Sei sulla pagina 1di 58

PF & PEI

Bisogni Educativi Speciali


Tipologie Bisogni educativi Speciali
1. disabilità certificate (Legge 104/92 art. 3, commi 1 e 3)
• Minorati vista
• Minorati udito
• Minorati Psicofisici

2. disturbi evolutivi specifici (Legge 170/2010)


 DSA
 ADHD/Disturbo Oppositivo Provocatorio
 Borderline cognitivo
 Altro (es. Fobia Scolare, Disturbo della Condotta)

3. Svantaggio (DM del 27.12.12 e CM n.8 del 6.03. 2013)


 Socio-economico
 Linguistico-culturale
 Disagio comportamentale/relazionale
 Altro Università degli Studi di Salerno
Bisogni Educativi Speciali

Università degli Studi di Salerno


La cornice normativa

Università degli Studi di Salerno


Il DLgs 66/2017: “Norme per la promozione dell’inclusione
scolastica degli studenti con disabilità”
Articolo 2:
Esplicità che «il presente decreto si applica esclusivamente agli alunni
certificati con disabilità ai sensi dell’art. 3 della legge 104/1992» e
ribadisce l’importanza del Piano Educativo Individualizzato (PEI) il
quale costituisce «parte integrante del Progetto individuale di cui all’art
14 della legge 328/2000».

Articolo 14 legge 328/2000- (Progetti individuali per le persone


disabili)
1. Per realizzare la piena integrazione…….. nell'ambito della vita
familiare e sociale, nonché nei percorsi dell'istruzione scolastica o
professionale e del lavoro, i comuni, d'intesa con le aziende sanitarie
locali, predispongono, su richiesta dell'interessato, un progetto.
2. ….…..il progetto individuale comprende, oltre alla valutazione
diagnostico-funzionale, le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico
del Servizio sanitario nazionale, i servizi alla persona a cui provvede il
comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al
recupero e all'integrazione sociale, nonché le misure economiche
Università degli Studi di Salerno

necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed


Il DLgs 66/2017: “Norme per la promozione dell’inclusion
scolastica degli student con disabilità”
Il DLgs introduce la distinzione netta per i compiti di
accertamento della disabilità e valutazione dei bisogni
educativi con conseguente quantificazione delle risorse per
l’alunno.
Le due commissioni definite sono:
1. La commissione medico-legale dell’INPS per
l’accertamento della disabilità;
2. L’unità di Valutazione Multidisciplinare (UVM) dell’ASL,
integrata dalla famiglia e da un docente della scuola, per la
redazione del Profilo di Funzionamento (PF) (che
ricomprende Diagnosi Funzionale- DF- e Profilo Dinamico
Funzionale -PDF)

Università degli Studi di Salerno


Il DLgs 66/2017: “Norme per la promozione dell’inclusion
scolastica degli student con disabilità”
L’iter da un punto di vista pratico:
1. I genitori, tramite il medico di famiglia e la procedura
informatica dell’INPS, fanno richiesta all’INPS per la visita di
accertamento della disabilità ai sensi dell’art. 3 della Legge
104/1992.
2. entro 30 giorni l’INPS comunica la data della visita
3. Quando l’accertamento riguarda minori, le commissioni
medico legali sono così costituite:
• Un medico legale che presiede;
• Due medici specialisti
• Un assistente specialistico o un operatore sociale dell’Ente
Locale
• Un medico dell’INPS
• Un esperto per ciascuna associazione (ANMIC, UIC, ENS,
ANFAS)

Università degli Studi di Salerno


Il DLgs 66/2017: “Norme per la promozione dell’inclusion
scolastica degli student con disabilità”
1. La famiglia trasmette la certificazione di disabilità, redatta su
base ICD (Classificazione Statistica Internazionale delle
Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati dell’Organizzazione
Mondiale della Sanità- OMS):
a) All’Unità di Valutazione Multidisciplinare dell’ASL per la
predisposizione del PF redatto su base ICF-CY;
b) Al comune di residenza per la predisposizione del Progetto
individuale;
c) Alla scuola per la predisposizione del PEI.

Università degli Studi di Salerno


Il DLgs 62/2017: “Nuove norme in materia di valutazione”

Università degli Studi di Salerno


Bisogni Educativi Speciali

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale

Cosa è
"Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della
compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell'alunno in situazione
di handicap (D.P.R.24.2.94).

Il documento delinea il funzionamento delle abilità del soggetto e sintetizza


queste informazioni all'interno di un «quadro» « psicologico-funzionale che
consenta di comprendere l'ambito della patologia riscontrata al momento
della valutazione».

Cosa contiene
La D.F. è strutturata per AREE:
• Cognitiva e dell’apprendimento;
• Comunicazione;
• Relazionale;
• Sensoriale;
• Motorio-prassica;
• Autonomia personale;
• Aree di vita principale (autonomia sociale). Università degli Studi di Salerno
Diagnosi Funzionale
Diagnosi clinica Diagnosi Funzionale
contiene in maniera chiara ed estesa la Contiene in forma di relazione la
diagnosi clinica e la classificazione descrizione puntuale della situazione
della stessa secondo la codificazione rilevata durante il percorso
internazionale ICD10. diagnostico e la prognosi a breve e a
lungo termine.

 La differenza tra la diagnosi dello specialista (anche privato) e la certificazione


della commissione sanitaria creata dalla legge n.104 è che la seconda certifica un
handicap, quindi inserisce le persone all'interno di tale definizione. In realtà quella
Università degli Studi di Salerno

della 104 è una certificazione medica che dà origine ad una Diagnosi Funzionale.
Diagnosi Funzionale
Certificazione DSA
è uno strumento che raccoglie
alcune indagini mediche (secondo
protocollo della Consensus
Conference, del neuropsichiatra,
dell'oculista, dell'otorino, del
neurologo) che devono escludere
un danno o deficit neurologico o
sensoriale. Le indagini riportate
hanno lo scopo di non far rientrare
il Disturbo Specifico
dell’Apprendimento nella Legge
104. Ad esse il documento
accompagna indagini psicometriche
sulle abilità specifiche di letto
scrittura che hanno come
presupposto l'assenza di danni nelle
aree menzionate.
Università degli Studi di Salerno
Certificazioni DSA

Università degli Studi di Salerno


Intesa Stato Regioni 20 marzo 2008

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: Norme Generali di compilazione
La DF si propone di delineare il profilo Per ogni categoria la gravità del
funzionale di un minore che presenta una problema viene descritta secondo la
condizione di salute, indicata dalla sintesi seguente scala:
diagnostica, descrivendolo attraverso la 0. nessun problema;
classificazione ICF. 1. problema lieve;
La DF è suddivisa in 2 parti: 2. problema medio;
• la prima parte sintetizza alcune 3. problema grave;
informazioni generali e anagrafiche sul 4. problema completo;
minore; 8. non specificato (categoria
• la seconda parte descrive il rilevante per il soggetto ma priva
funzionamento del minore in relazione di valutazioni);
all’aree di cui sopra. 9. non applicabile (categoria non
La DF deve essere compilata in tutte le sue rilevante per il minore).
parti. Il funzionamento del minore viene In ogni area, nella componente
descritto mettendo una crocetta in ogni Attività e Partecipazione si descrive
categoria; è importante che nessuna categoria il funzionamento del minore
rimanga priva di qualificatore; si può considerando il qualificatore di
scegliere capacità.
se codificare al secondo, terzo o quarto livello
secondo le informazioni disponibili; si può
Università degli Studi di Salerno
Disgnosi Funzionale

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 1

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 1

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 1

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Diagnosi Funzionale: parte 2

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale

Cosa è
è un documento che raccoglie e sintetizza le informazioni persenti nella DF
e le integra con osservazioni compiute sullo stesso in contesti diversi, da
parte di tutti i differenti operatori che interagiscono con lui: famiglia, scuola,
servizi.
Ha lo scopo di integrare le diverse informazioni già acquisite e indicare, dopo
il primo inserimento scolastico, «il prevedibile livello di sviluppo che il
bambino potrà raggiungere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due
anni)» (D.P.R. 24.2.94).

Questo documento "indica sia le caratteristiche fisiche, psichiche, sociali ed


affettive dell'alunno e pone in rilievo sia le difficoltà di apprendimento
conseguenti alla situazione di handicap, con relative possibilità di recupero,
sia le capacità possedute che devono essere sostenute, sollecitate
progressivamente, rafforzate e sviluppate nel rispetto delle scelte culturali
della persona handicappata" (D.L. 297/94).

Descrive cioè «in modo analitico i possibili livelli di risposta dell'alunno in


situazione di handicap riferiti alle relazioni in atto e a quelle
Università degli Studi di Salerno
Profilo Dinamico Funzionale

Cosa contiene
• la descrizione funzionale dell'alunno in relazione alle sue abilità e
difficoltà nelle diverse aree:
 Cognitiva e dell’Apprendimento;
 Comunicazione;
 Relazionale;
 Motorio-prassica;
 Autonomia Personale;
 Vita Principale (autonomia sociale);
• le categorie di ciascuna area possono essere oggetto di sviluppo;
• gli obiettivi prioritari di sviluppo con riferimento ai contesti di vita.

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale

In sintesi
Il P.D.F. descrive il profilo di funzionamento di una persona con disabilità
attraverso il linguaggio e le categorie dell’ICF.
Ha lo scopo di condividere le informazioni che delineano il funzionamento
della persona nei diversi contesti di vita (rilevate dalla Diagnosi Funzionale,
osservate dagli insegnanti e confrontate con la famiglia) al fine di individuare
le possibili aree di sviluppo e definire i relativi obiettivi su cui basare gli
interventi riabilitativi, educativi e didattici.
In questo senso, Profilo Dinamico Funzionale funge da strumento di
raccordo tra la conoscenza dell'alunno, prodotta dalla Diagnosi funzionale
educativa, e la definizione di attività, tecniche, mezzi e materiali per la prassi
didattica quotidiana.

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale

Redazione del PDF


indica in via prioritaria, dopo un primo periodo di
inserimento scolastico, il prevedibile livello di sviluppo che
l'alunno in situazione di handicap dimostra di possedere nei
tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni).
Il PDF viene redatto dall'unità multidisciplinare dell’ASL,
dai docenti curriculari e dagli insegnanti specializzati della
scuola, che riferiscono sulla base della diretta osservazione,
ovvero in base all'esperienza maturata in situazioni analoghe,
con la collaborazione dei familiari dell'alunno.

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale
Il PDF Contiene:
a) la descrizione funzionale dell'alunno in relazione alle difficoltà che l'alunno
dimostra di incontrare in settori di attività;
b) l'analisi dello sviluppo potenziale dell'alunno a breve e medio termine, desunto
dall'esame dei seguenti parametri:
b.1) cognitivo, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione al
livello di sviluppo raggiunto (normodotazione; ritardo lieve, medio, grave;
disarmonia medio grave; fase di sviluppo controllata; età mentale, ecc.)
nelle strategie utilizzate per la soluzione dei compiti propri della fascia di
età, allo stile cognitivo, alla capacità di usare, in modo integrato,
competenze diverse;
b.2) affettivo-relazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili rispetto
all'area del sé, al rapporto con gli altri, alle motivazioni dei rapporti e
dell'atteggiamento rispetto all'apprendimento scolastico, con i suoi diversi
interlocutori;
b.3) comunicazionale, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione
alle modalità di interazione, ai contenuti prevalenti, ai mezzi privilegiati;
b.4) linguistico, esaminato nelle potenzialità esprimibili in relazione alla
comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale, all'uso
Università degli Studi di Salerno

comunicativo del linguaggio verbale, all'uso del pensiero verbale, all'uso di


Profilo Dinamico Funzionale
Il PDF Contiene:
b.5) sensoriale, esaminato, soprattutto, in riferimento alle potenzialità
riferibili alla funzionalità visiva, uditiva e tattile;
b.6) motorio-prassico, esaminato in riferimento alle potenzialità
esprimibili in ordine alla motricità globale, alla motricità fine, alle prassie
semplici e complesse e alle capacità di programmazione motorie
interiorizzate;
b.7) neuropsicologico, esaminato in riferimento alle potenzialità
esprimibili riguardo alle capacità mnesiche, alla capacità intellettiva e
all'organizzazione spazio-temporale;
b.8) autonomia, esaminata con riferimento alle potenzialità esprimibili in
relazione all'autonomia della persona e all'autonomia sociale;
b.9) apprendimento, esaminato in relazione alle potenzialità esprimibili in
relazione all'età prescolare, scolare (lettura, scrittura, calcolo, lettura di
messaggi, lettura di istruzioni pratiche, ecc.).

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale
FASE 1: Sintetizzare in modo significativo i risultati della Diagnosi
funzionale
La grande quantita di informazioni raccolte nella DF vengono confrontate tra
di loro e sintetizzate nelle aree significative del modello.
Le informazioni dovrebbero essere sintetizzate e integrate attorno a quattro
poli principali:
1. punti di forza, livello raggiunto, abilita possedute adeguatamente
(capacità- ICF);
2. punti di forza, livelli raggiunti, abilita manifestate grazie alla mediazione
positiva di fattori contestuali («performance» ICF; specificando il ruolo
giocato dalla mediazione barrierante o facilitante dei fattori contestuali);
3. deficit, cioe carenza, mancanza, incapacita o sviluppo inadeguato rispetto
ai criteri e alle aspettative;
4. relazioni di influenza e di mediazionetra vari ambiti di funzionamento
dell'alunno. Se pensiamo alla persona umana come a un essere caratterizzato
dal piu alto grado di integrazione e interconnessione di aspetti e
caratteristiche, dobbiamo tentare di individuare alcune di queste relazioni,
soprattutto quelle piu utili per gli obiettivi dell'integrazione scolastica.
Università degli Studi di Salerno
Profilo Dinamico Funzionale
FASE 2: Definire gli obiettivi a lungo termine
Da questi quadri sintetici si ricavano gli obiettivi a lungo termine, quelli cioè
che idealmente ci piacerebbe raggiungere in una prospettiva temporale che si
potrebbe collocare dall'uno ai tre anni.
Nella prospettiva del Progetto di vita, questa dimensione temporale si puo
dilatare notevolmente, arrivando a definire obiettivi anche di dimensioni
esistenziali. Si potrebbe dire che in questa fase dell a stesura del PDF si
definiscono gli «obiettivi teorici», cioè tutti quelli che legittimamente
derivano dalla sintesi riportata precedentemente.
Gli obiettivi possono derivare dal deficit, e si pongono comunque come
capacità o performance.
Una gamma dunque di possibili obiettivi, all'interno dei quali si dovrà
operare
una valutazione e una scelta per concentrare le nostre energie su quelli
ritenuti prioritari.

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale
FASE 3: Scegliere gti obiettivi a medio termine
In questa fase vengono scelti, tra gli obiettivi a lungo termine, quelli a medio
termine, da raggiungere cioè nell'arco di alcuni mesi o di un anno scolastico.
Si passa cioe dall'obiettivo a lungo termine, teoricamente adeguato,
considerati i deficit e le abilita evidenziati nella DF, all'obiettivo effettivo,
quello cioè su cui si inizia a lavorare e per il quale si deve cominciare a
pensare quali materiali, tecniche e interventi saranno piu efficaci.

Università degli Studi di Salerno


Profilo Dinamico Funzionale
FASE 4: Definire gli obiettivi a breve termine e le sequenze di sotto-obiettivi
In moltissimi casi, aver definito una buona serie di obiettivi a medio termine
non esaurisce questa fase di programmazione; c‘è infatti bisogno di
semplificarli, ridurne la cornplessità e scomporli in sotto-obiettivi che
facilitino l'apprendimento. In molti casi si deve lavorare sugli obiettivi a
medio termine, per ricavarne sequenze facilitanti di obiettivi piu accessibili,
da presentare immediatamente al nostro alunno.
Vi sono diversi metodi per costruire sequenze di sotto-obiettivi facilitanti;
Qui di seguito ricordiamo brevemente i tre piu utilizzati.
1. Ridurre le difficoltà dell'obiettivo semplificando le richieste di corretta e
esecuzione «shaping».
2. Ridurre la difficolta dell'obiettivo attraverso l'uso degli aiuti necessari e
sufficienti.
3. Ridurre la difficoltà dell'obiettivo attraverso l'analisi del compito (task
analysis).

Università degli Studi di Salerno


Profilo di Funzionamento
L’UVM «con la collaborazione dei genitori» e la partecipazione di «un
docente della scuola» cui è iscritto l’alunno redige il PF secondo il
modello bio-psico-sociale dell’ICF-CY dell’OMS.
Il PF:
• Unifica DF e PDF;
• Consiste nella descrizione delle funzioni corporee danneggiate, ivi
comprese quelle intellettive, e delle potenzialità, tenendo conto delle
«facilitazioni» e delle «barriere» presenti nel contesto di vita della
persona;
• Definisce «le competenze professionali e la tipologia delle misure di
sostegno e delle risorse strutturali necessarie per l’inclusione
scolastica»;
• Indirizza la redazione del PEI da parte del consiglio di classe con la
partecipazione dei genitori e il supporto dell’UVM;
• È aggiornato a ogni passaggio di grado o di istruzione, nonché in
presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della
persona.
Università degli Studi di Salerno
Profilo di Funzionamento

Università degli Studi di Salerno


Piano Didattico Personalizzato
Nella programmazione degli alunni diversamente abili si possono seguire due
percorsi: nel primo gli obiettivi didattici sono minimi e quindi ridotti, ma
sempre riconducibili a quelli della classe, nel secondo gli obiettivi didattici
sono differenziati dai programmi ministeriali, ma si possono comunque
perseguire obiettivi educativi comuni alla classe utilizzando percorsi diversi
ma con lo stesso fine educativo.
La programmazione riconducibile agli OBIETTIVI MINIMI conforme ai
programmi ministeriali, o comunque ad essi globalmente corrispondenti è
prevista dall’art. 15 comma 3 dell’O.M. n.90 del 21/5/2001. Per gli studenti
che seguono obiettivi riconducibili ai programmi ministeriali è possibile
prevedere: 1. Un programma minimo, con la ricerca dei contenuti essenziali
delle discipline; 2. Un programma equipollente con la riduzione parziale e/o
sostituzione dei contenuti, ricercando la medesima valenza formativa (art.
318 del D.L.vo 297/1994)

Università degli Studi di Salerno


Piano Educativo Individualizzato e Piano Didattico Personalizzato
Obiettivi differenziati in vista di obiettivi didattici formativi non
riconducibile ai programmi ministeriali. E’ necessario il consenso della
famiglia (art. 15, comma 5, O.M. n. 90 del 21/5/01). Il Consiglio di Classe
deve dare immediata comunicazione scritta alla famiglia, fissando un termine
per manifestare un formale assenso. In caso di mancata risposta, si intende
accettata dalla famiglia la valutazione differenziata. In caso di diniego scritto,
l’alunno deve seguire la programmazione di classe. La programmazione
differenziata consiste in un piano di lavoro personalizzato per l’alunno,
stilato da ogni docente del C.d.C. per ogni singola materia, in collaborazione
con il docente di sostegno. Gli alunni vengono valutati con voti che sono
relativi unicamente al P.E.I. Tali voti hanno valore legale solo ai fini della
prosecuzione degli studi. Per gli alunni che seguono un Piano Educativo
Individualizzato Differenziato, ai voti riportati nello scrutinio finale e ai
punteggi assegnati in esito agli esami si aggiunge, nelle certificazioni
rilasciate, l’indicazione che la votazione è riferita al P.E.I. e non ai
programmi ministeriali (comma 6 art. 15 O.M. 90 del 21/5/2001). Possono
partecipare agli esami di qualifica e di stato, svolgendo prove differenziate
omogenee al percorso svolto, finalizzate al conseguimento di un
ATTESTATO (non il diploma) delle competenze acquisite, utilizzabile come
Università degli Studi di Salerno

“credito formativo” per la frequenza di corsi professionali (art. 312 e seguenti


Piano Educativo Individualizzato e Piano Didattico Personalizzato
La differenza principale fra PEI e PDP è che il PDP non prevede la
possibilità di modificare gli obiettivi minimi.

Università degli Studi di Salerno


PDP

Università degli Studi di Salerno


PDP: riferimenti normativi
L’obblido di redigere annualmente per gli alunni con DSA un PDP è una
delle novità introdotte dalla Legge 170/2010 e dal successivo Decreto
attuativo (DM 5669 del 12/07/2011) e annesse Linee Guida. L’obbligo è
stato esteso, attraverso la Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 e dalla
Circolare Ministeriale n. 8 del 6/03/2013 agli studenti con Bisogni
Educative Speciali dell’area dello svantaggio.
In realtà nè la Legge, nè il decreto, nè le Linee Guida, nè le successive
circolari formalizzano espressamente questo dovere. L’articolo 5 del DM
afferma:
La scuola garantisce ed esplicita, nei confronti di alunni e studenti con
BES «interventi didattici individualizzati e personalizzati, anche
attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, con
l’indicazione degli strumenti compensativi e delle misure dispensative
adottate».
Il concetto che questo tipo di documento non sia l’unico strumento che le
scuole possono usare è ribadito anche nelle Linee Guida:
Tale documentazione può acquisire la forma del Piano Didattico
Università degli Studi di Salerno

Personalizzato.Di fatto però l’obbligo sussiste perchè come ribadito nel


PDP

Se la comunicazione è obbligatoria, perchè prevista dalla legge, deve


necessariamente essere scritta, formalizzata e assumere le caratteristiche di
un documento, come affermato dalle Linee Guida:
La scuola predispone, nelle forme ritenute idonee e in tempi che non
superino il primo trimestre scolastico, un documento che dovrà contenere
almeno le seguenti voci, articolato per discipline coinvolte dal disturbo o
dalla difficoltà:
• Dati anagrafici dell’alunno.
• Eventuale tipologia di disturbo.
• Attività didattiche individualizzate.
• Attività didattiche personalizzate.
• Strumenti compensativi utilizzati.
• Misure dispensative adottate.
• Forma di verifica e valutazione personalizzate.

Il documento deve essere revisionato almeno 2 volte l’annoUniversità degli Studi di Salerno
PDP: Circolare Ministeriale n. 8 del 6/03/2013

«In questa nuova e più ampia ottica, il Piano Didattico Personalizzato non
può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi
e dispensativi per gli alunni con DSA; esso è bensì lo strumento in cui si
potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative
calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui
moltissimi alunni con BES, privi di qualsivoglia certificazione
diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior
misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente
didattico-strumentale»[…]«Ove non sia presente certificazione clinica o
diagnosi, il Consiglio di classe o il team dei docenti motiveranno
opportunamente, verbalizzandole, le decisioni assunte sulla base di
considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò al fine di evitare
contenzioso».

Università degli Studi di Salerno


Compensare e dispensare

Compensare e dispensare sono due parole chiave che da alcuni anni


sembrano sintetizzate le indicazioni didattiche per i BES della seconda e
della terza area.
• La compensazione, nei suoi vari aspetti, rappresenta un’azione che
mira a ridurre gli effetti negativi del disturbo o della difficoltà per
raggiungere prestazioni funzionalmente adeguate.
• Le misure dispensative rappresentano una presa d’atto della situazione
e hanno lo scopo di evitare, con un’adeguata azione di tutela, che il
disturbo o la difficoltà possa comportare un generale insuccesso
scolastico con ricadute personali, anche gravi.

Università degli Studi di Salerno


Compensare e dispensare

Università degli Studi di Salerno


Compensare e dispensare

Certamente in molti casi le misure dispensative sono necessarie, ma deve


essere chiaro che esse non rappresentano mai una soluzione, neppure
indiretta, ai problemi degli alunni con BES ma semplicemente il
riconoscimento e l’accettazione, da parte della scuola, dei loro limiti.
Viceversa un’efficace azione compensativa può arrivare a formire
competenze in grado di eliminare la difficoltà o ridurre, se non il disturbo,
ceramente le difficoltà operative e funzionali che esso comporta.

Università degli Studi di Salerno


Didattica individualizzata e personalizzata

Nelle Linee Guida per gli alunni con BES viene dato grande valore alla
didattica per la promozione del successo scolastico di tutti gli alunni. Si
parla nelle LG di didattica individualizzata e personalizzata intendendo
con:
• Didattica Individualizzata: il recupero individuale su obiettivi comuni
alla classe, recupero che l’alunno «può svolgere per potenziare
determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche
nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio».
• Didattica Personalizzata: una didattica orientata a perseguire obiettivi
diversi rispetto alla classe, per i quali l’offerta didattica e le modalità
relazionali vengono calibrate sulla specificità e unicità a livello
personale dei bisogni educativi che caratterizzato tutti gli alunni.

Università degli Studi di Salerno


Didattica individualizzata e personalizzata

Strategie didattiche:
• Scomporre i macro-obiettivi in sotto-obiettivi;
• Approccio laboratoriale;
• Intedisciplinarità;
• Utilizzo di una pluralità di linguaggi;
• Anticipazione dell’argomento da trattare;
• Promozione di nuove conoscenze su quelle già possedute;
• Conflitto cognitivo;
• Metacognizione;
• Analisi costruttiva dell’errore;
• Favorire in classe un clima positivo attraverso le peer-education.

Università degli Studi di Salerno


Strumenti compensativi

Secondo le LG ministreriali, gli strumenti compensativi «sono strumenti


didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta
nell’abilità deficitaria» e che sollevano lo studente con DSA o con
difficoltà «da una prestazione resa difficoltosa dal disturbo o dalla
difficoltà senza peraltro facilitargli il compito da un punto di vista
cognitivo»
La definizione è accompagnata da un elenco esemplificativo, ma non
esaustivo.
Fra i più noti indichiamo:
• Sintesi vocale (Skansoft Silvia Dry, D-Speech)
• Font e formattazioni specifiche (Bianconero, Opendyslexic, Easy-
Reading)
• Registratore
• Programmi di videoscrittura (Microsoft Word, Open Office)
• Calcolatrice
• Altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari,
Università degli Studi di Salerno

mappe concettuali, mappe mentali ecc (C-Map Tools, PowerPoint,


Gli impegni della famiglia

Alcuni modelli di PDP prevedono una specifica sezione del documento


riservata agli impegni della famiglia, chiamata, generalmente «Patto con la
famiglia».
L’esplicitazone degli impegni della famiglia non appare nella lista delle
voci che, secondo le LG devono essere necessariamente presenti nel
documento di programmazione. Mentre parlando del ruolo della famiglia
(punto 6.5) reintroducono il concetto di patto ma con una diversa
connotazione, affermando che la famiglia:
Condivide le linee elaborate nella documentazione dei persorsi didattici
individualizzati e personalizzati ed è chiamata a formalizzare con la
scuola un patto educativo/formativo che preveda l’autorizzazione a tutti i
docenti del Consiglio di Classe ad applicare ogni strumento compensativo
e strategia dispensativa ritenuti idonei e previste dalla normativa vigente.

Università degli Studi di Salerno


Gli impegni della famiglia

Pertanto, il ruolo previsto dalla legge per la famiglia in relazione alla


stesura del PDP è formalmente limitato all’autorizzazione fornita alla
scuola a trattare il proprio figlio in modo differente dagli altri
studenti.
Non si tratta quindi di un patto Stricto Sensu, quanto piutosto nell’affidare
alla famiglia, a seconda dei casi contingenti, degli
impegni coerenti con la programmazione
didattica.

Università degli Studi di Salerno

Potrebbero piacerti anche