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LA PRIMAVERA IN VERSI

LE PIU BELLE POESIE SULLA PRIMAVERA

Leggere i poeti pi un avvicinarsi al loro mondo che non arrivare alla meta, ad
una comprensione esaustiva. Il lavoro della fantasia per chi legge non meno essenziale
del lavoro interpretativo.
Comprendere una poesia vuol dire anzitutto soffermarsi lungamente e ripetutamente
sul linguaggio, saggiarne, esplorarne le possibilit di senso. (A. Berardinelli, Cento poeti,
Oscar Mondadori) Il grande poeta Paul Celan a chi voleva capire meglio la sua poesia,
oscura e difficile, suggeriva: <<Bisogna solo leggere in continuazione le poesie, e poi
leggerle ancora, e allora si arriver a comprenderle.>>
Riconosco che brevi note introduttive, ed esplicative dei passaggi e dei termini pi
difficili possono aiutare a capire, ma il pi delle volte purtroppo tali note non sono
disponibili, sia nelle riviste che nei libri di poesia. Si trovano solo nei testi scolastici. Preso
atto della realt, non possiamo certo rinunciare al piacere di leggere poesie solo perch
presentano qualche difficolt di comprensione.
Leggiamo dunque pi e pi volte i singoli testi cercando di penetrarne lintimo
significato. Capire significa non accontentarsi del piacere sensibile ed emozionale che ci
viene dalla poesia, come da ogni altra forma darte, significa arricchire e integrare tale
piacere sul piano culturale spirituale, realizzando la forma pi alta di fruizione artistica.
Capire dunque importante, ma non necessario capire tutto: quello della poesia
non il linguaggio dellintelletto, della comunicazione oggettiva e impersonale, ma
dellespressione soggettiva e personale. La pretesa di capire tutto, sistematicamente e
minuziosamente, nuoce senzaltro alla freschezza e allincanto di un linguaggio che
proprio dellemozione e della fantasia.
Unultima osservazione: leggiamo la poesia cercando anche di sentire il ritmo, la
musica dei versi, spesso di grande qualit e godibilissima.

La pioggerellina di marzo
Che dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d'oro?
Passata l'uggiosa invernata,
passata, passata!
Di fuor dalla nuvola nera,
di fuor dalla nuvola bigia
che in cielo si pigia,
domani uscir primavera
con pieno il grembiale
di tiepido sole,
di fresche viole,
di primule rosse, di battiti d'ale,
di nidi,
di gridi
di rondini, ed anche
di stelle di mandorle, bianche .
Ci dice la pioggerellina
di marzo, che picchia argentina
sui tegoli vecchi
del tetto, sui bruscoli secchi
dell'orto, sul fico e sul moro
ornati di gemmule d'oro.
Ci canta, ci dice,
e il cuor che l'ascolta felice.
(A. S. Novaro)

Primavera
Gi sulle rive dello Xanto ritornano i cavalli,
gli uccelli di palude scendono dal cielo,
dalle cime dei monti
si libera azzurra fredda l'acqua e la vite
fiorisce e la verde canno spunta.
Gi nelle valli risuonano
canti di primavera.
(Alceo, trad. Salvatore Quasimodo)
Da S. Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori
Canto mattutino
Dorati uccelli dall'acuta voce, liberi
per il bosco solitario
in cima ai rami di pino
confusamente si lamentano; e chi comincia,
chi indugia, chi lancia il suo richiamo
verso i monti:
e l'eco che non tace, amica dei deserti,
lo ripete dal fondo delle valli.
(Anonimo greco, trad. S. Quasimodo)
Da S. Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori

Notte
Dormono le cime dei monti
e le vallate intorno,
i declivi e i burroni;
dormono i rettili, quanti nella specie
la nera terra alleva,
le fiere di selva, le varie forme di api;
i mostri- nel fondo cupo del mare;
dormono le generazioni
degli uccelli dalle lunghe ali.
(Alcmane, tr. S. Quasimodo)
Da S. Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori

Invito all'Erano
Venite al tempio sacro delle vergini
dove pi grato il bosco e sulle are
fuma l'incenso.
Qui fresca l'acqua mormora tra i rami
dei meli: il luogo all'ombra di roseti,
dallo stormire delle foglie nasce
profonda quiete.
Qui il prato ove meriggiano i cavalli
tutto fiori della primavera,
e gli aneti vi odorano soavi.
E qui con impeto, dominatrice,
versa Afrodite nelle tazze d'oro
chiaro vino celeste con la gioia.
(Saffo, trad. S. Quasimodo)
Da S. Quasimodo, Lirici greci, BMM Mondadori

Uccelletto
In cima a un'antica pianta
nel roseo ciel del mattino,
un uccelletto piccino
(oh, come piccino!) canta.
Canta? Non canta: cinguetta.
Povera, piccola gola,
ha in tutto una nota sola
e quella ancora imperfetta.
Perch cinguetta?
Che cosa lo fa parer s giulivo?
S'allegra d'esser vivo
in quella luce di rosa...
(Arturo Graf)

Albero amico
Albero, amico mio,
la musica degli uccellini
non ti pesa
e il vento ti sfoglia
con dita che non si vedono.
albero, sei come me,
ascolti la voce del silenzio,
agiti le foglie
come mani che tremano
nel vento.
Albero, amico mio,
tu guardi il cielo
come io lo guardo
e il sole danza trai rami,
gioia degli uccellini.
(Minou Drouet)

Primavera
Il sole, batte con le dita d'oro
alle finestre. Uno squittio sottile
sui tetti. Nell'orto la fontana .
ricomincia a cantare. E primavera.
Le chiese, i alto, con le croci accese,
i monti immensi con le cime rosa,
le strade bianche con gli sfondi blu.
E primavera. E primavera. Il cielo
spiega gli arazzi delle nubi al vento,
l'albero gemma, verzica la terra.
Nel cortile la pergola fiorita.
Ai balconi, le donne in vesti chiare. E il mare
ha un riso azzurro e un brivido di seta.
(Giuseppe Villarel

La primavera
Quando il cielo ritorna sereno
come l'occhio di una bambina,
la primavera si sveglia. E cammina
per le mormoranti foreste,
sfiorando appena
con la sua veste color del sole
i bei tappeti di borraccina.
Ogni filo d'erba reca un diadema,
ogni stilla trema.
Qualche gemma sboccia
un po' timorosa
e porge la boccuccia color di rosa
per bere una goccia
di rugiada...
Nei casolari solitari
i vecchi si fanno sulla soglia
e guardano la terra
che germoglia.
La capinera prova una canzonetta
ricamata di trilli
e poi cinguetta
come una scolaretta. I grilli
bisbigliano maliziose parole
alle margherite
vestite
di bianco. Spuntano le viole
A notte le raganelle
cantano la serenata per le piccole stelle.
I balconi si schiudono
perch la notte mite,
e qualcuno si oblia
ad ascoltare quello che voi dite
alle piccole stelle
o raganelle
malate di malinconia.
(Ugo Betti)

Tempo di primavera
E' venuto il tempo
che il ranuncolo limpido
rischiara
l'erba folta ed amara;
fitte e stupite
si schierano sulle prode
le margherite;
gi l'usignolo s'ode.
Sotto gli occhi di ogni fanciulla
una tenera ombra fiorita
e con quellombra di viole
il giovane sole
si tratulla.
(Attilio Bertolucci)
A. Bertololucci, Poesie, Garzanti (Gli elefanti)

Piccola nuvola di primavera


Dopo l'acquata le nuvole, pronte,
pigliano il volo, scavalcano il monte.
Or, con la gonna di velo sottile,
la pi pigra s'impiglia nel campanile:
"Lasciami, con codesta banderuola:
mi strappi tutta! Son rimasta sola!"
Ma il campanaro senza discrezione
le risponde col campanone!
che sobbalzo, che sgomento!
Per fortuna c'era il vento
che con tutta galanteria
la piglia e se la porta via.
E che brillio di vetri e foglie!
Quanti bimbi lungo il rio!
Quante vecchie sulle soglie!
Che festa, che chiaccherio!
Bimbi e rondini a strillare,
e bucati a salutare,
e ragazze alla finestra...
(Ugo Betti)

Momento
Rampicanti in fiore
giocano con il vento
primaverile.

Il passero solitario
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finch non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
S ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e cos trapassi
Dell'anno e di tua vita il pi bel fiore.
(Giacomo Leopardi)

La vigna
La vigna, che ha dormito
la breve notte rorida di stelle,
si sveglia al primo battere di ciglia
del cielo d levante:
se tu premi l'orecchio su le zolle,
senti che cresce.
(Diego Valeri)
Diego Valeri, Poesie scelte, Oscar Mondadori

Annunciazione
Primavera. Mattina di domenica. Fresche
campane per il cielo colore di giaggiolo.
Il borgo s vestito di rosa e di celeste;
la chiesa, in cima al colle, s' coronata d' oro...
Il ragazzo va intorno con la sua dolce noia,
con la sua cara e strana felicit segreta
d' andare e di guardare : prendere un po' di gioia
da tutto, o un po' di pena, vagando senza meta.
Una finestra in fiore. Un volo di colombi
nel sole. Un bianco viso di fanciullo. I soavi
occhi dun brutto cane, caldi tristi profondi.
Un sorriso di pschi, un candor di pomari...
E. cos andando, giunto in cima al colle, dietro
la chiesa. Quanto cielo di lass! Che gran mare,
di terre azzurre e bionde! Sul biancheggiar del greto
il fiume di zaffiro ora appare or dispare.
Ecco: e nel cuor fanciullo nasce improvviso un senso
d' universo e d' eterno, e un nuovo amore pio
della vita. Ecco: e tutta, in quell' attimo immenso,
nel suo piccolo petto sta la tua gloria, o Dio.
(Diego Valeri)

Mattino
Che dolcezza infantile
nella mattina tranquilla.
Gli alberi tendono
le braccia verso terra.
Un vapore tremulo
copre i seminati
e i ragni tendono
le loro strade di seta:
raggi sul cristallo
pulito dal vento
(F. G. Lorca)

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Tramonto dopo il temporale


Era il tramonto dopo il temporale.
C'era a ponente un cumulo di cirri
color di rosa. Presso la rotaia
d'un'erbosa viottola, sull'orlo
d'una pozza, era un rospo. Egli guardava
il cielo intenerito dalla pioggia;
e le foglie degli alberi bagnate
parean tinte di porpora, e le pozze,
annugolate come madreperla.
Nel d che si velava, anche il fringuello
velava il canto, e dopo il bombir lungo
del giorno nero, pace era nel cielo
e nella terra.
(V. Hugo, II rospo , trad. G. Pascoli)

Tristezza dolce della campagna


Tristezza dolce della campagna,
va calando la sera.
Giunge da prati mietuti
un leve odore di fieno.
Le pinete si sono addormentate.
Sulla collina il cielo
viola teneramente.
Svegliato, canta un usignolo.
(J. R. Jimenez)

Sera d'aprile
Batte la luna soavemente,
di l dai vetri,
sul mio vaso di primule:
senza vederla la penso
come una grande primula anch'essa,
stupita,
sola,
nel prato azzurro del cielo.
(Antonia Pozzi)

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Che cosa?
Sul paesino bianco bianco
scende la notte scura scura,
ma il cuor piccino non ha paura
anzi preso da un dolce incanto.
Cosa c' che lenta si leva
per il cielo vasto e solo?
C' una luna di rosa e d'oro
che sembra un fior di primavera.
Cosa c' nell'aria quieta,
come un pianto grave e soave?
C' la campana che prega l'Ave
e accarezza ogni pena segreta.
Che cos'ha per compagnia
la piazzetta solitaria?
Ha la fontana che sempre varia
la sua canzone di fantasia.
E l'alberella che par morta
senza pi un fremito di volo?
L'alberella ha l'usignolo
che col suo pianger la conforta.
E nella casa che s'empie gi
d'uno stuolo vago e leggero
d'ombre, vestite di mistero,
il bambino felice, cos'ha?
Il bambino ha la sua mamma
che gli fa nido con le braccia
che se lo stringe guancia a guancia
e gli canta la ninna nanna.
(Diego Valeri)

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Primavera classica
Da i verdi umidi margini
la violetta odora,
il mandorlom sinfiora,
trillan gli augelli a vol.
Fresco ed azzurro laere
Sorride in tutti i seni:
io chiedo am tuoi sereni
occhi un pi caro sol.
Che importa a me de gli aliti
Di mammola non tocca?
Ne la tua dolce bocca
Freme un pi vivo fior.
Che importa a me del garrulo
Di fronde e augei concento?
Oh che divino accento
Ha su tuoi labbri amor!
Auliscan pur le rosee
Chikome de gli arboscelli:
londa de tuoi capelli,
cara, disciogli tu.
Masconda ella glinanimi
Fiori del giovin anno:
essi ritorneranno.
Tu non ritorni pi.
(Giosue Carducci)
Giosue Carducci, Tutte le poesie, ed. Newton Comton

Alle selve, alle foglie dei boschi dolce primavera


Alle selve, alle foglie dei boschi dolce primavera; a primavera
gonfia la terra avida di semi.
Allora il Cielo, padre onnipotente, scende
con piogge fertili nel grembo della consorte,
immenso si unisce all'immenso suo corpo,
accende ogni suo germe. Gli arbusti remoti risuonano
del canto degli uccelli, e gli armenti ricercano Venere,

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e i prati rinverdseono alle miti aure di Zfiro.


E i campi si aprono; si sparge il tenero umore;
ora al nuovo sole si affidano i germogli.
E il tralcio della vite non teme il levarsi degli austri
n la pioggia sospinta per l'aria dai larghi aquiloni,
ma libera le gemme e spiega le sue foglie.
Giorni uguali e cos luminosi credo brillarono
al sorgere del mondo; fu primavera, allora.
primavera passava per la terra. Ed Euro
trattenne il soffio gelido quando i primi
animali bevvero la luce, e la razza degli uomini
alz il capo nei campi aspri, e le belve
furono spinte nelle foreste e le stelle nel cielo.
(Virgilio, trad. S. Quasimodo)
Salvatore Quasimodo, il fiore delle Georgiche, Mondadori
Marzo
Oggi la primavera
un vino effervescente.
Spumeggia il primo verde
sui grandi olmi fioriti a ciuffi
dove il germe gi cade
come diffusa pioggia.
Fra i rami onusti e prodighi
un cardellino becca.
Verdi persiane squillano
su rosse facciate
che il chiaro allegro vento
di marzo pulisce.
Tutto color di prato.
Anche l'edera illusa,
la borraccina pi verde
sui vecchi tronchi immemori
che non hanno stagione,
lungo i ruderi ombrosi e macilenti
cui pur rinnova marzo il grave manto.
Scossa da un fiato immenso
la citt vive un giorno
d'umori campestri.
Ebbra la primavera
corre nel sangue.
(Vincenzo Cardarelli)
V. Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori
Aprile

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Quante parole stanche


mi vengono alla mente
in questo giorno piovoso d'aprile
che l'aria come nube che si spappola
o fior che si disfiora.
Dentro un velo di pioggia
tutto vestito a nuovo.
L'umida e cara terra
mi punge e mi discioglie.
Se gli occhi tuoi son paludosi e neri
come l'inferno,
il mio dolore fresco
come un ruscello.
(Vincenzo Cardarelli)
V. Cardarelli, Poesie, Oscar Mondadori

Sera
Rondini si dondolano
nell'aria serale.
(Wei Li Bo)

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Sogno d'estate
Tra le battaqglie, Omero, nel carme tuo sempre sonanti
La calda ora mi vinse: chinommisi il capo tra '1 sonno
In riva di Scamandro, ma il cor mi fuggi su '1 Tirreno.
Sognai, pacide cose de' miei novelli anni sognai.
Non pi libri: la stanza dal sole di luglio affocata,
rintronata da i carri rotolanti su '1 ciottolato
de la citt, sIargossi: sorgeanmi intorno i miei colli,
cari selvaggi colli che il giovane aprl rfora.
Scendeva per la piaggia con mormorii freschi un zampillo
Pur divenendo rio: su '1 rio passeggiava mia madre
Florida ancor ne gli anni, traendosi un pargolo a mano.
Cui per le spalle bianche splendevano i riccioli d'oro.
Andava il fanciulletto con piccolo passo di gloria,
superbo de lamore materno, percosso nel core
da quella festa immensa che l'alma natura intonava.
Per che le campane sonavano su dal castello
annunziando Cristo tornante dimane a' suoi cieli;
E su le cime e al piano, per Paure, pe' rami, per l'acque,
correa la melodia spiritale di primavera;
ed i peschi ed i mli tutti eran fior bianchi e vermigli,
e fiori gialli e turchini ridea tutta l'erba al di sotto,
ed il trifoglio rosso vestiva i declvii de' prati,
e molli dauree ginestre si paravano i colli,
e unaura dolce movendo quei fiori e gli odori
veniva gi dal mare; nel mar quattro candide vele
andavano andavano cullandosi lente nel sole,
che mare e terra e cielo sfolgorante circonfondeva.
La giovine madre guardava beata nel sole.
Io guardavo la madre, guardava pensoso il fratello,
questo che or giace lungi su '1 poggio d'Arno fiorito,
quella che dorme presso ne l'erma solenne Certosa;
pensoso e dubitoso s'ancora ci spirassero l'aure
o ritornasser pii del dolor mio da una plaga
ove tra note forme rivivono gli anni felici.
Passar le care imagini, disparvero lievi co '1 sonno.
Lauretta empieva intanto di gioia canora le stanze,
Bice china al telaio seguia cheta l'opra de l'ago.
(Giosue Carducci)
N.B. La scelta di molte poesie risale a moltissimi anni fa, quando ero ancora un
giovane dalle belle speranze. Per questo motivo purtroppo ne ignoro la fonte
editoriale.

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