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LA MOSCA SUL CAPPELLO

MANIFESTO

La mosca sul cappello vuole essere uno spazio tecnico e di


avanguardia nei campi del diritto, della politica e delle arti.
Il titolo si deve all’uso filosofico di sottoporre ai dupondii –appellativo
giustinianeo che si riferisce agli studenti del primo anno della
giurisprudenza- un indovinello, chiedendo loro se, esistendo una
norma che vieta ai passeggeri di salire sui tram portando a bordo con
sé animali, un distinto signore che, entrando, abbia una mosca posata
sul suo cappello violi o meno la norma.

Ebbene, Noi vi riproponiamo di volta in volta questo indovinello, nelle


sue sfumature e applicazioni, con labor limae e violenza:

Noi vi parliamo di QUESTIONI MESCHINE E DI UNA POLIS


OPACA,

della necessità della Decisione, delle maglie dell’Eccezione.

Noi siamo accademici, perché delle accademie condividiamo il rigore


metodologico, la fatica scientifica, la libera ricerca: lo studio come
professione, come Vocazione.
Ma noi non vogliamo che questo lavoro paziente di ricerca resti
chiuso, come la mentalità occulta delle istituzioni burocratiche e
paternalistiche impone, nelle camerette, nelle biblioteche vuote, negli
scaffali di polvere.
Noi vorremmo mangiare davvero in salsa piccante i nostri Maestri, i
maestri non considerati.
È a loro che questa rivista viene idealmente dedicata: penso in primo
luogo ai miei professori, ed alle loro opere.
Noi vogliamo uno stile futuristico, perché solo con la violenza e la
sperimentazione delle parole si può portare alla luce la polvere
splendida dei testi seri.

Noi vogliamo che il pubblico venga spinto all’azione ed al dubbio al


contempo, paradosso sottile ed indovinello.
Noi vogliamo abbandonare i paradigmi oramai di polvere entro cui il
diritto, la politica e le arti sonnecchiano e sbadigliano.
Abbiamo una necessità politica: non pensiamo si possa ancora
scrivere accettando postulati come il concetto di norma ed il soggetto
universale di diritto, apodittiche etichette come Stato di diritto e diritti
umani, le parole del tutto e solo emotive come democrazia.
Abbiamo una volontà politica, dove per politica intendiamo riproporre
l’autonomia concettuale della disciplina, che si basa su categorie
proprie: quelle di Amico e di Nemico.
Noi abbiamo finalmente dei nemici. E questo ci rende finalmente vivi,
pensanti, arditi.
Noi siamo partigiani futuristi,
siamo tellurici pezzi d’accademia.

Quel signore con la mosca sul cappello, dovrà al fine pagare il fio della
sua violazione?

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