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2.

Normale Sup
Quando entr allcole Normale, nel 1954, quali erano le sue letture preferite e i suoi libri
delezione?
Innanzitutto, gli anni di preparazione allEcole Normale sono anni di lavoro intenso, per cui era la
prospettiva del concorso a decidere delle mie letture: filosofia classica, letteratura europea, storia
Avevo la testa piena di libri! Inoltre, lassenza di un programma ben preciso lasciava ampi spazi di
libert, che la mia curiosit non esitava a colmare. Poi, un giorno, nel bel mezzo di una lezione,
Jean Boufret se ne usc con questa frase: Nella prima edizione de Lessere e il nulla le ultime
cinquanta pagine sono state stampate a rovescio, e nessuno se n accorto. In Francia, per, esiste
un solo vero filosofo, ed Emmanuel Levinas!. Era la prima volta che sentivo pronunciare il nome
di Levinas.
incredibile! A quellepoca nessuno conosceva Levinas
Infatti, quasi nessuno. Aveva gi pubblicato, credo, Il Tempo e lAltro, ma soprattutto aveva
introdotto Husserl e Heidegger in Francia fin dallinizio degli anni Trenta. Ecco perch Beaufret lo
rispettava cos tanto. Bisogna anche dire che Beaufret era molto ostile nei confronti di Sartre.
Latmosfera intellettuale di quegli anni era una sorta di gueule de bois post-esistenzialista. Non
credevamo a niente, lasciandoci guidare da unindifferenza nichilista e un po dandy. Naturalmente,
non mi sto riferendo ai miei compagni cattolici o comunisti, visto che allepoca, come esisteva un
gruppo cattolico molto attivo, allEcole Normale cera anche unimportante cellula comunista.
Lei mai stato tentato dal comunismo?
No, mai. Allepoca dello stalinismo, non era per nulla facile essere comunisti se si era onesti
Avevo dei compagni comunisti con cui era impossibile parlare: erano dogmatici al punto di rifiutare
ogni discussione. Per questo, nel 1951, si cominci a dubitare che in Unione Sovietica succedessero
certe cose per nulla chiare Anche io non sapevo nemmeno che il termine gulag esistesse, fino a
quando lessi Lo Zero e lInfinito di Arthur Koestler, un romanzo meraviglioso. Quella lettura mi ha
profondamente segnato e pienamente convinto.
Forse aveva gi il presentimento di ci che, pi tardi, in uno dei suoi scritti, avrebbe chiamato la
crisi della civilisation occidentale?
No, non si pu dire che gi avevo un presentimento cosciente e articolato. Era piuttosto qualcosa di
molto vago Non sapevo che una sola cosa, e cio che, se non mi riconoscevo in un atteggiamento
dandy, non potevo nemmeno trovarmi a mio agio n in mezzo ai cristiani, n tanto meno con i
comunisti. Cos, fosse anche solo per questo, mi sentivo in disparte. Non ero certo il solo,
naturalmente, ma cera la mia identit ebraica che era molto forte, anche se ancora non era costituita
da nozioni chiare, ma piuttosto da una serie di domande e da un fortissimo sentimento
dappartenenza.
Lidentit ancora non era per nulla stabilita, ma Lei si interrogava gi su Dio, il male o la societ?
Non, non esplicitamente. Quando per Lei dice che lidentit ebraica non era affatto stabilita, non
proprio corretto. Al contrario, la mia identit ebraica si era estremamente radicata, solamente
difettava di contenuti: infatti era costituita soltanto da domande, da domande anzi ben definite che
allora non tournaient Dio o il senso della storia. Quando entrai allEcole Normale Superieure, mi
interrogavo piuttosto sulla permanenza del popolo ebraico: come era possibile che era sopravvissuto
cos a lungo e che generazioni e generazioni di uomini e donne avevano accettato di vivere e di
morire s, persino di morire affinch questo popolo potesse sopravvivere? Non riuscivo a trovare
una ragione, anche se da sempre ero convinto che vivere vivere per una ragione, per qualche cosa,
e che la vita non sia solamente mangiare e bere. Da qui la mia domanda lancinante: qual la ragion
sufficiente che spiega come mai oggi esistono ancora degli ebrei? Non ne avevo la minima idea.

Ma la Sua tradizione famigliare non Le forn nessun elemento, una qualche pista? Il suo legame
con la tradizione era totalmente spezzato a quellepoca?
Non del tutto. In casa, nella mia famiglia, cerano dei riti che venivano compiuti, ma per me non
significavano pressoch nulla. Mi erano state trasmesse alcune briciole della tradizione rituale, ma
non avevo idea del loro contenuto, anche se naturalmente potevo immaginarmi che ne dovevano pur
avere avuto qualcuno. Infatti, in casa non avevo ricevuto che unidentit rituale senzaltro contenuto
che la fidlit. Nulla aveva fatto nascere in me un interesse per una qualsiasi lettura ebraica,
semplicemente perch non ero proprio a conoscenza dellesistenza di una specifica tradizione di
questo tipo. Per il resto, pi in generale e al di l della mia famiglia, in Francia a quel tempo non si
pubblicava molto in materia di ebraismo.
E tuttavia avevo gi in me, alle radici della mia anima come dicono i cabbalisti una domanda
che mi torturava, ed evidente che mi stavo muovendo verso di essa. Qualcosa di immmorial e di
indicibile mi attirava senza ricorso alla scoperta dellebraismo.
Cos, il mio incontro con lebraismo venuto molto presto, nel novembre 1954, dopo un mese
soltanto la mia ammissione allEcole Normale. Scoprii lUnione degli studenti ebrei francesi
(UEJF), e cominciai a frequentare un po lambiente ebraico. Soprattutto, presi molto sul serio una
domanda che mi ponevo, la questione del particolarismo. Il primo scritto che ho pubblicato (su
Kadima, la rivista dellUEJF) si intitolava Lettera a un amico ebreo. Questo amico ebreo (ero io
stesso, era una lettera che mi scrivevo) domandava: Perch esiste il particolarismo ebraico?
La scoperta dellEcole dOrsay ha costituito per Lei una vera e propria rivoluzione sia nella sua
vita quotidiana, ma anche soprattutto per il suo percorso intellettuale.
Certo, fu come una rivelazione, naturalmente di carattere intellettuale e non mistico non ho mai
avuto delle rivelazioni mistiche. Semplicemente, incontro allUNEF degli studenti che mi dicono:
Se ti interessi allebraismo, c una scuola che si chiama Gilbert-Bloch; dovresti informarti; un
ebraismo moderno, filosofico. Il direttore, Lon Asknazi, tiene un corso tutti i gioved sera al
Seminario rabbinico di rue Vauquelin, dovresti proprio andarci.
Un gioved sera mi reco dunque in rue Vauquelin, proprio vicino alla rue dUlm, in una sala piena di
giovani, ragazzi e ragazze, e vedo un uomo aprire un pais volume: il Talmud. Non sapevo
nemmeno che il Talmud esistesse. La stessa parola Talmud mi era del tutto sconosciuta. E dopo,
Lon Asknazi, perch era lui luomo, ha detto: Ora vi spiegher un passo dal primo trattato del
Talmud (Berakhot) che commenta due benedizioni che precedono la lettura, due volte al giorno,
dello Shema Israel. Non sapevo che nel rituale ebraico si recitasse due volte, mattino e sera, lo
Shema Israel, e cio la professione di fede: Ascolta, Israele, il Signore il nostro Dio, il Signore
uno. E ancor meno sapevo che nella liturgia cerano due benedizioni che venivano prima di questo
testo.
La prima benedizione, continu Asknazi, riguarda Dio come creatore del mondo. La seconda
benedizione riguarda Dio come maestro della storia, della storia delluomo: la formula dellunit
divina laffermazione che Dio allo stesso tempo creatore del mondo e maestro della storia.
Quando ho ascoltato questo, il cielo mi crollato sulla testa perdoni questa espressione, ma la
ripeto spesso! Perch questo stupore? Semplice: venivo da studi molto duri di filosofia e letteratura
che mi avevano dato una certa idea di quello che era la cultura occidentale. In compenso, per, non
sapevo assolutamente che esistesse una specifica cultura ebraica, una metafisica e una filosofia
dellebraismo. Come se avessi ricevuto una martellata in testa, appresi che nellebraismo cera una
visione del mondo, e che questa visione del mondo non era affatto indegna della filosofica
occidentale.
Non sapevo che esisteva una riflessione ebraica sulluomo, sulla natura, sulla storia, e che cera una
metafisica Mi apparso tutto in un secondo in un lampo!
Si ricorda di aver deciso in quel momento di dedicare la vita a questo?

Non me lo sono detto in maniera esplicita, ma proprio quello che mi successo. La scoperta,
presto detto, era che a fianco della cultura dellOccidente non sotto, proprio a fianco esistevano
in parallelo una cultura e un pensiero specificatamente ebraici. Inoltre avevo trovato anche la
risposta alla domanda che non mi dava pace, quella del particolarismo, del perch dellesistenza del
popolo ebraico, di quello che gli aveva permesso di esistere fino ai nostri giorni. Non era certo a
causa di qualche rito eparpills che avevo conosciuto! Cera dellaltro. Questo quello che mi
accaduto e, come Lei pensa, sicuramente in quellistante ho dovuto confidare a me stesso, magari
confusamente, che a tutto questo valeva la pena dedicare la vita.
Rimase impressionato da Asknazi?
Ero impressionato da quello che diceva. E per, a differenza di un buon numero di suoi ascoltatori,
non ho mai avuto una relazione personale con lui. C sempre stata una certa distanza tra noi. Certo,
pu essere stata una questione di et, perch io ero sicuramente uno dei suoi ascoltatori meno
giovani. Ero anche, per, quello che aveva compiuto studi pi difficili Gli altri, ragazzi di diciotto
o diciannove anni, avevano con lui una relazione passionale, tra ammirazione e rejet. Comunque
Lon Asknazi, detto Manitu, per me non mai stato un guru.
probabilmente allEcole dOrsay che Lei ha appreso dellesistenza di Jacob Gordin, che allora
era gi morto, ma che veniva considerato un uomo estremamente importante.
No, ad Orsay ero sommerso da questo primo insegnamento, che stato come una scoperta continua,
durata per tutto lanno 1954-1955. Non ero al corrente di tutto, n di Gordin n di quello che veniva
prima, e nemmeno da dove veniva questa scuola, come neanche del suo posto allinterno
dellebraismo francese. Ci ho messo del tempo, infatti, a scoprire tutto questo. Del contesto sociale
e politico ebraico non conoscevo nulla. Tutta la generazione di giovani direttamente usciti o
sopravvissuti alla Shoah erano nella mia stessa situazione, au demeurant. Ctait comme cela
lpoque. Oggi, questo pu sembrare di unincredibile ingenuit. Per esempio, in quel periodo ad
Orsay dicevamo molto spesso: Noi non siamo degli ortodossi, non abbiamo la stessa visione del
mondo, ma in realt non sapevamo nemmeno cosa volesse dire, essere degli ortodossi
Dato che Lei diventato il direttore di questa scuola, probabilmente la persona pi indicata per
ricordare il ruolo che ha giocato, in fondo, in ci che va sotto il nome di rinascita dellebraismo
francese subito dopo la guerra.
Si tratt in effetti di un ruolo centrale, ma non lo si pu dire che a posteriori. Allepoca in cui in cui
dirigeva la casa, Asknazi era tenuto fortemente al margine dalla comunit ebraica francese. Pi in
generale, lEcole dOrsay era molto mal vista: non solo era mista, ma addirittura, sebbene si
pretendesse religiosa, non formava rabbini. I dirigenti della comunit erano pi che reticenti a
donare finanziamenti a questa istituzione, giudicandola cet gard improduttiva. Non formava n
professori di ebraico, a differenza degli insegnanti dellAlliance di Levinas, n rabbini come faceva
il Seminario. Dicevano che era come buttare i soldi dalla finestra! Ha potuto andare avanti grazie al
sostegno di un unico uomo, Elie Cohen, che aveva una vera e propria passione per Orsay e le era
debitore perch sua figlia, Liliane Atlan, aveva fatto parte di una delle primissime promotions. Al
principio, infatti, la scuola era destinata a preparare alla maturit: gli studenti vi venivano mandati
dai loro genitori o tutori (per quelli che non avevano genitori) affinch preparassero lesame in un
ambiente ebraico.
In seguito ho assunto io stesso, molto volentieri, la direzione di questa casa. Sono stato il terzo
direttore, dopo Lon Asknazi e Henri Atlan.
A quel tempo non era ormai pi alla Normale Sup, ma gi insegnava alla Sorbona.
Fui nominato molto giovane come assistente di letteratura tedesca alla Sorbona. Accetai la direzione
della Scuola perch Orsay era un movimento di origine scoute, molto ben organizzato. Cera un
senso di militanza collettiva, accresciuto da Robert Gamzon, che fu non solamente il fondatore della

Scuola, ma anche quello degli Eclaireurs isralites (E.I.). Sono contento di non essere mai stato
claireur, perch non ho mai potuto aderire a nessun movimento collettivo. Nondimeno sono stato
sempre sensibile a questa dimensione molto militante. A Orsay eravamo convinti di far venire il
Messia nel quartiere Latino Gli alunni pi avanzati che studiavano al quartiere Latino
discutevano con i loro compagni cattolici o comunisti e spiegavano loro che non esisteva che un
unico valido messianismo: quello ebraico. In dieci o ventanni, il Messia sarebbe venuto a trovarci.
Ogni sabato sera, alluscita dello shabbat, accendevamo un lume e tutti cantavano Cera in quella
casa unatmosfera di incredibile fervore Ho parlato di grandi speranze: a quellepoca i comunisti
avevano una utopia, i cattolici credevano in qualche cosa, ma la borghesia ebraica non credeva
affatto in qualcosa del genere. Grazie allinsegnamento di Asknazi, la fede messianica permeava lo
spirito dOrsay: anche noi avevamo la nostra utopi, lutopia ebraica.
Ma alla fine, Lei stesso non credeva a questo, no?
S, certo che ci credevo! Infine, la rserve prs que che io non credevo che la scuola fosse la culla
del Messia, e nemmeno che il Messia dovesse arrivare ogni settimana. E tuttavia C un libro di
Edmond Fleg, un normalista del principio del ventesimo secolo, il cui spirito ha contato parecchio:
LEnfant prophte. un romanzo autobiografico che narra la storia del figlio di un ambiente molto
assimilato che scopre lebraismo e la speranza messianica. E quindi, anche se non ci riferivamo mai,
per cos dire, alla Shoah, grazie a questa rimozione di cui ho parlato, in noi risiedeva un bisogno
incredibile di speranza.
Perch Le piaceva trascorrere shabbat nella scuola? Cosa vi dava questa?
Prima di tutto, su un piano del tutto aneddotico, era come in un ostello della giovent: ragazzi e
ragazze insieme. Cerano delle ragazze molto belle e affascinanti, e soltanto questo, che rompeva
del tutto con il triste ebraismo che avevo conosciuto durante la mia infanzia, bastava ad attirarmi. Ci
sono stati molti matrimoni alla Scuola. A Orsay regnava anche un certo spirito israelita, di cui la
Scuola si appropri rapidamente. Non saprei spiegarvi come, storicamente, dato che nessuno di noi
parteggiava per lideologia sionista, a cominciare dallo stesso Asknazi, che sionista non era al
limite era antisionista, mentre successivamente divenne a-sionista. In ogni caso, cantavamo dei
canti israeliani e questo, inconsciamente, ha contato molto per me. Le canzoni, le ragazze,
lamicizia, lo stare insieme, lentusiasmo della giovinezza, tutto questo potrebbe sembrare molto
superficiale, ma dietro cera linsegnamento di Asknazi, con la scopera del Talmud in francese. La
maggior parte dei ragazzi e delle ragazze non conosceva lebraico.
Come reag alla sua scoperta progressiva dei tesori del Talmud?
Con una certa curiosit e un fervore che ho conservato fino adesso.
Ma ancora non aveva i mezzi per penetrare veramente nel mondo del Talmud?
S, ma stato tutto molto rapido. Imparai subito lebraico rabbinico, cosa che mi permise di leggere
i testi della tradizione, tra cui quelli del Medioevo e del Rinascimento. proprio in quel momento
che cominciai a rendermi conto che luniversale risiede proprio nel seno del particolare pi
particolare. Nellinsegnamento talmudico, nellinsegnamento della tradizione ebraica, si parla
delluomo, della sua destinazione, della morale, delletica, della storia, del rapporto delluomo con
laltro, la natura, il mondo, la cosmologia. Sono degli elementi universali, presenti in tutte le
culture. In un certo senso, tutto questo non aveva per me nulla di sorprendente o di spaesante perch
si trattava di domande universali; solo le risposte erano specifiche, e la particolarit del discorso
talmudico, enfin del ragionamento talmudico, nascondeva delle armonie universali. Ne sono
convinto ancora oggi.
Vuole dire che non si mai cos universali che quando ci si assume le proprie particolarit?

proprio quello che penso, e non solo per lebraismo. Credo che luniversale sia costituito da una
somma, da una collezione, da un mosaico di particolarismi, e che ciascuno di questi particolarismi
pretenda o ambisca, in una maniera o nellaltra, alluniversale. Le trib pi antiche pensano di
essere il centro del mondo e tutto si intreccia alla specificit. Volendo essere paradossali e magari
anche un po sovversivi, si potrebbe dire che finanche la cultura delluniversale, trasmessa dal
Rinascimento o dai Lumi, essa stessa una cultura particolare che formula una certa specifica
relazione alluniversale verso cui tende. Non quindi n pi n meno particolare della cultura
ebraica, di quella islamica o di quella cristiana; diciamo pure che non importa di quale cultura si
tratti. Tutto particolare, tutto si situa in un particolare. nel particolare che si rivela
unaspirazione universale. Cominciai a capirlo molto presto, intorno al 1959-1960.
Il vostro sguardo molto critico sul preteso universalismo della cultura francese?
Non esattamente. soprattutto il dogma della laicit che mi sembra pericoloso. Lho scoperto
durante il mio servizio militare, feci in Marocco come assistente del cappellano israelita, il rabbino
Albert Hazan. Ebbi il tempo di leggere molto, e fu allora che mi apparse il carattere centrale e
drammatico della laicit nella societ francese quando un cittadino francese si era lamentato di
fronte a non so qual tribunale perch il suono delle campane lo disturbava. Attenzione! Il
cristianesimo, pensai allora, un particolarismo che pu disturbare persone che non sono credenti.
Con i suoi riti, lebraismo non n pi n meno particolarista (oggi si direbbe comunitarista, ma
una parola che detesto) del cristianesimo o del comunismo allepoca si poteva facilmente essere
disturbati dalle manifestazioni clamorose dello stalinismo. Capii che si era di fronte a un problema
tra universale e particolare. Lanno seguente, quando divenni direttore dOrsay, feci un corso sopra
luniversale e il particolare per esprimerlo.
Come spiega che questa scuola che avr forse ventanni ha dominato la vita spirituale
dellebraismo francese?
Credo che sia un illusione prospettica dire che lha dominata tout de suite. Linfluenza dOrsay si
manifestata nel corso della generazione successiva. Per dirla tutta, al limite ritengo che Orsay non
ebbe alcuna influenza e che tutto il suo insegnamento rimase quasi tutto di dominio privato. A
testimonianza di ci, a parte qualche eccezione che potrei nominare, i grandi pensatori, i grandi
scrittori e letterati ebrei di oggi vivono negli Stati Uniti e non in Francia. In ogni caso allepoca, e
per lungo tempo, lEcole dOrsay rimase marginale e mal vista. Mi ricordo perfettamente che, nei
colloqui internazionali di lingua francese che si tenevano in rue Michel-Ange, Lon Asknazi
sedeva sulla tribune, ma a un lato: non era affatto tenuto in grande considerazione. Le grandi testi
pensanti erano Andr Neher, Eliane Amado Lvi-Valensi ed Emmanuel Levinas.
Questi colloqui erano fortemente borghesi e conformisti. Erano lespressione di una borghesia
universitaria dove ogni cosa era in ordine e occupava un posto preciso. Orsay non rappresentava poi
granch. Solo molto pi tardi, e soltanto indirettamente, con i limiti che ho gi detto, apparve quella
che poi fu chiamata la scuola ebraica di Parigi.
A tal proposito, non eccessivo parlare di una scuola francese di pensiero ebraico?
Non lo penso affatto. Negli anni Cinquanta e Sessanta esistevano tre centri di pensiero ebraico in
Francia: lEcole Gilbert-Bloch dOrsay, quella di Strasburgo con Andr Neher, e lENIO (Ecole
normale israelite orientale) diretta da Emmanuel Levinas. Ora, Levinas era assai lontano dallavere
quel riconoscimento che ebbe successivamente, ma ciononostante era molto influente. Qualsiasi
cosa sia, al di l delle rivalit tra la persone che compromettevano la qualit delle relazioni
specialmente tra la scuola di Strasburgo e quella di Parigi tutte e tre le scuole andavano nella
stessa direzione. Ma il pensiero di Levinas e parallelo a quello dOrsay, come lui stesso ha spiegato
in maniera meravigliosa nella sua introduzione a Quattro Letture talmudiche.
[]

Come caratterizzerebbe la particolarit della scuola francese di pensiero ebraico in rapporto agli
altri settori dellebraismo mondiale?
molto semplice: dopo la guerra, da un punto di vista intellettuale, nellebraismo a livello mondiale
non cera niente. In Germania, la comunit ebraica, decimata, cominciava molto lentamente a
ricostituirsi. Si pu solo citare il movimento neo-ortodosso a Boston, intorno al rabbino
Soloveitchik, che svilupp potremmo dire una forma pi accomodante di ortodossia; ma fino ad
oggi non ha ancora trovato il suo equivalente in Francia. Senza dubbio, la rivoluzione intellettuale
ha certamente avuto luogo l.
Tra le tre scuole, Orsay, Levinas a Parigi e Neher a Strasburgo, cera una convergenza, che
consisteva nella riattualizzazione di quello che la tradizione ebraica poteva offrire di pi vivo, ossia
lidea che i testi millenari possono riguardarci ancora oggi e che noi possiamo farli parlare. Far
parlare i testi proprio la cosa pi straordinaria che Asknazi ha insegnato ai suoi allievi. Dans le
fond, insegnava una forma di essoterismo, cosa appariva del tutto pretenziosa. C sempre stato nel
giudaismo, un nodo esoterico: la cabbala, la mistica. Pretendere a ventanni di possedere un contatto
diretto con quei testi pu sembrare molto arrogante. Ma se si cerca di concettualizzare quello che
accade quando si legge un testo, qualunque esso sia, e si ha limpressione che questo parli tel quil
tait lorigine, cosa accade in quel momento? Con il tempo tutte le grandi dottrine degenerano:
allinizio, appaiono come geniali, poi vengono volgarizzate e si tramutano nellapanage di una
Chiesa o di una setta. unesperienza unica que scoprirli, per cos dire, allo stato nascente.

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