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Emergenza rifiuti a Palermo.

Ok, città ripulita al


50%. Peccato che Bellolampo “scoppia” e il
“percolato”... pure

di Ignazio Panzica
http://www.siciliainformazioni.com/articoloLight.zsp?id=54025
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06 giugno 2009 12:29

Emergenza rifiuti a Palermo. Bollettino di guerra del 6 giugno 2009. Anche oggi, all’alba, si è
vista confermata la media di raccolta di 1800 tonnellate, portate alla discarica di Bellolampo,
nell’arco delle 24 ore. I tecnici dell’AMIA sono certi che entro martedì notte l’emergenza rifiuti a
Palermo sarà domata. E pazienza se Cammarata ci resterà un po’ male, per via del fatto che le strade
vicine alle scuole di periferia adibite a seggi, forse non saranno pulite a specchio e odoranti
gelsomino. Comunque, parrebbe tutto ok quindi, per l’AMIA ed i palermitani? Ma quando mai,
manco, per niente! Perché, adesso, sta per esplodere, il “sacro mistero” della discarica di
Bellolampo.

Vi chiederete,di che si tratta? Di due bazzecole:

1) la quarta vasca (non si capisce se entro 40 o 80 giorni) arriverà “a raso”, e dovrà chiudersi; la
quinta vasca, i cui lavori di costruzione, sarebbero dovuti partire, per tempo, almeno due/tre mesi fa,
ed invece siamo solo ai pre-preliminari: non se ne parla prima di una quindicina di giorni, quando
per costruirla ci vogliono tra i 4/5 mesi. Significa che quando sarà colma, gli autocompattatori non
avranno più dove, materialmente, poter scaricare i loro carichi di sacchetti.

2) A Bellolampo, sta scoppiando “l’allarme” percolato; l’AMIA, soffocata dai debiti, e in stato di
“illiquidità”, ha problemi nei rapporti con la ditta privata che si occupa dello smaltimento di questo
“specialissimo” rifiuto dei rifiuti. A parte il fatto che l’Amia con il percolato non ha mai avuto un
rapporto “tranquillo”, come dimostrano le inchieste giudiziarie, l’ultima quella del 2005.

Ma procediamo con ordine. Spieghiamo, anzitutto, cosa è una discarica e come funziona. Intanto,
Bellolampo è di proprietà pubblica, intestata all’AMIA. E’ una struttura organizzata in grandi
“vasche” – una sorta di immense piscine rettangolari – che per legge devono avere una certa
profondità e debbono essere, rigorosamente, coibentate secondo precise procedure e parametri di
legge. Ma l’importante, dal punto di vista della gestione, è che deve essere “coltivata”,
correttamente. Ossia, i rifiuti vi vanno immessi, precompressi, utilizzando enormi macchinari
speciali a forma di ferro da stiro, che si chiamano “bomag”. Indispensabili per comprimere i
volumi, risparmiando spazio (cosa che allunga la durata di vita di una vasca) e tentando di
affrontare preventivamente al più, il fenomeno del “percolato”. Il succo liquido dei rifiuti
indifferenziati, figlio dei liquidi che vengono prodotti dalla “naturale” interazione, chimica, tra
rifiuti organici e deperibili in genere (verdure, bucce, liquidi ancora permanenti in contenitori
gettati, medicinali, certe plastichine che si possono alterare con il calore del sole, etc), che in caso di
piogge ricche ed insistenti (come, è avvenuto nei mesi scorsi) può – combinandosi e diluendosi
oltremodo - anche esondare dalla “vasca”.

L’incubo di una catastrofe.

Il percolato è molto, molto, molto,p iù pericoloso e velenoso di ciò che si produce quando si
bruciano i rifiuti “plen air”. Peggio, anche delle polveri sottili. Dannoso all’ennesima potenza per
l’ambiente. Avvelena la terra dove passa. Trasforma in una bomba chimica, qualsiasi oggetto su cui
si posa. Inquina, senza appello, le falde acquifere e le colture agricole. E’ un concentrato di veleni
doc che si aggregano attorno ad un nocciolo di diossina.

Ecco, spiegato, perché l’inefficiente AMIA, da due mesi, mantiene a Bellolampo una guardiania di
una efficienza svizzera. Nessun estraneo, giornalisti in particolare, vi può più accedere. Stamane, se
ne sono lamentati persino quelli di RAI uno. Una cosa che, già da tempo, ha ingenerato sospetti tra i
conoscitori dei casi AMIA.

A sorpresa, su questo tema ne ha parlato in pubblico, per prima, alla manifestazione palermitana di
chiusura della campagna elettorale della corrente Micciché, il ministro dell’Ambiente Stefania
Prestigiacomo. Interprete principale dell’ultimo “spot politico-elettorale” di Berlusconi: “ora
sistemo io i rifiuti di Palermo”.

Per carità, un intervento appassionato e meritorio. Peccato che la ministra, conclusa la sua corretta
tirata ambientalista, annunciando il suo ancor più meritorio intervento a Roma per far partire sin da
questo mese i lavori di costruzione della quinta vasca a Bellolampo, abbia aggiunto la parola “così”.

Fatta seguire da un: “si potrà rispettare senza soverchie ansie il calendario molto rigido di scadenze
che dovrebbe consentire alla Provincia di Palermo di potere superare i prossimi 3 anni e mezzo.
Tempi, che noi riteniamo siano quelli necessari per vedere realizzato finalmente l'impianto di
termovalorizzazione che dovrà sorgere proprio a Bellolampo. Quindi, c'è un'azione sinergica".

Direbbe Mike Bongiorno: “Ahi Ahi Iai! Signora Prestigiacomo, Lei mi è caduta…”. Lo confesso,
non ce l’aspettavamo dalla bella ministra, schierata con i nemici giurati di Cammarata, Cuffaro e
Castiglione, “una caduta” di questo tipo. Specie, un attimo dopo aver fatto l’apologia della raccolta
differenziata e del riciclo dei rifiuti. Ma si sa, l’incredibile operazione siciliana dei
termovalorizzatori - i più grandi ed i più costosi d’Europa – ogni giorno che passa rassomiglia,
sempre di più, al concetto dell’amore: di cui è noto che “al cuor non si comanda”. Insomma, parlare
di termovalorizzatori – ancora oggi l’ARRA non è stata in grado, dopo un mese dalla nostra
richiesta, di far pervenire, al nostro giornale, l’elenco ufficiale dell’attuale ed ultima composizione
dei soci del consorzio di scopo che presiederebbe a quello di Bellolampo – per una parte della
classe politica siciliana è diventato un impegno fisso, quasi una devozione, un elemento di palese
dimostrazione di affetto verso gli interessi dei siciliani. O giù di lì.
Ma torniamo al percolato. Ai magistrati che nell’aprile del 2005 avevamo messo sotto inchiesta una
parte dei dirigenti AMIA e di addetti a Bellolampo (beccati mentre il percolato, via via, lo
riboccavano nella vasca,e chi si è visto si è visto) si erano lette su “Repubblica” giustificazioni degli
imputati da ricordare per la vita: “viste le condizioni economiche dell’Azienda, lo facevamo per
risparmiare”, e ancora “mi dissero stai zitto, se no ti faccio trasferire, ed allora addio ai 600 euro di
indennità discarica”. Pensiamo che ogni ulteriore commento, su questi fraseggi, sia inutile.

E’ un dato di fatto, comunque, che a metà maggio scorso è giunta alla sede Amia, di Via Pietro
Nenni 28, una comunicazione dello studio legale Campanini (di Reggio Emilia), nella quale si
comunicava la rescissione del contratto di servizio per lo smaltimento del percolato, da parte della
“Trasporti Ditta Vecchi Zironi srl”. L’azienda convenzionata, indicava nel 18 maggio 2009, la data
di definitiva ed irriducibile interruzione del servizio, lamentando che dal giorno in cui l’AMIA era
stata diffidata per l’ultima volta (il 29.09.2008), non avevano mai più ricevuto alcun cenno di
riscontro dall’Azienda. Che comunque era invitata, entro il 26 maggio 2009, a pagare prontamente
la somma di Euro 1.578.885,73, pena l’attivazione di un a procedura di pignoramento.

Come sia finita, non siamo in grado di darvene conto. All’AMIA sono gente di classe, riservata,
non mettono in piazza le cose di casa loro. Sappiamo, però, che l’Azienda è in trattativa con una
società specializzata di Gioia Tauro, che il materiale da smaltire lo vuole portato a domicilio, per la
modica cifra di 110 euro a tonnellata. Certo, vi potreste chiedere, ma perché l’AMIA non si rivolge
all’AMAP, che questo servizio glielo farebbe bene, e presto, alla tariffa di 20 euro alla tonnellata?
Razza di lettori, ignoranti e presuntuosi, che siete! Avete proprio dimenticato il sommo
insegnamento offertoci dalla tragedia classica greca: “non è dato sapere tutto ai mortali !” O no !?

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