni Etniche Europee.
Guardiamo con estremo favore il fenomeno di riscoperta del paganesimo che da
alcuni decenni, tanto in forme appropriatamente Tradizionali tanto in forme eclettiche
e basate su ritualit di nuova stesura, sta imperversando per l'Europa e oltre con un
fiorire continuo di Associazioni e movimenti, alcuni dei quali destinati sicuramente
ad entrare nella Storia per i propri meriti dinnanzi agli Dei. Per questa ragione
nostro impegno rimanere in contatto con quante pi Associazioni e individui PaganiGentili in tutto il nostro Continente.
NON E' NOSTRO INTERESSE FONDARE UNA ASSOCIAZIONE PAGANA O
SOSTITUIRE ASSOCIAZIONI PAGANE GIA' ESISTENTI. NON E' NOSTRO
SCOPO DIFFONDERE INFORMAZIONI SULLA PRATICA DELLE NOSTRE
ETNO-RELIGIONI come invece scopo manifesto delle Associazioni Religiose
Pagane-Gentilizie presenti in molti paesi Europei verso cui guardiamo con tutta la
stima possibile.
Il nostro scopo organizzare una cerchia di individui pagani la cui volont si
manifesti in maniera radicale nell'Opera di recupero del Paganesimo e della
Tradizione in tutti i livelli della propria esistenza: nelle proprie vite, nella vita civile
delle proprie Nazioni, nelle vibrazioni geomantiche della Nostra Madre Europa. Noi
affermiamo con nessuna modestia di Voler diventare un esempio di vita tra quelle che
tra poche generazioni potrebbero essere masse intere di Pagani Europei.
La Compagnia organizza periodicamente incontri, simposi, esercitazioni pratiche, riti
e ricorrenze in occasione di periodi sacri dei Calendari Indoeuropei in luoghi di
Potere rilevanti Sacralmente, Storicamente e Naturalisticamente in tutta Italia e in
tutta la Madrepatria Europea. Se dovessi essere interessato ad alcune delle nostre
attivit mandate una e-mail in lingua italiana o in lingue locali ad
ambronesitalia@libero.it oppure in lingua inglese, francese o tedesca ad
amberroad@libero.it

Se sei come noi, unisciti a Noi


AMBRONES!!!!

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Le Nostre Attivit

AUTOSUSSISTENZA E COMUNITA': Aperto


gruppo di studio sull'autosussistenza e la gestione
autonoma della propria vita dentro e fuori le maglie
del Sistema. Agricoltura domestica, Economia
Tradizionale, Riciclaggio attivo. Sessioni pratiche e
teoriche sui metodi di affrancamento progressivo e
consenziente dal denaro e dalla distribuzione di
massa. Il fine ultimo di questo studio sar quello di
costituire, con chi lo volesse, comunit parzialmente
o totalmente autosufficienti di Europei centrati etnospiritualmente e addestrati alla gestione comunitaria
delle risorse.

SOPRAVVIVENZA: Iniziazione pratica tramite la


disciplina del Survivalism. Osservando la situazione
corrente siamo allarmati dalla possibilit che durante
la nostra vita o quella dei nostri figli possano
verificarsi periodi difficili di disordini ecologici ed
economici con consegueni periodi di allarme e
miseria, situazione che, non dimentichiamocene
mai, vissero gi i nostri nonni circa mezzo secolo fa.
Iniziazione, poich lo scopo non prepararsi ad
ipotetiche catastrofi millenaristiche ma bens
guardarsi allo specchio e affermare con sicurezza "Io
sono pronto a tutto. Non temo il buio, sono a mio
agio nel bosco, conosco a menadito la mia Terra, so
ottenere cibo e riparo in situazioni ostili".
Un immagine vivente di Wotan, o dei guerrieri lupo delle innumerevoli ondate
primaverili che esplorarono e conquistarono l'Italia e l'Europa durante l'Evo Antico...

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SPIRITO: La Via incoraggia i Compagni allo studio e


al simposio creativo a proposito di tematiche esoteriche,
magiche, sciamaniche ed ermetiche della nostra
Tradizione e delle sue derivazioni. Gruppi di Studio
sulla Via Guerriera, sulle Sacre Rune, l'Astrologia, la
Stregoneria Tradizionale, lo Sciamanismo Europeo...

ETNO-RELIGIONE: La Compagnia accetta come


partecipanti
agli
eventi
solamente
persone
dichiaratamente gentili-pagane, preferibilmente in linea
con le tradizioni realmente praticate dai propri antenati
di sangue. Questo diventa ancora pi rilevante per chi,
dopo una frequentazione dei nostri eventi, volesse essere
realmente nostro Amico e frequentarci come Comunit
di Fratelli e Sorelle. Siamo disponibili a fornire a chi
sente entro di s il richiamo dello Spirito degli Avi, a
fornire gli elementi base della pratica della religione
gentile delle nostre terre. Per afformazioni molto pi
approfondite e argomenti di dettaglio vi rimandiamo allo
studio personale o ad alcune associazioni, per il semplice
fatto che anche noi abbiamo ancora tanto da imparare! Non sar per tollerato Amico
o frequentante che divulghi materiale di queste Associazioni senza previo permesso
delle medesime. La Via dell'Ambra si impegna a mettere in comunicazione quante
pi Nazioni, Associazioni ed Individui possibili, portando Concordia e Verit
viaggiando attraverso il Continente. Come l'Antica Via collegava il Nord e il Sud
portando lungo la via dell'ambra idee, concetti, genti e Dei che si riscoprivano
apparentati dopo secoli o millenni, il nostro scopo di essere sempre in viaggio, nello
spirito e e nella materia, come Mercurio, Wotan o Hermes, eppur centrati: coltivare la
rinascita della nostra Terra e al tempo stesso veicolare la Sacra Ambra dell'Ultima
Thule ai Fratelli che non dimenticano chi siamo e da dove veniamo.
AMBRONES!!!!!!

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Eventi e raduni: Regolamento
di Fedrgh Beli
Dopo un anno di esistenza degli Esploratori Hesperiani e di proficue attivita' svolte
assieme, abbiamo deciso di fare il punto della situazione e di analizzare cosa funziona
e cosa no. Uno dei problemi riscontrati e' quello della difficile organizzazione in
preparazione di un evento, dovuta spesso al fatto di abitare lontano e di sentirci
tramite mezzi telematici. Spesso e' difficile chiarire quali sono le dinamiche effettive
di un evento o uscita e quindi, di conseguenza, cosa e' bene portare e non portare con
se e quale abbigliamento ed equipaggiamento sia il piu' adeguato.
Abbiamo deciso di adottare delle denominazioni per ogni tipo di eventi, che possono
anche sommarsi tra loro in caso di eventi lunghi, onde capire immediatamente come
regolarsi anche senza bisogno di lunghe e costose telefonate.
ESCURSIONE SACRALE
Principale attivita' degli Esploratori che combina il nostro interesse verso
l'escursionismo e la sopravvivenza con il nostro obiettivo di vivere e ripristinare
sacralmente la rete di Luoghi Sacri della penisola Italica e dell'Europa.
Abbigliamento: comodo, multitasche e OBBLIGATORIAMENTE su tinte verdi non
accese. A parte questo pratico accorgimento, foggia e tinta sono a discrezione di
ognuno. I membri effettivi e la Cerchia Interna hanno il dovere di portare cuciti sulla
giacca e/o sulla camicia i simboli della Via dell'Ambra, degli Esploratori Hesperiani e
del proprio Gruppo Regionale. Zaino spazioso e robusto in cui cercare di tenere tutto
l'occorrente. Limitare ogni peso superfluo e bagaglio ulteriore. Scarpe comode,
robuste ed impermeabili. La meta piu' probabile e' montagnosa o paludosa.
Data la natura sacrale e rituale dell'escursione, oltre che per l'effettivo impegno fisico
di marcia, e' obbligatorio partire dopo aver riposato adeguatamente, essersi astenuti
da eccessi alcolici o lipidici ed essere in buono stato psico-fisico onde non
coinvolgere negativamente i presenti in nessuno degli aspetti dell'attivita'.
Attrezzatura e vivande: mantenersi sull'essenziale e comunicare almeno una
settimana prima cosa si intende portare, onde evitare di trasportare attrezzatura inutile
e cibo superfluo. Portare con se una razione d'acqua personale e provvedere
personalmente al cibo che si consumera' evitando in ogni modo di dover gestire il
problema dei rifiuti. In molti luoghi non esistono cestini.
Il banchetto comunitario e' possibile ed auspicabile, ma anche qui bisogna cercare di
non eccedere con cibi complessi e di lunga preparazione o che producono rifiuti non
biodegradabili. L'eccesso alcolico e' severamente vietato come tutti i suoi molesti
effetti.
Obbligatorio almeno ogni due persone: acciarino e/o accendino, coltello robusto,
ascia da campo o pennato, bussola.
L'abbigliamento dei Limitanei e degli eventuali invitati esterni agli Esploratori e'
comodo, sobrio, preferibilmente a tinte verdi/marroni/grige/mimetiche. Portano il
necessario nello zaino e provvedono per se stessi alla propria razione d'acqua.
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ALLENAMENTO
Attivita' maggiormente incentrata sul Survivalism, e specifica su precisi ambiti della
disciplina. Valgono le stesse regole di abbigliamento e comportamento dell'escursione
sacrale, con specifiche varianti a seconda del tipo di ambiente e di clima che si va ad
affrontare.
Obbligatorio un acciarino ed un coltello robusto ciascuno, una porzione di
accendifuoco vegetale ciascuno, una accetta da campo affilata o pennato/machete
ogni due persone e una bussola ciascuno.
Ulteriori accorgimenti saranno comunicati di evento in evento.
CELEBRAZIONE
Attivita' religiosa comunitaria, spesso in occasione di festivita' del nostro Calendario,
in sintonia con i Calendari Tradizionali dei nostri Antenati, o per onorare un Luogo
Sacro della geografia sacrale Hesperiana. Principalmente ritualita' di natura ItalicoRomana e Celto-Romana, in alcuni casi ispirate alla componente Germanica dei
nostri Avi o ad altre componenti etno-spirituali Arye della nostra penisola.
Si raccomanda di evitare eccessi alimentari ed alcolici almeno per le ventiquattro ore
precedenti, un buono stato psico-fisico ed emozionale e un atteggiamento positivo e
consono ad una celebrazione religiosa. Ulteriori chiarimenti verranno comunicati dal
rappresentante nazionale o da suoi delegati a seconda del tipo di evento celebrativo e
secondo la natura di ogni festivita'.
L'abbigliamento e' sobrio, evita i simboli di altre religioni non pagane/europee e gli
accessori superflui.
Facoltativo e a discrezione dei partecipanti, ma strettamente consigliato, portare le
bandiere dei propri Gruppi Regionali e indossare i simboli della Via dell'Ambra, degli
Esploratori e del Gruppo Regionale.
RADUNO UFFICIALE
Il Raduno e' momento di riunione e di cameratismo, per discutere dei problemi e
proporre nuove idee.
Puo' essere un Raduno regionale, di piu' regioni assieme, Nazionale o Internazionale.
Puo' essere aperto alla sola Cerchia Interna, come a tutti i Membri, a seconda del tipo
di evento. La Cerchia Interna, con avvallo del Rappresentante Nazionale o del vicerappresentante puo' decidere di invitare persone interessate, simpatizzanti e
collaboratori esterni.
Sono previsti tempi per riunioni vere e proprie come occasioni conviviali piu' libere.
E' obbligatorio per la Cerchia Interna e per i Membri effettivi un indumento che
ostenti i simboli della Via dell'Ambra, degli Esploratori e del proprio Gruppo
Regionale. Sconsigliamo un abbigliamento militare con mimetiche, ecc. Non e' una
escursione. Una semplice camicia, maglietta o giacca dai colori sobri e i nostri
simboli sono piu' che sufficienti.

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CAMPO
Il Campo e' un raduno agreste o montano in luogo facilmente raggiungibile e che non
richiede una lunga marcia a piedi. E' di fatto un Raduno Ufficiale, anche se di tipo
diverso.
Puo' essere occasione per una versione ridotta e per principianti di attivita' della sfera
del Survivalism.
L'abbigliamento e' comodo e adatto alla stagione, e deve ostentare le spille e/o le
toppe per quanto riguarda i Membri effettivi e la Cerchia Interna. In alternativa e'
possibile portare con se l'abbigliamento da Escursione, se lo si ritiene opportuno.
Sempre rimanendo con la regola di non produrre una eccessiva quantita' di rifiuti, e'
possibile organizzare un banchetto comunitario anche con cibi di piu' complessa
preparazione, ricordando sempre la sobrieta' e l'ordine che ci contraddistingue.
RADUNO INFORMALE
In occasione di Sagre tradizionali, feste, eventi e concerti nella sfera di interesse dei
nostri membri e' possibile proclamare un Raduno Informale, vale a dire una occasione
per incontrarci e stare assieme.
L'abbigliamento e' puramente libero, i nostri simboli sono facoltativi e a discrezione
di ognuno.
N.B.
SPECIFICA SULL'ABBIGLIAMENTO
Gli Esploratori forniscono le toppe e le spille necessarie per l' "uniforme" dei Membri
effettivi.
Possono fornire inoltre a chi lo richieda un abbigliamento verde tinta unita
standardizzato per le Escursioni e gli Allenamenti, su cui cucire i simboli e costituito
da pantaloni, camicia, giacca e cappello. L'abbigliamento da escursione puo' variare
di tonalita' e foggia, purche' sia su tonalita' verdi opache, comodo, multitasche e porti
i nostri simboli. Non e' necessaria la tuta mimetica alle nostre attivita', che non
comportano attivita' para-militari di nessun tipo, anche se una mimetica da campo
puo' essere nella gamma degli indumenti accettati se a tinta prevalentemente verde.
Allo stesso modo sono accettati comodi indumenti "caccia e pesca", parimerito
muniti dei simboli ufficiali.
Non ci sono indicazioni specifiche sulla foggia e la tinta dell'abbigliamento per i
Raduni Ufficiali, se non l'obbligo di portare con se i simboli ufficiali che verranno
forniti. Consigliamo una maglietta, una camicia o una giacca, a seconda della
stagione, che ostentino in maniera chiara ed evidente, sotto forma di spilla, toppa o
trasfert i tre simboli Europeo, Nazionale e Regionale, a propria discrezione e
adattandosi al tipo di indumento.
Fedrigh Beli
Rappresentante Nazionale Italico della Via dell'Ambra
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Resoconto delle decisioni prese durante lAssemblea Hesperiana
in occasione del 1 Anniversario della fondazione del Sodalizio
Come molti sapranno, durante il mese di Giugno dellanno appena trascorso, si sono
svolti i festeggiamenti dell'anniversario della fondazione ufficiale della Compagnia
della Via dell'Ambra, il cui culmine stato raggiunto con l'incontro nell'Alto
Frignano a cura della federazione Hesperiana e del gruppo Emiliano. E' intenzione di
questo breve scritto riportare quanto stato formulato durante l'incontro a proposito
di come il nostro Sodalizio si relaziona nei confronti di varie tematiche che
elencher.
1) Alleanza di Pagani e NON "Associazione Pagana" o "Gruppo"
Come gi specificato fin dall'inizio non abbiamo intenzione, ne come sezione
Hesperiana ne come Amber Road Fellowship, di sostituire alcuna associazione o
gruppo religioso pagano. Siamo un gruppo di amici Pagani\Gentili uniti da un
comune scopo e da una comune dedizione aristocratica verso il ripristino delle nostre
tradizioni, del nostro rapporto con le nostre terre, dell'autosufficienza come status
dello Spirito e del senso di Comunit e di dovere che mette di conseguenza le qualit
autosufficienti al servizio di un nobile scopo, oltre il mero individualismo di stampo
moderno e consumista.
Detto questo, come gi formulato in passato, i nostri membri, ma anche i
simpatizzanti, dovranno essere 'Pagani' e non essere legati ovviamente alle tre
religioni monoteiste e abramitiche, ovviamente anche nelle loro "inversioni
sataniche", figlie della stessa identica matrice cos diversa dallo spirito Aryo a cui noi
intendiamo riferirci. Questo dovrebbe essere chiaro, ma occorre scriverlo nero su
bianco. Questo non vuol dire puerili bestemmie e compagnia assortita nei confronti di
altre religioni, che vanno comunque definite come solitamente "ostili" nei nostri
confronti nella quasi totalit dei casi, ma un chiaro e semplice sapere chi noi
veramente siamo in quanto persone che si riconoscono nella continuit della
trasmissione di lineee di sangue ritualizzate dai nostri Avi per secoli o ancora meglio
millenni. La fedelt Religiosa di ognuno di Noi dovr essere rivolta verso la propria
specifica tradizione E SOPRATTUTTO, se parte di Gruppi Religiosi Pagani, verso il
proprio Gruppo di provenienza. Una celebrazione o riunione, etc., del proprio Gruppo
Pagano di riferimento ha la priorit su qualsiasi evento della Via dell'Ambra. Chi fa
parte di un Gruppo deve per comunicarlo fin dall'inizio in modo che il Responsabile
Federale o membri della Cerchia Interna da lui delegati possano analizzare se questo
Gruppo compatibile o meno con le attivit del nostro Sodalizio di Giovani Identitari
Pagani. Scoraggiamo un uso improprio dei materiali interni delle proprie
Associazioni senza previo permesso delle persone di riferimento di quelle medesime
associazioni o gruppi declinando ogni responsabilit se ci fosse perpetuato a
insaputa delle persone di riferimento della Via dell'Ambra e prendendoci l'impegno
del pi assoluto rispetto verso quei Gruppi che riconosciamo validi esempi di
Religione Etnica per i nostri popoli.
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2) Chi 'Pagano'?
Detto questo, chi consideriamo Pagano Gentilizio ai fini di far parte del nostro
progetto?
Un Pagano gentilizio prima di tutto chi segue una linea di Sangue, nonch una linea
memetico-linguistico-culturale, che lo pu correlare con sicurezza ad una o pi
componenti RILEVANTI della nostre eredit etniche. "Rilevanti", dovrebbe essere
chiaro, perch siamo tutti stanchi di persone che credono che tutti i meridionali
avrebbero sangue normanno, di veneti che si ritengono Russi o Svedesi, di Norvegesi
che si ritengono Italico-Romani e chiss... magari persino un p Arabi! Tutti noi
sappiamo quanto pu scadere nel deprimente e nella sterilit dialettica questo tipo di
atteggiamento figlio della modernit: un vero e proprio "consumismo etnico"!!!
La Federazione Hesperiana composta dai gruppi regionali degli Esploratori
Hesperiani stata fondata da un nucleo di individui praticanti la Gentilit Italica,
nella specifica forma locale Gallo-Italica come attestata storicamente nella Cisalpina
(Italia Settentrionale), portando avanti questo discorso religioso con il
collegio\associazione Societas Hesperiana, a numero attualmente chiuso e senza
alcun tipo di proselitismo. Ovviamente, per questa ragione, quando persone Amiche o
prendenti parte al progetto degli Esploratori Hesperiani che sono a digiuno di
informazioni sulle etno-religioni della nostra Terra, riceveranno informazioni basilari
riguardo a forme di culto proprie delle popolazioni Italiche, nel senso pi ampio
possibile del termine, nel periodo della 'romanizzazione', in quanto densissimo di
informazioni storiche sul piano quantitativo e qualitativo. Non interesse degli
Esploratori Hesperiani, Sodalizio Volkisch, provvedere ad informazioni dettagliate
che vadano al di fuori di alcune indicazioni di base sulle Mitologie romane e preromane e sugli atteggiamenti con cui ci si rivolgeva al Sacro. Consideriamo inoltre
valido, nel senso della Gentilit di Sangue, riferirsi ad archetipi legati alla vicina e
nostra vera sorella, la tradizione Germanica, dove storicamente accertata come
componente RILEVANTE, ad una ricerca SERIA (non prendendo ad esempio le
fricchettonate di certo celtismo) a proposito di Celti\Galli pre-romanizzazione e a
quella Ellenica influenzante geneticamente e storicamente una parte delle Regioni
meridionali. Ovviamente, in questo caso, posso dirvi di non poter fornire alcunch
che vada al di fuori di alcuni testi fondamentali, oltre all'indicazione fondamentale di
RIFERIRSI AD ASPETTI SPECIFICI REALMENTE PRATICATI DAI NOSTRI
AVI IN RIFERIMENTO ALLA PENISOLA ITALICA, quindi Greci d'Italia e
popolazioni Germaniche realmente stanziate in Italia e numericamente rilevanti,
senza scadere nel "consumismo etnico" di cui sopra.
Un'ulteriore considerazione va fatta nei confronti di tutto ci che 'pagano' in quanto
non-cristiano ma senza legame con il Populus\Volk. Non vogliamo ergerci a censori
ma rimandiamo al buon senso e alla coerenza delle persone. Come gi scritto in
passato L'INCOMPATIBILITA' spirituale\organizzativa con il nostro Sodalizio nei
confronti dellle RELIGIONI ABRAMITICHE ivi compresa la loro inversione, della
MASSONERIA e dei suoi derivati esoterici (es: Thelema\Crowley...), verso
IDEOLOGIE CHE NEGHINO ESPLICITAMENTE IL VALORE DELL'ETNE'
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(ecumeniste, mondialiste, anti-comunitariste, egalitarie, etc.) nonch il culto esplicito
(non d problemi l'interesse culturale\bibliofilo comparativo o quello verso tecniche
specifiche come ad esempio la respirazione, la meditazione ecc.) verso RELIGIONI
NON EUROPEE in particolare se legate ad un Etn a noi diverso (es: nativi
d'america, mongolia, animismo africano, ebraismo tradizionale, induismo), che va per
noi ad inquadrarsi nel solito consumismo\imperialismo di cui sopra, di conseguenza
incoerente. In particolare non sono assolutamente tollerate strane carnevalate in cui si
cerca di mescolare la nostra tradizione con quelle dei popoli pi lontani
spiritualmente, vale a dire il mondo dell'africa nera e quello camita-semita del medio
oriente. Poste quali sono le uniche e reali incompatibilit verso il nostro sodalizio non
ci sono alcun tipo di ingerenze verso quello che una persona pu sperimentare nella
sua vita spirituale, quello che viene chiamato approccio individuale o 'eclettico'
all'UNICA CONDIZIONE che ci non venga confuso con ci che abbiamo in
comune, vale a dire l'appartenza ad un Scopo e ad un comune progetto di vita. In
parole povere:poste le incompatibilt di cui sopra, a cui non si transige, vigono il
rispetto e la tolleranza totali trai membri MA nessuna ufficialit Hesperiana\Ambrone
riposta verso particolari vie personali, che rimangono relegate alla personalit, al
buon senso, alla coerenza e agli interessi personali del singolo sempre per il discorso
qui sopra di non voler costruire alcun tipo di setta, ma bens una Compagine, una rete
comunitaria.
Uniti nella diversit, sempre e comunque, tenuti insieme da ci che ci accomuna ossia
la volont che tende all'Europa Pagana, Identitaria e fedele alla sua Natura europea.
3) Attivit escursionistica e 'uniformi'.
Rimando alla mia nota precedente. L'assemblea ha confermato la precedente proposta
di adottare alcune tipologie di standardizzazione dell'abbigliamento durante le diverse
tipologie di attivit.
4) Amber Road Fellowship: CONFEDERAZIONE DI FEDERAZIONI
Fedeli ai concetti spirituali espressi qui sopra, a quelli organizzativi espressi nelle
note di Facebook e sui Myspace ufficiali a proposito di attivit e principi, e posta
l'ultima parola decisionale da parte del Responsabile Federale e del ViceRappresentante, co-fondatori, affermiamo l'autonomia totale dei Gruppi Regionali,
che ricordiamo dovranno essere supervisionati da un membro della Cerchia Interna
che se ne prede la responsabilit. La parola chiave, a livello di Esploratori,
FEDERAZIONE, ossia Lealt, efficienza e capacit di organizzarsi autonomamente.
Allo stesso modo La Via dell'Ambra una CONFEDERAZIONE, con i suoi
Rappresentanti Federali Europei ed eventuali vice rappresentanti delegati. L'aderenza
ai principi di base della nostra Compagnia sar garantita dai tre membri co-fondatori
delle prime federazioni nazionali rappresentate, vale a dire il Rappresentante
Scandinavo nonch il Rappresentante ed il Vice-Rappresentante Hesperiani, che
formano il concilio dei fondatori pi anziani. Gli altri membri della Cerchia Interna
saranno consultati nel caso di decisioni importanti, in particolare a livello locale e
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organizzativo. Ogni membro effettivo ha diritto di parola e di porre questioni, cosa
che non vale per i semplici simpatizzanti e amici invitati agli eventi.
La struttura semplicissima, come espresso da un articolo del primo numero di Arya
presente anche online: Amici e SIMPATIZZANTI, vale a dire persone degne di
rispetto e fiducia invitate ai nostri eventi ed attivit a discrezione della Cerchia
Interna e dei Rappresentanti Federali, poi MEMBRI EFFETTIVI, vale a dire membri
dei Gruppi Regionali recanti un supporto effettivo al progetto, CERCHIA INTERNA
dei Rappresentanti Regionali, Federali e persone co-fondatrici equiparate, ed infine il
centro dei tre cerchi, vale a dire il 'Concilio' dei FONDATORI ANZIANI.
Detto questo, e ci sarebbe tantissimo ancora da dire, invito le persone interessate alle
nostre attivit, ai nostri eventi e alla nostra scelta di vita, di "scegliere" in che
posizione stare ossia se essere persone di quando in quando invitate a nostra totale
discrezione oppure esplicitare la propria posizione di persona che condivide il
progetto della Via dell'Ambra, ossia un Membro Effettivo.
Ci non comporta tessere, oneri che vadano al di fuori di mantenere il proprio
vestiario e attrezzatura personale per attivit pratiche efficiente e quant'altro ma solo
una grande coerenza e voglia di partecipare.
Per qualsiasi domanda, dubbio o perplessit ricordiamo ai nostri Membri e
Simpatizzanti di scrivere, scrivere, scrivere anche se la cosa migliore vedersi di
persona agli Eventi, naturalmente!
Fedrgh Frggn dji Bli - Federico
Rappresentante Federale degli Esploratori Hesperiani,
vice-Rappresentante Regionale Emiliano e membro Anziano.
NOTA: Il testo qui sopra appare aggiornato rispetto alla versione precedentemente pubblicata in
Rete. Allo stato attuale del nostro Sodalizio il ruolo di Membro Anziano stato ristretto alle tre
persone descritte qui sopra, in quanto il quarto Anziano originario, il fondatore Britannico, non fa
pi parte della Compagnia; il gruppo Britannico al momento disciolto, causa scarso impegno da
parte del suo responsabile. Le Federazioni attualmente parte al progetto sono quella Italica, quella
Scandinava e quella delle Gallie (Francia). E inutile sottolineare come, senza stupide ed inutili
pose da fanatici stacanovisti, chiediamo ai nostri Sodali essenzialmente chiarezza: occorre onest
per auto-collocarsi al posto giusto allinterno del Sodalizio, onde non promettere per
fanfaronaggine ci che non si pu mantenere, e occorre soprattutto buona educazione cavalleresca
nel sapere che, a differenza del travestitismo imperante nella Rete, dove si pu iniziare o terminare
il gioco di ruolo quando si vuole, e dove si pu scomparire come si apparsi (buon viaggio!) il
nostro Sodalizio agisce nella realt e de visu, dove i problemi personali che possono portare ad una
scarsa partecipazione sono umanamente compresi, se si ha la possibilit di chiarirne i motivi. Non
ci interessa minimamente espandere il numero dei nostri Sodali, e se pu dispiacere perdere per
strada un Amico, di certo non la stessa cosa per chi si trascina al seguito di qualcosa che,
evidentemente, non condivide pi, o non ha mai veramente condiviso abbastanza.

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Viaggiare Gentilmente
di Heinrich

La societ moderna, tra le numerose nefandezze alle quali ci ha abituato, ci


ha regalato anche la possibilit di ampliare i nostri orizzonti in maniera
eccezionalmente ampia, non solo in termini intellettuali, ma anche dal punto di
vista fisico. La possibilit di spostarsi sempre pi velocemente verso mete
sempre pi lontane senza dubbio uno dei segni pi tangibili della modernit,
possibilit che il Gentile deve amministrare sempre con parsimonia e mai con
smodatezza, come di ogni altro bene disponibile sulla terra o nell'animo. E'
comprovato come la maggior parte della gente non si muova mossa dalla
curiosit, bens dalla "diceria". Il turista non si reca infatti dove non sa
che cosa trover bens dove sa gi quasi tutto del luogo, poich egli non ha
alcun interesse a scoprire nuove realt, bens a consumare un certo tipo di
prodotto, quand'anche esso sia emozionale o culturale, gi selezionato, un
costume, se ci pensiamo, ben figlio della societ dei costumi nella quale
viviamo. Siamo qui lontani anni luce da quel viaggiare di cui giovani inglesi e
tedeschi si fecero cultori tra settecento ed ottocento, esplorando l'Italia,
veri e propri maestri di come si pu conoscere l'Anima di un luogo, non
passandoci, ma vivendoci, seppur in maniera temporalmente transitoria.
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Si badi bene che qui non si parla di vivere nel senso di "stabilirsi in un luogo",
bens di vivere nel senso pi completo del termine, ossia andando a fondo nella
nuova realt nella quale ci troviamo, fin negli aspetti pi intimi o
insignificanti. Il vivere in un luogo, non significa necessariamente abitarci,
bens anche svolgere, per un determinato periodo le proprie funzioni vitali
all'interno di questo nuovo territorio. Questo implica che il viaggiatore
Gentile si deve armonizzare alla Terra che si trover a visitare in maniera
totale, aprendo le porte ad un'osmosi positiva tra la propria anima e quella
Cittadella Spirituale al centro del cuore dove egli conserva le memorie, la
storia e la natura atavica della propria Terra d'origine, immutabile e
incancellabile da qualsiasi suggestione, per quanto potente essa possa essere.
Il viaggiatore Gentile, che anche lo stereotipo dell'Esperiano, respira
l'aria del nuovo paese, beve l'acqua delle sue fonti, si nutre dei suoi frutti,
che provengono dalla terra, dall'acqua e dall'aria di quel paese, e che sono
stati cotti su fuochi ardenti legna di quel paese; egli dunque prende con
grazia, e perci, in quanto Gentile egli dovr prima di ogni altra cosa, appena
messo piede nella nuova terra da visitare, o nella quale transitare, compiere
il rito di omaggio al Genius Loci, il quale non ha solamente la funzione di
Saluto verso la Forma Locale degli Dei Immanenti, bens, pi concretamente
anche e soprattutto l'omaggio e la richiesta di Clementia agli spiriti locali,
entit enigmatiche e misteriose, che vanno dalle forme pi banali di ombre fino
a vere e proprie Divinit, per il disturbo e la disarmonia che il visitatore
sta temporaneamente creando. Ogni uomo, muovendosi dalla terra in cui nato
crea, volente o nolente, una piccola disarmonia, disarmonia che la ritualit
romano-italica consente di ovviare e riparare attraverso il semplice omaggio
del quale si parlato poc'anzi. E' da sottolineare come probabilmente una
consistente parte del degrado mentale che porta al dissolvimento del senso di
Patria nel concetto di Sangue e Suolo, in favore di ben peggio, sia dovuto
anche al secolare vizio di non curarsi pi, o di non farlo nella maniera pi
ottimale, di riarmonizzare le perturbazioni sottili che creiamo allontanandoci
e muovendoci dalla nostra sede naturale, nella quale, quand'anche non la
capissimo, bene ricordare che siamo nati con un preciso scopo nel grande
copione teatrale dell'esistenza. Il viaggiatore Gentile, essendo riconoscente
verso la Natura, certo che egli amer immergersi in essa ed ammirarla nelle
sue differenze e somiglianze anche quando si trover a viaggiare in un nuovo
territorio. Una delle tante domande che egli si potr porre, senza dubbio
"quale dio abita qui? E i miei Dei sono anche qui oppure permeano solamente la
mia terra?". Il buon pagano sa molto bene come tutti gli Dei derivino dalla
medesima vibrazione primigenia, che se vogliamo possiamo individuare, in
maniera pi romana, nel Deus Deorum Ianus, e che essa, come una luce attraverso
un diamante, riflette in maniera differente a seconda della sfaccettatura
attraversata, nonch rispetto al punto dalla quale ci apprestiamo
all'osservazione. Se la luce apparir diversa, per intensit e colore, anche
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gli Dei, che sappiamo essere ogni singola sfaccettatura del diamante, ci
appariranno diversi mano a mano che ci spostiamo attorno al diamante. E' per
questo motivo che ogni popolo ha ravvisato sfumature diverse, se non proprio
connotazioni differenti a tanti Archetipi - forza presenti nella Natura che ci
troviamo ogni giorno ad osservare. Per questo motivo il Pagano, uomo centrato e
Colto, nel senso nobile di questa parola, a conoscenza del fatto che gli Dei
della sua terra d'origine sono sempre attorno a lui in quanto presenza ma non
sono attorno a lui in quanto rappresentazione. Gli Etnarchi del gentile in
viaggio sono in lui, ma non attorno a lui; sono attorno a lui solamente se
consideriamo le forze primigenie in quanto tali, prima che arrivino al prisma
adamantino, le quali sono la Vera Natura delle Divinit. Per cui, alla seconda
domanda postasi sopra, il pagano risponde "entrambe le cose" senza nessuna
incoerenza. Tuttavia, il pagano che si rivolger alle Divinit, per un
qualsiasi motivo, trovandosi fuori dalla sua terra nata, si curer di
abbinarvi, quando possibile, gli appellativi e le sfumature pi aderenti a
luogo nel quale sta vivendo piuttosto che la pedissequa ripetizione della
ritualit "casalinga", e questo non solo per ragioni di armonizzazione o di
rispetto verso le Realt locali, aspetti mai sottolineati abbastanza, quanto
anche per una ragione essenzialmente pratica: come spostandoci da un luogo
all'altro dobbiamo cambiare frequenza radio per captare in maniera distinta una
stazione, cos il celebrante deve saper giostrare bene l'aspetto locale e
quello d'origine onde utilizzare al meglio il canale appena aperto.
Per qualunque ragione il nostro viaggio venga compiuto si trovi il tempo di
esplorare, il nuovo luogo nel quale ci troviamo. Ci si prenda il lusso del
coltivare un sano otium nel luogo dove si appena giunti, onde sintonizzarsi
meglio su tutti i particolari che spesso pi ci sfuggono, per esempio i suoni,
i profumi, il clima, e tutte le vibrazioni che, tutte assieme, sono il respiro
del Genio Locale. Evitiamo quindi di correre come forsennati, come fanno i
turisti, da un monumento nazionale all'altro, ormai trasformati quasi ovunque
in attrazioni da luna park o in tornelli per "studenti" ignoranti la cui sola
aspirazione la maratona alcolica del dopocena. Paganamente cerchiamo il Genio
del luogo nelle strade poco frequentate, nei piccoli paesi di campagna, nella
forma di una finestra, nella foggia della tenda dietro di essa, nello spiovere
di un tetto o nell'odore di un'osteria, poich questa la Quotidianit
Tradizionale vissuta ogni giorno da un Popolo, mentre il Monumento Nazionale,
quand'anche azione faustiana tesa all'infinito, si trova momentaneamente
sclerotizzata in una musealizzazione snaturante della quale forse, non tutti
sono innocentemente inconsapevoli. Cerchiamo dunque la realt e non
l'eccezione, perch solo chi ha il coraggio e la pazienza di immergersi
nell'ordinariet di una terra, di una nazione, avr poi non solo la voglia, ma
anche l'emozione estatico-orgasmica di comprendere i guizzi di esse verso
l'Eternit e di capirne gli scopi. Sostituire cos lo stupore dell'ignorante,
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ossia la Sindrome di Stendhal, con l'Estasi del Sapiente (colui che conosce).
Non infatti fuori luogo parlare di approccio seduttivo, tra la terra visitata
ed il viaggiatore. Esso pu andare a buon fine o meno, ma sempre di un unione,
suggellata dallo scambio di Energie e non solo, si tratta. Si trovi finalmente
il coraggio di scambiare parti di s con la Terra che gi ci offre le sue. Solo
la lingua di un popolo pu portarci alla conoscenza della sua anima pi vera,
non solo ascoltiamo musica in lingua, ci sforziamo di leggere in lingua locale,
ma proviamo altres a parlarla, a viverla a captare nella fonetica delle
singole parole tracce di quella sfumatura che riverbera del diamante divino che
su
di
noi
riflette
la
luce
primigenia
dell'universo .
Evitiamo il pi possibile le lingue franche, veicolo di modernit e
omogeneizzazione e cerchiamo di approfondire le lingue locali. Rivolgiamoci in
lingua locale alle persone con le quali ci troveremo a rapportarci, esse, nella
maggior parte dei casi, non si indisporrano cogliendo la nostra scarsa
competenza, ma apprezzeranno la nostra volont di armonizzarci alla loro
realt, sentendosi apprezzate. Stabiliremo, quindi, un contatto. Se noi siamo
in cerca dell'Armonia con il luogo che visitiamo, e noi sappiamo che siamo ci
che mangiamo, sforziamoci, in visita in altre localit, di slegarci dalle
catene dell'opprimente familismo alimentare che affligge gli italiani, e di
provare non solo ad assaggiare od a gustare le pietanze locali (cibi, prima di
tutto, e non specialit), bens nutriamocene.
Il Gentile, nell'atto del cibarsi
di una pietanza Straniera visualizzi,
se li conosce, gli ingredienti che la
compongono, visualizzi il crescere
di una verdura, il suo venire
dolcemente
allevata dal sole di quei luoghi,
connotato espressamente di diverse
sfumature
(Il Sole, maschile in Italiano, Die
Sonne, femminile in Tedesco), il
sapore
dell'acqua e il rumore di quelle
piogge, che ogni viaggiatore
accorto
sapr
che
sono differenti da luogo a luogo. Il
Sole, sostantivo maschile nella
lingua
italiana, il sole rovente del
Mediterraneo, il giovane dio Sol,
che
trionfa
come giovane guerriero incoronato
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di
fiamme
il
giorno
del
Solstizio
d'Estate ,
die Sonne il gentile sole nordico che non scotta ma accarezza, discreto,
dolce come una Donna. Si visualizzino le mani che con Amore hanno modificato
quel Dono della Natura, portandolo a noi nella sua locale sfumatura, e si tenga
a mente, che la forza che ha permesso a quelle mani di impastare, modellare,
mescolare ci che mangiamo esiste perch la stessa terra ha nutrito da sempre i
muscoli di quelle mani, ed in quel momento, noi effettuiamo una vera e propria
"comunione" con la Terra ed il Popolo che stiamo visitando, presso il quale
viviamo. Idem per ci che si beve. Se dobbiamo nutrirci di prodotti impastati o
creati industrialmente, tanto varrebbe cercare di rimanere a casa piuttosto che
di muoverci, non ne troveremo alcun arricchimento; sforziamoci perci,
esplorando assolutamente a casaccio, di trovare luoghi veri e vivi, che non
necessario che siano "tipici", termine che ha molto il sapore del museo, ma che
rappresentino bene la vita quotidiana di quel Popolo, di quella Terra, ancora
non contaminata dal germe della modernit. Cerchiamo di ascoltare la musica dei
luoghi che stiamo attraversando, capiamone i testi e mettiamoci in sintonia con
le vibrazioni che ogni strumento ci comunica, con l'epoca in cui stato
scritto, e anche con cosa pu ispirarci per il futuro. Onde metterci meglio in
sintonia con tutti questi aspetti, approcciamoci anche, sempre con la giusta
misura, alla tanto vituperata pratica del viaggiare individualmente, poich
cos apprenderemo meglio il silenzio e ci troveremo al di fuori della nostra
comunit. Il trovarsi al di fuori della nostra comunit non pu che portarci,
per forza di cose ad aprirci all'esterno, in questo caso il luogo che
visitiamo, portandoci a diventare maggiormente ricettivi verso tutto ci che
gravita attorno a noi. Per certi aspetti dunque la solitudine la condizione
propedeutica per l'assorbimento di quanti pi elementi possibili del nuovo
luogo nel quale ci troviamo. La presenza dei Compagni di Viaggio, a sua volta
favorisce la condivisione di ci che si assimila, esattamente come mangiare in
compagnia rende pi piacevole il banchetto, ma non soltanto riceviamo piacere,
ma attraverso gli altri possiamo cogliere ancora pi sfumature, che alla nostra
personale sensibilit possono essere sfuggite o sono state interpretate in
altro modo, il tutto senza mai snaturare la nostra Natura o ancor peggio
rinunciarvi, il che ci porterebbe prima di tutto a negare l'evidenza: non
possiamo infatti cambiare la nostra materia prima, possiamo solamente
rinnegarla o far finta di non vederla, ed in secondo luogo a perdere la
condizione di Pax Deorum stipulata con gli Dei della nostra Terra, che hanno
contribuito alla costituzione non solo della nostra anima ma anche del nostro
corpo fisico. Viaggiare, e non spostarsi. Unirsi, scambiare, mai mutare. Cos
deve riscoprire il senso del Viaggio l'uomo tradizionale Gentile e in special
modo l'Esploratore Hesperiano, dicitura nella quale sottolineo energicamente il
termine esploratore, poich il termine stato coniato proprio pensando a
questo tipo di approccio al viaggio e non certo pensando al navigatore,
all'astronauta o peggio, al pioniere della Repubblica Democratica Tedesca.
Solo
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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


colui che viaggia con coscienza pu essere aiutato, da questa possibilit
messaci di fronte dalla modernit, a comprendere meglio s stesso e ci che ,
quindi anche la sua Terra ed i suoi Dei, mentre colui che non viaggia ma si
sposta (con tutta l'accezione di "trasloco" -di abitudini, frustrazioni,
pulsioni- che esso comporta), come i turisti fanno altro non potr fare che
contribuire all'edificazione, oltre che all'essere vittima, di una societ
sempre
pi
succube
allo
snaturamento
economicistico,
alla
desentimentalizzazione, alla mancanza di intimit ed infine alla pi totale,
triste e sterile omogeneizzazione, prima che di Culture, di Sensazioni,
portando cos il Monoteismo al di fuori del piano meramente dottrinale, fino
alla sua sintesi pi concreta, vale a dire la realt quotidiana, mettendoci di
fronte a tutta la sua intrinseca pochezza quando per sar ormai troppo tardi.

* le foto qui riportate sono prodotte da chi scrive, e non rappresentano nulla
di famoso o grandioso, rappresentano per qualcosa di inimitabile, dove ho
tentato di mostrare quella ordinariet tradizionale del quale il viaggiatore
pagano deve essere costantemente alla cerca, fino a diventarlo quasi
inconsapevolmente.

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Un fuoco che parla Sloveno
Chiacchierata attorno a un focolare nelle Valli del Natisone

di Heinrich

Questo il racconto, un po' informale e un po' no, di una serata di qualche


tempo fa, ancora in inverno, presso la sala del focolare dell'Albergo "Al
Vescovo", presso Pulfero (Udine), nel cuore della zona delle Valli del
Natisone, a due passi dalla Slovenia. Perch tutti possano capirlo occore per
fare un piccolo preambolo di natura storica. Non tutti sanno che in Friuli
Venezia Giulia esiste una comunit slovena che abita pi o meno l'intera zona
confinaria orientale da Trieste fino a Tarvisio. Tarvisio e i paesi attigui
della Val Canale (Malborghetto, Valbruna, Ugovizza, Fusine, Camporosso e altri)
oltre ad un certo numero di locutori tedeschi, vantano anche la presenza di una
comunit slovena, non molto numerosa, ma risalente all'alto medioevo e radicata
da tempo in queste valli di confine. Scendendo verso Sud lungo le Alpi Giulie
arriviamo nell'Alta Val Torre, dove nasce l'omonimo fiume, che scorre verso la
pianura friulana dove andr a gettarsi nell'Isonzo poco prima del mare,
l'intera valle, con i due comuni di Lusevera e Taipana slovenofona. Scendendo
a sud entriamo nella zona di cui parleremo, ovvero le Valli del Natisone, dove i
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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


locutori sloveni sono maggioranza nei comuni di Pulfero, Savogna, San
Leonardo, Stregna, Grimacco, Drenchia e San Pietro al Natisone. Andando ancora
pi a Sud verso il goriziano, nella regione di confine con il Collio sloveno i
locutori sloveni prevalgono nei comuni di San Floriano del Collio, Dolegna del
Collio, Savogna d'Isonzo e Doberd del Lago oltre che a costituire una
consistente minoranza nelle stesse Gorizia e Monfalcone. Se la maggior parte
dei comuni slovenofoni situata nelle province di Udine e Gorizia, la maggior
parte dei locutori, numericamente parlando, si concentra per nella provincia
di Trieste, dove sono maggioranza nei comuni di Sgonico, Monrupino, San Dorligo
della Valle e Duino Aurisina. Parlando di sloveni in Italia dunque non parliamo
di qualche centinaio di abitanti, come possono essere i Walser del Piemonte o i
Timavesi (anch'essi in Friuli), ma di un insieme articolato di persone,
parlante, tra l'altro diversi dialetti (dialetto del Gail nel tarvisiano,
dialetto del Torre in Val Torre, Natisoniano nelle valli del Natisone, dialetto
del Collio nel goriziano, Carniolino centrale e Carsico nel triestino).
Tuttavia ci occuperemo soltanto, in questa introduzione di quanto riguarda,
come gi detto, della presenza slava nelle valli del Natisone, ossia nel sistema di
valli a ventaglio (i torrenti Alberone, Erbezzo, Cosizza) confluenti poi in
pianura nei pressi di Cividale. La presenza slava in queste valli
strettamente intrecciata a quella longobarda, che vede in Cividale la sede del
primo ducato longobardo in Italia gi nel 568 d.C., nemmeno cent'anni dopo la
caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Giunti in Friuli, i Longobardi del Duca
Gisulfo, nipote di Alboino, trovano una terra impoverita ed insterilita,
spopolata dalle invasioni barbariche precedenti e letteralmente devastata dalle
incursioni degli Avari (Unni) che avevano distrutto la un tempo prospera Iulium
Carnicum (Zuglio, mai pi ripresasi, oggi piccolo comune di 600 anime),
accanendosi poi sulla ricca e potente Aquileia. L'unica citt indenne rimase
proprio Cividale, l'antica Forum Iulii fondata da Giulio Cesare in persona
all'ombra del Monte Nero, in una zona strategica che assicurava il controllo
del valico di Stupizza, collegante la pianura friulano-veneta con la Val
d'Isonzo e la Pannonia. Non pass molto tempo che gi nel 610 la citt venne
assediata e distrutta dagli Avari. I Longobardi la ricostruirono, chiamandola
Civitas Forumiuliana, da cui deriv il nome attuale della cittadina. E' in
questo periodo che, oltre agli Avari, l'Europa conosce un fenomeno storico
molto pi ampio, ossia la grande cavalcata verso Ovest delle popolazioni Slave.
Relegate per tutto il mondo antico nelle regioni pi orientali dell'Europa, non
pi bloccate dalla presenza germanica, ormai spostatasi pi a occidente, gli
Slavi avanzano verso Ovest ad un velocit impressionante, una irresistibile
cavalcata che li porter, in quest'epoca, a devastare le potenti citt vichinghe
di Lubecca e Haithabu (Schleswig) e a fondare la citt di Dresda col nome di
Drezdany. E' l'epoca in cui a Capo Arkona, sull'Isola di Rgen, si accendevano
i fuochi in onore della divinit Svetovit. Gli Slavi, ancora fresca potenza pagana,

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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


colonizzano l'intera Europa orientale, con le sole eccezioni di Romania
ed Ungheria e giungono, assetati di conquiste, sulle rive dell'Isonzo.
Le scarse difese avare vengono superate, e le truppe giungono al valico di
Stupizza. Possiamo solo immaginare il loro sentimento quando, superato il
piccolo villaggio di Lipa, poterono vedere spalancarsi di fronte a loro la
grande pianura friulana con la fortezza di Cividale al suo confine. I
Longobardi non rimasero a guardare, e nel 664 li sconfissero sonoramente nei
pressi del piccolo villaggio di Brischis, a soli 7 km dalla capitale del
Ducato. Tuttavia, preoccupati da quest'avanzata essi costruirono un sistema di
fortezze, detto Limes Langobardicus, che correva da Venzone fino a Cormons,
chiudendo tutte le valli che collegavano il Friuli con quella che oggi la
Slovenia. Le scorrerie proseguirono numerose per i due secoli successivi,
portando gli Slavi a rompere lentamente il limes costruito dai Longobardi,
assicurandosi cos il pieno controllo della regione montana, tuttavia, il loro
grande sogno, ossia l'accesso alla pianura e la conquista di Cividale,
non avvenne mai, poich se i Longobardi cedettero mano a mano le arretrate
regioni montuose, non furono mai disposti a cedere la fertile pianura
che
circondava
la
capitale
del
Ducato
del
Friuli .
La situazione non mut nonostante la conversione al cristianesimo degli Slavi
della zona, avvenuta in epoca carolingia e la caduta dei Longobardi, sostituiti
dai Franchi nei vertici della societ altomedievale dellItalia centro-settentrionale.
Tuttavia
le
terrificanti
devastazioni
provocate
dalle
incursioni
Ungare, che misero a ferro e fuoco il Friuli proprio in quell'epoca,
costrinsero le autorit cividalesi e lo stesso Patriarcato di Aquileia a
rivedere il loro atteggiamento verso gli Slavi. Le pianure, un tempo fertili,
erano abbandonate e quasi desertificate, tanti erano i morti che gli Ungari
avevano mietuto nella popolazione ladino-germanica; mancavano coltivatori e
fattori che lavorassero per i feudatari Franchi, e cos, a poco a poco, gruppi
di contadini Slavi cominciarono ad essere stanziati nella pianura,
principalmente nelle zone di Premariacco e Codroipo (dove rimangono numerosi
toponimi a ricordo di nuovi borghi fondati dai coloni, come Goricizza, Belgrado
di Codroipo, Zompicchia e altri). Agli Slavi del Natisone fu trovato un altro
ruolo, quello di guardie confinarie. In cambio dell'esenzione dalle tasse gli
Slavi si impegnavano a preservare e difendere i valichi confinari di Stupizza e
Passo Solarie, mantenere in condizioni ottimali le strade e preservare i
boschi. Passati sotto il dominio dei Patriarchi d'Aquileia e diventati ormai
pacifica popolazione di boscaioli e castagnai, essi nominarono definitivamente
come loro Domovina le Valli del Natisone.

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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


I patriarchi garantirono agli Slavi
numerosi privilegi, concedendo loro
sostanzialmente l'autogoverno, esercitato attraverso il Gran Arengo,
che per mille anno si tenne ogni anno,
ed in generale ogni qual volta ve ne fosse bisogno, presso il prato di Kamenica, un
meraviglioso pascolo che guarda da una parte la valle dello Judrio e dall'altra
i massici del Monte Nero e di Monte Canin.

"il luogo dove si radunava il Grande


Arengo", in localit Kamenica nel comune di Stregna - Srednje."

Gli Slavi della Val Torre e delle altre zone del Friuli
o
della
Venezia
Giulia,
invece,
non
goderono
mai
dei
privilegi dei Natisoniani, la cui comunit prosper per secoli come entit
indipendente, legata alle autorit cividalesi e patriarcali solamente da
vincoli di pura formalit, oltre che dall'antico obbligo di vigilare i confini,
rinnovato ogni anno. Nel 1419 tuttavia, con l'assedio delle truppe ungheresi di
Re Sigismondo, Cividale fu costretta a chiedere l'intervento della Repubblica
di Venezia, atto che port le valli sotto una decisiva influenza veneta, che
sfoci nel 1509, nell'annessione vera e propria alla Serenissima. Il dominio

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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


veneto tuttavia riconobbe la valida opera degli Slavi, oramai diventati
Sloveni, nella tutela del confine, e rinnov la loro autonomia, riconoscendo la
giurisdizione del Grande Arengo, legittimandolo, tra l'altro, a costituire
tribunali autonomi, amministrati da ventiquattro giudici (dvanajstija) per
l'amministrazione della giustizia, nominati ad Antro e Merso. Con la pace di
Worms del 1530, Tolmino e la Val d'Isonzo passarono sotto la sovranit
Imperiale, tagliando cos ogni rapporto tra gli abitanti delle valli ed i loro
parenti della Carniola e del resto della Slovenia.
Nei secoli seguenti, fino alle guerre napoleoniche,
la
vita
degli
abitanti
delle
Valli
prosegu
tranquilla tra le attivit tradizionali della montagna (in primis lo
sfruttamento boschivo), lo sfruttamento delle locali cave e la gestione dei
castagneti. I carrettieri scendevano lentamente verso Cividale vendendo
castagne e pietra e ripartivano portando prodotti agricoli verso le valli.
Rapporti veneziani dell'inizio del Settecento, ci testimoniano la complessa
organizzazione della Slavia Friulana. Venezia riconosceva i comuni di Vernasso
(Barnas), Biacis (Bija), Erbezzo (Arbe), Cepletischis (epleie),
Vernassino (Veli Barnas), Clenia (Klenje), Ponteacco (Petjag), Clastra
(Hlasta), Luico (Livek, oggi Slovenia), Tribil di Sopra (Gorenj Tarb), Stregna
(Srednje), Altana (Utana), Lasiz (Laze), Tarcetta (Taret), Mersino (Marsin),
Savogna (Sauodnja), Azzida (Ala), San Pietro degli Slavi (pietar) , Brischis
(Bria), Cosizza (Kozca), Drenchia (Dreka), Oblizza (Oblica), Podpecchio
(Podpe), San Leonardo (Svet Lienart), Spignon (Varh), Pegliano (Ofijan),
Montemaggiore (Matajur), Brizza (Barca), Sorzento (Sarenta), Biarzo (Bjar),
Rodda (Ruonac), Grimacco (Garmak), Costne (Hostne), Cravero (Kravar), Tribil di
Sotto (Dolenj Tarb) e Merso di Sotto (Dolenja Mersa). Ogni capofamiglia slavo
partecipava al consiglio dei capifamiglia, la Sosednja, che eleggeva un decano,
che presiedeva alle riunioni che si tenevano tradizionalmente all'aperto, sotto
l'ombra di un tiglio. La Slavia si divideva in due convalli, quella di Antro e
quella di Merso, entrambe rette ciascuna da un Gran Decano (upan) con
l'incarico di amministrare la singola convalle. L'Arengo Grande era appunto
l'assemblea di tutti i decani, che erano rispettivamente 21 per la convalle di
Antro e 14 per quella di Merso. Non si conosce una sola occasione in cui il
dogato veneziano abbia dato torto ad una sola delle decisioni prese dagli
sloveni del Natisone. Ancora nel 1788 il Senato veneziano confermava le valli
del Natisone (o Schiavonia) come "nazione diversa e separata dal Friuli". Ed
proprio il buon rapporto costituitosi in quest'epoca tra veneziani e sloveni ad
essere alla base dell'attaccamento degli abitanti di queste valli alle sorti
dell'Italia, piuttosto che a quelle della Slovenia, di cui parleremo tra poco.
Nel 1797, con la caduta della Serenissima, l'autonomia della Slavia Friulana fu
cancellata, e l'autorit del Gran Arengo non venne pi riconosciuta.

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Rivista ufficiale degli Esploratori Hesperiani


Quell'anno, il Gran Arengo, riunitosi a sotto i tigli di San Pietro degli Slavi
(oggi San Pietro al Natisone) insistette presso gli occupanti francesi per il
mantenimento degli antichi privilegi, ma non furono ascoltati.
L'ultimo Arengo risale al 1804.
Con l'annessione austriaca la situazione non mut, le autorit
viennesi non si dimostrarono sensibili alle richieste dei valligiani per il
ripristino dell'autonomia. Le Sasednje continuarono a funzionare parallelamente
ai comuni fino alla met dell'ottocento, quando ogni traccia dell'autonomia
slava nelle valli poteva dirsi definitivamente scomparsa. E qui comincia,
parlando di storia moderna, la mia strana serata fuori dal tempo nel piccolo
Albergo Al Vescovo, anima della vita della comunit di Pulfero, anche perch
allo stesso tempo, unico ristorante e unico bar. E' ormai tarda sera, quando
dopo una visita al tempietto longobardo e altre bellezze cividalesi rientro al
mio alloggio valligiano. Ho infatti preso una stanza qui, per passare un fine
settimana lontano dalla pianura, in un'atmosfera pi rilassata e naturale.
Siamo a inizio Febbraio, e c' ancora piuttosto freddo. L'intensa Bora che
spira su Trieste si fa sentire anche qui sotto forma di gelido vento che spazza
la valle, incuneandosi nel valico che da Stupizza scende verso Cividale. Arrivo
nella locanda e nel caloroso atrio vedo numerosi cappelli alpini, compresa
qualche attempata penna bianca. La tuttofare padrona del locale, l'energica
signora Domenis, mi accoglie dicendomi che si era appena conclusa la festa
della locale sede ANA di Pulfero. Nella sala attigua, alcuni anziani ed un paio
di trentenni a cui non presto molta attenzione colloquiano amabilmente, con
diverse bottiglie di vino vuote sulla tavola. Il tempo di mangiare un poco di
Gubana, il dolce locale, e gli alpini se ne vanno. Rimangono solamente gli
anziani. "Spero tu non debba alzarti presto domani" - mi chiede preoccupata la
signora Domenis - questi qui rimangono alzati tutta la notte". Appena il tempo
di dirle che non ci sono problemi che nella sala adiacente, dove dentro un
grande focolare scoppietta un bel fuoco, comincia un bellissimo canto
polifonico. Si canta "La Montanara", un classico del repertorio degli Alpini.
Decido di andare di l a sentire un po' di che si tratta, pensando al solito
coro alpino, che per si ascolta sempre volentieri, e che io, in quanto Alpino,
non posso che apprezzare. Tuttavia dopo un po', passati ad altre canzoni, mi
accorgo che non si tratta solo di canti alpini, ma ci sono anche altri brani
nel repertorio, molti dei quali non riesco a comprendere per ragioni
linguistiche. "E' sloveno?" chiedo incuriosito all'anziano signore che sembra
essere il "direttore" del coro. "No, dialetto carinziano, mi dice, ma
comunque gran parte del nostro repertorio in sloveno" mi dice sorridendo.
Faccio cos conoscenza con Giuseppe "Bepo" Chiabudini, fondatore e anima del
coro "Nediski Puobi" (I Ragazzi del Natisone), nonch ex sindaco di Pulfero ed
ex presidente della comunit montana Valli del Natisone. Si dimostra subito
felice nel riscontrare interesse verso lo sloveno. Avendo gi letto qualcosa
sulla Slavia comincio a fargli domande per imparare qualcosa di pi;
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gli domando, per cominciare, se il loro sia sloveno standard oppure sia differente
da quello che oggi ufficiale nella repubblica di Slovenia. "E' un dialetto,
ma ci capiamo", mi risponde. "Parliamo lo stesso dialetto di Caporetto e di
Tolmino, ma il nostro non lo sloveno di Lubiana". "Mi sembra che la gente del
posto ci tenga molto all'identit slovena. Ho visto che quasi tutti i cartelli
sono bilingui qui, eppure non si parla mai di voi, come invece si fa con l'Alto
Adige". "Qui non ci sono tutti i soldi che ci sono in Alto Adige - mi dice - e
inoltre siamo molto pochi rispetto al passato, la nostra comunit corre un
serio pericolo di scomparire." Nonostante trasmissioni radiofoniche in sloveno,
giornali in sloveno (ne esistono due, Dom e Novi Matajur), cartelli bilingue e
numerose iniziative a tutela della cultura locale, la comunit slovenofona
corre seri rischi a causa della mannaia demografica. "Durante il regime
fascista era illegale parlare in sloveno - continua - ma qui nelle valli ce ne
siamo sempre curati poco, eravamo sempre tutti tra di noi, l'italiano lo
usavamo soltanto quando scendavamo a Cividale. "Timori di collusione tra voi e
quelli di Lubiana?" domando pensando ai terroristi del TIGR, sloveni che
compivano assassini politici tra Trieste e Fiume tra le due guerre. "S, le
autorit di Roma non hanno mai capito il nostro amore per l'Italia. Ci viene
dal
grande
rispetto
che
ci
veniva
dato
dai
Dogi".
"Godevamo di un'autonomia che non puoi immaginare, diamoci del tu, e potevamo
comminare addirittura la pena di morte senza autorizzazione del provveditore
veneto. Altri tempi.. Venezia stata la nostra fortuna. E per noi Slavi qui
Venezia rappresenta l'Italia."
"Niente a che fare dunque con gli Sloveni di oltreconfine?" chiedo. "Per
carit, noi siamo e saremo sempre Slavi e Sloveni, ma di nazionalit italiana.
Non posso dire di essere un'italiano se il mio cognome sloveno e in casa
parlo in sloveno. Sono uno Sloveno fiero di essere italiano, cos come in
Ticino esistono italiani fieri di essere svizzeri". Penso in quel momento a
come, dopo le vicende delle foibe e la guerra fredda, il clima di queste valli
nel secondo dopoguerra dovesse essere teso. Quasi leggendomi nel pensiero Bepo
mi dice "Non puoi immaginare il clima che si respirava qui durante la guerra
fredda. Nel 1945 gli jugoslavi passavano il confine spesso, anche qui vennero a
cercare il consenso. Tuttavia la gente qui rimase fredda. Non come nel
Triestino. Solo il nostro ricordo di Venezia imped a Tito di annetterci in
quegli anni drammatici - ricorda - non siamo mai stati simpatizzanti della
Jugoslavia, n men che meno comunisti. Coi partigiani comunisti ci furono
contrasti da queste parti, infatti Porzus non tanto lontano, se ci pensi. Ma
non erano sloveni, erano friulani. Per il governo di Roma eravamo comunque
sospetti, in quanto slavi, per Tito eravamo dei traditori. Ma stata la
compattezza di noi valligiani a fermare i suoi carri armati. Non avrebbe potuto
sterminarci tutti. Certo la lingua una cosa importante. Ma passare sotto
Lubiana? Perch? Per cosa? La storia delle nostre valli qui, con i friulani e
i veneti, da secoli." "Anche tu un Alpino? - gli chiedo - ci tieni molto all'Italia vedo."
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"No,
avrei
voluto
ma
finii
in
artiglieria
contraerea,
a
Sabaudia, lontanissimo da casa. Per il mio babbo lui si che era Alpino. Nella
Julia! Battaglione Cividale! Disperso in Russia poveretto. Io sono orfano di
guerra. Quando dai un padre per una Patria allora capisci che cosa vuole dire.
Non posso dire che mi piaccia tutto dell'Italia, ma comunque la Storia delle
mie valli che mi tiene ancorato a questa bandiera." I racconti del vecchio
sloveno proseguono, tra un canto e l'altro, che prima di eseguire mi traduce
puntiglioso, raccontandomi per filo e per segno la storia di ogni canzone. "Io
sono stato sindaco qui - mi dice - e stato per anni a fare avanti e indietro da
Roma per tentare di portare alla capitale la voce degli Sloveni. A volte ci
sono riuscito, altre meno. Negli anni cinquanta la guerra fredda era una brutta
bestia. La gente delle valli, con la chiusura delle cave e la progressiva
perdita di valore dei castagneti aveva capito che o si trovava una soluzione o
l'alternativa era la migrazione di massa, con la conseguente fine della
comunit slovenofona per ragioni puramente demografiche. Alcuni valligiani,
assieme ad alcuni imprenditori friulani avevano proposto a Roma l'idea per la
creazione di un grande polo metallurgico in pianura, tra Remanzacco e Cividale,
per convogliare la manodopera valligiana in attivit produttive sul territorio,
ed evitare l'emigrazione. Ma i tempi erano bui. "Vi capiamo - ci dissero i
democristiani - ma non possiamo permetterci, con questo clima, di portare i
comunisti tanto vicino al confine". La paura che le maestranze operaie
valligiane, che in quanto operaie e in quanto slovene, per ignoranza della
storia, vennero definite "comuniste", potessero fare lo stesso che fecero i
loro colleghi di Monfalcone qualche anno prima, spalleggiando apertamente
l'annessione della citt nella Jugoslavia di Tito e poi, non avendola,
trasferendosi in Jugoslavia, fu forte. Fu un vero colpo di mannaia sulle Valli
del Natisone. Come per altre zone d'Italia gli uomini migrarono in massa verso
il Belgio, la Germania, la vicina Austria ed il triangolo industriale. Le donne
finirono quasi tutte nelle case belghe e olandesi, dove vissero facendo quello
che oggi definiremmo come il mestiere della "badante". "Solo pochissimi sono
rimasti qua - mi dice Bepo sconsolato - l'agricoltura non ha mai reso troppo,
le castagne idem e le cave non ressero l'impatto con il grande mercato
nazionale prima ed europeo poi. Ci sono interi paesi abbandonati qua vicino,
come Marcolino e Predrobac, che ormai non vedono abitanti da sessant'anni. E'
tutto molto triste. Il problema non nemmeno di soldi, innanzitutto
demografico. Mi dice quasi con le lacrime agli occhi. Abbiamo ottenuto il
bilinguismo e tante altre cose.. ma difficile. Anche per questo ho fondato
questo coro. Non mi piace troppo chiamarlo coro, siamo un gruppo di amici, ma
quasi necessario farlo. Siamo l'unico coro di tutte le Valli ed un modo per
far conoscere anche la musica di questi luoghi, se non ci fossimo noi, oggi non
lo farebbe nessuno. I giovani sono pochi, e a quasi nessuno interessa la
cultura della valle. Quelli vanno a studiare a Udine o a Trieste, e poi chi li
vede pi?" "Ma parlano in sloveno?" chiedo io. "S, lo parlano, alcuni. Diciamo
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che tutti lo capiscono, ma se ti dico che si mettono l e lo parlano in casa...
beh no. Spesso sono la mamma o il babbo che parlano in sloveno, e il figlio
capisce e gli risponde in italiano. E' da poco, e con molti sacrifici, che
siamo riusciti a far passare che non da ignoranti il parlare lo sloveno. In
Friuli ce la stanno facendo bene col friulano. Io non sono Friulano, ho ottimi
rapporti coi Friulani e ho imparato la lingua facendo le scuole a Cividale. E'
stata una fortuna quella. Se non fosse per le scuole credo che oggi non saprei
ancora benissimo l'Italiano" ride buttando gi un bicchiere di grappa alla
genziana. "Hai messo una croce sul tuo sonno - mi dice dal bancone la Domenis,
anch'essa slovena- quando parla Bepo ti tiene tutta la notte" "Infatti adesso
cantiamo" le risponde lui. Gli altri lo seguono in coro. Quello dei Nediski
Puobi un modo di cantare particolare. La polifonia molto simile a quella
dei canti degli alpini, ma la lingua slovena ne rende diversa la percezione.
Tutto acquista il ritmo placido delle acque del Natisone, azzurro cielo come
quelle dell'Isonzo. Le voci sembrano echi uscenti come vecchi spiriti boschivi
dalle forre e dalle scarpate di queste valli semi-disabitate. Tutto, assieme al
fuoco ed al vento fuori, prende un'aura di pace e di estraneit dal tempo.
Italiano, Friulano, Carinziano e Sloveno sembrano sempre un'unica lingua, in
quest'atmosfera di canto e di festa, la lingua della Tradizione. Che si
rinnova attorno a questo fuoco anche in questa fredda notte di Febbraio, in
questa valle dimenticata dal mondo. Dipende dai valligiani, e solo da loro, il
futuro di questa comunit, futuro che prima di tutto deve essere demografico.
Ogni ipocrisia sull'immigrazione qui non esiste, difatti gli immigrati non ci
sono. Attratti dal consumismo di Udine e della pianura, le valli non
costituiscono per loro motivo di attrazione alcuna, ricche come sono soltanto
di salite e di boschi. Perci nessuno parla di "aiuti" alla demografia locale.
Il 2 Aprile di questanno si riunito a Malborghetto-Valbruna, nel tarvisiano,
un convegno, con la maggior parte delle associazioni di tutela dello sloveno, e
rappresentanti politici non solo del locale partito degli Sloveni (Slovenska
Skupnost) ma anche di membri del governo regionale del Friuli Venezia Giulia. I
risultati del convegno ci parlano, come soluzione alla decadenza culturale
della zona, di una "maggiore cooperazione transfrontaliera", in poche parole il
far riunire nuovamente dopo secoli, per creare nuovi canali economici e
sociali, gli sloveni di una e dell'altra parte del confine, per spezzare la
catena da "isolamento alpino" che cinge le valli rischiando di fargli fare la
fine dei Walser o di Timau. L'idea non riscuote molto entusiasmo, ma meglio
di niente, si dice da queste parti. Tuttavia, hanno fatto presente le
associazioni "o ci riprendiamo demograficamente o una guerra persa". Per
creare posti di lavoro per i giovani, i comuni della valle hanno spinto sul
turismo. Tuttavia, le principali attrazioni della valle sono l'escursionismo,
la pesca a mosca della trota del Natisone ed un sentiero tematico sugli orsi,
attivit che, oggi come oggi, non muovono grandi canali economici. Di
castagneti ce ne sono rimasti pochi, nella zona di Tribil, gli altri se li sono
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rimangiati i boschi in avanzata. Ma il tempo passa, le iniziative politiche,
malgrado la buona volont della regione, procedono a rilento e paesi come
Drenchia (120 abitanti) o Topol (23) sembrano gi condannati. "Io non so dirti
- dice Bepo sedendosi accanto al fuoco - se ce la faremo a salvarci come
comunit. Posso dirti che io ho cinque nipotini, e adesso per cantano tutti
come me", mi dice sorridendo amaramente. E intanto, mentre il mondo si sommuove
nei turbini della globalizzazione, qui, ragazzotti di Udine e di Nova Gorica
fanno a gara a chi pi imbecille. I primi scrivono "Slavi fuori da casa
nostra" sui muri dei paesi, i secondi "italija merda" e cancellano i segnali in
italiano. Tutta rigorosamente gente che con questi luoghi non c'entra. E se lo
stato italiano non provvede a fare qualcosa per questa terra, essa rimarr
preda soltanto delle reciproche imbecillit, nell'impotenza di una popolazione
locale ormai incapace, per questioni anagrafiche, di opporsi. E' cos, che ogni
giorno si deteriora un esempio di tolleranza Imperiale Romana, che i Patriarchi
prima ed i Veneziani poi, costruirono in secoli e secoli di lavoro diplomatico
e di stima reciproca con gli abitanti di queste valli.
"Adesso ti canto l'ultima canzone - mi dice Bepo - parla di un vecchio, che un tempo,
da giovane, camminava e camminava per un sentiero che portava in montagna, dove
lo attendeva la morosa alla finestra. Ora lui vecchio, ma ancora ci pensa. Ma sa
anche che un giorno torner giovane, e quel sentiero, che oggi coperto di
edera e rovi, lui lo sgombrer, torner al paesino su in montagna, e ci sar
ancora la sua bella ad aspettarlo l". La canzone meravigliosa, e anche la
signora Domenis si commuove. Ma pi che una canzone sembra quasi una
descrizione di un ipotetico venturo aldil, il poetico epitaffio di una
comunit, che con la riservatezza che l'ha sempre contraddistinta, con la
signorilit dei contadini, con un funerale dopo l'altro, se ne sta
sommessamente uscendo di scena, tra il quieto rumore del Natisone e il fresco
stormire delle foglie di queste valli verdissime.

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Il respiro del Drago
Analisi simbolico-esoterica di Excalibur di J. Boorman

di Vittoria Colonna

Nel pensiero comune contemporaneo, diffusa l'idea che lo scopo principale di un'
opera, che sia artistica, musicale, teatrale, letteraria o cinematografica, sia quella
d'intrattenere la mente del fruitore, il quale si suppone abbia una vita piatta e
ordinaria e necessiti quindi di essere salvato dalla noia da questo tipo di artifizi. Certe
frange di pesatori moderni si oppongono a questo tipo di fruizione definita "da tubo
digerente" opponendo una tipologia di opere che abbiano al loro interno messaggi di
tipo politico o sociale e che per questo motivo rifiutano, per vezzo intellettualistico,
di costruire storie e temi edificanti per il pubblico.
Questa contrapposizione vede quindi due tipi di opere: quelle di evasione e quelle di
denuncia sociale. Tutto ci che esula da questa contrapposizione non viene
comunemente compreso, oppure viene solitamente considerato inutile.
Superfluo ribadire che questo modo di concepire tutto ci che anticamente veniva
attribuito alle Muse, fuorviante e produce l'effetto contrario di ci che questo tipo di
arti dovrebbero donare all'essere umano.
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Dopo questo ampio e forse eccessivamente lungo preambolo, mi accingo a
considerare e ad analizzare un'opera cinematografica, (quindi inevitabilmente
moderna) che a mio parere rispecchia lo spirito, la magia e la profondit di quelle
antiche. Un' opera contemporanea che ha compreso lo spirito arcaico dell'Epica e del
Mito. Parler di Excalibur, un film che fu girato nel 1981 da John Boorman. Il film
dedicato alla saga di Re Art e cela aspetti culturali ancora pi profondi di quanto
possiamo percepire da una visione superficiale, poich tutta la vicenda sembra
rimandare alla figura simbolica ed esoterica del Re del Mondo, oltre che riferirsi
esplicitamente al concetto Indoeuropeo di Regalit, come era descritto dalle saghe
Celtico-Insulari, Elleniche, Norrene, Vediche e dalle memorie della Roma Arcaica.
Il Re impetuoso e la Spada del potere.
"Guardate, la Spada del Potere: Excalibur! Forgiata quando il mondo era giovane e
uccelli, bestie e fiori erano tutt'uno con l'uomo e la Morte non era che un sogno"
Questo ci che dice Merlino all'inizio del film, dopo una cruenta battaglia in cui i
colori e la colonna sonora sono i protagonisti principali. Ci sono infatti cavalieri
rinchiusi in pesanti e barocche armature di ferro che combattono faticosamente in una
landa nera e fangosa, illuminata da innaturali fiamme rosse. Queste prime immagini e
la frase che Merlino dichiara alla fine della battaglia, sanciscono inesorabilmente che
iniziata l'Et del Ferro, la decadenza inesorabile.
Questa pesantezza e violenza si fanno palesi in Uther Pendragon, l'impetuoso
vincitore della battaglia a cui viene dato il titolo di Re e la spada Excalibur: egli
infatti romper l'armonia ottenuta dopo anni di sanguinosi scontri per un capriccio
personale. Infiammato dalla ipnotica danza della bellissima e divina Igrayne, la
moglie del duca di Cornovaglia, Uther decide di muovere guerra all'alleato per
prendere per s la duchessa.
Per ottenere Igrayne ricorrer ai sortilegi di Merlino, qui presentato nelle vesti
inquietanti di un mago vestito di nero, accompagnato da due corvi e recante in mano
un bastone caduceiforme.
Uno dei suoi occhi diventa rosso e quando dorme questo occhio rimane aperto per
scrutare attraverso le ombre circostanti. Tutti questi tratti ermetici e particolareggiati
presentano il Mago come un archetipo fortemente vicino a divinit inquietanti e
magiche come Odino e Lugh.
"Anni per costruire, attimi per distruggere"
Merlino esprime la propria disapprovazione per ci che ha fatto Uther, tuttavia
accetter di ricorrere alla magia per favorire l'incontro amoroso tra il Re e la
duchessa, poich, scrutando nel fosco orizzonte vede che ci sar.
Cos infatti verr concepito Art: in una notte senza tempo, in cui l'alito del Drago
avvolge di illusioni il castello, avviene un amplesso che a tutti gli effetti un Rito
sacro, in cui Uther rimane sigillato dentro la sua armatura mentre prende la bella
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Igrayne vestita di bianco di fronte ad un fuoco innaturale , mentre si consuma la
morte del Duca al di fuori del castello. Uther in armatura e Igrayne nella sua veste da
fata, sembrano una trasposizione di Marte e Venere, come sono stati rappresentati da
Lucrezio e Botticelli e questa unione viene messa in risonanza con la morte cruenta
del duca: Eros e Thanatos, Amore e Morte, le due forze primordiali assistono al
concepimento di Art e a tutto questo assister lo sguardo profetico di Morgana, la
figlia di Igrayne.
Come Merlino, Morgana vede oltre la realt e assiste impotente alla morte del padre e
all'inganno subito dalla madre, come Cassandra assistette impotente alla distruzione
di Troia.
Poich Art figlio del Fato e del Sortilegio, viene reclamato da Merlino appena
viene al mondo, con grande dolore di Igrayne. Uther, dopo la consegna di Art a
Merlino, capisce di aver perso ogni diritto, sia come Re, perch ha tradito l'alleato, sia
come padre, perch ha concepito il figlio con l'inganno. Non accettando l'amara
verit, Uther cerca disperatamente di inseguire Merlino, ormai lontano nel verdi
boschi con Art tra le braccia, e trova in questo modo la morte, non prima di aver
sigillato Excalibur in una roccia, cercando in questo modo di precluderla al mondo.
Excalibur sar di chi destinato a divenire il Re.
L'iniziazione del Re nel bosco.
"Merlino, perch mi hai fatto questo?" "Perch tu fosti procreato per essere Re"
"Cosa siginfica essere Re?" "Tu sarai la Terra e la Terra sar Te, se tu fallisci la
Terra non dar pi frutti, se tu riesci la Terra prosperer" "Ma perch? " "Perch tu
sei il Re!"
Questo il primo dialogo incisivo tra Merlino ed Art nel cuore del bosco, subito
dopo che il ragazzo ha estratto la Spada nella roccia. Art infatti, dopo aver
involontariamente estratto la spada, si ritrovato Re suo malgrado, ha dovuto
fronteggiare la verit sulla sua nascita ed coinvolto in una nuova battaglia, tra chi lo
accetta come Re e tra chi lo rifiuta in quanto il ragazzo non era mai stato nominato
cavaliere. Mentre la battaglia inizia, Art, scosso e spaventato da tutte quelle
rivelazioni, fugge nel profondo del bosco con Excalibur ed proprio qui che avviene
la sua Iniziazione. Anche qui i colori sono i protagonisti indiscussi: la foresta infatti
di un verde innaturale, magico, avvolge tutto lo spazio della vicenda, dai tronchi, alle
rocce, ai riflessi della spada; la foresta onnipresente, sia nel torneo profano, sia nella
fuga del novello Re. La foresta, il bosco, in verit presente in tutto lo svolgimento
del film, ricoprendo un ruolo principe. Come sottolineavo, la fuga nel bosco una
chiara allusione all'Iniziazione dell'Eroe, come avviene in molti racconti, miti e fiabe.
Egli in questo modo si isola dai pensieri caotici che lo circondano (la disputa dei
cavalieri, il torneo profano) e viene portato all'acquisizione della Conoscenza
affrontando la paure che albergano nel suo cuore e la paura per l'immensit della
Natura.
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Quando, nella sua Notte dell'Anima, si sente sopraffatto dall'Indefinito e
dall'immensit dei luoghi selvaggi, compare di nuovo Merlino.
"Di che cosa hai tanta paura?""Non lo so" "Devo dirti che cosa c' l fuori?" "S" "Il
Drago! Una bestia di tale potenza che se tu lo vedessi tutto intero e tutto insieme con
un solo sguardo ti ridurrebbe in cenere nel tempo di un respiro" "E dov'?" "Il Drago
ovunque, il Drago ogni cosa! Le sue squame brillano nella corteccia degli alberi,
il suo ruggire si sente nel vento, e la sua forcuta lingua colpisce come un fulmine"
"Ma cosa devo fare?" "Non fare niente, st fermo, dormi! Riposa nel Grembo del
Drago...Sogna...Figlio..."
E' cos che Merlino svela il segreto della Natura ad Art, il quale si addormenta nel
ventre del Drago. Dormire significa in questo caso, mettersi in ascolto, cogliere il
palpito di vita e di energia che unisce tutto ci che lo circonda e allo stesso tempo
raccogliere le forze in vista della rinascita come uomo nuovo, forgiato dalle forze
vibranti del bosco e cullato e protetto dalla tenebra notturna, come nei miti antichi, il
Sol,Invictus, il Sole bambino, viene cullato dalla madre notte, da Angerona l'oscura
Dea del Silenzio, che veglia sul suo sonno. Art, dormendo osservato da gufi
onniscienti, serpenti silenziosi e cullato dallo stormire delle foglie, acquisisce la
prima istanza fondamentale della sua preparazione: Excalibur parte del Drago. E' il
tramite tra il Re e la Terra, come gli spiega Merlino, e questi ultimi sono l'uno parte
dell'altra.
Ora pronto ad assurgere al ruolo di Re e per prima cosa deve porre fine alla
battaglia che appena scoppiata. Si precipita al castello dove sta' avvenendo la
battaglia, dove c' un assedio da parte dei cavalieri che non hanno accettato Art
quale Re.
Art riesce a capovolgere l'esito della battaglia, ed interessante notare, che lui, a
differenza degli altri cavalieri, combatte senza armatura e risulta quindi leggero e
scattante come un novello Ermete a confronto con gli altri uomini, che sembrano
affaticati dal ferro e strisciano con grandi sforzi nel fango.
Il suo trionfo avviene quando, in mezzo alle acque del canale che circonda il maniero,
Art si inginocchia di fonte ad Uriens, uno dei cavalieri che non lo accettano come
sovrano, e gli chiede, porgendogli Excalibur, di nominarlo cavaliere. Questo suo
gesto coraggioso e magnanimo gli fa guadagnare la stima e l'ammirazione di tutti i
presenti, compreso Uriens che dopo averlo nominato cavaliere, s'inginocchia a lui,
riconoscendolo come il legittimo Re.
Comincia quindi il suo percorso come Re a tutti gli effetti.
Incontra Ginevra, la figlia di uno dei cavalieri che l'avevano supportato, e se ne
innamora. E' interessante notare, come a suo tempo fece suo padre Uther per
Igrayne, che Art s'infiamma d'amore per Ginevra proprio nel cuore di una festa
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danzante, come a sottolineare l'arcano, fascinoso e magico potere della danza, un
tempo posto sotto la tutela di Dioniso.
Ginevra, sembra possedere anche lei, come Art, un legame con il mondo arcano. La
ragazza infatti esperta nell'arte della guarigione, conosce le erbe e le misture per
incantare e le miscela sapientemente alle comuni doti femminili. Inoltre sembra
anche lei avere, come sottolineavo prima, il fascino magnetico della danza, come
Igrayne.
Un altro personaggio chiave che fa la sua comparsa a questo punto della vicenda
Lancillotto Del Lago, un nobile e valoroso cavaliere che sfida Art e i suoi cavalieri
per misurarne il valore. Lancillotto sin da subito si presenta come un elemento
fondamentale nella crescita interiore di Art. La sua bravura nel duello scatena cieco
orgoglio e rabbia in Art, il quale, incapace di ammettere la superiorit
dell'avversario, decide di usare Excalibur per umiliarlo . La sacra spada esaudisce
questa sua volont ma si spezza subito dopo, contaminata da quell'orgoglio egoistico.
Siccome Art, alla vista di questo fatto, realizza immediatamente che il suo
comportamento stato indegno e si pente sinceramente, la Dama del Lago decide di
rigenerare la spada e di affidarla nuovamente al Re.
Sono molto interessanti gli elementi simbolici presenti in questo episodio, in cui
Lancillotto un bellissimo cavaliere vestito di una scintillante armatura d'argento,
con l'elmo a forma di pesce. La sua armatura si presenta molto diversa dalle altre per
la sua luminosit e la sua brillantezza argentina. La sua connotazione lunare e il
riferimento ai pesci pu essere un preludio all'et cristiana, in cui in et paleocristiana
veniva spesso associato il pesce al Cristo. Quella cristiana un' et pregna di
misticismo e secondo certi calcoli astrologici un epoca segnata dal segno dei Pesci.
Lancillotto rappresenta il puro cavaliere devoto, la sua fedelt rispecchia una delle
qualit pi pure dei simbolismi acquei e lunari, ma siccome viene vinto con l'inganno
sar egli stesso, in seguito, a rompere l'armonia interiore ed esteriore della vita del
Re; e quando si accorger del torto che ha inflitto al suo sovrano, per dolore e rimorso
si far monaco predicatore appunto, in attesa di riscattarsi.
I cavalieri della Tavola Rotonda e la Memoria.
"Pensate bene a questo momento, assaporatelo, rallegratevene con grande gioia.
Ricordatelo per sempre! Poich da esso siete uniti: voi siete tutt'uno, sotto le stelle!
Ricordate bene, dunque, questa notte, questa grande vittoria cos che negli anni
avvenire possiate dire "io ero l quella notte, con Art il Re!".poich la maledizione
degli uomini che essi dimenticano"
Merlino parla con queste parole ad Art e ai suoi cavalieri, mentre esultano gioiosi
per la grande vittoria che hanno ottenuto nei confronti delle minacce che
attanagliavano il regno da innumerevoli anni.
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I cavalieri si sono radunati con delle torce sopra ad una collina nera, in una notte di
stelle. Ecco qui di nuovo comparire i forti colori alchemici dell' incipit del film : il
nero della Terra e della Notte e il rosso del Fuoco e della bandiera del dragone. La
differenza fondamentale che distingue questo momento, rispetto alla battaglia
iniziale, che qui il buio e il nero della notte sono illuminati dalle stelle e che i
cavalieri si dispongono in un cerchio perfetto attorno a Merlino. Un cerchio definito
"Anello di Saggezza" da Art.
Anche qui c' un richiamo ad azioni che sono avvenute nel passato, ma che, in questa
seconda occasione, sono state portate avanti con pi saggezza, forse proprio in virt
del ricordo degli errori del passato.
Art infatti ha compiuto le stesse gesta eroiche del padre Uther, ma con una saggezza
e con una Petas, che ad Uther erano sconosciute. Art ha purificato le azioni del
padre e tutto questo ha potuto metterlo in atto grazie al Ricordo: la Reminescenza.
Considerato anche il discorso chiave di Merlino in questo contesto, si pu supporre
che Art sia portatore della trasmigrazione, o reincarnazione, del padre Uther, che
solo in punto di morte aveva compreso quali fossero state le sue mancanze come Re.
Secondo Platone e altre dottrine misteriche arcaiche dell' Occidente, ricorre spesso il
concetto della trasmigrazione delle anime dopo la morte, in una continua evoluzione
che avviene esistenza dopo esistenza e in cui necessario Ricordare. Ricordare una
parola che deriva da cor- cordis, il Cuore. E' necessario quindi ricordare non con la
mente ma con il Cuore per poter effettuare la purificazione e la realizzazione perfetta
del Daimon, o Genio personale dell'Uomo e della Donna. Compito dell'Iniziato ai
Misteri ricordare sempre la propria essenza che appunto il Cuore. Il Cuore, tra le
tante cose, uno dei simboli pi vicini al Sole.
Ginevra, Mordred, Morgana e il Matrimonio Sacro.
"Adesso tu eviti il suo matrimonio"
"Poich io sono come te Merlino"
Ecco che, quando celebrano le nozze sacre del Re e della Regina ( quindi la
ierogamia del Re con la Terra), qui che ricompare Morgana che si confronta con il
suo alter ego, Merlino.
Dal loro breve dialogo si comprendono molte cose, prima fra tutte, che la loro natura
antica impedisce loro di partecipare al matrimonio celebrato in nome di Cristo, o
come dice Merlino "del dio unico". Sono quindi due semi-dei, due anime antiche:
"Ormai, i giorni dei pari nostri sono numerati, il dio unico viene a cacciare via i
molti Dei, gli spiriti dei boschi e dei torrenti cominciano a tacere. E' il destino delle
cose: il tempo degli uomini e dei loro modi"
Morgana l'ultima emanazione di una stirpe di divinit femminili, che gi sua madre
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incarnava. Igrayne, Ginevra e Morgana sono in un certo senso una triade di semiDee, dove Ginevra rappresenta quella pi legata alla sfera terrena, Igrayne il lato
materno lunare e Morgana l'aspetto notturno e stregonesco. Morgana porta il seme
della vendetta e le sue azioni, quando cercher di portare avanti il suo progetto,
sembreranno quelle di un Erinne impazzita. Mentre Merlino accetta il cambiamento
sottile che st avvenendo, lei non si rassegna e dichiara guerra al mondo. Cerca di
spodestare il Re, unendosi incestuosamente con lui e concependo un figlio che prova
a trasformare nel nuovo Sole Bambino, Mordred. Morgana usa la Magia del Fare per
cercare di ricreare un regno fittizio, mentre Art ha perso completamente la
connessione con la Terra e con Excalibur, spento dal tradimento di Lancillotto e
Ginevra. Morgana assomiglia molto a ci che Kali per la tradizione Induista, ossia
l'archetipo femminile, che per porre fine al declino e alla decadenza, decide di
distruggere tutto quello che c' attorno.
Morgana cresce il figlio imprigionandolo in un'armatura dorata, con un elmo dagli
attributi solari. Egli non il Sole Bambino, ma un sole folle. Art non avr mai un
vero erede in Mordred ma solo la sua nemesi.
"Non posso dirti niente di pi, i miei giorni sono finiti, gli Dei di una volta sono
andati, per sempre, . E' il tempo degli uomini ora: il tuo tempo Art."
"Ti rivedr ancora?"
"No, ci sono altri mondi. Questo ha finito con me."
Questa la verit che Morgana non accetta e Merlino lascia che lei si scateni.
Morgana l'ultima Dea rimasta, l'ultima, dopo che Merlino se n' andato, e la sua
rabbia divampa quando Art perde la Luce e la Spada dei Re.
Forse, il suo attaccamento allo status quo dovuto al fatto che l'iniziazione di
Merlino non stata completa su di lei, e ci evidente quando Merlino la porta nella
grotta del Drago per insegnarle la Magia del Fare, in cui, prima di insegnarle la
formula, prova a distruggere la personalit profana di Morgana, per depurarla dagli
attaccamenti egoici; questo procedimento viene tuttavia interrotto, quando Art
abbandona Excalibur, creando uno sconvolgimento profondo all'interno del Drago.
Merlino quindi le rivela la Magia del Fare senza averla adeguatamente purificata e
Morgana, ottenuto questo nuovo potere, lo usa per attuare i suoi piani megalomani.
"Tu non sei un Dio, tu non sei un Uomo: Io trover un Uomo e dar vita a un Dio"
Parsifal e il Graal.
Parsifal l'altra figura chiave di tutta la vicenda. E' un ragazzino che vive in mezzo ai
boschi, e ad un certo punto incontra Lancillotto. Sentendo una grande ammirazione
per i Cavalieri e per Lancillotto stesso, cattura una lepre per lui e gli chiede di essere
portato a Camelot. Lancillotto acconsente e Parsifal si ritrova molto presto a palazzo.
Vede dall'alto la Tavola Rotonda dei Cavalieri e questo pu essere gi un indizio del
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fatto che lui, avendo vissuto l'ammirazione per il Mito dei Cavalieri di Re Art,
riuscir a conservare la Memoria di ci che li unisce , anche quando tutti gli altri
lhanno dimenticata e per questo motivo falliscono.
Sin da subito si offre come un sincero compagno, si offe di riscattare Lancillotto
quando nessuno osa farlo e assiste il Re quando si ammala, dopo aver abbandonato
Excalibur.
Un piccolo inciso: quando Art abbandona Excalibur, la inserisce su di una roccia, tra
la Regina e il Cavaliere traditori ed interessante notare che, di nuovo, la Spada giace
in una roccia.
Parsifal si prender cura del Re. Cercher fino ai confini del mondo il Graal,
dovendo fronteggiare le illusioni di Morgana e le risate sardoniche di Mordred.Molti
altri Cavalieri hanno ceduto alle illusioni di Morgana, ma Parsifal no: poich lui serba
ancora il ricordo di ci che li unisce.
Viene allora appeso ad un albero. Questa condizione chiaramente ispirata ad un
forte simbolismo che va da Odino appeso ad Yggdrasill, per scoprire gli arcani della
Natura, a l'impiccato delle lamine dei Tarocchi.
Parsifal toccando i confini tra la Vita e la Morte, riesce a vedere il Graal, in una
visione. Esso custodito all'interno di una poderosa fortezza e una voce gli
domanda:
"Qual' il segreto del Graal? Di chi al servizio?"
A queste domande Parsifal fugge spaventato e nel medesimo istante, quasi per
intervento divino, riesce a liberarsi dalle corde che lo stavano legando all'albero dei
Cavalieri Morti.
Parsifal continua a cercare, viaggiando ancora molto. Lungo il tragitto incontra
Lancillotto, il quale per il rimorso di aver tradito Re Art, ha preso i voti ed
diventato un monaco predicatore. Egli conduce una folla di disperati: da quando Art
ha perso la sua anima, la Terra non ha pi dato frutti e la gente langue tra carestie e
miseria. In questa situazione incresciosa prospera la nuova religione del dolore e
Lancillotto ne diventato un fanatico seguace.
"Tu sei l'ultimo di noi, non puoi rinunciare."
Parsifal ritrover il Graal quando cadr in un fiume. Per salvarsi dall'annegamento si
liberer dell'armatura e di tutto ci che superfluo e tra le acque purificatrici e
rigeneranti ritrover la purezza ancestrale del suo spirito. E' interessante notare
l'analogia tra Art e Parsifal: entrambi riescono nelle imprese dove falliscono altri per
la loro genuinit, per il loro essere fanciulleschi e questo aspetto simboleggiato dal
fatto che in quei frangenti, Art quando estrae Excalibur e Parsifal quando trova il
Graal, sono rappresentati privi di quelle pesanti armature di ferro, metallo che
rappresenta la decadente et dell'uomo; le loro immagini leggere e veloci spiccano tra
gli altri Cavalieri e ci fa di loro degli agenti mercuriali.
Il Graal l'elemento complementare di Excalibur: sono rispettivamente la Volont e
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la Saggezza, la Spada e la Coppa, l'elemento maschile coniugato a quello femminile
nell'anima del Re alchemico.
Parsifal riesce dunque a rispondere al quesito necessario per accedere al Graal: la
Coppa divina appartiene al Re e gli sempre appartenuta.
"Qual' il segreto del Graal? Di chi al servizio?"
"Del tuo, mio Signore"
"Chi sono io?"
"Sei il mio Signore, il Re. Tu sei Art"
"Hai trovato il segreto che io ho perduto?"
"S: Tu e la Terra siete Uno"
Parsifal rappresenta quindi l'anima giovane di Art, l'aspetto fanciullesco che il Re ha
perduto, e grazie ad essa il Graal pu riempire il vuoto che si era creato nel cuore del
sovrano.
Il Re rinasce quindi ad una nuova consapevolezza che gli permette di ritrovare
Excalibur, custodita amorevolmente da Ginevra.
Art, Merlino e Mordred.
Dopo la rinascita di Art, si risveglia anche la Terra: gli alberi tornano a fiorire,
l'abbondanza torna ad allietare i campi, la vita torna a fluire, analogamente a come la
Natura torna a fiorire quando Persefone o Adone tornano dal regno degli Inferi.
"Preparatevi a combattere. Ho vissuto troppo a lungo attraverso gli altri, Lancillotto
ha sorretto il mio onore, Ginevra la mia colpa, Mordred i miei peccati, i miei
cavalieri hanno combattuto le mie cause. Ora, fratello mio, io sar Re."
Art deve ora affrontare Mordred, la sua Nemesi, egli infatti stato cresciuto da
Morgana con l'idea di essere il legittimo erede al trono di Camelot. Morgana l'ha
cresciuto e protetto con sortilegi e canti sacri, ha incantato l'armatura d'oro affinch
"Nessuna spada, nessun dardo, nessuna lancia, nessuna alabarda forgiata da mano
umana potr trafiggerti".
Non difficile, osservando questa scena, non ricordarsi della Dea Teti che prova a
donare l'immortalit e l'invulnerabilit al figlio Achille, nell'Iliade. Mordred, quando
veste quell'armatura fatata, invulnerabile a qualsiasi arma forgiata da armi umane e
di conseguenza l'unica arma che pu mettere fine alla sua vita Excalibur.
Mordred lancia la sfida al padre Art, il quale, tornato in possesso di Excalibur,
accetta senza esitazione.
"Non ero destinato ad una vita umana ma ad essere l'Essenza di Memorie Future "
Art, rinnovato dall'energia del Graal si riconcilia infine con la Regina, oramai
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reclusa in un convento, e riesce a ritrovare un contatto con Merlino attraverso il
sogno; Merlino diventato "della stessa materia di cui sono fatti i sogni".
"Tu mi hai riportato qui, il tuo Amore mi ha riportato qui, nella Terra dei Sogni"
Come Merlino aveva profetizzato, il contatto con l'aspetto divino della Natura ora
diventato difficoltoso e necessita degli stati mentali particolari, come quello che si
ottiene durante il sonno profondo, la meditazione, l'estasi sciamanica o mediante il
Rito; questa la chiave che gli uomini possiedono ancora per ricongiungersi a quel
mondo Aureo ed Eroico, perduto nella dura Et del Ferro.
Merlino, essendo ora di natura incorporea, riesce ad insinuarsi nei sogni di Morgana e
cos facendo riesce a costringerla a usare la Magia del Fare a vantaggio di Art e dei
suoi cavalieri. L'incantesimo scatena il Respiro del Drago ossia una nebbia densa e
innaturale, che sar fondamentale per la battaglia finale. L'incantesimo tuttavia
consuma tutta la giovinezza di Morgana, la quale sar poi uccisa da Mordred stesso,
che non riconoscer in lei la madre.
Avviene dunque la battaglia finale, a cui si aggiunger anche Lancillotto desideroso
di riscattarsi al fianco del suo Re. Lancillotto muore tra le braccia di Art che gli dice
"Tu sei ci che c' di meglio negli uomini". Il punto cruciale della battaglia avviene
quando padre e figlio, Mordred e Art, si scontreranno a duello. Alla luce di un
tramonto rosso e surreale, Mordred e Art si colpiranno a morte all'unisono; poco
prima di spirare il Re affida Excalibur a Parsifal:
"Parsifal, prendi Excalibur, vai a uno specchio di acqua calma, chiara, gettaci
dentro la Spada" "No..." "Obbediscimi Parsifal, e ritorna"
Parsifal allora prende la Spada e va alla ricerca di uno specchio di acqua calma, ma
quando lo trova gli manca il coraggio di gettare Excalibur: sa che la mancanza di essa
dar inizio alla vera Et oscura. Ritorna quindi dal suo Re, che giace moribondo.
"Che cosa hai visto?"
"Non ho visto niente, solo il vento sull'acqua. Mio Re, non ho potuto! Excalibur non
pu essere perduta."
"Fai, come ti comando, un giorno un Re verr, e la Spada sorger di nuovo"
Parsifal torna nuovamente sulla riva di quello specchio d'acqua e questa volta gli
appare la Dama del Lago a cui consegna la Spada dei Re. La Spada scompare tra le
acque pure del Lago, in attesa del ritorno del Re.
Parsifal torna da Art, proprio mentre il corpo del Re viaggia su di una barca diretta
a Occidente, verso le Terre della Sera, assieme a Tre Dame, le quali sono la
divinizzazione delle tre donne fatali che hanno fatto parte della sua vita : Igrayne,
Ginevra e Morgana.

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Il film non stato ambientato in nessun periodo storico preciso, ma, fedelmente al
concetto di Mito, si avvale di elementi propri di diverse epoche storiche: i personaggi
combattono dentro a delle armature che sono molto simili a quelle rinascimentali da
parata, i tornei sono tipicamente dei fenomeni relativi al Basso Medioevo, ma sono
ambientati tuttavia nel cuore dei boschi, le battaglie sembrano invece proprie del
periodo Tardo-Antico o Alto- Medievale, cos come il sincretismo tra paganesimo e
cristianesimo si potrebbe ambientare in questi ultimi due periodi storici.
L'ambientazione surreale, per la maggior parte le vicende sono ambientate in questi
boschi verdi e fatati; i castelli, i tornei, le battaglie: tutto si materializza tra queste
foreste incantate.
Questa indeterminatezza temporale e spaziale tipica dell'epica antica e del Mito:
L'Iliade e l'Odissea non si riferiscono a un tempo storico preciso ma a diversi periodi
che vengono fusi nello stesso racconto. Il presente, il passato e il futuro convivono
contemporaneamente e i fatti che si svolgono non hanno mai un solo significato, ma
ogni figura, ogni parola, nascondono plurime chiavi di lettura. E' la natura del
simbolo stesso a essere concepita e costruita in questo modo. Il Simbolo, il Mito,
l'Epica, sono universali ed elitari allo stesso tempo e hanno molti livelli di
comprensione che vanno dai significati pi immediati a quelli pi reconditi e raffinati
e, proprio per questa virt impareggiabile, erano la vera ricchezza dei popoli, in cui
ogni strato sociale o casta ha la propria chiave di lettura e i propri insegnamenti di cui
beneficiare e da cui essere stimolati. Per questa natura duplice, popolare e gerarchica
allo stesso tempo, spirituale e materiale, senza tempo e storicizzata, il Mito sar
sempre la forma pi pura e nobile con cui la Conoscenza viene in possesso degli
uomini, direttamente dai Numi e divino per se stesso; questopera si colloca quindilid
a buon diritto in questa dimensione mitica ed archetipica Aryo-Europea, a buon uso
delle nuove generazioni di buon sangue che sappiano incarnarne ancora i principi.

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Preludio alla Mezzaluna
di Strix
Era la Sacra Primavera della Vita,
nellInverno del Mondo.
Quando le genti non Respiravano,
e non Parlavano pi.
Fu allora che alcuni giovani delle Genti,
femmine e maschi,
riuscirono a Ri-creare un poco di Silenzio.
E scoprirono che nelle loro Anime udivano
le Antiche Voci riecheggiare.
Riconobbero lAntico Messaggio;
le membra fremevano.
Uscirono, allora,
seguendo un vago sussurro incosciente:
il mormorio del Vento nelle membra.
Seguirono la Vibrazione.
Si addentrarono nel Bosco,
con la Fiaccola fra le mani.
Non sapevo nulla del Bosco, ai primi passi,
e il lucore della mia torcia illuminava solo le ramificazioni
della boscaglia insondabile.
E inciampavo,
inciampavo barcollando come un cucciolo
nel pulsare delle Ombre.
Ma rimasi in piedi.
E il Vento cominci a Soffiare.
E divenni Vento.
Compresi il Mormorio sempre pi nitido
e mi vidi dallAlto.
Ero una Lama.
Ero un fruscio e un rapace e ancora Vento.
Ero suono e profumi, poich Essi parlavano al mio cuore.

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E il Vento attizz la Fiamma della mia torcia.
E divenni Fuoco.
Compresi lo splendore del Divampare Antico.
Umana Intelligenza e Umana Passione.
Lardore del Volere
E il bruciore, e bruciore.
E incontrai lAcqua.
E fui fiume e cascata. Pozzo e acquitrino.
E mare e palude.
Conobbi per un istante lincommensurabile Inconscio
E quanto senza tempo n spazio potesse essere il Sogno
E vidi, per un solo momento,
che la Vita e la Morte
Non erano che la Medesima Essenza,
nel cerchio del pozzo.
E infine alzai gli occhi
E vidi il Sentiero, di terra battuta.
Ero solido come lEternit della Roccia.
Immortale Pietra e Fermezza Arcana.
Ero il Nord.
In piedi sul Sentiero degli Antichi
Scrutai lorizzonte e vidi la Stella.
Le Genti si erano incamminate sul Sentiero dei loro Padri,
gi percorso dai padri dei loro padri, e da altri padri prima di loro.
E Il Bosco loro don le Virt della Buona Gente
E in virt di questo dono ogni giorno miglioreremo,
ascolteremo le antiche voci attraverso la Natura
Ogni giorno pi consapevoli, ogni giorno migliori.
Rinnovando il Sacro Patto, in virt dei Sacri Doni del Bosco.
E dal Cielo gli Dei potevano vedere
I tanti Fuochi illuminare
Le cime di montagne lontane e vicine.
Ogni Fuoco un Cuore che batte.
Un Sangue che scorre
In simbiosi con la profondit del cielo stellato.

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LARTE MEDICA NEL III LIBRO DELLA REPUBBLICA DI PLATONE.
di Cupra
Nel II e nel III libro della Repubblica, Platone (rappresentato dal personaggio di
Socrate) inizia a parlare delleducazione dei Custodi della citt. Ricordiamo che il
modello politico presentato in questopera prettamente ideale e impossibile (o
quasi) da realizzare, come dice lo stesso filosofo:
Un modello dunque era il nostro scopo quando cercavamo di
dire che cos la giustizia in s e quale risulterebbe essere luomo
perfettamente giusto []: non si trattava di dimostrare che la
loro esistenza fosse possibile. Pensi allora che sarebbe meno
bravo il pittore che dopo aver dipinto un modello di quel che
sarebbe luomo pi bello, ritraendone ogni parte in modo
adeguato, non fosse poi in grado di mostrare che un tal uomo
possa davvero esistere?
Non di certo per Zeus
E allora? Non possiamo dire anche noi di aver tracciato nel
discorso un modello di una buona citt
Certo
E possibile tradurre nella pratica una cosa proprio come
detta nel discorso, oppure nella natura delle cose che la prassi si
accosti alla verit meno del discorso anche se qualcuno non lo
crede?
Sono daccordo
Perci non costringermi a mostrare ci che abbiamo descritto
nel discorso come interamente realizzato anche nei fatti; se poi
saremo capaci di scoprire una citt possa venir dotata di una
forma di governo che si approssima al massimo a quella di cui
abbiamo trovato quella possibilit di realizzazione che tu esigi.
Non saresti contento di questo risultato? Per conto mio mi
accontenterei1.
Nel libro III Socrate e i suoi interlocutori (Glaucone e Adimanto, fratelli di Platone)
continuano a tessere le trame della citt ideale. Dopo aver trattato, nel libro II, della
giustizia e della formazione delle varie classi di cittadini, giunto il momento di

Platone, Repubblica, V, 472A-473B, traduzione di M. Vegetti, Bur, Milano 2007.

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parlare dei Custodi della citt e della loro formazione2: la loro educazione si basa
sulla musica e sulla ginnastica.
E proprio nel trattare della ginnastica e dellalimentazione degli atleti che Socrate
tocca largomento della medicina e dellarte medica. Ecco come inizia il discorso:
Dopo la musica nella ginnastica che occorre educare i
giovani. Anche questa deve essere scrupolosamente curata, fin da
quando sono fanciulli, e continuata per tutta la vita. A mio parere,
le cose stanno pressappoco cos; per pensaci anche tu. A me non
sembra che sia il corpo, per quanto buona possa essere la sua
costituzione, a rendere buona lanima con la virt che gli
propria, ma, al contrario, che sia lanima buona a migliorare al
massimo il corpo con la virt che le propria [].
Ebbene, la ginnastica migliore non sar in certo modo sorella
di quella musica semplice di cui abbiamo parlato pocanzi? []
Ginnastica semplice e appropriata, particolarmente quella di tipo
bellico.
E per gli alimenti? I nostri uomini sono atleti impegnati nella
pi importante delle gare. E potr loro convenire il tenore di vita
dei campioni odierni? [] Non vedi che questi campioni
passano la vita a dormire e, se escono un po dal regime loro
prescritto, contraggono gravi e violente malattie?.
Innanzitutto, Socrate sottolinea come sia lanima a rendere buono il corpo e non
viceversa: la ginnastica, cos come la musica, deve essere semplice. Nel passo
successivo, vi una riflessione sullalimentazione degli atleti 3 i quali peccano di
troppi stravizi nellalimentazione e nellabuso di ricette troppo raffinate. Viene
criticato il fatto che passano la maggior parte del tempo ad oziare e a dormire e che
sono soggetti a numerose malattie.
E' a questo punto che Socrate inizia a parlare della medicina:
E non ti pare vergognoso, continuai, ricorrere alla medicina
per tuttaltra ragione che per ferite o per certe malattie che si
ripetono ogni anno, ma per la poltroneria e il regime di vita di cui
abbiamo parlato? E ripieni di acquitrini di flussi e di soffi,
costringere i bravi Asclepiadi a denominare le malattie fiati e
catarri?
Tra la fine del II libro e linizio del III, Platone fa una lunga digressione sui modelli proposti dai poeti:
nella citt ideale sarebbero da eliminare quei racconti nei quali si attribuiscono agli di comportamenti
troppo umani o moralmente negativi (stupri, inganni ecc.); allo stesso modo bisognerebbe operare contro
alcune melodie promuoverebbero una certa mollezza danimo. Questo modo di procedere di Platone
stato attaccato in modo diffuso (per le limitazioni alla libert creativa dei poeti ecc.), soprattutto nella critica
Novecentesca ma, bisogna ricordare, che qua il filosofo ateniese sta costruendo un modello irrealizzabile al
quale ci si pu ispirare e non un programma politico-sociale da seguire alla lettera.
3
Ho dovuto tagliare la parte sulle portate e sulle ricette per motivi di spazio.
2

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La condotta di un regime di vita (soprattutto alimentare) pieno di stravizi porta gli
atleti, e non solo, a ricorrere alla medicina. Socrate definisce vergognoso il fatto di
contrarre malattie a causa dellozio e di una vita priva di misura: se ci pensiamo bene,
quello che accade sempre pi spesso nella societ occidentale dove sono in aumento
le patologie dovute allabuso di cibi (come il ventenne morto pochi giorni fa che si
alimentava solo di patatine fritte) e alla sedentariet con un relativo aumento del
consumo di farmaci4.
Socrate prosegue indicando come anche la medicina abbia subito una evoluzione in
negativo:
Questa medicina doggi, che educa le malattie, non era usata
dagli Asclepiadi, dicono, prima che nascesse Erodico. Egli era un
insegnante di ginnastica che, ammalatosi, mise insieme
ginnastica e medicina e torment per primo e specialmente se
stesso, in sguito molti altri.
In che senso?, chiese.
Rendendosi lunga la morte, risposi. Pur seguendo attentamente
il decorso della malattia non era capace di guarirsi, e passava la
vita a curarsi senza interessarsi di nulla, tormentandosi ogni poco
che uscisse dal solito regime di vita; e per la sua sapienza giunse
alla vecchiaia sempre lottando con la morte.
A differenza dei seguaci di Asclepio, Erodico e i suoi discepoli non estirpavano la
malattia, non cercavano la causa scatenante ma ne seguivano il decorso fino alla
morte passando gran parte dellesistenza a curarsi senza occuparsi di nulla. Ecco un
esempio riportato da Socrate:
Un falegname che sta male, pretende dal medico di bere un
farmaco e cos vomitare il suo male o di liberarsene con un
purgante o una cauterizzazione o unincisione. Ma se uno gli
4

Quasi una dose di farmaco al giorno per ogni italiano, nei primi nove mesi del 2010. Sono i dati che
emergono dal rapporto OsMed dell'Agenzia italiana del farmaco e dell'Istituto superiore di sanit, secondo
cui nel periodo di riferimento, ogni mille abitanti, sono state prescritte 954 dosi di medicinali. Fra gennaio e
settembre del 2005, la stima era di 773 dosi: l'aumento in cinque anni stato quindi di circa il 20%. La spesa
farmaceutica territoriale di classe A a carico del Servizio sanitario nazionale - prosegue il rapporto - stata
pari a circa 9.732 milioni di euro, con un aumento dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente. Tutti gli indicatori di consumo (ricette, confezioni e dosi) evidenziano un incremento
rispettivamente del 3,3%, 3,1% e 3,8%. Dall'analisi delle principali componenti della spesa si rileva un
aumento del 3,8% delle quantit di farmaci prescritti, una diminuzione del 3,3% dei prezzi e uno
spostamento della prescrizione verso specialit pi costose. I farmaci dell'apparato cardiovascolare
rappresentano la principale categoria terapeutica sia in termini di dosi prescritte (47% del totale) che di spesa
pro capite (36%), seguiti da quelli dell'apparato gastrointestinale e del metabolismo con rispettivamente il
14% e il 16%. L'aumento pi elevato nella prescrizione si osserva per i farmaci dermatologici (+9,3%),
gastrointestinali (+7,7%), del sistema nervoso (+4,3%) e per quelli cardiovascolari (+3,6%), mentre
diminuisce il ricorso ai farmaci antimicrobici (-3,5%) e agli antineoplastici e immunomodulatori (-2,2% sul
territorio). I farmaci generici rappresentano oramai il 30% della spesa farmaceutica e il 50% delle dosi
giornaliere. Fonte http://www.ordinemediciroma.it/OMWeb/Asp/NewsDettaglio.asp?IDNotizia=10123 .

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prescrive una cura lunga a regime e gli ficca in testa berrettucci
di lana e tutto quello che a ci tiene dietro, eccolo dire ben presto
che non ha tempo di stare male e che non gli giova vivere cos,
fisso con la mente alla sua infermit, trascurando il lavoro che gli
sta davanti. E con ci saluta un simile medico, riprende il
consueto regime di vita, riacquista salute e vive attendendo alle
sue cose. Se per il corpo non in grado di reggere, muore e si
libera dagli affanni.
Socrate mostra come le pratiche di Erodico sarebbero impossibili da seguire per un
falegname o per qualsiasi membro della classe degli artigiani che deve lavorare per
poter vivere e che non pu perdere tempo a curarsi per lunghi periodi. Il filosofo
conclude, infatti, che se la malattia persister, sar meglio morire per il falegname
cosicch potr liberarsi dalle sofferenze.
Ora, non possiamo affermare che, conscio di questo, Asclepio
invent la medicina per coloro che per naturale disposizione e
regime di vita hanno corpi sani, ma portano nelle loro persone
una malattia limitata a una parte sola? Che la invent per costoro
e per questa loro condizione? E possiamo affermare che, pur
scacciando le malattie con farmaci e incisioni, egli prescrive
labituale loro regime di vita, per non portare danno alla vita
dello stato; e che, per i corpi affetti da malattie organiche
dovunque diffuse, non cerca di rendere lunga e penosa la vita
alluomo ricorrendo a regimi curativi fondati su graduali
evacuazioni e infusi, e di far procreare dei figli che, come ben
naturale, saranno simili ai genitori; ma che non ritiene di dover
curare, come persona non utile n a s n allo stato, chi non pu
vivere il tempo fissatogli dalla natura.
Socrate sostiene che Asclepio, al contrario di Erodico, ha inventato la medicina per
coloro che hanno un corpo sano e una predisposizione alla salute: le malattie
interessano solo una parte di questi soggetti e non tutto il corpo. Asclepio cura queste
persone e prescrive loro delle cure affinch possano tornare presto al servizio della
Citt, senza diventare un peso per la societ. Se, al contrario, trova degli individui
colpiti da patologie croniche che coinvolgono ogni parte del corpo, i seguaci di
Asclepio non cercano di allungare loro la vita attraverso pratiche dolorose e cure
continue: invitano questi soggetti a non fare figli, che potrebbero ereditare le malattie
dei genitori, e li accompagnano alla morte evitando di prolungare le loro sofferenze.
Socrate definisce questi malati cronici come persone n utili a se stesse n utili alla
citt in quanto non potrebbero assolvere ai compiti che a loro spettano. Il filosofo
ribadisce questo concetto nel passo successivo:
- Un uomo di stato, rispose, per te Asclepio.
E chiaro, dissi; e pure i figli suoi, poich era tale non vedi che
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anche a Troia si dimostrarono prodi in guerra e fecero della
medicina luso che dico? Non ricordi che anche a Menelao ferito
da Pandaro "suggendone il sangue, sparsero linimenti sulla
piaga" e che in sguito egli non ebbe bisogno di bere o mangiare
nulla oltre a quello che avevano prescritto ad Eurpilo, convinti
che per risanare uomini sani e regolati nel tenore di vita prima
del ferimento bastavano i farmaci []Ma che quando si trattava
di un individuo naturalmente malaticcio e intemperante,
credevano che vivere non giovasse n a lui n agli altri; e che per
persone come queste non ci dovesse neppur essere larte medica,
e di non doverle curare, nemmeno se fossero state pi ricche di
Mida.
Ricorrendo alla mitologia, Socrate mostra come un uomo valoroso come Menelao
venne curato nonostante le ferite subite nello scontro con Pandaro mentre per una
persona malaticcia e resa intemperante dalla malattia non bisogna ricorrere alla
medicina nemmeno se fosse ricchissima.
Nonostante il tema della medicina e della cura dei corpi sia trattato en passant, non
si pu non notare come i temi toccati siano di stretta attualit: il primo quello
dellabuso dei farmaci dovuto ad una cattivo stile di vita, allozio e agli stravizi
alimentari; il secondo riguarda una forma primitiva di accanimento terapeutico
presente nella Grecia del V-IV secolo a.C. Nella lettura di questi passi, ho notato
come spesso i professori provino un certo imbarazzo: sminuiscono le parole di
Socrate; tacciano Platone di insensibilit e di crudelt in quanto non si occuperebbe
dei deboli. Forse, queste persone, dovrebbero vivere a stretto contatto (come
accaduto per due anni alla sottoscritta) con malati terminali, costretti a subire le
peggiori sofferenze e a vedersi prolungare i loro dolori e i loro lamenti per anni
perch cos vuole la legge o perch cos vuole la morale.
Forse sarebbe meglio cercare di alleviare il dolore senza cercare di allungare la
malattia per mantenere le lobby farmaceutiche dal momento che queste non hanno a
cuore la salute degli individui (come molti ancora credono) bens il puro guadagno:
cosa c di meglio che prolungare le vite delle persone e cercare di mantenerle in vita
il pi a lungo possibile grazie ai loro farmaci, come se fossimo semplici batterie (vedi
in un certo senso Matrix).
Al di l delle riflessioni che ognuno pu fare, mi sembrava interessante mostrare
come nellantichit questi temi fossero sentiti tanto da comparire nellopera di
Platone in cui si parla della costituzione di un modello di citt ideale5.
Cupra

Per chi fosse interessato al tema della medicina nel filosofo ateniese consiglio lo studio di M.
Vegetti, La medicina in Platone, Il Cardo, Venezia 1995.
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PIZZA DI FORMAGGIO
Una ricetta genuina dalla tradizione Marchigiana.
di Cupra

Questa pizza (o torta al formaggio) veniva consumata, per tradizione, la mattina di


Pasqua. Pu essere mangiata sia sola sia accompagnata da farciture varie. Era (ed )
una ricetta molto amata dai contadini che riprendevano le loro attivit dopo la pausa
invernale.
Versione 1 ( Tratta da un libro di cucino sulle specialit marchigiane)
INGREDIENTI
Tre etti e mezzo di farina
Un etto di parmigiano
Un etto di provolone*
Mezzo etto di pecorino*
30 grammi di lievito di birra
2 uova
sale
olio extravergine di oliva

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PREPARAZIONE
Impastare un etto di farina con il lievito sciolto in acqua e formare una pagnotta da
mettere a lievitare in ambiente caldo. Quindi impastare tutto il resto della farina con
due uova sbattute, una tazzina di olio di oliva, il sale e un bicchiere di acqua calda.
Aggiungere all'impasto mezz'etto di parmigiano, mezzo di provolone e mezzo di
pecorino grattugiati e tutto il resto del formaggio tagliato a dadini. Unire anche la
pagnottina lievitata ed impastare molto bene fino a raggiungere la consistenza voluta.
Far lievitare l'impasto e infine porlo al forno molto caldo facendolo cuocere per
mezz'ora.
* Per quanto riguarda i formaggi, potete utilizzarne anche tipi diversi. Chi preferisce
un sapore forte aggiunge pecorini; chi ama sapori delicati pu virare sull'Asiago ecc.
Versione 2
INGREDIENTI
550 grammi di farina
200 grammi di parmigiano grattugiato
100 grammi di pecorino grattugiato
200 grammi di pecorino a pezzi
200 grammi di emmenthal a pezzi
5 uova
5 cucchiai d'olio
50 grammi di lievito di birra
sale q.b.
pepe q.b.
latte q.b.
acqua q.b.
Sciogliere un cubetto e mezzo di lievito in circa 60 grammi di latte tiepido e
impastare con gr.130 di farina,fare un panetto, inciderlo a croce e far lievitare per 2
ore circa.
Impastare ora la restante farina con il restate lievito e aggiungere sale q.b., cinque
cucchiai d'olio, il limone grattugiato e dell'acqua tiepida quanto basta per impastare.
Sbattere a parte le cinque uova con sale, pepe, formaggi grattugiati e incorporare tutto
insieme al primo panetto lievitato e al secondo impasto; lavorare bene con uno
sbattitore fino a che diventa un composto cremoso e omogeneo.
Riempire i contenitori, precedentemente infarinati e cosparsi di olio per met di
composto e farcire con i pezzi di formaggio e lasciare lievitare. Quando i contenitori
si sono riempiti infornarli a 180 gradi per 45 min.
Cupra
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Le Nostre Feste

21 Aprile, NATALI DI ROMA


23 Aprile VINALIA
Offerta e bevuta di vino novello in onore di Giove.
28 Aprile-1 Maggio FESTE DI FLORA
e, nelle Regioni Cisalpine, FUOCHI DI BELENOS.
Si celebri Flora, forza sempre viva e fiorente della Tradizione Italica. Nelle Regioni
settentrionali si rievochino i fuochi di Apollo-Belenos e della sua compagna Tsirona.
9-11 Maggio, CELEBRAZIONE MENSILE HESPERIANA
17 Maggio, FESTE DI MERCURIO E DI MAIA

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Prossimi Incontri ed Eventi
20-22 Aprile, viaggio a Roma in occasione dei Natali
23-24-25 Aprile, Campo di Primavera ai Laghi di S.Anna, a S.Cesario nel Modenese.
24-26 Giugno, Celebrazioni del 2 Anniversario della Via dellAmbra, Passo del
Cerreto, Appennino Reggiano.
Luglio 2011, Attivit internazionali con presenza della Federazione Scandinava, data
e luogo da definirsi, in ogni caso in Italia centro-settentrionale.

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