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Con una nuova sottigliezza, nata dal suo amore, egli conduceva i pensieri della fanciulla a desiderare una

vita di pace , di sicurezza, una vita che solo il matrimonio con lui avrebbe potuto darle. In mille piccoli modi raddoppiava gli sforzi per rendersi indispensabile a lei, per circondarla del caldo manto della sua protezione, che le faceva sembrare amichevole persino un mondo ostile. E bench fino allora non avesse ancora parlato apertamente, conducendo abilmente e con pazienza il [416]

suo gioco (poich, prima di parlare, voleva essere ben certo che Mary Llewellyn sarebbe venuta a lui di sua spontanea volont e per amore), pure ella indovin il suo amore, poich gli uomini non sanno nascondere tali sentimenti alle donne. Mary faceva davvero piet in quei giorni, attratta da due forze contrarie. Le pareva di essere sleale verso Martin desiderandone la partenza, e si sentiva odiosa a se stessa come una traditrice, se qualche volta desiderava la vita che egli le avrebbe potuto offrire; ma soprattutto era spaventata all'idea di quell'uomo che si stava intromettendo tra lei e Stephen. E questa idea la spingeva a darsi alla donna con un nuovo e pi disperato ardore, per modo che il loro legame si stringesse sempre pi. I giorni potevano essere di Martin, ma le notti erano di Stephen. Eppure Stephen, rimanendo sveglia fin tardi, verso l'alba, sentiva a poco a poco la sua vittoria cambiarsi in disfatta, ridotta in cenere dal ricordo delle parole di Martin Il tuo trionfo, se verr, giunger troppo tardi per Mary. La mattina andava alla scrivania e vi lavorava con una frenesia nuova, come se ora fosse una gara fra il mondo e la sua propria vittoria. Mai aveva lavorato cos intensamente; sentiva che la sua penna era intinta nel sangue e ad ogni parola che scriveva, ella sanguinava! 2. Venne il Natale e poi il Capodanno, e Martin continuava lottare ma con grande amarezza. Vedeva avanzarsi lo spettro della sconfitta, dolorosamente conscio che per quanti sforzi facessee, tutti i vantaggi erano per Stephen. Tutto quello che egli amava ed ammirava in Mary - la sua franchezza, il suo spirito dolce e leale, la sua compassione per le sofferenze qualsiasi sorta - tutto era contro di lui, e non serviva che avvincerla di pi alla creatura alla quale aveva dato tutta la sua devozione. Una sola cosa, ora, lo sosteneva, ed era la convinzione che, malgrado tutto, Mary Llewellyn lo amasse. Cos prudente era quando erano insieme, cos guardinga per paura di tradire i suoi sentimenti, insistendo pietosamente per far credere che tutto andava benissimo, che la vita non le aveva affatto diminuito il coraggio... Ma Martin non si lasciava ingannare da queste proteste, sapendo quanto ella tenesse a ci che egli poteva offrirle e con quanta gioia si volgesse alle cose pi semplici e normali. Sotto tutta quell'apparenza di co[417]

raggio, Martin indovinava una grande stanchezza di spirito, un gran desiderio di rappacificarsi col mondo, di poter guardare il prossimo con la coscienza confortante di non avere nulla da temere e di poter contare sull'amicizia di tutti, se voleva, mentre le loro leggi e i loro codici erano l per proteggerla. Martin capiva tutto ci, ma la percezione di Stephen era ancora pi profonda e pi precisa, poich era giunta alla disperante convinzione che la donna amata era profondamente infelice. In principio aveva chiuso gli occhi a quella verit, sostenuta dalla tensione passionale della lotta, dal suo potere di tenerla malgrado l'uomo, dall'ardente corrispondenza amorosa che aveva svegliato in Mary. Ma venne il giorno in cui nulla le premette di pi, al mondo, di quella infelicit che Mary sopportava in silenzio. Se Martin avesse voluto vendicarsi di Stephen, ora avrebbe potuto pienamente. Non indovinava come a poco a poco Mary smantellasse ogni difesa di Stephen, minando gradualmente la sua volont, la sua feroce determinazione di possedere, l'arroganza del maschio che era in lei. Tutto ci egli non poteva saperlo: era il segreto di Stephen, ed ella sapeva come serbarlo. Ma una notte, improvvisamente, ella respinse Mary, non sapendo nemmeno ci che faceva, conscia soltanto che quell'arma, che in quel momento metteva a parte, era diventata una cosa indegna, un oltraggio al suo amore per la fanciulla. E quella notte ebbe il terribile pensiero che il suo amore stesso fosse una, specie di oltraggio per Mary. Ed allora dovette pagare assai caro quel rispetto per le cose normali, insito in lei e che nulla aveva potuto distruggere, nemmeno i lunghi anni di persecuzione; era un fardello supplementare, imposto e trasmesso dai silenziosi e vigili fondatori di Morton. Dovette pagare l'istinto che, nella sua prima infanzia, aveva suscitato in lei una specie di adorazione per quella cosa perfetta che indovinava essere l'amore dei suoi genitori, Mai, prima, aveva visto con tanta lucidit tutto quello che mancava a Mary Llewellyn, tutto quello che sfuggirebbe alle dita incerte di Mary per forse non tornare mai pi con la partenza di Martin: i figli, una casa che il mondo avrebbe rispettato, legami d'affetto che il mondo avrebbe considerato sacri, e la benedetta sicurezza di pace e la certezza di non esser pi perseguitata. E d'un tratto, Martin apparve a Stephen una creatura dotata di una incalcolabile bont, avendo nelle sue mani tutti quei doni inestimabili che ella, mendicante d'amore, [418]

non avrebbe mai potuto offrire. Una cosa sola ella poteva donate a Mary, ed era Martin. Come in sogno, percep tutte queste cose. In sogno si muoveva ora, e viveva la sua vita, non sapendo nemmeno dove questo sogno l'avrebbe condotta, mentre ogni sua percezione era stranamente acuta. Era presa nelle morse di questo sogno, per modo che tutto quello che faceva

le pareva chiaramente predestinato: non avrebbe potuto essere altrimenti, n avrebbe potuto fare un passo falso, bench sognasse. Come i sonnambuli camminano sull'orlo di un precipizio senza spavento, avendo perso ogni senso del pericolo, cos Stephen camminava sull'orlo dell'abisso del suo destino, non avendo che un terrore: l'incubo di quello che doveva fare per ridonare a Mary la sua libert. Obbedendo a quella potente ed invisibile volont che le aveva portato questo sogno vivente, cess di corrispondere alla tenerezza della fanciulla e non volle acconsentire pi ad essere la sua amante. Diventava spietata come il mondo stesso e quasi altrettanto crudele, con quelle sue incessanti ferite. Poich, malgrado i dubbi evidenti di Mary, ella andava sempre pi spesso a trovare Valrie Seymour, a poco a poco, man mano che i giorni passavano, nella mente di Mary si radic sempre pi profondo il sospetto. Ma Stephen la colpiva sempre pi, e sempre pi feriva se stessa, ma non sentiva quasi il proprio dolore, per la grande pena che dava a Mary. Ma a causa di questi colpi crudeli, ad ogni nuova ferita sembrava che i legami fra loro si stringessero, anzich rallentarsi.Mary, ora, si aggrappava disperatamente a Stephen con ogni fibra del suo essere dolente e offeso, con tutti i ricordi che Stephen aveva nutrito, con ogni istinto di lealt che Stephen aveva suscitato in lei per lottare contro Martin. La mano che aveva incatenata pesantemente Mary, sembrava ora impotente a staccarla da s. Venne un giorno in cui Mary si rifiut di vedere Martin Hallam; invece, si rivolse pallida e accusatrice contro Stephen: - Ma non capisci? Sei diventata cieca? O non hai occhi che per Valrie Seymour? Stephen, intontita dal colpo, serr le labbra e tacque. Allora Mary disperatamente pianse e grid: -Non ti lascer andare, no, te lo dico io! colpa tua, se ti amo cos! Non posso fare a meno di te; mi hai insegnato ad aver bisogno di te ed ora... Con parole mezzo umili e mezzo sfidanti, Mary supplica[419]

va che Stephen le concedesse ancora quello che rifiutava e Stephen dovette ascoltare quella disperata supplica. Poi prima ancora che se ne rendesse conto, la fanciulla disse: -Senza di te, avrei potuto amare Martin Hallam! E Stephen sent la propria voce ripetere: -Senza di te avresti potuto amare Martin Hallam... Mary strinse disperatamente le braccia attorno al collo Stephen: - No, no, non quello; non so ci che dico!...

3. Il primo leggerissimo soffio di primavera port i narcisi ai chioschi dei fiorai di Parigi. Di nuovo il giovane ciliegio di Mary spinse fino alla punta dei suoi rami nuovi una quantit di foglie verdi e di boccioli rosa. Allora Martin scrisse a Stephen per domandarle dove avrebbe potuto vederla sola. Meglio fuori di casa, diceva, per via di Mary. Ella gli indic il posto: s'incontrerebbero all'albergo del Vieux Logis, Rue Lepie, l'indomani sera. Lasci la casa senza dire una parola, e Mary pens che andasse da Valrie. Stephen si sedette ad un tavolo d'angolo ad aspettare Martin: era arrivata troppo presto. La tavola era rallegrata da una tovaglia nuova a quadretti rossi e bianchi. Si mise a contare i quadretti col dito. Una donna, dietro al bar, diede uno spintone al suo compagno dicendo: -En voil une originale! Et quelle cicatrice, bon Dieu! La cicatrice attraverso il volto di Stephen era livida. Martin arriv e si sedette tranquillamente vicino a lei; ordin due caff, per convenienza. Per convenienza si sorrisero e parlarono finch non fu portato il caff. Ma quando il cameriere se ne fu andato, Martin disse: - tutto finito! Mi hai battuto, Stephen... Il legame era troppo forte. I loro occhi infelici s'incontrarono, mentre ella rispondeva: -Ho cercato di rafforzare quel legame... Egli assent: - Lo so... Ebbene, mia cara, ci sei riuscita. - Poi disse: - Lascio Parigi la prossima settimana... - E sforzandosi di essere calmo, aggiunse con voce tremante: - Stephen... fa' tutto quello che puoi per difendere Mary. Ella si accorse che gli teneva la mano. Oppure era un'al[420]

tra che sedeva vicino a lui, che guardava nella sua faccia espressiva e turbata, e che pronunciava quelle parole? - No, non andare... non ancora. -Ma... non capisco. -Devi aver fiducia in me, Martin.

E sent la sua voce che diceva: -Vuoi avere tanta fiducia in me, Martin, da fare qualunche cosa io ti chieda, anche se ti parr strana? Vuoi avere fiducia in me, se ti dico che per Mary? Per la sua felicit? Egli strinse la mano di Stephen. -Davanti a Dio, s! Tu sai che ho fiducia in te. - Ebbene, allora non lasciar Parigi, per ora. -Vuoi veramente che io rimanga, Stephen? -Si. Non posso spiegarti. Egli esit, poi d'un tratto parve aver preso una risoluzione: -Va bene, far tutto quello che mi chiedi. Pagarono i loro caff e si alzarono. -Lascia che_ ti accompagni a casa - supplic. Ma ella rifiut: -No, non ancora. Ti scriver prestissimo... prestissimo... Addio, Martin. Lo vide scendere in fretta la strada e quando finalmente si fu perduto nell'ombra, si volse lentamente e sal la collina passando davanti alle luci strabilianti del Moulin de la Galette. Le sue ali pietose giravano nel vento, eternamente macinando miseri peccati, la pula asciutta che il vento portava l dalle grondaie di Parigi. Arrivata davanti alla collina, sal le ripide scale polverose, e spinse una pesante porta che si apri lentamente: la porta del possente tempio della fede, annosa e instancabilmente vigile. Non aveva nessuna idea di quello che facesse, n di quello che avrebbe detto al Cristo d'argento che teneva una mano sul cuore e l'altra protesa in gesto di supplicazione. Le preghiere risuonavano monotone, lente, insistenti; si levavano da quelli che pregavano con le braccia tese, con le braccia in croce, alzandosi e abbassandosi come le onde del mare, sbattendo contro le spiagge del cielo. -Sainte Marie, Mre de Dieu, priez pour nous, pauvres pcheurs, maintenant et l'heure de notre mort. -Et l'heure de notre mort - ripet Stephen. II Cristo d'argento pareva terribilmente stanco.

Ma egli sempre stanco, pens vagamente; e rimase l senza trovare nulla da dire, imbarazzata, come spesso si [421]

in presenza del dolore altrui. Per se stessa non sentiva nulla, n piet, n rimpianto; era completamente vuota di qualsiasi sensazione. Dopo un po' lasci la chiesa e and a passeggiare per le strade di Montmartre spazzate dal vento.

CAPITOLO CINQUANTASEIESIMO 1. Valrie fiss Stephen, sbalordita: -Mah!... cos straordinario quello che mi chiedi! Sei sicura di non sbagliare, facendo questo passo? Per me non importa. Perch dovrebbe importarmene? Se vuoi far finta di essere la mia amante... ebbene, cara, per essere franca, ti dir che vorrei che fosse vero... Sono certa che saresti una deliziosa amante. Tuttavia... - Ed ora la sua voce era ansiosa: - Non una cosa da farsi alla leggera, Stephen. Non stai sacrificandoti in modo assurdo? Puoi dare molto alla fanciulla. Stephen scosse la testa: - Non posso darle n protezione, n felicit. Eppure non vuole lasciarmi. l'unico modo, questo... Allora Valrie Seymour, che aveva sempre schivato le tragedie come la peste, scoppi in un accesso di collera: - Protezione! Protezione! Sono nauseata da questa parola. Che ne faccia a meno, non sei abbastanza per lei? Dio mio! Vali venti Mary Llewellyn! Stephen, pensaci prima di decidere, mi pare una pazzia. Per l'amor di Dio tieni la ragazza e prendi dalla vita tutta la felicit che ti pu dare. - No, non posso far ci! - disse Stephen tristemente. Valrie si alz. - Essendo come sei, va bene! Sei fatta della stoffa dei martiri! Ebbene, d'accordo! Di tutte le situazioni strane nelle quali mi sono trovata, ti assicuro che questa batte il rcord - disse terminando bruscamente. Quella sera, Stephen scrisse a Martin Hallam.

[422] 2. Due giorni dopo, attraversando la strada per tornare a casa, Stephen scorse Martin nell'ombra del portone; egli usc e si trovarono a faccia a faccia sul marciapiede. Egli aveva mantenuto la parola: erano appunto le dieci. Disse: - Son venuto. Perch mi hai fatto chiamare? -Per Mary - rispose ella con tristezza. Vi era qualcosa nel viso di Stephen che gli tolse il respiro,tanto che le domande che avrebbe voluto fare morirono sulle sue labbra. -Far tutto quello che vorrai - mormor Martin. - cos semplice, - disse Stephen, - tutto cos semplice. Desidero che tu aspetti qui, sotto il portone, in modo da non essere veduto da casa. Voglio che tu aspetti fin quando, come credo, Mary avr bisogno di te... Non ci vorr molto. Posso contare che sarai l, se sar necessario? Egli fece segno di s. Era fortemente disorientato, spaventato anche per la strana espressione degli occhi di Stephen; ma la lasci passare perch entrasse nel cortile. 3. Apr la porta. La casa sembrava piena di un silenzio eloquente, che le balzava incontro ad ogni angolo, un silenzio beffardo, minaccioso, vendicativo. Ella lo scost con un movimento della mano, quasi si trattasse di una presenza fisica. Ma chi era che scostava da s quel silenzio? Non certo Stephen Gordon, oh, no... Stephen Gordon era morta l'altra notte: l'heure de notre mort. Molti avevano pronunciato quelle parole profetiche poco tempo prima; forse avevano pensato a Stepehn Gordon. Ma ora qualcuno saliva lentamente le scale, fermandosi sul pianerottolo ad ascoltare, poi apriva la porta della camera di Mary e si fermava l a guardarla in silenzio. Era qualcuno che David conosceva bene ed amava; infatti egli le salt incontro con un piccolo latrato di saluto. Ma Mary indietreggi come fosse stata colpita in piena faccia: Mary, pallida,con gli occhi rossi dall'insonnia, o forse dall'aver troppo pianto? Quando parl, la sua voce risuon stranamente: [423]

-Dove sei stata, stanotte? -Da Valrie Seymour. Credevo che tu lo sapessi... E' meglio essere franche. Tutt'e due odiamo la menzogna. Sent una voce strana. -Dio mio! Ed io che mi sono sforzata di non crederlo! Dimmi che ora menti. Dillo, Stephen! Stephen dunque non era morta? O forse s? Ma ora Mary si aggrappava a lei, si aggrappava disperatamente. -Stephen, non posso credere a questa cosa: Valrie!... Era forse per lei che sempre mi respingevi, in questi giorni? Stephen, rispondimi, sei la sua amante? Di' qualcosa, in nome di Dio! Non stare l muta... Una nebbia, ora, si chiudeva su Stephen, una nebbia fitta. Qualcuno respingeva la fanciulla, senza parlare. La voce strana di Mary usciva da quella oscurit, attutita dalle pieghe di quella nebbia opaca. Soltanto una parola, qua e l, giungeva fino a lei:

-Tutta la mia vita ti ho dato... Hai ucciso... Oh, io ti amavo.., crudele! Oh, crudele!... Sei indicibilmente crudele! Poi un rumore di singhiozzi profondi, strazianti. No, certo, non era Stephen Gordon quella che stava l, impassibile di fronte a quei singhiozzi. Ma che cosa faceva quella figura nella nebbia? Si muoveva pazza, disperata. E tutto il tempo continuava a singhiozzare: -Me ne vado... Andare? Dove poteva andare? In qualche luogo fuori dalla nebbia, in qualche luogo nella luce? Chi aveva detto cos? Come erano quelle parole? Per dar luce a quelli che sono nelle tenebre.... Nessuno si muoveva pi intorno; vi era soltanto un cane, un cane che si chiamava David. Qualcosa Stephen doveva pur fare. Andare nella camera, nella camera di Stephen Gordon, che guardava sul giardino... Alcuni scalini appena e poi la finestra. Una fanciulla a testa nuda, e col sole che le batteva in pieno sui capelli... Correva quasi... e inciampava un po'. Ma ora vi erano due persone, gi nel cortile, un uomo che teneva la mano sulla spalla curva della fanciulla. Egli la interrogava, s, cos, l'interrogava; e la fanciulla gli diceva perch era l, perch era fuggita da quell'opaca oscurit. Egli guardava la casa, incredulo, stupito; esitava, come se avesse voluto entrare. Ma la fanciulla se ne andava, l'uomo la segui[424]

va... Erano a fianco l'una dell'altro, ora. Egli la prendeva per un braccio... Erano andati via, avevano varcato la soglia... Allora, d'un tratto, quel silenzio fu infranto:

- Mary!... Mary!... Torna da me, Mary!... David strisci ai suoi piedi, tremante. Si era arrampicato fino al letto e stava l, vigilando con i suoi occhi d'ambra, tremante, perch una cos grande angoscia lo colpiva come una frusta. E che poteva fare la povera bestia muta? Stephen si volse e lo vide, ma per un istante soltanto, poich la stanza pareva affollarsi di gente. Chi erano quegli estranei, dagli occhi infinitamente tristi? Eppure non erano tutti estranei! Quella era Wanda!... E quella con un piccolo foro nitido nel fianco?... Era Jamie, che teneva Barbara per mano; Barbara, con i bianchi fiori di morte sul petto... Oh, quanti, quanti! Ospiti non chiamati, che gridavano, debolmente in principio, poi sempre pi forte. La chiamavano col suo nome: -Stephen!... Stephen!... - I vivi e i morti e quelli che non erano ancora nati; tutti la chiamavano debolmente prima,poi sempre pi forte. Si! E quei terribili fratelli sperduti, che aveva visti da Alec, erano l anch'essi e gridavano: - Stephen! Parla al tuo Dio, domandagli perch ci ha cos abbandonati! Ella vedeva quelle facce stravolte e crucciate, quegli occhi terrorizzati e dolorosi di invertiti. Occhi che avevano guardato troppo a lungo un mondo spietato e ignorante. -Stephen, parla al tuo Dio e domandagli perch ci ha cos abbandonati! - E questi esseri terribili la segnavano a dito, con le mani tremanti, bianche, effeminate: - Tu e quelle della tua specie ci avete rubato il nostro diritto di nascita, la nostra forza, e ci avete dato in cambio la vostra debolezza. E la segnavano a dito, con le loro mani bianche e tremanti. Razzi ardenti di dolore, del dolore di quella gente, del suo dolore, si confondevano in una immensa agonia consuntrice. Razzi di supplizio che sorgevano e scoppiavano, lasciando cadere sull'anima strazianti lacrime di fuoco: il loro dolore, il suo... tutta la miseria che aveva vista da Alec. La folla e il clamore di innumerevoli altri; lottavano ora, e si calpestavano,la opprimevano, la rovesciavano, erano dappertutto, ora, e le chiudevano ogni via di scampo. Nessuna serratura, nessuna sbarra poteva salvarla. Le mura crollavano davanti a loro, davanti al grido della loro sofferenza: - Eccoci, Stephen, eccoci! II nostro nome legione! Oseresti tu rinnegarci? - Ella alzava le braccia tentando di respingerli, ma essi la chiudeva[425]

no sempre pi nella loro stretta terribile. - Oseresti tu rinnegarci?... La possedevano; il suo seno sterile diventava fecondo, straziato dal terribile, inutile fardello; straziato dai figli feroci ed impotenti che invano domandavano il loro diritto alla salvezza. Prima si

rivoltavano verso Dio, poi verso il mondo, poi verso di lei. Accusatori orrendi, gridavano: Abbiamo domandato del pane e tu vuoi darci delle pietre. Tu, Dio, in cui noi proscritti crediamo; tu, mondo, nel quale siamo spietatamente nati; tu, Stephen, che hai vuotato la coppa fino alla feccia. Abbiamo domandato del pane, e tu vuoi darci delle pietre. Ed ora non si sentiva pi che una voce sola, una sola domanda, una sola preghiera. Era la stessa voce che aveva radunato in s tutte le altre infinite. Una voce simile al rombo spaventoso del tuono, una preghiera simile allo scrosciare di mille acque, un urlo terrificante che le rintronava le orecchie, le faceva pulsare il cervello, la scuoteva nel pi profondo delle sue viscere. Barcoll e cadde quasi sotto l'orrendo peso di quel suono, che le chiudeva la strozza, nella sua volont suprema di essere espresso. - Dio! - invoc anelante: - crediamo! Ti abbiamo detto che crediamo... Tu non ci hai rinnegati. Ed allora lvati a difenderci, riconoscici, o Dio! Davanti a tutto il mondo, da' anche a noi il diritto all'esistenza.

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