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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PALERMO FACOLT DI AGRARIA

TIROCINIO PRATICO APPLICATIVO

RELAZIONE SULLATTIVIT DI TIROCINIO PRATICO APPLICATIVO SVOLTO IN BURUNDI LE AZIENDE AGRICOLE DELLONG MAISON SHALOM DI RUYIGI

Tirocinante: IGNAZIO DASARO Tutor: Prof GIUSEPPE PROVENZANO

ANNO ACCADEMICO 2008/2009

INDICE
1 Introduzione...3 2 Agricoltura..............5 2.1 Generalit.5 2.2 Cenni sulla produzione agricola burundese e della provincia di Ruyigi....................................6 2.3 Organizzazione agricola della Maison Shalom...10 2.3.1 Azienda di Rutimbura10 2.3.2 Azienda di Nyamutobo...14 2.3.3 Azienda di Nyamutobo II...42 3 Gli allevamenti zootecnici....46 3.1 Generalit...46 3.2 Allevamento bovino...46 3.3 Gli allevamenti nelle aziende della Maison Shalom..47 4 Conclusioni....54 Acronimi e bibliografia...57

Attivit di tirocinio 1. Introduzione


Lo stage effettuato presso lONG (Organizzazione Non Governativa) Maison Shalom il frutto della collaborazione avviata dallUniversit di Palermo, denominato Progetto Burundi, che intende realizzare uno sviluppo agricolo duraturo e sostenibile nel territorio Burundese, e in particolare nel territorio in cui ricadono le aziende della Maison Shalom di Ruyigi (Burundi). Le attivit condotte nellambito del periodo in Burundi si possono articolare in pi fasi: sono state preliminarmente acquisite le coordinate geografiche delle diverse aziende della Maison Shalom e successivamente sono state reperite informazioni dettagliate su: - attuale organizzazione aziendale: sequenze colturali ed itinerari tecnici applicativi nel territorio (tecniche di gestione del suolo, gestione dei residui colturali, concimazione, genotipi coltivati, epoca modalit e densit di semina, modalit di controllo delle principali avversit biotiche, raccolta, conservazione e destinazioni delle produzioni); - mezzi tecnici utilizzabili (macchine ed attrezzature agricole); - disponibilit di acqua per usi irrigui; - risorse foraggere; - specie e razze di animali allevate nel territorio; - gestione degli allevamenti, alimentazione, difesa dai diversi patogeni, produzioni (latte, carne, possibilit di produzioni secondarie ect.); - possibilit di trasformazione dei prodotti; - competenze specifiche delle organizzazioni locali, funzionali alla realizzazione del progetto. Lesecuzione di tali attivit stata possibile grazie alla collaborazione degli agronomi della Maison Shalom e a tutto il suo staff, con cui ho avuto modo di interagire e confrontarmi, dando vita cos ad uno scambio bilaterale di idee e di informazioni che ha permesso ad entrambe le parti di crescere, non solo a livello professionale, ma anche a livello culturale ed umano. Le informazioni acquisite hanno permesso di assumere consapevolezza di quella che la realt concernente lagricoltura e lallevamento, sia a livello aziendale, sia a livello di intero Paese. Il punto di partenza dunque ha rivolto lattenzione alle aziende agricole della Maison Shalom: dopo avere assunto informazioni sulla gestione aziendale ed avere acquisito una quantit sufficiente di dati per una prima analisi, lesame si allargato alla ricerca al di fuori della suddetta ONG, in modo da osservare e conoscere le metodologie di gestione attuate allesterno dellassociazione, dalla popolazione, costituita di piccoli coltivatori, nonch lapproccio delle altre ONG con la realt locale. Nel corso della permanenza in Burundi ho incontrato persone che hanno offerto la loro disponibilit, collaborando e mettendo a disposizione la loro esperienza. Fra tutti il maggiore contributo mi stato dato dal direttore del lISABU, dott. Paskal Ndayiragije, che mi ha offerto la possibilit di ottenere informazioni di un certo valore scientifico, sulle prove, e ancora sulle esperienze condotte da questo organismo in campo agricolo. Questultimo di certo non stata la mia unica fonte, in quanto un grande contributo mi stato offerto anche da altri organismi ed altre figure importanti, quali il direttore della Fao Salvator Kaboneka, il direttore della CNTA (Centre National des Tecnologies Alimentaires), il direttore della DGPAE (Direction Genrale de la Planification Agricole et de lElvage), il direttore dellINADES (LInstitut Africain pour le Dveloppement Economique et Social), oltre che da vari esponenti, professori ed altri nomi della Fac-Agro, Faculty of Agricultural Sciences ect

Il mio si pu definire dunque un approccio orizzontale, che rende protagonisti non solo la Maison Shalom, ma anche gli altri attori locali, a partire dai piccoli coltivatori a finire alle grandi ONGs, che assieme hanno contribuito ad arricchire il mio bagaglio di conoscenze, indispensabile per avere unidea chiara della situazione Burundese nel campo dellagricoltura e dellallevamento. Questo mi ha permesso di fare unanalisi completa di quelle che sono le possibilit offerte da un Paese, quale il Burundi, che a mio parere, per il suo clima, per la sua posizione e, per altri fattori naturali, ricco di risorse nel quale bisognerebbe agire con interventi strategici che tengano conto dei mezzi a disposizione, dei costi, dei ricavi futuri, ma anche dei rischi, delletica, degli effetti positivi e negativi delle diverse azioni di intervento che potrebbero manifestarsi nel tempo. Tutto questo, si pu ottenere solo effettuando unapprofondita ricerca delle informazioni preliminari necessarie alla conoscenza del territorio, indispensabile alla programmazione di qualunque forma di intervento. Uno degli esempi a questo riguardo potrebbe essere la visita a Mutoy e una collina in provincia di Gitega, dove opera il VISPE (Volontari Italiani per la Solidariet ai Paesi Emergenti), coordinato dalla diocesi di Milano in collaborazione con quella burundese di Mutoy, dove ho avuto modo di osservare ed acquisire dati utili su: allevamenti di polli, conigli, maiali, capre, vacche, porcellini dindia; coltivazioni di erba medica, girasole, caff, ortaggi, ect. A Mutoy mi sono fatto unidea su come organizzato questo organismo e sulle attivit svolte dallo stesso, che abbraccia diversi settori: formazione, cure mediche, fabbrica di mattoni, segheria, officina di riparazione, ect. Unaltra visita aziendale di notevole importanza si pu definire anche la visita a Ngozi, dove viene effettuata la trasformazione del latte vaccino e caprino in formaggi, e che quindi collegata direttamente a quelli che sono i progetti sui quali gi sta lavorando lUniversit di Palermo, ed in particolare quello di dare vita, allinterno della Maison Shalom, ad un caseificio. In collaborazione con il frate Remy ho visitato a Cibitoke unazienda dove si sviluppa lapicoltura e diversi allevamenti; a Bujumbura ho visitato un allevamento di funghi Pleurotus alla facolt di Agronomia del Burundi ect. A Butezi invece, con la collaborazione del coordinatore di un progetto concernente le marais Matthieu Berardi, mi stata offerta la possibilit di effettuare delle osservazioni in campo, instaurando un rapporto di collaborazione con lo stesso ed altri agronomi, di cui ho potuto apprezzare una certa preparazione tecnica e una grande seriet professionale. Come ultima visita aziendale da citare il lavoro svolto da Padre Enzo Chiarini del DaPaDu (Dalla Parte Degli Ultimi), nella zona di Bugarama, nel campo dellagricoltura nel quale sono state messe in coltura piante di nuova introduzione quali la fava, il melograno, la vite, lolivo, il fico, e altre specie e variet provenienti dallItalia; inoltre molto interessante appare la proposta di mettere in atto studi di ricerca sullartemisia di cui si conoscono le propriet profilattiche nei confronti della malaria. In questa relazione lattenzione sar rivolta al lavoro svolto relativo alla rilevazione di dettaglio dellazienda Nyamutobo di Maison Shalom per la quale, dopo avere proceduto al rilievo planimetrico delle diverse aree, sono state acquisite informazioni in merito alle rotazioni colturali e alle tecniche impiegate per le diverse colture. Viene quindi riportata una breve descrizione delle colture in atto nel periodo di soggiorno e dellagrotecnica applicata, arricchite da foto testimone, che rappresentano, assieme al lavoro svolto da altri colleghi, il punto di partenza, necessario, per la realizzazione del Progetto Burundi, e che possiamo considerare un anello che si va ad aggiungere ad una catena costituita anche da altri anelli, che rappresentano un bagaglio di informazioni in continua evoluzione.

2. Agricoltura
2.1. Generalit La provincia di Ruyigi dal punto di vista delle produzioni agricole tra le ultime del Paese, come nelle altre province, pi del 90% della popolazione vive di agricoltura. Si praticano colture da consumo, colture industriali, orticole e colture da frutto, anche se queste ultime sono trascurabili. Il sistema di produzione tradizionale, basato su una moltitudine di terreni familiari di piccola superficie (50 are). Gli attrezzi utilizzati in generale sono costituiti da semplici zappe, machette (per falciare lerba) e simili; anche se da notare la presenza sporadica di qualche trattore e dei relativi annessi , i costi elevati, si preclude un aumento del loro utilizzo futuro. La manodopera utilizzata in agricoltura di tipo familiare e di assoluta sussistenza. La produzione destinata generalmente allautoconsumo. Il modesto surplus ottenuto, essendo riservato al mercato, permette alle famiglie di provvedere ai bisogni di prima necessit. I concimi e i prodotti fitosanitari sono poco utilizzati perch costosi e spesso non disponibili. Le sementi migliorate fanno anche difetto, e quando sono disponibili sono fortemente degenerate. Questa situazione alla base delle basse rese solitamente registrate. La consociazione delle colture la moda colturale dominante, ad eccezione della patata e del riso coltivati in monocoltura. La provincia di Ruyigi conosce tre stagioni colturali: - stagione A, da ottobre a gennaio, avente come colture: mais, fagiolo, patata, patata dolce, riso, sorgo, arachide, banano, soja, manioca, orticole; - stagione B, da febbraio a giugno con le seguenti colture: fagiolo, patata, patata dolce, riso, sorgo, arachide, pisello, soja, manioca; - stagione C, da giugno ad ottobre, con: fagiolo, patata, patata dolce, mais, orticole (cavoli, cipolle, pomodori, amarante). La manioca, il fagiolo, la patata dolce e il banano sono coltivati tutto lanno, occupano due stagioni o anche parecchi anni. Esiste una divisione del lavoro in funzione dei sessi: per le colture da consumo, le donne eseguono tutti i lavori agricoli, dai lavori precolturali alla vendita del raccolto (talvolta trasformato), per le colture da rendita, entrambi luomo e la donna partecipano alle operazioni colturali. Luomo interviene anche nellallevamento e nella produzione della birra di banano e di sorgo. Nella societ burundese quindi la donna gioca un ruolo importante per il benessere della famiglia e per il suo sviluppo, mentre luomo si riserva il ruolo dominante nella gestione della stessa. Il problema che travolge le famiglie della provincia di Ruyigi, cos come le altre province, la malnutrizione (specie dei bambini spesso abbandonati a se stessi), a causa sia della povert ma anche delle cattive abitudini alimentari della maggior parte della popolazione. Lalimentazione di base composta principalmente da alimenti a predominanza glucidica, particolarmente ricchi di fecola tra i quali, in ordine di importanza, la manioca, la banana, la patata dolce, e talvolta la patata. Gli alimenti a predominanza protidiche consumati quotidianamente sono il fagiolo e, in minore misura, il pisello. Per mancanza di olio, i lipidi sono carenti nei consumi alimentari giornalieri.

2.2

Cenni sulla produzione agricola burundese e della provincia di Ruyigi

Colture da consumo Secondo le informazioni fornite dalla DPAE (Direction Provinciale de lAgriculture et de lElevage), la provincia di Ruyigi ha prodotto, dal 2001 al 2005, circa 2.770.910 t. di colture da consumo con una produzione media annuale di 554.182 t (tabella 2.2-1). Questa produzione rappresenta il 6,8% (fig. 2.2-1) delle colture da consumo prodotte nel Paese, nel corso dello stesso periodo e conferisce alla provincia lottava posizione su piano nazionale. La tabella 2.2-1 riportata nella pagina seguente, fornisce una sintesi delle produzioni di colture da consumo delle singole province e il relativo contributo delle stesse nellintero contesto del Paese. Tenendo conto dei volumi di produzione, le colture da consumo prodotte nella provincia sono nellordine: banano, manioca, patata dolce, fagiolo, patata, riso, mais, colocasia, eleusine, pisello, soia e zucca. Queste colture sono considerate come principali perch intervengono nellalimentazione e, in minore quantit, nel commercio. Scendendo un p nei particolari, la tabella 2.2-2 riporta le produzioni dei singoli comuni della provincia di Ruyigi ed il loro contributo riferito alla stessa provincia. La tabella 2.2-2 illustra quindi le produzioni medie delle colture da consumo nel periodo 2001-2005 e limportanza relativa delle differenti colture. Da ci emerge che, nella provincia, il banano e la manioca rappresentano insieme l82% della produzione totale (quasi la totalit)

Tabella 2.2-1: contributo della provincia di Ruyigi nella produzione nazionale delle colture da consumo, espresse in tonnellate.

[Fonte ISABU]

La coltura del riso, anche se nelle tabelle 1 e 2 , sembra rilevante, rappresenta anchessa una coltura di primaria importanza . Essa destinata essenzialmente alla commercializzazione, ed coltivato particolarmente nelle Marais e sulle colline della regione naturale del Moso. [fonte: ISABU, Institut des Sciences Agronomiques du Burundi] Di recente il riso stato anche introdotto nelle Marais, nella regione di Buyogoma, ed proprio dal 2005 che la risicoltura sta guadagnando terreno offrendo unottima soluzione di reddito per i proprietari delle marais abituati magari a sfruttare detti terreni solamente nella stagione secca come pepinier(semenzai) o per la coltivazione di ortaggi per uso familiare, quali il mais. Solo recentemente quindi le marais hanno acquisito il giusto valore produttivo ed economico, grazie anche ad alcune ONGs (da annoverare la LVA, Associazione Internazionale Volontari Laici) ed ai loro progetti sulla pianificazione delle marais e alla costruzione di strutture per garantire una distribuzione pi equa dellacqua, che hanno favorito molto lincremento di valore di questi suoli. Nella tabella 2.2-3 possiamo osservare, grazie ai dati forniti dalla DPAE/Ruyigi (Direction Provincial de Agriculture et Elevage/Ruyigi), le variazioni della produzione delle colture da consumo nel periodo nel periodo compreso tra il 2001 e il 2005. Diciamo che si intravede un tasso di accrescimento del 4%e del 21% rispettivamente per il banano e per il riso, il primo dovuto alla sostituzione, in parziale della manioca, la quale ha subito un crollo del 40% dovuto al virus del Mosaico Severo o Cassava Mosaic Desease (CMD), una malattia virale che attacca le foglie (causando allinizio macchie cloridriche) e perturbando la fotosintesi delle foglie stesse fino a causare il loro disseccamento. Il comune di Kinynya si rivelato il pi colpito accusando gravi perdite che hanno portato ad un calo del 87%. Laccrescimento in percentuale della produzione di riso nella Provincia, dovuta ai fattori su citati di pianificazione delle marais, nonch dalla possibilit di ricavare un reddito da questa coltura.

Grafico 2.2-1

Grafico 2.2-2

Grafico 2.2-1: Contributo delle singole province nella produzione nazionale delle colture da consumo (fonte: DPAE/Ruyigi). Grafico 2.2-2: Contributo del comune di Ruyigi nella produzione di colture da consumo della provincia, in % (fonte: DPAE/Ruyigi).

Tabella 2.2-2: Produzione media delle colture per comune (2001.2005)/tonnellate.

Tabella 2.2-3: Evoluzione delle colture da consumo della provincia Ruyigi nel periodo 2001-2005 (espresse in tonnellate).

Colture industriali Le colture industriali praticate nella provincia di Ruyigi sono il caff, la palma, il cotone e il tabacco. La canna da zucchero coltivata con metodi tradizionali nei comuni di Nyabitsinda e Butaganzwa. Nelle aziende della Maison Shalom non viene condotta alcuna coltura di tipo industriale, di fatti questo dovrebbe preludere una superficie non esigua investita a tali colture, e dei costi, che probabilmente potrebbero comportare rischi maggiori rispetto magari ad una coltura da consumo e risultare poco conveniente; da sottolineare inoltre la posizione fisica e commerciale del comune di Ruyigi dove sono ubicate le aziende della ONG, che di certo non facilita i trasporti. 8

Caff La provincia di Ruyigi si trova in una zona marginale per il caff, tale circostanza pu spiegare lassenza in questa provincia della SOGESTAL (stations de lavage et de dpulpage de caf). Cos la DPAE che sta cominciando ad occuparsi della caffecoltura nei sei dei sette comuni della provincia assicurando campagne di informazione e di lotta contro lantrocnosi e la cimice, servendosi di appoggi finanziari dallOCIBU (Office des Cultures Industrielles du Burundi). Le superfici e le quantit di caff prodotte negli ultimi anni non possono essere fornite dalla DPAE. [fonte ISABU] Palma da olio Questa coltura si pratica particolarmente nei comuni della regione naturale del Moso: Gisuru, Kinyinya e Nyabitsinda. Tuttavia questa coltura non conosciuta nel suo reale sviluppo in quanto per questa provincia si tratta di una coltura di recente introduzione per opera del Fonds dAide et Copration Franaise (FAC) che distribu 5.306 piante alla popolazione: 2.306 a Nyabitsinda, 2.700 a Kinyinya e 300 a Gisuru. Lo sviluppo della Palma da olio si assunto a partire dal 2002, quando la DPAE ha ripreso, con lappoggio del FIDA ((Fond International pour le Dveloppement Agricole), le coltivazioni distribuendo nella provincia di Rumonge ai lavoratori locali delle marais 3.800 piante. Oggi le noci di palma sono raccolte e sottoposte a pressatura in modo artigianale per estrarne lolio1. [fonte ISABU] Cotone Solo i comuni di Gisuru, Nyabitsinda e Kinyinya coltivano il cotone. La COGERCO (Compagnie de Grance du Coton) assicura linquadramento dei coltivatori acquistando il seme da distribuire ed acquistando il cotone prodotto. Secondo la COGERCO, la superficie a cotone media annuale della provincia, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2005 era di 118,5 ha, pari al 46% della superficie media nazionale. La produzione media annuale in cotone-seme della provincia era, sempre nel corso dello stesso periodo, di 78,5 t., pari al 2% della media nazionale. [fonte ISABU] Tabacco Questa coltura praticata ma solo in piccola scala. In questa provincia quindi, essendo poco coltivato, il tabacco acquistato dai commercianti ambulanti in provincia di Bujumbura. Le colture ortofrutticole Le colture ortofrutticole riscontrate sono lamaranto (Irengarenga), cavolo bianco, pomodoro, cipolla, melanzana, carota e porro. Le loro produzioni non sono molto importanti viste le quantit, anche se gran parte destinata alla vendita e per la popolazione rappresenta unaltra piccola fonte di reddito.

Da segnalare che la coltura non sostenuta attraverso il contributo.

2.3. Organizzazione agricola della Maison Shalom Le aziende agricole che appartengono allassociazione Maison Shalom sono situate su tre zone diverse del comune di Ruyigi: Rutimbura, Nyamutobo I e Nyamutobo II, e Murehe I e II. Il personale dellintera azienda consta di una ragazza addetta alle pratiche agricole, alla vendita e quindi alla raccolta del ricavato, di un agronomo (non ha conseguito la laurea e non ha compiuto studi sugli allevamenti, ma molto preparato sul comparto agricolo) che si occupa dellagrotecnica generale, di un veterinario (anchesso non laureato) che si occupa esclusivamente degli allevamenti e di un altro agronomo responsabile che controlla e gestisce entrambi i comparti su citati. Lazienda dispone di tredici operai fissi e di altri non stabili che vengono chiamati in causa quando opportuno, nel momento in cui si devono attuare semine, sarchiature, raccolta, ect. Dei tredici operai cinque sono addetti al taglio dellerba destinata ad alimentare il bestiame presente a Nyamutobo I, uno al taglio dellerba per la lettiera, due si occupano dell approvvigionamento alimentare dei capi bovini sempre a Nyamutobo, due guardiani che custodiscono le vacche, si preoccupano della mungitura e ne vendono il latte, ed infine tre operai che si occupano dei suini presenti a Rutimbura. Ognuno di detti operai guadagna 700/franchi burundesi al giorno (0,4 /g).

2.3.1

Azienda di Rutimbura

A Rutimbura il terreno si presenta di colore rosso e apparentemente limoso-sabbioso, tanto che qualsiasi operazione solleva enormi quantit di polvere (fig.2.3.1-1). La superficie, secondo quanto attestano le planimetrie, si estende per 4,52ha, ed per buona parte dellanno incolta; gli orti familiari, iniziano ad essere coltivati allinizio di ottobre, in concomitanza con la stagione del piogge. Da notare la presenza di un pozzo che purtroppo durante il mio primo periodo di permanenza (15 settembre-fine settembre) non era funzionante in quanto la tubazione che vi convogliava lacqua2 era lesionata e non riparata per problemi economici, secondo quanto riferito dagli operatori locali. Il caso ha voluto che agli inizi di ottobre incontrassi un idraulico francese volontario della Maison Shalom, che ha successivamente risolto il problema che io stesso avevo segnalato. Questo per non ha comportato alcuna reazione da parte degli agronomi che concentrano il loro lavoro maggiormente nella zona di Nyamutobo e la parte del terreno incolta rimasta tale. Per quanto riguarda larea coltivata presente una consociazione del tipo tripsacum-bananomanioca. Tale consociazione si potrebbe schematizzare in questo modo: due filari di tripsacum laxum (fig.2.3.1-2), specie foraggiera utilizzata esclusivamente per lalimentazione dei bovini localizzati a Nyamutobo I, affiancati da un filare di banano che assieme dividono la singola parcella e le diverse distese di manioca.

Lacqua proviene dai monti del Mpungwe.

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Figura 2.3.1-1

Figura 2.3.1-2

Figura 2.3.1-1: Suolo di Rutimbura; Figura 2.3.1-2: Consociazione manioca-banano-tripsacum laxum. Manioca-banano-tripsacum La semina del Tripsacum Laxum normalmente effettuata manualmente, con file distanti fra loro 30cm e con piante sulla fila a 20cm di distanza fra loro, utilizzando piantine acquistate dalla FAO al prezzo di 5 franchi/caduna. Tale acquisto adesso non viene pi effettuato in quanto la pianta dotata di ottima capacit di riproduzione, quindi vengono trapiantate le piante figlie che crescono ai lati. A quanto pare per queste trovano problemi nella fase di attecchimento o alla disattenzione dei coltivatori che, non essendo controllati omettono il trapianto di qualche piantina. Il risultato la visione di piante sparse qua e l su file interdistanti circa 2,10m. Al tripsacum segue un singolo filare di banano con due variet, da frutto e da cucina, entrambi presenti sul medesimo. Il trapianto stato eseguito in febbraio3, assieme al tripsacum e alla manioca, su di un solco largo 1m e profondo 0,50m con distanza sulla fila di 3m fra una pianta e laltra. Al banano, durante il trapianto, viene di norma effettuata una letamazione o viene sparso del compost (letame, erbe spontanee, scarti, ceneri, ect.). La quantit di letame-compost si aggira (questo vale anche per le altre colture alle quali viene applicata la letamazione) intorno alle 4 tonnellate ad ettaro, quando la quantit a disposizione lo permette4, e viene sparsa manualmente, oppure, molto raramente, viene preso in affitto da terzi una macchina che svolge tale funzione. In questo caso il costo delloperazione si aggira sui 50.000 franchi/4t (capacit massima della machina). Da premettere che comunque stiamo parlando del banano di Rutimbura (coltivato a file distanti almeno 16m fra loro) e che alla manioca (coltura principale) non viene applicata alcuna concimazione organica, appare ovvio in questo caso, che risulti conveniente utilizzare il lavoro manovale. Il ruolo e la scelta di tali colture (banano-tripsacum) e la loro impostazione sta, al di l delle produzioni, nel proteggere il terreno dal ruscellamento, quindi assume un ruolo di tipo antierosivo, visto che il terreno si trova in pendenza, ed quindi soggetto allerosione idrica (piove in media 1.100 mm lanno). Questa soluzione tecnica ritengo sia efficace, in quanto consente la protezione del suolo e riesce a fornire anche delle produzioni che complessivamente possono rappresentare quantit significative. Dal filare di banano ad una distanza di circa tre metri si trova la manioca che rappresenta la coltura principale.
Di solito lepoca di semina ricade in ottobre, epoca in cui iniziano le prime piogge, il ritardo stato dovuto a problemi di reperimento del materiale di semina da parte della FAO. 4 Difficilmente si riesce a soddisfare questo bisogno; i dati sono comunque riferiti alla Maison Shalom, una ONG con strutture, animali ed anche un certo capitale, si pu immaginare dunque quanto difficile pu risultare per i piccoli contadini (circa l85% della popolazione) che non possiedono nulla di tutto questo.
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Il terreno precedentemente non presentava alcuna coltura. In febbraio sono cominciate le semine utilizzando talee di manioca (pezzetti di fusto di 12cm circa di lunghezza, 1,5-2cm di diametro) nellordine dei 10.000/ha acquistati dalla FAO al prezzo di 5 franchi/talea per un costo complessivo di 50.000 fbu/ha.. Sono presenti due variet di radice: dolce e amara; anche sullo stesso filare, e questo perch durante il trasporto si sono mischiate le talee fra loro. La manioca dolce pu essere consumata direttamente allo stato fresco mentre la variet amara deve subire processi di trasformazione e si usa per la produzione di farina dalle quali si ottiene una polenta molto gradita dalla popolazione. Una settimana prima del trapianto alla coltura sono state eseguite concimazioni potassiche (KCl) nellordine dei 50 kg/ha, impiegando 10 operai in tutto che in un giorno hanno terminato loperazione. Gli operai vengono pagati 1.000 franchi al giorno caduno, per un totale quindi di 10.000 franchi. Mentre il prezzo del concime ammonta a 500 fbu/Kg, per un totale di 25.000 franchi. Per quanto concerne la modalit di semina si pu parlare di una semina a file, anche se la precisione lascia un p a desiderare, infatti le distanze stimate dagli agronomi pari a 1m x 1m, in realt sono abbastanza variabili ed arrivano fino a 1,50m ed oltre. Le talee vengono posizionate su cumuli alti circa 20-30cm in modo tale che parte di queste siano a contatto con lesterno (2-4cm); quindi solo una parte della talea viene interrata e costituisce la parte ipogea; la parte che rimane evidente che dar vita ai germogli che costituiranno la parte epigea. Anche per la manioca si ripresenta il problema del mancato attecchimento delle piantine. Ho constatato, da varie fonti, dei problemi dovuti ad attacchi del Virus del Mosaico Severo, quindi probabilmente questa una delle cause, anche se da quanto riferito le talee acquistate dovrebbero essere resistenti a tale virus. Di fatti stato effettuato dai tre operai fissi un reimpianto agli inizi di aprile per rimpiazzare le piantine non attecchite, infatti si nota unapprezzabile differenza di et fra le varie piante. Per la semina sono stati impiegati 200 operai/ha che impiegano un giorno per portare a termine tale operazione. Il costo di un operaio ammonta a 1.000 franchi/operaio, per un totale di 200.000 franchi. Contemporaneamente al reimpianto avvengono le prime lavorazioni complementari che consistono in sarchiature con semplici zappe; a queste ne segue unaltra a fine giugno. Tali sarchiature presentano dei costi che ammontano a 50.000 franchi per lintera parcella lavorata (lincolto non viene lavorato). Le sarchiature oltre ad avere un ruolo sulla struttura delle particelle di terreno assumono una certa importanza per il controllo delle erbe spontanee. La gramigna (Cynodon Dactilon) la pi diffusa nel periodo seguente la stagione secca. Le lavorazioni a riguardo sono abbastanza profonde e le radici vengono rimosse manualmente. Le erbe spontanee cos sarchiate vengono raccolte, ammucchiate in cumuli e infine bruciate in campo od anche allinterno di buche di dimensioni variabili dove prima veniva estratta largilla per costruire i mattoni5. I residui dei roghi vengono utilizzati (ma non sempre) come concime naturale o aggiunti ad altro materiale presente nelle vasche di compostaggio. Per il controllo delle avversit biotiche non viene effettuato alcun intervento in quanto (per ci che mi stato riferito) non ci sono funghi, insetti o altre avversit biotiche che creano gravi problemi6. La raccolta viene effettuata in questo caso in febbraio7 e le produzioni (20-25 tonnellate di radici) vengono destinate per l80% alla trasformazione per lottenimento della farina di
Nella parte pi bassa, a nord, si continua con lestrazione di argilla in un terreno che per non appartiene alla Maison Shalom. 6 Come accennavo in precedenza si riscontra qualche problema nellattecchimento per il quale bisognerebbe indagare. 7 In ottobre se le semine fossero state fatte nellottobre precedente in quanto lintero ciclo si svolge in un anno circa.
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manioca con la quale si prepara una sorta di polenta, mentre la restante parte (20%) destinata al consumo fresco. La trasformazione delle radici di manioca consta delle seguenti fasi: inizialmente si elimina la parte esterna (la corteccia della radice), poi viene tagliata a pezzi e chiusa con foglie di banano. Queste causano la formazione di muffe che rendono pi gustosa la polenta. Si procede quindi con lesposizione al sole fino a raggiungimento della giusta essiccazione. Naturalmente le modalit di analisi per ottenere la percentuale di umidit voluta si basa esclusivamente su metodi empirici (visivi, constatazione della durezza, ect.). Quella dellessiccazione una fase molto importante in quanto da questa dipende il periodo di conservazione della farina (in dei sacchi) che pu anche arrivare ad un anno ed oltre, se tutte le fasi vengono eseguite correttamente. Le operazioni sopra descritte vengono eseguite nella stessa azienda mentre la molitura avviene fuori dalla stessa. Questa rappresenta la fase finale da cui si ottiene la farina di manioca ed i macchinari preposti alla molitura offrono una resa di circa il 60% in farina con un costo che si aggira sui 30 fbu/Kg. La farina (il prodotto finale) viene immessa al mercato al prezzo di 400-500 fbu/Kg a seconda del periodo, da ottobre in poi il prezzo tende a diminuire. Per quanto riguarda invece il rimanente 20% delle radici di manioca destinata al consumo fresco, e vengono vendute al prezzo di 500 franchi a fascio (circa 1,5 Kg). Parte del totale della produzione ottenuta destinata ad alimentare i bambini della Maison Shalom, e parte alla vendita al mercato locale. Oltre alle radici, e alla polenta, vengono consumate le foglie che costituiscono un legume molto apprezzato dai burundesi.

Figura 2.3.1-3

Figura 2.3.1-4

Figura 2.3.1-5

Figura 2.3.1-9

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Figura 2.3.1-8

Figura 2.3.1-5

Figura 2.3.1-6

Figura 2.3.1-7

Figura 2.3.1-3: Diffusione di Cynodon Dactilon; Figura 2.3.1-4: Buca utilizzata come vasca di compostaggio; Figure 2.3.1-5, 6, 9: Piante di manioca; Figura 2.3.1-7: Radici di manioca; Figura 2.3.1-8: Piante di Tripsacum Laxum. 2.3.2 Azienda di Nyamutobo A Nyamutobo I il suolo si presenta di colore rossiccio e simile a quello di Rutimbura con caratteristiche idrauliche simili, mentre nelle marais della stessa azienda (pi sul grigiastro) la percentuale di argilla risulta maggiore probabilmente a causa dellazione erosiva del trasporto esercitato dalle piogge. In questa azienda le parcelle sono divise da capezzagne di dimensioni variabili, e delimitati da filari di Grevillea (specie arborea) e tripsacum. Ogni singola parcella divisa in tanti scomparti da filari di banani seguiti da tripsacum allo stesso modo di come osservato nellazienda di Rutimbura. Per questioni di semplicit di identificazione ad ogni particella stato assegnato un numero (cos come indicate nella tabella 2.3.2-1). La grevillea non disposta in maniera ben precisa e si trova presente nei confini della maggior parte delle singole parcelle. Il tronco di tale specie arborea viene utilizzato per la produzione di legname per uso interno, per la costruzione di stalle o altre strutture, mentre le foglie vengono rovesciate o depositate nelle vasche di compostaggio assieme al letame ed altri materiali. Le colture che ho avuto modo di osservare durante il periodo di permanenza sono: banano, manioca, tripsacum, cipolle, pomodoro, riso, zucchine, amarante, prugne del Giappone, ananasso, avocado, Maracouja, patata dolce e qualche Calliandra e Leuceana (questa molto frequente, alternata con la grevillea) entrambe foraggere arboree appartenenti alla famiglia delle leguminose. La disposizione delle colture, a parte quelle che stanno ai confini delle parcelle, nella direzione est-ovest. Di seguito si riporta una breve descrizione delle piante agrarie coltivate e dellagrotecnica ad esse applicata sulle singole parcelle dellazienda di Nyamutobo.

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Grafico 2.3.2-1: Suddivisione delle parcelle di Nyamutobo I.


3,4660

3,4650 S 5 3,4630 4 8'' 2 3,4610 1 3,4600 9 8' M 3 6 7 3,4620 Serie1 Serie2 Serie3 Serie4 Serie5 Serie6 Serie7 Serie8 Serie9 marais 1 strutture

3,4640

3,4590

3,4580

3,4570

3,4560

3,4550 30,2590

30,2595

30,2600

30,2605

30,2610

30,2615

30,2620

30,2625

30,2630

30,2635

30,2640

30,2645

Parcella 1 La parcella 1 si presenta occupata dalle seguenti colture: banano, tripsacum, prugne del Giappone-zucca barundi (in consociazione), zucca (in coltura pura), sorgo, soia. Banano In questa parcella limpianto stato effettuato per la maggior parte verso la fine di ottobre del 2005, mentre per i primi due filari nellottobre del 2002, allo stesso modo di Rutimbura (seguito da Tripsacum con scopo antierosivo) su solchi singoli profondi da 50cm fino a 80cm e con piante distanti sulla fila 4m anche qui sullo stesso filare si trovi la compresenza di due variet: quelle da consumo fresco, e quelle da cucina. Prima del trapianto stata eseguita una letamazione, con conseguente pacciamatura, che viene rinnovata ogni anno nei mesi di aprile ed ottobre, insieme alla sarchiatura. Al banano, di norma, non vengono effettuate n irrigazioni e neppure trattamenti antiparassitari. La pianta raggiunge la fase di produzione dopo i nove - dodici mesi di vita con buone produzioni che per sono difficilmente stimabili a causa della scalarit di produzione molto accentuata; infatti questa si protrae per tutti i dodici mesi dellanno anche se la fioritura concentrata maggiormente nella stagione delle piogge. Dalla fioritura alla maturazione dei frutti passano circa 5 mesi. Ogni pianta porta un unico ramo produttivo che si carica prima di fiori e poi dei frutti. Quando uno stelo ha dato il frutto, si secca, ma un nuovo pollone (gemma) torna a germogliare dal rizoma sotterraneo perennemente vivo. Ogni ceppo porta generalmente 3-4 steli, in diverso stadio di accrescimento e sviluppo. Dopo 10 mesi dalla germinazione, sullestremit dello stelo si forma uninfiorescenza (spadice). I fiori si dispongono a gruppi uno vicino allaltro, in modo da formare tanti verticilli. Ciascun verticillo coperto da una grossa brattea rossastra, destinata poi a cadere allinizio della fruttificazione. Quando, a poco a poco, i fiori si formano, il grosso spadice si allunga e 15

sincurva verso il basso. I fiori si trasformano in frutti che, ingrossandosi, si rizzano verso lalto. Le banane formano attorno allo stelo tanti cespi chiamati mani. Ogni ramo conta dalle 8 alle 20 dita, cio banane. Linsieme delle mani riunite nellunico ramo si dice regime o casco. Un casco pu portare sino a 200 banane e pesare dai 15 ai 40 Kg. Dopo la raccolta viene tagliata la parte aerea che ha gi dato il suo frutto, e questa pu avere diverse destinazioni: alimentazione del bestiame (foglie), , o trovare uso per la costruzione-copertura di piccole strutture, alimentazione della compostiera, pacciamatura, etc.

Figura 2.3.2-1

Figura 2.3.2-2

Figura 2.3.2-3

Figura 2.3.2-4

Figure 2.3.2-1, 2 ,3,4: Disposizione dei filari di banano e Tripsacum Laxum e relativa pacciamatura. Figure 2.3.2-5 e 6: Piante di banano in fruttificazione.

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Insetti fitofagi I pi frequenti sono il picudo negro del banano (Cosmopolites sordidus), che depone le uova alla base dei germogli e quando le larve si schiudono si nutrono del nucleo intero del germoglio; e la Pentalonia Nigronervosa, pericolosa in quanto trasmette la malattia del Bunchy Top delle banane (BBTD), una delle pi severe malattie del banano. Questa malattia quindi causata dal virus trasmesso dalla Pentalonia che si moltiplica nel tessuto del floema. Entrambe gli insetti compiono il loro ciclo vitale in 4-5 settimane e, come il resto degli altri insetti, rimangono vitali tutti i mesi dellanno in quanto favoriti dal clima (questo discorso non vale per le colline che si trovano ad altitudini maggiori dove gli insetti sono costretti ad ibernare). Destinazione e consumo Parte della produzione destinata al consumo interno, quindi ai bambini della Maison Shalom, e unaltra parte alla vendita al mercato locale in Ruyigi. Il banano da frutto feculente (Igisaira) permette lottenimento di banane che possono essere consumate dopo opportuna bollitura, grigliate o fritte, e con la peculiarit di non ingiallire a maturit.

Figura 2.3.2-5

Figura 2.3.2-6

Prugne del Giappone La prugna del Giappone un albero da frutto che si estende su una superficie di circa 3.900m cos distribuita: -1450m nella parcella1 (consociata con zucca e in coltura pura); -1710m nella parcella 2 (consociata con cipolla prima e seguita da amarante); -750m nella parcella 0 (consociata con i semenzai). I prugni presenti nelle parcelle 1 e 2 hanno un anno di et mentre quelli della parcella 0 due anni, ma entrambi sono stati seminati prima in semenzaio in fine settembre-ottobre rispettivamente del 2006 e del 2005 utilizzando piantine autoriprodotte in semenzaio localizzato nelle marais, dove dopo una settimana dalla loro semina avvenuta la germinazione e a uno - due mesi circa da questa il trapianto (in novembre). In presemina 17

stata effettuata una letamazione e dopo circa due settimane una concimazione con urea in granuli. Le variet presenti sono due, distinguibili dal colore dellepicarpo, verde in una, rossastro nellaltra, e della polpa rispettivamente gialla e rossastra; si tratta comunque di variet locali di cui si sconosce il nome botanico (o comunque cos mi stato riferito). Le piante hanno generalmente una distanza sulla fila di 3m e fra le file di 4m con disposizione dei filari est-ovest ma le distanze in determinate zone cambiano oscillando tra l1,5m x 3m e superando i 3m x 4m (figure 2.3.2-7-8-9 e 10). Non vengono effettuate irrigazioni se non in semenzaio e nella fase iniziale per garantire un regolare sviluppo delle piantine trapiantate. Dopo due mesi dal trapianto viene effettuata una seconda letamazione localizzata a cui segue unaltra concimazione con urea in granuli e due sarchiature quando le erbe spontanee raggiungono unaltezza di circa 25-30cm. Per quanto concerne eventuali patologie normalmente non persistono gravi problemi e quindi non vengono realizzati trattamenti antiparassitari.

Figura 2.3.2-8

Figura 2.3.2-7

Figura 2.3.2-9 Figura 2.3.2-10

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Figura 2.3.2-11

Figura 2.3.2-12

Figura 2.3.2-13

Figura 2.3.2-14

Figura 2.3.2-7: Prugno del Giappone in primo piano; Figura 2.3.2-8: Piante in pieno campo; Figure 2.3.2-9 e 10: Piante in fruttificazione; Figure 2.3.2-11, 12, 13 e 14: Consociazione Prugne del Giappone-zucca. Il prugno del Giappone una pianta biennale la cui produzione dura tutto lanno8 ed concentrata nel secondo anno di produzione, i frutti sono destinati ai bambini della Maison Shalom e di chi vi lavora, e pertanto non vengono venduti. Al mercato ortofrutticolo di Ruyigi ho potuto osservare un prezzo di circa 100 Fbu/50g che a mio parere rappresenta un buon prezzo che potrebbe consentire maggiori possibilit di guadagno anche se bisogna tenere in considerazione che facile saturare il mercato, a causa della mancata disponibilit finanziarie da parte della gente locale, nonch del fatto che la frutta non viene consumata usualmente dagli adulti per la presenza di tab locali: la frutta cosa da bambini. Nella parcella 1 da apprezzare la consociazione prugno-cipolla, mentre per il resto delle altre parcelle pu essere solo periodicamente consociato con lamaranto o qualche altra orticola.

Da notare la scalarit di produzione di quasi tutti i fruttiferi dovuta non solo alle variet utilizzate, ma anche e soprattutto dai fattori climatici che caratterizzano quest ambiente.

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Zucca Barundi La zucca cos come le altre ortive cominciano la loro vita nelle pepinier, nei quali vengono effettuati dei sesti dimpianto consistenti in porche larghe 1m, lunghe 5,5m, e distanziate tra loro 90cm. Allinterno delle porche sono posizionati i filari perpendicolarmente alle porche, in direzione nord-sud. Qui la semina viene eseguita a spaglio, previa letamazione e dopo circa una settimana, avviene la germinazione. A circa 10 giorni dalla germinazione si procede con il trapianto in pieno campo. Le giovani piantine vengono irrigate due volte al giorno, solo in pepinier, in quanto in pieno campo usufruiscono solamente di irrigazioni di soccorso, in caso di ritardi delle piogge. Le piantine di zucca vengono posizionate ad una distanza variabile che si aggira dai 4 ai 5 metri, ed inoltre non vengono sempre rispettate le file; questo reso possibile dalle capacit intrinseche della coltura a ramificare, e quindi ad una veloce(si fa per dire) copertura del terreno. Allinterno della parcella 1 si notano 4 differenti variet, situate un po a caso, e riconoscibili dal colore delle foglie, e dalla forma e dal colore dei frutti. Dopo il trapianto viene effettuata una pacciamatura utilizzando il materiale a disposizione e cio steli e foglie di erbacce o altri materiali di scarto. Arrivata allo stadio di terza-quarta foglia viene invece eseguita una cimatura alla seconda foglia, per stimolare la biforcazione dello stelo principale. Dopo due-tre mesi circa dal trapianto la pianta comincia ad andare in fiore, e successivamente comincia a dare vita ai piccoli frutti che cominciano quindi ad aumentare di volume fino a raggiungere il giusto grado di maturit, e si presta quindi ad essere raccolto. Con riferimento alla produzione, anche in questo caso, come il resto delle altre colture, in parte destinata al consumo interno e in parte alla vendita.

Figura 2.3.2-15

Figura 2.3.2-16

Figura 2.3.2-17

Figura 2.3.2-18

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Figura 2.3.2-19

Figura 2.3.2-20

Figura 2.3.2-21

Figura 2.3.2-22

Figura 2.3.2-15: Giovane piantina di zucca; Figura 2.3.2-16: Piantine di zucca consociate di diverse variet sulla stessa buca; Figura 2.3.2-17: Piante di zucca in giovane stadio fenologico consociate con il Prugno del Giappone; Figura 2.3.2-18: Piante di zucca in pieno campo e in stadio di sviluppo pi avanzato; Figure 2.3.2-19, 20, 21 e 22: Diverse variet facilmente distinguibili dalla diversa forma e colorazione dei frutti. Sorgo La semina di questa coltura stata effettuata l11 di dicembre 2007, su filari distanti fra loro 90-100 cm profondi allincirca 15-20 cm. Dopo la preparazione del letto di semina si sono verificate delle piogge che hanno comportato la messa a dimora delle sementi su suolo umido (dato che le lavorazioni vengono tutte svolta manualmente senza usufruire di mezzi pesanti, e il terreno sabbioso non possiede grande capacit di ritenzione idrica, non ha causato alcun tipo di problema). In presemina come di consueto stata eseguita una letamazione localizzata sul filare, seguita da una leggera copertura con sottile strato di terra e deposizione dei semi. Normalmente il sorgo non desta motivi di preoccupazione per quanto concerne attacchi di natura parassitaria, quindi non vengono effettuati trattamenti antiparassitari. Le irrigazioni non sono necessarie in quanto rispetto alle altre colture e grazie alla semina tardiva resa possibile in relazione alla nuova variet a taglia pi bassa (svolgimento del ciclo colturale in tempi pi brevi), le piogge naturali riescono a soddisfare il fabbisogno idrico della coltura. 21

Figura 2.3.2-23

Figura 2.3.2-24

Figura 2.3.2-25

Figura 2.3.2-26

Figura 2.3.2-27

Figura 2.3.2-28

Figura 2.3.2-23: Materiale di semina (sorgo); Figure 2.3.2-24 e 25: Preparazione del letto di semina (da notare i fili realizzati con le foglie di banano); Figura 2.3.2-26: Semina su suolo umido; Figura 2.3.2-27: Letamazione localizzata sui solchi e copertura con un sottile strato di terra; Figura 2.3.2-28: Letamazione localizzata.

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Destinazione e consumo La granella di questa coltura interamente destinata alla molitura nello stesso mulino di propriet della Maison Shalom, per lottenimento della farina, che verr poi a costituire, assieme alla farina di mais e soia (con laggiunta di additivi quali zucchero, latte scremato, ect.), lalimento base per i bambini di tenera et. Soja Si trova coltivata nelle zone pi basse delle parcelle 1 e 2. Per la soja le lavorazioni sono state realizzate il 17 di ottobre adoperando lo stesso sistema utilizzato per le altre colture, quindi estirpata lerba, si attua la preparazione del letto di semina ottenendo distanze di 30cm x 30cm. A differenza delle altre colture non si esegue letamazione in quanto si sfrutta la propriet della leguminosa di azotofissare: ho avuto modo di osservare le radici di una piantina di soja constatando la presenza di noduli, anche se lattivit del Rhizobium non proprio molto intensa. Questo per non del tutto esatto, in quanto al momento della semina (23 ottobre) stata eseguita una concimazione minerale con D.A.P. (Diammonio fosfato) sempre nellordine di 2-3g/buca. Lapporto di DAP potrebbe essere visto come un aiuto alle piantine appena germinate, che nei primi stadi di sviluppo non hanno ancora la capacit di azotofissare o comunque tale capacit ancora scarsa. Dopo lapporto il concime viene coperto con un sottile strato di suolo, a cui segue la messa a dimora delle sementi con una densit di 3semi/buca, anche se quando lagronomo o gli addetti al controllo si distraevano venivano distribuiti anche 6-7 semi sempre per singola buca9. Il 12 di dicembre stata eseguita una sarchiatura per soccorrere la coltura dalle erbe spontanee di competizione. Insetti fitofagi La soja coltivata a Nyamutobo, durante il periodo della mia permanenza in loco, verso la fine di dicembre, ha subito degli attacchi da parte del bruco defogliatore (Lamprosema indicata). Si tratta di un lepidottero appartenente alla famiglia delle Noctuidae, che come fa intuire il nome stesso ha attaccato le foglie delle giovani piantine. Gli agronomi non hanno avuto nessuna reazione e gli attacchi si sono propagati man mano su quasi tutta la coltura causando anche il disseccamento di molte piantine. Probabilmente, data lentit dellinfestazione, se le piante riusciranno ad andare in fiore saranno caratterizzate da una produzione molto scarsa. Questo posso presumere sia dovuto, o comunque evidenziato, dal fatto che le rotazioni non tengono conto delle distanze fisiche tra le parcelle, infatti lanno precedente nella parcella limitrofa era stata coltivata la soia, che fra laltro aveva accusato lo stesso problema, anche se in maniera pi lieve.

Gli operai vengono pagati non a giornata ma a lavoro finito, ad es. 20.000 fbu per la semina della soja, per cui terminare il lavoro prima del previsto si traduce per loro in una riscossione anticipata.

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Figura 2.3.2-29

Figura 2.3.2-30

Figura 2.3.2-31

Figura 2.3.2-32

Figura 2.3.2-33

Figura 2.3.2-34

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Figura 2.3.2-35

Figura 2.3.2-36

Figure 2.3.2-29,30 e 31: Preparazione del letto di semina; Figure 2.3.2-32, 33, 34, 35 e 36: Fase di germinazione. Parcella 2 La parcella 2 presenta le seguenti colture: prugne del Giappone consociate con la cipolla (ad inizio stagione) e con lamarante successivamente, patata, soia10 e avocado. Prugne del Giappone cipolla, amarante Come anticipavo prima il prugno del Giappone inizialmente stato consociato con la cipolla, trapiantata nella terza decade di luglio e raccolta verso la fine di settembre. In seguito si sono susseguite le lavorazioni principali per interrare i residui, quindi la preparazione del letto di semina dellamarante. Per quanto riguarda il prugno vale il discorso (agrotecnica, periodo di impianto, ect,) fatto per la parcella 1, quindi adesso, per questioni di praticit e chiarezza, voglio tendere lattenzione alla cipolla e allamarante approfondendo alcuni aspetti connessi alla coltivazione11 di tale coltura anche nelle altre parcelle. Cipolla La vita di tale coltura inizia nelle pepinier, nelle quali viene utilizzato come materiale di propagazione, il seme acquistato a Gitega in bustine di 8-10g, a seconda della variet. La cipolla si trova per gran parte consociata al prugno del Giappone, anche se ho avuto modo di osservarla in coltura pura in diverse piccole parcelle delle marais di Nyamutobo II con presenza di piantine di diversa et, e nei semenzai (nelle marais nella stagione di secca mentre in collina nelle stagioni delle piogge). Le variet coltivate sono due e le loro caratteristiche sono rappresentate nella tabella di seguito riportata (tabella 2.3.2.1).

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Lagrotecnica applicata nella parcella 2 non differisce da quella applicata nella parcella 1, e pertanto non viene riportata. 11 Lagrotecnica applicata di tipo standard, vale a dire che ogni specie coltivata possiede un iter di lavorazioni e tecniche applicate prestabilite che non tengono in conto del rapporto di consociazione.

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Tabella 2.3.2.1: variet di cipolla coltivate e relative caratteristiche.

Variet Anno produzione Anno scadenza Peso unitario Prezzo unitario Variet Purezza varietale Umidit massima Germinabilit Peso unitario Prezzo unitario Anno di produzione

Paglia gialla della virt - Jaune paille des vertus 2005/06 2008 8g 500 Fbu Red cleole 97% 8% 60% 10g 500 Fbu 2007

Qui le cipolle sono disposte a porche, nellinterfila del prugno del Giappone, formate ognuna da 5 filari (anche in purezza adottano le stesse distanze). Le piante sono disposte sulla fila a 30cm di distanza su file distanti 30cm fra loro, mentre le porche distano 50cm. In presemina viene praticata una letamazione localizzata sulla fila seguita da una pacciamatura, facendo uso di erbe che si trovano allo stato spontaneo. Dopo circa due-tre settimane dalla semina le giovani piantine vengono messe a dimora, e quando le erbe spontanee raggiungono laltezza di 20-30cm viene effettuata una sarchiatura, al fine di evitare situazioni di competizione che si vengono a creare per diversi fattori quali luce, elementi nutritivi, acqua, ect. Non vengono effettuati trattamenti sia perch non vi sono le necessit e sia perch la cipolla non una coltura ad alto reddito, quindi non risulterebbe conveniente. Le irrigazioni vengono realizzate solo nelle pepinier, successivamente le piogge sono sufficienti a garantire un regolare sviluppo, mentre per quanto riguarda la coltura nelle marais laffluenza di acqua nei canali assicurano un buon approvvigionamento di acqua anche nella stagione di secca. La raccolta viene eseguita a circa tre mesi dal trapianto e la produzione destinata parte alla vendita e parte per lauto consumo dellassociazione.

Figura 2.3.2-37

Figura 2.3.2-38

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Figura 2.3.2-39

Figura 2.3.2-40

Figura 2.3.2-41

Figura 2.3.2-42

Figura 2.3.2-43

Figura 2.3.2-44

Figure 2.3.2-37, 38 e 39: Consociazione prugno del Giappone cipolla; Figure 2.3.2-40 e 41: Semenzai rispettivamente della parcella 0 e delle marais di Nyamutobo II; Figura 2.3.2-42: Cipolla in coltura pura nelle marais di Nyamutobo II prima delle lavorazioni di sarchiatura; Figure 2.3.2-43 e 44: Cipolla in coltura pura nelle marais di Nyamutobo II dopo le lavorazioni di sarchiatura; 27

Amarante Per lamarante, cos come per le altre colture tipicamente tropicali (anche se, in questo caso, molte famiglie li troviamo anche nelle zone temperato fredde, specie come piante ornamentali o come infestanti), verranno riportate brevi descrizioni sulle origini e sui caratteri botanici. Le Amaranthaceae sono una famiglia di piante a fiore che conta circa 160 generi, per un totale di pi di 2400 specie. LAmarante veniva considerato dagli Aztechi un alimento sacro, costituendo la base della loro alimentazione e di quella degli Incas gi 3.000 anni fa. Si tratta di una pianta erbacea annuale di color verde pallido che produce una pannocchia densa con la spiga terminale poco pi lunga della laterali e presenta foglie ovato romboidali. La pianta adulta, eretta e ramificata sin dalla base, assume forma di cespuglio raggiungendo unaltezza media di 80-100 cm; tuttavia, le dimensioni sono assai variabili in relazione alle condizioni del terreno. Lapparato radicale fittonante e si sviluppa a profondit notevoli. Lamaranto ha buona efficienza fotosintetica ed considerata una specie molto competitiva anche per il fatto che in grado di sottrarre una notevole quantit di elementi nutritivi alle colture. I fiori piccoli e di colore verde, porpora, rosso, con varie sfumature che dipendono dalla variet, vengono prodotti in pannocchie terminali dense e compatte lunghe fino a 16 cm. Si ritrovano delle piccole infiorescenze anche tra il gambo e il picciolo delle foglie e sia i fiori maschili che quelli femminili si trovano sulla stessa pianta. Ogni pannocchia terminale contiene molte spighe densamente impacchettate dalle brattee. Produce molti semi che possono rimanere vitali anche per 5 anni. Coltivazione Dapprima lamaranto viene coltivato nelle pepinier su porche rialzate di un metro di larghezza e aventi lunghezza variabile, con piccoli filari lungo la direzione nord-sud. Antecedente alla semina viene eseguita una letamazione (come di norma nelle pepinier), e dopo una copertura superficiale con un sottile strato di terra avviene la semina a spaglio. Avvenuta la germinazione, 4-7gg, dipendente da vari fattori climatici ed edafici, si lasciano accrescere per circa due - tre settimane, e raggiunta unaltezza di circa 15cm vengono trapiantate nelle marais di Nyamutobo II o nella parcella 2 in alta collina. Il trapianto viene effettuato su porche larghe 1metro dove sono situati tre filari posti a 30cm di distanza tra loro. Anche il trapianto viene eseguito previa letamazione. Le semine di questa coltura si susseguono continuamente in quanto questa coltura ha un ciclo piuttosto breve (60-90 giorni). Le produzioni sono destinate in parte alla produzione della semente, in parte al consumo interno della Maison Shalom e in parte alla vendita al mercato di Ruyigi. Dellamaranto viene utilizzata la foglia e gli steli pi giovani cucinati come legume, o consumato fresco come insalata, come ornamento di diversi piatti, ect. Valore nutrizionale Le sue proteine sono di altissima qualit, paragonabili addirittura a quelle del latte, e con un alto grado di assimilazione. Ricchissimo di Lisina, un aminoacido essenziale di cui sono in genere carenti i cereali, arricchisce tutti i piatti in cui viene inserito. Associato ad altri cereali, in particolar modo al frumento ed al farro, offre una biodisponibilit massima. Ha un elevato contenuto di calcio, di fosforo, di magnesio e di ferro, questultimo molto importante per bambini, adolescenti e donne che generalmente ne hanno maggior bisogno. Grazie inoltre allelevato contenuto di fibre, ha un effetto positivo sulla digestione e sul ricambio.

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Figura 2.3.2-45

Figura 2.3.2-46

Figura 2.3.2-47

Figura 2.3.2-48

Figura 2.3.2-49

Figura 2.3.2-50

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Figura 2.3.2-52

Figura 2.3.2-45: Amarante nei semenzai di Nyamutobo II; Figura 2.3.2-46: Letamazione delle buche dove verranno messe a dimora le piantine; Figura 2.3.2-47: Operatore della Maison Shalom che mette le piantine a dimora; Figura 2.3.2-48: Piantine appena trapiantate; Figura 2.3.2-49: Amarante consociato con il prugno del Giappone; Figura 2.3.2-50: Stadio di sviluppo prossimo alla raccolta; Figure 2.3.2-51 e 52: Amarante coltivato nelle marais di Nyamutobo II (da notare la pacciamatura effettuata utilizzando le erbe spontanee appena estirpate). Patata A Nyamutobo I la patata coltivata nelle parcelle 2 e 4 (in minor parte in questultima). Questanno si sono verificati dei ritardi nella semina a causa del mancato reperimento del materiale di semina, provocando cos un aumento dei costi per le lavorazioni: la prima lavorazione a settembre, (effettuata su tutte le parcelle); una ad ottobre per la preparazione del letto di semina, e, visto che i tuberi hanno tardato ad arrivare (problemi logistici da parte della FAO), con le piogge tutto il lavoro risultato cos vano; quindi la terza in novembre seguita dopo il nono giorno dello stesso mese dalla messa a dimora dei tuberi (1,5 tonnellate/ha). E ovvio che questa scelta ha indotto la coltura ad un netto svantaggio favorendo la germinazione delle erbe spontanee. Questa parcella dunque ha subito 4 lavorazioni in 4 mesi, che risultano essere, per un terreno come quello di Nyamutobo, genere delle colline burundesi, piuttosto eccessive data anche la presenza di problemi di acidit, bassa concentrazione di sostanza organica, causata fra laltro dallaccentuata aerazione, accentuata anche dalla successiva lavorazione che permetter di estrarre i tuberi alla raccolta. A mio parere leccessivo sfruttamento, in termini di lavorazioni, rappresenta un danno che si ripercuote anche nel futuro delle colture successive, e pertanto sarebbe opportuno cercare di dare pi elasticit agli schemi e ai programmi di produzione e delle lavorazioni da eseguire. Il termine elasticit riferito anche ad una maggiore ed accurata tempestivit negli interventi. Un esempio rappresentato dalle scelte agrotecniche che hanno riguardato la patata e le conseguenze che sono seguite a tali scelte: a causa dellanticipo della preparazione del letto di semina dovuto al ritardo del reperimento del materiale di propagazione, e di una mancata risposta tempestiva nel momento in cui si sono accresciute le erbe spontanee la patata ha dovuto subire una grave competizione (vedere foto Figura 2.3.2-56), e inoltre, la sarchiatura di novembre, ha provocato anche il diradamento (inevitabile date le circostanze) di numerose piantine e quindi un ulteriore perdita di produzione. 30

Le distanze fra le file e sulla fila sono di 1m x 1m, con una letamazione anticipata e localizzata sulle buche con apporto aggiuntivo di circa 4g/buca di DAP (diammoniofofsato 18-46-0). Per quanto riguarda altre cure agronomiche la patata non molto esigente e non presenta particolari problemi di tipo parassitario, quindi non vengono effettuati trattamenti. Le produzioni, secondo i dati forniti, si aggirano intorno alle 12-15 t/ha. Il prodotto viene in parte consumato allinterno della Maison Shalom e in parte destinato alla vendita nel mercato locale.

Figura 2.3.2-53

Figura 2.3.2-54

Figura 2.3.2-55

Figura 2.3.2-56

Figura 2.3.2-57

Figura 2.3.2-58

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Figura 2.3.2-59

Figura 2.3.2-60

Figura 2.3.2-53: Materiale di semina (patata); Figura 2.3.2-54: Fase della semina; Figura 2.3.2-55: Fase di germinazione; Figure 2.3.2-56 e 57: Giovani piantine sopraffatte dalle erbe spontanee; Figure 2.3.2-58 e 59: Coltura dopo la sarchiatura; Figura 2.3.2-60: Estirpazione delle piante di patata come risultato di una sarchiatura eseguita in ritardo. Avocado Lavocado (Persea americana Mill.) una pianta originaria dellAmerica Centrale (Messico, Guatemala, Antille), conosciuta gi in epoca precolombiana. Appartiene alla Famiglia delle Lauraceae ed una pianta arborea di alto fusto sempre verde con sistema radicale molto espanso. La chioma pu raggiungere unaltezza di 15-20 metri. I fiori, in posizione apicale, sono ermafroditi, piccoli, riuniti in racemi e molto numerosi; essendo poco appariscenti, solo in piccola parte sono visibili dagli insetti pronubi e ci determina una bassa produttivit. I frutti sono drupe di forma variabile, di colore verde o violaceo, con un solo seme poliembrionico e una polpa burrosa, ricca in grassi. Lavocado una pianta dotata di ampie possibilit di adattamento sia ai climi tropicali, subtropicali, che agli ambienti temperati. Anche se in Burundi questo frutto rappresentato nei mercati locali, non esiste una coltivazione vera e propria di avocado ma si presentano come una coltivazione estensiva a cui non vengono eseguiti particolari accorgimenti. Lo stesso vale per gli avocadi presenti nellazienda di Nyamutobo I dove si trovano una decina di alberi a distanze piuttosto variabili e a cui non vengono date cure particolari. Solitamente vengono effettuate delle sarchiature a fine settembre, dicembre- gennaio, maggio-giugno. Inoltre viene eseguita una potatura a fine dicembre-inizio gennaio, tenendo conto solamente della conformazione esteriore. La produzione generalmente consumata allinterno della Maison Shalom e parte viene anche venduta.

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Figura 2.3.2-61

Figura 2.3.2-62

Figura 2.3.2-61 e 62: Piante di avocado. Parcella 3 La parcella 3 durante il mio periodo di permanenza non stata occupata da alcuna coltura in quanto si trovava in maggese. Questa una scelta su cui si potrebbero fare diverse osservazioni. Innanzitutto bisogna prendere atto dello scopo che tale strategia dovrebbe presupporre. Per lambiente di coltivazione esaminato questa potrebbe risultare una soluzione importante dal punto di vista della conservazione del suolo, e un apporto di sostanza organica non indifferente. Il maggese per ogni singola parcella dura un intero anno, ma linterramento delle erbe spontanee che nel tempo si sviluppano non vengono falciate se non alla fine di tale periodo, nella lavorazione principale. Spesso tali erbe vengono estirpate, raccolte in mucchi, per, successivamente, prendere diverse destinazioni: vasche di compostaggio, pacciamatura, copertura delle strutture dei semenzai, ma, abbastanza spesso, vengono bruciate. Mentre le altre soluzioni hanno di per s un certo valore agronomico, la messa a fuoco delle erbe spontanee svalorizza del tutto il ruolo del maggese, soltanto un apporto di potassio, anzi la biomassa prodotta viene distrutta e sottratta al suolo. Come gi detto in Burundi abbiamo lalternanza di tre stagioni colturali, che si potrebbero sfruttare ottenendo diversi sfalci (tre almeno), e ottenere cos una maggiore quantit di biomassa utilizzabile per diverse destinazioni. Una destinazione, sottovalutata nel territorio, ma molto importante dal punto di vista strategico, sarebbe quello di interrare i residui dello sfalcio, e permettere cos un aumento della dotazione di sostanza organica del terreno in considerazione. Parcella 4 La parcella 4 occupata da tre filari di ananasso nella parte pi alta, mentre per il resto coperta dal mais. Ananasso Origini e breve descrizione botanica L'Ananasso (Ananas comosus - Ananas sativus L.) una pianta cespugliosa perenne appartenente alla famiglia delle Bromeliaceae. E originaria dell'America centrale. In Burundi viene coltivata quasi esclusivamente per scopi alimentari, anche se in alcune variet si potrebbero sfruttare per la produzione di fibra pi o meno pregiata. Ha foglie spinose a rosetta, e fiori bratteati riuniti in una spiga che termina con un ciuffo di 33

foglie e in un germoglio centrale. Il frutto (ananas) simile a una grossa pigna, formato dall'ingrossamento del rachide della spiga e dalla sua fusione con i frutti freschi carnosi dei quali restano esternamente le brattee. All'interno la polpa giallo-chiara con un cuore fibroso. Coltivazione A Nyamutobo limpianto stato realizzato agli inizi del novembre del 2005, utilizzando come materiale di propagazione i rigetti che spuntano alla base, acquistati ad un prezzo di 200 Fbu/caduno. Prima dellimpianto stata eseguita una letamazione di base per garantire unapporto di sostanze nutritive necessarie per il sostentamento iniziale della coltura. Successivamente alla messa a dimora stata realizzata una pacciamatura utilizzando in maggior parte delle graminacee che crescono allo stato spontaneo. I filari sono disposti in direzione est-ovest con distanze di 1m x 1m, tra le file e sulla fila. Normalmente lananasso viene sarchiato tre volte nel corso della stagione: nel mese di marzo, agli inizi di giugno, ed in fine dicembre-inizio gennaio. Generalmente non viene attuato alcun trattamento, in quanto la coltura non crea difficolt per quanto riguarda la difesa dalle diverse patologie. Lananasso va in produzione dopo circa un anno della sua vita, offrendo un frutto che a maturit raggiunge il peso di circa 2 kg, dopo avere fruttificato la pianta non da pi frutto e viene dunque estirpata per lasciare posto ai rigetti che prendono vita alla base della pianta madre.

Figura 2.3.2-63

Figura 2.3.2-64

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Figura 2.3.2-65

Figura 2.3.2-66

Figura 2.3.2-67

Figura 2.3.2-68

Figure 2.3.2-63, 66, 67 e 68: Piante in frutto; Figure 2.3.2-64 e 65: Distesa di ananassi rispettivamente nella parcella 4 e 6. La fruttificazione dellananasso, cos come gran parte dei fruttiferi, mostra una scalarit accentuata, che si traduce con una produzione che si protrae per circa nove mesi o anche pi. La produzione destinata, per gran parte alla vendita, ad un prezzo di 500 Fbu/frutto e in parte al consumo interno. In questa stagione la produzione si rivelata pi che sufficiente, anche se si sono verificati dei problemi riguardanti i furti avvenuti nei diversi periodi di maturazione dei frutti, in relazione ai quali si pensato di introdurre dei guardiani notturni (oltre ai guardiani addetti al bestiame), anche durante il periodo di produzione onde evitare tale problema. Mais A Nyamutobo il mais rappresenta una delle colture principali occupando una superficie di circa due ettari distribuite nella parcella 4 e 5. La prima lavorazione (lavorazione principale)12, per quanto concerne la parcella 4 ha avuto una durata di due giorni, dal 15 al 16 ottobre, utilizzando 20 operai muniti di zappa, di cui la maggior parte donne e bambini. Le lavorazioni sono state effettuate in due momenti: nel primo stato reso il suolo pi soffice, e son state estirpate le erbe spontanee, mentre nel secondo si proceduto con la
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La preparazione del letto di semina per la maggior parte delle colture di pieno campo (un caso a parte sono le ortive, e le colture in semenzaio) venne eseguita nella stessa settimana dopo larrivo delle prime piogge.

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preparazione vera e propria del letto di semina (affossatura). La parcella 4 era stata precedentemente coltivata a soja. Il mais non viene seminato su filari continui, bens su singole buche profonde circa 25cm e avente diametro variabile dai 25cm ai 30cm (figura 2.3.2-71). Tale profondit permette di apportare il letame (materiale proveniente dalla compostiera). La quantit difficilmente stimabile a causa della mancanza di una bilancia elettronica, di un differente contenuto in acqua, dipendente dalle piogge che data la parziale copertura delle compostiere (foglie, rami e altro materiale erbaceo..), riesce a penetrare riuscendo a bagnare il materiale in compostaggio, dal differente stadio di maturazione del compost che, oltre a dipendere dalle condizioni di compostaggio (umidit del substrato, natura dello stesso, temperatura, presenza di batteri, funghi, ect.), dipende anche dalla composizione del substrato e dalla durata del processo, variabile a seconda delle necessit dellazienda. Dunque tale compost, caratterizzato da una composizione variabile, e da un diverso stadio di maturazione, stato distribuito (manualmente) nelle buche e successivamente coperto con uno strato di circa 5cm di terra. Il 18 di ottobre ha avuto inizio la semina contemporaneamente ad un apporto di D.A.P. Vengono interrati 3 semi per buca ad una profondit di circa 20 cm, ad una distanza di 1m x 1m, sulla fila e fra le file, e apportando 2-4 g di D.A.P. (18-46-0) per buca. Il seme proviene dalle colture specializzate della FAO concesso a titolo gratuito, previa restituzione alla raccolta della medesima quantit (100kg), ed una nuova variet a ciclo fisiologico pi corto (a taglia pi bassa, rispetto alla variet in uso precedentemente), ZN 605. Dopo la semina avviene la copertura dei semi con un sottile strato di terra di circa 3cm e si aspettano cos le piogge. Oltre alla parcella 4, il mais occupa una superficie non indifferente nella parcella 5, su cui le lavorazioni di preparazione del terreno e del letto di semina sono state eseguite il 24 ottobre con distanze relative sulla fila e fra le file rispettivamente di 60cm x 80cm per buona parte, 1m x 1m per il resto. Tale parcella, era stata destinata in precedenza in parte precedeva a pomodoro, e in parte, per la superficie maggiore, si trovava in maggese. Ho avuto modo di osservare dei problemi verificatisi nellattecchimento dei semi di mais, probabilmente causato dallandamento delle piogge (abbastanza irregolare) che nella parcella 5, caratterizzata da una modestissima pendenza, ha creato ristagni che hanno ostacolato la germinazione di parte delle sementi o comunque il regolare sviluppo delle piantine nei primi stadi di sviluppo. Oltre a quanto detto da sottolineare nella parcella 5 la compresenza di due diverse variet situate in diversi siti della stessa parcella e la netta differenza della capacit di germinazione nelle condizioni suddette. A questo punto, nelle zone in cui la situazione si mostrava pi grave, stata eseguita una risemina per compensare le piante non attecchite (Figura 2.3.2-74). Per quanto concerne invece la parcella 4, non si sono avuti particolari problemi nella germinazione che ha avuto inizio circa 7-10 giorni dalla semina. A partire da luned 10 dicembre ha avuto inizio la prima sarchiatura per il mais, al fine di evitare la competizione delle erbe spontanee. Come la maggioranza delle colture da consumo, il mais non viene irrigato (le piogge sono sufficienti), n vengono effettuati trattamenti antiparassitari. Le produzioni di tale coltura, da quanto attestano gli agronomi (non ho avuto modo di constatare di persona) si aggirano intorno ai 1-1,5 t/ha. La produzione destinata in parte al consumo interno, in parte al mercato locale e in parte alla autoproduzione di semente che poi viene venduta ai contadini dei villaggi vicini al prezzo di 500 fbu/kg. Le pannocchie che vengono attaccate dai vari patogeni (insetti, ruggine,ect.), che per tale causa hanno perso il loro valore commerciale, vengono conservate per poi essere utilizzate come parte componente degli integratori per i bovini di razza migliorata, assieme anche al riso che ha subito la stessa sorte, dopo opportuna molitura (la Maison Shalom possiede un mulino) e miscelazione.

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La biomassa prodotta dalla coltura (foglie e stocchi) viene impiegata come pacciamante o come materiale di copertura nei semenzai, ma spesso anche come alimento per il bestiame (di razza migliorata), oppure ancora come materiale di compostaggio.

Figura 2.3.2-69

Figura 2.3.2-70

Figura 2.3.2-71

Figura 2.3.2-72

Figura 2.3.2-73

Figura 2.3.2-74

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Figura 2.3.2-75

Figura 2.3.2-76

Figura 2.3.2-69: Semente di mais autoriprodotta nellanno di produzione 2006-2007; Figura 2.3.2-70: Semente concessa dalla FAO (variet ZN 605); Figura 2.3.2-71: Disposizione delle buche; Figura 2.3.2-72: Germinazione del mais; Figura 2.3.2-73: Mais in pieno campo nella parcella 4; Figura 2.3.2-74: Zona di mancanza della parcella 5 (mancato attecchimento); Figura 2.3.2-75: Germinazione del mais riseminato nella parcella 5; Figura 2.3.2-76: Mais attecchito nella parcella 5.

Parcella 5 Nella parcella 5 coltivato soltanto il mais di cui i rinvia la descrizione effettuata per il mais della parcella 4.

Parcella 6 e 7 Entrambe le parcelle presentano come coltura principale13 la manioca (di nuovo impianto), anche se nella parte pi alta della parcella 6 presente lananasso (vedi parcella 4-ananasso) mentre nella parte pi bassa della parcella 7 la manioca di dieci mesi di et. Cos come successo per la patata, a causa dei ritardi, dovuti a cause logistiche, della FAO, i cumuli realizzati il 29 e il 30 di ottobre sono quasi stati appianati dalle piogge che incidevano nel periodo di attesa delle talee; dunque il 12 e il 13 dicembre si rifatto il tutto, costituendo perci un costo aggiuntivo. Limpianto avvenuto il 14 dicembre. Lagrotecnica applicata uguale alla manioca presente a Rutimbura .

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In tutte le parcelle (escluse le marais e la parcelle 0 e 5) sono presenti dei setti divisori costituiti dallaccoppiata banano - tripsacum.

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Figura 2.3.2-77

Figura 2.3.2-78

Figure 2.3.2-77 e 78: Preparazione dei cumuli da parte degli operatori della Maison Shalom dove verranno impiantate le talee di manioca; Parcella 8 Nella parcella 8 la parte alta posta in maggese, mentre la parte pi bassa occupata interamente da tripsacum laxum. Limpianto stato effettuato nellottobre del 2006, con file distanti fra loro un metro. Quindi le piantine attuali sono il frutto della straordinaria capacit della specie di resistenza alla siccit estiva ed al ricaccio. Le cure agronomiche non si discostano dal tripsacum di Rutimbura.

Figura 2.3.2-79

Figura 2.3.2-80

Figure 2.3.2-79 e 80: Tripsacum laxum nella parcella 8 (nella figura 2.3.2-78 si intravedono le marais, a confine). Parcella 9 La parcella 9 viene utilizzata come semenzaio di differenti specie erbacee, orticole in particolare, e caratterizzata dalla compresenza del prugno del Giappone e del mango gi in precedenza descritto.

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I semenzai sono realizzati su porche rialzate avente larghezza pari a 30 cm, di diversa estensione in lunghezza e distanziati tra loro 1 m, e allinterno delle quali si dispongono dei piccoli filari della lunghezza di 1 m lungo lallineamento nord-sud (foto 2.3.2-79, 80). Talvolta i filari vengono pacciamati con le erbe spontanee precedentemente estirpate, mentre ai semenzai vengono attribuite delle strutture in legno realizzate con assi e rami di diversa provenienza, e coperti con erbacee ( in gran parte graminacee), o con piante vive quali ad esempio il maracuja. Dopo la realizzazione dei filari, viene eseguita una letamazione localizzata sulla fila, cui segue una copertura con un sottile strato di terra e la semina a spaglio. I semenzai vengono irrigati due volte al giorno, il mattino prima che sorga il sole e la sera dopo il tramonto. Generalmente non vengono attuati trattamenti di tipo antiparassitario. Dopo la germinazione delle piccole piantine e un loro accrescimento che varia a seconda della specie di appartenenza e delle condizioni ambientali, avviene lestirpazione e la messa a dimora delle giovani piante.

Figura 2.3.2-79

Figura 2.3.2-80

Figura 2.3.2-79: Pacciamatura dei semenzai; Figura 2.3.2-80: Letamazione dei filari dei semenzai. Mango A Nyamutobo questalbero da frutto si trova coltivato in maniera estensiva nella parcella 0 dove sono presenti circa 15 alberi di piccole dimensioni. L'albero sempreverde, ramoso, con la corteccia resinosa, il legno duro e ruvido di color rosso. Le sue foglie sono appuntite e lucide; i fiori sono bianco-rosati o giallastri, ma non tutti portano frutti. di origine indiana e fu introdotto nel IV secolo A.C. nell'est asiatico e, a partire dal X secolo D.C., diffuso nell'Africa orientale. Oggi viene coltivato in quasi tutti i paesi tropicali. Il frutto ovoidale, ha la polpa gialla-arancio, compatta, molto profumata e gustosa. La sua buccia pu assumere diverse tonalit: verde, giallo, rosso, oppure un mix di questi colori. Il peso di un mango pu arrivare anche ad 1kg, ma solitamente in commercio possibile trovarli da 300-500gr. Solitamente non vengono attuati trattamenti particolari come concimazioni, irrigazione, ect. In linea di massima vengono effettuate delle sarchiature a fine settembre, dicembre- gennaio, maggio-giugno. Inoltre viene eseguita una potatura a fine dicembre-inizio gennaio tenendo conto solamente della conformazione esteriore. La produzione generalmente consumata allinterno della Maison Shalom, anche se in parte viene anche venduta. 40

Figura 2.3.2-81

Figura 2.3.2-82

Figure 2.3.2-81 e 82: Piante di mango in fiore (parcella 9). Marais Le marais, come gi detto, sono dotate da una composizione granulometrica tendente allargilloso, e dotati di una fertilit chimica idonea alla coltivazione. Le marais sono il risultato dellacqua di ruscellamento proveniente dalle colline soprastanti e, anche per questo, si caratterizzano per la presenza di acqua (non per tutte le marais comunque) anche nelle stagioni secche. Le marais di Nyamutobo I e II sono dotate di corsi dacqua presenti tutto lanno, anche nella stagione di secca. Lalimentazione idrica di entrambe le marais sono consistenti in un corso dacqua principale (Nyabitsinda) che alimenta un corso dacqua secondario dove a sua volta si incanalano diverse ramificazioni che permettono lumettamento delle singole particelle e dei singoli filari. Le marais di Nyamutobo II, durante il periodo di permanenza in Burundi, si trovavano in maggese.

Figura 2.3.2-83

Figura 2.3.2-84

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Figura 2.3.2-85

Figura 2.3.2-86

Figura 2.3.2-83-84: Sommersione delle marais; Figura 2.3.2-85: Canale primario in Nyamutobo II; Figura 2.3.2-86: Vegetazione spontanea presente nelle marais. 2.3.3 Azienda di Nyamutobo II A Nyamutobo II sono situate le arnie per la produzione del miele, in prossimit delle abitazioni con i giardini circostanti, una coltivazione in pieno campo di tripsacum laxum, e la marais. Il tripsacum, come per la parcella 8 stato impiantato nellottobre del 2006 e allo stesso modo su filari distanziati un metro fra loro. Non gode di cure agronomiche particolari in quanto questa pianta col tempo si adattata bene con lambiente di coltivazione in considerazione e ha messo a punto sistemi di difesa dai diversi fattori biotici e abiotici che potrebbero mettere a rischio la vita fisiologica della stessa. Le caratteristiche chimico-fisiche del suolo di Nyamutobo II non differiscono da quelle di Rutimbura (collina) e di Nyamutobo I, con colline sabbio limose e marais piuttosto argillose.

Figura 2.3.3-1

Figura 2.3.3-2

Figure 2.3.3-1 e 2: Distesa di tripsacum laxum di Nyamutobo II.

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Marais La marais attraversata da un corso dacqua primario, lo stesso che alimenta la marais di Nyamutobo I, e anchesso strutturato allo stesso modo con un canale secondario e le diverse ramificazioni (vedi foto 2..3.3-3 e 4): Le marais di Nyamutobo II sono occupate in gran parte da pomodoro, amarante, patata dolce, cipolla e dalle diverse specie ortive di minore importanza quali cavolo, lattuga ect. Un ruolo importante svolto anche dai semenzai, e specie durante la stagione secca, in quanto offre un suolo abbastanza umido per le piantine. Di seguito tratter con una breve descrizione il pomodoro e la patata dolce: le altre colture in effetti assumono una minore importanza.

Figura 2.3.3-3

Figura 2.3.3-4

Figura 2.3.3-3: Canale primario che si biforca; a destra il canale secondario; Figura 2.3.3-4: Canale secondario che forma altri rami. Pomodoro Il pomodoro a Nyamutobo assume un ruolo importante nella rotazione delle colture. Nella parcella 5 occupava (ha preceduto il mais, al mio arrivo era quasi tutto stato raccolto) una superficie di 910m che rappresentava solo una piccola frazione della parcella mentre il resto si trovava incolta e si trovava gi nello stadio di ultima raccolta. Una superficie di circa 800 m viene occupata dalla stessa coltura nelle marais di NyamutoboII, dove la presenza di acqua permette alla coltura un maggiore sviluppo ed una conseguente maggiore produzione. Infatti qui tale coltivazione ripartita su due piccole parcelle delimitate dallacqua dei canali. A differenza del pomodoro situato nella parcella 5 di Nyamutobo I che stato seminato in semenzaio (nelle marais) in giugno ed stato trapiantato in luglio, quello coltivato nelle marais stato precedentemente seminato sempre in semenzaio ma nella parcella 9, in aprile, e trapiantato in maggio14. Le dimensioni del semenzaio sono variabili a seconda dellentit della superficie destinata a questa coltura. La struttura di tale semenzaio di tipo artigianale e viene costruito intrecciando della legna e coprendo il tutto con erbe spontanee che sono facilmente reperibili in campo. Le caratteristiche della semente utilizzata sono descritte nella tabella di seguito:
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La scelta di localizzare il semenzaio nella parcella 0 (in aprile) e conseguente a problemi riscontrati in passato nelle marais da attacchi di Batteriosi e Septoriosi.

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Tabella 2.3.3.1: caratteristiche delle sementi di pomodoro utilizzate a Nyamutobo I e II.

Variet Purezza varietale Umidit massima Germinabilit Peso unitario Prezzo unitario

Caraibo 97% 8% 75% 10g 500 Fbu

Il seme contenuto nelle bustine stato acquistato dalla FAO e per la semina sono stati impiegati 20 operai/ha che dovevano occuparsi anche della costruzione della struttura del semenzaio. Le piccole piantine della parcella 5 sono state irrigate due volte al giorno, con innaffiatoio, una volta la mattina presto prima che il sole si fa alto e unaltra volta nel tardo pomeriggio, al tramonto. Nelle marais invece lirrigazione avviene per infiltrazione laterale da solchi comunicanti con il canale primario che apporta lacqua allintera marais. Due mesi circa dopo la semina (in ottobre) avvenuto il passaggio delle piantine dal semenzaio alla dimora, con un impiego di circa 30 operai/ha. Per quanto concerne il controllo e la difesa dalle diverse patologie stato impiegato Dithane M45 per prevenire attacchi di ruggine che colpiscono foglie e frutti, che avrebbero causato una diminuzione della capacit di fotosintesi delle piante e delle perdite di produzione e qualit organolettiche e commerciali dei frutti. Il Dithane pu essere in polvere da applicare direttamente alle piantine, o sempre in polvere da diluire a concentrazione di 60g/12l che riesce a coprire una superficie di 100m. I trattamenti sono stati effettuati due settimane dal trapianto (un trattamento a settimana) fino in gennaio quando le piogge hanno iniziato ad offrire un po di tregua. Al posto del Dithane qualche volta viene utilizzato il Labirite in polvere, che viene disciolto allo stesso modo del Dithane con 60g in 12l coprendo sempre 100m. Si sono verificati (in passato) attacchi di tignola e di cocciniglia15 contrastati con Decis in gel pi o meno denso che viene diluito in acqua: 2cl/1l. In genere il Decis viene irrorato con una pompa a mano (cos come il Dithane ed il Labirite) dopo un monitoraggio visivo e quindi in presenza dellinsetto. Un solo trattamento di solito risulta sufficiente. Passati due mesi dal trapianto la coltura viene sarchiata, rincalzata e pacciamata utilizzando 20 operai/ha. Anche se non accentuata come nei fruttiferi la maturazione dei frutti pecca di scalarit e di conseguenza anche la raccolta, che per a differenza dei nostri due-tre raccolti annui in Burundi si raccoglie quasi tutti i giorni man mano che il frutto si trova al giusto grado di maturazione. A sua volta i frutti raccolti vengono conservati in una apposita struttura per lo stoccaggio costruita con travi in legno dove appoggia il tetto avente scheletro anchesso costituito da travi in legno e coperto internamente da teloni ed esternamente da paglia (in gran parte graminacee spontanee) e rametti di varia natura. I residui della coltura (steli, foglie secche, frutti non raccolti) vengono tolti dal campo (quindi le piante vengono estirpate) e situate ai bordi della parcella e destinate ad essere utilizzate per la pacciamatura (banano, ananasso.), o gettati nelle vasche di compostaggio.

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Probabilmente lambiente di coltivazione cos umido (1.100mm di pioggia media annua) favorisce attacchi di funghi e di cocciniglie, specie per i pomodori coltivati nelle marais.

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Figura 2.3.3-5

Figura 2.3.3-6

Figura 2.3.3-7

Figura 2.3.3-8

Figura 2.3.3-9

Figura 2.3.3-10

Figure 2.3.3-5 e 6: Pomodoro nella parcella 5; Figure 2.3.3-7, 8 e 9: Pomodoro coltivato nelle marais; Figura 2.3.3-10: Bacche di pomodoro affette da maculatura batterica.

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3.1

Gli allevamenti zootecnici


Generalit

La provincia di Ruyigi situata in una zona di media altitudine con una densit relativamente bassa. Essa ricca di vaste savane che offrono grandi possibilit di sviluppo dellallevamento. Nella tabella 2.1 si pu osservare limportanza delle diverse specie animali inserite nel contesto globale di produzione animale nazionale.
Tabella 3.1-1: contributo delle singole provincie riferito alle singole specie in rapportato alla produzione nazionale.

[dati forniti dalla DPAE/Ruygi]

Come si traduce dalla tabella, la provincia di Ruyigi partecipa alla produzione animale complessiva nazionale con una percentuale pari al 4,2% della produzione totale della Nazione, che la posiziona agli ultimi posti in termini numerici assieme a Rutana, Muramvya, Makamba e Cankuzo rispettivamente con il 4,1%, 4%, e il 3,2% per le ultime due province. I pi rappresentativi, sempre in termini (percentuali) di produzione complessiva sono le provincie Buhuri con il 12,8% e, Muynga e Gitega con il 9,8%. Per quanto riguarda la specie animale i caprini sono i pi rappresentati coprendo il 43% della produzione animale nazionale, a cui seguono i volatili, gli ovini, i bovini e i porcini con percentuali le rispettivamente di 30,3%, 12,8%, 8,4% e 5,1%. 3.2 Allevamento bovino

Il sistema di allevamento dei bovini in Burundi di tipo estensivo - tradizionale. Tuttavia il sistema semi intensivo comincia a svilupparsi anche al fine di integrare lallevamento allagricoltura per la restaurazione e mantenimento della fertilit del suolo, dovuta alla produzione di letame che permette non solo la ricostituzione della fertilit chimica, ma anche quella fisica, con tutti gli effetti positivi sia nellimmediato che a lungo termine. Purtroppo non tutti per possono accedere allacquisto di un capo bovino il cui prezzo varia dai 300.000 fbu per un Ankol in purezza fino a 700.000 fbu per un bovino di razza migliorata. Risultando lintroito di una giornata di lavoro di un operaio comune pari a 1.000 fbu, appare evidente la difficolt di acquisto da parte della classe operaia. Le aziende zootecniche sono, di norma, di piccole dimensioni, con circa dieci capi bovini che vengono nutriti al pascolo naturale e sono quotidianamente condotti e custoditi dai bovari (Abungere). 46

Il pascolo essenzialmente costituito dalle seguenti variet foraggere: Eragostris, Hyparrhenia, Chloris Spp., Brachiaria Spp., Centrosema Pubescens, Stylosanthes ect.. Tuttavia, qualche sforzo di miglioramento del pascolo stato intrapreso da alcuni allevatori progressisti della provincia di Ruyigi, con lappoggio della DPAE e alcune ONGs, introducendo il Tripsacum Laxum, la Setaria e il Pennisetum. Tali allevatori progressisti, in numero comunque ridotto, praticano lallevamento bovino in stabulazione permanente. In genere non viene praticata (nonostante qualcuno labbia anche studiato) alcuna tecnica di conservazione del foraggio, che molto difficile da reperire, diventando addirittura un fattore fatale, nelle stagioni secche. La maggior parte dei bovini sono della razza locale denominata Ankol. Si tratta di animali poco produttivi, ma che presentano il vantaggio di resistere alle cattive condizioni di allevamento e alle diverse malattie tropicali. Si pu segnalare la presenza di razze migliorate nella provincia, anche se numericamente sono poco rappresentativi: 294 capi in tutta la provincia nel 2005. Si tratta di razze Sahiwal, Frisona e Bruna Svizzera. Le ultime due sono le pi stimate dagli allevatori di Ruyigi, per lelevata produttivit di latte. I riproduttori delle razze migliorate provengono dalla Tanzania. Analoghe considerazioni valgono per le altre provincie del paese. La DPAE/Ruyigi aveva iniziato lattivit di inseminazione artificiale con lappoggio del Progetto Gestion des Resourcers Rurales de Ruyigi/FIDA. Tale inseminazione ha portato alla nascita di 150 vitelli prima di arrestarsi con la chiusura del progetto. Gli animali beneficiano poco delle cure preventive e curative per mancanza di medicine veterinarie, e quando queste ultime sono disponibili, il loro costo relativamente alto. Lallevamento ben praticato per ragioni di tipo commerciale e rappresenta una forma di risparmio a cui potere accedere in momenti particolari e per risolvere determinati problemi a cui lallevatore attribuisce un certo valore (dote, multa, grande cerimonia, spese scolastiche, di salute ect..). [ISABU] 3.3 Gli allevamenti nelle aziende della Maison Shalom

Allevamento bovino Nellallevamento bovino praticato nelle aziende della Maison Shalom, si ha la presenza 31 capi di razza Ankol, la razza locale, e 12 meticci di frisona. Dei capi di razza locale 30 trovano dimora nellazienda di Murehe I e 1 nellazienda di Nyamutobo I (toro riproduttore) assieme ai 12 capi bovini di razza migliorata. La fattoria di Nyamutobo I provvista di quattro stalle di diverse dimensioni: una di circa 104 m divisa in sezioni di diversa misura, 4 m x 2-3 m, unaltra di circa 95 m sezionata allo stesso modo; a pochi metri da queste vi sono altre due stalle una di 95 m e laltra di 75 m che per non vengono utilizzate in alcun modo. Questultima addirittura dispone di una canaletta in cemento, in buone condizioni, che permette di convogliare i reflui liquidi e lacqua di lavaggio in una vasca di compostaggio, anchessa in cemento. Le strutture della stalla sono costituite da pareti realizzate con pali di legno (ad eccezione di una parete di una stalla fatta di mattoni e calce) su cui poggia il tetto, sostenuto da travi sempre in legno e coperto da materiale vario: eternit, teloni in pvc + rami e steli di diverse piante gran parte graminacee. Nelle tabelle 3.3-1 e 2 fornite da Ndihokubwayo Romaine (agronomo della Maison Shalom), riportano i dati relativi ai bovini presenti rispettivamente sulle stalle di Nyamutobo I e Murh II . Anche se nella tabella 3.3-1 sono riportate le percentuali degli incroci, in realt questi dati sono poco attendibili, in quanto in tutto il Burundi non esiste una razza esotica in purezza: nemmeno i riproduttori, che provengono dalla vicina Tanzania, sono dei puro sangue (7/8 di norma).

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Tabella 3.3-1: capi bovini presenti nella fattoria di Nyamutobo I.

N 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13

Et 2.8 anni 2.9 anni 3 anni 7 anni 4 mesi 6 anni 10 mesi 2.6 anni 5.2 anni 1.4 anni 6 anni 1.6 anni 1.7 anni

Razza Frisona Frisona Frisona pura Ankol Frisona 3/4 Frisona 3/4 Frisona 3/4 Frisona 3/4 Frisona 1/2 Frisona 1/2 Frisona Frisona Frisona

Sesso ed et fisiologica Vacche da monta Vacche da monta Toro progenitore In lattazione Torello In lattazione Vitella Toro In gestazione Vitello In lattazione Torello Vitello

Tabella 3.3-2: capi bovini presenti nella fattoria di Murh.

N 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 5 anni 1.5 anni 2 anni 2 anni 2 anni 2 anni 10 anni 5 mesi 8 anni 1 anni 2.5 anni 10 anni 1 anni 3 anni 2 anni 1 anni 1.4 anni 2 anni 2 anni 2 anni 3 anni 4 anni 4 anni 1 anni 4 anni 1.5 anni 4 anni 1.8 anni 3 mesi 5.6 anni

Et

Razza Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol Ankol

Sesso ed et fisiologica Vacche da monta Torello Vitella Vitella Vitella Vitella In lattazione Vitella In lattazione Vitello Vitella In lattazione Vitella Vacche da monta Vitella Vitella Vitello Vitello Vitello Vitello Vacche da monta Vacche da monta In lattazione Vitella Vacche da monta Vitello In lattazione Vitella Vitella Toro 48

Figura 3.3-1

Figura 3.3-2

Figura 3.3-3

Figura 3.3-4

Figura 3.3-5

Figura 3.3-6

Figura 3.3-7

Figura 3.3-8

Figura 3.3-9

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Figura 3.3-10

Figura 3.3-11

Figura 3.3-12

Figure 3.3-1, 2 e 3: Capi di razza migliorata Ankol Frisona, rispettivamente, torello, toro da monta e vacca in lattazione nellazienda di Nyamutobo I; Figure 3.3-4, 5 e 6: Vitelli di razza migliorata, di diversa et, nellazienda di Nyamutobo I; Figura 3.3-7: Abbeveratoio (i sedimenti sul fondo fanno intravvedere una scarsa cura delligiene); Figura 3.3-8: Stalla di Nyamutobo I; Figure 3.3-9 e 10: Stalla di Nyamutobo I attualmente non sfruttata; Figura 3.3-11: Capo di razza Ankol nella stalla di Murh; Figure 3.3-12: Capi Ankol durante il pascolo sui monti del Mpungwe; Gestione degli allevamenti Gli Ankol presenti nella fattoria di Murh vengono condotti con un pascolamento libero effettuato in una particella di terreno, sempre di propriet della ONG, di circa 40 ettari. Si tratta di un pascolo naturale che, da quanto emerge da una analisi visiva, dotato di scarso valore foraggero. Questo causato da diversi fattori che si interconnettono fra loro quali: il suolo non gode di alcuna attenzione, quindi non viene mai lavorato; il pascolo di questi animali danneggia la qualit del cotico erboso; infatti, si relaziona alla selezione del foraggio da ingerire da parte dei bovini (specie per i piccoli bovini), viene favorita la proliferazione delle piante a basso valore foraggero; il pascolamento, condotto in maniera non corretta, produce degli effetti negativi quali: il calpestamento che, salvo i casi in cui favorisce linterramento dei semi o danneggia meccanicamente alcune infestanti (mandratura); linacidimento (il terreno diventa asfittico con conseguente diminuzione del pH); compattazione del suolo (elevata per i bovini sia per il loro peso che per lo scivolamento degli zoccoli in giaciture declivi) con conseguente comparsa di numerose erbe a scarso valore nutritivo che si adattano a queste condizioni; non vengono realizzate tecniche di miglioramento del pascolo naturale; cattiva gestione del pascolamento. Ovviamente il pascolamento ha anche alcuni effetti positivi che possono controbilanciare quelli negativi, solo se si provvede ad una razionale conduzione del pascolo. La scarsa produttivit dei bovini presenti essenzialmente dovuta allalimentazione spesso non adeguata. Lunica foraggera coltivata in Burundi, il Tripsacum Laxum che per viene destinata esclusivamente ai bovini di razza migliorata, e lo stesso discorso vale per i concentrati proteici (che per lONG sono facilmente reperibili). Quindi se da una parte si hanno gli effetti di una cattiva alimentazione aggravata anche dallassenza di leguminose (importanti per diversi aspetti specie per lapporto di proteine), dallaltra si nota un pascolo libero, ma continuo, che va dalle prime ore dellalba fino alle ultime del tramonto, che comporta per gli animali un enorme dispendio di energia.

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Quanto ai dodici capi di razza migliorata (pi un riproduttore Ankol) di Nyamutobo I, la situazione piuttosto differente, anche se si pu ancora una volta mettere in risalto il problema dellalimentazione. Questi animali innanzi tutto vengono condotti in stabulazione fissa come anticipavo di sopra e lalimentazione si differenzia per il fatto che: il tripsacum rappresenta la componente pi rappresentata della razione giornaliera16; di tanto in tanto godono anche di concentrati proteici di differente composizione e valore nutritivo la cui composizione media riportata nella tabella 3.3-3.
Tabella 3.3-3: percentuali dei concentrati distribuiti ai bovini dellazienda di Nyamutobo I.

Residui di mais Razione di base 46% Produzione 60% [fonte: Ndihokubwayo Romaine]

Scarti di riso 30% 12%

Tourtoux di palma 23% 27%

Il pascolo, da quanto emerso, non di qualit elevata, il tripsacum laxum (al di l delle discrete produzioni) da quanto si evince dalla tabella 3.3-4 non dotato di un elevato valore foraggero, e i concentrati proteici vengono somministrati di rado e in modiche quantit.
Tabella 3.3-4:Valore bromatologico delle foraggere distribuite come razione base per 1 Kg di alimento

Foraggere UF MAD (g) T. Laxum 0,15 9,2 Erbe ordinarie 0,15 25 dei pascoli Fonte: Dr Marin Alujevic, Tables dalimentation.

Ca (g) 0,70 1,4

P (g) 0,50 0,60

Tabella 3.3-5: Le materie prime utilizzabili: valore e prezzi per 1Kg di alimento

Alimenti

Valori in g/Kg di alimenti

Prezzo per Kg di alimento 20F

UF MAD Ca P Scarti di riso 0,91 90 0,8 13 Canna da --225 1 4 zucchero triturata (scarti) Farina di 1,75 68 0,15 2,8 mais Sali minerali --------UF: unit foraggere; MAD: materia azotata digeribile; Ca: calcio; P: fosforo. Fonte: AEC e CNRZ 1996, Paccioni, 1965 pour les valeurs nutritives

400F

Un problema correlato alla non corretta alimentazione di certo la salute degli animali. Anche se le Ankol sono poco produttive, posseggono una straordinaria resistenza (genetica) alle diverse patologie di tipo tropicale. I meticci delle razze esotiche riscontrano invece problemi legati allo stato sanitario, principalmente connessi al diverso contesto ambientale rispetto a quello di provenienza. La tendenza stata quella di cercare un miglioramento produttivo attraverso un miglioramento genetico, che se da una parte riuscito, dallaltra

16

Purtroppo per la assenza di una bilancia non ho avuto la possibilit di verificare quantitativamente il peso di ogni razione di foraggio somministrata e il suo valore nutritivo.

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deve essere ancora risolto il problema connesso alla resistenza alle malattie e allo sfruttamento delle risorse alimentari. Il Dr. Alberto Giani, Medico Veterinario Consulente dell AVEC-pvs (Associazione Veterinaria di Cooperazione con i Paesi in Via di Sviluppo) dopo un breve soggiorno in Burundi nel 2003 ha affermato in una sua relazione: E interessante notare, che in tutte le pubblicazioni da me consultate sugli incroci tra razze locali ed esotiche in Burundi, entrambi i gruppi studiati venivano regolarmente vaccinati, sverminati e sottoposti a periodici bagni antiparassitari, ovvero venivano allevati e confrontati in un ambiente che era lideale per i nuovi incroci, ma che non corrisponde affatto alla realt rurale, dove i costi dei farmaci sono alti, le conoscenze tecniche poche e i veterinari presenti ancora meno. Al di l comunque che ci si trovi dinnanzi ad un incrocio o meno, importante garantire gli spazi necessari e una alimentazione adeguata agli animali allevati, importanti non solo per laspetto produttivo, ma anche per garantire un discreto stato di salute e quindi una maggiore autodifesa alle malattie e un minor rischio di immettere sul mercato carne proveniente da animali malati. Con riferimento a questultimo annesso tante volte gli animali vengono macellati nella stessa casa dellallevatore, che lo stesso segua norme di tipo igienico-sanitario, prediligendo la macellazione di animali malati. Molto spesso la carne dei capi malati abbattuti, viene immessa sul mercato a prezzi bassi, per cui altrettanto spesso la classe economicamente meno dotata ad effettuarne lacquisto. Nella maison Shalom, nella fattoria di Nyamutobo, lapproccio nei confronti della salute dei capi bovini allevati di tipo sia preventivo che curativo. Lapproccio preventivo si basa pi che altro nella somministrazione di farmaci. A questo punto da sottolineare che la mancata cura delligiene, quale ad esempio la pulizia delle stalle, il rinnovo della lettiera, la pulizia degli abbeveratoi, ect. implica la diffusione di malattie di vario genere. Lapproccio curativo invece consiste nella somministrazione di farmaci solo nel caso in cui si presenti una qualche malattia. Nelle tabelle 3.3-6 e 3.3-7 vengono riportate le malattie che maggiormente sono state riscontrate e i farmaci utilizzati come soluzione di cura.
Tabella 3.3-6: Malattie che si sono presentate alla fattoria di Nyamutobo I.

Malattie Mastiti Coccidiosi Verminosi

Sintomi patologico Tumefazione e dolori alle grande mammarie -Forte diarrea sanguinolante -escrementi fetidi -inappetenza -ipertermia -lacrimazione -flogosi polmonare -disidratazione delle mucose Tumore e dolore alle zampe - lacrimazione -opacit della cornea

Etiologie Batteri diversi (streptococcus) -Eimeria baris -Eimeria zurni Theileria parva

Frequenza dapparizione + ++ +++ ++ ++ +++

Pododermatidi Cheracongiuntivite

Colibacillosi dei vitelli -diarrea -coliche Hypocalcemie - ipertermia -atonia e prolasso uterino -zoppia e metriti -respirazione addominale Infezioni polmonari [fonte: Ndihokubwayo Romaine]

-Traumatismi +++ -Batteri -Microrganismi ++ -Traumatismi -Initation Escherichia coli +++ Altri coliformi -errori di + + + razionamento nel preparto -stress vari Variabili +++ 52

Tabella 3.3-7: categorie e nomi commerciali dei farmaci utilizzati per le diverse patologie.

Categorie Antibiotici Antypyrtiques Fortifiant Antiprotozaires contro le coccidiosi Antiprotozaires contro le thleriose Antihelminthiques Acaricida [fonte: Ndihokubwayo Romaine] Allevamento suino

Nomi commerciali dei medicinali Octvet, Tenaline, oxyttra cylline, penistrent, vetospray Novalphen Borogluconate de Ca, vitaject Sulfadimerazune, amprolium Butalex, fruivexon, paravexon Vermitan, albendazoles, Nilzan, Bolumisole Supadip, steladone

Nella fattoria di Murh presente una stalla di 65 m divisa in cinque sezioni di diverse dimensioni che ospita 10 capi suini, costruita utilizzando modello e materiali conformi alle altre stalle di Nyamutobo I. Questi animali sono tutti di razza migliorata: Pietrain x razza locale in gran parte, e Middle White x razza locale. Questi animali vengono tenuti in stabulazione fissa. Tre operai si occupano della gestione di questo allevamento e fanno anche da guardiani notturni (lavorano anche i campi e si occupano delle colture). Lalimentazione consiste in un mix costituito da vari materiali di scarto: stocchi di mais, foglie e rametti di manioca, fagioli e grani di mais andati a male, erbe spontanee, ect. Il tutto viene preventivamente cotto in un pentolone cos che due volte al giorno godono di una razione complessiva di due kg di questa miscela a base di scarti. I suini non godono di cure particolari, e talvolta saltano pure qualche pasto. Un maiale adulto raggiunge un peso di 40-45 kg, il problema dellalimentazione si intuisce anche dai lamenti (questo vale anche per i bovini) disperati di questi animali. Questi animali nonostante siano costretti a vivere questa dura realt riescono a compiere 2 (talvolta 3) parti in un anno. Il destino dei maialini diverso a seconda del sesso: i maschi sono destinati al macello con il mantenimento di due verri uno del quale di giovane et mentre le giovani scrofe alla riproduzione. Il programma degli agronomi della Maison Shalom prevede comunque labbattimento di tutti i capi suini, come soluzione al problema della scarsa convenienza economica allallevamento suino.

Figura 3.3-13

Figura 3.3-14

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Figura 3.3-15

Figura 3.3-16

Figure 3.3-13 e 14: Preparazione della razione giornaliera dei suini nellazienda di Rutimbura; Figure 3.3-15 e 16: Capi suini allevati a Rutimbura.

Conclusioni

Lesperienza in Burundi mi ha consentito di esaminare in dettaglio gli aspetti tecnicoagronomici riferiti alle aziende dellONG Maison Shalom. Sulla base dei dati reperiti in loco e delle conoscenze acquisite nel corso degli studi, si propongono alcuni suggerimenti che possano contribuire alla gestione delle aziende agricole della ONG al fine di raggiungere tre importanti obiettivi: aumento della produzione, la conservazione del suolo e la sostenibilit dellagrosistema. I terreni coltivati dalla Maison Shalom sono sostanzialmente di due tipi: nelle colline (la gran parte) sono presenti terreni di tipo sabbio-limoso, acidi, molto arieggiati e poveri di sostanza organica, mentre nelle marais, terreni con una prevalenza delle particelle argillose, ricchi di sostanza organica, asfittici con problemi di sommersione nei periodi delle piogge e molto fertili. Lacidificazione di questi suoli causata essenzialmente dalle piogge. Infatti i 1.100 mm. di pioggia (valore medio annuo) non sono distribuiti uniformemente nel corso dellanno, ma nelle due stagioni delle piogge, durante le quali si verificano eventi a carattere torrenziale. Questo comporta un impoverimento del terreno in quanto le sostanze facilmente solubili e disperse nella soluzione circolante, si perdono per percolamento e ruscellamento. Uno dei primi obiettivi da raggiungere dunque la riduzione di tali perdite, realizzabile cercando di mettere in atto determinati accorgimenti agronomici. La soluzione dellintroduzione di filari di banano - tripsacum lungo le curve di livello, come gi detto, rappresenta una buona soluzione, in quanto riduce la velocit dellacqua di ruscellamento e dunque lentit dei danni causati dallerosione idrica. Una soluzione da proporre potrebbe essere quella di ridurre le lavorazioni in presemina e sostituire le sarchiature in copertura da una semplice falciatura. Questo comporterebbe i seguenti effetti: - riduzione dellaerazione che a sua volta comporta una maggiore capacit idrica, una minore intensit di mineralizzazione (favorendo la creazione di aggregati pi stabili nel tempo e una maggiore capacit di ritenzione idrica) quindi una minore ossidazione dellazoto organico fino a nitrato ( NO) che risulta molto pi solubile, ect.; - aumento dellattivit biologica dei microrganismi del suolo (non vengono disturbati da intense e frequenti lavorazioni); 54

- aumento della possibilit di impiego delle erbe spontanee come pacciamante con gli effetti conseguenti quali: leliminazione delleffetto splash dellacqua piovana, la perdita di energia cinetica della stessa per limpatto con il materiale pacciamante, laccumulo di sostanza organica, la diminuzione delle perdite di acqua (specie nei periodi di secca) per evaporazione (lacqua sotto forma di vapore sale dal terreno e trovando le erbe pacciamanti condensa ricadendo al suolo); - garantire lalternanza delle possibilit di impiego delle erbe spontanee quali il sovescio, foraggio per il bestiame, alimentazione delle vasche di compostaggio; - salvaguardia del terreno attraverso una copertura persistente; - riduzione dei costi di produzione. Per quanto riguarda laumento della produzione credo che basterebbe, a mio parere, a mio parere, aumentare le densit di investimento delle diverse colture. Le densit di investimento adottate, infatti, sono relativamente basse (basti pensare al mais, 1mX1m sulla fila e fra le file), ma come si pu intuire ad ogni azione segue una conseguenza. Infatti se vero che un aumento della densit comporterebbe immediati aumenti della produzione, anche vero che una maggiore produzione si traduce ad una altrettanta maggiore asportazione di elementi nutritivi, con successivo impoverimento del terreno. Questo significa che per il primo anno e forse anche per il secondo le produzioni registrerebbero un aumento, fino a quando le diverse colture depaupererebbero le risorse nutritive che porterebbero ad un evitabile insuccesso, a causa di una decadenza produttiva. Dunque allaumento della densit di investimento dovrebbe precedere un aumento degli apporti di elementi nutritivi. Naturalmente tale aumento non pu prescindere da una buona conoscenza della fertilit chimica e fisica del suolo. Partendo sulla base di un discorso pi completo e razionale, bisognerebbe prima verificare le condizioni di fertilit in cui si trova il terreno e in caso di carenza di elementi nutritivi bisognerebbe ripristinare gli elementi carenti apportando il concime pi opportuno (naturalmente tenendo conto della composizione granulometrica, dellentit delle piogge, della pendenza del terreno, ect.). Da questo ragionamento si evince il bisogno di adoperarsi in una analisi approfondita non solo in campo colturale, ma anche in campo zootecnico, cercando di aumentare la produzione di letame, e favorendo il processo di compostaggio. Per quanto riguarda gli allevamenti la Maison Shalom possiede 30 capi Ankol condotti con pascolamento libero che implica limpossibilit di recupero delle deiezioni che vanno in certo qual modo ad apportare elementi nutritivi al pascolo, ma in maniera non uniforme, accentuando gli effetti negativi del pascolamento. Inoltre questo diviene un totale spreco quando viene effettuato nella catena del Mpungwe (di demanio pubblico). Una proposta per evitare tale spreco e affinch si possa riuscire ad accumulare una maggiore quantit di letame da poter utilizzare come fertilizzante, potrebbe essere la conduzione degli Ankol in stabulazione semi-permanente. Gli agronomi-veterinari burundesi con cui ho avuto modo di colloquiare, stimano una quantit di deiezioni prodotte pari a circa 5-6 q/capo/annui, e considerando un valore medio del 5% di azoto, si andrebbe a risparmiare 12,5-15,0 kg di azoto/capo, che moltiplicato per i trenta capi equivale a 375-450 kg di azoto/annui. La gestione dellallevamento diventerebbe inevitabilmente pi complessa, ma verrebbe compensata da un pi razionale sfruttamento delle risorse e da un conseguente guadagno. La semi-permanenza dovrebbe essere strutturata in questo modo: dal periodo che va da febbraio ad aprile in stabulazione, questo permetterebbe, in un periodo in cui lofferta foraggera alta, una falciatura. Lerba falciata potrebbe avere diverse destinazioni: parte sicuramente verrebbe utilizzata come foraggio fresco, e parte si potrebbe provare ad insilarla. Attualmente le tecniche di conservazione del foraggio, sebbene siano conosciute, in quanto studiate dagli agronomi e dallISABU, non vengono utilizzate in nessuna zona del Burundi. Questa per me rappresenta optium della soluzione, in quanto nella stagione secca, cio quando lofferta foraggera scarsa, si potrebbe usufruire del foraggio insilato e gli animali risparmierebbero una quantit di energia non indifferente. 55

Nel periodo maggio-luglio un pascolamento libero permetterebbe agli animali di muoversi e di migliorare la componente muscolare; agosto-ottobre (periodo di secca), in stabulazione per poi ritornare ai pascoli in ottobre-gennaio fino alla piccola stagione secca (dura circa una venti giorni da met gennaio-met febbraio). Con riferimento agli allevamenti bovini stato messo in risalto il problema dellalimentazione, sottolineando che salute e produttivit animale non possono prescindere da unadeguata alimentazione. Un altro obiettivo da raggiungere dovrebbe dunque essere rappresentato dal miglioramento del pascolo naturale. LONG la Maison Shalom ha a disposizione circa 40 ha di pascoli ai quali non stato mai eseguito alcun lavoro di miglioramento. Un primo passo quindi potrebbe essere quello di studiare la composizione attuale (del pascolo), la produzione, il valore nutritivo delle specie gi presenti, e proporre lintroduzione di specie foraggere appartenenti alle diverse famiglie, per dare vita ad un prato polifita, ma con un valore foraggero pi elevato. Con un miglioramento del pascolo si pu infatti ottenere: - un pascolo pi diversificato che si traduce in una diversificazione della composizione del foraggio; - laumento del valore foraggero del pascolo (introducendo specie con un valore bromatologico elevato); - lintegrazione del pascolo naturale con leguminose foraggere, importanti per la componente proteica e per le diverse propriet profilattiche contro le diverse tipologie patogenetiche (batteri in particolare); - laumento, in termini di quantit di foraggio, espressa anche in termini di bilanci proteici e calorici; - la semplificazione e la razionalit di gestione. Nel concludere questa relazione invito a riflettere su come ogni singola iniziativa, anche se intrapresa da poche persone, pu avere effetti, che definisco di contagio, su molte altre e orientare cos le idee, il pensiero, ma soprattutto il cuore. Ogni uomo sulla terra dotato di proprie virt sulle quali dovrebbe lavorare non per produrre qualcosa che alla fine si traduce in effimero, ma per produrre un sorriso che rimarr per sempre. Con tali virt il singolo uomo dovrebbe costruire, insieme agli altri uomini, un mondo pi umano. Solo in questo modo potremo tutti noi sperare in un futuro migliore per lumanit.

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Figura 2.3.14

Acronimi
AVEC: Associazione Veterinaria di Cooperazione con i Paesi in Via di Sviluppo CNTA: Centre National des Tecnologies Alimentaires COGERCO: Compagnie de Grance du Coton DaPaDu: Dalla Parte Degli Ultimi DGPAE: Direction Genrale de la Planification Agricole et de lElvage DPAE: Direction Provincial de Agriculture et Elevage FAC-AGRO: Faculty of Agricultural Sciences, (Facult dAgronomie) FAO: Food and Agriculture Organization FIDA: (Fond International pour le Dveloppement Agricole) INADES: African Institute for the Environment and Nature Conservation, (LInstitut Africain pour le Dveloppement Economique et Social) ISABU: Institut des Sciences Agronomiques du Burundi LVIA: Associazione Internazionale Volontari Laici OCIBU: Office des Cultures Industrielles du Burundi ONG: Organizzazione Non Governativa SOGESTAL: stations de lavage et de dpulpage de caf VISPE: Volontari Italiani per la Solidariet ai Paesi Emergenti

Bibliografia
Dr. Alberto Giani: Missione di valutazione della situazione del progetto MAE 2597 Dr.ssa Ndihokubwayo Romaine: Maison Shalom en 2005 (tesi di laura) Diverse pubblicazioni sulla descrizione botanica delle piante tropicali ISABU: Monographi/Ruyigi

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