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FENOMENO FRANOSO SUL VERSANTE NORD-OCCIDENTALE DEL MONT DE LA SAXE NEL COMUNE DI COURMAYEUR
Courmayeur, 1 aprile 2011
Indice Inquadramento geologico e geomorfologico Analisi geomorfologica di dettaglio Analisi dati strutturali di terreno Interpretazione dinamica Indagini geognostiche Indagini idrogeologiche di superficie Indagini idrogeologiche profonde Rete di monitoraggio Volume di riferimento per la valutazione dellarea di invasione Aggiornamento aree invasione
CARTA GEOLOGICA
Inquadramento geologico dellarea Unit Elvetiche: 3) graniti del M. Bianco. Unit Ultraelvetiche: 5) copertura sedimentaria del M. Chetif; 6) porfiroidi e micrograniti del M. Chetif; 7) calcescisti, scisti argillosi e calcari; 8) calcari; 9) scisti argillosi neri. (tratto da De Giusti et al., 2005).
A scala regionale, la storia glaciale pleistocenica ha lasciato le impronte pi pervasive nel paesaggio geomorfologico: ampie masse glaciali hanno ripetutamente occupato il sistema vallivo valdostano durante il Pleistocene medio e superiore; nellarea del M. Bianco rimangono evidenze soprattutto dellultima espansione glaciale (LGM, circa 14.000 anni BP, Porter & Orombelli, 1982) durante la quale il grande ghiacciaio che scendeva dal massiccio ricopriva i rilievi fino a una quota di 2700 m circa (riferita allattuale topografia). Tale occupazione, seppure in misura minore, perdurata per le fasi tardiglaciali (circa 10.000 anni BP) durante le quali le lingue glaciali si attestavano a Courmayeur raggiungendo una quota tra i 1600 m e i 2000 m nella Val Ferret (Porter & Orombelli, 1982).
Ricostruzione topografica del ghiacciaio del M. Bianco durante la massima avanzata (A: 14.600 13.200 anni BP). La pulsazione di Courmayeur (B) e quella di Planpincieux (C), entrambe attorno a 10.000 anni BP. Orografia: Col Ferret (CF), M. Dolent (MD), Grand Rocher (GR), Grandes Jorasses (GJ), Dente del Gigante (DG), M. Chetif (CH), Monte Bianco (MB), Mont Favre (MF).
Alla scala dello spartiacque sinistro della Val Ferret (di cui il Mont de la Saxe rappresenta lestremit meridionale) acquistano maggiore importanza gli elementi relativi alla dinamica gravitativa, la quale ha guidato il modellamento del rilievo montuoso durante tutto lOlocene (e probabilmente almeno durante le fasi tardiglaciali), come testimoniato dalle numerose evidenze di deformazione gravitativa lungo tutto lo spartiacque. Nel suo complesso, il rilievo in oggetto si presenta in uno stato di detensionamento, caratterizzato da una estensione trasversale rispetto alla sua direzione maggiore, come testimoniano la distribuzione delle forme di modellamento a cui si accompagna una generalizzata fratturazione/disarticolazione delle rocce del substrato (Giardino et Al. 2004). Tale situazione di instabilit gravitativa pre-determinata in larga misura dalla vicinanza del Fronte Pennidico e dalla zona di taglio neotettonica al margine del M. Bianco lungo le valli Veny e Ferret; parallelamente anche dallenergia di rilievo che andata aumentando in Val Ferret per lapprofondimento glaciale del fondovalle e inoltre dal rilascio tensionale legato alle fasi di deglaciazione. I condizionamenti strutturali e geomorfologici hanno determinato per il rilievo in oggetto unevoluzione deformativa secondo un meccanismo di flexural toppling. Lo stato di deformazione coinvolge ampiamente il versante sinistro della Val Ferret, ed tale da essere stato interpretato come Deformazione Gravitativa Profonda di Versante (DGPV) nellInventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI, Ratto et al., 2007).
Gli elementi superficiali distintivi della D.G.PV. sono rappresentati dalle numerose depressioni allungate parallele allo spartiacque, accompagnate da scarpate in contropendenza; inoltre il settore di cresta soggetto ad ampi sdoppiamenti, evidenza superficiale dellestensione cui soggetto il rilievo.
Alla deformazione gravitativa profonda del rilievo in generale, si accompagnano locali, ma ben evidenti fenomeni dinstabilit gravitativa superficiale, prevalentemente distribuiti al piede del versante. In particolare va segnalata lattivazione della scarpata principale che borda verso valle il rilievo del Mont de Saxe, che d origine principalmente a frane di crollo e di colamento; tale situazione appare favorita da altri concomitanti fenomeni geomorfologici ed idrogeologici, quali: la spiccata attivit erosiva indotta dalla tendenza alla migrazione verso sinistra (SE) della Dora di Ferret, (a causa della continua ed abbondante alimentazione dei conoidi fluvio-glaciali che si originano dai bacini glaciali del M. Bianco; la circolazione idrica sul versante, che si realizza ora in condizioni superficiali, ora in profondit, a seconda dei caratteri di permeabilit dei depositi di copertura e degli ammassi rocciosi, sfruttandone le discontinuit strutturali e i caratteri litologici e determinando localmente la deposizione di coltri di travertino. La tendenza allinstabilit gravitativa si probabilmente instaurata con la de glaciazione dellLGM e ha avuto fasi di attivit differenziata per magnitudo e durata durante lOlocene.
Le scarpate espongono un substrato roccioso costituito da scisti carbonatici (variabili tra calcarei ed argillosi) ben foliati, la cui scistosit varia da sub-verticale (con direzione circa 60N) a reggipoggio con immersione verso SE; il substrato si presenta ben fratturato lungo il coronamento, mentre pi allinterno del corpo di frana si presenta con fratture aperte e con porzioni interamente disarticolate.
Limite sinistro
Il limite sinistro della frana si presenta discontinuo e orientato circa E-W; questo non sempre riconoscibile sia perch discontinuo, sia perch completamente vegetato. caratterizzato da una serie di scarpate e trincee orientate mediamente in direzione NESW, le quali accomodano un movimento di estensione verso NW, diagonale rispetto al limite in oggetto. Lestensione visibile lungo ogni scarpata del limite sinistro quantificabile in genere in pochi metri a definire una deformazione contenuta. Il limite termina a ridosso della scarpata di piede a quota di circa 1650 m, dove questa articolata da una profonda incisione.
Limite destro
Il limite destro si presenta pi continuo rispetto al sinistro ed orientato in direzione NW; questo limite articolato in una successione di scarpate e trincee che ne conferiscono un aspetto gradinato verso valle. Levidenza del margine inoltre esaltata, nella parte alta, da una morfologia del corpo di frana pi depressa rispetto al versante in posto e dalla situazione opposta sotto i 1800 m di quota, dove laccumulo di frana principale si presenta particolarmente rigonfio.
Settore centrale
Il settore centrale del corpo di frana caratterizzato da una morfologia pi dolce, dallassenza di affioramenti del substrato roccioso e in generale dallassenza di tracce morfologiche di deformazione; tale situazione interpretabile come dovuta alla presenza di un potente corpo colluviale originatosi dalla disgregazione del substrato scistoso che ricopre le morfologie preesistenti. La porzione inferiore-settentrionale del settore centrale inoltre caratterizzata dalla diffusa presenza di depositi glaciali indifferenziati e dai suoi prodotti colluviali; questi sono costituiti in affioramento da blocchi eterometrici, subarrotondati di litotipi granitici (di probabile origine dal massiccio del M. Bianco), la cui matrice in genere non visibile.
Settore di piede
Il piede della frana caratterizzato dalla presenza di unampia e continua scarpata, di forma arcuata, orientata in direzione NNW-SSE (nella parte pi occidentale) e NESW (nella parte pi settentrionale); questa impostata lungo il substrato di scisti e si sviluppa per altezze di almeno 50-75 m. La base ricoperta da ampio materiale detritico accumulatosi per larretramento della scarpata stessa; tali falde detritiche raggiungono estesamente il fondovalle. Linstabilit della scarpata evidenziata dalla presenza di fenomeni di distacco, di volumetria variabile, i quali talvolta possono raggiungere il fondovalle. Lungo la scarpata sono state riconosciute delle superfici di discontinuit nel substrato che separano porzioni sane (sotto) da porzioni fratturate (sopra); tali superfici sono disposte a franapoggio meno inclinato del pendio: queste sono state interpretate come laffioramento di superfici di movimento della frana.
Per quanto riguarda la distribuzione delle giaciture dei dati strutturali raccolti sul terreno, si nota unabbondanza dei piani rilevati (che possono essere considerati nel complesso discontinuit dellammasso) con direzione NE-SW e variabili tra reggipoggio (soprattutto scistosit del substrato) e franapoggio (soprattutto piani di taglio). La scistosit a reggipoggio molto inclinata / subverticale a ridosso del coronamento, mentre negli affioramenti lungo la frana e ai fianchi di questa risulta meno inclinata, in accordo con un meccanismo di ribaltamento; a valle del piede la scistosit risulta nuovamente molto inclinata, nei settori non interessati dal ribaltamento. I piani a basso angolo e a franapoggio sono ben visibili lungo la scarpata frontale della frana e sul fianco destro, negli affioramenti rocciosi che bordano verso N laccumulo; questi hanno inclinazioni variabili ma comprese tra 20 e 40, allincirca parallele al versante. Le orientazioni dei piani di frattura risultano maggiormente disperse e, bench lammasso sia molto fratturato, raramente si riconoscono ampi e ben definiti piani di fratturazione.
INTERPRETAZIONE DINAMICA
Sulla base dei dati rilevati sul terreno e derivati da fotointerpretazione, si propone uninterpretazione del fenomeno franoso di Mont de la Saxe; le evidenze geomorfologiche suggeriscono una suddivisione dellarea in frana in diversi settori caratterizzati da differenti tipi di movimento, stile di deformazione e grado di evoluzione. Il fenomeno franoso in oggetto si imposta in un contesto di generalizzata deformazione per DGPV (settore 1) localmente gi collassato (settore 2). Nel dettaglio si riconosce unampia fascia nella parte superiore e settentrionale della frana (settori 3a, 3b, 4) in cui prevale il ribaltamento e in cui la componente legata allo scivolamento diventa via via pi importante scendendo verso valle; la parte centrale (settore 5) caratterizzata da una deformazione tipo scivolamento, senza apparente disarticolazione dellammasso; al margine settentrionale e in una limitata fascia tra i ribaltamenti superiori e lo scivolamento della parte centrale (settori 6a e 6b) si riconoscono fenomeni di colamento superficiale caratterizzati da rapide velocit di deformazione; in corrispondenza della scarpata frontale del fenomeno (settore 7) si assiste ad unevoluzione per disgregazione e crollo delle porzioni rese pi instabili dalla deformazione dei settori sovrastanti.
I settori 3a-3b sono interessati da ribaltamenti flessurali guidati essenzialmente dalla scistosit subverticale a direzione NE-SW; il substrato tende a ribaltare inclinando la scistosit a reggipoggio; date le scadenti caratteristiche del materiale e la preesistenza di superfici di discontinuit, il ribaltamento flessurale non si esplica in maniera solidale su tutta la porzione di versante, ma secondo una deformazione differenziale che in parte utilizza superfici a franapoggio inclinate come il versante. Leffetto di locali scivolamenti lungo le superfici a franapoggio, con il materiale traslato che in parte scivola e in parte ribalta. In tal modo, la roccia passa prima da fratturata(RF) a rilasciata (RR) poi, in prossimit di alcune scarpate (preesistenti o di neoformazione per effetto dei movimenti gravitativi sopra descritti) la roccia si disarticola (RD) e collassa completamente. Lestensione dellammasso roccioso verso valle prodotta dal ribaltamento e dallo scivolamento genera verso monte lapertura di ampie trincee; allinterno di queste il materiale sprofonda con effetti di rotazione (verso monte e/o verso valle) dei blocchi superficiali come registrato dalla deformazione del fusto delle conifere.
Il settore 3b caratterizzato da una successione di scarpate-trincee che testimoniano una deformazione per ribaltamento flessurale accompagnato da scivolamento; sulla base dei dati del sondaggio meccanico lo spessore risulta dellordine dei 70 m.
Il settore 4 rappresenta levoluzione del settore 3 per effetto del ribalt./sciv.; riconoscibile un materiale estremamente deformato che attualmente scivola lungo le superfici a franapoggio. I settori 4 e 5 sono separati da un limite morfologico netto che mostra evidenze estensionali in quanto i settori 4 e 5 sono caratterizzati da vettori di spostamento divergenti e da differenti velocit.
Il settore 5 interessato da unevoluzione per scivolamento; la geometria del movimento potrebbe essere interpretata come planare secondo uninterpretazione dei dati provenienti dalle indagini geofisiche. Il materiale coinvolto costituito da ampie coltri colluviali generate a spese del substrato roccioso e dei depositi glaciali, la parte detritica pi grossolana presente in profondit e porzioni di materiale roccioso disarticolato risultano imballate nei prodotti detritici. Lassetto geomorfologico di questo settore differisce dai precedenti perch il movimento gravitativo ha sostanzialmente preservato le originarie forme e i depositi di copertura. Si tratterebbe in pratica di un settore di versante originariamente caratterizzato da cospicui lembi di depositi glaciali appoggiati su superfici di erosione a geometria concava. La massa franosa in questo settore scivola su una superficie meglio definita rispetto ad altri settori di versante e viene posta a circa 70 m di profondit sulla base della stratigrafia del sondaggio meccanico. Tale superficie affiora al piede della frana, dove separa roccia sana da roccia fratturata e rilasciata e riutilizza superfici strutturali a franapoggio visibili negli affioramenti rocciosi sul fianco nord della frana. Il movimento appare comunque condizionato dal ribaltamento flessurale che caratterizza lintero versante. La porzione inferiore del settore 5 rappresenterebbe un settore di particolare ribaltamento dellammasso roccioso sulle cui parti pi prominenti si registrerebbe una spinta da parte della massa instabile per effetto dello scivolamento. Questo fenomeno appare testimoniato da i repentini passaggi tra porzioni rocciose sane, fratturate e rilasciate con locali ribaltamenti associati ad aperture di cavit in cui si concentrano i frammenti rocciosi destabilizzati.
I settori 6a e 6b sono caratterizzati da una deformazione per colamento superficiale il movimento condizionato dalla presenza di abbondanti coltri di materiale fine (prodotti colluviali del substrato, depositi glaciali), molto sensibili alla presenza di acqua. Gli spessori coinvolti non sono conosciuti ma su basi morfologiche si ritiene siano dellordine della decina di metri (10-20 m). Le velocit superficiali sono conosciute per il solo settore 6a e variano tra 7-8 mm/giorno (maggio-giugno, max fusione neve) e circa 2 mm/giorno (estate-autunno). Il movimento sembra essere guidato, per il settore 6a, dal mancato contenimento della massa franata che supera la scarpata frontale mentre, per il settore 6b, dal continuo apporto di materiale disgregato dalle pareti sovrastanti.
Il settore 7 caratterizzato dallevoluzione gravitativa della scarpata frontale della frana; tale scarpata estesa alla base del versante, sia a sud che a nord, ha unaltezza media di circa 100 m ed generata dallerosione operata dalla Dora di Ferret (e anche dalla lingua cataglaciale della Val Ferret); attualmente la scarpata non pi in connessione diretta con la Dora ma prosegue la sua evoluzione regressiva, questa evoluzione comunque alimentata dal continuo ringiovanimento della scarpata operato dal movimento dei settori 4 e 5. I meccanismi di evoluzione sono rappresentati da processi di disgregazione fisica e crollo del substrato fratturato; il materiale cos prodotto si accumula alla base della scarpata a formare una fascia di detrito pi o meno potente. probabile che la maggior velocit di evoluzione del settore 4, rispetto al 5, determini una maggiore instabilit di quel tratto di scarpata e una maggiore velocit di evoluzione della scarpata.
INDAGINI GEOGNOSTICHE
INDAGINI GEOGNOSTICHE
Sondaggi a carotaggio continuo attrezzati con tubo inclinometrico e cavo estensimetrico
INDAGINI GEOGNOSTICHE
Rilievo strutturale delle fratture presenti nelle carote Determinazione RQD (percentuale di carota avente lunghezza >10cm)
INDAGINI GEOGNOSTICHE
INDAGINI GEOGNOSTICHE
INDAGINI GEOGNOSTICHE
INDAGINI GEOGNOSTICHE
Lo stramazzo in parete sottile consente misure pi precise e sistematiche. E indispensabile per misurare valori di portata elevati (dellordine delle decine di litri al secondo), ma consente di effettuare misure precise anche su portate di pochi litri al secondo adottando apposite sezioni di misura. Si tratta di una struttura formata da un canale aperto a sezione rettangolare, che consente di convogliare al proprio interno il flusso dacqua, e presenta un setto vicino allapertura di valle.
Il principio di funzionamento degli stramazzi come strumenti di misura di portata in un canale aperto si basa sulla misura dellincremento dellaltezza dacqua, dovuto allostruzione creata dallo stramazzo stesso nella corrente a pelo libero. Note le dimensioni dello stramazzo, le misure in situ consistono nel rilevamento dellaltezza del battente dacqua sopra lo stramazzo, possibilmente in un punto in cui lacqua si muove con flusso laminare e non disturbato. La barriera pu avere diverse forme, rettangolare piana o con apertura in mezzo rettangolare, triangolare o trapezoidale; il loro diverso utilizzo varia a seconda delle portate da misurare
Nella letteratura tecnica sono presentate varie formule per valutare la portata in funzione del tipo di stramazzo adottato. Le formule utilizzate sono le seguenti: per lo stramazzo in parete sottile con sezione rettangolare: Q = Ce(2/3)(2g)1/2Le He1,50 dove Ce un coefficiente ricavabile in funzione di una serie di rapporti tra le dimensioni dello stramazzo utilizzato, mentre Le e He rappresentano la larghezza e laltezza dellacqua allinterno dello stramazzo. per lo stramazzo in parete sottile con apertura triangolare: Q = Ce(8/15)(2g)1/2tan(/2)He2,50 dove langolo di apertura dello stramazzo, Ce sempre un coefficiente ricavabile in funzione di una serie di rapporti tra le dimensioni dello stramazzo utilizzato e He rappresenta laltezza dellacqua allinterno dello stramazzo.
Nei due grafici sottostanti sono diagrammate le portate misurate alle sorgenti 4 e 9+10 con il metodo degli stramazzi, alle sorgenti 12 e 13 con il metodo del contenitore di volume noto. Per le prime si osserva una decrescita pi o meno regolare dei valori di portata dallestate allautunno, coerente con un processo di esaurimento delle riserve accumulate con la fusione nivale tardo-primaverile. Per le seconde i valori di portata sono molto pi ridotti e presentano minori oscillazioni senza che sia osservabile un trend di esaurimento.
Interpretazioni In base allubicazione delle sorgenti, alle caratteristiche di portata e allassetto morfologico dellarea possibile ipotizzare le seguenti considerazioni: Le sorgenti 1- 5 rappresentano lemersione di condotti idrici impostati lungo le strutture distensive della dorsale di Mont de la Saxe, orientate NE-SW; la stabilit nel tempo di tale circolazione testimoniata dalle evidenze morfologiche dei corsi dacqua che si originano alle sorgenti. La sorgente 6, a carattere prettamente effimero, rappresenta lemersione di una piccola falda superficiale che si forma alla fusione della neve; analogamente le sorgenti cartografate nelle vicinanze della 6 e non rinvenute nel 2009 testimoniano la saltuariet degli apporti idrici in superficie. Le sorgenti 7-15 hanno uninterpretazione pi difficile in quanto possono rappresentare linsieme delle situazioni sopra descritte, a cui si possono aggiungere le acque ospitate nellammasso detritico / substrato fratturate che compone il versante in oggetto.
I dreni tubolari sono stati utilizzati anche per le prove con traccianti. Allinterno di due dreni stata inserita una sonda televisiva strumentata per il rilievo delle caratteristiche dellammasso roccioso in profondit. Sulle fotografie dei fori stata eseguita linterpretazione analitica delle fratture che consentir di ottenere rilievi geomeccanici completi su tutta la superficie indagata.
RETE DI MONITORAGGIO
Nellambito dello studio della frana di Mont de la Saxe, la rete di monitoraggio comprende: - Stazione topografica motorizzata con 25 prismi in frana; - Rete GPS automatizzata con 5 antenne in frana; - Rete GPS manuale con 9 capisaldi in frana e letture mensili; - Stazione GB SAR che illumina la maggior parte della frana e fornisce le serie storiche di 10 punti; - Rete INCLINOMETRICA manuale, installata nei tre sondaggi, a 2 letture mensili; - Rete ESTENSIMETRICA in foro, automatica, installata nei sondaggi; - Rete PIEZOMETRICA automatica, installata nei sondaggi.
Rete GPS manuale: vettori spostamento planimetrico dal 24/10/08 (13/08/09) al 31/12/09
max 2D (SX05): 1.2 m max 3D (SX05): 1.5 m
quota (m s.l.m.)
1542.45 1542.4 1542.35 1542.3 1542.25 1542.2 29/09/08 28/11/08 27/01/09 28/03/09 27/05/09 26/07/09 24/09/09 23/11/09 22/01/10 data
quota (m s.l.m.)
data
data
data
Sezione Long. AA
Sezione trasv. DD
Stato dellarte: metodi per la definizione di scenari evolutivi con aree di risentimento
Alcuni dei metodi esistenti per la previsione dellarea dinvasione delle frane: dell d Metodi statistici: statistici: basati sullanalisi statistica, tipicamente mediante regressioni lineari di dati di frane avvenute nel passato sull (Scheidegger, 1973; Li Tianchi, 1983; Govi, Mortara & Sorzana, 1985). (Scheidegger, Govi, Sorzana, Metodi statistico deterministici: deterministici: producono analisi statistiche corrette in base a diversi criteri non statistici (Hs, 1975, 1978; Davies, (Hs, Davies, 1982; Fang & Zhang, 1988; Dade & Huppert, 1998; Kilburn & Sorensen, 1998; Kilburn, 2001). Zhang, Sorensen, Kilburn, Metodi statistico morfologici: morfologici: procedono ad unanalisi statistica analogamente al gruppo precedente avendo per a priori suddiviso la un massa di dati in base alla morfologia del terreno (Nicoletti & Sorriso Valvo, 1991; Corominas, 1996; (Nicoletti Valvo, Corominas, Erismann & Abele, 2001). Metodi deterministici: deterministici: basati su modelli reologici che simulano il movimento del fenomeno gravitativo riproducendone matematicamente le condizioni (Perla et al.,1980; Rochet, 1987; Sousa & Voight, 1991; Hungr, 1995; Rochet, Hungr, Calvetti et al., 2000; ..),. ..),.
Linea di energia
Il concetto di linea di energia deriva dal modello a slitta per l'interpretazione dei fenomeni franosi (Sassa,1988; Canuti & Casagli, 1996). Sassa,1988; Casagli, La distanza di arrivo della frana e la velocit possono essere stimate tracciando una linea di energia passante per il centro di massa (CM) allinizio del movimento ed inclinata di un angolo fa sullorizzontale (CM) all sull (angolo di attrito apparente). Lenergia cinetica massima sviluppata dalla frana pertanto proporzionale L alla massima distanza fra il profilo topografico e la linea di energia; lenergia cinetica media l proporzionale invece allarea del settore compreso fra il profilo e la linea di energia. all
Metodo di Li Tianchi
Metodo basato su: modello di scivolamento su di un piano inclinato governato dallattrito di Scheidegger (1973) dall individuazione dellequazione della retta di correlazione esistente fra il coefficiente di attrito (f) ed il dell volume dei depositi (V) di un campione di 76 frane in roccia avvenute sulle Alpi con volumi maggiori di 106 m3 Li Tianchi individua correlazioni tra il volume (V) e: il rapporto tra laltezza di caduta e l la distanza di arresto (H/L) log (H/L) = A + B log V con A = 0,6640 e B = - 0,1529 la corrispondente superficie (S) log S = A + B log V con A = 1,8807 e B = 0,5667 la lunghezza del deposito di frana (La) log La = A + B log V con A = 0,8117 e B = 0,3218 la larghezza del deposito di frana (Wa) (Wa) log Wa = A + B log V con A = 1,069 e B = 0,2449
forma a T
Metodo di Corominas
Metodi basati su: teorie di Hs (1975): Le = L H / tg 32 (excessive travel distance ) distance ipotesi secondo la quale langolo denominato Fahrbschung, ovvero il rapporto H/L dipende da: l Fahrbschung, volume della frana - tipo di frana - ostacoli e costrizioni che la frana incontra lungo il percorso campione di 204 frane di diversa tipologia (valanghe di roccia, debris fow, scorrimenti, ecc.) con volumi fow, 1 m3 anche di 10
Corominas raggruppa le frane in 4 classi in funzione della tipologia di movimento e di ostacolo morfologico Dallanalisi di tutte le 204 frane assieme Dall conclude che: Anche per frane di diverso tipo il trend mostra una chiara proporzionalit inversa tra il rapporto H/L e V Frane con V molto diverso hanno lo stesso valore di H/L La diminuzione del valore di H/L con laumento del volume sembra seguire l una legge logaritmica o esponenziale senza bruschi gradini in corrispondenza di un particolare volume
1-Crolli in roccia e valanghe di roccia 2-Scorrimenti traslativi 3- Colamenti di fango e terra e scorrimenti di fango 4- Debris flow, scorrimenti di detrito e valanghe di detrito
Dalle analisi separate delle 4 classi di frane, mediante correlazioni tra H/L e V, Corominas ottiene le equazioni di regressione lineare per ciascuna tipologia di frana in funzione della presenza e del tipo di ostacolo morfologico: Log (H/L) = B + A Log V (con H e L in m e V in m3).