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Un giorno, mentre il re Canuto era sulla riva del mare, arriv un'ambasceria dell'imperatore di Germania, e gli ambasciatori, avvezzi all'adulazione, lo chi amarono: il pi potente dei re. Canuto, volendo dare loro' una lezione, si fece sull a sponda, e comand alle onde di non bagnarlo- ma proprio in quel mentre venne un' ondata formidabile che- -lo copr. Vedete? - disse allora il re. - Se io fossi veramente il pi potente dei re, il ma re mi obbedirebbe. Quanto poca la nostra potenza! da quel giorno non volle neanche pi portare sul capo la corona d'oro, e la misesu l capo di un crocifisso, in una chiesa della sua capitale. (Anecdotes du Nord). CANZIO Stefano nato a Genova il 3 gennaio 1837 - morto il 14 giugno 1909; eroe garibaldino, gen erale, uomo politico. 2285. Un amico annunzi al generale Canzio la morte di un tale che aveva fama d'es ser stato in vita un marito indulgente. - Ha chiuso gli occhi or ora... - Poveretto! - rispose Canzio - sar stato almeno senza dolore. C'era avvezzo! (LO PEZ, in Illustrazione italiana, maggio 1934). 2286. Parlavano di un tale che si vantava di aver riportato parecchie ferite in guerra. E il generale Canzio: - Quali ferite? Quello capace di far vedere l'ombelico e di farlo passare per un a cicatrice eroica. (LOPEZ, in Illustrazione italiana, maggio 1934). 2287. Una signora aveva invitato a pranzo il generale, e dopo aver mangiato voll e offrirgli un saggio delle sue capacit pianistiche, le quali tuttavia par che no n fossero eccezionali. Finito che ebbe di suonare, domand al generale: - Ebbene, Canzio, che ne dite? - Dico semplicemente che lei la padrona di casa, e pu far quel che vuole! (LOPEZ, in Illustrazione italiana, maggio 1934). CAPELLINI Giovanni n. 1833 - m. 1922; insigne geologo e paleontologo italiano. 2288. Il senatore Giovanni Capellini, nato in modestissima condizione, fu un ver o esempio di fortissima volont. Non era quindi del tutto ingiustificato il concet to che egli aveva di s e del proprio valore. Questa sua coscienza portava sempre, anche nelle lezioni, le quali spesso si aggiravano un po' troppo intorno all'Io del professore. Un giorno, dietro la cattedra, venne trovata una carta raffigur ante una specie di monumento con la scritta: Io, a me stesso, Posi. (VINASSA, Aned doti universitari). 2289. Il Capellini fu l'organizzatore -indefesso del congresso internazionale ge ologico, pel quale convennero a Bologna scienziati di tutto il mondo. Un giorno, ad un gruppo di colleghi, mostr con grande soddisfazione una lettera che veniva dall'America del Nord e portava il semplice indirizzo: Professor Capellini, Ital ia. Del gruppo faceva parte anche l'illustre abate Stoppani, il quale non per nu lla era un buon lombardo manzoniano: si rivolse sorridendo al collega e gli diss e, con una punta d'ironia: - Sarebbe bastato che ci fosse stato scritto: Capellini, Europa. (VINASSA, Anedd oti universitari). CAPELLO Bianca n. 1548 - m. 1587; amante e poi sposa del duca Francesco I dei Medici; mori avve lenata. 2290. Apparteneva a una delle pi illustri famiglie patrizie di Venezia. Un giovan e fiorentino, Pietro Bonaventuri, era commesso della banca Salviati che stava di fronte al palazzo dei Capello, e vedendo spesso Bianca, se ne innamor perdutamen te. Trov modo, per mezzo di una cameriera della casa, di far pervenire dei suoi s critti alla nobile fanciulla e di ottenere da lei un colloquio. La ragazza, nella sua ingenuit, credette che il giovane fosse un Salviati, famigl ia ricca e nobile, e che perci sarebbe stato possibile un matrimonio con lui. Qua ndo seppe che si trattava di un giovane povero e di mediocre famiglia, era tropp o innamorata ormai per potersi tirar addietro. Bianca usciva di nottetempo di ca sa, per trovarsi col giovane, e rincasava all'alba. Una notte avvenne che un for naio, passando davanti al palazzo Capello e vedendo la porta di casa socchiusa,

credette di far un servizio chiudendola. La mattina, Bianca trov l'uscio chiuso: ormai era compromessa, e i due amanti pensarono allora che non potevano salvarsi che con la fuga. Fuggirono infatti e dopo molte peripezie giunsero a Firenze. ( Dictionnaire de l'amour). 2291. Lungo il viaggio, a Pistoia, un prete aveva unito in matrimonio' i due gio vani amanti. Il Bonaventuri port la sposa nella casa paterna, e l vissero miserame nte. Bianca aiutava la suocera a sbrigare le pi umili faccende domestiche e non m ormorava mai; non rimpiangeva mai gli agi e le ricchezze che aveva sacrificato a suo marito. Trascorse cos qualche anno. Il caso volle che un giorno il granduca Francesco I d e' Medici passasse sotto le finestre della povera casetta e che, proprio in quel momento, Bianca fosse affacciata. Il . granduca la vide, stup di quella sua vist osa bellezza, se ne invagh, non ebbe pace fin che non ebbe parlato alla giovane. In breve, i due s'innamorarono l'un dell'altro, e Bianca divenne l'amante del gr anduca. La moglie del granduca mori di li a poco; il Bonaventuri fu ucciso in una rissa- I due _amanti, _rimasti liberi, si sposarono, e cos Bianca Capello divenne sovrana della Toscana. (Dictionnaire de l'amotir). 2292. Tutti i contemporanei sono d'accordo nel dichiarare che Bianca Capello si servi del potere e dell'ascendente che aveva sul cuore del suo nuovo marito per il bene dello Stato. Am la cultura e protesse i letterati e gli artisti. La sua vita fin tragicamente, e questa fine restata sempre misteriosa. Un giorno si trovarono a pranzo insieme, a Poggio a Caiano, Bianca, suo marito e il cognat o, il cardinale Ferdinando de' Medici. Il Cardinale dichiar di non sentirsi bene e non tocc quasi cibo. Gli altri due commensali, poco dopo aver finito il pasto, furono assaliti da dolori laceranti, e in poco tempo morirono. Non c' dubbio che i cibi fossero avvelenati. Ma chi era il colpevole? Il fatto ch e il cardinale non volle toccar cibo pu parere sospetto. Egli odiava inoltre la c ognata ed era molto ambizioso. Comunque fu lui che successe sul trono al fratell o, (Dictionnaire de l'amotir). CAPPELLI Enrico attore comico bolognese, assai noto sulla fine del secolo scorso. 2293. L'attore Enrico Cappelli aveva preso l'abitudine di trattenersi a lungo ne l camerino dopo lo spettacolo, con molto disturbo del custode Colombari. Una ser a il Colombari, per dargli una lezione, finse di non accorgersi di lui, chiuse i l teatro e se ne and a casa. Quando il Cappelli usci dal camerino, si trov al buio; chiam il custode, e nessuno rispose. Allora apri il contatore del gas, illumin tutto il teatro, scese in orc hestra, s'impadron dei piatti e della gran cassa, e gi a battere furiosamente, can tando a squarciagola. A tale frastuono e alla vista del teatro illuminato, qualcuno torse a casa del C olombari, che, svegliato di soprassalto, si dovette alzare per liberare il prigi oniero, il quale gli disse tranquillamente: - Lo sapevo bene, o manigoldo, che presto o tardi saresti venuto. (TESTONI e TREBBI, Aneddoti bolognesi). CAPPONI Gino illustre patriota toscano, letterato, senatore, nato nel 1792, morto nel 1876. D ivenne cieco. 2294. Nel 1852, dovevano entrare da un momento all'altro gli Austriaci a Firenze . Il marchese Capponi, cieco, era in strada insieme col suo amico Giuseppe Arcan geli, quando si sent in lontananza un rullar di tamburi. Il marchese Capponi doma nd: - Sono loro? - Purtroppo! - rispose l'Arcangeli. E il Capponi: Almeno non li vedr. (DE GUBERNATIS, Ricordi biografici). 2295. Quando Ferdinando Martini, giovanissimo, s'era messo a scrivere un saggio sulla commedia, credette di dover far visita a Gino Capponi per averne notizie s ul Giraud, che il Capponi aveva conosciuto intimamente.

Il Capponi accolse il Martini con affabilit. Era un uomo alto, di lineamenti seve ri, cieco, e incuteva rispetto e soggezione a solo vederlo. Domand: - In che posso servirla? Il Martini espose il suo desiderio: notizie del conte Giraud. - Il Giraud - esclam con voce alta, baritonale - era un porco. La notizia, quantu nque significativa non era incoraggiante per, un biografo e a ogni modo insuffic iente. Il Martini si prov a insistere. E il marchese: - Il Giraud era un porco. Non so altro, non so altro. (MARTINI, Opere). CAPUANA Luigi nato a Mineo di Catania nel 1839 - morto nel 1915; novelliere italiano. 2296. Nel 1851, a dodici anni, Luigi Capuana fu un giorno invitato a pranzo dal padre Gesualdo de Luca, dotto frate del convento di Bronte. Rimasto solo nella cella, mentre padre Gesualdo era andato a recitare il vespro in coro con gli altri frati, il ragazzo si mise a frugare nello scaffale dei lib ri; e, nascosto dietro una filza di volumi rilegati, trov un libro di versi che a ttir la sua curiosit. Dapprima pens di chiederglielo in prestito; ma, dubitando che il buon frate glielo negasse col pretesto che quella lettura poteva distrarlo d allo studio, pens bene di portarlo via senza permesso. Erano le poesie di Gabriel e Rossetti. La sera, in collegio, cominci a leggerle: il ragazzo tredicenne non era capace di intenderle pienamente, ma certe strofe contro il Papa e i Borboni lo atterriron o. Due giorni dopo, esitando, confess la propria colpa al frate: - Giusto quello dovevate prendere - esclam il padre Gesualdo, strappandogli il li bro di mano. (MARTINI, Il primo passo). CAPUS Alfredo nato il 25 novembre 1858 - morto il 1 novembre 1923; drammaturgo francese. 2297. Capus era allora giovane e alle prime armi: aveva pubblicato un libretto d i novelle e n'aveva portato una copia in omaggio a un deputato amico di famiglia . Costui gli domand quali fossero le sue opinioni politiche, e Capus rispose che non ne aveva. - Come? Alla vostra et, non avete ancora opinioni politiche? Ma una vergogna. Dov ete subito rimediare. E se foste imbarazzato nella scelta, ragazzo mio, vi do un consiglio d'amico: prendete le mie. Capus s'inchin gentilmente e rispose: - Grazie; ma non vorrei che ve ne privaste per me! (L'esprit de Capus). '2298. La prima volta che Capus, dopo esser diventato un uomo celebre, entr in un salotto, le dame cominciarono a discutere a proposito di lui. - un bell'uomo, che non dimostra i suoi quarant'anni. - Come quarant'anni? Ne avr appena trentacinque. E qui una disputa che non si finiva pi. Ma, siccome Capus si dirigeva proprio ver so questo gruppo di signore, una di esse disse: - Ora lo sapremo con sicurezza, perch io lo domander a lui stesso. E, fattasi cora ggio, domand infatti a Capus: - Scusate la mia indiscrezione, signore; ma discutevamo sulla vostra et ed abbiam o fatto una scommessa. Volete dirmi, di grazia, quanti anni avete? E Capus, aggiustando il monocolo e sorridendo: - Dipende dalle vostre intenzioni... (L'esprit de Capus). 2299. C'era un'attrice drammatica che non piaceva al pubblic, forse anche un po' per la sua figura fisica che la faceva rassomigliare mica male a un cammello. Ca pus diceva di lei: - Una rondine non fa primavera; ma un cammello fa il deserto! (L'esprit de Capus ). 2300. Giuseppe Reinach, famoso scrittore ebreo, stava un giorno rimproverando Ca pus: - Bisogna gli diceva - che vi sorvegliate di pi nello scrivere i vostri articoli. Sapete che la gente va dicendo che state diventando reazionario? - Oh, lasciateli dire! Dicono tante cose inverosimili. Di voi, per esempio, non dicono forse che siete ebreo? (L'esprit de Capus).

2301. Capus era atteso, in campagna, da una comitiva d'amici. Quando videro la s ua vettura entrar nel viale, l'ospite e i suoi amici si domandarono come accogli ere Capus in un modo sensazionale. Ebbero allora l'idea di dar fuoco ai propri c appelli di paglia, calcolando che la meraviglia e l'emozione di Capus avrebbero loro permesso di spegner l'incendio prima che i loro capelli potessero soffrirne . Ma il commediografo, scendendo di carrozza, strinse affettuosamente la mano a tutti, senza dimostrare d'accorgersi di alcunch d'anormale. Come va, caro amico? Ma che piacere rivedervi! Sono davvero incantato di trovarv i qui! Intanto i cappelli andavano in fiamme! (Candide, aprile 1924). 2302. Giulio Lemaitre rimproverava Capus perch non si fosse fatto portar candidat o nelle elezioni politiche in Turenna. - Che diavolo! Potevate render qualche servizio al vostro paese natale! - Proprio per questo me ne sono guardato bene - rispose Capus. (L'esprit de Capu s). 2303. Un giorno, mentre sta per entrare al Figaro, un tale lo avvicina e cordial mente gli dice: - Come state, caro Capus, amico mio? - Benissimo - risponde Capus, e intanto va cercando con la mente chi pu essere qu esto signore che gli parla con tanta cordiale intimit. - Ricordatevi, Capus, che voi siete sempre il benvenuto a casa mia. Anzi, faccia mo una cosa. Venite a pranzo da me, vi aspetto senz'altro per gioved prossimo... - Ma se, li per li, non potessi... - Oh! basta che mi mandiate una riga... Alfredo Capus non riesce a ricordarsi assolutamente il nome del signore. Allora ricorre a uno stratagemma: - Ditemi un po', a proposito, nel vostro nome ci vuole una e muta? - Una e muta? Ma, caro Capus, dove volete metter mai una e muta, se mi chiamo Du pont? (L'esprit de Capus). 2304. Alcuni anni fa, Capus e Brieux erano tutti e due candidati all'Accademia. Un autore drammatico celebre, che era molto influente sugli accademici, li invit tutt'e due a pranzo a casa sua, e durante il pasto disse loro: - Siamo intesi, eh? Uno di voi due riuscir, io non so quale. Ma chiunque sia, app ena eletto, dovr adoperarsi a favore dell'altro. E Capus, pronto, tendendo la mano a Brieux: Intesissimi, amico mio. Tu puoi contare sin da ora su di me. (L'esprit de Capus) ., 2305. Una sera, a un pranzo, si parlava tra amici di due scrittori che collabora vano sempre insieme, scrivendo commedie e romanzi. Un convitato disse: - E pensare che uno dei due non sa proprio scrivere!. E Capus pronto: - E che importa, dopo tutto? L'altro in compenso non sa leggere. (L'esprit de Ca pus). 2306. Il ministero stava in gran pericolo per una votazione difficile; e il Pres idente del Consiglio, uomo abilissimo, andava cercando, nei corridoi, di conquis tar proseliti alla sua causa pericolante mediante promesse: a un deputato promet teva tre croci da cavaliere da distribuire tra i suoi elettori, a un altro uno s paccio di sali e tabacchi per la moglie di un elettore, a un terzo la rimozione di un prefetto fastidioso... Capus guardava la scena, insieme con un altro giornalista. - Oh, se la caver! diceva il collega di Capus. Io lo conosco da lunga data e so d i che capace. Figurati che sono stato suo compagno di scuola. Era un giovane che prometteva molto. E Capus: Come? Sin da allora? (L'esprit de Capus). 2307. Si parlava di un uomo politico che aveva una moglie molto auto ritaria; e un signore diceva: t un uomo che manca assolutamente di volont. E Capus: Chi l'ha detto? Non vero niente. Egli ha una volont: quella di sua moglie. (L'esp

rit de Capus). 2308. Giulio Renard incontr un giorno Capus e si mise a chiacchierare con lui. Torno adesso gli disse dall'aver portato un mio copione all'Odeon. Sapeste, caro mio, come il direttore di quel teatro si rassomiglia a voi! Strano! rispose Capus eppure vi assicuro che non l'ho mai veduto! (L'esprit de Ca pus). 2309. Un romanziere da strapazzo gli port in redazione un suo libro in omaggio. Signor Capus, gli diceva ecco il mio ultimo romanzo! L'ultimo? rispose Capus. Proprio l'ultimo? Oh, che fortuna per noi! (L'esprit de Capus). 2310. Era morto un giornalista che faceva una vita molto scapigliata e aveva fam a di non aver scrupoli eccessivi di coscienza. Se ne parlava in un crocicchio di amici. Uno di essi domand: Poveretto! E di che morto? E Capus: - Ma non si sa bene. Del resto non si sapeva bene neppure di che vivesse. (L'esp rit de Capus). 2311. Capus aveva terminato una commedia in collaborazione con un amico. Qualcun o gli domand: - Che cosa ha fatto l'altro, nel lavoro? - Niente. Non ha fatto niente! - E quando hai collaborato con Allais, lui che faceva? - Il doppio del mio collaboratore d'oggi. (Candide, marzo 1924). 2312. Il direttore del teatro delle Varits, di Parigi, Fernand Samuel, amava, dopo pranzo, evocare gli spiriti. Ci seccava molto ad Alfredo Capus. Una sera Samuel evoc l'anima di Ludovic Halvy, che non si fece pregare. Siete voi, mio caro signor Halvy? Lo spirito rispose di s. E Samuel: Sono io, sono Fernand Samuel! Vi volevo molto bene, sapete? Ecco una frottola! grid Capus. Tu mi hai sempre detto che Meilhac era un brav'uom o, ma Halvy era un famoso empiastro! Vuoi tacere? grid Samuel furioso; Halvy non gli date ascolto! Ma l'anima di Halvy e ra probabilmente assai offesa, perch da quel giorno rifiut di rispondere, con gran giubilo di Capus. (Candide, marzo 1924). 2313. Avendo avuti parecchi successi a teatro e guadagnando assai, aveva preso l e arie di un arricchito di recente, e non faceva che parlare del suo automobile, del villino che si era comperato in campagna e di altre simili cose. Nel bel mezzo di una conversazione in casa di Guitry, una sera venne-fuori all'improvviso a dire: Non posso pi vedermi in stanze piccole. Mi ci vogliono stanzoni enormi, in cinque atti: ora nel mio casino di campagna voglio costruirmi un hall. Che cosa? gli domand Renard. Un hall. Ti dispiace, forse? Dispiacermi? Io me ne frego gli rispose Renard. (RENARD, Journal). 2314. Parlando di stile con Renard, questi ebbe a dirgli: Le mie frasi per sono pi difficili delle tue. - t vero rispose Capus; se togli una sola parola nella tua frase crolla tutto; m a se togli tutte le parole dalla mia, la frase resta. (RENARD, Journal). 2315. Alle prove di una commedia di Capus, il direttore delle Varits, Samuel, spie gava all'autore che aveva dovuto scritturare un'attrice da poco, amica di un azi onista del teatro. Non vi scusate, caro amico, rispose Capus lo capisco benissimo; ma bisogner spieg are la cosa nel primo atto... (BIESTOCK, Le livre de chevet). 2316. Alfredo Capu s, gi celebre, incontra sui boulevards un suo antico compagno di scuola che non v ede da vent'anni. Che fai di bello? gli domanda l'autore drammatico. Sono negli affari risponde l'amico e guadagno bene; cos posso fare una vita lussu osa, e tanto io che mia moglie andiamo spesso a teatro e sempre alle prime rappr esentazioni. I miei complimenti! esclama Capus.

E tu? Dimmi un po', che cosa fai tu? Capus, raccontando quest'aneddoto, concludeva: Questa la celebrit! (REGISMANSET, Contradictions 2317. Si parlava di donne. Una donna onesta osserv Alfredo Capus non altro che una don-, n a che si accanita tutta la vita su un uomo solo! (REGISMANSET, Contradictions). CARACCI Annibale n. 1560 - m. 1609; celebre pittore bolognese. 2318. Annibale Caracci era ancora un ragazzo, quando, tornando una sera dalla ca mpagna con suo padre, che era sarto, fu incontrato dai ladri, che li spogliarono di tutto quel che avevano indosso. Appena arrivati in citt, corsero dai magistra ti a denunciare il furto patito, e Annibale disegn cos bene con una matita i ritra tti dei ladri, che questi poterono essere identificati e imprigionati (Encyclopdi e mthodique). 2319. Annibale Caracci aveva uno scolaro che, invece di studiare la pittura, era tutto dedito alle eleganze del vestire. Annibale, per correggerlo, gli fece la caricatura, e in essa mise cos bene in ridicolo quel che di effeminato c'era nell o scolaro bellimbusto, che questi si ravvide e non si compiacque pi di vesti rice rcate. (Encyclopdie mthodique). 2320. Annibale Caracci viveva molto alla buona e con una frugalit e semplicit degn a di un filosofo. Perci non poteva sopportare le grandi arie che si dava il frate llo, il quale invece viveva splendidamente e sempre in compagnia dei pi grandi e ricchi signori della citt. Una volta, avendolo incontrato appunto in s elegante co mpagnia, gli si avvicin e gli disse sottovoce: - Agostino, ricordati che sei figlio di un sarto! (Encyclopdie mthodique). 2321. Una volta alcuni artisti stavano parlando, con calde parole di elogio, del magnifico gruppo antico del Laocoonte. Annibale Caracci non diceva nulla, e per tanto gli altri suoi colleghi, non sapendo come interpretare quel silenzio, gli domandarono la sua opinione al riguardo. Allora, soltanto allora, Caracci., come risvegliandosi da un sogno, prese in mano una matita e disegn sulla parete il ce lebre gruppo con tanta esattezza, che pareva fatto a rilievo. In questo modo egl i ne fece l'elogio pi bello. (Encyclopdie mthodique). 2322. Una volta Annibale Caracci sent che suo fratello Agostino si vantava di sap er fare dei versi, e si era messo infatti a declamarne alcuni di sua invenzione. Il fratello, che non amava queste ostentazioni e queste intrusioni nell'arte al trui, gli disse: Agostino, dovresti ben sapere che i poeti dipingono con le parole e i pittori pa rlano coi pennelli. (Encyclopdie mthodique). 2323. Annibale Caracci, invitato a dare la sua opinione sull'opera di un altro p ittore, disse, come sempre, quel che sentiva, e critic pertanto il quadro piuttos to severamente. Il pittore, che era un suo rivale e di lui invidiosis- simo, app ena riseppe la cosa, voleva sfidarlo a duello, ma il Caracci, preso in mano un p ennello, disse: con quest'arma che io vi sfido e spero di vincervi. (Encyclopdie mthodique). 2324. Il cardinal Farnese era grande ammiratore e amico del Caracci, e doveva sp esso difenderlo contro quei signori che di solito non hanno stima di un artista fin che non morto. Vedendo che tutti i suoi bei discorsi non persuade vano costoro, s'accord col Caracci per far loro una burla che servisse di lezione . Fece dipingere da Annibale molti bei quadri e li fece affumicare per dar loro una patina di antico; poi li fece vedere ai suoi amici, facendoli passare per qu adri di antichi autori. Tutti ammirarono quei dipinti, attribuendoli chi a un gr ande pittore e chi ad un altro anche pi grande. Non manc chi disse: Questi s che son capolavori! Altro che i quadri del vostro protetto Caracci! Quan to meglio farebbe costui a studiare gli antichi e a prendere questi quadri per m odelli! Il cardinale Caracci risero un pezzo di quegli sciocchi, e finalmente riveIarono lo scherzo. Figuratevi come rimasero male i solenni intenditori! (Eneyclopdie mth odique). 2325. Una volta che il Domenichino e il Badalocchi avevano fatto una gara tra lo ro, a proposito di un quadro che aveva lo stesso soggetto, chiamarono giudice An

nibale Caracci. Il Badalocchi pretendeva d'aver vinto lui e anzi si burlava del Domenichino che aveva messo sei mesi a fare il suo quadro, mentre egli l'aveva b uttato gi in quindici giorni. Il Caracci disse: Verissimo: tu l'hai fatto prima, ma il Domenichino l'ha fatto meglio. (Anecdotes des Beaux-Arts). CARACCI Ludovico n. 1555 - m. 1619; cugino di Annibale, pittore bolognese. 2326. Ludovico Caracci aveva una grande vocazione per la pittura. Il suo maestro invece era scontentissimo di lui e diceva che non sarebbe riuscito mai a far qu alcosa di buono. Egli si present allora al Tintoretto, che, dopo averlo visto dip ingere, gli consigli senz'altro di scegliersi un'altra professione, perch la pittu ra non era fatta per lui. Ma il giovane Caracci insistette e fini per aver ragio ne, diventando uno dei migliori pittori del suo tempo. (PANCKOUCKE). CARACCIOLO Domenico n. 1715 - m. 1789; diplomatico ed economista, ambasciatore a Londra, a Parigi e vicer di Sicilia. 2327. Il marchese Caracciolo, ambasciatore del re di Napoli prima in Inghilterra e poi a Parigi, odiava l'Inghilterra e diceva: Che paese! Figuratevi che i soli frutti veramente maturi che vi si trovano sono le mele cotte! (E. COLOMBEY, Ruelles, salons, etc.). 2328. Luigi XVI rimproverava un giorno scherzosamente l'ambasciatore Caracciolo perch alla, sua et non pi giovane faceva ancora all'amore. Non vero, sire, rispose il marchese vi hanno informato male: io non faccio l'amo re, lo compro bell'e fatto. (DE LEVIS, Souvenirs et portraits). 2329. L'ambasciatore napoletano Caracciolo era celebre nei salotti parigini pel suo spirito. Una sera raccontava alcuni particolari sul suo soggiorno in Polonia , e venne tra l'altro a parlare della vita scostumata e libertina d'alcune dame polacche; tra l'altre, d'una contessa, di cui diede nome e cognome. Ma mia moglie interruppe un polacco che era presente alla conversazione. Ah! vostra moglie rispose il Caracciolo senza scomporsi allora non ne parliamo p i. (Encyclopdiana). GARGANO Giulio nato a Milano nel 1812 - morto a Lesa nel 1884; poeta e romanziere. 2330. La censura sotto i Borboni era addirittura ridicola. Un libro di medicina, che aveva per titolo La costituzione del fanciullo, parve pericoloso e si dovet te cambiare la parola incriminata con conformazione che sembr pi ortodossa. Dovend osi rappresentare a teatro, in giorno di venerd, un'antica farsa, La pernice arro sto, il titolo dovette esser cambiato in Pesce arrosto, per non scandalizzare il pubblico con un piatto di grasso. Ma peggio tocc a Giulio Carcano traduttore di Shakespeare, che vide mutilarsi una scena intera di Romeo e Giulietta, che al ce nsore parve immorale. Per fortuna il Carcano aveva un editore intelligente e cor aggioso, che fece dell'opera due edizioni: una integra per gli abbonati e una mu tilata... per il censore! Ma c'era il rischio che il censore s'accorgesse del tr anello, e sarebbero stati guai grossi. Per fortuna non si accorse di nulla. (DE CESARE, La fine di un regno). CARDANO Gerolamo nato a Pavia nel 1501 - morto a Roma nel 1576; celebre medico e fisico. 2331. Il celebre medico e matematico di Pavia, che era un'illustrazione dell'ate neo bolognese, s'era recato a Roma, dove godeva della protezione e amicizia di p apa Gregorio XIII. Era infatuato dell'astrologia, di cui sosteneva di aver scope rto le leggi ineluttabili. Aveva predetto che la propria morte sarebbe avvenuta nel settembre 1576; ma siccome l'epoca fatale si avvicinava e non c'era nessun s intomo di una malattia che potesse ucciderlo, temendo che il sopravvivere portas se troppo discredito alla sua scienza, non prese pi cibo e si lasci morir di fame. (SCARLATTI, Et ab hic et ab hoc). CARDUCCI Giosu nato a Valdicastello nel 1835 - morto a Bologna nel 1907; grande poeta italiano della seconda met dell'Ottocento. 2332. Quando Onorato Roux gli chiese alcune pagine autobiografiche che riguardas sero la sua infanzia, per un volume appunto che il Roux stava preparando sull'In

fanzia degli illustri italiani, il Carducci, indispettito, rispose: Io non mi sono tenuto mai n cos importante n cos esemplare ne cos fatuo da scrivere l e mie bambinate. Si figuri lei se voglio sciupare il poco tempo che mi avanza e se voglio seccar gli altri a scrivere la mia epopea infantile. (MANETTI, Aneddot i carducciani). 2333. Un giorno un suo compagno di scuola dai capelli rossi e ricciuti lo import unava perch gli facesse il componimento. Lui gli aveva detto: Chetati, o ti brucio il pennacchio. Quegli insistette, e Carducci, acceso un fiammifero, mise ad effetto la minaccia . (Nuova Antologia, 1899). 2334. Il padre del Carducci, che era un medico, era molto orgoglioso del figlio. A un amico di Giosu che era andato a trovarlo a Santa Maria, dove abitavano i ge nitori, il bravo uomo disse, quando Giosu non sentiva: Il mio figlio bravo e buono: peccato che avr corta vita. Egli non robusto come l' altro mio figlio, Dante. disse le ragioni di quella vita che doveva esser breve. Invece Giosu visse sino a tarda et, e il fratello Dante, non ostante la sua robustezza, mor l'a nno dopo. (Nuova Antologia, 1899). 2335. Il Nencioni, antico compagno del Carducci quando era a scuola dagli Scolop i, ricordava ancora con stupore un episodio scolastico. Il sabato si usava far t radurre qualGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9D C5-DA0556BA26AC}sm* 40

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