ALL’ESERCIZIO
Il rimodellamento (remodeling) dei
tessuti
Ogni tessuto va incontro a modificazioni:
•Embriogenesi: differenziazione dei tessuti e formazione di
organi e sistemi
•Sviluppo corporeo: aumento armonico delle dimensioni degli
organi (iperplasia: moltiplicazione cellulare; ipertrofia: aumento di volume delle
cellule o del tessuto interstiziale)
N.B.: tutto il materiale presentato è tratto da articoli reperibili in internet, di cui viene
sempre presentata la citazione.
Annu. Rev. Biomed. Eng. 2004. 6:77–107
TISSUE GROWTH AND REMODELING
Stephen C. Cowin
The New York Center for Biomedical Engineering and the Departments of Biomedical and Mechanical Engineering, School of
Engineering, City College and Graduate School, The City University of New York, New York 10031; email: scowin@earthlink.net
Quasi tutti i tessuti connettivi sono apparentemente soggetti a qualche tipo di tensione
meccanica, anche in condizioni di riposo. Ad eccezione di persone molto anziane o con
certi difetti genetici, i connettivi molli non si raggrinzano, nemmeno intorno a muscoli
rilasciati o nel sonno. La tensione di riposo che è intrinseca nell’anatomia dei tessuti è
resa evidente dal fatto che i vasi e i nervi quando vengono dissezionati assumono una
lunghezza del 25-30% minore rispetto a quella che hanno in situ. Lo stabilirsi di questa
situazione durante la crescita infantile si spiega se la crescita dei tessuti molli è
governata da una “tensione esterna di soglia”. Ne nascono parecchi quesiti: qual è la
base cellulare e molecolare di questa omeostasi tensionale dei tessuti? Come si
mantiene nell’adulto? E infine come si ripristina nell’adulto durante la riparazione dei
tessuti? Un altro esempio di sviluppo di tensione nel tessuto connettivo è
rappresentato dalla contrazione delle ferite che si verifica durante la guarigione di una
ferita aperta.
Molti tessuti sono in tensione meccanica, ma questo non significa che anche le cellule
siano in tensione, perché sono protette da carichi esterni relativamente grandi grazie
alle proprietà meccaniche della matrice che le circonda. In termini ingegneristici queste
cellule sono “schermate dalla tensione” ad opera della matrice che esse sesse
producono e rimodellano.
Riparazione di ferite normale e patologica
La riparazione di ferite cutanee comprende due fenomeni: la riepitelizzazione, cioè la
riproduzione e lo spostamento di cellule epidermiche per ricostruire la continuità del tessuto e
la formazione ex novo e la contrazione del tessuto di granulazione, fatto di piccoli vasi,
fibroblasti, miofibroblasti e diverse quantità di cellule infiammatorie. Quando la riepitelizzazione
è completa, si verifica un’importante riduzione di elementi cellulari, soprattutto miofibroblasti,
nel tessuto di granulazione, a causa di fenomeni apoptotici, e si forma una cicatrice con poche
cellule. In molti casi, per cause non identificate, la cicatrizzazione non ha luogo, nonostante la
riepitelizzazione e il tessuto di granulazione si trasforma in una cicatrice ipertrofica (cheloide),
che contiene molti miofibroblasti e non produce abbastanza matrice extracellulare. Questo
processo si chiama FIBROSI e deforma il parenchima circostante e il tessuto connettivo. La
formazione della fibrosi è stata attribuita all’insufficienza di fenomeni apoptotici nella fase finale
della guarigione della ferita. Questo schema generale della formazione di fibrosi vale per molti
organi dopo diversi tipi di lesione (per es. rene, polmone, fegato e cuore).
È ora accertato che il miofibroblasto (un fibroblasto specializzato nella contrazione) gioca un
ruolo importante nello stabilire la tensione durante la riparazione di ferite e nella contrattura
patologica.
Il MIOFIBROBALSTO.
Da molto tempo si è ritenuto che la contrazione del tessuto dipendesse da forze generate dalla
retrazione del collagene. Molte osservazioni hanno però indicato che le cellule del tessuto di
granulazione sono coinvolte nella generazione di forza. È stato dimostrato che molti fibroblasti
contengono un’actina SM (smooth muscle), quella dei muscoli lisci vascolari, e che l’espressione
di tale molecola e del collagene di tipo I è regolata dal fattore di trasformazione (transforming
growth factor, TGF-ß1). Tutto questo dimostra che il miofibroblasto ha un ruolo nella sintesi
dell’ECM e nella generazione di forza che riorganizza l’ECM e provoca la retrazione delle ferite. I
miofibroblasti sono caratterizzati dalla presenza di un apparato contrattile che contiene fasci di
microfilamenti di actina con altre proteine contrattili (miosina non muscolare). Queste fibre
terminano sulla superficie cellulare nel fibrobnesso, un complesso di adesione specializzato che
lega gli elementi intracellulari a quelli extracellulari. Questo costituisce un sistema di
trasduzione meccanica che trasmette le forze generate nella cellula all’ECM e viceversa.
I miofibroblasti, come i muscoli lisci vasali, sono direttamente collegati fra di loro attraverso gap
junctions e pertanto possono formare unità contrattili multicellulari durante la retrazione del
tessuto di granulazione
Miofibroblasti nella membrana epiretinica.
Ricostruzione tridimensionale mediante
microscopia confocale laser di un miofibroblasto
differenziato. Colorazione immunoistochimica
dell’actina; i colori cambiano in funzione della
profondità. I miofibroblasti differenziati mostrano
le tipiche “fibre da stress”
Ci sono due tipi di miofibroblasti, quelli che non esprimono a-SM actina, che proponiamo
di chiamare protomiofibroblasti e quelli che la esprimono, che chiamiamo miofibroblasti
differenziati. La differenza è particolarmente evidente in vivo, mentre in vitro sono quasi
tutti del primo tipo. I segnali responsabili della formazione di protomiofibroblasti si
conoscono poco, ma la tensione meccanica è certamente importante. Un altro fattore
importante è il PDGF (platelet derived GF)
Il modello a due stadi della differenziazione del miofibroblasto. In vivo, i fibroblasti
possono contenere actina sulla membrana ma non presentano fibre da stress e non
formano complessi di adesione con l’ECM. Sotto stress meccanico si differenziano in
protomioblasti che formano fibre da stress contenenti actina che terminano nel
fibronesso. Possono generare forza contrattile. Il TGF-ß1 aumenta l’espressione di
fibronectina e in presenza di stress meccanico provoca la trasformazione in
miofibroblasti differenziati che aumentano l’espressione di actina e di grossi complessi
di adesione. Questo aumenta lo sviluppo di forza e organizza la fibronectina
extracellulare in fibrille
Non è chiaro se i miofibroblasti e le cellule muscolari lisce (SM) siano tipi cellulari distinti oppure
se i primi non siano che un momento di uno spettro di differenziazione continua fra fibroblasto
e SM. Tale spettro potrebbe spiegare il processo di vasculogenesi nel quale le cellule SM della
media si differenziano da fibroblasti locali, come accade nell’ipertensione polmonare.
I risultati mostrano che la sintesi del collagene IV delle membrane basali si modifica sia a
livello di mRNA si a livello delle proteine in seguito a danno muscolare indotto dall’esercizio.
Il collagene fibrillare di I e III tipo è alterato solo a livello pretranslazionale. La MMP-2 che
degrada il collagene IV aumenta soprattutto nella parte rossa del quadricipite, dove il danno
cellulare è maggiore. Abbiamo anche dimostrato che l’espressione delle TIMP-1 e TIMP-2, le
proteine che inibiscono la degradazione dell’ECM aumenta in momenti diversi del processo di
degenerazione e rigenerazione del muscolo danneggiato.
TRANSLATIONAL PHYSIOLOGY
The history of matrix metalloproteinases: milestones, myths, and misperceptions
Rugmani Padmanabhan Iyer, Nicolle L. Patterson, Gregg B. Fields, and Merry L. Lindsey
Am J Physiol Heart Circ Physiol 303: H919–H930, 2012 .
La famiglia delle MMP comprende ora 25 membri, non tutti presenti nell’uomo. Sono stati
identificati 5 sottogruppi: collagenasi, gelatinasi, matrilisine, stromolisine e MMP di
membrana. Per essere classificato come MMP un enzima deve avere i seguenti requisiti: 1)
proteolisi di almeno un componente dell’ECM; 2) il sito attivo dipende dallo zinco; 3)
attivazione da parte di proteinasi o organomercuriali; 4) inibizione da parte dell’acido etilen
diamino tetra acetico, 1,10 fenantotriolina e una TIMP (inibitore tissutale delle MMP); 5) la
sequenza del cDNA omologa alla MMP-1.
Substrati. Non è vero che le MMP degradano solo le proteine dell’ECM: la loro azione sulle
proteine superficiali delle membrane cellulari è un meccanismo importante per la regolazione
delle attività delle cellule. La proteolisi può stimolare o inattivare particolari segnali
intracellulari, come quelli che provocano apoptosi o autofagia.
Attivazione: non è vero che le MMP si attivino solo nell’ambiente extracellulare. L’attivazione
di proenzimi MMP avviene certamente fuori dalle cellule: plasmina, eparina e ossidanti
attivano MMP e molte MMP ne attivano altre. Vi sono però eccezioni e molti enzimi possono
essere attivati all’interno delle cellule.
Le TIMPs: non servono solo per inibire le MMP, ma attivano anche fattori di accrescimento,
stimolano i fibroblasti e la loro differenziazione in miofibroblasti.
Table 6. MMP and TIMP cell expression (known cardiovascular cell expression)
MMP Additional Names Cell Expression
-1 Collagenase-1; fibroblast collagenase Endothelial, fibroblasts, macrophages
-2 Gelatinase A; 72-kDa type IV collagenase Endothelial, fibroblasts, platelets, T lymphocytes
-3 Stromelysin-1 Endothelial, fibroblasts, macrophages, vascular smooth muscle
-7 Matrilysin Macrophages
-8 Collagenase-2; neutrophil collagenase Neutrophils, endothelial, fibroblasts
-9 Gelatinase B; 92-kDa type IV collagenase Neutrophils, endothelial, eosinophils, macrophages, T
lymphocytes
-10 Stromelysin-2 Fibroblasts, T lymphocytes
-11 Stromelysin-3 Fibroblasts
-12 Macrophage elastase Macrophages, stromal cells
-13 Collagenase-3 Fibroblasts
-14 MT1-MMP Fibroblasts, macrophages
-15 MT2-MMP Fibroblasts, macrophages
-16 MT3-MMP Fibroblasts, macrophages, vascular smooth muscle
-17 MT4-MMP Eosinophils, lymphocytes, monocytes
-18 Xenopus laevis collagenase-4 Xenopus expression only
-19 RASI-1 Vascular smooth muscle, endothelial, monocytes
-20 Enamelysin Endothelial
-23 CA-MMP Unknown
-24 MT5-MMP Unknown
-25 MT6-MMP Neutrophils, monocytes
-26 Matrilysin-2 B lymphocytes
-27 CMMP/MMP-22 Fibroblasts
-28 Epilysin Cardiomyocytes, macropahges, T lymphocytes
TIMP-1 Collagenase inhibitor Leukocytes, fibroblasts, mesenchymal stem cells, vascular
smooth muscle
TIMP-2 Fibroblasts, macrophages, vascular smooth muscle
TIMP-3 Fibroblasts, pericytes
TIMP-4 Cardiomyocytes, lymphocytes, macrophages, mast cells, vascular
smooth muscle
Note that the absence of a cell in the list means either that the MMP is not expressed by that cell type or MMP expression in that cell type
has not been studied
Eventuali usi terapeutici: l’idea che tutte le MMP abbiano funzioni negative è sbagliata e
quindi non è detto che tutte le MMP debbano essere comunque bloccate se possibile. Sono
state provate molte TIMP e piccole molecole sintetiche per bloccare le MMP nel cancro,
nell’artrite e nelle malattie cardiovascolari, ma con scarso successo, per varie ragioni.
È necessario chiarire il ruolo delle MMP nella progressione delle malattie cardiovascolari:
quando e dove sono espresse MMP e TIMP, con che sequenza temporale. I diversi tipi di
cellula vanno e vengono e le cellule si differenziano nel tempo e tutto questo cambia
l’espressione di MMP e TIMP. Per esempio, i fibroblasti stimolati con il fattore di crescita
derivato dalle piastrine (PDGF) esprimono MMP -1, -2, -3, -11, -14 e TIMP-1 e-2 ma non MMP-
9. Ma se il fibroblasto si differenzia in miofibroblasto, allora produce MMP-9 in risposta al
PDGF.
From mechanical loading to collagen synthesis, structural changes
and function in human tendon
M. Kjær, H. Langberg, K. Heinemeier, M. L. Bayer, M. Hansen, L. Holm, S. Doessing, M. Kongsgaard, M. R. Krogsgaard, S. P. Magnusson
Scand J Med Sci Sports 2009: 19: 500–510 doi: 10.1111/j.1600-0838.2009.00986.x
Dati recenti nell’uomo indicano che il tessuto tendineo risponde con variazioni del
metabolismo al carico tensile. Il tessuto tendineo è soggetto a carico tensile ed è costituito
soprattutto da molecole di collagene fibrillare (tipo I e III). Il collagene è prodotto dai
fibroblasti tendinei, che sono sistemati in parallelo lungo la direzione principale del tendine;
le cellule hanno una forma allungata, con nuclei appiattiti e allungati e protrusioni
citoplasmatiche di actina. I fibroblasti tendinei interagiscono con l’ECM con accoppiamenti
cellula-matrice e costituiscono una rete cellulare lungo tutto il tendine.
Il tessuto adiposo (AT) risponde in maniera rapida e dinamica alle variazioni quantitative degli
alimenti con ipertrofia e iperplasia degli adipociti e così svolge un ruolo importante
nell’omeostasi energetica dell’organismo. Il rimodellamento dell’AT è un processo continuo che
è patologicamente accelerato nell’obesità. Non sempre però l’espansione dell’AT è di carattere
patologico. Nei roditori le variazioni dell’AT sono estremamente rapide: 24 ore di digiuno
comportano una forte perdita di massa di AT e un rimodellamento acuto con infiltrazione di
macrofagi. D’altra parte 24-48 ore di esposizione ad una dieta ricca di grassi aumenta subito le
dimensioni degli adipociti. L’infiltrazione di macrofagi nell’AT in espansione è un fenomeno
fisiologico importante che avvia una risposta infiammatoria predisponente all’insulino
resistenza.
L’espansione dell’AT (ipertrofia e iperplasia) ha moltissimi effetti, come ipossia, morte degli
adipociti, secrezione di chemochine e sregolazione dei flussi di acidi grassi. In questo quadro, i
macrofagi devono creare un ambiente permissivo al processo di rimodellamento. Gli adipociti
quindi sono i primi responsabili del reclutamento di macrofagi (AT macrophage: ATM). La
necrosi degli adipociti causata dall’ipertrofia e accelerata dall’obesità è un potente stimolo che
regola l’infiltrazione di ATM. È stato visto che i macrofagi si aggregano e formano delle
strutture a corona intorno alle cellule necrotiche, quindi si fondono, inglobano le goccioline di
peptidi e formano sincizi multinucleati. La morte degli adipociti lascia una gocciolina di grasso
non ricoperta da proteine, come all’interno delle cellule, e priva di lipasi che possano idrolizzare
i trigliceridi. La rimozione di queste gocce di grasso è un aspetto integrale del rimodellamento
dell’AT.
Regolazione chemiotassica – le cemiochine sono piccole molecole proinfiammatorie che
mobilizzano i macrofagi dal midollo osseo
Ipossia – l’ipertrofia dell’AT genera delle aree di micro ipossia locale fin dall’inizio
dell’espansione del tessuto: questo è stato riscontrato anche nell’uomo, dove si vede che l’AT è
poco ossigenato in condizioni di obesità. Un fattore importante nell’ipossia tessutale è HIF-1,
che regola direttamente molti geni come quelli che producono leptina e VEFG. In un modello di
ratti obesi non sono stati trovati componenti dell’angiogenesi e della via glicolitica, ma un
risposta fibrotica esaltata con aumento di lisil ossidasi, elastina, collagene I e III, TIMs e fattore di
crescita del tessuto connettivo. Quindi l’ECM accumula fibre di collagene e subisce una
trasformazione fibrotica che stimola la risposta infiammatoria.
Flusso di acidi grassi – Gli FFA depositati in forma di trigliceridi nell’AT sono rilasciati dagli
adipociti ipertrofici mediante lipolisi a digiuno: alcuni si depositano nel fegato e altri sono
ossidati in vari organi. Molti però sono riesterificati negli adipociti. Gli FFA che rimangono liberi
nell’AT contribuiscono ad attivare la risposta infiammatoria.
L’obesità si accompagna alla trasformazione dei macrofagi da uno stato antiitnfiammatorio (M2)
che si accumula in periodi di bilancio energetico negativo ad uno stato proinfiammatorio (M1)
tendente all’insulino-resistenza.
Bisogna fare un’importante distinzione fra l’espansione buona (fisiologica) del pannicolo
adiposo e quella cattiva (patologica). L’espansione buona è un aumento della massa del
pannicolo per reclutamento di precursori degli adipociti, insieme ad altre cellule stromali
nelle giuste proporzioni e successiva vascolarizzazione, minima induzione di ECM ed
infiammazione. La forma cattiva consiste in una rapida crescita del pannicolo per
ingrandimento delle cellule preesistenti, un alto grado di infiltrazione di macrofagi, poco
sviluppo di vasi e fibrosi massiva, infiammazione cronica e infine resistenza insulinica.
Un organo come l’AT deve essere in grado di rimodellarsi molto rapidamente e rilasciare o
accumulare grandi quantità di lipidi ricchi di calorie che possono essere fortemente
citotossici. Perciò è necessaria una sequenza di eventi ben organizzati fra diversi tipi
cellulari, fra i quali si possono inserire vari eventi patologici.
Subcutaneous Adipose Tissue Remodeling during the Initial Phase of Weight Gain
Induced by Overfeeding in Humans
M. Alligier, E. Meugnier, C. Debard, S. Lambert-Porcheron, E. Chanseaume, M. Sothier, E. Loizon, A. Ait Hssain, J. Brozek, J.-Y. Scoazec, B. Morio,
H. Vidal, and M. Laville
J Clin Endocrinol Metab, February 2012, 97(2):E183–E192