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INTRODUZIONE AL TEATRO DELLANIMA

COME IMPARARE A CONOSCERE I PERSONAGGI DEL PROPRIO TEATRO INTERNO E DIVENIRE REGISTI DELLA PROPRIA VITA

Lorella Paola Betti


Edizioni LiberArsI

Lorella Paola Betti


INTRODUZIONE AL TEATRO DELL'ANIMA
COME IMPARARE A CONOSCERE I PERSONAGGI DEL PROPRIO TEATRO INTERNO E DIVENIRE REGISTI DELLA PROPRIA VITA

Edizioni LiberArsI

2011 2012 Lorella Paola Betti 2011 2012 Edizioni Liberarsi Prato (www.liberarsi.com)

MCN: CH6PA-J9HUB-UTH9R

Prima edizione digitale: dicembre 2011 Copertina: Immagine per gentile concessione di Jolanda Richter, "Apotheose", Oil on canvas, 80 x 80 cm, www.jolanda.at
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte del libro pu essere riprodotta, archiviata o trasmessa in nessuna forma e con nessun mezzo elettronico o meccanico, n fotocopiata o registrata, senza il permesso scritto dell'editore.

Indice
1. Animo molteplice.....................................................................3 2. Punti di vista............................................................................5 3. Subpersonalit.........................................................................8 4. Attaccamenti..........................................................................11 5. Cambiare abito.......................................................................14 6. Uscire dall'illusione e dalla paura...........................................16 7. In cerca della nostra vera identit..........................................20 La foglia e l'albero.................................................................24 La cellula e il corpo................................................................25 8. Resistenze al sublime..........................................................27 9. Nobili attori............................................................................30 10. Con quali modalit il regista si avvicina all'autore................32 Per proseguire............................................................................41 Vocabolarietto psicosintetico 43

L'autrice
Lorella Paola Betti, autrice e regista teatrale. E anche counsellor psicosintetico professionista, regolarmente iscritta al C.N.C.P. (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti). Presidente dell Associazione Culturale Nuova Colmena. Da anni crea e conduce percorsi di ricerca ed evoluzione interiore integrando tecniche psicologiche a quelle teatrali e di scrittura creativa. E autrice di racconti, testi teatrali e saggi sulla crescita personale.

1. Animo molteplice
Se osserviamo con onest e senza pregiudizi noi stessi e gli altri possiamo facilmente constatare che la vita davvero un grande teatro dove ognuno di noi rappresenta e recita costantemente varie parti e personaggi sia con se stesso che con lambiente circostante. S, non siamo unentit monolitica, bens la nostra identit molteplice, dinamica ed composta da una miriade di elementi diversi e contrastanti; da un miscuglio di tendenze in conflitto luna con laltra; da una congrega eterogenea di personaggi, che, come in una rappresentazione teatrale, si avvicenda instancabilmente sul palcoscenico della nostra coscienza. E noto che il nostro "io" (o centro di coscienza), quando ancora non consapevole di essere lo schermo e non le mutevoli immagini che a ritmo veloce lo attraversano, sidentifica totalmente con questi volubili, incostanti contenuti della personalit passando automaticamente dalluno allaltro. Si pu, quindi, affermare che spesso il nostro "io" si lascia vivere, anche se ha limpressione di vivere, e, piuttosto che recitare consapevolmente le proprie parti, si lascia recitare inconsapevolmente da questi eccentrici personaggi, i quali, impossessandosi della sua volont, lo fanno girare a loro piacimento come una marionetta.
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In definitiva: spesso non siamo "padroni in casa nostra", o meglio (visto il taglio teatrale di questo breve scritto) non riusciamo ad essere "registi nel nostro teatro interno", di conseguenza non siamo in grado di dirigere bene gli attori della nostra rappresentazione. Per farci unidea della molteplicit di elementi che dimora in noi e di quante parti, proprio come degli attori, recitiamo nella vita, sufficiente osservare, per esempio, il nostro comportamento: non siamo certo gli stessi quando ci troviamo in famiglia oppure al lavoro; ad un congresso oppure ad una festa da amici. Inoltre avvengono in noi dei veri e propri cambiamenti, delle mutazioni immediate e repentine, delle trasformazioni tempestive e veloci, a seconda della persona (o dellambiente) con cui entriamo in rapporto. S, proprio come degli attori, a seconda delle persone con cui ci relazioniamo o delle situazioni che viviamo, assumiamo una parte oppure unaltra e la recitiamo pi o meno consapevolmente dato che non recitare non possibile nella vita come afferma saggiamente Assagioli tanto vale imparare a recitare bene! Per imparare a recitare bene nella vita dobbiamo prima di tutto comprendere cosa ci disturba e soprattutto perch quel qualcosa o quella parte o quel ruolo ci disturba oppure, per contrario, perch ci esalta

2. Punti di vista

"Non siamo disturbati dalle cose" - ha scritto Epitteto "ma dallopinione che ci facciamo delle cose"1. Soffermiamoci un momento ad esaminare un semplice esempio affinch questo basilare concetto divenga subito chiaro e funzionale. Credo vi sia capitato almeno una volta nella vita di incontrare qualcuno che vi abbia parlato con disistima e risentimento di un amico che invece voi da sempre reputate corretto ed affidabile. Bene, provate a ricordare quellepisodio: ecco, siete per strada o in un bar o ad una festa e qualcuno inizia a parlare con modalit aggressive, denigratorie di un amico verso il quale nutrite profonda stima ed affetto. Dopo il vostro iniziale disagio, scoprite in seguito, approfondendo il dialogo, che il vostro amico in passato ha in qualche modo, chiss, magari anche involontariamente, impedito al vostro interlocutore di raggiungere un obiettivo desiderato. A causa di questa frustrazione il vostro interlocutore si convinto che il vostro amico sia malvagio e lo detesta. Questa opinione non si basa, quindi, su considerazioni di carattere oggettivo, quali la valutazione di qualit e difetti del
1 Epitteto - Epitteto (in greco ) stato un filosofo greco antico,
esponente dello stoicismo, vissuto sotto lImpero Romano.

vostro amico, bens sul fatto che questultimo ha in qualche modo frustrato alcune sue aspettative. Poniamo ora il caso che il vostro interlocutore non abbia in futuro lopportunit di elaborare allinterno di s laccaduto e leventualit che i due si rincontrino dopo un lungo lasso di tempo; ebbene: il soggetto in questione giudicherebbe ugualmente malvagio ed inaffidabile il vostro amico secondo i criteri della sua passata esperienza, senza neppure valutare la possibilit che nel corso del tempo il vostro amico potrebbe anche essere cambiato. Orbene: la sua reazione non avverrebbe quindi propriamente nei confronti del vostro amico, ma sarebbe dettata esclusivamente dallopinione che il vostro interlocutore si fatto di lui basandosi su una reazione cieca originaria, e quindi prevenuta. Stesso identico meccanismo, logicamente, per una situazione contraria: qualcuno vi parla con profonda stima ed ammirazione di una persona che invece voi reputate scorretta, inaffidabile e verso la quale nutrite disistima e avversione. In definitiva: sia linterlocutore "frustrato" che quello "gratificato" non reagiscono alla "persona in se stessa", ma al giudizio che internamente hanno emesso su di lei basandosi su avvenimenti che hanno pi o meno deluso o appagato i loro bisogni ed aspettative. In effetti, se ci riflettiamo, tutti noi spesso istintivamente cerchiamo di sistemare il mondo a nostro piacimento, cercando di attrarre ci che piacevole e di respingere ci che spiacevole ed etichettiamo "buono" ci
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che va incontro alle nostre esigenze e "cattivo" ci che invece vanifica e delude i nostri desideri, sogni e progetti. Infatti, quando ci capita di affermare con nonchalance che "tutto soggettivo" intendiamo semplicemente dire che in fondo tutti noi abbiamo tante opinioni in merito "a questo" e "a quello", che tante cose o situazioni ci disturbano, mentre altre invece ci esaltano, e tutto ci unicamente secondo latteggiamento interiore (o personaggio) che assumiamo entrandoci in relazione. E cos, a causa del "personaggio" (o punto di vista) da cui filtriamo ogni volta la realt, talora la vita ci appare una mirabile avventura degna di essere vissuta e goduta, talaltra invece una vera e propria fregatura, una disperazione o una noia mortale. Questi "punti di vista" (o aspetti di noi) colorano, quindi, fortemente la nostra percezione del mondo; inoltre influenzano, logicamente, anche il nostro comportamento e il nostro modo di essere. E ovvio che, conseguentemente, per ognuno di questi contenuti interiori sviluppiamo unimmagine corrispondente di noi stessi, e, congiuntamente ad essa, anche un insieme di stati danimo; gesti; tensioni sia psichiche sia fisiche; abitudini; pensieri; opinioni.

3. Subpersonalit

Questo "raggruppamento" (o coacervo) di elementi, aggregandosi tra loro, organizza di per s una specie di "piccola personalit" o "personalit in miniatura", oppure come la chiamiamo nella Psicosintesi - una "subpersonalit". E cio: "una piccola personalit" (pi o meno completa) che sta sotto, o meglio, coesiste allinterno della nostra pi grande personalit. Pi precisamente: allinterno di noi, nellambito della nostra vasta e variegata personalit (contenitore) convivono, parlano e si muovono diverse subpersonalit (contenuti) ed ognuna di esse ha un proprio stile con i suoi bisogni, sogni, desideri, richieste; insomma: possiede una sua propria "motivazione", spesso assai differente dalle altre. E vero, siamo una sinfonia: tanti suoni, tanti strumenti albergano in noi e quando il direttore dorchestra presente, sveglio, musicisti e strumenti saccordano tra loro e suonano musiche stupende; quando invece questultimo sonnecchia o dorme, ogni elemento dellorchestra va per conto suo e, addio, celestiali armonie! S, siamo davvero un "grande teatro": tanti "attori" popolano la nostra interiorit e, senza il regista, solitamente si azzuffano per predominare la scena, oppure signorano; talvolta invece dialogano ma senza comprendersi, recitando pi o meno bene la loro parte per poi ritornare dietro le quinte.
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Sono "attori" di natura e valore diversi, ognuno con le proprie caratteristiche e la propria posizione da mantenere. Senza dubbio c differenza tra un ruolo e/o una funzione che rivestiamo nella vita, - per esempio: lidentificazione che operiamo con la nostra professione (avvocato, insegnante, manager, scrittore, e via dicendo) ed una subpersonalit che, nascendo da ataviche paure o dalla frustrazione di bisogni primari, d luogo allinterno di noi a vere e proprie strutture di sofferenza, - per esempio: lidentificazione che talvolta operiamo con quei contenuti che ci fanno sentire insicuri o inadeguati o perdenti o inappagati. Comunque, qualunque sia la natura, il carattere o il valore di una sub-personalit, identificarsi ogni volta con essa (o con un gruppo di esse) significa andare inevitabilmente incontro ad un miraggio, ad un abbaglio. E importante per precisare che lidentificazione che mettiamo in atto nei confronti di questi mutevoli, impermanenti personaggi un processo inevitabile e, temporaneamente, pu anche accrescere il nostro senso di identit; addirittura farci sentire pi forti, soprattutto nel caso di un aspetto cui siamo particolarmente affezionati o di un modello vincente che ci assicura il riconoscimento e lapprovazione degli altri. Anzi, corretto puntualizzare che non possibile crescere, durante la parabola del nostro percorso evolutivo, senza identificarsi con queste vitali parti di noi. Tuttavia crescendo ci rendiamo gradualmente conto che (dato che ogni cosa muta e cessa di esistere, sia un stato danimo che un ruolo
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o una funzione) attaccarsi e/o aderire in modo totale ed incondizionato ad uno di essi significa immancabilmente subire il dolore di una perdita. Ed proprio qui, in questo dolore, in questa sofferenza, che sinserisce labbaglio, il vero ostacolo da superare: comprendere che quelle che talvolta ci appaiono le nostri parti migliori e che pi di tutte ci assicurano identit, sono, dallaltro lato, i nostri aspetti pi pericolosi, poich in modo subdolo e raffinato, spacciandosi caparbiamente soltanto per virt, bloccano il nostro cammino, la nostra crescita. Spesso, infatti, crediamo di soffrire per un ruolo - "amato", dato che ci assicura prestigio e identit - che improvvisamente non possiamo pi espletare - (per esempio: un manager che perde il posto di lavoro; un personaggio famoso che non riesce pi ad ottenere successo) o per una funzione che dobbiamo abbandonare (sempre a titolo esemplificativo: una madre che non accetta che il figlio sia ormai adulto e desideri andarsene di casa; un padre iperprotettivo che non vuole prendere coscienza che il figlio non ha pi bisogno della sua protezione) - insomma, spesso ci affliggiamo quando la vita ci impone svolte e cambiamenti senza renderci conto che la vera causa della nostra sofferenza deriva dal tradire - con radicate abitudini a posizioni ormai obsolete - il nostro essere pi profondo; dal rinnegare e dal mutilare la nostra pi vera ed alta identit. Anche qui utile soffermarci un momento sul concetto di "attaccamento" ed esaminarne alcuni aspetti in modo da rendere in seguito pi fruibile e significativa queste breve introduzione al nostro teatro interno.
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