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ATTIVITÀ

FISICA
PREVENZIONE ALLE MALATTIE
METABOLICHE
LE COSIDDETTE MALATTIE METABOLICHE
POSSONO ESSERE:
• Malattie del metabolismo dei lipidi (grassi), quali ipercolesterolemie e ipertrigliceridemia.
• Malattie del metabolismo degli acidi urici (gotta).
• Malattie del metabolismo degli zuccheri (carboidrati), come iperglicemie e
potenzialmente diabete.
• Le malattie metaboliche comprendono anche le malattie inerenti agli eccessi alimentari (obesità
e sovrappeso).
A COSA SERVE LA VISITA PER LE MALATTIE
METABOLICHE?
La visita per malattie metaboliche è indispensabile per la prevenzione, la diagnosi e la cura di
malattie che potenzialmente possono danneggiare l’apparato cardiovascolare. Le malattie
metaboliche caratterizzano essenzialmente fattori di rischio per cardiopatia ischemica e malattia
cerebrovascolare, pertanto lo specialista in malattie metaboliche fornisce tutte le indicazioni
terapeutiche (farmacologiche e non) per ridurre il rischio cardiovascolare, per il controllo della
glicemia, dei lipidi e della pressione arteriosa, fornisce il piano terapeutico, la certificazione per
l'esenzione per patologia e per il rinnovo della patente di guida nel caso dei pazienti diabetici.
Obesità:
Che cos'è l'obesità?
• L'obesità è una malattia che si caratterizza per un accumulo patologico di grasso corporeo
con conseguenze anche importanti per lo stato di salute e la qualità di vita. L'obesità è uno
dei maggiori problemi di salute pubblica a livello mondiale e incide in maniera decisa sulla
durata della vita perché può comportare l'insorgenza di pressione alta, diabete mellito, apnee
notturne e patologie cardiovascolari.
• L'obesità viene stabilita anche grazie all'indice di massa corporea (BMI): quando questo è
pari o superiore a 30 parliamo di obesità.
• Perdere peso è un passo decisivo nel trattamento dei problemi di salute legati all'obesità. Per
farlo è fondamentale attuare cambiamenti nel proprio stile di vita: seguire un'alimentazione
adeguata, condurre una vita attiva e dedicarsi con costanza all'attività fisica. Nei casi più
gravi un valido aiuto può derivare dalla chirurgia.
Diagnosi
Nella diagnosi di obesità ci si avvale anche dell'indice di massa corporea (BMI). Quando questo
è pari o superiore a 30 indica obesità. L'indice di massa corporea si calcola dividendo il peso
espresso in chilogrammi (kg) per l'altezza al quadrato espressa in metri (m).
 

sottopeso < 18,5


normopeso 18,5 – 24,9
sovrappeso 25 – 29,9
obesità > 30
obesità estrema > 40
Come prevenire l'obesità?
L'obesità è strettamente correlata allo stile di vita, è dunque importante e possibile adottare
misure per prevenire l'aumento di peso e i problemi di salute che ne conseguono. Un regolare
esercizio fisico, una sana alimentazione, una vita attiva sono fondamentali per un peso corporeo
corretto.
Una persona adulta dovrebbe dedicarsi almeno trenta minuti al giorno per cinque volte alla
settimana ad attività fisica moderata, come per esempio una camminata veloce o il nuoto.
Privilegiare nella propria dieta alimenti nutrienti, sani e a basso contenuto calorico come verdure
e cereali integrali, è una scelta alimentare importante. Vanno anche limitati i grassi saturi, gli
zuccheri e l'alcol. Conoscere le proprie abitudini e il proprio corpo consente anche di individuare
quali situazioni scatenano il desiderio di mangiare in modo da consentirne la migliore gestione
possibile.
Anche tenere sotto controllo il proprio peso aiuta a prevenire i chili di troppo perché permette di
avere sempre la situazione sott'occhio e di accorgersi di piccoli aumenti di peso prima che
diventino un problema.
Quali sono i sintomi dell'obesità?

La presenza dei chili di troppo inficia le normali attività quotidiane. Le persone obese dunque
possono sentirsi spesso affannate, pur non compiendo sforzi eccessivi; possono soffrire
di sudorazione eccessiva, avere disturbi del sonno, russare e soffrire di dolori alla schiena, alle
ginocchia e alle anche.
Quanti obesi ci sono?

Secondo i dati ISTAT, nel 1999 gli Italiani sovrappeso erano circa il 33,6% della popolazione,
mentre gli obesi erano "soltanto" il 9,1%. Da allora ad oggi il dilagare dell'obesità non ha
accennato rallentamenti, tanto che ha ormai raggiunto la soglia del 10% (9,8%). Cresce anche il
numero di Italiani sovrappeso, passati dal 33,6% del 1999 all'attuale 34,2%. Il dato più
allarmante riguarda la diffusione del problema tra i bambini di cui l'Italia detiene, insieme alla
Grecia e alla Spagna, il triste primato. Oltre un terzo dei bambini italiani di età compresa tra i sei
e i nove anni è infatti in condizioni di sovrappeso o obesità (34,1%).
TRIGLICERIDI ALTI:
COSA SONO?

I trigliceridi rappresentano la più abbondante fonte alimentare di grassi. Un trigliceride è dunque


un lipide formato da una molecola di glicerolo unita a tre catene idrocarburiche, gli acidi
grassi, tramite un processo di esterificazione.

Questi tre acidi grassi possono avere o meno uno o più doppi legami. In assenza di doppi legami
si parla di acidi grassi saturi, con un doppio legame monoinsaturi e infine se ci sono più doppi
legami si parla di acidi grassi polinsaturi.
CAUSE TRIGLICERIDI ALTI E
- Una dieta ad alto contenuto calorico, ricca di grassi saturi e colesterolo, SINDROME METABOLICA
e/o ricca di carboidrati;
-Il fumo di sigaretta;
-L'eccessivo consumo di alcolici; Ipertensione
-L'obesità, il sovrappeso e la sedentarietà eccessiva; Ipertrigliceridemia
-La sindrome metabolica;
-Il diabete mellito e uno stato di insulino-resistenza non adeguatamente Ipercolesterolemia
trattati;
Obesità addominale
-Le gravi malattie renali, come per esempio l'insufficienza renale o la
sindrome nefrotica; Iperglicemia a digiuno
-Alcune malattie endocrine, quali l'ipotiroidismo, la sindrome di Cushing e
l'acromegalia;
-La pancreatite;
-La cirrosi epatica;
-L'uso costante di medicinali, quali estrogeni, beta-bloccanti, diuretici
tiazidici, corticosteroidi, pillola anticoncezionale, inibitori delle proteasi,
retinoidi, tamoxifene ecc.;
-La gravidanza;
-Le malattie genetiche, note come ipertrigliceridemia familiare (o
iperlipoproteinemia familiare di tipo IV) e iperlipidemia combinata.
Iperglicemia

• Per ipertrigliceridemia si intende la presenza di trigliceridi (TG) in eccesso nel circolo


sanguigno.
• I valori ideali (a digiuno) sono inferiori a 150 mg/dl, mentre livelli di trigliceridi superiori a
200 mg/dl sono considerati elevati e potrebbero essere pericolosi per la salute.
• I trigliceridi sono lipidi (grassi) che provengono soprattutto dalla dieta e solo in piccola parte
vengono prodotti dall'organismo; la loro sintesi aumenta in presenza di un eccesso di
carboidrati nella dieta.
Colesterolemia

La colesterolemia è influenzata dal ritmo con cui l'organismo, soprattutto a livello epatico,
produce colesterolo, e in misura minore dalla dieta.
Per questo motivo, nei giorni che precedono il prelievo, l'alimentazione dev'essere sobria e
povera di cibi grassi ed alcol, che potrebbero alterare in eccesso i valori colesterolemici.
LA GOTTA:
MALATTIE DEL METABOLISMO DEGLI
ACIDI URICI (GOTTA)
La gotta è un disordine del metabolismo purinico, che colpisce nel 95% dei casi uomini. Si
manifesta negli uomini dopo i 30 anni, e nelle donne dopo i 50. Colpisce l’1-2% della
popolazione ed è un malattia a forte componente genetica. Tuttavia è possibili ammalarsi anche
per il proprio stile di vita.

Nasce dall’iperuricemia, un deposito di acidi urici nel sangue. Gli acidi urici sono delle
sostanze di scarto del metabolismo delle cellule. Viene influenzata dallo stile di vita
perché quest’ultimo può innalzare il livello di acidi urici.
GOTTA: LO STILE DI VITA

Fattori di rischio:
• Bere alcool e bevande zuccherate
• Mangiare carne e frutti di mare

Stile da seguire:
• Mantenersi in forma
• Consumare caffè e vitamina C
GOTTA: SINTOMI

• Dolori Articolari
• Gonfiori e Arrossamenti Articolari
• Febbre
• Anchilosi
• Aumento della VES
• Calcoli Renali
GOTTA: DIAGNOSI E TRATTAMENTO
DIAGNOSI:
• Analisi liquido sinoviale
• Radiologia
• Esami del sangue

TRATTAMENTO IN FARMACI:
• FANS
• Colchicina
• Pegloticase
IL DIABETE:
DIABETE

Il diabete, detto anche diabete mellito, è la più nota malattia metabolica che può interessare l'essere umano.
E' legata all'insulina; per la precisione, può dipendere da una ridotta disponibilità di insulina (la cui produzione non
soddisfa le esigenze dell'organismo), dalla scarsa sensibilità all'ormone da parte dei tessuti bersaglio o, infine, da
una combinazione di questi fattori.
Una caratteristica clinica del diabete è l'iperglicemia, risultante dalle suddette alterazioni a carico dell'insulina.
Attualmente, la comunità medico-scientifica riconosce e divide il diabete in di 3 grandi tipologie, che sono: il
diabete di tipo 1, il diabete di tipo 2 e il diabete gestazionale; un tempo, la classificazione del diabete era più ampia
e meno semplice da consultare.
La presenza di diabete nella popolazione mondiale è aumenta negli ultimi 30-40 anni: si pensi che, mentre nel
1980 i malati erano 108 milioni, nel 2014 il numero di persone diabetiche ha raggiunto i 422 milioni.
DIABETE
• Il diabete e le altre malattie metaboliche spesso non presentano sintomi nella prima fase e per
questo un controllo medico e le analisi cliniche sono il miglior modo per prevenire ulteriori
complicanze.
• Trigliceridi alti è il termine che, nel gergo comune, indica la condizione medica nota con il
nome di ipertrigliceridemia, ossia alta concentrazione di trigliceridi nel sangue.
In numeri, si parla di trigliceridi alti o ipertrigliceridemia ogniqualvolta le analisi ematiche
evidenziano valori di trigliceridi superiori ai 200 mg/dl.

Trigliceridi normali < 150mg/dl


Trigliceridi border - line 150-199mg/dl
Trigliceridi alti 200-499mg/dl
Trigliceridi molto alti > 500mg/dl
DIABETE TIPO 1

Il diabete di tipo 1 è una forma di diabete che si manifesta prevalentemente nel periodo dell’infanzia e nell’adolescenza, anche se non sono rari i casi
di insorgenza nell’età adulta. Per questo motivo fino a poco tempo fa veniva denominato diabete infantile.
Il diabete di tipo 1 rientra nella categoria delle malattie autoimmuni perché è causata dalla produzione di auto anticorpi (anticorpi che distruggono
tessuti ed organi propri non riconoscendoli come appartenenti al copro ma come organi esterni) che attaccano le cellule Beta che all’interno del
pancreas sono deputate alla produzione di insulina.
Come conseguenza, si riduce, fino ad azzerarsi completamente, la produzione di questo ormone il cui compito è quello di regolare l’utilizzo del
glucosio da parte delle cellule. Si verifica, pertanto, una situazione di eccesso di glucosio nel sangue identificata con il nome di iperglicemia.
La mancanza o la scarsità di insulina, quindi, non consente al corpo di utilizzare gli zuccheri introdotti attraverso l’alimentazione che vengono così
eliminati con le urine.
In questa situazione l’organismo è costretto a produrre energia in altri modi, principalmente attraverso il metabolismo dei grassi, il che comporta la
produzione dei cosiddetti corpi chetonici.
L’accumulo di corpi chetonici nell’organismo, se non si interviene per tempo, può portare a conseguenze molto pericolose fino al coma
La scarsità o l’assenza di insulina, impedisce all’organismo di utilizzare il glucosio per produrre l’energia
necessaria al suo funzionamento.
Il glucosio, introdotto con l’alimentazione, non viene utilizzato e viene eliminato dal corpo attraverso le
urine. Si verifica, quindi, un aumento del volume urinario, con conseguente aumento della sensazione di
sete, e un calo di peso improvviso dovuto al fatto che non vengono trattenute le sostanze nutritive.
I principali sintomi clinici del diabete di tipo 1 sono, infatti, i seguenti:
– poliuria (aumento del volume e delle urine)
– polidipsia (aumento della sete)
– polifagia paradossa (dimagrimento improvviso non dovuto a variazioni nella dieta)
DIABETE TIPO 2

Il diabete mellito di tipo 2 è la forma di diabete più frequente (interessa il 90% dei casi) ed è tipico dell’età matura.
È caratterizzato da un doppio difetto: non viene prodotta una quantità sufficiente di insulina per soddisfare le necessità dell’organismo
(deficit di secrezione di insulina), oppure l’insulina prodotta non agisce in maniera soddisfacente (insulino-resistenza).
Il risultato, in entrambi i casi, è il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue (iperglicemia).
Questo tipo di diabete è detto non insulino-dipendente perché l’iniezione di insulina esterna, a differenza del diabete di tipo 1, non è di
vitale importanza.
Le cause alla base dell’insorgenza della malattia vanno generalmente ricercate in fattori ereditari ed ambientali. Attraverso studi
approfonditi si è evidenziato che esiste un fattore di trasmissione ereditario, non ancora ben chiarito, che espone alcune popolazioni o
addirittura alcune famiglie a tale patologia.
All’ereditarietà si affiancano aspetti caratteristici della persona quali l’obesità: le cellule hanno bisogno di zucchero per vivere, tanto
maggiore è il numero di cellule da alimentare tanto maggiore sarà il fabbisogno di insulina.
Nelle persone obese, quindi, l’insulina viene prodotta ma non in quantità sufficiente.
FATTORI DI RISCHIO

Alcuni fattori di rischio che rendono alcune persone più predisposte di altre a sviluppare il
diabete di tipo 2.
I principali fattori di rischio sono:
– Obesità (BMI maggiore o uguale a 30 kg/m2 per il DM2)
– Inattività fisica.
– Ipertensione (PAS maggiore o uguale a 140 mmHg e\o PAD maggiore o uguale a 90mmHg)
– Colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl)
– Trigliceridi (maggiori o uguali a 250 mg/dl)
SINTOMI

I sintomi del diabete di tipo 2 sono:


– sensazione di stanchezza
– frequente bisogno di urinare anche nelle ore notturne
– sete inusuale
– perdita di peso improvvisa e immotivata
– visione offuscata e lenta guarigione delle ferite
DIABETE GESTAZIONALE

E’ una malattia ad evoluzione progressiva nel tempo (cronica) che provoca nell'individuo un aumento dei livelli di zucchero
(glucosio) nel sangue rispetto ai valori normali. Si definisce diabete gestazionale quando il diabete viene diagnosticato nel
secondo o terzo trimestre di gravidanza.
Questa condizione può manifestarsi nel 18% delle donne in gravidanza.
SINTOMI:
– aumento ingiustificato della sete
– frequente bisogno di urinare
– perdita di peso corporeo nonostante l’aumento della fame,
– nausea e vomito (molto comuni in gravidanza e quindi poco significativi)
– disturbi della vista
– infezioni frequenti come cistiti e candidosi
INSULINA

L'insulina è un ormone di natura proteica, prodotto da gruppi di cellule pancreatiche, chiamate


"cellule β delle isole del Langerhans".
FUNZIONI

facilita il passaggio del glucosio dal sangue alle cellule ed ha pertanto azione ipoglicemizzante (abbassa la glicemia). Favorisce l'accumulo
di glucosio sotto forma di glicogeno (glicogenosintesi) a livello epatico ed inibisce la degradazione di glicogeno a glucosio
(glicogenolisi).
Facilita il passaggio degli aminoacidi dal sangue alle cellule, ha funzione anabolizzante perché stimola la sintesi proteica e inibisce la
neoglucogenesi (formazione di glucosio a partire da alcuni aminoacidi).
Facilita il passaggio degli acidi grassi dal sangue alle cellule, stimola la sintesi di acidi grassi a partire da glucosio e aminoacidi in eccesso
ed inibisce la lipolisi (utilizzazione degli acidi grassi a scopo energetico).
Facilita il passaggio di potassio all'interno delle cellule.
Stimola la proliferazione cellulare.
Stimola l'uso del glucosio per la produzione di energia.
Stimola la produzione endogena di colesterolo.
Il maggior stimolo per l'azione insulinica è dato da un pasto ricco di carboidrati semplici e povero di fibre, grassi e proteine. Anche alcuni
farmaci (sulfaniluree) sono in grado di aumentarne la secrezione

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