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Il contagio in Italia
Negli anni Trenta dell'Ottocento, quando il colera inizi ad aggirarsi per l'Europa, le autorit sanitarie e i governi degli Stati italiani cominciarono a tutelarsi. Gli Stati impegnati nei traffici commerciali con altre nazioni, come ad esempio il Regno di Sardegna e il Regno delle Due Sicilie, istituirono cordoni sanitari marittimi e definirono i giorni di quarantena per le imbarcazioni provenienti da zone infette e sospette. Altri governi, come quello toscano, inviarono alcuni medici nei Paesi europei colpiti dall'epidemia per studiare il decorso della malattia e le misure da essi adottate.[18] I provvedimenti presi erano i buona sostanza quelli gi sperimentati ai tempi della peste. Quando
Storia del colera l'epidemia scoppi in Francia, il ducato di Parma ordin di disinfettare tutte le lettere e i pacchi che provenivano da essa .[19] Carlo Alberto ordin alle truppe di stendere un cordone sanitario terrestre da San Remo a Ventimiglia e da Cuneo a Nizza. Furono adottate leggi che punivano con la morte tutti coloro che violavano i cordoni marittimi e terrestri e che aggiravano le disposizioni sanitarie. Nel luglio del 1835 quando il colera era ormai al confine quasi tutti gli Stati, soprattutto quelli al nord, riorganizzarono il sistema di lazzaretti consapevoli che le misure adottate non sarebbero riuscite a risparmiare l'Italia dal colera.[20] Solo Genova, Livorno e Venezia esitarono a prendere provvedimenti poich il blocco dei commerci marittimi avrebbe gravato sulla loro economia. Appoggiarono perci teorie anticontagioniste che accusavano l'aria malsana, la sporcizia e la cattiva alimentazione piuttosto che il contatto.[21] La frammentazione politico-istituzionale italiana complic la formazione dei cordoni sanitari, questi, inoltre, misero in difficolt le esangui casse di qualche Stato e le piccole economie familiari. I cordoni portarono in rovina tutte quelle famiglie che si reggevano su lavori agricoli stagionali che comportavano lunghi spostamenti, o sui commerci di derrate trasportate dalle aree di produzione ai mercati di consumo e alle fiere. Per superare i cordoni marittimi le navi dovevano arrestarsi a distanza di sicurezza dal litorale, il responsabile dell'imbarcazione con una scialuppa si avvicinava alla costa per esibire la patente sanitaria al ministro della sanit e per giurare solennemente che nessuno a bordo fosse infetto. La patente veniva prelevata con una pinza e se ne verificava il contenuto: se il bastimento era ritenuto infetto o sospetto non veniva ammesso l'approdo pena la morte. Le lettere e i documenti venivano affumicate con un suffumigio, un fumo contenente zolfo, e poi immersi nell'aceto.[22] Il 27 luglio del 1835 il cordone fu rotto da qualche contrabbandiere e l'epidemia cominci a diffondersi da Nizza verso Torino e Cuneo. Il 2 agosto il colera scoppi a Genova.[23] Da Genova si diffuse lungo il litorale tirrenico toccando Livorno. Alcuni livornesi scapparono a Pisa che fu contagiata e contemporaneamente furono infettate anche Firenze e Lucca. A settembre una barca di un mercante genovese percorse il Po per raggiungere Adria e Chioggia. Il colera invase cos anche nel Regno Lombardo-Veneto che non aveva steso alcun cordone, nonostante le proteste popolari. A ottobre arriv a Venezia, a novembre a Trieste. Da Trieste si estese in Dalmazia e da Venezia verso Padova, Verona e Vicenza.[24] A novembre arriv a Bergamo e da qui nella primavera del 1836 si diffuse a Como, a Brescia, a Cremona, a Pavia e a Milano. A luglio raggiunse Parma e di nuovo il litorale ligure compresa Genova. Quell'estate furono invase anche Livorno, le Marche pontificie, Modena, Ancona, Trani e Bari.[25] Il colera arriv a Napoli ad ottobre e subito lo stato pontificio e la Sicilia si cordonarono. A fine anno sembrava essere archiviato in molte zone di Italia e perci molti Stati eliminaro i cordoni. Nella primavera del 1837 il contagio scoppi di nuovo a Napoli, in Calabria, a Malta e in Sicilia. Da Cefal e Trapani si spinse verso l'interno toccando Catania, Palermo e Siracusa. Anche il litorale ligure, Marsiglia, il ducato di Benevento e lo Stato Pontificio furono nuovamente infettate. I governi furono costretti a emanare disposizioni sanitarie e a imporre nuove misure quarantenarie. Durante l'estate il contagio arriv a Roma. La prima ondata epidemica di colera termin verso la fine del 1837 con gli ultimi casi a Catania, Palermo e in qualche paese calabrese. Aveva risparmiato solo l'isola d'Elba e la Sardegna mentre le citt colpite riuscirono ad abbattere l'epidemia in 70-100 giorni.[26]
Storia del colera sommosse popolari, le superstizioni, la paura di essere avvelenati, la caccia agli untori e il prevalere delle forme di religiosit popolare con processioni e voti. Il colera era una malattia che colpiva indistintamente tutte le classi sociali ma quelle pi agiate godevano di uno stato di salute e di nutrimento migliore rispetto a quelle meno abbienti che oltre ad essere meno curate e nutrite vivevano anche in quartieri angusti e malsani.[28] L'inchiesta parlamentare fatta in Italia sulle condizioni igienico-sanitarie dei comuni del Regno tra 1885-86 rivel che su un totale di 8.258 comuni pi di 6.400 erano privi di rete fognaria, solo 3.335 erano forniti di latrine e in 797 gli escrementi venivano depositati negli spazi pubblici, nelle strade e nei cortili. Molti comuni non disponevano di acqua potabile e in molti casi questa giungeva agli abitanti attraverso condotti a cielo aperto. Negli anni precedenti all'inchiesta la situazione era sicuramente peggiore.[29] La situazione italiana rappresenta solo un esempio per capire come si viveva in tutta Europa. Non solo l'acqua di superficie era inquinata ma anche quella di falda era soggetta a infiltrazioni, i condotti non venivano costruiti con materiali impermeabili, si crepavano e venivano contaminati da rifiuti di ogni genere. Molte grandi citt possedevano una rete fognaria a canalizzazione mista, cio destinata alla raccolta sia di acque bianche che di acque nere.[30] Legato al problema dell'acqua c'era quello dello smaltimento dei rifiuti. Alcune grandi citt davano in appalto il servizio di nettezza urbana ma nei paesi e nelle periferie si agglomerava tutto per strada. Le citt ottocentesche si presentavano invase da rifiuti di ogni genere: dagli scarti di lavorazioni della concia delle pelli a quelli della macellazione, da quelli dei mercati giornalieri al letame degli animali. Le case dei poveri erano sovraffollate, prive di latrine e lavatoi e al loro interno venivano allevati anche gli animali. Vi era, inoltre, la consuetudine di seppellire i morti nelle chiese e nei conventi che erano abitualmente frequentati dai fedeli.[31]
Il dibattito medico-scientifico
Impotenti nel curare, i medici del tempo si impegnarono a capire le modalit di diffusione e l'agente causale del colera. Ci sono pervenuti molti opuscoli nei quali l'agente eziologico viene indicato con diversi nomi a seconda della teoria che si sosteneva: germe morboso o germe cholerico, atomo o elemento miasmatico, miasma mobile, principio volatile, effluvjo colerico, seminio morbifero, fomite choleroso.[32] I medici si dividevano tra miasmatici e contagionisti. I primi ritenevano che a causare il contagio fosse l'aria corrotta, i miasmi nauseabondi generati dalla decomposizione di materiale organico. I contagionisti, invece, sostenevano che le malattie epidemiche come il colera si Vibrio cholerae, batterio responsabile del colera trasmettessero mediante un contatto tra uomo-sano e uomo-malato.[33] visto al microscopio Tra loro c'era chi credeva che il contagio avvenisse a causa delle vesti luride in particolare quelle dei poveri, chi invece affermava che bastava toccare qualcosa che era stato in contatto con il malato per contagiarsi. Per alcuni era la costituzione del corpo a causare il contagio per cui i malnutriti avevano una maggiore predisposizione. Altri invece ritenevano che l'epidemia si diffondesse maggiormente dove vi erano le stesse caratteristiche ambientali e meteorologiche del luogo dove aveva avuto origine, l'India, questa teoria per non considerava l'itinerario che essa aveva percorso nei vent'anni di viaggio e i diversi climi che aveva superato. Entrambe le teorie, per, riuscirono a loro modo ad apportare cambiamenti negli stili di vita e nelle abitudini dei Paesi. La teoria dei miasmatici contribu ad evitare accumuli di immondizia nelle citt e ad allontanare e migliorare la sepoltura dei cadaveri.[34] Le tesi contagioniste riuscirono invece, a convincere i malati all'isolamento nei lazzaretti, a istituire cordoni sanitari e ad imporre la quarantena delle merci.[35]
John Snow
John Snow (1813-1858) stato un medico britannico che con dedizione si interess alle cause di contagio del colera.[52] In contrasto con le tesi miasmatiche, Snow riteneva che non fosse l'aria a trasmettere la malattia piuttosto l'acqua. Durante l'epidemia del 1854 analizz i dati dei decessi che si erano verificati nel quartiere di Soho a Londra.[53] Ipotizz che l'acqua erogata dalla frequentatissima fontanella di Broad Street fosse la causa dell'epidemia.[54] Il suo metodo fu infallibile: su una mappa del quartiere di Soho indic tutte le case in cui si erano registrati morti di colera tra agosto e settembre del 1854, pochi erano quelli lontani dalla pompa e intervistando le famiglie dei morti Mappa originale delle ricerche di John Snow durante l'epidemia di colera del 1854. La scopr che anche loro si pompa responsabile del contagio era collocata all'incrocio tra Broad Street e Little approvvigionavano a Broad Street.[55] Windmill Street. Snow fece bloccare il funzionamento della pompa riuscendo a frenare la diffusione della malattia. Non arrivando a dimostrare la presenza di un agente inquinante dell'acqua la pompa presto fu riattivata. Le conoscenze epidemiologiche di Snow permisero ai suoi sostenitori di dare maggiore importanza alle condizioni igieniche individuali e all'alimentazione preferendo cibi cotti e acqua mescolata al vino.[56]
Filippo Pacini
Filippo Pacini (1812-1883) stato un medico toscano che, contemporaneamente agli studi di Snow, osserv al microscopio le feci dei malati e dei morti di colera. Riusc ad individuare al loro interno un microorganismo a forma di S che defin vibrione. Egli riteneva che le lesioni intestinali tipiche del colera fossero causate da questo microorganismo ma le sue idee non furono accettate dalla comunit scientifica del tempo.[57]
Robert Koch
Robert Koch (1843-1910) stato un medico, batteriologo e microbiologo che riusc a definire gli agenti causali di numerose malattie epidemiche come la tubercolosi, l'antrace e il colera. Egli isolava i batteri dagli animali malati e poi riproduceva la malattia infettando quelli sani. Riusc cos a dimostrare la loro contagiosit.[58]
Storia del colera zone pi colpite furono la Sicilia e Napoli. Quest'ultima aveva registrato un'impennata demografica che aveva aggravato le condizioni di vita del popolo. Il censimento fatto in quel decennio cont 454.084 abitanti mentre i vani registrati erano 242.285 dislocati nei quartieri storici di piazza Mercato, Pendino, Vicario e Stella.[59] Il 91 per cento della popolazione si addensava quindi nel centro di Napoli. Le condizioni igieniche dei cosiddetti bassi erano molto precarie.[60] Durante l'epidemia del 1884-87 le provincie italiane che furono colpite erano 44, solo in tre di queste si tratt di un'epidemia: Cuneo con 1.655 morti, Genova con 1.438 morti e Napoli che invece ne cont 7.994.[61] Il 15 gennaio del 1885 fu emanata la cosiddetta legge per Napoli che segnava un punto di svolta nella politica governativa dell'Italia unita.[62] Essa infatti con la destinazione di cospicui finanziamenti imponeva norme igienico-sanitari pubbliche e private che le municipalit dovevano far osservare a tutti i cittadini. Prioritario era un sistema fognario, l'edificazione di nuovi quartieri, la costruzione di nuove strade e piazze e risanare i luridi bassi e i tuguri. Il caso di Napoli fu un riferimento per molti altri centri che, all'indomani della pubblicazione della legge, ebbero la possibilit di avvalersi degli stessi benefici. Le citt che ne usufruirono furono Genova, La Spezia, Torino, Caltanissetta, Trapani, Milano, Catania e un'altra sessantina di comuni.[63] Mentre venivano attuate le norme varate dalla legge per il risanamento della citt di Napoli un ultimo focolaio epidemico si accese in Italia. Nel 1893 pochissimi centri urbani furono colpiti. Genova, per esempio, registr 414 morti. A Roma, a Torino e a Milano l'epidemia comparve ma non si diffuse mentre Napoli e Palermo videro un notevole calo di decessi rispetto alle precedenti epidemie.[64]
Note
[1] Borghi, op. cit., pag. 123 [2] Tognotti, op. cit., pagg. 3, 4 [3] Tognotti, op. cit., pag. 3 [4] Tognotti, op. cit., pag. 6 [5] Tognotti, op. cit., pagg. 17, 18 [6] Tognotti, op. cit., pag. 19 [7] Tognotti, op. cit., pag. 19 [8] Tognotti, op. cit., pag. 20 [9] Tognotti, op. cit., pagg. 20, 21 [10] Tognotti, op. cit., pag. 21 [11] Tognotti, op. cit., pag. 22 [12] Tognotti, op. cit., pag. 23 [13] Tognotti, op. cit., pagg. 24, 25 [14] Tognotti, op. cit., pag. 26 [15] Tognotti, op. cit., pag. 26 [16] Tognotti, op. cit., pag. 30 [17] Borghi, op. cit., pag. 124 [18] Tognotti, op. cit., pagg. 45, 46 [19] Tognotti, op. cit., pag. 46 [20] Tognotti, op. cit., pag. 47 [21] Tognotti, op. cit., pagg. 47, 48 [22] Tognotti, op. cit., pagg. 48-52 [23] Tognotti, op. cit., pag. 53 [24] Tognotti, op. cit., pag. 55 [25] Tognotti, op. cit., pagg. 56, 57 [26] Tognotti, op. cit., pagg.58, 59 [27] Tognotti, op. cit., pagg. 7, 8 [28] Borghi, op. cit., capitolo 10, pagg. 124, 125 [29] Tognotti, op. cit., pag. 63 [30] Tognotti, op. cit., pagg. 67-69 [31] Tognotti, op. cit., pag. 67-69 [32] Tognotti, op. cit., pag. 32 [33] Borghi, op. cit., pag. 126
Bibliografia
Luca Borghi, Umori, Societ Editrice Universo, Roma 2012. ISBN 978-88-65150-76-4 Eugenia Tognotti, Il mostro asiatico. Storia del colera in Italia, Editori Laterza, Bari 2000. ISBN 88-420-6056-9
Voci correlate
Colera John Snow (medico) Robert Koch Portale Medicina: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di medicina
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