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Venerd, 15 Giugno 2012 www.nuovasocieta.

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Sommario
Pi gente ci entra pi bestie ci sono di Diego Novelli...............................................................pag.1 Cassano, Cecchi Paone e i froci in nazionale di Giulia Zanotti................................................pag.2 Una lezione dalla torre di Roberta Covelli....................................................................................pag.3 Crisi: pi ammortizzatori sociali per i giovani di Cesare Damiano.............................................pag.3 Su la testa compagni della sinistra! di Diego Novelli...................................................................pag.4 A Monti lo spread non fa paura: Pronte nuove misure per la crescita di Beatrice Lavinia Melis..............................................................................................................................................pag.5 Allarme Lagarde: tre mesi per salvare l'euro di Giulia Zanotti....................................................pag.6

Pi gente ci entra pi bestie ci sono


di Diego Novelli Venghino, venghino, cos ricordo all'ingresso di una grande tenda di un circo equestre un signore con il cappello a tuba, una redingote nera, un gilet rosso, pantaloni gialli infilati dentro a due stivaloni. Era l'imbonitore che, con un altoparlante a tromba, di zinco, invitava il pubblico ad entrare per assistere allo spettacolo che stava per iniziare. Ed aggiungeva: Avanti, signore e signori, bambini, c' posto per tutti: pi gente ci entra, pi bestie ci sono. Voleva dire che maggiore era la affluenza, pi animali venivano esibiti nello spettacolo. Questo antico ricordo adolescenziale mi tornato alla mente leggendo oggi su "Il fatto quotidiano" (diventato di fatto l'organo del Movimento Cinque Stelle) che a vele spiegate stanno entrando sotto il grande tendone del circo di Beppe Grillo alcuni personaggi della fauna politica italiana noti per le loro transumanze. Ultimi in ordine di tempo Willer Bordon e Fabrizio Rondolino. Il primo, gi sindaco di Mestre, ex deputato del Pci, dopo la bolognina nel Pds, poi passato con Rutelli, poi scomparso dalla scena per qualche tempo. Ora l'eclettico Bordon ritornato in pista scagliandosi contro tutti i partiti, esaltando la performance del comico genovese, unica speranza di salvezza per l'Italia. 1

Ed ecco al suo fianco Fabrizio Rondolino, in giovent dirigente nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, poi funzionario a botteghe oscure nel Pci, per diventare successivamente uno dei pi stretti collaboratori di Massimo D'Alema a Palazzo Chigi. Rifiut la fusione a freddo i Ds con la Margherita diventando una firma importante de "Il Giornale", l'organo della famiglia Berlusconi. Recentemente con un altro stretto collaboratore di D'Alema, gi assessore di Bassolino a Napoli (Claudio Velardi, sponsor della presidente del Lazio Polverini) ha fondato un'agenzia online chiaramente orientata in modo speculare al suo recente passato politico. Venghino, venghino....

Cassano, Cecchi Paone e i froci in nazionale


di Giulia Zanotti Diciamocelo, erano iniziati in modo strano questi Europei di calcio per la nostra nazionale. Un pareggio soddisfacente con la Spagna campione del mondo e l'attenzione di stampa e tifosi tutta concentrata sulle gesta all'interno del rettangolo verde. Niente polemiche, niente gossip, niente scandali da sempre immancabili "compagni di avventura" degli azzurri. Cos a distrarre dal prossimo impegno contro la Croazia ci ha pensato un due di eccezione: Alessandro Cecchi Paone e Antonio Cassano. Ho avuto una relazione con un calciatore della nazionale ha dichiarato ieri il giornalista da sempre impegnato in una battaglia a favore del comingout. Una vera e propria dedizione la sua tanto che parlando degli azzurri ha stilato una classifica. Si scopre cos che sarebbero due i gay della nazionale, un bisessuale e tre metrosexual (pazienza che il termini indichi solo un uomo che cura molto il suo aspetto, senza nessun riferimento all'orientamento sessuale della persona). Ma se gi le parole di Cecchi Paone avevano infiammato giornali e tv, Antonio Cassano non stato da meno. Intervistato in conferenza stampa sull'ipotesi della presenza di gay in squadra ha risposto: Son froci, problemi loro. Se l'ha detto Cecchi Paone che c' stato. Un'uscita poco fortunata, quella del fantasista di Bari vecchia, ma che non pu essere giustificata come l'ennesima "cassanata". vero, il calciatore si poi scusato per l'infelice dichiarazione affermando di non voler discriminare n offendere nessuno. Eppure, mentre riparava al danno le sue dichiarazioni avevano gi fatto il giro del mondo ed erano giunte a chiss quanti milioni di fan. Ragazzini che sognano di giocare sugli stessi campi e con la stessa maglia di Cassano: per loro Fantantonio pi che un calciatore, un idolo, un modello anche fuori dal rettangolo verde. E forse questo l'attaccante azzurro non l'ha ancora capito. Utilizzare il termine "froci" non solo un problema semantico: nel momento in cui sei il numero 10 della nazionale un problema di coscienza. Perch quella parola ha gi fatto il giro del mondo, gi entrata nelle orecchie di tanti bambini che magari lo useranno contro l'amichetto rivale nella partite pomeridiane ai giardinetti. "Se lo dice Antonio lo ripeto anche io". Un messaggio che ha ben compreso l'allenatore Cesare Prandelli che pochi mesi fa invitava i gay del calcio a uscire allo scoperto senza vergognarsi della propria sessualit. Lo stesso che ha fortemente voluto che i suoi ragazzi visitassero il campo di sterminio di Auschwitz per prendere coscienza di cosa sia stato l'olocausto. E chiss se Antonio Cassano mentre passava sotto la scritta "Arbeit Macht Frei" e mentre camminava tra le vie di quella "citt dell'orrore" si per caso posto il problema di quanti "froci" siano stati torturati e uccisi in quel luogo.

Una lezione dalla torre


di Roberta Covelli Il "calati giunco che passa la piena" non sola prerogativa delle comunit dove la mafia detta legge, ormai diventata un'esigenza della nostra societ fondata sul profitto. E, cos, stato fatto sapere a quei ferrovieri che non si sono piegati agli 800 licenziamenti e alla cancellazione dei treni notte, che gli ultimi ad essere assunti saranno proprio loro, quelli che una notte di dicembre sono saliti sulla torre faro della stazione centrale di Milano e chi li ha sostenuti sotto la torre. Poco importa se il ripristino delle tratte sia dovuto proprio a loro e non a chi ha preferito pazientare e sottostare ancora una volta alla logica di rassegnazione e spersonalizzazione che il mondo del lavoro impone come regola basilare. Oliviero, Carmine, Giuseppe, Rocco, Stanislao, Massimo e tutti i lavoratori che non si sono sottomessi, hanno lottato e stanno lottando non soltanto per riottenere il proprio posto di lavoro, ma perch una rivoluzione culturale investa il mondo occupazionale. Non so se ne siano del tutto consapevoli, ma con le loro famiglie a festeggiare il Natale in tenda, con le e-mail dei figli attaccate alla cucina, con i resoconti che parlano di dolori fisici, di freddo, di caldo, stanno rinnovando la concezione stessa di lavoro, che negli anni diventato, non un profilo necessario ma limitato dell'uomo, ma una macchina infernale che toglie alle persone gli anni migliori. Una rivoluzione, s, quella dei lavoratori della torre, per smettere di definire i licenziamenti come tagli di organico o razionalizzazione di risorse umane. Una rivoluzione che un Presidente della Repubblica troppo occupato ad abbracciare calciatori non in grado di imporre a dirigenti senza scrupoli e a governanti banchieri. "Erano completamente isolati dalla nazione, immersi in un ambiente generale di stanchezza, di indifferenza, di ostilit, eppure hanno resistito per un mese." scriveva Gramsci degli operai della Fiat in sciopero nel 1921. I ferrovieri sulla torre resistono da sei mesi: tocca a noi impedire che la loro, che non pi resistenza, ma rivoluzione, sia immersa in un ambiente generale di stanchezza, di indifferenza, di ostilit, gi denunciato, a fine gennaio, da Oliviero: "Il gelo che c' qua, paragonato al gelo della politica rispetto a questa vertenza, devo dire che niente..."

Crisi: pi ammortizzatori sociali per giovani


di Cesare Damiano Dati poco incoraggianti sulla disoccupazione e sui redditi delle famiglie arrivano da Bankitalia, Svimez e Istat. Il primo Istituto segnala negli ultimi dieci anni, a fronte di un aumento del 6% del reddito medio delle famiglie, un calo del 3% di quello delle famiglie operaie. Un chiaro segnale di aumento delle disuguaglianze. Svimez indica che oltre 200 mila famiglie conoscono il dramma disoccupazione, con un aumento del 40% tra il 2008 e il 2011. 3

Infine l'Istat lancia ancora una volta l'allarme giovani: negli ultimi tre anni cresce di quasi l'8% il tasso di disoccupazione e aumenta il numero di coloro che il lavoro non lo cercano e hanno smesso di studiare. Per questo insistiamo sul fatto che il governo adotti prontamente politiche di stimolo allo sviluppo e che gli ammortizzatori sociali previsti dalla nuova riforma siano maggiormente inclusivi per i giovani che perdono il lavoro.

Su la testa compagni della sinistra!


di Diego Novelli Con la caduta del muro di Berlino e lo sfascio dell'Unione Sovietica e di tutti i paesi del "socialismo reale", non morto n stato sepolto il comunismo, cio l'idea che da duemila anni ha ispirato movimenti di popoli, intere comunit, singoli individui aspiranti ad un mondo diverso, non fondato sull'egoismo, sulla prevaricazione e sullo sfruttamento degli uni sugli altri, bens improntato alla giustizia, all'uguaglianza, al rispetto, alla fraternit e, perch no, all'amore per il prossimo. Diceva Giacomo Matteotti (chiamato l'Apostolo del Socialismo):L'idea che in me non muore. Infatti quella sua idea di giustizia sociale, di riscatto delle plebi (come cantavano le leghe operaie nell'Ottocento, che avevano come simbolo "il sol dell'avvenire"), di amicizia tra i popoli, contro tutte le guerre pi che mai attuale. La turbolenza sociale, politica e morale che stiamo vivendo il segno inequivocabile della crisi del modello di societ in cui viviamo. la crisi dell'ultimo stadio del capitalismo, quello finanziario, della grande speculazione dei mercati, dello strapotere di piccoli gruppi che dominano il mondo ad est come ad ovest. Ogni giorno milioni di creature soffrono la fame, vivono di stenti nell'abbruttimento non solo delle favelas, ma anche lungo le strade delle pi importanti metropoli dagli sfolgoranti grattacieli. La stratificazione dei cosiddetti poteri forti parte dalla cima della piramide della societ e scende sino ad ambire settori che oggettivamente hanno interessi contrapposti ma che per cupidigia o semplicemente perch manipolati dai piani superiori pur di difendere il lori status quo sono disponibili a qualsiasi avventura politica. Il rigurgito, a cui stiamo assistendo, di populistico rifiuto della politica tout court, senza alternative, un segnale pi che illuminante. Anzich cercare di individuare le cause che generano il fondatissimo malessere, ci si limita a combattere frontalmente gli effetti: si picchia sulla sella anzich cercare di capire perch il ronzino zoppicante o addirittura pi non cammina. Quando qualche stolto politologo, filosofeggiando, ci vuole far credere che sinistra e destra sono due categorie vetuste, superate, oppure sostiene che le "classi" non esistano pi (gli operai sarebbero un reperto da museo) altro non fa che mettere puntelli al traballante modello sociale. E nel momento in cui l'edificio non pi ben saldo nelle sue fondamenta si ricorre a qualsiasi mezzo pur di tenerlo in piedi, tanto pi quando la Politica latitante nell'esercizio delle sue specifiche funzioni. Leggere la realt, rendere coscienti i cittadini della polis di ci che sta accadendo, individuare con chiarezza le cause ed indicare i provvedimenti da perseguire. La dignit umana deve essere posta al centro di ogni diritto, di ogni politica, di ogni dinamica sociale ed economica. 4

Va messo sul conto, per, che se questo postulato (tra l'altro sancito a chiare lettere dalla Costituzione della nostra Repubblica) viene perseguito con coerenza e fermezza produce una reazione uguale e contraria di tutte le forze che temono di perdere il loro status di controllo e di privilegio nella societ. Cos accaduto non molti anni fa di fronte alla spinta riformatrice del decennio Settanta. La stagione del compromesso storico, delle amministrazioni di sinistra, le grandi riforme come il servizio sanitario nazionale, lo statuto dei diritti dei lavoratori, la trasformazione del diritto di famiglia, i decreti delegati nella scuola, la "legge Basaglia", i processi di modernizzazione della produzione nel Paese, il divorzio, il diritto all'aborto, le nuove forme di democrazia partecipata nelle fabbriche con la sostituzione della vecchia Commissione Interna con i consigli dei delegati e nelle grandi citt la nascita dei comitati spontanei di quartiere. In sintesi: democrazia e partecipazione. Si sono messi in atto tutti gli strumenti, anche i pi atroci, per fermare quel processo: stragismo, terrorismo nero e rosso, P2, mafia, criminalit comune, corruzione, eccetera eccetera. Ma se con la memoria andiamo a rivisitare ci che a scuola non ci stato insegnato scopriamo che duemila anni fa il progresso del primo cristianesimo stato soggetto ed interpretato come una dottrina egalitaria e dunque latrice di un messaggio sociale e rivoluzionario, tant' che venne perseguitato sino a quando la struttura rappresentativa di questo movimento avviato da un uomo chiamato Ges di Nazareth assunse definitivamente un potere temporale con il Papa Vittore I (189-198) il quale impose la volont romana degli imperatori. E la Chiesa Cattolica di Roma stata sempre come istituzione schierata dalla parte dei pi forti, tranne la breve parentesi del Concilio Vaticano Secondo ben presto messo in soffitta. Oggi pi che mai giunto il momento, "approfittando" della crisi che ci coinvolge per tirare su la testa non temendo di dichiararsi di sinistra e di voler cambiare (come dicono i giovani) il mondo. La disastrosa esperienza del "socialismo reale" nel corso della quale stata stuprata la parola comunismo, non pu essere motivo di vergogna o di pentimento per chi si sempre ostinato a credere nei valori dell'uomo, delle sue necessit e delle sue aspirazioni.

A Monti lo spread non fa paura: Pronte nuove misure per la crescita


di Beatrice Lavinia Melis Proseguire coerenti con i piani stabiliti e con l'Europa. questo l'imperativo del premier Mario Monti che ha relazionato alla Camera quanto emerso dal vertice europeo per la crisi. Siamo molto sereni per il modo in cui l'Italia oggi si presenta nel quadro internazionale e ai mercati internazionali ha detto il presidente del Consiglio sottolineando come il nostro Paese gode di una buona stabilit per quel che riguarda le banche e di tassi di disoccupazione pi bassi che in altri stati. Una situazione, secondo il capo di governo, frutto dell'impegno congiunto di istituzione, che hanno evitato aiuti esterni come ha fatto invece Atene, e cittadini. Gli sforzi che il popolo italiano fa sono duri da accettare - ha ammesso - ma sarebbero stati pi duri e 5

maggiore l'alienazione e la ripulsa se si fossero dovuti accettare come in Grecia. Monti ha poi annunciato che nei prossimi verranno varate nuove misure per la crescita. Un passo molto importante in una fase delicata dal momento che lo spread tornato a salire raggiungendo picchi che non si toccavano da alcuni mesi. Un fatto, secondo il premier, dovuto a turbolenze del mercato europeo connesse alla situazione della Grecia e non tanto all'Italia e che si potrebbe risolvere a breve. Se dal consiglio europeo del 28 ci sar un credibile pacchetto europeo sulla crescita e se si recepisce una prospettiva di sviluppo, allora - ha sottolineato - lo spread italiano diminuir. Insomma, bando ai pessimismi Monti si dice sereno sul futuro dell'Italia: infondo, baster raddoppiare gli sforzi e la fatica.

Allarme Lagarde: tre mesi per salvare l'euro


di Giulia Zanotti Sar un'estate rovente per i Paesi dell'Unione Europea. Infatti, secondo Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, i prossimi tre mesi saranno decisivi per il futuro dell'euro. Un allarme che l'economista lancia da Washington avvertendo come se entro settembre non saranno prese delle contromisure il destino della moneta unica sar quello di scomparire. Lagarde ha poi dato anche consigli ai governi del Vecchio Continente per uscire dall'impasse. A partire da un risanamento graduale e fermo delle proprie economie, evitando per le misure drastiche che causerebbero solo recessione e favorendo invece quelle volte alla crescita. Suggerimenti anche alla Grecia, finora il Paese pi colpito dalla crisi dell'eurozona. A tale proposito per la direttrice del Fmi la situazione di Atene non migliorer se non si attuer un piano antievasione che faccia pagare le tasse in modo giusto a tutti i cittadini. Mentre su una possibile uscita del Paese ellenico dalla moneta unica per Lagarde si tratta solo di una questione di scelte e pesi politici, non economici. Insomma, per l'economista il futuro dell'Europa unita e della sua moneta sembra nelle mani della buona volont dei governi e soprattutto in quelle del cancelliere tedesco Angela Merkel, secondo Lagarde l'unica donna forte che sa tenere le redini in un mondo dominato dagli uomini.

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