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CONVEGNO NAZIONALE

Sguardi sul paesaggio italiano tra conservazione, trasformazione e progetto in 150 anni di storia
Universit degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria
Reggio Calabria, 5,6,7 ottobre 2011
RELAZIONE

NUOVI SCENARI PER ROMA: LAZIONE INTERNA AI MARGINI DELLA CITT


Serena Forastiere1, Monica Preziuso2
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Universit degli Studi Roma Tre


Universit degli Studi Roma Tre

Abstract
Il terzo CIAM del 1930 sancisce la vittoria del High-rise building in the greenery come paradigma
insediativo di massa che cambier gli equilibri della citt europea, ma lidea di un edificio alto posto su
un suolo soffice e dilatato mina lesistenza stessa della citt, poich nega lo zoccolo duro e massivo che
ne tiene insieme le parti.
Liniziativa privata, favorita delle politiche neoliberali, costituisce spesso il motore prevalente e
incontrollato delledificazione urbana: il nuovo PRG di Roma abdica il suo ruolo di controllore della
pianificazione dei nuovi insediamenti a vantaggio della lobby dei costruttori che dal 2003 ha costruito 40
milioni di metri cubi frammentando ulteriormente il delicato confine tra citt e agro.
Lintento della ricerca sia di denuncia sia di proposta: occorre ridimensionare i 30 milioni di cubatura
prevista ancora da pianificare, ponendola nei quartieri radi di edilizia popolare, per recuperare
lequilibrio urbano e ridare corpo alla citt compatta.

In 1930 CIAMs third meeting ratifies the victory of "High-rise building in the greenery" as a paradigm of
mass settlement that will change the balance of the European city. The idea of a tall building standing
on a soft and dilated land undermines the existence of the city itself, since it denies the massive and hard
core that holds the parts together.
Private enterprise, promoted by neoliberal policies, is often the dominant engine of urban sprawl: the
new Rome town plan abdicated its role as controller in new urban planning. All the benefits are given to
the building constructors lobby, which has built 40 million cubic meters since 2003, adding further
fragmentation to the delicate boundaries between the city and its outskirts.
The aim of this research is both a complaint and a proposal: we need to resize the 30 million cubic
meters still expected in the plan, placing them within the sparse public housing neighborhoods, to regain
the balance and give consistency to the compact city.

Introduzione
In quali termini ha senso parlare di paesaggio in un paese che consuma ogni anno 500 km
quadrati di territorio prevalentemente agricolo? E questo lo scenario emerso nellambito
della presentazione del Rapporto Ambiente Italia 2011, proprio mentre si festeggiano i 150
anni dellUnit dItalia. Nella convinzione che ha senso parlare di paesaggio solo se ha senso
parlare di citt, si propone qui il tentativo di districare le fila, sia teoriche sia concrete, che
riguardano il problema della cementificazione. La prima parte del testo propone unanalisi che
non mira alla completezza quanto allindividuazione delle due cause prime che concorrono a
determinare la frantumazione della citt compatta in Europa a partire dalla seconda met
dell800: da una parte c il passaggio ad un modello di citt aperta, promosso da architetti e
urbanisti, e dallaltra parte, opposta nelle cause ma complementare negli effetti, c la perdita
del controllo sulledificazione urbana da parte degli amministratori. La seconda parte del testo
prospetta in primo luogo lapprofondimento del caso sintomatico di Roma nei rapporti con il
paesaggio specifico dellagro romano, per poi suggerire un diverso atteggiamento
amministrativo e strategico per lo sviluppo della citt.
1. Realizzazioni in corso ai margini del nuovo quartiere di Fonte Laurentina: edifici a stecca di sette piani
invadono zone di agro intatto, 2011

La citt aperta e il paradigma del High rise building in the greenery


Il quartiere Wessenhofsiedlungen, costruito nellestate 1927 per lesposizione Die Wohnung,
stato considerato come il punto di svolta dellarchitettura Moderna. Il successo e la grande
risonanza dellesposizione costituisce il presupposto che ha reso possibile il CIAM, il Congresso
Internazionale di Architettura Moderna tenutosi meno di un anno dopo. La riuscita dellevento
il risultato della lenta fermentazione di nuovi concetti e dallattivit di divulgazione animata
da Hugo Hring e Mies van der Rohe che, condividendo dal 1922 al 1925 lo stesso studio, si
fanno promotori di incontri periodici tra architetti appartenenti allavanguardia: nasce
lo Zehnerring. Gi dal 1923 intensificano la loro azione di sensibilizzazione attraverso numerosi
articoli apparsi su diverse riviste, fino ad ottenere lapprovazione del Werkbund, lorgano
deputato alla promozione dellarchitettura e delle arti applicate. Nel 1925 Mies van der Rohe,
gi membro del Werkbund, incaricato di organizzare il progetto del nuovo quartiere, pagato
dalla citt di Stoccarda e destinato a dipendenti statali. Mies elabora con Hring il progetto
planivolumetrico e nellottobre 1925 i due mettono a punto uno schizzo molto interessante

Serena Forastiere, Monica Preziuso


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2. Riproduzione degli schizzi planimetrici del piano per il Wessenhofsiedlungen, il primo risalente
allottobre 1925 e il secondo al luglio 1926

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(figura 2 in alto) che sfrutta la morfologia del terreno in pendenza assegnato per il progetto.
Gli edifici si legano attraverso dei terrazzamenti e, nonostante lalta densit, beneficiano
pienamente dellesposizione est al quale il versante collinare esposto. Purtroppo il progetto
verr immediatamente attaccato da alcuni esponenti dell'ala conservatrice dell'universit di
Stoccarda che parleranno di piano formalista e romantico, o addirittura utilizzeranno volgari
allusioni antisemite paragonando le volumetrie del progetto ad un sobborgo di Gerusalemme.
Lavanguardia architettonica europea ha bisogno di unazione di propaganda pi incisiva al fine
di far accettare nuovi concetti e nuove idee: lo strumento giusto sar proprio il CIAM. Se da
una parte il congresso si rivela un mezzo efficace di propaganda, dallaltra porta il gruppo ad
uniformarsi su una linea comune sostanzialmente dettata da Le Corbusier, Gropius, Giedion e
sostenuta indirettamente da Mies van der Rohe: la sensibilit moderna rinuncia al molteplice
e alla dialettica interna per diventare razionalismo. Chi pag le conseguenze di questa scelta fu
senza dubbio Hugo Hring. Un nuovo schizzo del piano per il Wessenhofsiedlungen del luglio
1926 (figura 2 in basso) testimonia la rottura tra Hring e Mies, resa evidente quando
questultimo, nellestate del 1927 proprio durante lesposizione, rassegna le proprie dimissioni
dal Ring. Il Piano del 1926 parte da quello del 1925 ma ne stravolge sostanzialmente il senso,
non tanto per la semplificazione delle volumetrie che non seguono pi lorografia, quanto nel
fatto che mentre nel primo schizzo gli edifici si legano attraverso terrazzamenti, componendo
un sistema collettivo in cui le volumetrie sintersecano, sincastrano e nessuna si regge da sola,
nel secondo invece il sistema si regge sullindividualit: tutti i blocchi sono isolati come oggetti.
Da osservare, inoltre, il passaggio dalla previsione di una densit alta a una densit media,
che si abbassa ancora di pi nella versione realizzata. Nel piano del 1925 per lesposizione Die
Wohnung, in cui Mies, rigido, taciturno e classicista e Hring, esuberante, sanguigno e
romantico lavoravano insieme per fondare i principi rigorosi di una nuova scienza del
costruire, attenta alle tecniche e ai materiali, ma essenzialmente centrata sulluomo; si nota
che per un certo periodo razionalismo (o funzionalismo) e naturalismo (o organicismo)
sembravano comporre in maniera dialettica lo spirito del moderno. Ci si chiede allora cosa
sarebbe successo se le obiezioni e le intenzioni alternative non fossero state purificate
secondo un processo indotto alla dogmatizzazione. Nel terzo CIAM del 1930 Grupius celebra i
vantaggi dellunit verticale razionalista, capace di ottimizzare lo spazio aperto tre le unit
(figura 3); Hring si oppone allidea del modello unico, ribadendo limportanza anche delle
case medie e basse, purtroppo verr messo in ombra. Viene cos sancita la vittoria del highrise
building in the greenery che, assieme alla torre residenziale, diventer modello insediativo di
massa indiscusso per le citt moderne a partire dal dopoguerra. Questo paradigma prende
piede nello scenario europeo ponendo le basi pratiche e teoriche di nuovi insediamenti che
cambieranno gli equilibri della citt e dei suoi margini. La base teorica su cui ci si pone
considera la rarefazione di edifici alti e isolati in funzione del potenziale di liberazione del
suolo, secondo la quasi ingenua convinzione che non si possa soffrire di troppo sole, di troppa
luce, aria o spazio verde. In questo momento i pochi che riflettono sugli svantaggi
dellisolamento degli edifici, nonch del passaggio ad un modello di citt aperta e
potenzialmente infinita per reiterazione, non sono ascoltati (Frampton Kenneth, 1975). Un
tappeto erboso, indistinto ma discontinuo tra gli edifici, non pu veicolare le relazioni urbane,
ne sopperire alla mancanza di caratterizzazione dei luoghi, ne essere paesaggio. Se da un lato
la spinta degli architetti e degli urbanisti, a partire della seconda met dell800, era volta alla

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definizione di nuovi modelli insediativi di massa, che potessero garantire agli abitanti un
miglior comfort e standard residenziali pi elevati; dallaltro si riscontra una progressiva
dissociazione progettuale dei nuovi modelli rispetto a quelli della citt storica, alla quale
consegue la rottura fisica dei tessuti urbani. Sin dallintroduzione della tipologia edilizia a
redans, nella Parigi di fine 800, si avvia una progressiva consapevole rottura della continuit
della via tradizionale e dellimmediato e riconoscibile rapporto tra pieno e vuoto, costruito e
spazio aperto, tra edifici, strade e piazze, tipico dei tessuti delle citt fino ad allora conosciute.
Per quanto riguarda la pianificazione generale va ovviamente citata lintroduzione della
zonizzazione funzionale come strumento della razionalizzazione dello sviluppo urbano. Cos
concepiti i piani urbanistici prevedono listituzione di aree funzionali omogenee assegnate a
svolgere una sola specifica funzione allinterno della trama urbana. La citt non un
organismo unitario ma un corpo sezionato e compartimentato, inteso come discontinuo
susseguirsi di elementi autonomi connessi tra loro da infrastrutture e percorsi, anchessi
autonomi e pensati come meri dispositivi di traslazione atemporali atti a collegare gli elementi
tra loro. Questa logica infrastrutturale esclude dal progetto tutto ci che avviene tra gli
elementi portanti, i percorsi non definiscono uno spazio dove stare, ovvero non hanno dignit
di luogo. Questa nuova visione urbana che contiene il paradigma delledificio alto posto su
un suolo soffice e dilatato mina lesistenza stessa della citt in quanto nega lo zoccolo duro e
massivo necessario alla citt per tenere insieme le parti, per definirne i margini e la forma.
3. Dimostrazione di Walter Gropius dei vantaggi della casa multipiano rispetto a quelle basse poich
ottimizzano lo spazio aperto, 1930

La nascita delle societ immobiliari e perdita di controllo sullo sviluppo urbano


Comunemente si ritiene che lurbanistica moderna nasca nel 1910 con lesposizione universale
di urbanistica svoltasi a Berlino per la Grosstadt con il concorso vinto da Hermann Jansen.
Ancora pi importante per la teoria urbanistica sar lanalisi che ne far Hegemann nel suo
Catalogo delle esposizioni internazionali di urbanistica: Berlino 1910, Dusseldorf 1911-12. Due
elementi, per, ci inducono a spostare lattenzione al periodo precedente, a cavallo tra la citt
napoleonica (1814) e i piani della seconda met dell800. Il primo riguarda il fatto che molti dei
modelli codificati e sistematizzati dallarchitettura e dallurbanistica moderna derivano, pi o
meno direttamente, dalle riforme del codice edilizio e delle leggi sanitarie promulgate in quel
periodo (Frampton Kenneth, 1975). In secondo luogo in questo periodo nasce e acquista
importanza un nuovo attore sempre pi influente sugli equilibri di pianificazione e costruzione

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della citt: le societ immobiliari. Sebbene liniziativa del singolo abbia sempre fatto parte
della costruzione della citt, da questo momento in poi linteresse privato determiner gli
assetti urbani in maniera sempre pi incisiva. Ci si chiede se la storia dellurbanistica europea
di questo periodo, che porter ai piani di Parigi (Hausmann, 1853), Berlino (Hobrecht, 1862),
Vienna (Lohr-von Forster, 1859), Barcellona (Cerd, 1859), Madrid (Castro, 1837-59) e Milano
(Beruto, 1884), non debba essere ristudiata e compresa in una forma pi chiara e da un punto
di vista diverso (Sambricio Carlos, 2011). Per capire profondamente questo cambiamento
necessario cominciare a considerare delle fonti che non rientrano nella letteratura urbanistica
riconosciuta e ufficiale. Queste fonti sono da una parte gli archivi privati ancora conservati
delle grandi ditte immobiliari che nascono in quel momento, in modo da comprendere qual
stata la politica del grande capitale rispetto alla crescita della citt; dallaltra le emeroteche,
poich, nel 1830 come oggi, molti giornali sono di propriet di ditte immobiliari, che li
utilizzano al fine di costruire unopinione pubblica favorevole ai propri interventi. Per capire
meglio come lattivit delle immobiliari influisca sulla costruzione della citt post-napoleonica
si possono brevemente comparare gli esempi di Barcellona e Madrid. Il piano Cerd non
importante tanto per la robustezza della griglia, quanto per laver colto il giusto orientamento
della citt, dove il monte e il fiume non solo determinano lasse della corretta direzione di
crescita, ma ne costituiscono anche i limiti naturali. Il valore sostanziale di questo piano, al di
la di ogni connotazione formale, consiste nellaver saputo distribuire in maniera scientifica le
dotazioni di cui la citt aveva bisogno e che ancora oggi determinano lalta e diffusa qualit
della vita offerta dal sistema delle manzanas. Va notato che Cerd non vince il concorso per il
piano di Barcellona, ma un altro progetto, che riproduceva nel disegno delle piazze lo stemma
della Catalogna, aveva incontrato i favori degli amministratori della citt. Da qui il paradosso: il
governo centrale di Madrid sceglie il piano Cerd, cambiando per sempre e in meglio il destino
di Barcellona. Gli stessi dirigenti, per, non sono altrettanto lungimiranti nei confronti della
propria citt, approvando il piano di Castro che determina lo stato di disuguaglianza tra il nord
della citt, ricco di dotazioni e servizi, e il sud. Perch nel 39 non si riesce a fare per la propria
citt quello che nel 59 si fa per una citt che lo stato centrale guardava con sospetto, che
addirittura avversava? Chi ha deciso lo sviluppo del nord a discapito del sud di Madrid? La
risposta si ritrova in una fonte non convenzionale: larchivio di una societ immobiliare di
Madrid in cui Castro figura nel registro paga della stessa. Castro, ingegnere architetto, redige il
piano di Madrid del 37 e contemporaneamente un impiegato dellimmobiliare che attua la
speculazione: la citt si costruisce a partire dallinteresse privato. Mentre lurbanistica si
racconta e si continua a studiare attraverso grandi piani generici, in realt interessi specifici su
aree specifiche sono il vero motore delledificazione urbana. Cerd, con i suoi meticolosi studi
urbanistici e statistici, con le sue 1500 tabelle tutte uguali che studiano la costituzione della
citt compatta, senza salti e senza disparita`, ma anche con una congettura politica
fortuitamente favorevole (gli interessi su Barcellona erano lontani e disgiunti dal potere di
Madrid), ottempera semplicemente alla sua funzione di pianificatore. Lattivit delle
immobiliari, le quali operano a Barcellona quanto a Madrid, viene direzionata rispettando
unidea di citt, forse formalmente scientifica quanto la ville contemporaine, ma
sostanzialmente diversa perch proporzionata sulla qualit della vita concreta delluomo.

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4. Comparti edificatori delle nuove Centralit Metropolitane previsti dal PRG di Roma, 1:Acilia
Madonnetta, 2: Anagnina Romanina, 3: La Storta, 4: Ponte Mammolo, 5: Saxa rubra, 6: Santa Maria della
Piet, 7: Torre Spaccata, 8: Massimina (in viola); censimento delle grandi edificazioni attuate
dallapprovazione del PGR di Roma nel 2003 fino al 2011 (in rosso)

Il caso di Roma e dellagro romano


Liniziativa privata, a seguito delle politiche neoliberali che hanno percorso lEuropa negli
ultimi decenni, costituisce soprattutto in Italia il motore prevalente e incontrollato
delledificazione urbana. Non c bisogno di aspettare la storicizzazione degli eventi, oggi s
pu affermare che gli amministratori romani del 2000, alla stregua di quelli madrileni della
prima met dell800, hanno abdicato alla loro funzione di amministratori dellinteresse
collettivo. I mutamenti del paesaggio della citt di Roma degli ultimi anni palesano la
scelleratezza di questa tendenza. Ancora dal Rapporto Ambiente Italia 2011 si apprende un
dato fortemente discordante rispetto alle previsioni di 30 milioni di metri cubi di prossima
realizzazione sul territorio romano: la capitale detiene il primato italiano delle case
vuote, quantificate nella cifra di 245.142 unit. Moltiplicando il numero di unit per i metri
cubi di un alloggio di medio taglio, si pu sommariamente stimare lentit di questa
volumetria in una quantit superiore ai 50 milioni di metri cubi, paradossalmente maggiore di
quanto si deve ancora costruire. La cubatura edificabile del nuovo PRG quantificata in 70
milioni, dei quali 40 ad oggi gi realizzati (figura 4) e 30 da realizzare; mentre il vecchio piano

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5. Rovine medievali accanto al nuovo quartiere di Fonte Laurentina, 2011

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6. Realizzazioni in corso ai margini del nuovo quartiere di Fonte Laurentina: edifici a stecca di sette piani

ne prevedeva addirittura un totale di 100. Se da una parte il nuovo PRG riesce a diminuire la
cubatura residua del vecchio piano, dallaltra rinuncia al suo ruolo di pianificatore dei nuovi
insediamenti a vantaggio degli interessi dei costruttori, i quali influenzano la localizzazione
delle aree e hanno carta bianca sulle forme di realizzazione. In unintervista di Paolo Mondani
del 2008 Morassut, assessore che ha portato ad approvazione il nuovo PRG di Roma nel 2003,
afferma: (...) Si messo in moto un mercato delle aree individuate dal nuovo piano
regolatore che ha spesso modificato anche gli assetti proprietari. Queste indicazioni di
previsioni sono state precedenti ai processi di compravendita, ma a me francamente come si
muove il mercato, interessa relativamente (). Purtroppo va detto che alcuni terreni in
origine di propriet del comune su cui sono state localizzate le nuove centralit erano gi stati
comprati nel 90 dalle immobiliari. In ogni modo resta il fatto che oggi, crollato il paradigma di
autoregolamentazione dei mercati, non sembra pi cos opportuno disinteressarsi di queste
dinamiche. Almeno 40 milioni di metri cubi dei 70 previsti erano destinati a servizi e residenze
pubbliche che avevano un indice territoriale molto elevato: 2 metri cubi al metro quadrato.
Queste cubature pubbliche, ad esempio nella zona della Romanina e della Cecchignola (figura
6), sono state equiparate a cubature private. Il risultato che questa cubatura ha
frammentato ulteriormente quel delicato confine tra la citt e lagro, deturpando contesti con
valenza paesaggistica storica e archeologica (figure 5 e 7). Bench in molti continuino ad
utilizzare i grandi discorsi di architettura e di urbanistica per giustificare la politica delle grandi
immobiliari, la verit altrove, pi semplice e pi scomoda. Oggi si pu affermare che il
pianificar facendo si tradotto nel fare senza pianificare, comprovando il fallimento
dellamministrazione.

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7. Porzione di agro romano intatto compreso tra via Castel di Leva e via Laurentina, 2011

Una strategia per Roma: il recupero del controllo sulla citt


Cosa fare oggi dei 30 milioni di cubatura residua prevista dal piano? La risposta ad una buona
domanda sempre banale: occorre ridimensionare i 30 milioni di cubatura residui previsti dal
piano e localizzarla in zone comprese tre la citt consolidata e quella in trasformazione e nei
quartieri di edilizia popolare rada e degradata. Occorre ricordare che durante il lungo iter di
realizzazione dei Piani di Zona, caratterizzato da continui stralci e varianti, una quota rilevante
di residenziale pari a 248 ettari e di servizi non mai stata realizzata. Inoltre la dotazione
media comunale di cubatura residenziale oggi di circa 140 metri cubi ad abitante, quindi
molto superiore al parametro di 80 mc a stanza con cui i PEEP sono stati progettati. Gli
interventi di densificazione residenziale in questi contesti non sono solo possibili, ma anche
doverosi: riconnessione e recupero dellesistente rappresentano principi guida possibili che
concretamente riuscirebbero a garantire la qualit urbana per dare corpo alla citt compatta.
Se per alcuni sembrer inopportuno paragonare Roma alla Barcellona del 1859, non si pu
sottrarre la citt eterna al paragone con la Parigi dei giorni nostri. A Parigi le grandi azioni
dintervento pubblico si fanno su zone acquistate da una societ a capitale misto, gestita e
scelta dal comune, chiamata Socit d'conomie mixte d'amnagement (SEMA), ne esistono
diverse, tra le quali la SEMAEST, la SEMAPA e la SEMAV. Il capitale di queste societ
composto dal 51% di soldi pubblici, dunque il comune ha il controllo e lultima parola
sulloperazione. I terreni vengono prima acquistati da questa societ utilizzando
prevalentemente il 49% di capitale privato, successivamente il comune viabilizza il terreno e
costruisce attrezzature come scuole e giardini, solo alla fine lottizza il terreno e vende i lotti
recuperando i soldi investiti nelloperazione. Lamministrazione pubblica parigina, come in
Spagna, Germania e Regno Unito, disegna lassetto della citt e, seppur contrattando volta per
volta le forme di attuazione, non rinuncia alla localizzazione delle nuove funzioni e porta
avanti unidea di citt che si vuole realizzare. Lesempio parigino ci mostra i vantaggi del
disegno della citt e della pianificazione che guida gli interessi particolari degli imprenditori
privati, delle societ edili e delle immobiliari, dimostrando come il ruolo di regia svolto
dallamministrazione pubblica sia la chiave del successo nel coinvolgere volta per volta gli
attori interessati. Per quanto riguarda il caso di Roma, se lamministrazione pubblica avesse
davvero una prospettiva concreta e unidea chiara di citt, sulla base delle esperienze gi
sperimentate e descritte in ambito europeo, si aprirebbe la possibilit di un ribaltamento dei
ruoli. In questa nuova visione lamministrazione perderebbe il ruolo di prescrittore e di
controllore debole per assumere il ruolo di promotore e di committente. Questa strategia, in
cui il pubblico diventa il vero soggetto promotore dello sviluppo urbano, dovrebbe puntare in

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primo luogo al recupero urbano di aree degradate, alla densificazione e cucitura di margini e
vuoti urbani e al potenziamento delle infrastrutture e collegamenti, a partire proprio da quei
piani di edilizia economica popolare della citt esistente. In questo scenario il recupero del
territorio urbanizzato potrebbe cos rappresentare lopportunit, per il settore pubblico di
tornare a disegnare e a pensare la citt, passando da un consumo incontrollato e
inconsapevole del territorio alla sua valorizzazione e ad una nuova ricerca di senso sullabitare.

Bibliografia
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SAMBRICIO CARLOS, La construccion, en Espaa, de la ciudad liberal: 1835-1860, conferenza tenuta
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