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Accademia neoplatonica

Accademia neoplatonica
L'Accademia neoplatonica fu un'istituzione culturale fondata a Firenze nel 1462 da Marsilio Ficino, per incarico di Cosimo de' Medici, nella Villa medicea di Careggi.

Storia e membri
Il contesto culturale in cui l'Accademia si trov ad operare era allora fortemente segnato dal platonismo, rinato in Italia verso la fine del XV secolo, attraverso l'umanesimo. Fu in particolare l'istituzione di cattedre di greco nelle principali universit, dovuta a diversi episodi come la provvisoria riunificazione tra le Chiese d'Oriente e d'Occidente del 1438, o la diaspora di intellettuali bizantini dopo la presa di Costantinopoli (1453) arruolati come insegnanti in Italia, che permise l'uso diretto dei testi di Platone, pressoch sconosciuti nel Medioevo, che diede avvio alle traduzioni in latino[1]. A Firenze l'Accademia, che doveva significare simbolicamente la riapertura dell'antica Accademia di Atene, costitu un importante cenacolo di artisti, filologhi e intellettuali. Qui Marsilio Ficino tradusse in latino l'opera di Platone, ma anche di Plotino e di altri esponenti del neoplatonismo: fu proprio quest'ultima chiave interpretativa del platonismo a prevalere[1]. Platone cio era considerato idealmente il capostipite di concezioni filosofiche appartenute anche ad autori successivi e cristiani, come Agostino o Boezio.
Statua di Lorenzo de' Medici detto "il Magnifico" Fra gli esponenti principali dell'Accademia (piazzale degli Uffizi) Neoplatonica ci furono, oltre allo stesso Ficino, Pico della Mirandola, Poliziano, Nicola Cusano, Leon Battista Alberti, Bartolomeo Scala e Cristoforo Landino, nonch esponenti della famiglia dei Medici, quali Giuliano de' Medici e Lorenzo il Magnifico.

La Villa di Careggi, prima sede dell'Accademia

Accademia neoplatonica Dopo la morte del Magnifico (1492) l'Accademia si riun alla villa di Bernardo Rucellai, presso gli Orti Oricellai. Fecero parte di questa "seconda generazione" Niccol Machiavelli, il Trissino, Jacopo da Diacceto, Luigi Alamanni e tanti altri. Tra l'altro in questo periodo l'Accademia si distinse per le posizioni favorevoli alla Rebubblica e quindi antimedicee, che valsero agli accademici non pochi problemi. L'Accademia Neoplatonica fu infatti sciolta nel 1523, in conseguenza della congiura ordita contro il cardinale Giulio de' Medici da parte di alcuni suoi membri.

Dottrina
Secondo Ficino esisteva una tradizione filosofica che andava, senza soluzione di continuit, da Pitagora all'orfismo, passando per Socrate, Platone e Aristotele fino a giungere al neoplatonismo. Le idee di Ficino, che ebbero una straordinaria influenza nella cultura del tempo, vennero riprese anche in seguito, soprattutto da quei filosofi con forti interessi religiosi[1], oltre a conoscere una notevole diffusione anche al di fuori delle scuole o delle accademie. L'uomo, come gi teorizzato durante l'umanesimo della prima met del secolo, era visto come copula mundi, ovvero quell'armonica interazione tra anima e corpo in cui ciascuno padrone del proprio destino. Gli accademici riconoscevano come massima aspirazione umana la felicit, ma non vedevano come suo sbocco naturale l'azione, e in particolare la politica, ma piuttosto la speculazione filosofica. Grazie all'esercizio di essa infatti gli spiriti pi nobili ed eletti possono sperimentare la felicit e raggiungere la conoscenza del vero dopo la morte[2]. Secondo i neoplatonici il mondo era organizzato in sfere concentriche, i cui estremi erano l'Iperuranio, inteso come mondo divino, e la materia, intesa come mondo animale. L'uomo era l'unico essere in natura dotato di ragione, che gli permette di scegliere consapevolmente se elevarsi verso il mondo divino o scendere verso quello animale o ancora mantenersi a un'equilibrata equidistanza. questa scelta si compie tramite la mediazione fondamentale dell'amore e della bellezza. Scriveva Ficino che Amore desiderio di bellezza ed l'amore, nelle varie forme di bestiale, umano o divino, a guidare l'uomo nel cammino di ascesa verso Dio, ritenuto fonte della bellezza vera e perfetta[2]. Fondamentale nella storia del pensiero fu il collegamento che il neoplatonismo rinascimentale, in particolare a Firenze, fece tra la filosofia classica e il cristianesimo. Una delle opere pi importanti in questo senso la Theologia platonica, sempre di Ficino, in cui viene operato il miglior tentativo fino ad allora condotto di rivalutazione del pensiero classico in chiave religiosa cristiana[2]. Col tempo il carattere elitario dell'Accademia svilupp deformazioni ermetiche, magiche ed esoteriche, senza tuttavia smarrire la sua struttura logica di fondo, costituita dal metodo critico della teologia negativa.

Accademia neoplatonica

Influenza nelle arti figurative


Le dottrine dell'accademia neoplatonica ebbero dirette conseguenze nelle arti figurative, sia per i desideri della committenza, guidata dai Medici, sia per uno spirito emulativo che si propag in tutte le pi importanti corti d'Italia (e poi d'Europa), grazie all'uso degli stessi artisti quali ambasciatori della cultura fiorentina promosso dallo stesso Lorenzo de' Medici[3]. Una delle conseguenze pi evidente fu l'ingresso di soggetti mitologici nelle opere d'arte, riletti in chiave cristiana quali portatori di arcane verit o come testimoni di una sognata armonia ormai perduta. Parallelamente si diffuse il tema della ricerca di bellezza, intesa come senso di proporzione e armonia estetica, che proprio nella produzione figurativa aveva una delle sue applicazioni pi naturali[2].

Sandro Botticelli, Pallade e il centauro (dettaglio, 1482 circa)

Venere, la dea pi peccaminosa dell'Olimpo pagano, venne totalmente reinterpretata dai filosofi neoplatonici e divent uno dei soggetti raffigurati pi frequentemente dagli artisti secondo una duplice tipologia: la Venere celeste, simbolo dell'amore spirituale che spingeva l'uomo verso l'ascesi mistica, e la Venere terrena, simbolo dell'istintualit e della passione che lo ricacciavano verso il basso. Un altro tema rappresentato di sovente fu la lotta tra un principio superiore ed uno inferiore (ad esempio Marte ammansito da Venere o i mostri abbattuti da Ercole), secondo l'idea di una continua tensione dell'animo umano, sospeso tra virt e vizi; l'uomo in pratica era tendenzialmente rivolto verso il bene, ma incapace di conseguire la perfezione e spesso insidiato dal pericolo di ricadere verso l'irrazionalit dettata dall'istinto; da questa consapevolezza dei propri limiti deriva perci il dramma esistenziale dell'uomo neoplatonico, consapevole di dover rincorrere per tutta la vita una condizione apparentemente irraggiungibile. Furono influenzati dai temi neoplatonici artisti come Sandro Botticelli, Antonio e Piero del Pollaiolo, Leonardo da Vinci, Perugino, Luca Signorelli, ecc. Con la morte di Lorenzo il Magnifico e l'instaurarsi della repubblica savonaroliana questi ideali vissero una profonda crisi, che port a un ritorno verso una religiosit pi rigorosa nei costumi e di stampo pi ascetico[4].

Note
[1] [2] [3] [4] Landucci, cit. De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 135. De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 136. De Vecchi-Cerchiari, cit., pag. 153.

Bibliografia
Patrizia Landucci, Platonismo, in AA.VV., Enciclopedia Garzanti di filosofia, Garzanti, Milano 1996. James Hankins, The myth of the Platonic Academy of Florence, in Renaissance Quarterly, Vol. 44, No. 3 (autunno 1991), pp. 429-475. Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999, p. 135. ISBN 88-451-7212-0 Erwin Panofsky, Studi di iconologia. I temi umanistici nell'arte del Rinascimento, Einaudi, Torino 1999. ISBN 88-06-15389-7

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Voci correlate
Filosofia rinascimentale Neoplatonismo Rinascimento fiorentino

Fonti e autori delle voci

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