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Mangiare un universale e luniversale, si sa, piace alla filosofia.

Ma allo stesso tempo ha a


che fare con il corpo, che piace meno alla filosofia, se non come corpo pensato, astratto, che
per non mangia. Cos come la sessualit, altro universale incorporato che non a caso gli si
accosta di frequente, il mangiare oltrepassa la questione biologica e si apre alla dimensione del
senso. un gesto carico di significati, ed il cibo la materia di questo gesto.
a filosofia, da !latone a "iet#sche, ha sempre fatto i conti con il cibo, inteso sia come bisogno
primario del corpo, sia come metafora di ci che nutre lumano. Cionostante, ai loro scritti sul
cibo stata tenden#ialmente accordata solo unimportan#a marginale nel canone filosofico
occidentale. ipotesi proposta che questo apparente scarso interesse sia dovuto alla
separa#ione tra corpo e ragione che ha segnato la filosofia fin dai suoi ini#i, e che ha relegato
in secondo piano tutti quegli aspetti della vita umana legati alla corporeit. Come le donne ben
sanno, questa separa#ione non sen#a conseguen#e.
a differen#a tra uomini e donne ha un ruolo nella defini#ione di cos cibo e qual il nostro
modo di viverlo, non solo perch$ le donne sono state per lungo tempo nella storia le
protagoniste della maggior parte delle attivit che hanno reso possibile allumanit il
nutrimento quotidiano, ma anche perch$ questa esperien#a le ha rese competenti in materia e
ha permesso loro di acquisire un sapere che oggi conosce riformula#ioni e redistribu#ioni
radicali. %noltre, sen#a lo sguardo messo a disposi#ione dallesperien#a del femminismo della
differen#a, non sarebbe stato possibile pensare unimpresa come lo studio del cibo come
oggetto filosofico.
approccio filosofico ha permesso di interpretare il cibo attraverso lutili##o di alcune categorie
& soggettivit, rela#ione, natura & che appartengono alla storia del pensiero occidentale,
gettando una luce del tutto particolare su un argomento apparentemente ordinario seguendo
come filo conduttore la messa in gioco del confine.
'. %l primo confine quello che il soggetto cerca di stabilire tra s$ e lesterno( un confine che
potremmo definire mobile, costantemente nego#iato e rielaborato. )ramite latto alimentare,
noi diventiamo ci che mangiamo* assumendo il cibo assimiliamo il mondo e di conseguen#a
latto di mangiare + sia banale, sia carico di conseguen#e poten#ialmente irreversibili, -'.
/. analisi della soggettivit fa emergere linevitabile presen#a dellaltro allinterno della
rela#ione con il cibo, a partire dal corpo materno fino alla comunit alimentare alla quale
lindividuo sente di appartenere e che contribuisce a definire. 0llo stesso tempo, in questo
processo, si attuano dei processi di identifica#ione che spostano lalterit ancora una volta
verso lesterno, istituendo nuovi confini.
1. 0 minacciare lo statuto dellumano anche il confronto con lanimale, con il quale
condividiamo lesigen#a del nutrimento( come in altri ambiti, anche in rela#ione al cibo lumano
si costantemente impegnato nellelabora#ione di strategie e nella ricerca di alcuni elementi
che potessero indicare in maniera definitiva il proprio specifico rispetto allanimale. a donna,
la cui posi#ione nella storia ha spesso coinciso con quella
dellanimale, si colloca in maniera del tutto peculiare nei confronti della questione, con effetti
rilevanti dal punto di vista politico.
%nsomma, pare che la nostra rela#ione con il cibo sia complessa a sufficien#a perch$ la filosofia
possa occuparsene per trarne qualcosa di utile o di interessante. Come sostiene 2errida,
infatti, la questione non , n$ mai lo stata, 3mangiare o non mangiare, mangiare questo e
non quello, il vivente o il non vivente, luomo o lanimale4, quanto & nella nostra rela#ione con
il cibo, ma non solo & 3la migliore maniera, la pi5 rispettosa e la pi5 riconoscente, la pi5 adatta
cos a rapportarsi allaltro e a rapportare laltro a s$.4 -/.
Note
'. C. 6ischler, onnivoro. %l piacere di mangiare nella storia e nella scien#a, Mondadori, Milano '77/, p. /87
/. 9. 2errida, :isogna ben mangiare

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