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TIZIANO BONINI The revolution will not be televised. La rivoluzione raccontata via radio, da Parigi a Citt del Messico.

Introduzione
Alle due di notte del 3 marzo 1968 ho finito il Carl Mitchell Show e ho augurato la buonanotte agli ascoltatori, invitandoli a tornare con noi alle 5.30 per lo show di Roger Day; Johnnie, Stevi ed io siamo poi andati a berci un caff [...]. Siamo andati a letto verso le quattro. Giusto un'ora dopo, l'ingegnere in carica, Ray Glennister, era di nuovo in piedi per riaccendere il trasmettitore e far partire la musica registrata. Ma prima che questo potesse accadere il capitano della nave entrato nello studio 1 e ha detto a Ray di spegnere la musica perch stavamo per salpare e fare ritorno in Olanda. Ray ha obbedito e ha svegliato Johnnie, il dj pi anziano. Gli hanno dato 15 minuti per cancellare le cassette prima che venissero sequestrate; verso le 7.30 abbiamo iniziato a muoverci. Tutti i dj ora erano in piedi e ci stavamo chiedendo se quella era davvero la fine. Il tempo era brutto, poca visibilit [...] per tutto il pomeriggio abbiamo ascoltato la Bbc e Radio Veronica, ma nessuno parlava di noi. Il giorno seguente so che il dj di Bbc 1, ha commentato in maniera sarcastica la fine di Radio Caroline dando il benvenuto ai suoi nuovi ascoltatori. Siamo arrivati ad Amsterdam alle 5 del mattino del 4 marzo. [...] Roger, Stevi ed io abbiamo dovuto sfuggire alla folla di giornalisti prima di riuscire a raggiungere il nostro ufficio. Poi abbiamo fatto ritorno a Londra e ce ne siamo andati ognuno per la sua strada. Tutti i dj ricevettero un assegno e una nota scritta che ci pregava di tenerci in contatto. Ma non successe niente e cos quella fu la fine di una stazione fantastica. Questa la vera storia di come sono andate davvero le cose quel giorno. L'ultimo brano trasmesso da Radio Caroline stato Cinderella Rockefella di Esther & Abi Ofarim. Poi la stazione ha chiuso con il suo solito jingle, Caroline, dei Fortunes1.

Questo il racconto di Andy Archer, l'ultimo dj ad essere andato in onda su Radio Caroline. Il 1968 si apriva cos con la chiusura della stazione pi rappresentativa del fenomeno delle radio pirata2 e che, per mezzo di un trasmettitore montato su una nave cargo ancorata nelle acque internazionali del mare del Nord, aveva osato sfidare il monopolio sulletere britannica della Bbc. Radio Caroline aveva iniziato a trasmettere la domenica di Pasqua del 1964, il 28 marzo, mandando in onda per la prima volta la musica dei Beatles e del rock'n'roll americano, musica allora inaudita per le orecchie di inglesi ed europei abituati all'intrattenimento pedagogico e paternalista del servizio pubblico. Milioni di ascoltatori, soprattutto giovani adolescenti, spostarono i sintonizzatori delle proprie radioline a transistor sulla frequenza di Caroline e di altre radio pirata dell'epoca (tra le pi seguite c'erano Radio City, Radio London e Radio North Sea): L'impatto culturale dell'emittente, che trasmetteva con lo slogan Love, peace and good music, fu impressionante e coinvolse quasi venti milioni di ascoltatori3. Per colmare il vuoto legislativo sfruttato dalle emittenti pirata il parlamento inglese impieg tre anni, un periodo lungo abbastanza da permettere a Radio Caroline e le altre di radicarsi tra gli ascoltatori, grazie ad un'offerta musicale e ad un
1 Andy Archer, How the mi Amigo was silenced, Spotlight, Free Radio Association Newsletter, 1970. 2 La prima radio pirata della storia Radio Merkur, che inizia a trasmettere dalle acque internazionali fuori Copenaghen nel 1958. Sul fenomeno e la storia delle radio pirata si veda Andrea Borgnino, Radio Pirata. I bucanieri dell'etere, Roma, Castelvecchi, 1997. 3 Giovanni Cordoni, Radio Caroline, in Peppino Ortoleva, Barbara Scaramucci (a cura di), Dizionario della Radio, Milano, Garzanti Libri, 2003, p. 142.

linguaggio totalmente nuovi. Il 14 agosto 1967 per il parlamento inglese approv il Marine Broadcasting Offences Act che di fatto metteva fuori legge le radio pirata e le costringeva a chiudere. Radio Caroline fu l'unica a resistere, spostandosi verso i mari olandesi, ma una crisi finanziaria, dovuta alla scarsa raccolta pubblicitaria, la costrinse a chiudere definitivamente, come racconta Andy Archer, il 3 marzo del 1968. Ma le radio pirata segnarono un punto di non ritorno nel rinnovamento del linguaggio radiofonico e nella costruzione di una colonna sonora adatta ai nuovi stili di vita giovanili. Per far fronte alla perdita di ascolti e per giustificare il suo ruolo di servizio pubblico la Bbc ristruttur pesantemente la propria programmazione e cre un nuovo canale radiofonico, Bbc One4 (in onda dal 30 settembre 1967), ispirandosi al modello delle radio pirata: rock'n'roll, stile di conduzione informale e voci nuove (alcune delle quali erano state voci note delle radio pirata ormai chiuse). Radio Caroline e le sue sorelle vissero una breve stagione di celebrit, che si chiuse tra l'estate del '67 e la primavera del '685. La loro chiusura serv a poco perch il modello comunicativo che avevano introdotto aveva ormai attecchito. In pochi anni avevano definitivamente accelerato il corso della storia della radiofonia. Mentre il fenomeno delle radio pirata non aveva alcun legame evidente con il movimento globale che si scaten nel 1968 a meno che non consideriamo le radio pirata un'anticipazione simbolica in chiave pop dei cambiamenti culturali in atto nelle nuove generazioni (anti autoritarismo, pacifismo, libert sessuale, libert d'espressione) altre emittenti radiofoniche ebbero un ruolo molto importante nell'informare, nell'alimentare o nel sostenere direttamente i movimenti studenteschi del '68. Questa ricerca vuole allora sottolineare un particolare aspetto del '68, guardare quell'anno da una prospettiva inedita, quella dell'influenza del mezzo radiofonico su alcuni di quei movimenti. In particolare ci soffermeremo sull'uso delle radio a transistor durante il maggio francese la storia pi nota agli storici dei media e sul ruolo della radio nel movimento studentesco messicano una storia invece quasi completamente sconosciuta ma che, come vedremo, anticipa molte altre storie di radio di movimento che diventeranno famose negli anni a venire, a partire dalla sua chiusura in diretta manu militari. Seguendo un'ordine cronologico, il '68 radiofonico inizi a marzo, con la chiusura di Radio Caroline, prosegu a maggio per le strade di Parigi e si concluse tra luglio e ottobre a Citt del Messico, poco prima dell'inizio dei Giochi Olimpici. I transistor sulle barricate del maggio francese.
Le cose andavano troppo di fretta perch i giornali
4 Sulla storia e l'evoluzione di Bbc One vedi David Hendy, Radio in the global age, Londra, Polity Press, 2001. 5 Radio Caroline riprender a trasmettere nel 1972 e andr avanti a fasi alterne per tutti gli anni ottanta, ma ormai il suo modello stato assimilato e non raggiunge pi il successo degli esordi.

riuscissero da soli a calmare quella fame di conoscenza, tanto pi che il maggio del '68 si svolse soprattutto di sera e di notte. Screditata la televisione, superati i giornali dalla rapidit degli avvenimenti, buoni giusto per essere degustati al mattino, a colazione, come verifica: restava la radio.6

Stava scendendo la sera su Brooklyn, New York. Gli abitanti dell'isolato intorno a Dean St. erano tutti in strada: qualcuno si era messo a dirigere il traffico, due pensionati giocavano a scacchi, qualcuno aveva portato fuori la sua radio a transistor e l'aveva piazzata sul muretto di casa. I passanti si fermavano ad ascoltare, si formavano capannelli intorno ai ricevitori a batteria. Era la sera del 14 agosto 2003, primo giorno di black out. Dalle quattro e un quarto del pomeriggio la citt di New York e tutta la costa orientale del nord america erano al buio. Era il mio giorno di ritorno a Chicago, e da l a Milano, finalmente a casa. Ma il black out mi bloccava nella casa di Brooklyn dove ero ospite di amici. Si faceva fatica a sapere cosa stava accadendo, e perch. Telefoni, televisione, cellulari, improvvisamente sono del tutto inutilizzabili. Soltanto internet continuava a funzionare, ma le batterie dei computer portatili si esaurivano velocemente. Cosa restava per informarsi? Resta solo la radio, scriveva la sociologa Evelyne Sullerot sul maggio del '68 francese. Anche a Brooklyn, 35 anni dopo, restava solo la radio: per le strade comparivano tante piccole antenne, quelle delle radio a transistor, rispolverate per l'occasione. Il quartiere dove abitavo si riemp di giovani, adulti, anziani con la radio sulle spalle. La gente li fermava continuamente, per chiedergli cosa dice la radio. Cos, oltre al rumore del traffico impazzito, nell'aria si sentivano echeggiare i suoni di varie emittenti. L'aria intorno a me si popolava di sonorit differenti. I transistor, animali preistorici in pensione da anni, tornavano a popolare le strade. Intorno alle loro antenne la gente tornava a riunirsi, come negli anni sessanta, come sulle barricate del maggio francese. A distanza di cinque anni da quella sera, a uno studioso di storia della radio come me viene in mente la copertina di un numero di Life degli anni cinquanta: Hooked on sound agganciati al suono il titolo utilizzato dalla rivista per descrivere i teenagers dediti allascolto della radiolina a transistor. La foto di copertina altrettanto esemplare: un gruppo di quattro studenti appena usciti dalluniversit, due donne e due uomini, tutti e quattro camminano allineati lungo il marciapiede. Uno di loro ha lorecchio attaccato ad una radiolina, mentre unaltra donna, al centro del gruppo, ne tiene un'altra in mano, per farla ascoltare agli altri. La radiolina al centro, come un nuovo totem generazionale. La radio a transistor aveva liberato i teenagers americani, europei e giapponesi permettendo loro di ascoltare quello che volevano dove volevano, lontani dal salotto domestico dove regnavano il televisore e l'autorit paterna. Era l'icona della generazione dei baby boomers nati nel dopoguerra. Era l'icona del disimpegno e dei balli sfrenati a ritmo di rocknroll, chiusi nella propria cameretta.
6 Evelyne Sullerot, Transistors e barricate, in Philippe Labro, Michel Manceaux (a cura di), Bilancio di maggio, Milano, Mondadori, 1968, p. 159.

Nel 1968, tra le strade di Parigi, la radio a transistor entr a far parte, almeno per i primi giorni, anche dell'iconografia della giovent francese in rivolta:
Il 6 maggio raccontava uno studente parigino ad Evelyne Sullerot ero a Denfert-Rochereau. Da l, sono andato a Saint Germain de Prs. Molti avevano il transistor. Era meraviglioso. L'informazione era istantanea e ciascuno poteva elaborare la sua strategia personale. Ho avuto la sensazione che gli individui non stessero pi nella folla come pecore nel gregge. Riflettevano. Si stava a grappoli intorno ai transistors, a sentire. Poi si ripartiva, dopo aver ascoltato ci si autodeterminava, magari scambiando due parole con quelli che avevano ascoltato insieme a noi7.

L'onnipresenza dell'informazione, dovuta alla mediazione dei transistors, aveva dato a molti partecipanti l'impressione di restituire a ciascuno la sua autonomia di giudizio senza separarlo dalla folla:
A un certo punto siamo andati alla Camera del Lavoro. C'era una brava donna col transistor. Tutti si fermavano a sentire. Poi commentavano. Ho provato l'esaltante impressione che ciascuno si trovasse in uno stato di piena coscienza. [...] Era una cosa che provocava in me, e in tutti quelli che ho incontrato, un'aspirazione profonda: essere degli attori informati o degli ascoltatori attivi, come preferisce. Ah, che pubblico in gamba hanno avuto i transistors!8

La differenza tra gli adolescenti americani degli anni cinquanta e gli studenti francesi del maggio del '68 stava nell'uso attivo del mezzo. Mentre per i primi il transistor rappresentava uno strumento per consumare la propria cultura in autonomia, per i secondi divenne parte integrante della rivolta, sal insieme a loro sulle barricate. Se ne fece un uso tattico, direbbe De Certeau 9, a cui non sfugg 'importanza dei transistors nelle notti del maggio: Il transistor, per i manifestanti, era l'informazione che ci si poteva portare dietro, che dava il potere di dominare la partita, invece di perdercisi, [...] e che, infine, trasformava gli attori in protagonisti, offrendo a ciascuno il mezzo per controllare l'informazione in tempo reale e per scegliere la propria mossa10. Almeno nella sua prima fase, finch RTL e Europe 1 le emittenti che si erano occupate delle manifestazioni e che per questo erano state accusate da alcuni membri del governo francese di radiosommossa non furono troppo imbavagliate. Evelyne Sullerot sostiene che il fenomeno del maggio '68 rivel una folla originale, che non corrispondeva a nessuna delle descrizioni degli psicologi sociali classici e che utilizz in modo completamente nuovo l'informazione fornita dai transistors11. L'uso attivo della radiolina a transistor nei giorni di maggio da parte dei manifestanti rappresent una novit assoluta, un uso inaspettato, che super la semplice funzione informativa
7 Ibidem. 8 Uno studente, ibidem, p. 162. 9 Per la distinzione tra tattica e strategia si rimanda a Michel De Certeau, Linvenzione del quotidiano, Roma, Edizioni Lavoro, 2001. 10 Idem, La presa della parola e altri scritti politici, Roma, Meltemi, 2007, p. 80. 11 E. Sullerot, Transistors e barricate, cit., p. 160.

che RTL e Europe 1 si erano date come obiettivo. I reportages, la cronaca in diretta degli eventi, le interviste con i leader del movimento, dovevano servire, secondo le intenzioni delle emittenti coinvolte, ad informare soprattutto i francesi che stavano a casa, i francesi di provincia, che non capivano cosa succedeva nella capitale:
Io penso che soprattutto i capiredattori della RTL o di Europe 1 prima di tutti - fossero convinti che la folla dei loro ascoltatori fosse passiva e adorasse i fatti nuovi. Noi, come fatto nuovo, eravamo piccanti, meglio della discesa di Killy (campione francese di sci di discesa, n.d.a.) nella nebbia. Fino all'11 maggio avrebbero potuto evitare un sacco di trucchi, non l'hanno fatto perch non avevano ancora realizzato che l'uomo era diventato attivo. L'uomo ha reagito nel modo giusto. Si fatto tirar dentro. E' entrato nell'informazione. Quelli della radio non l'avevano immaginato neanche per un momento, questo...12

La folla scesa nelle strade era figlia del proprio tempo: in piazza c'era la prima generazione televisiva, c'era una generazione che aveva sviluppato un'alfabetizzazione ai media superiore a quella immaginata dai produttori dell'informazione. Era una generazione consapevole di essere sotto i riflettori, di essere in onda:
Era fantastico. Dopo anni di balle e cretinate, ecco che dai transistors si sentiva venir fuori il racconto della verit...Fatti! Fatti! Quelli della radio erano stati presi in contropiede dal proprio mestiere. [...]. E noi non eravamo pi in un ghetto, ma in una casa di vetro. Mi sembrava che tutta la vita pubblica sarebbe cambiata, se ci si metteva a parlarne13.

I produttori dell'informazione erano stati presi in contropiede dal proprio pubblico. Pensavano di parlare a un pubblico incatenato nella grotta di Platone, al pubblico che sta a casa, invece il flusso informativo radiofonico, complice la portabilit e l'agilit del transistor, venne intercettato dai manifestanti/ascoltatori, che lo utilizzarono a proprio vantaggio, per amplificare il proprio messaggio o per sfuggire ad una carica, facendo dei transistor unarma artigianale di difesa e resistenza nei confronti delle forze della polizia. Inaugurarono cos un nuovo utilizzo della radio come fonte di informazione e mobilitazione sociale, come strumento tattico. Le forze dell'ordine francesi disponevano di informazioni costanti sulle proprie posizioni e su quelle dei dimostranti. In mezzo a questa rete di uomini armati, informati, dotati di armi, munizioni, camion, radio emittenti e riceventi, la massa dei giovani manifestanti assediati era immersa nell'ignoranza della propria situazione; per questo che si attacc in modo patetico all'informazione dei transistors:
Appena ho sentito un transistor, mi sono tirato su moltissimo. Hanno parlato di una trentina di barricate. Ho fatto un salto di gioia e tutti abbiamo gridato: Non siamo soli!. E' stato per via della radio che ho preso coscienza del numero, dell'ampiezza. Prima mi sentivo solo. Iniziavamo a sentire colpi d'arma da fuoco. [...] poi si avvicinata una donna con un transistor e abbiamo sentito trenta barricate e ho preso coscienza ma forse era una cretinata che almeno, se si moriva, si moriva con dei testimoni, collegati col mondo14.
12 Uno studente, ibidem, p. 162. 13 Uno studente, ibidem. 14 Uno studente, ibidem, pp.165-166.

L'ascolto della radio durante manifestazioni di piazza e guerriglia urbana, sperimentato per la prima volta nelle notti parigine, diventer comune negli anni settanta in Italia, con l'esplosione del fenomeno delle radio libere. In particolare, Radio Alice, l'emittente libera bolognese, avr un ruolo determinante nel comunicare con i propri ascoltatori attraverso i transistors durante le manifestazioni e gli scontri di piazza del marzo 1977. Nel luglio del 2001, durante le manifestazioni anti G8 di Genova, la storia si ripeter, elevando di nuovo la radio a transistor (ibridata a questo punto con i telefoni cellulari) a mezzo elettivo per la ricerca di informazioni in tempo reale. A Genova sar l'emittente milanese Radio Popolare a svolgere un ruolo di servizio per i manifestanti: molti manifestanti nelle giornate di venerd 20 e sabato 21 luglio avevano con s le radioline sintonizzate su Radio Popolare e grazie alle informazioni e alle notizie diffuse in diretta dai corrispondenti sui vari fronti hanno potuto individuare in tempo reale eventuali vie di fuga per sfuggire alle cariche dei black blok e della polizia15. Questo uso della radio, inaugurato lungo i boulevards parigini, un buon esempio di riappropriazione tattica di un mezzo di comunicazione, di adattamento secondario16, potremmo dire con Goffman, di un mezzo istituzionale alle esigenze dell'ascoltatore. Ma prima di proseguire con l'analisi del ruolo della radio negli scontri del maggio bisogna ricostruire il contesto in cui proliferarono i transistor e delineare un quadro delle emittenti coinvolte. Gli anni sessanta sono gli anni della diffusione di massa del televisore nelle case del mondo occidentale. Le radio pirata interessavano l'Inghilterra e i paesi scandinavi, ma non toccavano la Francia. La radio pubblica francese, come tutti i servizi pubblici europei dell'epoca, spodestata dalla televisione, arrancava dietro lo spirito del tempo, stava perdendo la legittimit di cui aveva goduto nella sua et dorata (L'ha detto la radio, si diceva negli anni trenta e quaranta) in favore della televisione. Poche settimane prima dell'esplosione del maggio un direttore del radiogiornale pubblico confessava alla sociologa Evelyne Sullerot: Non siamo altro che robot emittenti, non ci possiamo fare niente, un mestiere sempre pi idiota17. Eppure, nello stesso tempo, le radio avevano fatto progressi nel campo dell'agilit tecnica e della rapidit di trasmissione. I registratori portatili a nastro (i famosi Nagra), introdotti negli anni cinquanta, avevano permesso ai giornalisti di uscire dallo studio radiofonico, di raccontare la realt attraverso le voci e i paesaggi sonori che la
15 Federico Boni, Giampiero Mazzoleni, La radio come mezzo di controinformazione e mobilitazione sociale. La copertura di Radio Popolare delle giornate del G8 di Genova, in Enrico Menduni (a cura di), La radio. Percorsi e territori di un medium mobile e interattivo, Bologna, Baskerville, 2002, p. 366. 16 Goffman definisce adattamenti secondari quegli adattamenti abituali, per mezzo dei quali un membro di unistituzione usa mezzi od ottiene fini non autorizzati, oppure usa ed ottiene entrambi, sfuggendo a ci che lorganizzazione presume dovrebbe fare ed ottenere. Per es., nelle carceri americane si ritiene che i detenuti dovrebbero poter godere di servizi di biblioteche. Ma i detenuti spesso ordinano libri non per educarsi ma per fare buona impressione ai capi, seccare il bibliotecario, o semplicemente per ricevere un pacco, in Ervin Goffman, Asylums, Torino, Einaudi, 1980, pp. 212-213. 17 E. Sullerot, Transistors e barricate, cit., p. 159.

caratterizzavano18. Gli studi mobili, i radiocronisti in motocicletta, avevano ampliato le possibilit di seguire un evento in diretta, ovunque accadesse e infine, la diffusione delle radioline, aveva reso mobile anche l'ascolto. In Francia, l'innovazione tecnologica e linguistica in campo radiofonico era rappresentata da due emittenti, RTL (Radio Tl Luxembourg) e Europe 1. RTL era nata nel 1931 come Radio Luxemburg, sul modello delle radio commerciali americane. Europe 1 invece era nata nel 1955 come radio d'intrattenimento per le nuove generazioni, con molta musica rock'n'roll nel palinsesto, ma aveva presto rivoluzionato anche gli stili di conduzione e i servizi informativi (i giornalisti potevano intervenire in diretta per i reportages di eventi imprevisti). I suoi giornali radio erano molto seguiti e venivano considerati pi attendibili di quelli della radio statale. Entrambe, come Radio Monte Carlo, si sottraevano al divieto di emissione previsto dalla legge francese per i soggetti diversi dallo Stato in quanto venivano considerate radio periferiche, cio emittenti residenti in un altro Stato nazionale. Gli studi di entrambi per erano situati nel centro di Parigi, da dove partivano speciali cavi telefonici che portavano il segnale di RTL in Lussemburgo e quello di Europe 1 nella regione del Saar in Germania, da dove partiva la trasmissione a pioggia in onde medie. Furono queste due emittenti, nei primi giorni di maggio, a raccontare in presa diretta l'erezione delle barricate, gli scontri con la polizia, le fughe, fino ad intervenire direttamente nella mediazione tra le parti:
Nel fuoco dell'azione e degli scontri (la notte del 12 maggio) RTL ha finito con lo svolgere il ruolo di cinghia di trasmissione tra il rappresentante del rettore e alcuni dei capi della rivolta trincerati dietro le barricate. Certo sorprendente che dei giornalisti abbiano abbandonato il loro vero compito, quello di informare, per diventare gli assistenti di un tentativo di negoziato. [...] Ci si dovuti poi rendere conto e i responsabili di RTL ne hanno poi preso coscienza di quanto equivoca stesse diventando la loro posizione19.

RTL provoc un fatto di rilievo nella storia dell'informazione: la trattativa, con la mediazione dei suoi microfoni, fra Alain Geismar (uno dei leader studenteschi) da una parte e il vicerettore della Sorbonne, Chalin, dall'altra. La notte tra il 10 e l'11 maggio, ha ricostruito Sullerot, erano state costruite barricate in rue Gay-Lussac. I transistors, con i volumi al massimo, erano posati sui balconi, sui davanzali delle finestre aperte, sui pavs gremiti. Stereofonia totale. Dappertutto ci si immergeva nel suono dell'avvenimento: c'era un'istantaneit totale fra avvenimento e informazione, fra l'informazione e la sua ricezione20. Era una situazione senza precedenti, per un attimo sembr realizzarsi l'utopia radiofonica di
18 Lo storico della radio Franco Monteleone sostiene anche che la diffusione dei registratori portatili influenz le produzioni di documentari radiofonici della Rai degli anni cinquanta a tal punto da alimentare e sostenere una nuova sensibilit culturale, simile al neorealismo cinematografico, il neorealismo radiofonico, cfr. Franco Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Venezia, Marsilio Editore, 2005, p. 260. 19 Le Monde, 13 maggio 1968. 20 E. Sullerot, Transistors e barricate, cit., p. 163.

Brecht: la radio come mezzo bidirezionale di comunicazione e non come mezzo di diffusione di massa, uno a molti21. RTL si era spinta oltre il dominio dell'informazione, del racconto dei fatti, ed era entrata negli eventi. Europe 1, non poteva invece rendere partecipe il suo pubblico della trattativa in corso senza avere l'aria di essere al rimorchio della concorrente. Continu dunque i suoi reportages in uno stile riservato. C'era un salto molto brusco, ha raccontato Sullerot, tra l'atmosfera d'assedio che regnava nelle strade e il tono usato dal commentatore in studio, Jacques Paoli. Europe 1 sembrava minimizzare gli eventi, mentre RTL faceva talmente corpo con gli avvenimenti da tentare di modificarne il corso. L'illusione di immediatezza tra la realt e la sua traduzione radiofonica in tempo reale spinse molti manifestanti, almeno nei primi giorni, a credere nella possibilit di una nuova informazione. Nelle interviste della Sullerot alcuni studenti parlavano di informazione diretta o grezza, un'informazione percepita finalmente senza filtri. Si faceva strada un'ideale di informazione che Sullerot ha chiamato totale:
Dire tutto, alla sola condizione che sia vero e verificato. [...] Sapere tutto, far dire tutto. A tutti. E che ciascuno se la sbrighi con la sua coscienza e con la valanga dei fatti. E' un'aspirazione profonda collegata idealmente con quella del 1789 che provoc la fioritura dei giornali. Ma era, stavolta, pi elaborata e intelligente: c'era il desiderio di dare vita a un reportage permanente, allo scopo di ridare a ciascuno la facolt di autodeterminare le proprie interpretazioni. All'abitudine di un'informazione incanalata e svuotata si sostituiva il sogno di un'informazione consegnata spoglia e provocante a tutti22.

In realt, anche durante la prima famosa notte di scontri, quella tra il 10 e l'11 maggio, questa informazione totale non era esistita se non per caso. L'informazione era ancora filtrata: gli informatori, semplici manifestanti, si accalcavano intorno alle vetture di RTL e Europe 1; qui avveniva la prima selezione, il primo collo di bottiglia, da parte del corrispondente, che sceglieva alcune testimonianze invece di altre. Poi, nel collegamento diretto, il corrispondente faceva il suo mestiere, raccontava e commentava, incanalando l'interpretazione delle testimonianze. In studio, il conduttore, un ulteriore filtro, interrompeva il corrispondente, gli poneva domande, gli chiedeva di spostarsi ecc. Infine, accanto alle voci dei manifestanti, del corrispondente, del conduttore/mediatore, comparivano commentatori ufficiali, autorit del governo, che interpretavano i fatti e orientavano le opinioni. La vera novit di questa comunicazione radiofonica, oltre alle voci dei manifestanti e ai nuovi mezzi tecnici che permettevano di seguire in diretta gli eventi, era il messaggio, ovvero quello che accadeva nelle strade. Stili tradizionali come il reportage, applicati a quella nuova realt, diedero effetti sorprendenti: i reporters delle emittenti periferiche, si ritrovarono in strada a raccontare quello che vedevano con lo stile delle radiocronache sportive, a cui erano abituati. Ma al posto delle urla da stadio si sentivano esplosioni,
21 Cfr. Bertolt Brecht, La radio come mezzo di comunicazione, in Scritti sulla letteratura e sullarte, Torino, Einaudi, 1975, pp. 44-49. 22 E. Sullerot, Transistors e barricate, cit., p. 169.

grida, slogans urlati, canti. Il paesaggio sonoro della guerriglia urbana irrompeva nelle case (di notte, altro cortocircuito che ne ha amplificato l'effetto) e nelle strade, con un effetto di realt allora inedito e inaudito. Leggendo quello che accadde in quei giorni con le lenti di McLuhan, si potrebbe affermare che l'innesto di un nuovo medium (l'ibridazione di transistor e radio mobili applicate per la prima volta a una guerriglia urbana) all'interno della tradizionale matrice dei media abbia provocato negli ascoltatori uno scuotimento, un risveglio dal torpore, dalla narcosi a cui li avevano abituati i media tradizionali. Secondo McLuhan infatti l'ibrido, ossia l'incontro tra due media, un momento di verit e di rivelazione dal quale nasce una nuova forma. [...] Il momento dell'incontro tra i media un momento di libert e di scioglimento dallo stato di trance e di torpore da essi imposti ai nostri sensi23. Ma l'effervescenza provocata dal cortocircuito tra transistors, radio mobili e barricate dur comunque pochi giorni. Gi nei giorni successivi alla notte del 10 e 11 maggio Sullerot ha notato come il vocabolario delle radio cominciasse a cambiare, cristallizzandosi in un linguaggio che doveva svolgere un ruolo nell'orchestrazione della grande paura e nell'isolamento degli studenti. Per esempio la parola barricata fu utilizzata per designare un focherello con quattro cassette, o della spazzatura rovesciata24. Nonostante il nuovo orientamento delle emittenti periferiche, la loro copertura dal vivo degli eventi doveva risultare ancora scomoda al governo francese, se la sera del 23 maggio decideva di privarle dei collegamenti ad onde corte, che permettevano di andare in onda dalle radio mobili. Ma la misura provoc un danno relativamente basso alle emittenti, che anzi passarono cos per i martiri dell'informazione. La gente solidarizzava con i giornalisti, offriva loro i telefoni delle proprie case e questi li truccavano (di nuovo, un uso secondario, di riappropriazione tattica di un mezzo di comunicazione) svitando la pastiglia e inserendo direttamente i loro microfoni sulla linea telefonica. Una settimana dopo, il 30 maggio alle 18, il governo restituiva le frequenze alle radio, in occasione della manifestazione di Place de la Concorde, ma vietava di trasmettere qualsiasi reportage in diretta, tanto che le ultime notti di tumulti, ai primi di giugno in particolare la notte tra l'11 e il 12 giugno furono accompagnate esclusivamente da musica leggera25. All'una di notte RTL chiudeva le trasmissioni, mentre i tumulti andavano avanti fino al mattino seguente. La notte tornava ad essere solcata solo dai rumori della realt, non pi dal riverbero mediato di essa. Molti giovani, abituati da giorni ad essere al centro del racconto, si smarrirono, persero entusiasmo:
Abbiamo deciso di andare alla Sorbona perch non sapevamo dove le cose succedessero. Si domandava alla gente: Dove sono? Ci rispondevano: Non si sa. Non c' la radio. Ci regolavamo sul rumore delle esplosioni. Eravamo smarriti. La notte non ci era parsa mai cos nera. Abbiamo incontrato dei gruppetti. Sapevamo solo che eravamo circondati. [...] uno aveva una radio che ha dato qualche notizia, ma sulla Sorbona neanche una parola. Reazione immediata: e noi? Di noi non si parla. Ci avevano mollati, ecco! [...]
23 Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, Il Saggiatore, 1999, pp. 65-66. 24 E. Sullerot, Transistors e barricate, cit., p. 170. 25 Ibidem, p. 171.

La radio non dava notizie. Ci sembrava che non succedesse niente per via che la radio non diceva niente. Si accendeva la radio: niente. Smobilitazione totale26.

Il silenzio dei transistor mise fine alla breve stagione dell'effervescenza, della folla che risuona. E' il ritorno della narcosi dei sensi, direbbe McLuhan. Ormai il rapporto tra radio e studenti si era incrinato irreversibilmente. Dopo la solidariet, l'illusione di un'informazione immediata, arrivarono le accuse alle radio bugiarde. La sera del 12 giugno i reporters delle radio furono trattati in maniera ostile da parte degli studenti. Paradossalmente, arriv al culmine anche l'astio della polizia nei loro confronti: due reporters vennero presi a manganellate, ad altri rovinarono i registratori. La Sorbona fu ripresa, sgomberata, nel silenzio dei transistors. Tornarono le pubblicit alla radio, fortemente diminuite nei giorni di maggio. Era tempo di seguire le elezioni imminenti. L'ascolto collettivo scomparve. Uno studente, intervistato da Sullerot, presa coscienza del riflusso, scaric cos la sua rabbia: Tanto meglio se non c' pi la radio. I ragazzini che avevano bisogno di pubblicit per vivere se ne staranno a casa loro. Ce ne fottiamo. Io non l'ho mai ascoltata la radio. Trovo che ha distratto troppo la gente. Si ascoltavano agire. Non una buona cosa 27. Il narcisismo misto all'orgoglio provati nel sentire amplificata la propria immagine, le proprie azioni, lasci il posto alla comunicazione fatta da s, non dalle radio, alla comunicazione dei graffiti e delle scritte sui muri: gi durante maggio erano comparsi i primi manifesti in cui gli studenti attaccavano la radio di stato la ORTF con lo slogan: La police vous parle tout le soirs a 20h, in cui raffigurato un poliziotto che parla al microfono di ORTF. Il 4 giugno 1968 toccava alle radio periferiche: quella notte comparirono i primi manifesti con la scritta: Attention la radio ment. Attenzione, la radio (tutte le radio) mente. E' il sigillo della fine sulla breve stagione d'amore tra i manifestanti e l'etere che ne aveva fatto rimbalzare l'eco. Radio Unam, teritorio libre de America. Radio Unam, la stazione dell'Universidad Autonoma de Ciudad de Mexico, la prima emittente universitaria nata in Messico28. Le trasmissioni iniziarono il 14 giugno 1937, con quattro ore al giorno di programmi29. Un anno dopo nacque la seconda radio universitaria, quella di San Louis de Potos. Il panorama della radiofonia universitaria messicana si allarg per soltanto a partire dagli anni settanta in poi, con la nascita di una ventina di nuove emittenti tra il 1972 e il 1989. Oggi le
26 Uno studente, ibidem, p. 173. 27 Ibidem, p. 174. 28 Le trasmissioni radiofoniche in Messico iniziano il 27 settembre 1921. Il modello messicano segue quello statunitense, in cui il panorama radiofonico costituito fin da subito dalla nascita di emittenti private. Cfr. Jorge Meja Prieto, Historia de la radio y la television en Mexico, Mexico, Colmenares, 1972. 29 Solo nel 1956 si passer a dieci ore di trasmissione al giorno, dalle 13 alle 23. Nel 1968 si trasmette dalle 8 del mattino all'una di notte. Nel 1997 inizieranno le trasmissioni via internet. Vedi /http://www.radiounam.unam.mx/.

Universit messicane che hanno aperto una propria emittente sono ventisei30. Radio Unam per resta non solo la prima ma anche la pi importante emittente universitaria messicana, non solo per il suo enorme bacino di ascoltatori, che si estende su tutta la capitale federale, ma anche per la sua tradizione di centro di produzione culturale. Ancora oggi Radio Unam considerata dai giovani messicani un punto di riferimento musicale, politico e culturale, come lo fu negli anni d'oro, gli anni cinquanta e sessanta31. La lista di collaboratori illustri che passarono per i suoi microfoni negli anni cinquanta e sessanta comprende studenti, futuri scrittori e intellettuali che sarebbero diventati famosi in sudamerica e non solo. Carlos Fuentes e Fernando Solana si occupavano di critica politica. Carlos Monsivis partiva dalla critica cinematografica per sfociare nella satira sociale con il programma El Cine y la critica; Gabriel Garcia Marquez, che nei primi anni sessanta non aveva ancora raggiunto il successo che ebbe poi con la pubblicazione di Cento anni di solitudine, nel 1967, collaborava ad una serie sulla letteratura latinoamericana. Proprio nel 1967 lo scrittore colombiano registr per la Unam il disco Voz Viva de Amrica Latina. Elena Poniatowska realizzava reportages e interviste. Nel 1968 la partecipazione dell'emittente universitaria al movimento studentesco fu molto importante, nonostante secondo l'opinione di Josefina King la politica non avesse rivestito fino a quel momento un ruolo dominante in una radio universitaria nella cui programmazione erano presenti soltanto alcuni spazi di critica, come ad esempio la satira di El cine y la critica, di Carlos Monsivis. Rodolfo Sanchez Alvarado (ex responsabile dell'archivio di Radio Unam) e Flor Alfonso, produttrice dell'emittente, ricordano che in quel periodo Radio Unam era vista come una stazione comunista. Flor Alfonso afferma che tutti i suoi collaboratori erano piuttosto degli intellettuali critici. Nel 1968 l'inviato incaricato di raccontare gli avvenimenti di cronaca era Carlos Monsivis. Inizi a registrare programmi molto ironici sul movimento studentesco, guardandoli con distacco. Poi per, il 30 luglio 1968 un commando dell'esercito messicano spar colpi di bazuka contro il portone coloniale della scuola preparatoria (il corrispettivo della scuola superiore in Italia) di San Idefonso come rappresaglia per il sequestro di due poliziotti messicani da parte degli studenti di quella scuola, avvenuto il giorno prima. Quello stesso giorno Monsivis abbandon il suo atteggiamento fino ad allora distaccato ed inizi la sua consueta puntata de El cine y la critica con la canzone di Cr Cr (soprannome del cantante popolare Francisco Gabilondo Soler) La marcha de las letras (La marcia delle lettere), una famosa canzone per bambini, che dice: Que dejen los nios sus libros abiertos, ha sido la orden que dio el general (Che i bambini lascino aperti i loro libri, l'ordine che ha dato il generale) e poi mand in onda il rumore di un'esplosione, simulando il colpo di bazuka dell'esercito contro la porta della scuola, per continuare con una
30 http://www.unsa.edu.ar/~lrk317ru/aruna.html/ 31 Intervista email dellautore a Josefina King , una giornalista messicana di Cablevision ed autrice di una ricerca sulla storia di Radio Unam.

parodia del comandante dell'esercito. Radio Unam inizi ad appoggiare apertamente il movimento a partire dal 27 luglio, denunciando la repressione militare e facendo propaganda alle attivit e alla manifestazioni organizzate dal Consiglio Nazionale dello Sciopero (Consejo Nacional de Huelga) l'associazione formatasi a fine luglio che riuniva i delegati studenteschi di tutti gli istituti di Citt del Messico. Il 30 luglio 1968 il rettore, Javier Barros Sierra, iss la bandiera messicana a mezz'asta e Radio Unam interruppe le trasmissioni, per protesta nei confronti della repressione militare dei giorni precedenti. Lo stesso rettore offr ai leader del CNH uno spazio radiofonico quotidiano e chiese a Carlos Monsivis che ne supervisionasse l'edizione e il montaggio. Nacquero cos i programmi Los estudiantes dicen (Gli studenti dicono) e La respuesta est en el aire (La risposta nell'aria, da Blowing in the wind). Il primo era soprattutto un programma di informazione e fin dall'inizio si realizz in diretta da un grande auditorium. Migliaia di persone ascoltavano la stazione per avere un punto di vista sui fatti diverso da quello dei grandi giornali e della televisione, tutti controllati dal partito governativo, il PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale). Radio Unam era l'unica stazione che si permetteva di non allinearsi al regime del presidente Gustavo Daz Ordaz nei notiziari. Il giornale radio veniva fatto dagli studenti stessi ricorda in un'intervista Ral Coso, allora vicedirettore dell'emittente:
Gli studenti trasmettevano quello che stavano vivendo con passione, e dimostravano una matura visione politica della situazione. Grazie a questi nuovi programmi Radio Unam acquist una nuova forza, radicandosi nel tessuto studentesco. Ora non era pi ascoltata dai professori ai quali piaceva la musica, ma anche dagli studenti e dal popolo in generale32.

Il direttore, Joaqun Gutirrez Heras, respinse le pressioni interne all'universit che volevano censurare i contenuti pi politici della radio. In cambio preg gli studenti che le trasmissioni fossero guidate da uno spirito e da un linguaggio razionale. Intervistato sul ruolo della stazione durante il movimento studentesco, Gutirrez Heras afferm che durante il '68 la radio fu ostacolata in tutti i modi dalle altre stazioni: Ad un certo punto accusarono la radio di dare notizie false per creare confusione. Anche alcuni personaggi pubblici dichiararono che accendendo Radio Unam gli sembrava di essersi sintonizzato su Radio La Havana33. Gutirrez Heras sostenne che il ruolo della radio in quel periodo non fu per niente demagogico: I nostri programmi riequilibravano in qualche modo il panorama informativo cittadino, sbilanciato nei confronti della verit ufficiale. La radio gioc un ruolo fondamentale perch soltanto attraverso le sue onde passavano i problemi, le inquietudini e l'eco dei gravi fatti che accadevano ogni giorno34. Anche Armando Zayas, a quel tempo responsabile dell'archivio discografico, d'accordo con molti altri lavoratori della radio nell'attribuirle un ruolo centrale nel movimento studentesco:
32 Josefina King, Memorias de Radio UNAM 1937-2007, Mexico, Ed. Jaramillo, 2007, p. 74. 33 Ibidem. 34 Ibidem.

Fu l'unico mezzo di comunicazione sincero, reale, vivo, sensibile, che appoggi il movimento studentesco del '68. Fu la voce, oserei dire, del Consiglio Nazionale dello Sciopero, non perch ne rappresentasse la voce ufficiale, ma perch era la voce dell'universit, che all'epoca era schierata col consiglio. Come direttore c'era Joaqun Gutirrez Heras, che seppe riconscere il momento critico e fu molto cosciente dell'alta funzione sociale che in quei giorni stava ricoprendo radio Unam; mostr grande onest e rispetto per il servizio informativo fornito da Radio Unam in quei giorni. La radio rappresent davvero gli umori dell'Universidad Nacional e lo dico con orgoglio perch ho vissuto intensamente quel movimento, l'ho vissuto da vicino e posso assicurare che radio Unam fu fondamentale per diffondere le idee del corpo studentesco, gli ideali del movimento del '68. Questo fece s che, man mano che si and sviluppando il movimento studentesco, alcuni mezzi di informazione iniziarono a cambiare idea e ad appoggiare, seppur tardivamente, gli ideali del movimento popolare studentesco. Diversi quotidiani, che all'inizio avevano attaccato il movimento, cambiarono posizione e linea editoriale fino a convertirsi in difensori e simpatizzanti degli studenti35.

Nelle settimane di agosto precedenti all'occupazione della citt universitaria (18-23 settembre 1968), Carlos Monsivis alternava il montaggio del bollettino informativo del CNH con le parodie del programma El cine y la crtica, tutte incentrate sulla ridicolizzazione dell'apparato repressivo: Ricordo ha raccontato Josefina King ancora il programma che realizammo in occasione dell'occupazione della scuola preparatoria di San Ildefonso e ricordo anche la parodia di una sessione parlamentare, in cui si discuteva di come doveva essere l'applauso al discorso del Grande Capo: caloroso, pieno di fervore o francamente orgiastico?36 Il movimento studentesco che ebbe inizio il 26 luglio era cresciuto di giorno in giorno e in parallelo aumentavano le pressioni contro l'Universit e gli studenti del paese. Le Olimpiadi si stavano avvicinando (12-27 ottobre) e il presidente Gustavo Diaz Ordaz, ex Ministro degli Interni, temeva che le proteste studentesche potessero contaminare l'immagine di progresso, ordine e sviluppo che voleva dare del suo Messico di fronte al mondo. Nel 1968, come afferma lo storico americano Mark Kurlansky, c'era un unico gruppo che il PRI non controllava: gli studenti. La ragione era che gli studenti come forza politica erano qualcosa di nuovo in Messico. Erano il frutto della recente espansione economica del paese37. Sul finire di agosto le dimostrazioni studentesche vedevano sfilare oltre centomila persone, a volte diverse centinaia di migliaia. Ordaz, oltre che determinato a salvare le Olimpiadi e frustrato dall'incapacit di controllare gli studenti, era anche sconvolto per la totale mancanza di rispetto dell'autorit mostrata dal movimento. Cos, nell'Informe del '68, il discorso sullo stato dell'Unione che ogni presidente messicano tenuto a fare ogni anno il 1 settembre, Ordaz arriv apertamente a minacciare gli studenti: Siamo stati tanto tolleranti da essere criticati per l'eccessiva indulgenza. Ma c' un limite a tutto. Le Olimpiadi non saranno turbate. Faremo quel che si deve38. Gli studenti messicani non lo presero sul serio: Era una minaccia, ma noi non l'ascoltavamo, ricorda Martinez de la Roca, uno dei leader studenteschi
35 Ibidem, p. 75. 36 Ibidem. 37 Mark Kurlansky, 1968. Lanno che ha fatto saltare il mondo, Milano, Mondadori, 2004, p. 356. 38 Ibidem, p. 366.

dell'epoca39. Ral Coso, uno studente redattore della radio, ricorda che gi dall'inizio di settembre correva la voce che l'esercito sarebbe stato sul punto di occupare la citt universitaria 40. In radio arrivavano molte telefonate di falsi allarmi al giorno e le voci divennero cos comuni che i redattori finirono con l'abituarsi ad esse e quasi si dimenticarono che potevano trasformarsi in realt. Quelle voci si tramutarono improvvisamente in realt il 18 settembre: uno degli studenti che quella notte si trovavano nelle stanze della radio ricorda cos l'occupazione:
Abbiamo sentito un rumore strano, all'inizio quasi impercettibile, per che andava crescendo in intensit. Nel momento in cui ci alzammo per andare alla finestra vedemmo grandi camion e jeep piene di soldati entrare a gran velocit dentro la citt universitaria. Era una vera invasione. La prima cosa che facemmo fu quella di avvertire i nostri compagni, gli gridammo che stava entrando l'esercito. In quel momento in studio c'erano Pepe Taylor, il regista di turno, e Rolando de Castro, lo speaker di turno e alcuni altri che normalmente finivano di registrare e montare i propri programmi verso quell'ora. C'era anche Carlos Bustillo, incaricato di scrivere il commento per la Gaceta. Nessuno di loro si era accorto di niente, perch erano tutti dentro gli studi insonorizzati. Quando capirono, Rolando de Castro si alz e corse ad accendere lo studio e apr i microfoni, affinch potessimo raccontare in diretta l'occupazione della radio. Mi chiesero cosa dovevamo fare (all'epoca ero uno dei capi della radio) e io decisi di uscire a vedere cosa stava succedendo e uscii correndo da Radio Unam. Pensai di dirigermi all'auditorium di Medicina, dove si riuniva il Consiglio Nazionale di Sciopero, per avvisarli, per poi mi resi conto di quanto fosse assurdo, perch dai camion gi scendevano i soldati e stavano invadendo i parchi e i giardini, le aule universitarie, le facolt, circondando il Rettorato. Cos me ne tornai su. Radio Unam continu a trasmettere finch i soldati non fecero irruzione negli studi in cerca di armi e rivoltosi e staccarono e tagliarono i cavi. Poco dopo arriv un ufficiale di alto rango e io lo pregai di non toccare nulla, di non portare via nulla, perch quello era un patrimonio culturale importantissimo ed inoltre era propriet dell'Universit. Ci arrestarono tutti e ci portarono fuori, insieme ad altre centinaia di studenti, riunendoci tutti sullesplanade del Rettorato. Poi iniziarono a caricarci sui camion dellesercito e ci portarono a Lecumberri41.

Unam, Universidad Nacional Autonoma de Mexico, teritorio libre de America, diceva una voce giovanile amplificata dagli altoparlanti. La presa della citt universitaria da parte dell'esercito, e la detenzione di 500 professori e studenti universitari aveva invaso quel territorio libero militarizzandolo. Gli studenti si strinsero attorno al loro rettore, Javier Barros Sierra, che li difese di fronte al governo: ma i deputati Octavio Hernndez e Luis Faras lo insultarono davanti al Congresso, accusandolo di essere il responsabile dellindottrinamento sovversivo che si impartiva dai microfoni di Radio Unam, portando ad esempio, senza nominarli, i programmi del CNH e El Cine y la Critica. La radio era stata messa a tacere. Nella storia dei media, la chiusura in diretta di Radio Unam rappresenta il primo caso (almeno tra quelli documentati) di occupazione di unemittente non clandestina da parte di un esercito nazionale. Negli anni a venire altre radio verranno chiuse (Radio Alice, Bologna, 12 marzo 1977; Radio Gap a Genova il 21 luglio 2001, per fare solo due esempi italiani) con luso della forza, ma in Messico si assistette alla prima perdita di verginit delletere. La messa a tacere di Radio Unam non fu soltanto un atto di repressione legato alloccupazione della citt universitaria. Fu un atto
39 Ibidem. 40 J. King, Memorias de Radio UNAM (1937-2007), cit., p. 77. 41 Ibidem, pp. 76-77. Lecumberri il carcere della capitale.

strategico, calcolato, tecnico: dieci giorni dopo, il 2 ottobre, si sarebbe dovuto tenere un raduno organizzato dal CNH in cui sarebbe stato annunciato uno sciopero della fame in appoggio ai prigionieri politici. Lo sciopero doveva durare dieci giorni, fino alla giornata inaugurale dei Giochi Olimpici. Il raduno era stato convocato nella piazza di Tlatelolco, detta anche delle Tre Culture. Quel giorno, alle quattro del pomeriggio, nella piazza arrivarono tra le cinque e le dodici mila persone42. Dallinizio delle agitazioni, in luglio, mai la partecipazione era stata cos bassa 43. Nei piani del governo la radio doveva tacere perch gli studenti non potessero servirsene per mobilitare il movimento, ma soprattutto, doveva tacere perch non fosse testimone, non raccontasse gli eventi di quel pomeriggio di ottobre. Alle 18.10, quando ormai il raduno volgeva al termine, un bengala rosso e uno verde, in rapida successione, diedero il segnale convenuto per la mattanza: 62 minuti di fuoco nutrito, fino a che i soldati non sopportano pi il calore delle armi arroventate, secondo la notizia di agenzia trasmessa dal giornalista Leonardo Femat. Si calcolato che pi di 15.000 furono i proiettili vomitati sulla folla dalle armi automatiche e dai blindati. Molti manifestanti furono uccisi a colpi di baionetta. Alcuni feriti, ricoverati in ospedale, furono prelevati in camera operatoria e fatti sparire. La giornalista italiana Oriana Fallaci, ferita nella sparatoria, e la scrittrice messicana Elena Poniatowska parlarono subito di 300, forse 500 morti; il quotidiano inglese The Guardian rifer di 325 morti; un rapporto dell'ambasciata statunitense pur premettendo significativamente che in Messico non possibile avere cifre sicure sul numero di vittime stim i morti tra i 150 e i 200; nel 1969 i dirigenti del movimento studentesco parlarono di una cifra intorno ai 150 assassinati. Dopo il 2 ottobre il movimento studentesco messicano si dissolse e le Olimpiadi si svolsero senza problemi. Radio Unam rimase spenta ancora per alcune settimane, il tempo di far finire i Giochi, prima di essere riammessa a trasmettere a partire dalla fine di ottobre. La potenza del suo trasmettitore tuttavia, era stata diminuita per ordine del governo di Gustavo Diaz Ordaz ed era passata da cinquanta mila a cinque mila watts. Conclusioni Le due storie che qui abbiamo voluto ricostruire mettono in evidenza due ruoli opposti del mezzo radiofonico. Tra le strade di Parigi, i manifestanti si appropriarono in chiave tattica dei transistors, intervenendo per nell'ultimo tratto del processo comunicativo, quello dell'ascolto. Inventarono un
42 Cfr. Elena Poniatowska, La noche de Tlatelolco, Mexico, Ediciones Era, 1993. 43 Non abbiamo prove per dimostrare che la bassa partecipazione fosse dovuta anche alla mancanza di comunicazione da parte di Radio Unam, che taceva, ma si pu supporre che il suo silenzio abbia giocato quanto meno a sfavore della mobilitazione. Ma ci che sappiamo ormai per certo che la repressione fu pianificata: secondo quanto appurato nel 1993 da un'inchiesta condotta da una commissione indipendente, presieduta dallo scrittore Paco Ignacio Taibo II, e secondo quanto risulta dagli archivi della CIA (declassificati nel 1999, mentre ancora oggi il governo messicano, nonostante alcuni timidi progressi, continua a non rendere pubbliche tutte le informazioni in suo possesso), fin dal 30 settembre era stato previsto e pianificato il massacro.

modo nuovo di ascolto, un ascolto partecipe, coinvolto, modificando il proprio movimento e le proprie azioni anche in funzione della propria mediatizzazione via etere, inaugurando la lunga stagione della spettacolarizzazione del s; in Messico invece accadde il contrario: il movimento studentesco intervenne nel primo tratto del processo, quello produttivo, appropriandosi tatticamente non di un apparecchio ricevente il transistor ma di un trasmettitore i microfoni e le apparecchiature di Radio Unam. La radio universitaria, da strumento comunitario, si fece strumento di mobilitazione, di partecipazione. Se agli studenti di Parigi manc il microfono (ma non il megafono) a quelli messicani venne per a mancare l'ascolto, nel momento in cui l'esercito sigill il trasmettitore della Unam. Questa asimmetria di poteri (quello produttivo/creativo e quello dell'ascolto critico/attivo) alla base della disfatta delle due tattiche mediali messe in campo dagli studenti parigini e messicani. Ma la disfatta sul campo non ha per impedito a queste due storie di prendersi una rivincita nel dominio simbolico dell'immaginario collettivo. Radio Unam e i transistor sulle barricate francesi hanno inaugurato nuovi usi del mezzo radiofonico, che ciclicamente sembrano rinascere sotto altri cieli e con altre forme, pi contemporanee, di comunicazione. In ogni caso siamo convinti, che, come cantava Gil Scott Heron nel 1971, The revolution will not be televised, la rivoluzione non passer in tv. Periodicamente per se ne ascoltano i rumori via radio.

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