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1. Socialismo del XXI secolo?

Il 5 marzo scorso deceduto, dopo una lunga malattia, il Presidente Hugo Chavez, il leader carismatico che ha incarnato quasi ininterrottamente, dal 1998 al 2013 (tranne che per il periodo del breve golpe del 2002), la continuit di un considerevole vento di cambiamento nella Repubblica venezuelana. Certamente, si trattato di un lungo quindicennio di radicali riforme che, tra alti e bassi, ha inciso sugli assetti e le strutture gestionali del Paese, contribuendo alla stabilizzazione politica interna e alla ripresa economica, questultima armonizzata con una pi equa redistribuzione della ricchezza verso le fasce pi basse della popolazione, dopo lustri di darvinismo sociale, di esasperata divaricazione censuale e di prevaricazione classista a vantaggio delle lite pi abbienti legate agli Stati Uniti. Il Venezuela di Chavez si , inoltre, presentato sullo scacchiere globale con alcune particolarit ideologiche, divenute presto terreno comune di intese ed alleanze (soprattutto, ma non solo, con i vicini in crisi), le quali avrebbero avuto sicuramente meno appeal senza gli aiuti elargiti con generosit da Caracas, ricorrendo ai lauti guadagni derivanti dallo sfruttamento delle materie prime ed energetiche, progressivamente nazionalizzate. Inoltre, Il Venezuela si affacciato sullo scenario mondiale come un interlocutore credibile, con cui confrontarsi ed agire sinergicamente, sui temi della sovranit nazionale, dell'autodeterminazione politica, dell'iniziativa commerciale, del multipolarismo geopolitico, con tutte quelle potenze non allineate al sistema Occidentale, dellAsia, dell'Eurasia, del Medio oriente, comprendendo anche il cono sud del continente americano, in cui si fanno sentire pesantemente l'ingerenza e i malumori statunitensi. La principale arma ideologica dello chavismo stato il cosiddetto socialismo del XXI secolo sul quale cercheremo di concentrarci in questo breve intervento, al fine di comprendere le sue principali caratteristiche, gli effetti prodotti sulla societ in questione - in particolare sulle classi subordinate chiamate a identificarsi con esso dopo il periodo di assoluta soggezione al liberismo sfrenato, imposto dai ceti capitalistici autoctoni, eterodiretti dagli Usa e indirizzati dai diktat degli organismi internazionali - i suoi risvolti planetari, nonch i suoi limiti propagandistici e dottrinali. Sebbene i risultati della rivoluzione neobolivarista siano stati a tratti esaltanti diciamo subito che tutto ci non ha nulla a che vedere col socialismo, n con quello

dell'epoca trascorsa n con quello dellattuale secolo, n, infine, con i suoi disegni teorici originari. Il socialismo, scientificamente e storicamente inteso, un gradino intermedio verso la piena affermazione di un nuovo rapporto sociale (di tipo comunistico) emergente dal seno del capitalismo e dalle sue contraddizioni; ovvero, detto rapporto di riproduzione sociale si sarebbe dovuto affermare nei fatti e negli eventi, e non per semplice volont soggettiva, nelle viscere del capitalismo ormai maturo tramite la socializzazione delle forze produttive, cio con la ricongiunzione progressiva delle potenze mentali e manuali della forza-lavoro salariata nel ciclo lavorativo proprio mentre le vecchie classi proprietarie, in via di restringimento per l'accelerato accentramento della ricchezza in poche mani (fase monopolistica intesa nella sua irreversibilit stadiale), al quale sarebbe corrisposto l'altrettanto inevitabile l'allargamento della base esecutiva (con tutto ci che questo comportava in termini di concentrazione della spinta rivoluzionaria), si sarebbero distanziate dalla produzione reale per dedicarsi agli affari di borsa. In queste condizioni di disparit numerica sarebbe stato facile ed indolore abbattere esse ed il loro Stato protettore. Tale collettivizzazione spontanea, per effetto di una intrinseca dinamica capitalistica, portata fino alle sue estreme conseguenze, avrebbe reso linvolucro dei precedenti rapporti di produzione obsoleto ed inadeguato a contenere le forze produttive associate e finalmente consapevoli del loro ruolo centrale per il progresso umano. Dallevoluzione inevitabile di questi fattori sarebbe principiata lespropriazione degli espropriatori (i capitalisti ormai rentierizzati), divenuti alieni alla produzione ed adusi unicamente ai giochi dell'alta finanza, la cui egemonia sulla collettivit sarebbe discesa dal puro controllo dei corpi speciali dello Stato, posti a tutela della propriet, ma non dall'amministrazione dei luoghi di lavoro in cui la ricchezza veniva effettivamente generata ed investita (la fabbrica). Dunque, la propriet si sarebbe divisa dalle potenze mentali (direzione) e manuali (esecuzione) del ciclo produttivo causando quella differenziazione duale tra il redditiere possessore delle condizioni di produzione attraverso la sua supremazia finanziaria e la forza lavoro complessiva (manuale e intellettuale, esecutiva e direttiva) costituente loperaio combinato o General Intellect preconizzato da Marx, il quale deteneva le abilit e i saperi, finalmente riuniti, nelle unit produttive. Il socialismo del XXI secolo non niente di tutto questo e nemmeno prende in considerazione tali elaborazioni marxiane (per quanto volentieri se ne richiami

commettendo marchiani errori esegetici) mentre per fisionomia concettuale e perorazione idealistica assomiglia fin troppo alle dottrine prescientifiche dei filosofi utopisti del settecento e dellottocento. Si tratta, in sostanza, di un mito fondativo comunitario su basi psicologiche, moralistiche e, persino, religiose. Nulla di pi distante da Marx e, purtroppo, anche dalla realt. Nel prossimo paragrafo lo vedremo in dettaglio. In passato abbiamo gi assistito ai suddetti progetti dingegneria sociale tutti miseramente falliti. Et pour cause. Ma sono anche andati a rotoli, seppur pi lentamente, gli esperimenti discendenti da autentici processi rivoluzionari (il socialismo reale), i quali, bench siano riusciti a determinare risultati storicamente rilevanti in termini di crescita della potenza nazionale, sono saltati proprio a causa del raddoppiamento ideologico con il quale avevano formalmente abolito il capitalismo senza riuscire ad attivare diversi e pi congruenti rapporti sociali. La conseguenza fu che in questi contesti la propriet privata dei mezzi produttivi divenne propriet di Stato e di Partito e la socializzazione dei medesimi una collettivizzazione violenta e costrittiva. Poich nel frattempo erano per stati repressi e soppressi gli elementi e gli istituti pi dinamici del modo di produzione capitalistico, come la concorrenza e l'iniziativa imprenditoriale, ineluttabilmente si giunse alla stagnazione pi nera e alla decisiva implosione di tutta l'impalcatura socialistica. Lunico esperimento che ha resistito, con successivi aggiustamenti di tiro, stato quello cinese del socialismo di mercato, ossimoro fuorviante atto a celare rapporti capitalistici belli e buoni, pur se incanalati da gruppi spadroneggianti nel partito-stato, di cui quelli economici sono stati diretta emanazione, e che adesso vanno autonomizzandosi. Capitalismo dagli occhi a mandorla, a segnalarne la specificit, ma pur sempre capitalismo basato sui capisaldi dellimpresa e dello scambio nella sfera economica (in virt dei quali hanno evitato la misera sorte delleconomia sovietica), mentre le differenze sostanziali coi nostri sistemi di libero mercato sono tutte nell'articolazione dirigista dei poteri e nella forma costituzionale, a partito unico, dove si accendono i conflitti tra i vertici apicali per il controllo degli organi direttivi di quella particolare formazione sociale. Ci non toglie, come abbiamo gi accennato, che molti risvolti effettuali del neobolivarrismo, siano da accogliere positivamente avendo stimolato la maggior soddisfazione economica di gran parte della cittadinanza ed il coinvolgimento degli strati popolari nelle decisioni che pi li hanno riguardati, circa il miglioramento del loro benessere quotidiano. Tuttavia, lo spettro di queste scelte in condivisione con le masse resta di tipo secondario mentre quello strategico cardinale, nonostante i valori democratici declamati, , giustamente ed inevitabilmente, di esclusiva competenza

delle cerchie superiori delle fazioni dominanti e del potere centrale, i cui capi (Chavez prima e Maduro ora) costituiscono il terminale pi avanzato e riconoscibile. Dunque, non c nessun socialismo, di nessun secolo, presente o futuro, semplicemente perch tutte le sue vie sono finite. Purtroppo, o per fortuna, questo il verdetto impietoso pronunciato dagli eventi che pu essere messo in discussione soltanto dai nostalgici o dai furfanti. C' poi, ovviamente, la proiezione geopolitica del Venezuela che si messo alla testa di un gruppo di Paesi recalcitranti all'ordine mondiale, svolgendo un' utile funzione multipolaristica ed antiegemonica verso il colosso Statunitense. Qui sta il suo effettivo ed indubitabile merito. Si pu, insomma, anche credere che il sole giri intorno alla terra (socialismo) e, tuttavia, giungere a deduzioni limitate ma corrette (contrasto della supremazia Usa). In attesa di correggere il tiro ci si deve accontentare. 2. Utopia e realt. A conferma di quanto andiamo sostenendo dobbiamo addentrarci nel mantra di questa concezione mitico-mistica del XXI secolo, analizzando i singoli passaggi ed evidenziando le contraddizioni pi perniciose. Innanzitutto, dicevamo delle basi moralistiche del bolivarismo. E il trionfo di Proudhon su Marx, dellillusione arcadica e reazionaria sulla razionalit scientifica. Eppure Chavez si sempre proclamato marxista-leninista. Non una incoerenza da poco. Non per niente, il socialismo del XXI mette al primo posto, nella scala delle sue prerogative, un presupposto inaccettabile per qualsiasi scienziato sociale o agente politico che non voglia fondare la sua prassi rivoluzionaria sulle nuvole: La moral. El primer rasgo es el moral. Debemos recuperar el sentido tico de la vida. Luchar contralos demonios que sembr el capitalismo: individualismo, egosmo, odio, privilegios. Es unarma en la lucha contra la corrupcin, un mal que es propio del capitalismo. El socialismo debe defender la tica, la generosidad. Parole sue e dissenso nostro. Quando, per l'appunto, si tralasciano i capisaldi razionali, da cui ricavare le categorie per interpretare i fenomeni storici e i principali nodi conflittuali dellepoca in cui si opera, la morale prende il sopravvento sul resto, in attesa di trasformarsi in terrore contro i suoi stessi propugnatori. Questultima la scorciatoia dei puri di spirito che vivono di sogni ed illusioni, i quali dopo aver alimentato il culto dellumanitarismo finiscono col richiedere i pi atroci sacrifici personali pur di tenere fede al loro credo.

Poich il pensiero gi non riproduce la realt ma la elabora secondo particolari tagli teorici, esister in ogni caso un gap incolmabile tra il soggetto pensante e loggetto pensato, che non quello tangibile ma una sua proiezione mentale fondata empiricamente. Ci implica che la conoscenza sar sempre parziale perch la stessa potrebbe, nel suo incedere logico, tralasciare angoli di visualizzazione o trascurare punti di vista che potranno per essere recuperati in seguito, nellaffrontamento di successive problematiche o nel tentativo di approfondimento di quelle pregressamente trattate. Questo il metodo delle scienze che non ci d la Verit (di questa si occuper la filosofia) una volte per tutte ma ci apre costantemente continenti di comprensione via via pi articolati e complessi. Chi invece percorre la strada del moralismo e delle chiacchiere umanistiche di salvezza universale non avr altra possibilit, di fronte ai costanti mutamenti del panorama storico e sociale, che ricorrere ad un sovrappi di idealismo e dinventiva. Per un certo lasso tempo la cosa pu anche funzionare, com appunto successo in Venezuela, dove vaste fasce di popolazione partivano da livelli minimi di dignit esistenziale e alle quali il Presidente ha schiuso orizzonti meno angusti di sopravvivenza e di coinvolgimento pubblico. Queste masse di diseredati hanno accolto entusiasticamente le riforme bolivariste con le quali sono state concretamente migliorate le loro condizioni di vita, predisponendosi allaccettazione e allesaltazione dellideologia di sostegno. Ma alla lunga, la superficialit dottrinale e lincapacit di discernere, seppur a grandi linee, landamento del flusso degli avvenimenti storici si pagano, e a caro prezzo. Fatalmente gli effetti benefici dello chavismo rallenteranno. I tentativi di riformare per decreto in senso collettivista leconomia falliranno perch non hanno mai funzionato da nessuna parte (se non per periodi ridotti) e quei postulati sociali calati dall'etere della fantasia dimostreranno di non poter competere con la pi flessibile e performante vivacit capitalistica. Se non saranno introdotti dei correttivi si giunger alla putrefazione e alle precipitazione di tutti gli indici economici, indebolendo il paese, prima finanziariamente e poi politicamente, rendendolo facilmente preda dellaggressivit di gruppi capitalistici, politici e finanziari, interni ed esterni. Cooperativismo, asociativismo, propiedad colectiva, banca popular, ncleos de desarrollo endgeno, autogestin, cogestin, propiedad cooperativa y colectiva sono cose gi sentite e non riuscite, o che, comunque, hanno sempre avuto un impatto marginale nella creazione e nel mantenimento del benessere economico, figurarsi nella trasformazione dei rapporti sociali.

In breve, se il bolivarismo chavista non accoglier al suo interno delle revisioni sostanziali, maggiormente aderenti allo sviluppo della fase politica ed economica in corso, probabilmente assisteremo al crollo del suo edificio con tutte le conseguenze del caso, compreso il pauroso arretramento delle recenti e mirabili conquiste sociali. Le varie misiones volute da Chavez per risollevare le classi svantaggiate costituiscono un esempio di civilt in quanto tagliano sensibilmente le detestabili diseguaglianze da cui era affetta la collettivit venezuelana. Tuttavia, per conservare questi trionfi bisogna far marciare leconomia e puntellare la potenza geoeconomica e geostrategica del paese, questa s condizione dirimente in epoca multipolare, senza spingerlo nel vicolo cieco delle riforme irrealizzabili di stampo sovietico o cubano. Le politiche per la sovranit alimentare, quelle per la salute, le abitazioni, il lavoro, la diffusione tecnologica ecc. ecc, possono e devono continuare ad esistere e perfezionarsi ma senza attribuire ad esse pi valore strategico di quello che effettivamente hanno. Lo scandalo lampante per che questa forma di socialismo dei barrios , alla quale riconosciamo dei meriti inconfutabili nel suo perimetro di riferimento, considerando laccerchiamento internazionale e larretratezza socio-politica e culturale in cui si dispiegata, quindi quale risposta alle atrocit commesse dalle locali lite guidate da sapienti teste straniere, fino allascesa di Chavez, venga riproposto tal quale dai fronti di estrema sinistra del nostro habitat occidentale. Questi sono esempi baluginanti di cretinismo progressista delle cosiddette avanguardie no global e movimentiste, soprattutto in Italia, che gradirebbero farci tornare indietro di secoli per renderci ancor pi succubi della finanza mondiale e delle logiche atlantiche. Perch se in Venezuela il socialismo pu ancora infastidire la longa manus statunitense che sta vedendo frenati i suoi programmi di espropriazione dei tesori di Stato e di consolidamento del suo modello speculativo finanziario, da noi produrrebbe proprio leffetto contrario, con lindebolimento dello Stato e lulteriore perdita di sovranit nazionale. La domanda : sono solo idioti o anche traditori? In ogni caso non c pi molta differenza. 3. Una nuova geopolitica del XXI secolo? In campo geopolitico lo slancio venezuelano stato molto coraggioso. Forse non ha generato i maestosi spostamenti annunciati dai suoi profeti (anche nostrani) ma nemmeno stato cos velleitario come proclamato dai suoi detrattori. Ad ogni modo, si deve dare un giudizio positivo di alcuni intenti scaturiti e segnali ricevuti dalle sue iniziative. Sono stati piantati i pilastri di collaborazioni

concorrenziali ed antitetiche a quelle Usa che, se pur finora hanno raccolto meno del seminato, anche perch alcuni Stati sudamericani, pi maturi economicamente, a partire dal Brasile e dallArgentina, si muovono con molta pi circospezione negli spazi multipolari, promette significative novit ed opportunit per il futuro. LALBA (Alternativa Bolivariana para Amrica Latina y el Caribe) fa parte di tale tracciato geopoliticamente caratterizzato. Costituisce una proposta, almeno nei traguardi ufficiali, orientata ad edificare il consenso necessario a ripensare gli accordi di integrazione in funzione del raggiungimento dello sviluppo endogeno nazionale e regionale, con lo scopo di sradicare la povert, correggere le diseguaglianze sociali e assicurare la crescente qualit della vita dei poveri. Ma ha anche obiettivi pi ambiziosi, come quello di consolidare una leadership autonoma (politica, economica ed anche militare) di tutta lAmerica Latina e i Caraibi, mettendosi di traverso agli allestimenti organizzativi e agli strumenti di controllo finanziario di matrice statunitense (vedi lALCA) che deprimono le aspirazioni sovrane di questi governi, costretti a sottostare a regole di mercato che, peraltro, impediscono allindustria nazionale di affermarsi, soprattutto nei settori pi avanzati e strategici. Come diceva l'economista tedesco F. List: La storia ci propone esempi di intere nazioni che sono state annientate perch non avevano compreso in tempo che dovevano assicurarsi lindipendenza, economica e politica, attraverso la fondazione di una propria industria e la formazione di una potente classe di industriali e commercianti(cfr. F. List, Il Sistema Nazionale di Economia Politica, edizione Isedi 1972). Ad ora ne fanno parte Antigua e Barbuda, Bolivia, Cuba, Rep. Dominicana, Ecuador, Nicaragua, Saint Vincent e Grenadine e Venezuela. La Siria e lIran sono membri osservatori. Nondimeno permangono incidenti divisioni nella zolla sudamericana, frutto di strategie differenziate dei singoli stati, che impediscono di considerarla una zona omogenea di interessi e di mete in grado di competere con entit geopolitiche pi vaste e consolidate. Per questo i propositi di Hugo Chavez di principiare un discorso di unit complessiva dellarea, su presupposti dindipendenza ed originalit (antimperialismo e antiglobalismo), hanno rappresentato un grande passo in avanti, fino a diventare un atout dellagenda politica di tutto lemisfero preso in considerazione. Lazione concertativa e persuasiva del Venezuela stata fluidificata dalla disponibilit di risorse primarie grazie alle quali stato promosso, attraverso aiuti e sostegni alle economie affini, affamate di fonti energetiche o colpite da crisi

finanziaria, limpulso verso il multipolarismo, il quale passa necessariamente dallintegrazione e dallirrobustimento del polo latinoamericano. Nonostante rimbalzino, da un lato allaltro del globo, inattendibili notizie sullesaurimento imminente del petrolio, il quale durer ancora abbastanza per scatenare ulteriori conflitti e scardinare molti equilibri, la dirigenza venezuelana, in buona compagnia mondiale, ha puntato parecchie fiches sulla geopolitica degli idrocarburi. E verosimile che per i prossimi 50 anni questo comparto continuer a monopolizzare la scena geoeconomica e ad accrescere gli attriti nello spazio geopolitico, illuminando con le sue traiettorie, ricalcanti i percorsi dei dotti e la geografia dei pozzi, le ostilit multipolari e poi anche quelle policentriche che saranno decisamente asperrime. Hugo Chavez ed il suo entourage si sono riappropriati delloro nero venezuelano sin dal 2001, scatenando le ire dei petrolieri e dei loro referenti esteri, tanto che il golpe del 2002 pu essere ricondotto a tale disputa. Lindustria petrolifera fu nazionalizzata e gestita secondo gli interessi dello Stato, il quale avendo recuperato posizioni di preminenza ha richiamato alla collaborazione le compagnie straniere, comprese quelle a stelle e strisce, senza timore di perdere il controllo dei suoi averi. Si nota un elevato realismo politico in queste decisioni che permettono, al contempo, di preservare adeguati livelli di produttivit, efficienti ed efficaci in termini economici; instaurare canali privilegiati di dialogo commerciale e strategico con le potenze emergenti o riemergenti (vedi la Cina, bisognosa, pi di altre, di approvvigionamenti dato il suo tasso di crescita), in funzione dellavanzamento del multipolarismo; nonch evitare di arrivare ad uno scontro troppo diretto, almeno in questo passaggio intermedio, col versante a guida statunitense. Come si pu riscontrare, il socialismo del XXI secolo non ha portato allisolamento di Caracas che opera realisticamente nel mercato globale, attribuendosi il diritto di perseguire i propri interessi specifici. Che non sono mai al sicuro e perennemente acquisiti. A fortiori se si valutano attentamente i disegni del vicino gigante statunitense, il quale assorbito su scenari (Pacifico, Eurasia, Mediterraneo, Africa) considerati maggiormente strategici ma che presto potrebbe tornare a mettere ordine anche nel giardino di casa. Quando si materializzer questa eventualit verificheremo la consistenza e la solidit dei regimi sudamericani e caraibici. Il grande gioco sulla scacchiera mondiale non si ancora ben delineato. Possiamo percepire quali saranno, approssimativamente, i principali attori e i loro movimenti sul campo, ma non possiamo anticiparne tutte le mosse e le fibrillazioni che desteranno tante sorprese, specialmente in chi convinto dellesistenza di un

compatto e solidale fronte antioccidentale. Sicuramente questultimo avr quale pivot indiscusso ancora la Russia, essendo essa la formazione nazionale con una proiezione storica, culturale, geostrategica e geopolitica pi avanzata, tutte condizioni favorevoli accumulate lungo la passata epoca bipolare (e relativamente disperse in seguito alla dissoluzione dellURSS ). Inoltre, Mosca tornata alla ribalta internazionale, pur se tra mille difficolt e gravi rivolgimenti dei suoi assetti economici e militari, libera dalla gabbia ideologica socialistica che ne aveva anteriormente limitato i movimenti. Contrariamente alla Cina, imprigionata nelle pastoie di un fantomatico socialismo di mercato che un vespaio di incoerenze, la quale rischia di mettere a repentaglio la sua transizione capitalistica piena, diretta dallalto. Gli Usa hanno ancora le carte migliori al tavolo e ne sapranno approfittare, saranno obbligati ad accettare un arretramento parziale ma la loro volont, gi allopera in numerosi teatri caotici e ventri molli mondiali, quella di impedire a chiunque di avvantaggiarsene. Per questo assisteremo, prima di entrare nellepoca policentrica conclamata, a balletti di coalizioni o intese temporanee inimmaginabili hic et nunc. Conclusioni Le conquiste sociali del chavismo in Venezuela (che sono senzaltro da preservare) reggeranno unicamente se il Paese riuscir a collocarsi intelligentemente negli spazi in ridefinizione della geopolitica intercontinentale, conservando ed accrescendo la propria autonomia decisionale. Parliamo di un popolo che fino ad alcuni anni fa soffriva di analfabetismo, elevata mortalit infantile, malnutrizione, disoccupazione, bassi salari, assenza di cure mediche ecc. ecc. Tutti temi messi al centro dellagenda politica dallex Colonnello con le sue missioni volte a forgiare uno stato sociale funzionale ed accessibile. In era di scoordinamento multipolare - in cui i sistemi faticano a trovare la quadra perch non esistono stabili centri di riferimento e di regolazione politico-economica e in cui si accende una strenua concorrenzialit tra i competitors globali - non si respinge la crisi finanziaria senza fortificare le imprese di punta e la sovranit statale. Ad ogni modo, il bolivarismo dovr coniugarsi, fino a snaturarsi nei suoi elementi idealistici incongrui, con loggettivit di un certo modello di sviluppo, escogitando formule di identificazione e partecipazione pubblica meno fantasiose del socialismo del XXI secolo. Che sar costretto dal corso degli eventi, quasi certamente, a segnare il passo.

Unaltra incognita seria per i bolivaristi si apre proprio in questo periodo, con la successione ad Hugo Chavez. Nicolas Maduro ha qualit inferiori ed esercita meno seduzione del suo predecessore. Alle ultime elezioni si affermato di misura sullo sfidante Henrique Capriles Radonski, che dice di ispirarsi al leader del PT brasiliano, Incio Lula. Sta di fatto che scopriremo presto se dietro lex Presidente Chavez si formato un gruppo dirigente allaltezza dei suoi compiti o se questa esperienza si concluder tra spinte centrifughe intestine e provocazioni indotte da agenti forestieri, sempre allopera in tutto il Sud America. Ci sono sintomi di lotte interne e divisioni acerrime che non promettono nulla di buono. Staremo a vedere. Lavvenire dello Stato Venezuelano legato al destino dellintera area sudamericana e caraibica. Non si pu dire che geopoliticamente il socialismo del XXI secolo abbia interpretato quel ruolo di aggregazione che era nei proponimenti dei suoi fautori, tanto che il pi potente vicino nordamericano sembra non esserne cos preoccupato. Gli Usa lasciano fare, convinti di ristabilire lordine in un secondo tempo, essendo attualmente trascinati su palcoscenici regionali e transcontinentali da essi ritenuti pi fulcrali nellattuazione della loro strategia generale.

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