Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Confessione religiosa cattolica Stato attuale non pi in uso Ubicazione Stato Citt Luogo Italia Napoli Rione Sanit Costruzione Data apertura Data chiusura Data riapertura Area Note 1656 1969 2006 3.000 m2, [2] 30.000 m2 (cavit)
Restai colpito dallo spettacolo che si offriva ai miei occhi. [...] In due larghe gallerie, alte una dozzina e lunghe un centinaio di metri, vi erano allineati migliaia e migliaia di crani e di ossa, illuminati da migliaia di candele. Le ossa sono tutte ben ordinate per tipo e ammassate in precise forme geometriche tranne alcuni crani che sono racchiusi in bacheche di legno o di marmo.
(Roger Peyrefitte )
[3]
Il Cimitero delle Fontanelle (in napoletano 'O Campusanto d' 'e Funtanelle) un antico cimitero del rione Sanit, quartiere della citt di Napoli. Chiamato in questo modo per la presenza in tempi remoti di fonti d'acqua, il cimitero accoglie 40.000 resti[4] di persone, vittime dell'epidemia di peste nel 1656 e di colera del 1836. Il cimitero molto noto anche perch vi si svolgeva un particolare rito, detto delle anime pezzentelle, che prevedeva l'adozione e la sistemazione di un cranio (detta capuzzella),[5] al quale corrispondeva un'anima abbandonata (pezzentella quindi)[5] in cambio di protezione.
Cenni storici
L'antico ossario si sviluppa per circa 3.000 m2,[2] mentre le dimensioni della cavit sono stimate attorno ai 30.000 m3. Si trova nel cuore del rione Sanit, uno dei quartieri di Napoli pi ricchi di storia e tradizioni, appena fuori dalla citt greco romana, nella zona scelta per la necropoli pagana e pi tardi per i cimiteri cristiani. Il sito conserva da almeno quattro secoli i resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura e, soprattutto, delle vittime delle grandi epidemie che hanno pi volte colpito la citt.[6] In quest'area, situata tra il Vallone dei Girolamini a monte[] e quello dei Vergini a valle, erano dislocate numerose cave di tufo, utilizzate fino al 1600, per reperire il materiale, il tufo, appunto, per costruire la citt. Lo spazio delle cave di tufo fu usato a partire dal 1656,[7][8] anno della peste, che provoc almeno trecentomila morti,[7][9] fino all'epidemia di colera del 1836. A tali resti si aggiunsero nel tempo anche le ossa provenienti dalle cosiddette "terresante" (le sepolture ipogee delle chiese che furono bonificate dopo l'arrivo dei francesi di Gioacchino Murat) e da altri scavi. Il canonico ed etnologo Andrea de Jorio, nel 1851 direttore del ritiro di San Raffaele a Materdei, racconta che verso la fine del Settecento tutti quelli che avevano i mezzi lasciavano disposizioni per farsi seppellire nelle chiese. Qui per spesso non vi era pi spazio sufficiente; accadeva, allora, che i becchini, dopo aver finto di aderire alle richieste e aver effettuato la sepoltura, a notte fonda, posto il morto in un sacco, se lo caricassero su una spalla e andassero a riporlo in una delle tante cave di tufo.[7] Tuttavia, in seguito alla improvvisa inondazione di una di queste gallerie, i resti vennero trascinati all'aperto trascinando le ossa per le strade[10]. Allora le ossa furono ricomposte nelle grotte, furono costruiti un muro ed un altare ed il luogo rest destinato ad ossario della citt.
Altro crocevia tra le gallerie.
[5][11]
Nelle capuzzelle sono stati rinvenuti diversi messaggi; qui ne vengono riportati due.
Anima bella venitemi in sogno e fatemi sapere come vi chiamate. Fatemi la grazia di farmi uscire la mia serie della cartella Nazionale. Anima bella fatemi questa grazia, a buon rendere... Napoli 3/4/1944 La famiglia dell'Aviere Lista Ciro trovandosi senza notizie di suo figlio da pochi giorni dopo l'Armistizio e quindi sono otto mesi ed essendo devota di voi aspetta con tanta fede da voi la bella grazia.
Cimitero delle Fontanelle Secondo una credenza popolare uno studioso avrebbe contato, alla fine dell'Ottocento, circa otto milioni[7] di ossa di cadaveri rigorosamente anonimi. Oggi si possono contare 40.000 resti, ma si dice che sotto l'attuale piano di calpestio vi siano compresse ossa per almeno quattro metri di profondit, ordinatamente disposte, all'epoca, da becchini specializzati. Nel marzo 1872 il cimitero fu aperto al pubblico e affidato dal Comune al canonico Gaetano Barbati, ritenuto erroneamente[12] parroco di Materdei.[13] L'azione di Barbati e del Cardinale Sisto Riario Sforza permise l'istituzione di un'Opera di suffragio ai defunti ...adibendo a chiesa provvisoria la prima cava, sgombrata all'uopo dagli ossami con gran concorso di popolo ....[5] Il 13 maggio 1877 fu celebrata nel cimitero una prima celebrazione religiosa presieduta dal Cardinale Sforza, il quale prese parte anche alla processione che segu il detto rito di piet ed espiazione. Negli anni sessanta, gli anni del Concilio Vaticano II, il parroco della chiesa delle Fontanelle Don Vincenzo Scancamarra preoccupato per il feticismo insito nel culto delle anime pezzentelle[14] chiese consiglio all'arcivescovo di Napoli, il cardinale Corrado Ursi, sul problema. Il 29 luglio 1969[] un decreto del Tribunale Ecclesiastico per la Causa dei Santi proib il culto individuale delle capuzzelle, oggetto di una fede pagana, consentendo che fosse celebrata una messa al mese per le anime del Purgatorio e che fosse eseguita una processione al suo interno ogni 2 novembre, giorno della Commemorazione dei Defunti[]. Non fu la decisione delle istituzioni religiose, ma il progressivo oblio devozionale a far scivolare il cimitero nel dimenticatoio. Per anni in stato di abbandono, fu messo in sicurezza e riordinato nel marzo del 2002, ma mai riaperto al pubblico se non per pochi giorni l'anno, specie in occasione del Maggio dei Monumenti napoletano. Il 23 maggio 2010 una pacifica occupazione degli abitanti del rione ha convinto l'Amministrazione Comunale a riaprirlo. Da quel giorno il Cimitero realmente di nuovo accessibile.[15]
Cenni geografici
Il toponimo Sanit, secondo il canonico Gennaro Aspreno Galante, ricondurrebbe sia ai molti miracoli che si ottenevano sulle tombe dei santi sepolti sia alla salubrit del luogo.[16] Il quartiere che si estende tra via Foria e la collina di Capodimonte ha sempre avuto dei segni distintivi nell'orografia come nell'urbanistica, nella storia come nella cultura. Il nome delle Fontanelle deriva dalla presenza di abbondanti sorgenti e fonti d'acqua in questa parte delle citt[4], fonti che del resto Napoli ha sempre posseduto anche all'interno delle mura.
Cimitero delle Fontanelle L'ingresso principale attraverso una cavit sulla destra della piccola chiesa di Maria Santissima del Carmine,[4] costruita sullo scorcio del XIX secolo a ridosso delle cave di tufo. Gi alla fine del Settecento si registr una prima sommaria sistemazione dei resti e si assistette al concretizzarsi di numerose stuoie e sudari di ossa. I resti anonimi si moltiplicarono col passare degli anni ed qui che confluirono, oltre alle ossa trasferite dalle terresante, anche i corpi dei morti nelle epidemie. Alla fine dell'Ottocento alcuni devoti, guidati da padre Gaetano Barbati, disposero in ordinate cataste le migliaia di ossa umane ritrovate nel cimitero.[13] Da allora sorta una spontanea e significativa devozione popolare per questi defunti, nei quali i fedeli identificano le anime purganti bisognose di cura ed attenzione. Alcuni teschi furono quindi "adottati" da devoti che li allocarono in apposite teche di legno, identificandoli anche con un nome e con una storia, che affermavano essere svelati loro in sogno. Per lunghi anni, il cimitero stato teatro di questa religiosit popolare fatta di riti e pratiche del tutto particolari. Si vuole che qui riposino anche i resti del poeta Giacomo Leopardi, morto durante il colera del 1836.[18] In realt il poeta fu inumato prima nella cripta, poi nell'atrio della chiesa di San Vitale fino a quano nel 1939 fu spostato al Parco Vergiliano anche se sui resti di Leopardi esiste tuttora un caso. In esso furono collocate le ossa ritrovate nel corso della sistemazione di via Toledo degli anni 1852-1853, risalenti alla peste del 1656. Ed ancora, nel 1934, vi furono collocate le ossa ritrovate durante i lavori di sistemazione di via Acton, non lontano dal Maschio Angioino,[19] e quelle provenienti dalla cripta della chiesa di San Giuseppe Maggiore demolita nello stesso anno, come ricordano due lapidi ben visibili nella prima ala destra del cimitero.
La chiesa interna
Alla fine dell'Ottocento, dinanzi all'ingresso principale della cava, viene eretta la Chiesa di Maria Santissima del Carmine. Il tempio sostituisce la cappella ricavata all'interno della cava, regolarmente utilizzata per le celebrazioni liturgiche fino agli anni ottanta (anche se alcune celebrazioni sono state svolte recentemente). La chiesa interna accessibile dalla prima ala a sinistra ed longitudinalmente appartenente in toto alla navata sinistra. Alla destra dell'ingresso, in una specie di atrio dominato dall'abside della nuova chiesa, collocata la riproduzione della grotta di Lourdes, dove si trovano la statua dell'Immacolata e di Bernadette.[20]
Il Presepe e il Crocifisso.
All'interno, a sinistra si trovano due bare con gli unici scheletri ben visibili dentro il "cimitero", entrambi vestiti. Sono le spoglie di una coppia di nobili: Filippo Carafa,[21] conte di Cerreto, dei duchi di Maddaloni, morto ad ottantaquattro anni nel 1793 e sua moglie, donna Margherita, morta a cinquantaquattro anni.[22] Quest'ultima, il cui cranio si preservato mummificato, presenta la bocca aperta e da qui proviene la diceria che sarebbe morta soffocata da uno gnocco.[23] A destra vi la cappella con la statua di Cristo deposto che ricalca molto sommariamente il Cristo velato di Giuseppe Sanmartino. Sulla sinistra dell'altare maggiore, su cui campeggia il Crocifisso sagomato, presente un alto finestrone e un presepe sistemato nella prima met del Novecento, con Maria e Giuseppe a grandezza naturale. Sotto il finestrone, infine, ci sono le prime due bare che raccolgono i resti di ossa (forse di bambini).
Proseguendo, in una cavit sempre a sinistra, illuminata da un impossibile raggio di luce, si innalza l'inquietante figura del Monacone: l'impressionante statua di San Vincenzo Ferrer col tipico abito domenicano bianco-nero e decapitata, sulla quale una mano ignota ha posto un teschio in luogo della testa[24] che fu rimosso dopo i lavori di risistemazione del cimitero. Nel fondo si trova l'antro forse pi noto, definito il Tribunale per la presenza di tre croci con una base di teschi. Qui, secondo quanto si racconta da almeno un secolo, si riunivano i vertici della camorra antica per i famosi giuramenti di sangue e gli altri riti di affiliazione e,
anche, per emettere le condanne a morte. La corsia alla destra del tribunale ospita il teschio pi famoso, ovvero quello del Capitano. Sulla sua figura aleggiano varie leggende e ad essa legata anche quella dei suddetti sposi, situati nella bara sotto la statua del canonico Barbati.[25] Non lontano vi il Calvario, chiamato cos perch il Golgota - il monte dove spir Ges - in aramaico significa teschio. Attualmente la sistemazione non pi quella originaria per via di un'alluvione, che determin la copertura di fango di quasi tutti i teschi.
Nell'ultimo antro ci sono gli scolatoi, dove i morti venivano appoggiati per far colare i liquidi. Sulle pareti sono ancora ben visibili le grappiate utilizzate dai cavamonti per scendere nella cavit e poter estrarre e lavorare il tufo.
Capuzzelle famose
La leggenda del Capitano
La prima versione ci racconta che una giovane promessa sposa era molto devota al teschio del capitano, e che si recava spesso a pregarlo e a chiedergli grazie. Una volta il fidanzato di lei, scettico e forse un po' geloso delle attenzioni che la sua futura moglie dedicava a quel teschio, volle accompagnarla e portandosi dietro un bastone di bamb, lo us per conficcarlo nell'occhio del teschio (da qui l'aition dell'orbita nera), mentre, deridendolo, lo invitava a partecipare al loro prossimo matrimonio.[25][26] Il giorno delle nozze apparve tra gli ospiti un uomo vestito da Il cranio del Capitano, attorno al quale ruotano carabiniere. Incuriosito da tale presenza, lo sposo chiese chi fosse e diverse leggende. questi gli rispose che proprio lui lo aveva invitato, accecandogli un occhio; detto ci si spogli mostrandosi per quel che era, uno scheletro. I due sposi e altri invitati morirono sul colpo.[25][26] L'altra versione raccolta da Roberto De Simone, mette in scena una leggenda nera popolare: un giovane camorrista, donnaiolo e spergiuro, aveva osato profanare il cimitero delle Fontanelle, ivi facendo l'amore con una ragazza. A un tratto sent la voce del capitano che lo rimproverava ed egli, ridendosene, rispose di non aver paura di un morto. Alle nuove imprecazioni del capitano, il temerario giovane lo aveva sfidato a presentarsi di persona, giurando ironicamente di aspettarlo il giorno del suo matrimonio (e intanto giurando in cuor suo di non sposarsi mai). Per il giovane, dimentico del giuramento, dopo qualche tempo si spos. Al banchetto di nozze si present tra gli invitati un personaggio vestito di nero che nessuno conosceva e che spiccava per la sua figura severa e taciturna.[27] Alla fine del pranzo, invitato a dichiarare la sua identit, rispose di avere un dono per gli sposi, ma di volerlo mostrare solo a loro. Gli sposi lo ricevettero nella camera attigua, ma quando il giovane riconobbe il capitano fu solo questione di un attimo. Il capitano tese loro le mani e dal suo contatto infuocato gli sposi caddero morti all'istante.[27]
Il cranio di donna Concetta, sempre lucido, tanto che una leggenda narra che ci dovuto al "sudore delle anime del Purgatorio".
Un teschio in una bara. Porta l'incisione: "Per Grazia ricevuta. Angelo e Enza"
[5][30]
All'interno del cimitero, quando ancora si adottavano le capuzzelle, si era soliti recitare caratteristiche "giaculatorie e litanie" per le anime in pena. Qui ne viene riportata una:
Anime sante, anime purganti, Io son sola e vuie siete tante Andate avanti al mio Signore e raccontateci tutti i miei dolori Prima che s'oscura questa santa giornata da Dio voglio essere consolata. Pietoso mio Dio col sangue Tuo redento a tutte le anime del Purgatorio salutammelle a tutti i momenti, Eterno Riposo
[31]
Il culto delle capuzzelle ha ispirato anche numerosi artisti. Questo il caso di Rebecca Horn che, nel 2002, ha installato nella centrale piazza Plebiscito (gi da anni protagonista di vari eventi di arte contemporanea) 333 teschi in ghisa, sovrastati da tante aureole illuminate. L'installazione, intitolata Spiriti di madreperla, stata una delle pi riuscite nell'ambito del rinascimento della citt. Le ossa anonime, accatastate nelle caverne lontano dal suolo consacrato, sono diventate per la gente della citt le anime abbandonate, cosiddette anime pezzentelle, un ponte tra l'aldil e la terra, un mezzo di comunicazione tra i mondi dei morti e i mondi dei vivi, segno di speranza nella possibilit di un aiuto reciproco tra poveri che scavalca la soglia della morte: poveri sono infatti i morti, per il semplice fatto di essere morti e dimenticati, e poveri i vivi che vanno a chieder loro soccorso e fortuna. Al teschio, spesso, era associato un nome, una storia, un ruolo. Ancora negli anni settanta c'era l'abitudine di sostare di notte ai cancelli del cimitero per aspettare le ombre mandate dal teschio di don Francesco, un cabalista spagnolo, a rivelare i numeri da giocare al lotto.[24][32] Di seguito viene riportata una testimonianza del signor Francesco P., detto don Ciccio:[32]
Chi invece dai morti sperava di avere un aiuto per i numeri giusti al lotto, chi [...] faceva le nottate nell'attesa di qualche segno particolare da interpretare attraverso la smorfia ...
Spesso il napoletano, pi che altro donne, si recava sul posto, adottava un teschio particolare che l'anima le aveva indicato nel sogno. Da questo punto in poi il cranio diventava parte della famiglia del devoto.[24]
9 Al camposanto delle Fontanelle, il comportamento rituale si esprimeva in un preciso cerimoniale: il cranio veniva pulito e lucidato, e poggiato su dei fazzoletti ricamati lo si adornava con lumini e dei fiori. Il fazzoletto era il primo passo nell'adozione di una particolare anima da parte di un devoto e rappresentava il principio affinch la collettivit adottasse il teschio. Al fazzoletto si aggiungeva il rosario, messo al collo del teschio per formare un cerchio; in seguito il fazzoletto veniva sostituito da un cuscino, spesso ornato di ricami e merletti. A ci seguiva l'apparizione in sogno dell'anima prescelta, la quale richiedeva preghiere e suffragi.
Crani riordinati.
I fedeli sceglievano chi pregare e a chi offrire i lumini nelle loro visite costanti e regolari. Solo allora il morto appariva in sogno e si faceva riconoscere. In sogno comunque la richiesta delle anime sempre la stessa: tutte hanno bisogno di refrisco, cio di refrigerio:[] la frase ricorrente nelle preghiere rivolte alle anime purganti era infatti la seguente: A refrische 'e ll'anime d'o priatorio.[33] Si pregava l'anima per alleviare le sue sofferenze in purgatorio, creando un vero e proprio rapporto di reciprocit, in cambio di una grazia o dei numeri da giocare al lotto.[24] Se le grazie venivano concesse, il teschio veniva onorato con un tipo di sepoltura pi degno: una scatola, una cassetta, una specie di tabernacolo, secondo le possibilit dell'adottante.[24] Ma se il sabato i numeri non uscivano o se le richieste non erano esaudite, il teschio veniva abbandonato a se stesso e sostituito con un altro:[24] la scelta possibile era vasta. Se il teschio era particolarmente generoso si ricorreva addirittura a metterlo in sicurezza, chiudendo la cassetta con un lucchetto.
I teschi, inoltre, non venivano mai ricoperti con delle lapidi, perch fossero liberi di comparire in sogno, di notte. Secondo la tradizione popolare infatti l'anima del Purgatorio rivelava in sogno la sua identit e la sua vita. Il devoto ritornava allora sul luogo di culto, raccontava il sogno, e se l'anima del teschio era particolarmente benevola, si concedeva a tutti di pregare lo stesso teschio determinando cos una sorta di santificazione popolare. Utili erano tutti i tipi di segni che potevano venire alle anime. Un primissimo segno era il sudore, cio la condensa da umidit.[24] Se ci si verificava era segno di grazia ricevuta. Se il teschio non sudava, questo veniva interpretato come una sofferenza dell'anima abbandonata e cattivo presagio. In questo caso si chiedeva soccorso a Ges e, soprattutto, alla Madonna. Ancora oggi un teschio particolarissimo riguardo a questo fenomeno quello di donna Concetta, insolitamente e costantemente lucido.[5] L'unico mezzo di comunicazione tra i vivi e i morti era il sogno:[24] dai sogni spesso nascono cos varie personificazioni delle anime pezzentelle, ed ecco moltiplicarsi le diverse figure di giovinette morte subito prima del matrimonio, di uomini morti in guerra o comunque in circostanze drammatiche e singolari. Il culto fu particolarmente vivo negli anni del secondo conflitto mondiale e del primo dopoguerra: la guerra aveva diviso famiglie, allontanato parenti, provocato morti, disgrazie, distruzioni, miseria. Non potendo aspettarsi aiuto dai vivi, il popolo lo chiedeva ai morti, e l'evocazione delle anime purganti diventa insieme la concreta rappresentazione della memoria e la speranza di sottrarsi miracolosamente all'infelicit e alla miseria.
10
Note
Annotazioni
[1] http:/ / tools. wmflabs. org/ geohack/ geohack. php?pagename=Cimitero_delle_Fontanelle& language=it& params=40. 858842_N_14. 238764_E_ [2] . [3] . [4] . [5] . [6] . [7] . [8] . [9] . [10] Il fenomeno - ricorrente in occasione di alluvioni o anche solo temporali particolarmente violenti e protratti - era noto come "la lava dei Vergini": per l'inadeguatezza del sistema fognante e la forte pendenza del sito, in quei casi l'acqua, colma di detriti di ogni specie, "correva trascinando tutto quello che incontrava da via Fontanelle e da via Sanit, dalla zona di San Gennaro dei Poveri, dalle pendici di Capodimonte e da quelle di Materdei, spazzava piazza Vergini e si buttava su via Foria raggiungendo piazza Carlo III e piazza Garibaldi" ( fonte (http:/ / www. napoli. com/ viewarticolo. php?articolo=10083)). La gente del luogo dava l'allarme al grido di " a lava! a lava!, ", e dopo aver chiuso in fretta e furia botteghe, porte e finestre ai piani bassi, si salvava riparando ai piani alti delle case. [11] Il [13] .
[18] . [19] . [20] . [21] . Presente su Google Libri (http:/ / books. google. it/ books?id=jtkDP8rmavsC& pg=PT269& dq=cimitero+ delle+ fontanelle& hl=it& sa=X& ei=asiwUbiKAoa5O7TCgOAK& ved=0CEMQ6AEwAw#v=onepage& q=carafa& f=false). [22] . [23] . [24] . [25] . [26] . [27] . [28] . [29] . Presente su Google Libri (http:/ / books. google. it/ books?id=sBxii-1VK5YC& pg=PT45& dq=Questo+ guazzabuglio+ di+ fede+ e+ di+ errore,+ di+ misticismo+ e+ di+ sensualit,+ questo+ culto+ esterno+ cos+ pagano,+ questa+ idolatria,+ vi+ spaventano?+ Vi+ dolete+ di+ queste+ cose,+ degne+ dei+ selvaggi?+ E+ chi+ ha+ fatto+ nulla+ per+ la+ coscienza+ del+ popolo+ napoletano?+ Quali+ ammaestramenti,+ quali+ parole,+ quali+ esempi,+ si+ + pensato+ di+ dare+ a+ questa+ gente+ cos+ espansiva,+ cos+ facile+ a+ conquidere,+ cos+ naturalmente+ entusiasta?+ In+ verit,+ dalla+ miseria+ profonda+ della+ sua+ vita+ reale,+ essa+ non+ ha+ avuto+ altro+ conforto+ che+ nelle+ illusioni+ della+ propria+ fantasia:+ e+ altro+ rifugio+ che+ in+ Dio& hl=it& sa=X& ei=vvOuUebRB-eP7AbxqIGQCw& ved=0CDUQuwUwAA). [30] . [32] . [33] .
11
Fonti
Bibliografia
Amedeo Colella, Manuale di napoletanit, Ateneapoli, 2010. ISBN 9788890550409 Deborah Catemario, Il Paradiso pu attendere, c' solo buona frutta, Deborah Catemario, 2011. (ISBN non esistente) Italo Ferraro, Napoli: atlante della citt storica, Oikos, 2006, Vol. 4. ISBN 8890147822 Marina Valensise, Il sole sorge a Sud: Viaggio contromano da Palermo a Napoli via Salento, Marsilio Editori. ISBN 8831733389 Marino Niola, Il purgatorio a Napoli, Meltemi Editore, 2003. ISBN 8883532627 Matilde Serao, Il Ventre di Napoli, Bur [1884], 2012. ISBN 8858624211 Pino Imperatore, Bentornati in Casa Esposito, Giunti, 2013. ISBN 8809782860 Mario Tozzi, Italia segreta. Viaggio nel sottosuolo da Torino a Palermo (http://books.google.it/ books?id=aY6zsyA1_lIC&printsec=frontcover&dq=Italia+segreta.+Viaggio+nel+sottosuolo+da+Torino+ a+Palermo&hl=it&sa=X&ei=PTKuUZ-IEcjy7AaFo4DwCQ&ved=0CD8Q6AEwAA), Bur, 2010. ISBN 881703908X Luciano Sola, Il camposanto delle Fontanelle, Edizioni dell'Ippogrifo, 1996. ISBN non esistente Rocco Civitelli, Il cimitero delle Fontanelle. Una storia napoletana (http://www.icare-fontanelle.it/ pubblicazioni/IlCimiteroDelleFontanelle.pdf), Libreria Dante & Descartes, 2012. ISBN 9788861570375 Roberto De Simone, Novelle K 666. Fra Mozart e Napoli, Einaudi, 2007. ISBN 880618685X
Voci correlate
Catacombe di Napoli Cimiteri del mondo Napoli
Altri progetti
Commons (http://commons.wikimedia.org/wiki/Pagina_principale?uselang=it) contiene immagini o altri file sul Cimitero delle Fontanelle (http://commons.wikimedia.org/wiki/ Category:Cimitero_delle_Fontanelle?uselang=it)
Collegamenti esterni
Lo speciale di La Repubblica a cura di Beniamino Daniele e Brunella Rispoli (http://tv.repubblica.it/edizione/ napoli/alla-scoperta-dell-anima-lugubre-di-napoli/47505?video) Lo speciale di La Repubblica a cura di Beniamino Daniele e Brunella Rispoli su Youtube (http://www.youtube. com/watch?v=6zqRP0yBGLI)
Portale Archeologia Portale Napoli
12
Licenza
Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported //creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/