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Sommario
Libera e Bella a Palazzo Chigi di Diego Novelli.......................................................................pag.1 Terrorismo, presagio di un prossimo futuro? di Nicola Tranfaglia..............................................pag.3 In nome di Placido e di Salvatore di Igor Staglian.....................................................................pag.4 Grillini: giovani e maschi di Cinzia Sciuto...................................................................................pag.5 Pd, la solitudine che non c' di Giorgio Merlo.............................................................................pag.6 Fiat, addio Piemonte. Arriva la Wolkswagen di Giulia Zanotti...................................................pag.8 Tobin tax, primo s dal Parlamento Europeo di Elisa Bellardi....................................................pag.8
Il "cantiere" per preparare e lanciare il debutto di Montezemolo la Fondazione "Italia futura" che conterebbe gi 50 mila iscritti ed in procinto di aprire sedi locali per il reclutamento di imprenditori, professionisti, docenti e ricercatori universitari e manager. Le teste d'uovo che governano la Federazione sono l'economista Nicola Rossi, parlamentare in carica ex PD con Andrea Romano, docente all'Universit Tor Vergata, gi editor all'Einaudi nonch ex dirigente di una sezione del partito di Bersani e, durante il governo D'Alema, assistente del Presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Coordina il vertice della Fondazione Federico Vecchioni gi presidente della Confagricoltura. Dopo la caduta di Berlusconi la cerchia dei collaboratori della Fondazione si allargata acquisendo personaggi del mondo imprenditoriale e di quello universitario: l'elenco abbastanza ricco e si pu conoscere attraverso il sito di Italia Futura. Ma chi e, soprattutto, cosa ha alle spalle l'uomo che quanto prima verr presentato come il salvatore della patria? Alcune sue caratteristiche calzano a pennello con il clima politico che stiamo vivendo. Il suo ufficio marketing ha gi pronti i messaggi promozionali: uomo di media et, bella presenza, dinamico, veloce e sportivo come una Ferrari, mai stato iscritto ad un partito, imprenditore, capace di affrontare senza vincoli di sorta le grandi riforme strutturali che il paese attende, cambiando anche la Costituzione. Avendo fiutato l'aria che tira Berlusconi si gi dichiarato di essere pronto per dare vita ad una lista civica nazionale capitanata da Montezemolo. Ma veniamo al nuovo (si fa per dire) personaggio Montezemolo. Ha iniziato la sua ascesa nel mondo imprenditoriale alla Fiat dopo l'era Valletta: lo volle personalmente Gianni Agnelli all'ufficio stampa della grande industria torinese. Chi ha avuto rapporti con lui per ragioni professionali, rilev subito un cambiamento rispetto gli anni della "guerra fredda"e delle discriminazioni praticate dalla Fiat con tutti i mezzi (licenziamenti per rappresaglia, reparto confino, l'utilizzo di provocatori come Edgardo Sogno e Luigi Cavallo). Era la nuova stagione di Umberto Agnelli, che aveva voluto al suo fianco alcuni uomini provenienti dalla scuola olivettiana. Dur poco. Dopo il breve passaggio di Carlo De Benedetti (100 giorni come Napoleone) e la decisione di "Umbertino" di farsi eleggere per la DC in parlamento, sal al vertice, con irruenza, Cesare Romiti subito soprannominato dai vecchi operai torinesi dell'officina 32 di Mirafiori "sgiafela leun" schiaffeggiatore di leoni. I rapporti tra "Libera e bella" e "sgiafela leun " non furono dei pi idilliaci e ne troviamo conferma nel recentissimo libro di Romiti "Storia segrete del capitalismo italiano" a pagina 88. Cesarone come viene chiamato all'Unione industriale di Torino, racconta un aneddoto avvenuto a casa di Caterina Caselli presenti Craxi, Berlusconi e Montezemolo. Alla domanda di Bettino chi fosse il pi bugiardo tra il cavaliere e Luca, Romiti rispose "sono due grandi bugiardi, ma se proviamo a tirare una moneta in aria, sono sicuro che cadendo rimarrebbe dritta". Con un metodo che gli era congeniale (sperimentato anche per far fuori Ghidella) Romiti scopr qualche interesse di Montezemolo extra aziendale facendolo saltare. Ma i veri "segreti di un'epoca" li ha svelati il libro di Giogo Garuzzo, scomparso rapidamente dalle 2
librerie, nel quale l'ex direttore generale descrive la Fiat dall'interno: l'entrata e l'uscita di Carlo De Benedetti, il licenziamento in tronco di Ghidella (con 100 miliardi di buona uscita versati in Svizzera), gli scontri tra Umberto Agnelli con Romiti; la "marcia dei quarantamila" tutt'altro che spontanea, organizzata personalmente da Carlo Callieri capo del personale; la corruzione negli acquisti, il lavoro nero, parte degli stipendi dei dirigenti pagati estero su estero; le inchieste giudiziarie all'epoca di tangentopoli. Montezemolo, prima di assumere la presidenza di Confindustria e successivamente passare alla Ferrari, si fatto le ossa in questo ambientino rappresentato dall'impero Fiat. Ecco perch qualcuno pensa che abbia il pedigri adatto per fare il presidente del Consiglio.
hanno - d'accordo peraltro con il governo americano - contro l'ipotesi dell'ingresso del Partito comunista italiano nella maggioranza parlamentare e i rapporti molto fitti che pure ci sono tra il partito cattolico e quello comunista che si concreta - proprio nel 1978 - nell'importante visita che il leader della destra comunista (il futuro presidente della repubblica) Giorgio Napolitano, di ottenere - pur dopo una lunga attesa - il visto necessario per recarsi negli Stati Uniti invitato da alcune prestigiose universit di quel paese. I misteri che ancora avvolgono - come parere ancora della grande maggioranza degli storici, oltre che della famiglia dello statista ucciso dai brigatisti, danno il senso - contenuto anche nei telegrammi dell'ambasciata americana e delle risposte del Dipartimento di Stato - della contrariet della presidenza Carter all'ingresso del PCI nella maggioranza parlamentare e quindi alla strategia, perseguita da alcuni anni dall'uomo politico pugliese, di coinvolgere l'opposizione comunista nel governo nazionale sia pure attraverso un cammino graduale e fasi diverse (di cui Roberto Ruffilli, ucciso nel 1987 dalle Brigate Rosse avrebbe illustrato gli aspetti concettuali). I giudizi che l'ambasciata americana e pi ancora il Dipartimento di Stato di Washington tracciano su Bettino Craxi ("un anticomunista in cerca di fondi") e su altri uomini politici del tempo e l'ultima parte, pi frammentaria del libro su rapporti dalle provincie) fanno capire al lettore come il giudizio sul partito cattolico al potere da oltre trent'anni tenda a diventare complessivamente negativo e ponga al governo degli Stati Uniti problemi che, nei decenni precedenti, non si erano mai posti. Insomma quello che si pu dire a questo punto che, da una parte, il libro di Molinari diventa una fonte utile per i nostri studi sui rapporti tra l'Italia e gli Stati Uniti negli anni cruciali del terrorismo, ma, dall'altra, che, proprio in quell'anno cruciale, si gioca il destino non soltanto di un uomo politico centrale per il governo nell'Italia repubblicana ma anche di quelle forze (politiche e sociali) che lottavano per il cambiamento in senso democratico e progressivo di un paese troppo spesso assediato, dopo la seconda guerra mondiale, da tentativi di golpe autoritari, da misteri irrisolti, da associazioni eversive che volevano ritornare indietro e non attuare i principi fondamentali della costituzione democratica del 1948. Perci parliamo oggi di un anno importante - il 1978, con il caso Moro - per la storia dell'Italia repubblicana. Nel senso che la gravit della crisi attuale - caratterizzata dalla vicinanza del baratro economico, dal peggiorare continuo dei conflitti sociali, dalla distanza ormai quasi abissale tra la realizzazione del bene comune da parte delle classi dirigenti e la condizione di vita della maggioranza degli italiani - non lascia ancora intravvedere l'uscita positiva da parte del nostro Paese. In questa condizione ragionevole ipotizzare l'azione di forze occulte che nel passato hanno sempre interferito, negli ultimi anni del ventesimo secolo come nei primi anni del ventunesimo, su una democrazia debole e troppo sensibile agli interessi privati dei potenti.
intimidazioni dei boss. Fino al sequestro del 10 marzo 1948, quando fu prelevato all'alba da una squadra capeggiata da Luciano Leggio, detto Liggio, predecessore di Tot Riina e Bernardo Provenzano a capo della mafia corleonese. Lo picchiarono, lo trascinarono a Rocca Busambra, vicino a una foiba, lo finirono spaccandogli la testa con una pietra e lo gettarono nel fosso. lui che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano onora oggi, gioved 24 maggio, coi funerali di Stato a tre anni dal recupero delle sue ossa avvenuto nel settembre 2009, sessantuno anni dopo il sequestro e l'omicidio del sindacalista condannato a morte dalla mafia per essersi battuto a favore di una legge che concedeva la terra ai contadini. Ci sar modo, prima durante o dopo la cerimonia solenne, di ricordare l'altra vittima di quell'alba tragica? Salvatore Letizia il 10 marzo del '48 aveva nove anni. Pascolava le sue quattro capre quando vive il massacro di Rizzotto. E guard in faccia gli aguzzini di Placido, firmando, con quella presenza casuale, la sua sentenza di morte. Fu il notabile Michele Navarra, medico del paese e trait-d'union tra potere ufficiale e potere mafioso, a far prelevare il piccolo Salvatore. Col pretesto di un controllo delle convulsioni provocate dalla sua denutrizione, lo fece portare in ospedale e lo uccise con le sue mani iniettandogli una bolla d'aria in vena. stata anche questa l'Italia che ha ricordato ieri Giovanni Falcone Francesca Morvillo e la loro scorta, e ricorda oggi Placido Rizzotto. Qualcuno si ricordi anche di quel bambino, e renda onore anche a Salvatore Letizia.
Va abbastanza di moda tra alcune donne stracciarsi le vesti ogniqualvolta in qualsiasi contesto non siano adeguatamente rappresentate le donne. Non c' convegno, manifestazione, rivista, trasmissione televisiva (Fazio e Saviano inclusi) che non abbia sperimentato le aspre contestazioni di chi accusa organizzatori, autori, direttori ecc di non invitare donne, che pure meriterebbero di stare il quel consesso. Regnerebbe dunque una sorta di "complotto maschilista", pi o meno consapevole, per non dare adeguata rappresentazione alle donne. Secondo questa interpretazione le donne autorevoli e meritevoli nei vari ambiti ci sono gi, solo che chi gestisce le leve del potere non vuole o non sa riconoscerle. Questa ipotesi per non spiegherebbe la totale assenza di donne tra i candidati del M5S. Il movimento nasce come filiazione dai meetup di Grillo, che erano incontri spontanei di fan del comico genovese, che poi man mano si sono stabilizzati e in alcune realt territoriali hanno dato vita alle liste elettorali. I candidati sono nati da l, da quelle riunioni informali, nelle quali, immagino, non saranno mancate le donne. E allora perch nel "salto" alla candidatura sono letteralmente sparite? La mia ipotesi che negli ultimi anni si sia verificata in Italia una lenta ma inesorabile regressione della vita delle donne nel privato. Complice la crisi economica, sempre pi donne non lavorano o hanno lavori precari che rendono la gestione della propria vita un esercizio di equilibrismo e molte, sempre di pi, smettono di lavorare quando diventano madri. E il nastro della storia si riavvolge, facendo tornare le donne tra le mura di casa. un fenomeno graduale, perci molto difficile da cogliere guardando la realt da vicino. Ma le statistiche lo confermano. Questo ritorno al privato travolge anche l'impegno politico: nel paese in cui mi sono trasferita da meno di un anno le donne in consiglio comunale appena eletto saranno 2 su 17. E alle elezioni comunali i consiglieri sono scelti con le preferenze. Se le donne che erano in lista non moltissime a dir la verit non sono state in grado di raccoglierle, forse perch la donna in politica ancora percepita come un corpo estraneo, e non solo dalla vecchia politica. Il M5S sarebbe stato il luogo ideale per l'emergere di giovani donne lavoratrici impegnate in una esperienze politiche innovative. Se questo non si verificato, la mia paura che sia sintomo di una forte regressione, che in atto da anni, tanto da poterne gi vedere i frutti in un neonato movimento politico che si pone l'obiettivo di cambiare radicalmente la vecchia politica. E forse non basta prendersela con chi maschio di solito, ma non necessariamente non saprebbe "valorizzare" le donne, dando loro visibilit e ruoli che meritano. Finch nell'organizzare un convegno, nello scrivere un programma, nel ragionare sul sommario di una rivista, ma anche nel preparare una lista elettorale saremo costretti a fare un scelta di genere, "sforzandoci" di trovare donne da inserire significa che c' ancora una grande lavoro da fare prima.
Certo, il tutto attraverso alleanze con partiti, movimenti e liste civiche che, comunque, hanno visto nel PD il perno essenziale della coalizione riformista e democratica nel nostro paese. Eppure il PD "non ha vinto"; " sempre pi solo" e, soprattutto, destinato a "subire lo stesso epilogo degli altri partiti". Questi i commenti pi gentili. Al di l del normale turpiloquio e degli insulti di Grillo e della sua carovana. Orbene, forse giunto il momento di affrontare di petto la questione della cosiddetta "solitudine" del Partito Democratico. Mi limito a due sole considerazioni per smontare questa fantasiosa ricostruzione che, semmai, ha un solo obiettivo. Colpire indiscriminatamente il PD per affossare definitivamente il sistema dei partiti e sostituirlo con uno scenario che a tutt'oggi ancora misterioso ed indecifrabile. Ora, la prima considerazione molto semplice. Il PD, sempre dati alla mano, ha conquistato, seppur con l'apporto degli alleati, molti comuni che prima erano governati dal centrodestra e si conferma alla guida di molte citt. Certo, il partito di Grillo ha vinto come stravinse la Lega nel '93 e ha conquistato importanti comuni come Parma. Ma confondere la realt dei fatti con il desiderio sempre un metodo che rischia di portare al travisamento della realt. In secondo luogo indubbio che il PD deve costruire una coalizione di governo, riformista e democratica. Necessariamente, com' altrettanto ovvio, con altri partiti. Anche perch in Italia, da quando vige la democrazia parlamentare, la politica sempre stata sinonimo di politica delle alleanze. E anche in vista delle elezioni del 2013 sar indispensabile costruire un sistema di alleanze. E qui c' il nodo politico di fondo che andr sciolto nelle prossime settimane. E cio, per semplificare, una coalizione di governo che ripropone l'ormai ingiallita foto di Vasto? Un'alleanza che riproponga, seppur senza ammetterlo, l'inguardabile Unione di prodiana memoria? O un'alleanza che, come dice giustamente Bersani, unisce progressisti e moderati per dar vita ad una efficace e credibile ricetta riformista per il governo del nostro Paese? Dalla risposta a queste domande noi sapremo quale sar il profilo della nostra democrazia e, soprattutto, il programma di governo che caratterizzer la prossima legislatura. Ma accusare di "solitudine" il PD per l'esito del voto di maggio quantomeno ingeneroso. Dopodich indubbiamente vero che l'ondata, pesante e saggiamente orchestrata, di criminalizzazione di tutto ci che vagamente riconducibile alla politica tradizionale rischia di avere effetti devastanti e destabilizzanti per l'intero sistema politico italiano. E a questa campagna demolitoria e generica il PD deve dare una risposta seria, coerente e convincente. A cominciare dalla trasparenza nel condurre l'attivit politica, nell'uso delle risorse interne, nell'essere ancorati ad una precisa opzione riformista e ad una seria volont di cambiamento che non abbia, per, un intento puramente distruttivo. Del resto, l'obiettivo dei vari cantori televisivi e giornalistici che predicano attraverso una violenza verbale che rasenta lo squadrismo una palingenesi totale del sistema politico, pu creare un clima tendenzialmente ingovernabile e privo di ancoraggi. Ed proprio in un contesto come quello contemporaneo che necessaria la presenza di un partito che d garanzie sul terreno del governo e stabilit sul fronte democratico come il PD. Che, con altre forze altrettanto responsabili e affidabili, rappresentano un pilastro essenziale per far ripartire il sistema Italia senza fughe in avanti, senza avventurismi e, soprattutto, senza prestarsi ad operazioni che possono indebolire e annebbiare la nostra democrazia. Altro che la "solitudine" del PD!
Ci sono state per alcune modifiche e il campo di applicazione della tassa stato esteso. La tassa, infatti, verrebbe applicata prima di tutto sulle attivit finanziarie emesse fuori dall'Unione ma oggetto di transazione da parte di banche europee. A pagare, secondo le direttive del Parlamento, sarebbero quindi anche quelle banche situate fuori dall'Unione Europea, ma che comprano e vendono attivit finanziarie emesse dall'Ue. Una misura controversa, che sta sollevando un polverone. Alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, non sono d'accordo. Altri, invece, sostengono che sia utile a finanziare il bilancio comunitario. Secondo la Commissione Europea la Tobin tax potrebbe fruttare 55 miliardi di euro l'anno.
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