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Censimento delle incisioni rupestri della Bessa

Non possibile ad oggi, in assenza di contesto archeologico, datare le rocce a coppelle della Bessa. Sembra comunque da scartare la tesi che siano da attribuire cronologicamente al periodo di sfruttamento da parte dei Romani dato che la zona di massima concentrazione di insediamenti relativi alle aurifodinae non coincide con quella delle incisioni.
Masso n. 14

by Alberto Vaudagna (S.Va.P.A.)

TRACCE PHP-Nuke version, 2002-2011

Censimento delle incisioni rupestri della Bessa

La Riserva Naturale Speciale della Bessa situata tra 400 e 300 m. di altitudine alla base delle pendici meridionali del Mombarone (Alpi biellesi Piemonte). Morfologicamente un altopiano orientato NO SE suddiviso in due terrazzi (superiore inferiore) separati da una scarpata di alcune decine di metri. Esteso dalla fraz. Bornasco del comune di Sala a Cerrione per una lunghezza di oltre 7 km. ed una larghezza massima di 1.4 con una superficie di 7.5 kmq delimitato a destra dai resti della morena Bornasco-Vermogno e a sinistra dal corso del torrente Elvo. La superficie interamente occupata dai resti delle aurifodinae romane del II sec. a.C. e da consistenti tracce di frequentazioni anteriori rappresentate in gran parte da massi erratici incisi.

La presenza di massi erratici nella Bessa si deve allo smantellamento, ad opera dei torrenti Viona ed Elvo, di morene edificate dal ghiacciaio Balteo che durante la prima fase glaciale pleistocenica (circa 800000 anni fa) fluiva dalla Valle dAosta e si espandeva nellangolo nord occidentale della Pianura Padana. Lerosione di questi due corsi dacqua arrotond in parte i massi ed i ciottoli che ora appaiono come imponenti cumuli di discarica della miniera romana . I massi isolati o in piccoli gruppi prodotti da blocchi di frana sulla superficie glaciale che fungeva da nastro trasportatore, sono sparsi lungo tutta la superficie del terrazzo che doveva apparire prima dello sconvolgimento minerario come un movimentato altopiano ciottoloso inciso da vallette trasversali in approfondimento verso Est.

Foto aerea della Bessa (settore centrale) Il giacimento di oro alluvionale si form per erosione e risedimentazione locale, da parte di corsi dacqua (verosimilmente una paleo Viona), dei depositi che contenevano metallo esarato dai ghiacciai nei filoni della sinistra orografica della Valle dAosta (Ayas). La presenza su molti massi di incisioni rupestri prevalentemente a forma di coppella attesta una colonizzazione protostorica dellarea che, a partire dal V/IV sec. a.C., si ritiene fosse controllata dai Salassi. Questi reperti pongono il problema della effettiva data iniziale di sfruttamento del giacimento (sia pure su scala artigianale) considerando che la presenza delloro difficilmente pu essere sfuggita agli artefici delle incisioni dato che doveva affiorare nei corsi dacqua temporanei che attraversavano il Terrazzo e nei loro conoidi ed probabile che lelevata densit dei segni sia diretta conseguenza della presenza del metallo. Dopo sanguinose battaglie loro della Bessa cadde, tra il 143 ed il 140 a.C., nelle mani delle legioni romane di Appio Claudio e lestrazione fu affidata ai pubblicani, gli imprenditori dellepoca, che impiegarono nei lavori fino a 5000 uomini contemporaneamente. Non nota la durata del periodo di sfruttamento sappiamo per dallo storico Strabone che, nella seconda met del I secolo a.C., le miniere erano gi state abbandonate (o pi probabilmente esaurite) e loro di Roma proveniva ormai in massima parte dalla Spagna.

Terrazzo superiore dalla valle dell'Elvo Una prospezione del territorio volta alla rilocalizzazione di quanto gi segnalato, alla ricerca di nuove incisione ed al loro censimento stata effettuata nel corso del 1997 da parte dello scrivente, dintesa con la Soprintendenza Archeologica del Piemonte e lEnte Parco. Si iniziato come prima fase ad individuare i massi documentati nella pubblicazione riepilogativa inserita nel volume Le incisioni rupestri delle montagne biellesi di M.e P. Scarzella del 1992 (dati risalenti alla fine degli anni 60), con qualche difficolt dovuta alle mutate condizioni dellambiente, sovente invaso da una fitta vegetazione di robinie e rovi e da una non sempre precisa localizzazione sulla carta IGM gi essa stessa poco attendibile data la complessit morfologica della Riserva. In seguito la prospezione stata estesa con buoni risultati alle immediate vicinanze dei massi gi localizzati e numerose incisioni sono state scoperte sotto strati di muschi e radici che celavano le superfici, altre individuate con una ricerca pi spinta nel fitto della boscaglia. Non si tuttavia certi di aver trovato tutti i massi incisi esistenti perch ve ne sono alcuni avvolti da grosse radici che ne impediscono laccesso e non si pu escludere che altri siano celati dai cumuli di ciottoli della miniera romana. Guide sul terreno sono state le foto aeree fornite dal Parco ed una mappa catastale 1:5000 sulla quale sono stati provvisoriamente situati i ritrovamenti, in seguito collocati sulla nuova carta archeologica realizzata su CD con il sistema G.I.S. La seconda fase consistita nella pulizia (licheni esclusi) delle superfici incise, nella misurazione del massimo ingombro dei massi e nella documentazione fotografica dellaspetto generale e dei dettagli delle incisioni. Le riprese furono molto ostacolate dalla presenza di alberi addossati ed in alcuni casi avvolgenti i soggetti e da rami e foglie che interrompevano la gi scarsa uniformit della roccia rendendo sovente illeggibili le immagini. Dopo molti infruttuosi tentavi si decise di effettuare la maggior parte delle riprese con tempo ve-

lato o nuvoloso evidenziando i manufatti con una leggera patina di acqua. Questo metodo molto soggettivo perch mette in risalto solo ci che il ricercatore vede al momento della ripresa e pu dar luogo a differenze di opinione con successivi visitatori. Questo comunque per ora lunico modo che permetta di documentare, poich luso della luce radente naturale (anchessa molto soggettiva a seconda dellincidenza) reso impossibile dalla vegetazione e le difficolt di accesso rendono problematico luso di quella artificiale. Lo stato di conservazione delle incisioni, molto variabile a causa della irregolare tessitura della roccia (micascisto eclogitico) ha ulteriormente complicato linterpretazione della tipologia. Con la terza ed ultima fase si provveduto alla compilazione della Scheda Internazionale Arte rupestre delle Alpi occidentali per ogni masso, dei relativi diagrammi di dispersione e dei riepiloghi statistici. Di quattro massi (n.5, 14, 41, 50) stato effettuato il rilievo grafico, ma per una miglior leggibilit questa documentazione, almeno schematica, dovr essere estesa a tutti gli elementi censiti. Malgrado una distribuzione abbastanza uniforme, la quasi totalit dei massi incisi concentrata tra le fraz. Filippi e Vermogno del comune di Zubiena e cio su 1/3 della superficie del terrazzo. Questa anomalia probabilmente spiegabile con il fatto che le colline moreniche delimitanti il lato destro della Bessa terminano proprio allaltezza di Vermogno e su queste alture soleggiate e sicure dovevano essere situati gli insediamenti. Appare quindi logico che gli atti legati alle incisioni venissero compiuti nelle vicinanze degli abitati data labbondante disponibilit di superfici. I massi sono generalmente posizionati su piccoli dossi su piani e comunque mai in versanti prevalentemente in ombra; inoltre la quasi totalit delle incisioni su superfici orizzontali o inclinate verso il corso del sole e sono in questo caso in maggioranza concentrate nella met superiore. Queste caratteristiche fanno supporre che un ampio soleggiamento fosse condizione preminente nella scelta, infine sembra fosse necessaria una particolare posizione dei massi sul terreno. Questa ipotetica caratteristica suggerita dal fatto che ve ne sono con superfici regolari e ben esposte che sono privi di segni mentre, altri a rugosit accentuata ed a tessitura irregolare furono utilizzati. Le dimensioni non sembrano aver condizionato gli autori delle coppelle della Bessa dato che furono ritenuti idonei esemplari da 1 mc. ed altri da oltre cinquanta, inoltre massi piccoli portano decine di cavit, altri, maestosi solo poche unit. Una conferma a quanto detto ci viene da un masso (n.14) situato in prossimit del cimitero di Riviera (Zubiena) che, malgrado sia di ridotte dimensioni, letteralmente ricoperto da oltre cento coppelle. Questo masso potrebbe essere stato scelto anche per la particolare tessitura della roccia, formata da sottili strati di quarzo e mica, che danno ai manufatti scavati perpendicolarmente alla stratificazione, un aspetto a cerchi concentrici di-

gradanti di grande effetto visivo.

Masso n. 50

Masso n.14

La classificazione tipologica in uso nellarco alpino occidentale, suddivide in categorie le incisioni a forma di coppella a seconda che siano collegate o meno da canaletti, che assumano forme geometriche o di allineamenti. Questa classificazione pu in alcuni casi stabilire una approssimativa sequenza temporale, in quanto si ritiene (non da tutti) che siano apparse per prime incisioni di piccole dimensioni, poco profonde, a partire dallet del Rame, con successivi incrementi di volume e comparsa dei collegamenti durante let del Bronzo e nella successiva et del Ferro. Ben pochi dubbi sussistono comunque sul periodo di comparsa iniziale delle incisioni a coppella data la loro frequente associazione con megaliti o necropoli a cista dellet del Rame, dalla Svezia meridionale fino al Caucaso ed alla valle del Giordano. Appare quindi impossibile attribuire datazioni di origine, posteriori a questepoca considerando che solo il megalitismo ebbe una diffusione geografica cos ampia e capillare. Una datazione pi tarda (Bronzo finale/prima et del Ferro), come a volte sostenuto, su unarea di tale estensione non supportata da alcuna cultura e lipotesi di una casuale convergenza priva di credibilit. Non possibile al momento attuale, in assenza di contesto archeologico, datare le incisioni rupestri della Bessa poich i lavori di coltivazione del giacimento hanno intaccato quasi totalmente lo strato superficiale del terreno; la maggior parte delle alture circostanti hanno subito una antropizzazione continua fino ai nostri giorni e non sono stati effettuati sondaggi alla base dei pochi massi che potrebbero aver conservato il sedimento originale. Tuttavia lestensione tipologica (10 tipi della categoria 0) e la variet morfologica (coppelle di diametro e profondit variabili ma sovente in gruppi

omogenei) fanno pensare ad una ampia estensione del tempo di incisione, dato che non ipotizzabile la presenza contemporanea di tutte le tipologie censite. Sembra comunque da scartare la tesi, pi volte formulata, che le coppelle della Bessa siano da attribuire cronologicamente al periodo di sfruttamento del placer da parte dei Romani dato che la loro ripartizione sul territorio riguarda 1,5 kmq. contro una superficie totale del terrazzo di 4,5 inoltre la zona di massima concentrazione di insediamenti relativi alle aurifodinae non coincide con quella delle incisioni. Prendendo in esame la ripartizione delle tipologie sul territorio si nota che massi di grandi dimensioni ed a superficie piana (5,7,20) contenenti coppelle di tipo 0D (gruppi non collegati) e 0E (allineamenti non collegati) di piccole dimensioni, sono presenti esclusivamente nella parte centro settentrionale dellarea censita. Questo dato pu configurare, come ipotesi di lavoro, una incisione differenziata nel tempo e nello spazio e cio: fasi iniziali riguardanti solo unarea relativamente ristretta in cui furono eseguiti i tipi comunemente ritenuti pi antichi e fasi successive riguardanti tutto il territorio, in cui apparvero i collegamenti mediante canaletti, le coppelle di grandi dimensioni e le vaschette. Rarissime (tre esemplari) le coppelle cilindriche. Si deve segnalare infine che le incisioni a vaschetta ovale ed a pediformi si trovano esclusivamente in zone periferiche a valle della fraz. Vermogno mentre, sparse su tutto il territorio, vi sono incisioni ovaleggianti che potrebbero essere state ottenute a volte allargando artificialmente fratture preesistenti perpendicolari al piano di scistosit, altre percuotendo la roccia dove questa tendeva a sfaldarsi naturalmente secondo piani paralleli, caratteristica questa tipica del micascisto che costituisce la quasi totalit dei massi erratici della Bessa. Il risultato finale un incavo a fondo piano profondo fino a 3 cm. con diametro massimo variabile da 20 ad oltre 60 cm. Se per alcune pu esserci il dubbio di una origine naturale per altre da escludere, data lestrema regolarit e simmetria dellovale. Queste incisioni presentano tuttavia unampia variabilit con forme subcircolari, ovali, a scudo, queste ultime a volte collegate ad una coppella o appendice sul bordo superiore sinistro (massi 6, 12, 21, 53). Il confronto tra morfologia e tipologia permette di effettuare osservazioni riguardanti una possibile contemporaneit di esecuzione di alcune incisioni. Gli unici due massi portanti esclusivamente coppelle non collegate di dimensioni medio/grandi (n,15, 16) sono nella stessa zona (il n.16 il primo masso inciso a valle del n.15). I tre massi (n.38, 39, 46) nei quali la coppella inferiore di una coppia collegata di grandi dimensioni, poco profonda e levigata sono contigui. Due soli massi (n.13 e 40) hanno coppelle collegate, posizionate a griglia ed in entrambi, i manufatti appaiono morfologicamente simili (coppelle e canaletti grandi e levigati). Lanomala tipologia 0C/L (vaschetta ovale collegata alla base a due coppelle disposte

lateralmente falliforme?) presente in due massi (n.29, 51) situati al limite del terrazzo superiore, a valle della fraz.Vermogno. Masso n. 32 Masso n. 31 Malgrado le numerose suddivisioni contemplate dalla Scheda Internazionale dArte Rupestre, le rocce coppellate appaiono in grande maggioranza cosparse da gruppi, pi o meno numerosi di incisioni disposte apparentemente in modo casuale. Tuttavia nella Bessa si osservano, su due massi, sequenze che evocano composizioni intenzionali. Il primo masso (n.5), situato a valle della fraz.Roletti (Zubiena) ospita sulla superficie superiore piana, oltre 90 coppelle, 60 delle quali sembrano organizzate in una struttura equilibrata in cui la continuit ed uniformit dei segni fa pensare ad una esecuzione unitaria volta a rappresentare un oggetto dotato di un manico (doppia fila di coppelle) allapice del quale, sul lato sinistro si origina una forma a trapezio e sul destro una lunga appendice. Questo oggetto presenta forti rassomiglianze con le asce a manico ricurvo o asce aratro incise su alcuni megaliti francesi (Trou aux Anglais, Mane Kerioned, Mane er Hroeck). Ovviamente in assenza di contesto archeologico la parentela non che unipotesi di lavoro, ma la presenza di un oggetto adatto ad aprire il terreno ed utilizzato a scopo rituale (arature di consacrazione) fin dal suo apparire nellet del Rame ben si adatterebbe al luogo dato che lestrazione delloro (metallo delle divinit) avveniva mediante scavo del sedimento.

Composizione sul masso n.5 e confronto con le incisioni di Trou aux Anglais e Mane Kerioned Il secondo masso (n.41), situato a valle della fraz. Vermogno (Zubiena) porta ben cinque allineamenti composti da pi di tre coppelle, in parte collegate da canaletti, paralleli tra loro; particolarmente interessante appare la complessa figura sul lato destro dotata di collegamenti curvilinei. Anche in questo caso sembra esservi intenzionalit nella disposizione dei segni e si deve considerare, inoltre, che gli allineamenti collegati da canaletti ,maggiori di tre coppelle, sono molto rari sia nella Bessa (7 in totale) che altrove. Masso n. 41

Rilievo Anche per le coppelle della Bessa opinione diffusa che siano contenitori di offerte in forma liquida, opinione basata in parte sulla presenza di canaletti. Ci teoricamente possibile per alcuni tipi larghi e profondi, collegati o meno, ma tale caratteristica molto dubbia per i manufatti le cui ridotte dimensioni rendono difficile ipotizzare un eventuale contenuto e sovente, anche a dimensioni consistenti, non corrisponde una adeguata capacit a contenere dato che molti sono scavati su superfici inclinate ( pur in presenza di zone piane sullo stesso masso). Per quanto riguarda i tipi collegati da canaletti vi sono anomalie che lasciano perplessi: alcuni collegamenti non permettono il passaggio di liquidi tra le coppelle, altre serie hanno una inclinazione talmente accentuata che versando acqua nellincavo superiore questa attraversa i successivi e trabocca allesterno, lasciando scarsi residui nei presunti contenitori. Per molte incisioni leventuale funzionalit appare quindi secondaria rispetto alla posizione sulla superficie del masso e si potrebbe tuttalpi ipotizzare una irrorazione per aspersione. Fossero o meno contenitori, sembra fondamentale latto di scavare la pietra. Si pu quindi supporre che la materia avesse un significato trascendente, non difficile da percepire, dato che la pietra la parte pi apparentemente immutabile della Terra Madre e lincisione di una coppella pu simbolizzare una unione con essa. Si aggiunga che le rocce incise sono esposte ai raggi del Sole Padre e periodicamente irrorate dalla pioggia fecondatrice ed avremo una possibile spiegazione della ragione per cui furono scavate, almeno una parte, delle innumerevoli coppelle che popolano non solo la Bessa ma estese aree dellEuropa occidentale e del Vicino Oriente. E comunque verosimile che luso di fare coppelle abbia attraversato tre millenni di protostoria con mutamenti di indirizzo rituale dovuti alle diverse e successive popolazioni e culture che lo adottarono, (pur rimanendo immutata la sacralit del gesto) e che la religiosit

cos espressa divenisse, col tempo, una manifestazione secondaria e parallela che convisse con i culti dominanti o fu da questi incorporata. Il perdurare fin quasi ai nostri giorni, in una societ conservatrice e poco permeabile come quella alpina, di superstizioni legate alla pietra rende probabile lincisione e lutilizzo a scopo rituale, almeno occasionale, di coppelle ben dentro allera cristiana. Uneco di culti litici ancora presente nella Bessa in due massi situati, forse non casualmente, alle due estremit della zona ad incisioni. Il n.6 detto Roc dla Sguia (roccia dello scivolo) un magnifico monolito carenato (quasi un gigantesco uovo) sul quale appaiono ancora le strie longitudinali dovute al trasporto nel ghiacciaio Balteo. Sul dorso arrotondato, oltre ad una serie di coppelle vi la traccia levigata prodotta da innumerevoli scivolate di generazioni di donne in cerca di fertilit (ed in tempi recenti da giochi infantili). Questo singolare legame tra alcune pietre e la capacit di generare noto in molte parti dEuropa ed legato a culture protostoriche la cui influenza giunta fino a noi. Allestremo opposto del benefico Roc dla Sguia situato il n.50 Roc Malegn (roccia maligna), enorme e spigoloso erratico spezzato in tre parti che, ancora oggi, alcuni vecchi abitanti della zona preferiscono non frequentare e neppure nominare. Il frammento dominante e meglio soleggiato inciso da una consistente serie di coppelle in maggioranza collegate a due a due da un canaletto. La presenza insistente del tema della coppia fa sospettare che anche in questo caso la fertilit sia entrata, in tempi lontani, nella storia di questo masso, ci spiegherebbe la pessima fama, dovuta forse ad un anatema di matrice cristiana.

Roc d'la Sguia

Roc Malegn

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