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II Poich lassenza di suo marito le consentiva di indugiare in una signorile indolenza, Vincenza si risvegliava a fatica da un sonno pesante.

I rumori insistenti e un sole gi alto filtravano dagli scuri imponendole il ricordo dei suoi figli. Si vest e abbandon la penombra della stanza facendo attenzione a non ferirsi gli occhi con la luce del giorno. Gianna in punta di piedi cercava di arrampicare una pentola piena dacqua sulla piastra. Marta seduta sul pavimento rispondeva con un cucchiaio di legno alleco di martellate provenienti dal cortile. Vincenza, senza aprire bocca, approfitt del collo scoperto che la pi grande delle sue figlie sembrava offrirle come un invito e lo agguant con un movimento grave. Dallo spavento Gianna lasci cadere il tegame che rotol come una campana stonata fino a Marta facendola esplodere in un pianto isterico. Il martellio si interruppe. Lacqua si distese sul tavolato luminoso trasformandosi immediatamente in una macchia scura. La sagoma nervosa di Talino apparve in controluce sulla soglia e la sua ombra si allung nella stanza. Gli occhi si abituarono appena in tempo per permettergli di distinguere sua madre intenta ad acchiappare sua sorella per i capelli, nel tentativo di farle capire qualcosa che non aveva voglia di spiegarle a parole. Al secondo strattone Gianna riusc a liberarsi e sgattaiol piangendo tra Talino e la porta. Vincenza con un gesto scomodo sollev la piccola da terra cercando di soffocarne i guati contro una spalla. I suoi occhi incontrarono quelli di suo figlio. Il colore era lo stesso, il verde che lacqua contagia alle chiglie delle navi, ramato in certi punti per ricordare la terra sulla quale, prima o poi, verranno messe a riposo. Lo sguardo era quello di Musciolina. Un eterno movimento sulla superficie liquida delle cose, alla ricerca di uno spiraglio in cui affondare. Lennesimo segno tangibile dellunione fallata tra Vincenza e suo marito, come il rachitismo di Gianna daltronde, o listeria della creatura che le si agitava in grembo. Alla prova dei fatti il seme del figlio del toscano si era dimostrato pi guasto di quello di un barbaricino. A tale proposito era nato il sospetto che non si trattasse di una sua mancanza, ma di virt altrui, e a riprova di questo, le

malelingue citavano di volta in volta uno qualsiasi dei lavoranti campidanesi che affollavano le propriet della famiglia di Vincenza. Ma tutti sapevano che era soltanto una cattiveria male imbastita, e che la padroncina, proprio a causa del matrimonio, non aveva pi potuto mettere piede sulle terre di suo padre, n tantomeno a casa sua. Lo sguardo insistente di Talino aveva la stessa capacit delle mosche di mandare in ebollizione i pensieri nella testa di sua madre. Lei assecondava il bollore lasciando che montasse, poi, improvvisamente, senza motivo visibile, gli consentiva di evaporare in una fiammata di rabbia slegata dal momento in cui aveva messo radici. Abbandon la piccola al suo uggiolare sul pavimento e si lanci in direzione della porta. La sua mole prevedibile attravers la stanza. Suo figlio che sapeva benissimo quando era il caso di abbandonare sia la testardaggine che il campo, aveva gi passato il portone del cortile lasciandosi alle spalle una scia di urla incomprensibili. La furia di Vincenza si spense sotto il sole aggressivo. Si sentiva esausta. Il pensiero che a fine giornata Musciolina sarebbe tornato, nero come il pane abbrustolito e sorridente per il vino, non faceva che diluire la stanchezza in uninsofferenza senza oggetto e senza possibilit di sollievo. Stordita rientr in cucina, prese la bottiglia dellolio e un pezzo di pane dalla credenza e si caric nuovamente Marta contro il petto, lasciando che la luce colpisse entrambe nel breve tratto che separava la casa dal fico che faceva ombra al pozzo. Gianna, trattenendo gli ultimi singhiozzi, teneva sollevato con entrambe le mani il tappo di ferro che ne scoperchiava la met. Il cortile imbiancato sembrava respirare soltanto in quel punto. Quando si accorse di sua madre, lo lasci cadere con un tonfo che si riverber nel profondo. Si strinse nelle spalle per attutire le conseguenze ma Vincenza si limit a metterle la piccola in braccio e a farle cenno di entrare in casa. Rimasta sola si sedette sui gradini scostando con un piede lasta dellarpione che da giorni Talino cercava inutilmente di raddrizzare a martellate. Guardandola pens che era storta, come suo figlio e suo marito, e che per certe cose non c rimedio. Poi, mentre condiva il pane lasci che i pensieri

virassero verso un giorno qualunque della sua infanzia in cui accompagnava suo nonno a ispezionare le terre.

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