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e rie aet raccovto

1evi avtropotogici, vvctei vitici e rietaboraiove tetteraria


vetta varraiove veaierate gervavica e rovava
























a cura di

Alaro Barbieri, Paola Mura, Gioanni Panno



3
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive:
erotviove e .ritvppo ai vva teggevaa veaierate

di

CARLO DONA

1. Il nesso ra temi antropologici, nuclei mitici e rielaborazione
letteraria, appare in piena luce, per tutto il Medioeo, soprattutto
nell`ambito mediolatino. La tradizione mediolatina, inatti, iltra e
trasmette l`eredita classica, da, per prima, oce alla cultura olklorica
,si pensi a opere come il De vvgi. cvriativv o gli Otia ivperiatia,, e,
soprattutto, esprime il meglio della cultura cristiana: essa e dunque il
luogo geometrico in cui le tre grandi tradizioni mitiche dell`eta di
mezzo si incontrano e si ertilizzano reciprocamente. Non solo:
traalicando i secoli e le barriere politiche e linguistiche, la letteratura
mediolatina costituisce una sorta di tessuto connettio, che da un lato
permette la rapida circolazione dei materiali culturali, dall`altro rende
estremamente unitaria e compatta la cultura europea, ra il tramonto
del mondo antico e il sorgere della ciilta moderna.
Altrimenti detto: poich anche chi scriea in olgare acea
comunque rierimento, prima di tutto e soprattutto, alla tradizione
mediolatina, la nostra abitudine di parcellizzare linguisticamente il
campo letterario medieale, per quanto comprensibile dal punto di
ista della prassi e, teoricamente e storicamente, del tutto malondata.
Solo un approccio globale`, che non tenga conto delle dierenze
linguistiche, puo dar ragione dell`estrema complessita della trasmis-
sione culturale.
Cerchero di dimostrare questo assunto esaminando la collezione
di testi nata intorno alla leggenda del idanzato della statua: una leg-
genda che, per quanto ne sappiamo, u narrata per la prima olta,
appunto in latino, da Guglielmo di Malmesbury, intorno al 1120, e
enne quindi incessantemente rielaborata, per parecchi secoli e da
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
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innumereoli autori.
1
Costoro, con straordinaria antasia, ricamarono
sul ecchio canoaccio mitico che Gugliemo aea rispolerato - in
sostanza, l`inerso della storia, anch`essa amatissima, di Pigmalione -,
creando, intorno ad esso, una costellazione letteraria di prima gran-
dezza, in cui la rariatio narratia giunge a ertici di sorprendente
straaganza.
Oggi noi conosciamo questo canoaccio soprattutto attraerso le
sue numerose rielaborazioni del primo Ottocento: Da. Marvorbita di
Joseph on Lichendor ,1819,, 1evv. iv Rov di \ilibald Alexis
,1828,, la 1evv. a`tte di Mrime e gli tevevtargei.ter di leine, che
sono del 183, e l`ormai dimenticata rav 1evv. di lranz on Gaudy,
pubblicata nelle 1evetiavi.cbe ^orettev del 1838.
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Il ascino della storia,
tuttaia, ispiro anche molti altri scrittori, come \illiam Morris, che
nel suo 1be Rivg girev to 1evv., uscito nel 180 in 1be artbt, Paraai.e,
ne tento una ersione preraaellita pedante e piuttosto noiosa, lenry
James, che in 1be a.t of tbe 1aterii ,184, mise insieme - inolon-
tariamente, temo - una diertente collezione dei piu stupidi luoghi

1
I laori ondamentali sul tema sono tutti piuttosto ecchiotti: mi sembrano
indispensabili, in particolare, P. l. Baum, 1be Yovvg Mav betrotbea to a tatve, PMLA
XXXIV ,1919,, pp. 523-9, XXXV ,1920,, pp. 60-62, A. Gra, Rova vetta vevoria aet
Meaio ro, 1orino 1888, t. II, pp. 338-402 ,ed. 1923 in ol. unico pp. 665-65,, G.
luet, a tegevae ae ta tatve ae 1evv., Reue de l`histoire des religions, LXVIII
,1913,, pp. 193-21, Alons lilka, Zvv rvi.cbev egevae rov Marvorbitae aer 1evv., in
Zeitschrit r ranzosische Sprache und Literatur, 46 ,1923,, pp. 303-314, A.
Mussaia, tvaiev v aev vittetatterticbev Marievtegevaev, in \iener Sitzungsberichte, I
,CXIII, 1886, let 2, pp. 91 ss.,, II ,CXV, 188, let 1, pp. 5 ss.,, III, ,CXIX, 1896,
Abh. 9,, IV, ,CXXIII, 1890, Abh. 8,, V ,CXXXIX, 1896, Abh. 8,, P. 1oldo,
Datt`.tpbabetvv varratiovvv, in Archi r das Studium der neueren Sprachen, LX,
ol. CXVII, ,1906,, pp. 68-85, 28-303, LXI, ol., CXVIII, ,190,, pp. 69-81, 329-351,
LXI, ol. cxix ,1908,, pp. 86-100, 351-31, A. \yrembeck, J. Morawski, e. tegevae.
av iavce ae ta 1ierge aav. ta titteratvre Meaierate. ..ai ae .,vtbe.e .viri ae ptv.ievr. tete.
iveait. ev rer. et ev pro.e, Posen 1934 Poznam, Nakladem Poznam`skiego 1owarystwa
Pzyjacio`l Nauk, 1934. La scarsa bibliograia piu recente non apporta, mi pare,
alcunch di nuoo, e da edere, tuttaia, almeno l`ampia antologia Raccovti ai ivvagivi.
1revtotto capitoti .vi poteri aetta rappre.evtaiove vet Meaioero Occiaevtate, a cura di L. Burgio,
Alessandria, Ldizioni dell`Orso, 2001, pp. 166-191.
2
Per i testi tedeschi in particolare cr. M. Cottone, Metavorfo.i ai 1evere vet Kunst-
mrchen rovavtico tra cta..ici.vo e fot/tore, La ricerca olklorica 33, 1996, pp. 8-93.
Carlo Dona

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comuni americani sull`Italia e la sua tradizione culturale, o Gabriele
D`Annunzio che, nel prologo della Pi.avette, riscrisse da par suo
questa ecchia storia, con risultati pieni di torbido ascino, ma dai
toni quasi caricaturali. Non mancarono neppure rielaborazioni in
chiae comica, come 1be 1ivtea 1evv.: a arcicat Rovavce di 1homas
Anstey Guthrie, uscito nel 1885, che nel 1943 enne trasormato da
Ogden Nash e da S. J. Perelman in una memorabile commedia musi-
cale, Ove tovcb of 1evv., musicata da Kurt \eil e diretta da Llia Kazan.
Il musical ebbe un grande ,e giustiicato, successo, e ini per appro-
dare agli schermi, in un ilm del 1948 - che in Italia compare come t
bacio ai 1evere - diretto da \illiam Seiter e interpretato da Aa
Gardner: oggi appare un poco stuccheole, ma merita ancora di
essere isto, se non altro per la bellezza daero scultorea della
protagonista, e perch i dialoghi contengono perle come L`amore
non e l`agonia lamentosa di un iolino lontano, e il cigolio trionante
delle molle di un letto.
Ora, tutte queste ersioni moderne, per quanto dissimili per tono,
stile e carattere, e per quanto diersiicate per la prospettia diegetica
e i particolari della storia, da un punto di ista strettamente narratio
appaiono pero chiaramente come ariazioni su un unico tema, che
resta perettamente riconoscibile anche nelle sue trasormazioni piu
eccentriche: il tema, appunto, del gioane aentatamente legatosi,
spesso grazie a un anello, a una statua di Venere, che diiene
magicamente ia e in qualche modo inisce per interporsi ra il
gioane stesso e la sua sposa, con esiti spesso grai o addirittura atali.
Cio signiica che tutte queste ersioni moderne deriano airettavevte
dal canoaccio di Guglielmo di Malmesbury, che racconta appunto
questa storia per mettere in guardia i suoi lettori contro i pericoli della
lussuria e gli oscuri poteri degli antichi dei.
Questa monogesi narratia, peraltro, non e una noita. Da
Guglielmo in poi, la leggenda dello sposo di Venere, inatti, non cesso
praticamente mai di aascinare e turbare. Prima delle rielaborazioni
ottocentesche, la ritroiamo, sempre identica, in compilazioni baroc-
che come l`aascinante Mov. 1everi. di leinrich Kornmann
,lrankurt a. M., 1614, e il suo De avvvto triptici ,Leyden, 162,, la
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diertentte i.toria vaicra di Baldassarre Boniacio ,Venezia, 1652,,
l`.vatov, of Metavcbot, di Robert Burton ,Oxord, 1621,, le Cr..e.te
Dev/rvraig/eitev aer !ett oaer .o gevavate Retatiove. Cvrio.ae ,lamburg,
168, di Lberhard \erner lappel, e ia dicendo. L prima ancora, la
storia - spacciata per era - circolaa nei diussissimi trattati sulla
stregoneria, come le Di.qvi.itiovvv Magicarvv tibri .e di Martin
Antoine Del Rio ,Mainz, 1604, o il Covpevaivv Mateficarvv di
lrancesco Maria Guaccio ,Milano, 1626,. Dire quindi, come si suole,
che la leggenda e stata riscoperta` nell`Ottocento e una era scioc-
chezza: dalla sua nascita in poi essa e stata costantentemente e
continuamente soggetta a una rielaborazione letteraria tanto assidua
quanto ondamentalmente rispettosa.
Cio accadde, s`intende, sin dal Medioeo. Ma, curiosamente,
mentre dal Seicento in poi, la nostra leggenda circola solo nella
ersione mitologica` che ha come protagonista una Venere ascinosa
quanto pericolosa - si ricordi l`epilogo della 1evv. a`tte di Mrime -,
nel Medioeo e nel Rinascimento essa e nota anche, e .oprattvtto,
attraerso altre orme, spesso molto dierse da quella che
conosciamo: orme che meritano di essere esaminate, se non altro
perch mostrano con grande chiarezza il tema antropologico su cui
s`impernia la icenda, permettono di alutare con precisione il senso e
la natura del nucleo mitico che la sottende, e, ta.t bvt vot tea.t,
sembrano essere perettamente ignote ai moderni studiosi del mito
pigmalionico.
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2. La ersione uiciale della nostra storia, dunque, quella, per
quanto ne sappiamo, piu antica, e la sola che sopraia nella poste-
rita letteraria, e douta a Guglielmo ,n. ca 1085, ] ca. 1143,, il grande
storico benedettino dell`abbazia di Malmesbury che l`ha inserita
all`interno delle sue Ce.ta regvv avgtorvv, composte intorno al 1120.
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3
Penso il particolare al bel olume di Victor I. Stoichita, `effetto Pigvatiove. rere .toria
aei .ivvtacri aa Oriaio a itcbcoc/, Milano, Il Saggiatore, 2006.
4
\illiam o Malmesbury, Ce.ta Regvv .vgtorvv ;Deea. of tbe vgti.b Kivg.), ol. I,
edited and translated by R. A. B. Mynors, R. M. 1hompson and M. \interbottom,
Oxord Uniersity Press, 1998, II.205, pp. 380-385, e ol. II, Ceverat vtroavctiov ava
Carlo Dona


Vale la pena di notare, preliminarmente, che la storia iene conside-
rata reale, e che essa e ambientata nel 1036: per Guglielmo e i suoi
immediati lettori, si muoe quindi nello spazio del passato recente.
Da doe egli l`abbia eettiamente desunta, non sappiamo: ma
l`abbazia di Malmesbury possedea nel XII secolo una della piu or-
nite biblioteche europee, ed e possibile che lo storico l`abbia tratta da
un qualche testo non giunto sino a noi. D`altro canto, ci sono anche
indizi che depongono a aore di una circolazione orale del racconto:
per esempio il atto che Guglielmo taccia i nomi dei protagonisti,
mentre alcuni manoscritti li riportino come se li conoscessero da altra
onte.
A Roma un gioane di buona amiglia celebra le nozze. Dopo il
pranzo, troppo abbondante, ci si muoe un po`: i ragazzi giocano a
palla e il noello sposo, temendo di rompere l`avvtvv .pov.aticivv non
troa di meglio da are che inilarlo al dito di una statua di bronzo che
si troa nei pressi del campo di gioco: ma ecco che, a ine partita,
tornato alla statua, troa la bronzea mano richiusa, e scopre con ter-
rore che non e in alcun modo possibile estrarre l`anello. Calata la
notte, il gioane torna, ancora una olta, dalla statua, che rappresenta
una Venere nuda: ma questa olta, il dito e di nuoo disteso, e l`anello
e scomparso, non gli resta dunque che tornare a casa, turbato, dalla
gioane moglie.

Cumque hora cubandi uenisset seque iuxta uxorem
collocasset, sensit quidam nebulosum et densum inter se et
illam uolutari, quod posset sentiri nec posset uideri. loc
obstaculo ab amplexu prohibitus, uocem etiam audiuit:
Mecum concumbe, quia hodie me desponsasti, ego sum
Venus, cuius digito apposuisti anulum, habeo illum nec
reddam.
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Covvevtar,, R. M. 1homson e M. \interbottom, Oxord, Clarendon Press, 1999, p.
29, e utile edere anche l`edizione precedente, \illiam o Malmesbury, De Ce.ti.
Regvv .vgtorvv, Rolls editions, ed. \. M. Stubbs, London, 188, I, pp. 256-8, e la
trad. italiana Guglielmo di Malmesbury, Ce.ta regvv, a cura di Italo Pin, Pordenone,
Ldizioni Studio 1esi, 1992, II, 205, pp. 261-63.
5
\illiam o Malmeslbury, Ce.ta regvv .vgtorvv, cit., ol. I, p. 382.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
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Il tremendo prodigio si ripete purtroppo ogni olta che il gioane
tenta di possedere la moglie, per un po` la cosa resta segreta, ma alla
ine la donna protesta coi suoceri, i quali decidono di risolerla
assoldando, a gran prezzo, un certo Palumbo, .vbvrbavv.
pre.biter.vigrovavtici. artibv. iv.trvctv., che si dichiara in grado di por
ine alla demoniaca apparizione. Per raggiungere lo scopo, costui
ornisce al ragazzo una lettera, imponendogli di consegnarla, senza
mai parlare, a un uomo che incontrera a un certo quadriio, recando-
isi nel bel mezzo della notte. Il gioane obbedisce, e giunto al punto
stabilito, ede un corteo di gente piuttosto strana, tra cui spicca una
donna acconciata come una puttana ,orvatv veretricio,, che caalca
seminuda una mula muoendosi oscenamente. Alla ine del corteo,
ecco comparire un aovivv. dal terribile sguardo, assiso su un cocchio
splendente di gemme, e a lui che il gioane dee consegnare la let-
tera, e il demone - questo e il termine che lo qualiica - alzate le
braccia al cielo, deplora a Dio la nequizia di Palumbo, ma, non
osando comunque sottrarsi ai suoi oleri, procura l`anello.

Nec mora, satellites a latere suo misit, qui anulum
extorquerent a Venere. Illa multum tergiuersata, uix tandem
reddidit. Ita iuuenis uoti compos, sine obstaculo potitus est
diu suspiratis amoribus. Sed Palumbus ubi demonis clamorem
ad Deum de se audiuit, inem dierum sibi praesignari
intellexit. Quocirca omnibus membris ultro truncatis,
miserabili deunctus est poenitentia, conessus papae coram
populo Romano inaudita lagitia.
6


Non mi dilunghero sugli eidenti meriti letterari di questa storia:
conturbante, strana, ascinosa e piena di elementi molto interessanti -
basti pensare al tema del corteo notturno degli dei ormai dienuti
demoni, che costituisce una delle prime attestazioni medieali del
rvtevae. eer., sebbene non sia listata come tale, salo errori da parte
mia, nel grande repertorio di Meisen. Varra perlomeno la pena di
aggiungere, pero, che essa e particolarmente ben narrata: per esempio

6
Ii, pp. 382-84.
Carlo Dona

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per il tono di mistero che circonda la statua e la sua apparizione, e per
la crepuscolare ambiguita che domina tutto il racconto.
Sia stato per gli intrinseci meriti del racconto di Guglielmo, o per
la sensualita ambigua che esso emana, o per l`immortale ascino degli
antichi dei, sta di atto che questa leggenda ebbe, come diceo, un
grande successo sin dal XII secolo. La ritroiamo inatti, piu o meno
trasormata, in molte opere che seguono due linee genealogiche
parallele ma distinte. Da un lato, abbiamo una nutrita serie di testi
storici, soprattutto inglesi, che dipendono direttamente da Guglielmo:
i tore. i.toriarvv, le .bbreriatiove. Cbrovicarvv di Radulo da Diceto,
il Pot,cbrovicov di ligden, il De revtibv. .vgtiae di Lnrico di
Knygnton, il Cbrovicov di John Brompton. Da un altro lato, abbiamo
inece una posterita, quasi altrettanto ampia, dipendente non diretta-
mente da Guglielmo, ma dal ortunatissimo pecvtvv i.toriate di
Vincenzo di Beauais, che erso la meta del `200 aea ripreso quasi
letteralmente il racconto del benedettino inglese. Questa linea e
oiamente di prealente matrice ecclesiastica: grazie a Vincenzo,
ritroiamo il nostro racconto in raccolte esemplari come l`.tpbabetvv
varratiovvv, nella Cbrovica di S. Antonino da lirenze, nei sopraccitati
testi contro le streghe e ia dicendo. Sulla scorta delle Ce.ta, in tutte
queste opere la storia iene ambientata subito dopo il 1000, ma a date
spesso dierse dal 1036: intorno al 1050 ,Vincenzo di Beauais,, nel
1058 ,Matteo Paris,, nel 1066 ,John Brompton e Lnrico di
Knyghton,, in ogni caso, pero, la leggenda iene situata a Roma, e
Venere ne e la protagonista negatia e temibile.
Ora, tutta questa numerosa progenie, deriando per ia esclusia-
mente scritta da testo, a testo ha una caratteristica essenziale: le
ersioni possono essere piu o meno dettagliate e elici, ma manten-
gono sempre un chiaro rapporto genealogico la loro onte. Ne a
ede, per esempio, la ersione del M,revr ae. bi.tor. di Jean
d`Outremeuse ,1338-1400,, che pur essendo ortemente scorciata e
narratiamente straolta, in quanto segue il punto di ista di
Palumbus, e purtuttaia riconoscibile come un diretto deriato del
testo di Guglielmo.

Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
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Ln cel an astoit a Romme Paulumbe, li prestre, de pluseurs
maliis plains, qui destraindit le dyable a chu qu`il rendit l`anel
a I joene compagnon qui l`aoit buteit ens en doit del ymage
de Venus, li planete, et li dyable l`aoit pris hors de doit: si
quant li dyable se senti distrains par conjuracion, si dist: O
Deus, quamdiu patieris nequitias Palumbi presbyteri et chu
oi Palumbe, si oit paour et penitat, et li membre li alirent
touz, et morut.



Di contro, si colloca inece una ersione della storia del tutto di-
orme dal dettato del malmesburense, ersione che, essendo
estremamente antica - risale addirittura al decennio 1140-1150 -,
sembra eettiamente costituire una rielaborazione diersa e
indipendente di uno stesso canoaccio. Si tratta della leggenda
riportata ai . 13083-13392 della Devt.cbe Kai.ercbrovic/, che non e il
caso di riassumere qui ma che, rispetto al racconto di Gugliemo, pre-
senta una nutrita serie di motii aolistici - un iaggio aereo in una
palude oltremondana, un`erba magica che produce l`amore, una proa
diicile sul tipo di quelle che engono poste agli eroi del Marcbev
eccetera.
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Sulla scorta di questi ari elementi - il taglio del racconto, il suo
carattere di leggenda locale, orse, come olea Arturo Gra, legata a
una statua precisa, magari alla Venere Capitolina, che ha una mano
con le dita distese, la presenza di arianti di tipo olklorico, l`esistenza
di lezioni discordanti, come il nome dei due protagonisti -, credo si
possa complessiamente considerare probabile che Guglielmo non
abbia creato e vibito la sua storia, ma si sia limitato a dar orma a un
canoaccio che in qualche modo gli preesistea, e che ci iene
indipendentemente trasmesso, in orme piu ingenue e icine alla
sensibilita aolistica, anche dall`autore della Kai.ercbovi/. Questa,
perlomeno, era l`opinione corrente nel Medioeo, isto che alcuni
manoscritti del De ge.ti. terminano con una postilla ,peraltro espunta
dagli ultimi editori del testo,, secondo la quale la storia era diusa

, v,revr ae. bi.tor., cbroviqve ae [eav ae. Prei. ait a`Ovtrevev.e, d. Ad. Borgnet, Bruxel-
les, layez pour l`Acadmie royale de Belgique, 1864-1880, 6 t., III, p. 259.
8
MGl, Devt.cbe Cbrovi/ev, I, lannoer 1895, pp. 319-24, . 13083-392.
Carlo Dona

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oralmente nelle tradizioni di Roma: loc omnis Romana regio usque
hodie preaedicat, matresque docent liberos suos ad memoriam
posteris transmittendam.
9


3. Questa ipotesi iene conermata dal atto che, di contro a
queste ersioni che chiamero mitologiche, abbiamo un`imponente
costellazione di ersioni pie, del tutto ignorate dalla modernita, che
lasciano il ruolo principale alla Vergine, e costituiscono, da tutti i
punti di ista, un puntuale, e sin troppo programmatico, roescia-
mento del racconto di Guglielmo.
Questo roesciamento si preannuncia, per cosi dire, nel XVIII
racconto della prima 1ie ae. .vciev. Pere., una raccolta ersiicata di
covte. aerot., messa insieme da un compilatore anonimo erso il 1230,
che ebbe immenso successo, come mostra la cinquantina di mano-
scritti che ce l`ha conserata. Si tratta di Det fort rattet qvi e.pov.a t`,vaige
ae pierre, una storia daero interessantissima che ricalca lo schema
della leggenda di Guglielmo, ma, rispetto alle Ce.ta, presenta due
elementi del tutto nuoi: innanzitutto pone la Vergine come
mediatrice ra il protagonista e la dea pagana, eliminando la igura di
Palumbo e, in secondo luogo, inserisce il racconto all`interno della
controersia ra iconoclastia e iconolatria, acendo, si noti, di Maria
uno straordinario doppio cristiano di Venere.
10

Ai tempi della storia, dice il narratore, a Roma c`erano ancora
molti pagani, che adoraano gli idoli, ymaiges de maibre entailliees, ,
ormees et apareilliees , en semblant d`ome et de ames. ,. 8312-
14,, il papa pertanto, toz les ymaiges ist desere ,. 8323,, e impedi-
sce qualsiasi orma di iconolatria. Qualche statua antica, pero, rimane,
riunita in un posto que l`en apele Colos ,. 832,, doe i romani
anno a giocare a palla. Qui aiene il atale errore: un gioane di
buona amiglia, ista una statua di Venere, l`anel en un des doiz li
mist , et par s`enoisere dist: , leme, de cest anel t`espous.` ,.

9
La postilla e presente per es. nella silloge del De Ce.ti. Regvv .vgtorvv edita in
MGl, SS, X ,Pertz,, pp. 41-42.
10
a rie ae. pere., publie par llix Lecoy, ol. I, Paris, SA1l, 198, n. XVIII, vage ae
pierre, pp. 26-288, . 8250-8302 ,prologo,, 8303-8911 ,testo,.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
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830-2,, in seguito, non solo non riesce piu a recuperarlo, perch la
statua chiude il pugno, ma ogni olta che si aicina alla gioane mo-
glie, ede comparire la statua, che acerbamente gli rimproera la sua
inedelta. Sin qui, come si ede, il dettato di Guglielmo e stato seguito
edelmente, con qualche accentuazione di tono ,per esempio la
ormula matrimoniale, o il tema della distruzione delle antiche
immagini,, ma con sostanziale rispetto. A questo punto, pero, inizia la
rariatio: non compare inatti Palumbo, ma un pio eremita, che com-
prende la natura diabolica del prodigio, e consiglia al gioane di darsi
alla particolare enerazione della Vergine. Il metodo unziona. Dopo
un anno di deozioni, la Madonna appare al ragazzo, e pretende che
le enga dedicata una statua bien entailiee et esleee, , si bien pointe
et si bien oree , que nus n`i saiche ke reprendre ,. 8618-20,. Si
tratta della prima immagine mariana, che iene solennemente collo-
cata sor le mestre autel |.[ , de Nostre Dame la Reonde ,. 82-
28,, cioe sull`altar maggiore del Pantheon, ed e da allora
straordinariamente enerata. Questa immagine, che il gioane idolatra
con un amore quasi eticistico, un giorno, all`improiso, scompare,
ricomparendo poco dopo con il atidico anello al dito, come Venere:
ma, proprio come la statua pagana, ha la mano chiusa. L solo dopo
che il gioane si e inginocchiato, piangendo, ai suoi piedi, la Vergine
apre il pugno, consentendogli di riprendersi l`anello, e liberandolo
cosi dal suo demoniaco seraggio: ensi si recora sa ame , et ces
joyes, c`onques puis hore , li mauez ne li corrut sore, , qui bien .VII.
ans traeilli l`ot ,. 8811-14,.
Rispetto a Guglielmo, il gioco dei simulacri che sostanzia questo
racconto sulle immagini si e atto decisamente piu complicato. Maria
- la .tatva di Maria - si presenta diatti come il doppio celeste e bene-
ico dell`immagine della Venere pagana, che e inece inerica e
malagia, quasi che l`opposizione platonica ra Arodite Urania e
Pandemia sia stata trascritta nel quadro della nuoa religione. Le due
statue sono dunque simmetriche e opposte, e simmetrici e opposti
appaiono i sentimenti che esse generano nel protagonista. La statua
pagana, che brutalmente compare nel letto del gioane ogni olta che
questo cerca di aicinarsi alla moglie, pretende un amore tutto isico
Carlo Dona

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e carnale ma ondato sulla orza della legge - A autre amor ne doiz
entendre , qua la moie, si t`en az saige, , par la orce de mariage.
,8429-31, -, che oiamente conduce a perdizione. La statua della
Vergine, che si enera da lontano, non solo apporta salezza, ma
suscita un amore puro e casto che e basato sulla ede e che porta alla
salezza. Questo amore, tuttaia, ha piu di un punto di contatto con
la fiv`avor, come dimostra il ptavb in cui erompe il gioane quando
essa, improisamente, scompare.

Las! Ke porrai je ere,
quant j`ai perdues mes amors
mes joies et toz mes secors,
tot mon conort, tote m`atente!
Lais! or me croist duels et entente,
entente ki me serrera
le cuer et ki m`aterrera!
la, mere Deu douce, ha!
Dame ki m`aez enha,
dame bone aant et aprs
rone, aleine de cyprs,
blanchor de lis, color de rose
la cui biautez por nule chose
ne se chainge ne ne se mue,
ci conme li soleas desnue
totes les clartez et sormonte,
autresi, ma dame, sanz conte
sormonte tot ostre biautez.
11


L, proprio come aiene nella fiv`avor, abbiamo a che are con un
amore che sostituisce il simulacro alla realta: perch, beninteso, il
racconto, propriamente, non parla n di donne, n di dee, ma di
statue soltanto. Ora, Venere e la dea piu strettamente legata all`amore
eticistico delle statue: lo dimostra il suo ruolo nel mito di Pigmalione,
o il atto che piu olte eigi marmoree della dea siano state oggetto,

11
V. 852 ss.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
84
secondo gli scrittori antichi, di una passione amorosa tutta carnale.
12

Ma anche le immagini della Madonna hanno - sino ai giorni nostri -
una noteole dose di corporeita: sono spesso statue miracolose, ene-
rate in quanto oggetti in s sacri, piangono, sudano, sanguinano, si
muoono e cosi ia. Non solo: nei miracoli medieali le ediamo
impegnate nelle attiita piu dierse,
13
e in piu di un caso si tratta di
attiita legate - diciamo cosi - alla sera emminile, come nel caso
dell`immagine che si denuda il seno da cui luisce del latte per
mostrare a un saraceno incredulo che una ergine puo partorire.
14

Questa analogia non e casuale: Maria e Venere sono inatti cosi
intimamente legate da apparire come due polarita contrapposte.
Venere non e semplicemente un demone pericoloso - secondo la
ormulazione del Salmo 95 ,96, che ara testo per tutto il Medioeo:
omnes Dii gentium daemonia -, ma e, piu speciicamente, il doppio
demoniaco di Maria, e in quanto tale le corrisponde esattamente,
come l`Anticristo corrisponde a Cristo, o Satana a Dio. Lo si ede
perettamente in un mirabile tondo douto al Maestro della presa di
1aranto ,prima meta del sec. XV,, e conserato al Loure ,cr.
immagine 1,.
Organizzato secondo lo schema classico della Madonna in Gloria,
il dipinto raigura Venere, che, in una mandorla dalle oie correla-
zioni sessuali, erisce, coi raggi che escono dalla ula, i grandi amanti

12
Una storia del genere iene per esempio ricordata, sulle orme dello storico
Posidippo, da Luciano, .vore., 14, 1, Plinio, N. l. XXXVI, 4, Valerio Massimo,
VIII, Qvav vagvi effectvv artivv .ivt, Lxt., 4, Lliano, 1ar. i.t., IX, 39, e ha come
protagonista la Venere di Cnido: un gioane, innamoratosi della statua, soga
nottetempo su di essa la sua passione, macchiando il bianchissimo marmo usato da
Prassitele. Cr. per es. Val. Max.: Cuius |di Vulcano[ coniugem Praxiteles in
marmore quasi spirantem in templo Cnidiorum collocait, propter pulchritudinem
operis a libidinoso cuiusdam conplexu parum tutam...
13
Per esempio, in un miracolo di Alonso el Sabio ,^vtt`ove per rev vov aere , a avttar)
una statua eneratissima della Vergine iene distesa su un letto la notte di Natale,
perch possa partorire, mentre in una bella storia riportata da Cesario di leisterbach
,lb. VII, n. 33, ol. II, pp. 43-44, De .avctovoviati, qvav per atapbav .avarit, cvv iv avore
cviv.aav cterici e..et accev.a ,, un`altra statua della Madonna prende a schiai una suora
che orrebbe uggire dal conento con un uomo.
14
Cr. Mussaia, tvaiev, cit., I, p. 986, n. 53.
Carlo Dona

85
della storia, Achille, 1ristano, Lancillotto, Sansone, Paride e 1roilo, i
quali, esattamente come i deoti nei quadri mariani, si inginocchiano
adoranti dinanzi a lei. La qualita propriamente demoniaca di questa
dea e sottolineata dalla nudita, dalle ali nere e soprattutto dagli angeli
che le anno corona, di un inquietante color rosso, e muniti di zampe
da uccello predace, ma, lo ripeto, l`immagine nel suo insieme si
presenta come una scena deozionale, e segue rigorosamente i canoni
delle raigurazioni mariane.
Ma se Venere e la Vergine sono contrapposte, cio signiica che
esse sono anche simmetriche, e quindi, in un certo modo, equialenti:
e parecchi indizi mostrano che sussistono orse ra esse anche dei
concreti legami sul piano della storia culturale e cultuale. Lo indicano,
che so, il atto che entrambe le igure siano associate al piu luminoso
dei pianeti ,Ae maris stella , dei mater alma.,, il legame con il
cinque e le sue arcane simbologie, la comune connessione simbolica
con le colombe o con le rose, o, piu concretamente, il atto che, pro-
prio come accadde al Pantheon menzionato dal nostro viracte, piu di
un amoso tempio originariamente dedicato a Venere u riconertito
alla deozione mariana, d`altronde, Arodite accompagnata dal pic-
colo Lros non potea non ricordare immediatamente, per certi
aspetti, la Madonna col bambino.
1rasposto sul piano dei nostri testi, tutto cio sembra essenzial-
mente suggerire che, bench l`amore carnale di cui e signora Venere si
contrapponga all`amore spirituale che a capo a Maria, la meccanica
delle due pulsioni resta ondamentalmente la stessa: comunque esse
sono legate a una emminilita astratta`, una emminilita che non pos-
siedono le donne in carne ed ossa, ma si incontra nell`eige,
nell`imago, nel simulacro.

4. Il roesciamento di prospettia che rende Venere e Maria op-
poste e simmetriche appare perettamente chiaro in un miracolo
giuntoci attraerso una pletora di ersioni, tanto latine che olgari,
che cominciano a circolare gia nella prima meta del XII secolo. Per
breita, lo citero nella sbrigatia redazione della cata Coeti di Jean
Gobi.

Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
86
Legitur in mariali magno quod quidam juenis a quadam
juencula, que eum corrupte amabat, annulum recepit in
signum amoris. Cum autem quadam die luderet ad pilam ante
portam ecclesie, juenis timens ne rangeretur, ingressus
ecclesia. Cum aspexisset pulcritudinem ymaginis beate
Virginis, qvaaav aerotiove votv. ip.av etegit iv .pov.av et in
signum hujus annulum impressit in digitum beate Virginis.
1unc ymago manu constricta cum annulo signum consensus
monstrait. Qui territus sociis denunciait et illi moebant
eum ad religionis ingressum. Sed atractus a concupiscentiis
mundi post modicum tempus contraxit cum alia, et cum de
nocte ingressus uisset lectum, ymago sibi apparuit annulum
demonstrans arguendo inidelitatem ejus. Qui excitatus de
somno circa se plapitabat, querens ymaginem et non
ineniens eam, iterum somno detentus, cum diersis erbis et
comminationibus reprehensus. Subito eigilatus surrexit de
lecto, et dimissis omnibus anitatibus mundi et complacentiis
in heremo sue amatrici seriit.
15


La storia e dienuta ormai perettamente speculare rispetto a
quella di Guglielmo, e in quanto speculare e insieme identica e
opposta. Altrimenti detto: i nuclei mitici possono trasmettersi nel
tempo quasi immutati anche cambiando completamente signiicato, e
engono aggiornati e reinterpretati dalle arie culture che li rielabo-
rano, mantenendo pero un`impressionante stabilita ormale: cio che
resta intatta e la Ce.tatt del mito, non il suo signiicato`. L, .vb .pecie
letteraria, quella stessa icenda di miracolose permanenze e di
sorprendenti ariazioni che, a proposito degli antichi dei, e stata
magistralmente descritta per l`ambito iguratio da Jean Seznec, e,
prima di lui, da lritz Saxl.
Rispetto alla leggenda del De Ce.ti. quasi nulla e cambiato, e,
insieme, e cambiato tutto, perch Maria si e sostituita a Venere e, di
conseguenza, si e inertita la prospettia del racconto. Quella che la

15
Jean Gobi, a cata Coeti, edite par M. A. Polo de Beaulieu, Paris, Ldition du
Centre National de la Recherche Scientiique, 1991, n. 646, p. 439, cr. M. Poncelet,
Miracvtorvv . M. 1. qvae .aec. 1` tative cov.cripta .vvt, ivae, Analecta Bollandiana
XXI, 1902, pp. 241-360, n. 998.
Carlo Dona

8
apparia come una mortiera possessione diabolica, dienta qui un
segno di eccezionale aore diino, la moglie umana che nel primo
racconto era una poera ittima del demone, e ormai solo un puro
ostacolo da superare, e non e neppure il caso di parlare di una libera-
zione dal graoso legame imprudentemente contratto, perch il lieto
ine non consiste piu nel recuperare l`anello, ma nel uggire dal
mondo degli uomini in compagnia della propria amante celeste.Si
noti come sia proprio la ondamentale simmetria esistente ra Venere
e Maria che rende perettamente possibile la sostituzione, e come
questa sostituzione, pur non aendo praticamente alcun rilesso sulla
struttura del racconto, che resta identica, straolga completamente la
sua scansione e il suo esito. Sinteticamente, potremmo dire che la
storia cambia di segno, per questo manca tutta la seconda parte, rela-
tia alla liberazione del protagonista. Questo mutamento di segno
permette di esplicitare con inusuale ranchezza quello che potremmo
chiamare il tema del eticismo pigmalionico: la ersione
dell`.tpbabetvv ^arratiovvv, per esempio, e signiicatiamente titolata
Pver ae.pov.arit ,vagivev eate 1irgivi..
16
Come Pigmalione, che, prese
in uggia le donne, preerisce ad esse un`eburnea immagine di Venere,
il chierico protagonista del viracte si innamora della statua ,si noti:
della statua nella sua concreta materialita, vov della Vergine nella sua
astratta e spirituale essenza,, e le promette edelta e deozione,
giungendo al punto di proclamare la superiorita del simulacro
emminile sulla emmina in carne ed ossa. Cosi, in particolare, a-
iene nella bella ersione di Gautier de Coinci:

Dame, ait il, tout mon aage
d`or en aant te serirai,
car onques mais ne remirai
dame, meschine ne pucele
qui tant me ust plaisans et bele.
1u iez plus bele et plus plaisans
que cele n`est cent mile tans,
qui cest anel m`aoit don.

16
Cr. 1oldo, Datt`.tpbabetvv varratiovvv, cit., 190-8, p. 8.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
88
Je li aoie abandon
tot mon corage et tot mon cuer,
mais por t`amor eil jeter puer
li et s`amor et ses joialz.
Cest anel ci, qui mout est biaus,
te eil doner par ine amor,
par tel conent que ja nul jor
n`arai mais amie ne ame
se toi non, bele douce dame.
1


Resta da aggiungere che questa storia ebbe un`immensa ortuna
ra XIII e XV secolo. La narrarono, per non are che qualche esem-
pio, oltre a innumereoli raccolte di viracvta latini, Gonzalo de Berceo
e Alonso el Sabio, Jacopo da Varazze e Jean Mielot, ma ne abbiamo
anche una ersione in proenzale nella raccolta di miracoli del ms.
Additional 1920, in medio inglese, nelle traduzioni dell`.tpbabetvv
varratiovvv, in medioaltotedesco nel Ce.avvtabevtevr di Von der
lagen, e ia dicendo: la sua diusione u tale che ne possediamo
persino una ersione abissina del XVI secolo.
1utte queste redazioni, pur essendo sostanzialmente costruite
sullo schema del racconto di Jean Gobi, presentano ariazioni
interessanti e in alcuni casi sapide: cosi in una redazione
medioolandese, la notte delle nozze la Madonna non si contenta di
apparire al suo amante edirago, ma, irritata per la sua inedelta gli
misura due sonore sberle,
18
mentre in Vincenzo di Beauais e nella
ersione oitanica del r. 1805, Dv cterc qvi aovva t`avet a vve fevve

1
Gautier de Coinci, Miracte., d. par l. V. Koenig, Genee, Droz, 1955-190, 4 oll.,
I mir. 21, . 42-58, Gautier, he seguito da icino una onte latina: l`evptvv ae
ctericvto qvi avvtvv .vvv iv aigito ,vagivi beate rirgivi. po.vit, provittev. ei qvoa ovvivv
vvtiervv avore abiecto ip.av .otav avaret, preserato nel Ms. Lat. 18134, ol 153 della
BN. Il testo e stato pubblicata da A. Mussaia, |ber aie rov Cavtier ae Coivc, bevvtev
Qvettev, \ien, 1894, Denkschrit der K. Akademie der \issenschaten, Phil. list.
Klasse XLIX, pp. 35-3, cr. anche Mussaia, tvaiev, cit., in \iener Sitzungsberichte,
cxiii, n. 49. Sempre secondo Mussaia, lo stesso testo si troa anche nel Lat. 2333A,
ol. 66
18
C. G. N. De Vooys, Miaaetveaertavai.cbe egevaev ev evpetev, Groningen, Bouma`s
Boekhuis - Amsterdam, Bert lagen, 194 ,ed. or. Groningen, 1926,, pp. 84 ss..
Carlo Dona

89
taqvette e.pov.a, la Vergine si stende addirittura nel letto ra i due
sposi.
19
I testi che esplicitano con tanta scandalosa ranchezza questo
elemento apertamente erotico, s`intende, sono pochi: e gia di per s
abbastanza scandaloso il atto che Maria - una .tatva di Maria - sia
oggetto d`amore e si ponga in aperta concorrenza con la donna di
carne. Non stupisce, dunque, che la maggioranza delle ersioni cerchi
piuttosto di attenuare i toni, sia acendo si che il protagonista speri-
menti l`apparizione mariana nel sonno, come eento puramente
onirico, sia, come in questa miniatura del miracolo di Alonso el
Sabio,
20
accompagnando la Vergine con un angelo che unge, in
sostanza, da cbaperov ,cr. immagine 2,
Resta il atto, tuttaia, che engono comunque attribuiti a Maria il
ruolo, i sentimenti e le parole di un`amante abbandonata, come ac-
cade in uno dei Miracte. ae ^otre aave par per.ovvage.:

Dy moy, dy moy, tu qui de cuer
par samblant amer me soloies
et qui maintenant me tenoies
en disant nonne pour si belle,
conment est ce, se je suis telle
que pour autre emme me laisses
Malement, ce semble, m`abaisses
et ma aleur et ma baut.
Ce n`est pas bonne loyaut,
quant cy me laisses. Lst tu yres,
qui tout ton cuer et t`amour lires

19
Vincenzo di Beauais, pecvtvv bi.toriate, VII, 8, io ho isto il testo nella ecchia
edizione ibtiotbeca vvvai, .ev .pecvti vaiori. rivcevtii vrgvvai, t. IV, pecvtvv i.toriate,
Duaci, ex oicina typographica Baltazaris Belleri, 1624, p. 253: Sed prima nocte
nuptiarum, Beata Virgo Maria, quasi inter ipsum et uxorem ejus media recumbens,
apparuit, annulum digito praetendens, et inidelitatis eum arguens.. Cr. Poncelet,
vae viracvtorvv . M. 1., cit., n. 1490
20
lo tratto la miniatura da J. L. Keller, A. Grant Cash, Dait, ife aepictea iv tbe
Cavtiga. ae avta Maria, Lexinton, 1he Uniersity Press o Kentucky, 1998, ta. 50,
cr. anche J. L. KLLLLR, 1be 1breefota vpact of tbe Cavtiga. ae avta Maria: 1i.vat,
1erbat, ava Mv.icat, in Aa. V., tvaie. ov tbe Cavtiga. ae avta Maria: .rt, Mv.ic ava
Poetr,, Madison, 198, pp. -33. La miniatura, tratta dal amoso Cdice Rico ,Lscorial
1.1.1,, e relatia alla Cantiga n. 42.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
90
a une terrienne emme,
et tu me laisses, qui sui dame
du ciel Dy me oir, ou est celle
qui plus est de moy bonne et belle
Je te dy bein que tant t`amoye
que ja en paradis t`aoye
orden un leu ou eusses
ouquel gloire sanz in eusses.
Mais de la te sera deaiz
et en ener te sera aiz
ce saces, et appareilliz,
s`autrement n`est tost conseilliez.
21


In altri termini, anche se non e particolarmente sottolineata, in
questo miracolo l`erotizzazione del sentimento religioso appare
comunque esplicita, e costituisce probabilmente la cira estetica piu
personale delle storie di questo genere. Oggi chi e credente, sup-
pongo, e abituato a pensare Maria come madre, non come amante
possessia e appassionata, eidentemente, per il Medioeo le cose
non staano cosi.

5. Proprio questo erotismo deoto e il tono dominante di una
nutrita serie di ariazioni sul tema che ioriscono sullo schema di
questo racconto. Sempliicando un poco la questione, possiamo clas-
siicarle in tre tipi principali.
La piu nota ed antica e quella che, utilizzando la denominazione
classica di Mussaia, possiamo chiamare del Chierico di Pisa` o del
iglio del re d`Ungheria`, dalla situazione sociale del protagonista. La
storia e qui ortemente sempliicata: un chierico, molto deoto alla
Vergine, essendo rimasto unico erede dei beni di amiglia, iene con-
into a sposarsi. Nel giorno delle nozze, pero, non uole rinunciare
alla recita delle ore, ed entra da solo in una cappella. Distesosi per
pregare, secondo l`uso antico, di ronte a una statua della Madonna, si
addormenta, e ede in sogno la Madre di Dio che lo rimproera

21
Miracte. ae ^o.tre Dave par per.ovvage., p. p. G. Paris et U. Robert, ol. III, Paris,
SA1l, 188, n. XIX, Miracte ae vv cbavoive qvi .e varia, p. 135 ss., . 839 ss.
Carlo Dona

91
aspramente per la sua inedelta, e lo accusa di preerirle una donna di
carne, o, meglio, per usare le parole della ersione contenuta nel lr.
818 della Bibliotheque nationale, di preerirle autre moillier`: lous et
euz, por quoi m`as gerpi! , Por quoi m`as por autrui laisie! , Ja ero jo
ta bona amie , 1u m`as laisie, di por quoi! , As tu tro meillor de
moi , Ne pren sur moi autre moillier, , Jo te prie ne me laiser.
22
Il
poero chierico, si seglia terrorizzato, e, attosi coraggio, a inta di
nulla - la cosiddetta Devieve rer.iov avgtovorvavae ci narra persino
che, per conondere le acque, raggiunti gli amici, .pur cuerture si
lur chanta , chancenette de amur & de olie , pur amur de sa jeone
amie , ke il deeit de noel espuser.
23
Perezionate le nozze, pero, il
nostro si apparta con la gioane moglie, e, piantatala in asso, ugge
nottetempo, non si sa doe, per serire deotamente la Vergine per il
resto dei suoi giorni.
Diusa anch`essa in una miriade di arianti, e complessiamente
giuntaci attraerso piu di una cinquantina di testimoni, questa storia
ha perso per strada quasi tutti gli elementi propriamente meraigliosi:
la statua e ormai solo una presenza pallida e ugace, sostituita da
un`apparizione onirica, decisamente piu normale, per lo meno
nell`ambito della letteratura miracolistica, l`anello non c`e piu, e manca
anche la isita notturna alla camera degli sposi, che costituia la ctiva
drammatica delle due ersioni precedenti. Pero e rimasto quello che
costituisce, eidente, l`elemento essenziale del racconto: il geloso
amore di una donna soprannaturale per un mortale.
La seconda ariazione, decisamente piu romanzesca, potremmo
orse indicarla con l`etichetta Amore e negromanzia`, giacch essa
inizia con una eocazione demoniaca, e si riaicina quindi in un
certo senso al racconto di partenza. In pratica, si tratta della storia del
Chierico di Pisa` preceduta da un prologo, nel quale si narra un ante-
atto a orti tinte. Il protagonista, gioane chierico di umili origini, si

22
Paris, BN lr. 818 Det cterc qvi par t`avove.tevevt ^o.tre Dave te..a te .iecte, edito in a
aevieve cottectiov avgtovorvavae ae. Miracte. ae ta aivte 1ierge et .ov origivat ativ, arec te.
viracte. corre.povaavt. ae. v... r. : et 1 ae ta ibtiotbeqve vatiovate, par l. Kjellman,
Paris, Champion-Uppsala, Akademiska Bokhandeln, 1922, appendice, p. 290.
23
Ibidem n. XXX, ~ Lb. II , n. 16, pp. 126-130, . 143-45.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
92
innamora di una ragazza di buona amiglia, e, non potendo aerla,
chiama in suo aiuto il demonio, che dietro ormale omaggio, insinua
nel cuore della gioane un subitaneo e uribondo amore per lui. I
genitori della ragazza sono quindi obbligati, obtorto cotto, a organizzare
le nozze. Il resto della storia segue lo schema del Chierico di Pisa: le
nozze, la solitaria preghiera alla Vergine, l`apparizione dell`amante
celeste piena di sdegno, il pentimento del protagonista che, per esem-
pio nella ersione di Adgar, si dichiara marito` della Madonna: Se
us les ostez, gre os saerai , e la emme deguerpirai, , ne ia, Dame,
us ne larrai, , kar e.pv.e prise us ai. , Ja ne larrai ostre amistie, , ne
ostre amur, dunt ai piti. , Jamais, Dame, pur ul amur , ne us
larrai ne nuit ne ior.
24
L`epilogo, preede pero un`aperta conessione
delle maleatte del protagonista, e una deinitia fvga vvvai nel sicuro
riparo di un chiostro.
La terza ariazione, che chiamerei delle preghiere assidue`, e piu
originale, decisamente piu rara, e merita di essere esaminata piu da
icino. Anche qui abbiamo l`amore inelice per una donna che non si
puo aere, ma questa olta, per ottenerla, il protagonista, su consiglio
di un maestro spirituale, ricorre a un dierso stratagemma: prega
incessantemente la Madonna, dicendo per tre anni, rispettiamente,
50, 100 e 150 olte al giorno l`Ae Maria. Al termine di questo
periodo gli appare la Vergine, splendente di bellezza, che,
letteralmente, gli si ore in sposa al posto della donna mortale.
Sentiamo, per esempio, Cesario di leisterbach:

Qui cum exiret de ecclesia, idit matronam pulcherrimam,
omnem decorem humanum transcendentem, equum suum
per renum tenentem. Mirandi quaenam esset, illa respondit:
Placetne tibi species mea Dicente milite, nunquam
pulchriorem te idi: illa subiunxit: Suiceret tibi si me posses

24
.agar. Marievegevaev vacb aev ovaover ava.cbrift gertov 12, hrsg. on Carl
Neuhaus, leilbronn, lenninger, ,Altranzosische Bibliothek, Bd 9,, 1886, n. 2, pp.
15-166, . 211-218~ Poncelet, vae viracvtorvv . M. 1., cit., n. 94, .vti.te. ivrevev
vvtririt avore patervo. Sul miracolo . A. D`Agostino, t patto cot aiaroto vette tetteratvre
veaierati. tevevti per vv`avati.i varratira, Studi Medieali`, 3 serie, XLV ,2004,, pp.
699-52.
Carlo Dona

93
habere uxorem, necne Cui cum responderet: Cuilibet regi
bene suiceret species tua, et beatus iudicaretur tuo
consortio, subiecit illa: go ero vor tva. Accede ad me et da
mihi o.cvtvv. Lt coegit eum. Dixitque: Modo initiatae sunt
numptiae, et in tale die coram ilio meo pericientur. Lx hoc
erbo cognoit eam esse matrem Domini, cuius castitas
humanae congaudet integritati.
25


Anche in questo caso non mi dilunghero nel discutere le arianti,
limitandomi a sottolineare due punti importanti, che propongo alla
meditazione del lettore.
In primo luogo, orrei osserare che si tratta in tutti e` tre i casi, di
ersioni non solo diusissime, ma estremamente antiche. In partico-
lare, sia il Chierico di Pisa` che Amore e Negromanzia` sono gia
presenti nel iber Miracvtorvv Dei gevitrici., una raccolta di miracoli
della meta del XII secolo, attribuita, credo con buon ondamento,
proprio a Guglielmo di Malmesbury.
26
C`e dunque almeno la concreta
possibilita che Guglielmo abbia scritto di suo pugno ben tre dei testi
della nostra piccola collezione. Sarebbe interessante capire, a questo
punto, in che rapporto genetico essi si pongono l`uno con l`altro. Lo
storico benedettino ha incontrato una ecchia leggenda romana su
Venere e ha poi pensato di cristianizzarla, dandone due dierse
ersioni pie la ricaato tutti e tre i canoacci da onti preesistenti
Va considerato come il ero inentore di questa amiglia di storie O,
piuttosto, ispirato dai due miracoli e dal mito di Pigmalione, che egli
certo conoscea, gli a attribuito solo il testo mitologico, che egli ha
inserito nel De Ce.ti. come una specie di patcbror/ erudito Alcuni
indizi mi sembrano deporre a aore di quest`ultima ipotesi che, si
noti, vov e in conlitto con la prima, ma piuttosto la completa e la

25
Caesarius leisterbacensis, Diatogv. viracvtorvv, accurate recognoit J. Strange, 2
oll., Koln-Bonn-Bruxelles, l. Lempertz, 1851, dist. VII, cap. 32, ol. II, pp. 40-41 ~
lerolt, Provptvarivv eevptorvv, Miracula B. M. V., n. 2, cr. Mussaia, tvaiev, cit.,
II, p. 60 n. 32, che considera il testo aine a quello di BN 18134, n. 40, Mite. qviaav
aetate aaote.cev. e Poncelet, vae viracvtorvv . M. 1., cit., n. 1059, Mite. qviaav aetate
aaote.cev. cvv qvoaav vitite airite.
26
Cr. R. \. Southern, 1be vgti.b Origiv. of tbe Miracte. of tbe 1irgiv`, Mediaeal and
Renaissance Studies`, 1958, pp. 16-216.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
94
precisa: per esempio il atto che la descrizione del corteo notturno dei
demoni e la truce scena inale, con lo smembramento di Palumbo,
tradiscano chiaramente suggestioni letterarie, riacendosi da un lato al
topos, diusissimo, della schiera notturna, attestato per esempio in
Orderico Vitale, dall`altro a quello della ine del negromante, noto
soprattutto attraerso la leggenda di Silestro II. Purtroppo questo
genere di speculazioni, molto amate dai ilologi fiv ae .iecte, sono senza
ine e senza reale costrutto: non e il caso dunque, in assenza di
documentazione sicura, di protrarle oltre. Varra pero almeno la pena
di osserare che si tratta di una situazione curiosa, e che la soluzione
di questo piccolo enigma storico-letterario non e in alcun modo
scontata. Per i ecchi maestri che hanno studiato il nostro canoaccio
- Arturo Gra, Gaston Paris, Alons lilka, Paull lranklin Baum - era
oio che all`origine si situasse il testo con la dea pagana, che solo nel
corso del tempo il canoaccio osse stato cristianizzato sostituendole
la Vergine, oggi credo che non si possa essere aatto sicuri che le
cose siano andate proprio cosi.
In secondo luogo, e soprattutto, orrei sottolineare che in alcune
di queste storie ediamo emergere un tema nuoo e importante:
quello della morte, che non e piu soltanto la morte al mondo` del
monaco, ma il trav.itv. deinitio e irreocabile. Le nozze celesti sono,
per deinizioni, nozze che vov si celebrano in terra. Cosi, per esempio,
termina il racconto di Cesario:

lae cum heremitae recitasset per ordinem, ille Genitricis Dei
pietatem simul et humilitatem admiratus, respondit: Lgo
interesse olo diei nuptiarum tuarum. Interim de rebus tuis
disponas. Quod cum ecisset, et heremita enisset ad diem
praeixum, dixit iueni: Sentis aliquid doloris Respondente
illo: non, cum secundo post horam id ipsum ab eo
sciscitaretur, respondit: Modo sentio. Qui post paululum
agonizans, spiritum exhalait, et coelestem thalamum promis-
sas nuptias celebraturus intrait.`
2



2
Cesario di leisterbach, l. cit. p. 41.
Carlo Dona

95
6. Ora, questo tema della morte amorosa emerge qua e la nel
nostro corpus, ma iene di solito presentato di scorcio e senza enasi,
come se ci osse un certo qual pudico ritegno nel dire chiaramente le
cose come stanno. In uno sparuto gruppetto di racconti,
complessiamente molto poco noti, questo tema diiene inece
centrale, e suggella con lo splendore un po` oscuro dell`apoteosi la
storia del idanzato della Vergine.
Conosco solo due storie di questo tipo, risalenti entrambe piu o
meno alla meta del Duecento. La prima, relatiamente meno note-
ole, e contenuta in un curioso trattato, il ovvv |virer.ate ae .pibv.
di 1homas de Cantimpr, domenicano ranco-belga, allieo di
Alberto Magno, ed e stata in seguito ripresa quasi letteralmente nel
Provptvarivv evptorvv di Johannes lerolt ,o, piuttosto, di Martino
Polono,. Si tratta semplicemente di una ersione un po` romanzata
della storia delle preghiere assidue, in cui la Vergine promette al suo
deoto la morte: quasi che, secondo il detto del ecchio Sileno,
questo osse per i mortali il miglior destino.

Lcce, inquit, salutaciones tue, litteris aureis scripte, quibus me
in tribus quinquagenis sedulus honorasti. Lt quoniam in tuo
corpore, licet anus et agus, irginitatem conserasti, et mox
te ebris lente corripiet et ad me die tercia sine ulla carnis
corruptione perenies.
28


Molto piu noteole, inece, e la seconda storia, che ho tenuto
studiosamente in serbo per inire in bellezza, e che in eetti mi pare
estremamente noteole, anche perch si tratta di una storia irtual-
mente sconosciuta. L inatti, per quanto ne so, ancora inedita,
appartenendo alla seconda parte della 1ie ae. Pere., una continuazione
del primo nucleo di racconti messa insieme dopo il 1241, e ancor oggi
in attesa di un olonteroso editore: io sono andato a leggermela nel
ms. r. 1546 della Bibliotheque Nationale, un bel codice del XIII

28
In assenza di edizioni moderne, cito il testo dall`incunabolo disponibile on line:
1homas Cantipratensis, ovvv vvirer.ate ae proprietatibv. apvv, Coloniae, 143,
consultabile a http:,,inkunabeln.ub.uni-koeln.de,, lb. II, cap. XXVIII, . 1 -2 r, inc.
[vrevev fvi..e prope vo.tra tevpora iv Cervaviae partibv. certa retatiove aiaicivv..
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
96
secolo, scritto in una graia gotica chiara e ordinata. Va detto, tuttaia,
che il viracte dee aer goduto di qualche successo, isto che u riela-
borato in medio rancese da Jean Le Conte, nei suoi Miracte. ae ^o.tre
Dave, Rouen, Jacques le lorestier, ca. 1510, lo ritroiamo, quasi
inalterato, qualche anno dopo anche nei Miracte. ae ta beveoite et gtoriev.e
1ierge Marie Lyon, 1524, ol. 34 r- e in entrambe le raccolte porta il
titolo: De cettv, qvi fiev.a ta 1ierge Marie.
La ersione oitanica porta un titolo solo lieemente dierso, ma si
tratta di una dierenza noteole, perch ci riporta a quel mondo delle
statue da cui siamo partiti: De t`evfavt qvi fiavca t`,vage vo.tre aave, e
presenta quasi una .vvva dei motii che abbiamo incontrato sino ad
ora.
Un gran signore ha un iglio che ogni giorno dice le ore della
Vergine. Un giorno la statua comincia a parlare, e, letteralmente,
seduce il gioane deoto, in una scena che, per quanto ne so, non ha
eguali nella letteratua anticorancese.

Biauz douz amis, soies seurs
tu m`as amee bonement
or saiches bien certeinement
de ce ne doiz douter de rien.
Li aletons prist a trembler
quant il l`ymage oit parler.
N`aies paour, ce dist l`ymage,
mes ai grant ioie en ton corage,
mon douz iuz m`a le don donn
cui ie l`ai quis et demand,
que ie parlasse en ma semblance
si ne doiz pas aoir doutance,
je t`aing plus que tu ne ez moi.
29


Quindi, miracolosamente, l`immagine si trasorma: diiene cosi
bella e splendente che e impossibile descrierla.

Li enes u de ioie espris

29
Paris, BN, Ms. r 1546, . 104r-105.
Carlo Dona

9
et dist l`ymage: Biaus amis
els tu aoir si bele amie
qui te dura toute ta ie
et a la mort te sauera
Ai dame quel don ci a
autre paradis ne dement.
Or ien, ce dist l`ymage, auant
iance moi de ta main nue
que par toi n`ert ame tenue
ne amee ne espousee:
irginit sera ardee
dedenz ton cuer et de ton cors
irginitez est li tresors
que ie tant aing et ie si az
de toi arons ioie et soulaz
que tous irges el ciel endras
et la bele coronne auras
que doit aoir irginitez ,.,
Me euz tu par amor amer
Dame, ne me puis saouler
- dist li enes - de ostre amor.
Ne ueils iames ne nuit ne iour
de ci partir. Ie ous creant
que ie iames en mon iiant
nule autre amie ne er
ne ia ame n`espousere
ainz me leroie detrancher.
Biauz amis or me ien beisier
ma mein, en oi ie te depri.
Dame, la ostre grant merci.
Li enes est courus auant
et l`ymages la main li tent.
Li enes .II. oiz la baisa
et de ioie orment plora.
l`ymage mist son braz ariere.
Biaus amis, or ai bele chiere
je ne puis plus parler a toi.
Ades te souiengne de moi
je m`en ois a dieu te comment.`
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
98

Da allora il ragazzo si reca spessissimo presso la statua adorata: e
si noti che il testo parla sempre e solo di immagine , ,vage,, e che essa
richiede esplicitamente di essere amata par avor., espressione tecnica,
usuale nell`erotica cortese, che indica l`amore pieno, incondizionato e
ino`. L`ossessione del gioane, che ha ormai una quindicina d`anni,
suscita la preoccupazione del padre, il quale pensa di guarirlo
procurandogli moglie. Senza consultarlo, lo idanza quindi con una
ragazza nobile e bella, e conoca parenti ed amici per celebrare il
matrimonio. Il giorno stabilito, pero, il ragazzo dapprima non si
troa, poi, nonostante le minacce paterne, non uole sposarsi. Il
padre orrebbe allora celebrare le nozze a orza, ma l`adolescente
riesce a suggire ai cortigiani che dorebbero trattenerlo, e corre
eloce giu dalla scalinata: ma ecco, inciampa, e cade giu
roinosamente, rompendosi il collo. In un attimo, l`agitazione si
trasorma in dolore, disperazione e lutto. Il padre e la madre
orrebbero uccidersi, sentendosi responsabili, tutti piangono, tutti
gridano, e l`agitazione e al colmo, quando dal cielo scende un drap-
pello splendente, accompagnato da canti melodiosi. L la Vergine, che
conclude la icenda:

Une dame si i int deant,
si trees bele et si aenant
plus blanche estoit que lor de liz:
la mere au roi de paradis.
La grant biaut qu`en lui aoit
nus d`elz sourir ne la pooit,
chacuns a la terre chai.
Lncore urent plus esbahi
quant la douce dame honoree
si est tout droit au cors alee,
si l`a seignie et si la sist,
et li enes un soupir ist:
n`iert pas de li l`ame partie.
Biau rere, eez ci ostre amie
- ce li a dit la douce dame.-
Venue sui querre ostre ame,
Carlo Dona

99
rendez la moi, si m`en ir.
Lors a li enes soupir,
tantost s`en est l`ame partie.
La douce dame l`a sesie,
la mere Dieu, entre ses braz.
A grant ioie et a grant solaz,
en paradiz l`en a portee.
Illuec u l`ame coronnee
corone ot de irginit,
bon set garder sa chaast.

Commentare questo capolaoro bello e pererso e daero super-
luo: bastera dire che la bellezza celeste e necessariamente una
bellezza mortale, e una bellezza che erisce a morte, come insegna a
chiare lettere un miracolo del Provptvarivv evptorvv, Qviaav riait
pvtcbritvaivev rirgivi. Marie et .tativ erotarit aa cetvv.

Quidam iuenis erat, qui assidue cogitabat et mirabatur
pulchritudinem matri Iesu Christi singulis diebus ac noctibus
|.[ Dum autem quodam mane deotissime perorasset astitit
beata Virgo Maria |.[ et dixit: Desideras idere meam
pulchirtudinem Respondit: O regina celorum, quamis
indignus sum, tamen toto corde desidero. 1unc beata Virgo
dixit: Conspice decorem meum quo decorait me. Lt cum
eam idisset, dixit: Si a tua puchritudine separari debuero
numquam de cetero consolabor. Dixit beata Virgo Maria:
Lx quo aectas meam puchritudinem iam animam tuam de
corpore separabo et mecum et cum ilio me perhenniter
permanebis. Lt his dictis anima iuenis soluta est a corpore, et
cum beata Virgine Maria et ab angelis in celum gloriosissime
deportata est.
30


Sapeano bene, questi chierici pii, cio che insegna Rilke
nell`apertura delle tegie: sono ersi cosi belli che, per quanto

30
1raggo il testo da ervove. ai.cipvti ae tevpore cvv provptvario eevptorvv, s. l., s.n.
149, consultabile on line al sito http:,,galli-ca.bn.r,ark:,12148,bpt6k53280r, ol.
41 . - 418 r.
Datto .po.o ai 1evere at fiaavato aetta 1ergive
100
notissimi, arra comunque la pena di citarli nella traduzione di Leone
1raerso.

Chi mai, s`io grido, m`udra dalle schiere celesti
L d`improiso un angelo contro il suo cuore m`aerri -
io sanirei in quel soio piu orte. Ch il bello
e solo l`inizio del tremento, che noi sopportiamo
ancora ammirati perch, sicuro, disdegna
di sgretolarci. Sono gli angeli tutti tremendi

Si, iv ;eaer vget i.t .cbrec/ticb. Ma, atto ancor piu sorprendente,
questi esseri celesti sono anche bramosi dell`amore dei mortali, esat-
tamente come i mortali sono assetati del loro immortale splendore. L
con questo, credo, siamo arriati al nocciolo della questione, al ero
tema mitico intorno a cui ruotano, timorosi e pudichi, i nostri rac-
conti. Ld e un tema, antichissimo e diusissimo, come dimostra gia il
remoto dialogo ra Gilgamesh e Ishtar, un tema che il Medioeo ci ha
trasmesso anche per altre ie, per esempio attraerso il racconto di
Peter on Stauenberg, o le tante storie di rapimenti erici - si pensi
per tutte a Guigamor o a Graelent - in cui un mortale segue una ata
aascinante all`altro mondo. L solo inserendo i nostri racconti nella
categoria mitica che loro compete possiamo da un lato comprenderli
compiutamente, dall`altro cogliere insieme la loro originalita ma anche
la loro uniersalita.
L`ombra della morte amorosa, che aleggia su tutte le ersioni della
nostra storia e riappare, prepotentemente, nella modernita - da
Mrime a D`Annunzio -, non e un elemento aentizio, legato al
caso e al gusto del narratore, ma una componente essenziale dello
schema mitico di queste leggende. Perch esse narrano una icenda
atta di insanabili contraddizioni, che solo l`amore e la morte,
dell`eroe o della statua, possono sciogliere, una icenda che aonda le
sue radici in credenze remote e obliate - la distanza ra gli uomini e
gli dei, il ascino conturbante delle statue, la loro inquietante icinanza
con la ita, le ierogamie che uniano gli antichi re alle statue della
dea -, che ritroiamo anche molto lontano dall`Luropa medieale: lo
Carlo Dona

101
dimostrera, credo, un elegantissimo raccontino cinese, del XVI
secolo, con cui chiudero il cerchio del mio discorso.

A lue-ci esiste il tempio dedicato alla Vergine delle Prugne`
|.[. Nell`anno della scimmia un certo signor Cin, di Sciang-
y, recandosi agli esami, passo per lue-ci ed entrato nel
tempio ando su e giu, pensando intensamente alla Vergine.
Giunta la notte, ide in sogno enire un sero che gli trasmise
l`ordine della Vergine di presentarsi a lei. Cin segui il sero ed
entro nel tempio. La Vergine delle Prugne lo aspettaa in
piedi sulla eranda, e sorridendo disse: Mi sento onorata
dell`amore che aete per me, e anch`io i sono daero grata
per il ostro attaccamento. Se non aete in dispregio le mie
attezze e la mia scarsa intelligenza, sarei lieta di occuparmi di
oi come concubina. Cin accetto rispettosamente. La
Vergine allora lo accompagno e gli disse: Andate ia per ora,
e quando tutto sara pronto `initero a tornare. Cin,
risegliandosi, u scontento di quel sogno. La stessa notte gli
abitanti del luogo idero in sogno la Vergine che disse: Il
signor Cin, di Sciang-y, sara mio marito. L necessario che
modelliate la sua statua. |.[ Quando la statua u pronta, Cin
disse alla moglie e al igliolo: La Vergine delle Prugne mi ha
initato. Si mise cappello e abiti da cerimonia e mori.
31


Per dirla col av.t, l`rigreibticbe, proprio in quanto zieht uns
hinan, appare ondamentalmente estraneo alla dimensione umana e
terrena: muor gioane chi al cielo e caro.

31
P`u Sung Ling, raccovti favta.tici ai iao, a cura di L. N. Di Giura, 3 oll., Milano,
Mondadori, 199, n. 318, Civ, it varito aetta 1ergive, ol. III, pp. 1605-1606.
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