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Guide
Guide
le
Per i odi co Quadr i mest r al e
d I nf or mazi one e Comuni cazi one
n1
INSIEME

CALDAIE A GAS
registered by
G A S T E C
Te c n o l o g i a
2 mld investiti nel nuovo Centro Servizi Tecnici
5% del fatturato investito annualmente nella R&D
CAD Centro computerizzato per nuovi progetti
R&D punto di forza per anticipare le richieste del mercato
Training corsi di aggiornamento su prodotti e normative
rivolti ai Centri Assistenza
Laboratorio per la sperimentazione di progetti innovativi
Centro prove per test di durata e rendimento
N u me r i
20.000 m
2
la superficie totale di cui 12.000 m
2
coperti che accolgono
Produzione, Area tecnica, Laboratorio, R&D, Amministrazione, Direzione generale,
Uffici commerciali Italia ed Export, Area meeting
130 Dipendenti
30 Agenti di vendita sul territorio nazionale
11 Distributori esteri
150% la crescita negli ultimi cinque anni
63 mld il fatturato nel 1998
12 mld gli investimenti negli ultimi cinque anni
Post vendita 400 Centri di assistenza collaborano
a formare i Clienti in tema di installazione,
controllo e manutenzione
Consegna Pezzi di ricambio inviati in tutta Italia
attraverso un servizio tempestivo ed efficiente
Porte aperte Incontri con gli installatori accolti
nellArea meeting e nella Show room per full
immersion nella realt Hermann
Insieme Programma di comunicazione
e informazione continuativa con i Clienti
S e r v i z i o
Norma Uni 10738
Verifica degli impianti gas per uso domestico
Introduzione dellIng. Giuseppe Piatto
Appl i cazi one dei cri t eri di veri f i ca
Vademecum per linstallatore
A cura dellIng. Giuseppe Piatto
INSIEME
Novi t Hermann 1999
Micra, Micra Pi, Habitat
Una famiglia che cresce
L Espert o ri sponde
La post a dei l et t ori
Risposte di G. Carlo Bertagnoli
16
24
36
40
I mpi ant i
di riscaldamento a bassa temperatura
Unesauriente analisi di G. Carlo Bertagnoli
4
S o m m a r i o
So mma r i o

CALDAIE A GAS
Ri scal dament o a pavi ment o
vecchi a mani era
Figura 1 Pavimento radiante di vecchia concezione
Il riscaldamento a pavimento, anche se
con sistemi alquanto diversi, veniva gi
impiegato nell`antichit, dai Romani
come nel Medioevo (riscaldamento di
castelli, ecc.). Fu poi abbandonato
quasi completamente quando si pass
ai termosifoni per poi avere un certo
ritorno negli anni 50, vale a dire vicino
ai nostri giorni.
Questo ritorno per fu quasi un di-
sastro, almeno in alcuni casi, ma que-
sti furono tali che contribuirono a infon-
dere negli operatori e tra gli utenti l`opi-
nione comune, peraltro ancor oggi
molto diffusa, che questa soluzione di
riscaldamento non fosse affidabile n
confortevole ed inoltre pi costosa
rispetto ad altre. Come si pu notare
dalla figura, nella tipologia di impianto
rappresentato manca lo strato isolante
tra le serpentine ed il solaio pertanto,
I mpi ant i
Gi in uso nellantica Roma e da sempre bersaglio di ingiustificati pregiudizi,
i pannelli radianti vivono oggi una nuova primavera.
Grandi i vantaggi offerti, praticamente azzerati tutti gli inconvenienti.
Unesauriente analisi del consulente termotecnico G. Carlo Bertagnoli.
Ogniqualvolta mi capitato di parlare
con qualcuno di impianti di riscalda-
mento a pavimento, il mio occasionale
interlocutore storceva immancabilmen-
te la bocca e scuotendo sconsolato la
testa se ne usciva con le solite e ormai
inestirpabili considerazioni negative: -
Per carit! ... con questi impianti la
casa diventa invivibile ..., non si respi-
ra ..., si gonfiano le caviglie ..., si secca
la gola e il naso ..., pensi che alla
moglie di un mio conoscente le si sono
I mpi ant i di ri scal dament o
a pannel l i radi ant i
persino interrotte le mestruazioni ...
(E gi ho sentito pure questa, pec-
cato che la signora in questione aves-
se gi oltrepassato la "sessantina").
Quel che peggio, ho dovuto pure
constatare che anche tra molti del
'mestiere" sussistono ancora i soliti
luoghi comuni: - Questi impianti non
hanno la minima flessibilit per quanto
riguarda la termoregolazione ..., non
vanno mai in temperatura ..., occorre
una giornata per scaldarsi ..., e poi
continuano a scaldare quando non
serve pi ..., a parte il fatto che poi a
volte si bucano per corrosione ..., io ne
ho visti tanti di questi disastri ... (Ad
una mia richiesta di maggiori precisa-
zioni al riguardo, soprattutto dove,
come e quando, non ho ottenuto che
parole e discorsi sempre pi vaghi).
Ma vogliamo essere seri e chiarire
una volta per tutte la "questione"?
I mpi ant i di r i scal dament o a
bassa t emper at ur a
4
oltre ad avere un`inerzia termica note-
vole, sono maggiori le dispersioni di
calore (indesiderate) verso il basso.
I R R A G G I A M E N T O
pavimento
tubi
Inerzia termica
Gli impianti a pavimento degli anni 50
erano caratterizzati da un`elevata iner-
zia termica; infatti la massa che irra-
diava calore era l`intera soletta, in
quanto nella posa delle serpentine non
si provvedeva ad un isolamento termi-
co al di sotto delle stesse, cos che la
caldana in cui erano annegate trasmet-
teva il calore all`intera struttura.
Le conseguenze: estrema lentezza
nel raggiungimento della temperatura
prefissata, prolungamento dell`emis-
sione termica anche dopo lo spegni-
mento, raggiungimento di temperature
elevate non richieste ecc., in definitiva
pochissima o nessuna flessibilit d`im-
pianto e disagio per gli occupanti.
In pratica la massa termica, costi-
tuita dall`intera soletta, raggiungeva
pesi nell`ordine dei 230280 kg/m
2
, al
contrario di quelle attuali in cui a tras-
mettere il calore solamente la strut-
tura al di sopra dello strato isolante, il
cui peso medio si aggira attorno i
110120 kg/m
2
.
In conclusione l`impianto a pannelli
radianti "vecchia maniera" fin per
diventare fonte di malessere; come dif-
ficolt nella respirazione dovuta alla
scarsa percentuale di umidit dell`aria
e all`aumentato trascinamento del pul-
viscolo atmosferico, gonfiori alle cavi-
glie e disturbi della circolazione dovuti
alla eccessiva temperatura superficiale
del pavimento.
Bene, e allora che vogliamo fare?
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Vogliamo abolire per sempre questo
sistema di riscaldamento?
Personalmente reputo che l`im-
pianto di riscaldamento a pannelli
radianti sia in assoluto il migliore: tan-
t` che me lo sono fatto installare nella
mia abitazione e ... credetemi; non ho
manie masochistiche.
Il mio per un impianto "moder-
no", fatto a regola d`arte, con prodotti
idonei e di prima qualit; voglio dire
che simili impianti non possono essere
improvvisati, fatti "a occhio" e con
materiali "basta che sia".
E` necessaria una precisa progetta-
zione e rivolgersi a ditte qualificate,
specializzate nel settore (cosa che
dovrebbe valere anche per gli impianti
di riscaldamento tradizionali; ma qui a
maggiore ragione!).
In sintesi
A parte un costo di realizzazione
mediamente superiore di un 1525%
(peraltro recuperabili in alcuni anni gra-
zie ad un minor consumo di combusti-
bile), tutto il resto a favore, nel senso
che sussistono solo vantaggi, e di
diverso genere, non ultimo il maggior
comfort ambientale.
Ma di ci avremo modo di parlarne
nelle pagine seguenti.
Corrosione
I fenomeni corrosivi sono tipici degli
impianti in ferro (molto meno in quelli di
rame) e possono svilupparsi tanto
all`esterno delle tubazioni (malte con-
tenenti gesso o cloruri in genere impie-
gati quali anticongelanti, correnti
vaganti) quanto all`interno (presenza di
ossigeno nell`impianto dovuto a fre-
quenti rabbocchi necessari a compen-
sare eventuali perdite d`acqua, ad
errati trattamenti della stessa ecc.).
Disagio ambientaIe
Per quanto concerne il benessere
ambientale accadde che in alcuni
impianti, vuoi per ignoranza o peggio
per motivi di carattere speculativo, la
temperatura superficiale del pavimento
fosse troppo elevata; questo era dovu-
to al fatto che si teneva una tempera-
tura del fluido circolante eccessiva pro-
prio per compensare una diminuzione
di sviluppo nella posa delle tubazioni:
tanto minore era la lunghezza totale
della serpentina, tanto maggiore dove-
va essere la temperatura dell`acqua
circolante.
Dobbiamo considerare che in quei
periodi non si parlava ancora di rispar-
mi energetici e che le leggi n 373
prima e n 10 poi, erano ancora da
venire ed i fabbricati venivano costruiti
praticamente senza coibentazione,
perci molto disperdenti e di conse-
guenza non particolarmente idonei a
questa tipologia d`impianto.
Pri nci pal i i nconveni ent i
del vecchi o si st ema
Guide
le
5
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Gl i i mpi ant i a pannel l i
radi ant i at t ual i
massima superficiale del pavimento
pari a 29C, almeno nelle zone che
sono soggette a stazionamento per-
manente delle persone, mentre vicino
alle pareti fredde perimetrali e nei loca-
li adibiti a bagno o doccia, si accettano
temperature sino a 35C. Si ricordi
comunque che con una temperatura
massima superficiale del pavimento di
29C, si intende che questo normal-
mente e mediamente a temperature
inferiori, tanto pi che ci accade in
prossimit della temperatura esterna
minima di progetto, vale a dire pochi
giorni nell`arco del periodo invernale. Il
fatto poi di consentire temperature di
35C sino ad 1 metro dalle pareti
esterne, basato sulla considerazione
che nelle zone prossime alle pareti,
come nei locali da bagno, lo staziona-
mento di persone non permanente
ma abbastanza saltuario, aggiungendo
che pu essere confortevole negli spo-
gliatoi e nei locali doccia avere i "piedi
al caldo".
Tecnicamente comunque si tende
ad infittire i ranghi della serpentina
vicino alle pareti esterne proprio per
facilitare il raggiungimento della resa,
necessaria ad aumentare l`emissione
termica in quelle zone dove sono mag-
giori le dispersioni termiche (pareti
rivolte verso l`esterno).
battiscopa
bordo isolante
perimetrale
piastrelle pavimento
sottofondo
massetto calcestruzzo
tubo PE-X
fermaglio
per tubo
isolante
rete metallica
foglia polietilene
(barriera vapore)
intonaco
solaio misto
tassello
fissa rete
cartella
di calcestruzzo
6
esterna ecc.) hanno ancor pi favorito
e migliorato il comfort ambientale,
senza contare che con questa tipolo-
gia impiantistica possibile utilizzare
fonti di calore a bassa temperatura
(alternative) come pompe di calore,
pannelli solari, celle fotovoltaiche, ecc.;
oltre ad una questione di non secon-
daria importanza quale il superamento
di difficili integrazioni architettoniche
dovute alla presenza nell`edificio di
corpi scaldanti.
L`impianto a pannelli radianti pos-
siede un`importante caratteristica che
quella di funzionare a bassa tempe-
ratura (circa 40C). Infatti in questi
impianti l`intera superficie riscaldata
che costituisce il vettore riscaldante;
perci, data l`ampiezza del vettore
riscaldante stesso si render indispen-
sabile una minore cessione specifica
di calore (W/m
2
) e conseguentemente
consentir l`uso del fluido riscal-
dante a temperatura ridotta.
Questa particolarit consente un
risparmio di energia non indifferente in
quanto si riducono le perdite di calore
delle tubazioni e sono possibili abbina-
menti impiantistici con tutte le fonti di
calore a basso livello termico, come
pannelli solari, pompe di calore, cal-
daie a condensazione ecc.
Inoltre si ammette una temperatura
Va precisato che questo tipo di impian-
to non riguarda esclusivamente il pavi-
mento, ma pu essere benissimo inse-
rito nel soffitto, come nelle pareti dei
vari locali. Lo scopo sempre quello di
ottenere una superficie radiante (ricor-
diamo che si impiega il termine
"radiante" in quanto il tipo di riscalda-
mento avviene essenzialmente per
irraggiamento o radiazione).
Da diverso tempo invalso l`uso
del tubo in polietilene reticolato che,
proprio per la sua natura, completa-
mente esente da fenomeni di corrosio-
ne, in quanto possiede una scarsissi-
ma conducibilit elettrica.
Non sono necessarie giunzioni n
alcun tipo di saldatura, infatti viene for-
nito in rotoli da 100, 150, 200 metri.
L`interno del tubo particolarmente
liscio, per cui vi sono limitate perdite di
carico, difficili possibilit di incrostazio-
ni e di corrosioni interne per presenza
di ossigeno, possibilit di trattamenti
chimici dell`acqua senza intaccare la
tubazione.
Inoltre viene sempre posto uno
strato isolante sotto la serpentina per
cui questa nuova tecnologia costruttiva
consente di diminuire di molto l`inerzia
termica della struttura, favorendo
la flessibilit di funzionamento a tutto
vantaggio di un`efficace termore-
golazione.
Come si era detto i ranghi delle
serpentine sono immersi nella caldana
(nella cui formazione viene aggiunto
un particolare additivo) dello spessore
medio di 6 cm. e perci molto pi leg-
gera dei tipi precedenti.
Essendo la massa riscaldata dalle
tubazioni meno della met di quella
"vecchia maniera", l`impianto diventa
chiaramente pi pronto alle variazioni
di temperatura dell`acqua di mandata.
Da ultimo le moderne regolazioni auto-
matiche della temperatura (sonda
Figura 2 Tipico esempio di pavimento radiante
di moderna concezione
Part i col ari t t ecni che
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Risparmio di combustibiIe
In un impianto termico ad ampia
superficie radiante, come gli impianti a
pannelli, a causa del maggior coeffi-
ciente d`irradiazione, la temperatura
della superficie interna delle pareti
normalmente maggiore di alcuni gradi
(2C) rispetto alla temperatura dell`aria
ambiente.
Questa particolarit fisica, se rap-
portata agli impianti tradizionali, con-
sente di abbassare di circa 2C la tem-
peratura dell`aria del locale (tramite il
termostato ambiente), pur mantenen-
do il medesimo grado di benessere:
infatti la velocit dell`aria nel riscalda-
mento per radiazione molto bassa e
ci provoca una sensazione di benes-
sere. Oltre a ci rimane il fatto che una
reale diminuzione di temperatura
ambiente di 2C incide sul consumo
finale, con un risparmio approssimati-
vo del 14% ( dimostrato che ad ogni
grado in meno di temperatura ambien-
tale corrisponde un costo di riscalda-
mento inferiore di circa il 7%).
La sensazione di benessere che si
prova in un ambiente non dipende
solamente dalla temperatura dell`aria
circostante, ma molto importanti risul-
tano essere la temperatura superficia-
le delle pareti (oltre alla percentuale di
umidit relativa e alla velocit dell`a-
ria). Comunque i parametri pi impor-
tanti sono la temperatura ambiente e
quella delle pareti circostanti il locale
considerato. Se ad ipotesi un locale ha
il pavimento su di un passaggio aperto,
possieder necessariamente una tem-
peratura molto pi bassa dell`aria del
locale, per cui gli occupanti proveranno
una sgradevole sensazione di freddo
nonostante un maggior riscaldamento.
riscontrabile dallo sporcamento dei
muri, mentre con impianti radianti a
bassa temperatura ci non accade o in
misura molto inferiore, senza contare
che si influisce pure favorevolmente
sull`umidit relativa.
Gradiente termico
Inoltre nel caso del pavimento radiante
viene evitata la formazione di una zona
a temperatura pi elevata nella parte
alta del locale (fattore decisamente
antieconomico) e nel contempo si evita
la sensazione di malessere per il pavi-
mento pi freddo.
Ecco la ragione per cui si soliti
dire che nelle abitazioni con riscalda-
mento a pannelli radianti possibile
impostare al termostato una tempera-
tura ambiente di circa 18C, per avere
lo stesso grado di benessere riscontra-
bile in quei locali riscaldati in modo tra-
dizionale (radiatori ecc.) dove la tem-
peratura operante sia di 20C.
Comfort ambientaIe
Altra particolarit di non secondaria
importanza che con apparecchi ad
elevata temperatura (caloriferi) si pro-
voca un trascinamento di pulviscolo,
Figura 3
Temperatura operante in locali riscaldati per
convezione (caloriferi) ed altri per irraggiamento
(pannelli radianti a pavimento)
Guide
le
ZONA CON
TEMPERATURA
OMOGENEA
POSIZIONAMENTO
TERMOSTATO AMBIENTE
T
ZONA IDEALE
ZONA FREDDA
ZONA CALDA
RISCALDAMENTO TRADIZIONALE
CON CALORIFERO
RISCALDAMENTO CON IMPIANTO A
PAVIMENTO RADIANTE
18 C
18 C
18 C
22 C
18 C
20 C
H= 1.5 m
22
21
19
7
sfavorevole per la sottrazione di calore,
al contrario di quelli a soffitto.
A questo proposito bisogna sottoli-
neare alcuni punti essenziali che
riguardano una simile soluzione:
Raffrescamento non significa certo
condizionamento
La resa frigorifera dei pannelli risulta
piuttosto bassa
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
CoIIegamenti in serie
A volte in locali con pi pareti esterne,
nei bagni o in locali sfavorevolmente
esposti, la superficie radiante del pavi-
mento non riesce da sola a fornire il
fabbisogno termico richiesto: non
certo il caso di aumentare la tempera-
tura di mandata (max 50C) e quindi
quella superficiale del pavimento, ma
sono consigliabili e necessari altri
interventi, come l`inserimento di ulte-
riore tubazione nelle pareti o ricorrere
all`installazione di un corpo scaldante
tradizionale, con un circuito proprio,
(quindi a temperatura pi elevata)
oppure collegato in serie od in paralle-
lo con un pannello a pavimento.
I collegamenti in serie delle ser-
pentine radianti sono da evitarsi,
in particolar modo quando queste
hanno uno sviluppo notevole (elevate
perditedi carico).
CoIIegamenti
in paraIIeIo
Preferibilmente si consiglia la soluzio-
ne con circuiti separati, proprio per
limitare le perdite di carico ed in parti-
colare, nei bagni, per poter usufruire
del notevole vantaggio di un circuito
con radiatore da utilizzarsi ad esempio
nelle mezze stagioni, senza dover atti-
vare l`intero impianto a pavimento.
PossibiIit
di raffrescamento
Bisogna tener presente che l`installa-
zione di pannelli radianti pu avvenire,
oltre che nel pavimento, anche nelle
pareti (in genere per integrazione di
quelli a pavimento), oltre che nel soffitto.
Una delle maggiori prerogative dei
pannelli a soffitto quella di poter
essere impiegati anche nel periodo
estivo per ottenere un raffreddamento
Figura 4 Collegamento in serie
(radiatore - pannelli a pavimento)
Figura 5
Collegamento radiatore
e pannelli con circuiti separati
dei locali. Infatti le installazioni a soffit-
to si prestano maggiormente a questo
scopo in quanto per il benessere fisio-
logico non sono indicate superfici fred-
de al pavimento, senza considerare il
fatto che nei locali la zona calda sta-
ziona sempre in prossimit del soffitto
e pertanto i pannelli a pavimento si
vengono a trovare in posizione
40 C 50 C MAX.
70 C 80 C MAX.
40 C
50 C MAX.
8
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Necessit di installare i pannelli a
soffitto
Mancanza di deumidificazione degli
ambienti
Rischi di formazione di condensa
nella struttura contenente i pannelli
Anche se molti esaltano pi del dovuto
l`utilizzo dei pannelli per il raffresca-
mento estivo dei locali, sento il dovere
di far presente al tecnico i rischi che si
possono correre nell`affrontare l`argo-
mento senza prima fare un`attenta
analisi della situazione; senza cio
individuare e conoscere i limiti che
questi impianti presentano.
Infatti condizionamento di un edifi-
cio significa realizzare un impianto
capace di mantenere negli ambienti,
contemporaneamente, condizioni termi-
che, igrometriche, di ventilazione e
purezza dell`aria, comprese entro limiti
ben precisi che vengono senz`altro
richiesti per il benessere fisico delle
persone.
Ci significa controllare almeno la
velocit dell`aria, la temperatura e l`u-
midit relativa degli ambienti da condi-
zionare.
Con i pannelli tutto ci non certo
possibile; velocit dell`aria ed umidit
relativa non vengono controllate.
Senza contare poi che bisogna
porre estrema attenzione alla tempera-
tura minima dell`acqua circolante nelle
serpentine, ci al fine di evitare la for-
mazione di condensa nei soffitti in cor-
rispondenza delle serpentine stesse.
La temperatura minima dell` acqua
dei pannelli, che viene generalmente
indicata per l`Italia del nord pari a circa
20C, piuttosto generica; nella realt
(anche se tale valore spesso pu risul-
tare bastante) bisogner analizzare in
dettaglio le possibili condizioni
ambientali. Infatti se prendiamo come
base una temperatura dell`acqua cir-
colante pari a 20C e supponiamo che
l`ambiente interessato sia a 28C,
avremo una temperatura superficiale
del soffitto intorno a 21,522C; ci
corrisponde al punto di rugiada della
aria con una temperatura esterna
di circa 33C ed un`umidit relativa
intorno al 53%.
Va ricordato che il punto di rugiada
dell`aria ambiente corrisponde a quello
dell`aria esterna, a meno che non si
proceda ad un vero e proprio "condi-
zionamento dell`aria".
Inoltre nel calcolo bene cautelar-
si con un leggero margine di sicurezza,
considerando la temperatura superfi-
ciale del soffitto almeno 1C sopra la
temperatura di rugiada.
Dal diagramma si pu vedere che
con una temperatura dell`aria di 32C
ed un`umidit relativa (U.R.) del 50%,
corrisponde un punto di rugiada pari a
20C; ma se l`umidit relativa sale al
90% la temperatura di rugiada diventa
di ben 30C. Ancora, raffrescando con
i pannelli e non deumidificando gli
ambienti interessati si ha come conse-
guenza un elevato aumento dell`umidi-
t relativa, fattore questo che provoca
maggiori sensazioni di disagio per il
clima "fresco-umido", paragonabile a
quello delle vecchie cantine.
Inoltre, sempre per il fatto che non
possibile abbassare troppo la tempe-
ratura della struttura contenente le ser-
pentine, senza provocare fenomeni di
condensa, si hanno rese frigorifere
abbastanza modeste, circa 40 W/m
2
,
contro un fabbisogno che mediamente
corrisponde al triplo; per cui se non si
in presenza di locali molto riparati dal
sole i risultati che si possono ottenere
sono piuttosto deludenti.
Figura 6
Diagramma psicrometrico
Guide
le
P
U
N
T
O

D
I

R
U
G
I
A
D
A

T

C
(
S
A
T
U
R
A
Z
I
O
N
E
)
U.R. %
100
TC
D I A G R A M M A P S I C R O M E T R I C O
9
sospensione
batteria riscaldante
soffitto
piastre dalluminio
isolamento termico
dizionali, con un valore di tempera-
tura dell`aria inferiore
Il risparmio medio di combustibile in
questi impianti (rapportati ai tradizio-
nali radiatori) stimabile con buona
approssimazione intorno al 1315%
Se ben progettato il comfort totale
dell`impianto molto elevato con
risparmi gestionali notevoli nel
tempo
Possibilit di utilizzo dell`impianto
per il raffrescamento estivo (in parti-
colare i pannelli a soffitto)
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Pochi i Iimiti
Necessit di coordinamento nei
lavori tra la parte edile e quella
idraulica
Impianto con maggiore inerzia ter-
mica in rapporto agli impianti tradi-
zionali
Necessit di maggior precauzioni
nella posa e nell`impiego di moquette
o di parquet di legno
Difficolt di procedere a modifiche
dell`impianto
Impianto funzionante a bassa tem-
peratura con diminuzione di consumo
di energia termica
Tipo di riscaldamento prevalente-
mente radiante ed in misura minore
convettivo, per cui la temperatura
dell`aria pi uniforme
Impianto particolarmente adatto ai loca-
li molto alti (chiese, teatri, saloni, ecc.)
Evitati gli sprechi di calore dei calori-
feri addossati alle pareti esterne
Possibilit di mantenere lo stesso
grado di comfort degli impianti tra-
MoIti i vantaggi degIi impianti a bassa temperatura
Dal disegno (Figura 7) si evince la
totale mancanza di uno strato isolante
posto al di sopra della serpentina per
cui nel caso di riscaldamento si riscal-
der tutta la soletta (elevata inerzia
termica, spreco di calore e calore inde-
siderato al di sopra della soletta). Nel
caso invece (Figura 8) si noter che
tale soluzione, oltre che essere valida
in caso di riscaldamento, si presta otti-
mamente al raffrescamento estivo
degli ambienti; inoltre in caso si for-
masse condensa, questa non andreb-
be ad intaccare la soletta ma restereb-
be localizzata e con buone possibilit
di veloce dissipamento.
Figura 7 Esempio tipico di installazione di pannelli
radianti a soffitto (vecchio sistema)
Figura 8 Particolare installativo di
pannelli sospesi a soffitto
Li mi t i e vant aggi
degl i i mpi ant i a pannel l i
I R R A G G I A M E N T O
pavimento solaio
tubi con acqua calda (o fredda) soffitto
calcestruzzo
10
Tipo di solaio Temperatura Temperatura Salto Spessore
(ubicazione) ambiente ambiente termico minimo
considerata sottostante isolante
(C) (C) (6t C) (mm)
Solai interni 20 15 5 20
Pavimenti
direttamente 20 5 15 40
sopra il terreno
Solai sopra
20 -10 30 60
l`aria esterna
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Al fine di limitare il pi possibile le perdite di calore verso il basso si deve
stendere uno strato termoisolante direttamente sulla copertura di calcestruzzo.
Lo spessore di questo strato in funzione del salto termico tra lambiente
da riscaldare e quello sottostante, vale a dire la differenza di temperatura
esistente tra i due ambienti.
CordoIo isoIante
Tra lo strato isolante sopra descritto e
le pareti perimetrali dev`essere inserito
un cordolo isolante di almeno 0,5 cm.
di spessore, con il doppio scopo di iso-
lare lateralmente la trasmissione di
calore del pavimento radiante e di com-
pensare la dilatazione della struttura
stessa.
MateriaIi termoisoIanti
I materiali termoisolanti debbono avere
i seguenti requisiti essenziali:
Buona resistenza al fuoco (reazione
al fuoco di classe 1)
Indeformabilit al calore (<5% per
lung., larg. spess., dopo 2 gg. a 70C)
Bassa conducibilit termica
(h = 0,0250,035 Kcal/mhC)
Appropriata densit (massa volumi-
ca consigliata pari a 30 Kg/m
3
per
isolamenti termici non caricati, come
i locali di civile abitazione; e
35 Kg/m
3
per isolamenti termici
caricati, quali solette per parcheggi
auto, capannoni industriali con
lavorazioni particolari, ecc.).
ConcIudendo
Da ultimo ricordiamo che i materiali
termoisolanti maggiormente impiegati
per i pannelli radianti sono il polistirene
espanso (pi conosciuto come polisti-
rolo espanso) ed il poliuretano espan-
so; entrambi i materiali posseggono
ottime caratteristiche, tanto come
bassa conducibilit termica, che di
resistenza all`azione degli acidi,
organici ed inorganici, agli oli, ai sali.
Comunque sempre bene farsi rila-
sciare dal costruttore i dati e le carat-
teristiche tecniche riguardanti il mate-
riale isolante che si deciso di adot-
tare.
Tabella1 Spessori minimi
di strato isolante
al di sotto delle
serpentine
I sol ament o t ermi co
Guide
le
11
Pertanto dovendo realizzare le reti di
distribuzione di un impianto bene
considerare, e quindi porre eventuali
rimedi, alle dilatazioni termiche delle
tubazioni, ricordando che le stesse
non devono essere ancorate rigida-
mente ai loro sostegni, ma devono
potersi dilatare liberamente al fine di
non provocare deformazioni o rotture.
Le dilatazioni delle tubazioni vengono
definite lineari in quanto incidono pre-
valentemente nel senso della lunghez-
za, mentre sono del tutto trascurabili in
larghezza.
Nella tabella seguente riportiamo le
dilatazioni lineari delle tubazioni comu-
nemente impiegate nella formazione
degli impianti termici.
si pu ipotizzare un salto termico (6t)
massimo pari a 40C e pertanto le dila-
tazioni termiche lineari possono esse-
re ridotte della met.
Durante la fase di messa in opera
del pavimento radiante si dovranno
realizzare giunti periferici di dilatazione,
al fine di separare il massetto dalle
pareti, pilastri, ecc.
Di norma si posa un nastro perime-
trale tra le pareti ed il massetto ed ogni
altra struttura verticale.
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Come si pu osservare dalla tabella la
dilatazione termica lineare di una tuba-
zione non dipende solo dalla lunghez-
za e dal materiale con il quale fatta,
ma varia anche in funzione della tem-
peratura, o pi precisamente del salto
termico (6t) fra la temperatura
iniziale minima (ipotizzata pari a 10C)
e quella massima di esercizio (ipotiz-
zata pari a 90C):
6t = 90C-10C = 80C
Ogni sostanza ha un suo coefficiente
di dilatazione, vale a dire che non tutti
i materiali si dilatano nello stesso
modo: una tubazione in rame ha una
dilatazione termica lineare di circa il
50% maggiore rispetto ad una corri-
spondente in acciaio, mentre un`altra
in polipropilene pu dilatarsi anche 12
volte in pi.
Esempio
Tratto di tubazione in rame lungo
25 m x 1.36 mm/m = 34 mm di
allungamento
Tratto di tubazione in polipropilene
lungo 25 m x 12 mm/m = 300 mm
di allungamento
Comunque per le tubazioni impiegate
nella formazione dei circuiti inseriti
negli impianti radianti a pavimento,
Materiale Coefficiente Lunghezza Salto Dilatazione
tubazione di dilatazione tubazione termico termica
impianto termica lineare
_ m 6t C mm/m
Acciaio 0,0114 1 80 0,912
Rame 0,017 1 80 1,36
PVC 0,08 1 80 6,40
Polietilene
0,14 1 80 11,2
reticolato
Polipropilene 0,15 1 80 12,0
Tabella 2 Dilatazione
termica lineare
delle tubazioni
Di l at azi oni t ermi che
Ad ogni variazione della temperatura di un determinato corpo corrisponde
una variazione della dimensione dello stesso, in aumento o in diminuzione
a seconda che la temperatura aumenti o diminuisca.
12
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
La curva rappresentata nel diagramma
riferita ad una generica tubazione in
polietilene reticolato ed basata su un
coefficiente di dilatazione lineare
media di 0,14 mm/m per ogni grado
centigrado (C) di variazione termica.
Esempio
Tubo reticolato alla temperatura di 45C:
Per ogni metro lineare di tubo
si avr un allungamento pari a
45C x 0,14 mm/m = 6,3 mm
Figura 9 Esempio realizzativo di giunto di dilatazione intermedio
Figura 10 Dilatazioni del tubo in polietilene reticolato
(allungamento unitario alle diverse temperature dellacqua circolante)
Guide
le
Il nastro formato generalmente da
materiale plastico, a cellule chiuse e
resistente al fuoco.
La posa del nastro, oltre a contene-
re le inevitabili dilatazioni termiche,
serve a ridurre la trasmissione di
rumori tra il pavimento e le pareti e
come isolamento termico laterale.
Da ultimo, la parte in eccedenza
del nastro dev`essere tolta solamente
dopo la posa del pavimento e prima
di fissare il battiscopa.
Di norma sono sufficienti i giunti di
dilatazione periferici, ma in presenza di
locali con grandi superfici dovranno
essere previsti appositi giunti di dilata-
zione; pi precisamente:
Ciascun locale non dovr avere una
superficie in pianta superiore a
40 m
2
senza giunti di dilatazione;
La lunghezza massima di un locale
non dovr essere superiore agli 8 m.
Dovendo attraversare dei giunti di dila-
tazione, il tratto di tubazione interessa-
to dovr essere protetto per circa 1 m
con una guaina (tipo quella corrugata
per cavi elettrici) e che verr posata
simmetricamente rispetto alla linea di
taglio del giunto.
cemento plastico
tubazione
guaina corrugata
isolante
C.A. 100cm
14
12
10
8
6
4
2
0
18
14
12
10
8
6
4
2
0
18
10 0 30 40 50 70 80 60
L I MI TE OPERATI VO I MPI ANTI
A PANNEL L I RADI ANTI
TEMP. ACQUA ( C)
ALLUNGAMENTO ( mm/ m)
13
a coprire il nastro perimetrale per
evitare che il massetto cementizio
possa penetrare verso il solaio
sottostante.
Si posa il tubo seguendo il reticolo
guida e rispettando il passo come
da progetto; la curva del tubo deve
avere un raggio minimo superiore a
5 volte il diametro del tubo, (norma-
tive DIN), pertanto per un tubo con
diametro esterno 18 mm., il raggio
minimo deve essere 90 mm.
Si collauda l`impianto a freddo con
pressione pari o superiore a 6 ate
(norme DIN).
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
ConsigIi utiIi
Per quanto riguarda la caldaia si
deve sempre prevedere una sonda
di sicurezza sulla mandata acqua
calda ai pannelli; con il fornitore
della caldaia si devono inoltre chia-
rire i provvedimenti da prendere per
evitare la formazione di condensa
nella caldaia stessa. Se la caldaia
non risultasse idonea per lo scopo
possibile installare un by-pass al
fine di mantenere la temperatura di
ritorno in caldaia sufficientemente
alta.
Per impianti di riscaldamento a
pavimento vi sono due fattori di
importanza decisiva: il tubo e il
pavimento.
E` perci essenziale prestare la
massima attenzione anche a
questo elemento e, per ci che
concerne il rivestimento finale del
pavimento, di operare solamente
con imprese qualificate e di provata
seriet.
Posa in opera
L`impianto a pavimento va posato
quando sono gi stati posati tutti gli
altri impianti, elettrici, telefonici,
idraulici ed altri eventuali e terminati
gli intonaci.
Partendo da un solaio con super-
ficie piana, si procede come segue:
Nella prima fase si installa la
cassetta di contenimento ed il collet-
tore, collegandolo con tubazioni di
diametro adeguato (come da
progetto) alla fonte di calore.
In caso di posa su terreno, o solaio
con elevata umidit relativa
sottostante, prima della posa dello
impianto, va steso un foglio di bar-
riera al vapore in polietilene non
rigenerato.
Si posa il pannello isolante bene
accoppiato in modo tale che non ci
siano fessurazioni.
Va posato il nastro perimetrale tutto
attorno alle pareti e su tutte le
superfici di ogni elemento verticale
per dare modo al pavimento di
potersi muovere e creare inoltre un
isolamento termico ed acustico.
Si posa il foglio termoriflettente
sovrapponendolo in modo che
l`interasse del reticolo guida si
accoppi perfettamente, facendolo
salire sulle pareti in modo che vada
Figura 11 Esempio tipico di realizzazione di impianto
a pavimento radiante
Consi gl i ut i l i per l a posa i n opera,
i l col l audo e l a messa a regi me
battiscopa
nastro perimetrale
tubazioni 18X2
ceramica o legno (posa con colla) Sp.: 2 cm
massetto con additivo
granulometria 08 mm
spessore: 5/7 cm.
foglio riflettente
pannello isolante - Sp. 3 cm.
massetto alleggerito copertura impianto
elettrico ed idraulico - Sp. 4 cm.
soletta in laterocemento
(va tagliato prima della
posa del battiscopa)
14
I mpi ant i di ri scal dament o
a bassa t emperat ura
Deve essere coperto l`impianto
(quanto prima onde evitare che la
lunga permanenza del tubo agli
agenti esterni possa deteriorare
il tubo stesso, con un massetto
composto da cemento, sabbia con
granulometria da 08 mm ed impas-
tato con speciale additivo in per
centuale di circa 1 kg per quintale
di cemento a 20.
In caso venissero utilizzati altri tipi
di additivo necessario verificare
la compatibilit del materiale
costituente i tubi con gli additivi
utilizzati per aumentare la plasticit
del massetto.
Dovendo eseguire l`impianto nel
periodo invernale bene evitare il
getto del massetto con temperature
inferiori a 5C.
E` utile realizzare pannelli con spire
di lunghezza sottomultipla intera di
quella del rotolo; ci consente una
riduzione degli sfridi ed una pi
agevole equilibratura delle portate
d`acqua nei diversi pannelli.
In presenza di pavimenti per locali
di grande superficie (locali ad uso
industriale, artigianale, commerciale,
chiese, ecc.) per garantire una
elevata resistenza alla compressione
e una buona ripartizione dei carichi,
pu essere conveniente utilizzare
materiali ad alta densit, come
polistirene estruso da 35 kg/m
3
e
reti metalliche elettrosaldate per il
fissaggio dei tubi e la ripartizione
dei carichi.
Bisogna inoltre sempre prevedere
uno strato di materiale isolante sotto
i pannelli, anche in caso di solai
intermedi.
La norma UNI/CEN 130 stabilisce
la resistenza termica minima dello
strato, in relazione all`uso del locale
sottostante e alla resistenza termica
del pavimento stesso.
CoIIaudo deII'impianto
Si esegue la prova di tenuta prima di
annegare le tubazioni nel massetto.
Si portano i tubi ad una pressione
doppia rispetto a quella di esercizio
(almeno pari a 6 atm.).
Si mantiene la pressione dianzi
citata anche durante la fase della
gettata.
Se vi fosse pericolo di gelo si
dovranno utilizzare apposite solu-
zioni antigelo.
Messa a regime
In presenza di massetti tradizionali
bene che l`impianto venga attivato
dopo almeno 28 giorni.
Nel caso di massetti sintetici
l`impianto dev`essere attivato dopo
un periodo di tempo conforme a
quanto indicato dal fornitore e
comunque non prima di una setti-
mana dopo la gettata.
Il riscaldamento nella fase iniziale
deve avvenire con una temperatura
di mandata intorno a 25C, da
mantenere per almeno 3 giorni.
Solo dopo il riscaldamento iniziale
l`impianto pu funzionare alla
temperatura di progetto.
Da ultimo si tarano i circuiti di ogni
pannello sempre in base a quanto
previsto dal progetto.
G. CARLO BERTAGNOLI
Consulente termotecnico
Guide
le
15
UNI 10738
La norma fornisce le linee-guida per la verifica delle caratteristiche
funzionali degli impianti preesistenti alla data del 13 Marzo 1990.
Ne riportiamo integralmente il testo ufficiale completo di appendici,
certi di far cosa utile e gradita a molti dei nostri lettori.
Dallemanazione della legge 46/90
si verificato il problema di come
mettere in pratica lobbligo di adegua-
mento degli impianti imposto dallart.
7 della legge stessa.
Il termine ultimo per ladeguamento
degli impianti scaduto il 31/12/98.
Il tempo intercorso dal 1990 al 1998
per lottemperanza del suddetto artico-
lo da imputare allimpossibilit di
capire come adeguare gli impianti esi-
stenti prima della Legge 46/90. In pra-
tica la legge lasciava intendere, senza
mai confermarlo chiaramente, che si
consideravano adeguati gli impianti
conformi alle normative vigenti al
tempo della realizzazione.
Se pensiamo allincertezza sulle
date di realizzazione degli impianti
comprendiamo la difficolt di indivi-
duare un obbligo preciso per lutente
finale. Quanto descritto si verificato
per gli impianti di cui alla lettera e)
dellart. 1 della legge suddetta, ovvero
gli impianti gas a valle del contatore di
consegna.
Si parla di oltre 8,5 milioni di
impianti gas adibiti alluso di riscalda-
mento domestico, regolamentati, dal
punto di vista normativo, dalla norme
UNI CIG 7129 e 7131.
Per superare lostacolo di applicare
normative molto restrittive agli
impianti esistenti, il Ministero
dellIndustria ha chiesto, nel 1996, al
Comitato Italiano del Gas (C.I.G.) di
identificare dei requisiti minimi di
sicurezza per gli impianti gas installa-
ti prima del 13 Marzo 1990. Dalle
indicazioni inviate al Ministero nasce
un documento, successivamente pub-
blicato come norma UNI 10738, inti-
tolato:
Impianti alimentati a gas combu-
stibile per uso domestico preesisten-
ti alla data del 13 Marzo 1990.
Linee guida per la verifica delle
caratteristiche funzionali.
Sottolineiamo che la norma UNI
10738 viene pubblicata in Gazzetta
Ufficiale con Decreto 26 Novembre
1998.
In pratica, come specificato nel
titolo della norma, il documento serve
alla verifica delle caratteristiche fun-
zionali degli impianti gas preesistenti
allentrata in vigore della Legge
46/90.
A completamento di quanto sopra
descritto viene pubblicato in data
9/7/98 il D.P.R. 13/5/98 n. 218, docu-
mento legislativo che riconosce la
verifica delle caratteristiche funziona-
li come ottemperanza allart. 7 della
Legge 46/90. Tale decreto precede la
norma UNI 10738 e, in accordo con la
stessa, riconosce i seguenti requisiti
minimi di sicurezza (art. 2 D.P.R.
13/5/98):
idoneit della ventilazione;
idoneit della aerazione;
efficienza dei sistemi di smaltimento
e delle aperture di scarico dei
prodotti della combustione;
tenuta degli impianti interni di
adduzione del gas combustibile;
funzionalit ed esistenza dei dispo-
sitivi di controllo fiamma ove previsti.
E compito della norma UNI 10738
stabilire i dettami per la verifica dei
requisiti sopraccitati.
Di seguito riportiamo il testo uffi-
ciale della norma.
ING. GIUSEPPE PIATTO
Responsabile R&D Hermann srl
I n t r o d u z i o n e
Norma UNI 10738
Veri f i ca degl i i mpi ant i gas per uso
domest i co
16
Te s t o N o r ma U N I 1 0 7 3 8
Ve r i f i c a d e g l i i mp i a n t i g a s p e r u s o d o me s t i c o
Impianti alimentati a
gas combustibile per
uso domestico
preesistenti alla data
del 13 Marzo 1990
Linee guida per la verifica delle
caratteristiche funzionali.
1) Scopo e campo
di applicazione
La presente norma fornisce le linee guida
per la verifica delle caratteristiche funzio-
nali degli impianti a gas per uso domestico
preesistenti alla data del 13 Marzo 1990
(entrata in vigore Legge 46/90). Essa si
applica agli impianti per uso domestico
alimentati a gas combustibile {sia gas
naturale (metano), sia gas di petrolio lique-
fatto (GPL), sia gas manifatturato}, com-
prendenti apparecchi con singola portata
termica non maggiore di 35 kW (30000
kcal/h).
2) Riferimenti normativi
UNI 7140: Apparecchi a gas per
uso domestico - Tubi flessibili non metalli-
ci per allacciamento.
UNI 9891: Apparecchi a gas per uso
domestico - Tubi flessibili di acciaio inos-
sidabile a parete continua.
UNI 10642: Apparecchi a gas -
Classificazione in funzione del metodo di
prelievo dellaria comburente e di scarico
dei prodotti di combustione.
3) Termini e definizioni
Ai fini della presente norma si applicano le
definizioni seguenti:
3.1 ventilazione: Afflusso dellaria neces-
saria alla combustione.
3.2 aerazione: Ricambio dellaria neces-
saria sia per lo smaltimento dei
prodotti della combustione, sia per evitare
miscele con tenore pericoloso di gas non
combusti.
4) Verifica
della ventilazione
4.1 Nei locali in cui sono installati degli
apparecchi a gas di cottura e/o a circuito di
combustione aperto (tipo A o B) (per la
classificazione degli apparecchi vedere
appendice A) necessario che siano presen-
ti una o pi aperture di ventilazione per-
manenti verso lesterno con i seguenti
requisiti:
a) avere complessivamente una sezione
libera di 5,16 cm
2
per ogni kW (6 cm
2
per ogni 1000 kcal/h) di portata termica
del/degli apparecchio/i, con un minimo
di 100 cm
2
;
b) quando praticate nelle pareti devono
essere protette con griglia, reti metalli-
che, ecc. che non riducano la sezione
netta richiesta;
c) essere praticate preferibilmente nella
parte bassa della parete esterna o delle
porte finestre.
Qualora siano realizzate nella parte alta
delle pareti o degli infissi (finestre, porte,
cassonetti, di serrande avvolgibili o simili),
le sezioni libere devono essere maggiorate
del 50 %, cio 7,74 cm
2
per ogni kW (9 cm
2
per ogni 1000 kcal/h) con un minimo di
150 cm
2
, secondo le indicazioni riportate
nel prospetto C2. In presenza di portate
termiche complessive maggiori di 35 kW
(30000 kcal/h), la superficie deve essere
non minore del valore ottenuto con la
seguente relazione: 5,16 cm
2
per ogni kW
(6 cm
2
per ogni 1000 kcal/h).
d) la sezione necessaria alla ventilazione
pu essere costituita anche da una fes-
sura tra una porta che dia verso lesterno
ed il pavimento, purch si abbia la su-
perficie prevista in c) per la posizione
bassa.
4.1.1 I locali contenenti solo apparecchi di
cottura dotati di dispositivi di controllo di
fiamma e con portata termica non superio-
re a 11,6 kW (10000 kcal/h), si considera-
no idonei dal punto di vista della ventila-
zione se hanno volume uguale o maggiore
di 20 m
3
(superficie in pianta circa 7 m
2
) e
dispongono di finestre o portefinestre pro-
spicienti lesterno apribili (per laerazione
vedere 5).
Ai fini del calcolo del volume del loca-
le di installazione pu essere considerato
anche il locale contiguo e comunicante
senza interposizione di porte, purch detto
locale rispetti i seguenti requisiti:
non sia adibito a camera da letto;
non vi siano installati altri apparecchi a gas;
non sia un ambiente con pericolo di
incendio (per esempio autorimessa,
magazzino di materiali combustibili, ecc.).
I locali contenenti apparecchi di cottura
privi di dispositivi di controllo di fiamma
sul piano di lavoro, o con volume minore
di 20 m
3
, devono essere ventilati a mezzo
di apposite aperture verso lesterno aventi
superficie minima pari a 100 cm
2
, indipen-
dentemente dalla presenza di finestre o
portefinestre.
4.1.2 Nei locali in cui sono installati appa-
recchi di tipo A (non collegati ad un con-
dotto di evacuazione dei prodotti di com-
bustione) (per la classificazione degli
apparecchi vedere appendice A), devono
essere presenti due aperture, verso lester-
no, ciascuna di sezione minima di 100 cm
2
,
una in posizione bassa, per la ventilazione,
laltra in posizione alta per laerazione.
I locali contenenti apparecchi di tipo A,
non devono essere adibiti ad uso bagno o
doccia, n camere da letto; inoltre devo-
no avere un volume maggiore di 12 m
3
.
4.2 Gli apparecchi a circuito di combustio-
ne stagno rispetto al locale di installazione
(apparecchi di tipo C) non sono soggetti a
prescrizioni di ventilazione. In ogni caso la
presa esterna dellaria di combustione (ter-
minale) deve essere libera da ogni ostruzio-
ne, in buono stato di conservazione e fis-
sata stabilmente.
4.3 Nel caso non sia possibile effettuare la
ventilazione diretta del locale come sopra
descritto, si pu realizzare la ventilazione
indiretta con gli stessi requisiti di cui
sopra, da un locale adiacente, purch tale
locale non sia camera da letto, o un locale
con pericolo di incendio (per esempio
autorimessa), non sia in depressione rispet-
to al locale da ventilare (per esempio per
presenza di altri apparecchi di combustio-
ne con circuito di combustione aperto,
elettroventilatori o simili) e sia collegato al
locale da ventilare da aperture aventi le
medesime dimensioni di quelle sopra
descritte, praticabili anche nella porta di
passaggio da un locale allaltro.
4.4 Per la verifica della corretta ventilazio-
ne si devono prima rilevare il tipo e i dati
di targa (portata termica) degli apparecchi
(di cottura e/o a circuito di combustione
aperto) presenti nel locale, in modo da
poter calcolare le aperture di ventilazione
necessarie. Nel caso non siano disponibili
i dati di targa, si possono assumere i valori
riportati nellappendice B.
Guide
le
17
Successivamente si procede alla misura-
zione della sezione netta delle aperture per
accertarne la conformit a quanto richies-
to. Si deve controllare anche che le apertu-
re siano libere da ostruzioni. Nelle appen-
dici C e D sono riportati alcuni esempi per
il calcolo delle superfici di ventilazione.
Se si vogliono accertare le condizioni di
ventilazione, in mancanza dei requisiti di
cui sopra, indispensabile effettuare ido-
nee prove strumentali e stabilire comunque
i provvedimenti da adottare.
5) Verifica dellaerazione
dei locali
5.1 Nei locali dove sono installati apparec-
chi di tipo A o di cottura, non dotati di
condotti di scarico dei prodotti della com-
bustione allesterno, deve essere garantita
una idonea aerazione sia per lo smaltimen-
to dei prodotti della combustione, sia per
evitare leventuale formazione di miscele
con tenore pericoloso di gas non combusto.
5.2 Nei locali in cui sono installati appa-
recchi di tipo A, oltre allapertura di venti-
lazione di cui in 4.1 deve essere presente
anche unaltra apertura per laerazione,
ubicata nella parte alta del locale ed aven-
te una superficie minima netta non minore
di 100 cm
2
.
5.3 Nei locali in cui sono installati solo
apparecchi di cottura privi della cappa per
lo scarico dei prodotti della combustione
(vedere 6.1), laerazione del locale si ritie-
ne soddisfatta in presenza di almeno uno
dei seguenti requisiti:
5.3.1 Un elettroventilatore (estrattore)
applicato alla parete esterna o alla finestra,
oppure collegato ad un apposito condotto
di scarico verso lesterno, da mettere in
funzione durante tutto il tempo di funzio-
namento dellapparecchio di cottura.
In questo caso devono essere rispettate
le seguenti condizioni:
il ventilatore non pu tassativamente
essere collegato a canne fumarie desti-
nate allo scarico di apparecchi diversi
da quelli di cottura, quali caldaie, scal-
dabagni e stufe anche se installati su altri
piani;
nel locale non vi deve essere alcun con-
dotto di scarico funzionante o fuori ser-
vizio, a meno che non sia tappato o
sigillato;
lelettroventilatore deve avere una portata
di almeno 2 m
3
/h ogni 1000 kcal/h di
portata termica installata: oppure mediante:
5.3.2 un apposito foro, verso lesterno, nella
parte alta della parete o dellinfisso con una
superficie netta non minore di 100 cm
2
.
Tale foro non concorre al calcolo della
superficie di ventilazione prevista in 4.1.
Tuttavia lapertura di ventilazione di cui in
4.1 pu essere coincidente con quella di
aerazione sopra descritta (con esclusione
degli impianti alimentati a GPL, vedere
appendice D), in tale caso lapertura unica
deve risultare ubicata necessariamente
nella parte alta del locale ed avere superfi-
cie netta non minore di 250 cm
2
.
Nellappendice D sono riportati alcuni
esempi riferiti alle superfici di aerazione e
di ventilazione dei locali contenenti solo
apparecchi di cottura.
6) Verifica dellefficienza dei
sistemi di carico dei prodotti
della combustione (scarico
dei fumi)
6.1 Apparecchi di cottura. Gli apparecchi
di cottura dei cibi devono scaricare i pro-
dotti della combustione in apposite cappe
che comunque devono essere collegate a
condotti specificatamente dedicati, oppure
scaricare direttamente allesterno (a parete).
Nei condotti dove scaricano le cappe
degli apparecchi di cottura non consentito
convogliare lo scarico di qualsiasi altro
apparecchio. In alternativa allo scarico per
mezzo della cappa consentito adottare
uno dei requisiti specificati in 5.3.
6.2 Apparecchi di tipo B a tiraggio naturale.
Gli apparecchi di tipo B a tiraggio natura-
le devono scaricare i prodotti della combu-
stione in appositi camini o canne fumarie
collettive ramificate (di seguito denomina-
te canne fumarie) oppure direttamente allo
esterno (a parete).
Canali da fumo. Il canale da fumo, che
collega lapparecchio al camino, canna
fumaria o terminale esterno, deve presen-
tare i seguenti requisiti:
non deve essere deteriorato per effetto
del calore, delle eventuali condense o
altre cause;
deve avviare in maniera adeguata il flusso
ascendente dei prodotti della combustione
verso limbocco del camino o canna
fumaria;
deve essere ben fissato in maniera da
impedire lo scollegamento accidentale
sia dellapparecchio sia dello imbocco del
camino o canna fumaria;
deve ricevere lo scarico dei prodotti della
combustione di un solo apparecchio;
lungo tutto il percorso del canale da
fumo non devono essere presenti serrande
o altri sistemi di chiusura;
deve avere per tutta la lunghezza una sezione
non minore di quella dello attacco del
tubo di scarico dellapparecchio.
Nel caso in cui la canna fumaria avesse
un diametro minore di quello dei canali
da fumo deve essere effettuato un rac-
cordo conico.
E consentito che due apparecchi a gas,
situati nello stesso ambiente, scarichino in
un apposito canale da fumo collettore, pur-
ch vengano rispettate le prescrizioni
seguenti:
a) gli apparecchi siano similari per tipo e
portata termica, per esempio due caldaie,
una caldaia ed uno scaldabagno oppure
due stufe;
b) il collettore abbia una sezione di pas-
saggio non minore della somma delle
sezioni dei canali da fumo dei due
apparecchi.
In alternativa al collettore, due apparecchi
similari possono scaricare i prodotti della
combustione direttamente in un unico
camino, purch tra lasse dei due imbocchi
al camino stesso vi sia una distanza non
minore di 25 cm.
6.3 Apparecchi di tipo B a tiraggio forzato
e di tipo C
Canali da fumo
Gli apparecchi di tipo B (vedere appendice A)
a tiraggio forzato sono quelli a circuito di
combustione aperto che dispongono di un
elettroventilatore per evacuare forzatamen-
te i fumi dello apparecchio stesso. I canali
da fumo degli apparecchi di tipo B a tirag-
gio forzato e degli apparecchi di tipo C
(per questi ultimi nel caso di canale della
aria separato dal canale da fumo) devono
essere a tenuta dei prodotti della combu-
stione e non devono essere di tipo corrugato.
Inoltre i canali da fumo non devono
essere corrosi o deteriorati. I canali da
fumo devono essere ben fissati sia allap-
parecchio sia al sistema di evacuazione dei
prodotti di combustione.
6.4 Scarico diretto allesterno dei prodotti
della combustione degli apparecchi di tipo
B e C (a tiraggio naturale e forzato).
Nel caso gli apparecchi scarichino
direttamente allesterno (a parete), il ter-
minale di tiraggio deve essere posizionato
al di fuori dellarea di rispetto indicata nella
appendice E; in pratica i fumi non devono
fuoriuscire allesterno degli edifici nelle
zone vicine ad eventuali aperture quali
finestre, portefinestre, aperture di ventila-
zione, ecc.. La stessa appendice riporta le
distanze in funzione della tipologia degli
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18
apparecchi (a tiraggio naturale o forzato).
Tali distanze si applicano agli apparecchi
con portata termica maggiore di 4 kW
(3440 kcal/h).
I terminali di tiraggio degli apparecchi
di tipo B a tiraggio naturale devono essere
posizionati in modo da convogliare i fumi
verso lalto e non obliquamente ed oriz-
zontalmente.
6.5 Scarico dei prodotti della combustione
in camini e canne fumarie.
Per camino si intende un condotto sin-
golo che riceve lo scarico di un solo appa-
recchio, o due come sotto specificato,
mentre le canne fumarie sono costituite
essenzialmente da un collettore collegato
tramite condotti secondari (rami) agli
apparecchi ubicati sui diversi piani degli
stabili. I camini possono ricevere lo scari-
co di un solo apparecchio. E consentito lo
scarico di due apparecchi, ubicati nello
stesso locale purch vengano rispettate le
prescrizioni precedentemente descritte in
6.2. Le canne fumarie collettive ramificate
possono ricevere lo scarico solo da appa-
recchi a gas di tipo B a tiraggio naturale
tenendo presente che:
consentito lo scarico di un solo appa-
recchio per piano;
gli apparecchi sui vari piani devono
avere una portata termica similare (cio
che non differisca tra loro pi del 30 %);
ogni canna fumaria pu servire massimo
otto piani, il nono deve scaricare attra-
verso il condotto secondario, diretta-
mente nel comignolo.
6.6 Controllo dellefficienza dei sistemi di
scarico dei prodotti della combustione
degli apparecchi di tipo B a tiraggio naturale.
I controlli di cui ai punti precedenti
devono formare oggetto di un esame visivo
preliminare. Di seguito invece vengono
descritte le prove da effettuare per la veri-
fica dellefficienza dei sistemi di scarico.
Lefficienza dei sistemi di scarico dei
prodotti della combustione degli apparec-
chi di tipo B a tiraggio naturale pu essere
verificata secondo la procedura prevista
dalla normativa tecnica, specifica in materia.
Possono comunque essere seguite le
seguenti modalit:
chiudere porte e finestre del locale;
azionare gli eventuali elettroventilatori o
cappe aspiranti;
accendere lapparecchio oggetto della
prova e gli altri eventuali apparecchi
(esclusi quelli a circuito di combustione
stagno) alla massima portata termica;
trascorsi 10 min, con tutte le appa-
recchiature in funzione, si accosta lungo
tutto il bordo dellinterruttore di tiraggio
dellapparecchio in prova un fiammifero
o una candela o, preferibilmente, un
fiammifero fumogeno o prodotto analogo.
Se il tiraggio corretto la fiamma o i fumi
saranno attirati nellinterruttore di tiraggio.
Altrimenti i prodotti della combustione
che non evacuano correttamente tenderanno
a respingere la fiamma o i fumi. Un altro
metodo pratico per il controllo delleffi-
cienza del tiraggio, consiste nellaccostare
alle aperture sul mantello degli apparecchi
in corrispondenza dellinterruttore di tiraggio,
o ai bordi dello stesso, nelle medesime
condizioni di funzionamento di cui sopra,
una placca cromata o uno specchio passato
prima sotto acqua fredda corrente ed
asciugato. Se la placca o lo specchio si
appannano significa che il sistema di sca-
rico non efficiente ed i fumi rientrano
nellambiente. In alternativa alla placca o
allo specchio si possono utilizzare anche
appositi strumenti elettronici.
Se le prove con fiamme o fumi, oppure
con placca cromata o specchio forniscono
risultati incerti, oppure si rilevano alcuni
degli indizi sottocitati, occorre, nelle
medesime condizioni di prova, effettuare il
controllo del tiraggio, a valle del rompiti-
raggio, mediante un apposito strumento
(per esempio un deprimometro). Indizi della
non corretta efficienza del sistema di sca-
rico dei prodotti della combustione o del-
lintasamento dello scambiatore di calore,
sono dati dalla presenza di depositi di spor-
co allimbocco del camino, dal deteriora-
mento del colore dellinvolucro dellappa-
recchio e dalla presenza di muffa o di umi-
dit sulle pareti limitrofe e sui vetri delle
finestre. Questi ultimi fenomeni sono pi
evidenti nei periodi molto freddi, bisogna
per verificare che lumidit non sia dovu-
ta ad altre cause, come la cottura dei cibi.
Nel caso la prova di tiraggio evidenzi
la fuoriuscita dei prodotti della combustio-
ne nellambiente oppure si abbia un risul-
tato incerto, indispensabile effettuare una
verifica delle condizioni di tutta la canna
fumaria.
7) Verifica dellimpianto interno
di adduzione del gas
combustibile (tubazioni e loro
accessori)
La verifica ha lo scopo di accertare la tenu-
ta dellimpianto interno cio lassenza di
perdite di gas dalle tubazioni a partire dal
contatore (o dalle bombole oppure dai ser-
Test o Norma UNI 10738
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Guide
le
batoi fissi per il GPL) fino agli apparecchi
di utilizzazione. Le tubazioni degli impianti
interni possono essere in vista, sotto traccia
(cio allinterno delle pareti) o interrate.
Limpianto interno deve presentare le
seguenti caratteristiche ed essere conforme
alle prescrizioni sottoriportate:
gli impianti alimentati da GPL (sia da
bombole che da serbatoi fissi) devono
avere solo tubazioni collocate in vista e,
negli eventuali attraversamenti di muri e
di solette, devono avere un tubo di pro-
tezione esterna (guaina);
gli impianti interni alimentati da GPL
(sia da bombole che da serbatoi fissi) non
possono essere installati in locali con il
pavimento al di sotto del piano di campagna;
vietata la posa in opera delle tubazioni
nei camini, nelle canne fumarie, nei con-
dotti di scarico delle immondizie, nei vani
ascensori o vani per il contenimento di
tubazioni per altri servizi. Qualora la
tubazione attraversi ambienti con pericolo
di incendio, (quali autorimesse, magazzini
di materiali combustibili, ecc.) il tubo
deve essere collocato in apposita guaina
metallica;
subito prima di ogni apparecchio di uti-
lizzazione o di ogni flessibile deve essere
sempre presente un rubinetto di intercet-
tazione, posto in posizione facilmente
visibile ed accessibile;
gli apparecchi montati in modo fisso
devono essere allacciati allimpianto con
raccordi rigidi o con tubi flessibili in
acciaio, secondo UNI 9891. Gli apparecchi
(per esempio quelli di cottura), ad eccezione
di quelli ad incasso, possono essere allacciati
anche con tubi non metallici (gomma o
elastomeri).
I tubi non metallici non devono avere
lunghezza maggiore di 1,5 m, devono esse-
re facilmente ispezionabili e fissati solida-
mente ai portagomma con apposite fascette
metalliche, o con raccordi filettati, laddove
lapparecchio di attacco anchesso filettato;
non devono presentare strozzature, non
devono essere soggetti a sforzi di trazione o
torsione od essere a contatto con corpi
taglienti, spigoli vivi e simili e non devono
essere esposti a temperature maggiori di 50C.
Ciascun flessibile non metallico, di cui
alla UNI 7140, riporta la data entro la
quale deve essere sostituito. Lispezione
visiva di quanto sopra costituisce la parte
preliminare della procedura di controllo ed
limitata alle parti in vista; essa accom-
pagnata anche allaccertamento della
manovrabilit di tutti i rubinetti.
19
7.1 Tenuta dellimpianto interno di addu-
zione del gas. E necessario procedere alla
verifica della tenuta dellimpianto da effet-
tuarsi secondo una o pi delle seguenti
modalit:
a) in generale effettuando una prova alla
pressione di rete con lutilizzo di manometri
di tipo tradizionale o elettronico o altri
strumenti equivalenti, opportunamente
raccordati allimpianto (mediante la presa
di pressione dellapparecchio);
b) sulle giunzioni in vista mediante solu-
zione saponosa o idonei prodotti, anche
al fine di localizzare la dispersione;
oppure mediante cercafughe elettronici;
c) oppure verificando che a valle del misu-
ratore, dopo aver alimentato con gas
combustibile limpianto, ma con tutti gli
utilizzatori non in funzione, per un periodo
di almeno 15 min. il misuratore stesso
non segnali passaggio di gas.
Se si dovesse avvertire lodore di gas,
oppure lesito della prova di tenuta sia dubbio
o evidenzi delle perdite necessario effet-
tuare la prova di tenuta, in conformit alla
normativa vigente, con idonea strumenta-
zione e ricercare la causa della perdita stes-
sa per gli eventuali successivi interventi di
risanamento dellimpianto.
Nel caso si debba intervenire sullim-
pianto, lintervento deve essere effettuato
secondo la normativa vigente.
8) Esistenza e funzionalit
dei dispositivi di sorveglianza
di fiamma
8.1 Per tutti gli apparecchi di riscaldamen-
to o produzione di acqua necessario veri-
ficare che gli stessi siano dotati dei sistemi
di sicurezza per la sorveglianza di fiamma,
atti ad interrompere lafflusso del gas nel
caso di spegnimento accidentale delle
fiamme stesse (bruciatori).
8.2 Verifica di funzionalit. Ove non esista
un rapporto di controllo e/o manutenzione
relativo allultimo biennio, la verifica della
funzionalit dei dispositivi di sorveglianza
di fiamma si effettua nel modo seguente:
a) Apparecchi dotati di termocoppie.
La funzionalit delle termocoppie si
controlla come segue: si inizia con la
sola fiamma pilota in funzione; questa
ultima deve essere spenta chiudendo il
rubinetto di intercettazione del gas a
monte dellapparecchio; entro 60 s dallo
spegnimento si deve avvertire lo scatto
della valvola di blocco; successivamente,
ove lapparecchio lo consenta senza lo
smontaggio di parti fuzionali dello
stesso, si riapre il rubinetto di intercet-
tazione e si prova ad accendere la fiamma
pilota (senza intervenire sul sistema di
accensione) con un fiammifero. Se la
fiamma pilota non si riaccende il sistema
di sicurezza efficiente.
b) Apparecchi dotati di un sistema elettronico
(ionizzazione di fiamma). Per gli appa-
recchi che dispongono di sistemi a ioniz-
zazione di fiamma, la prova si effettua
accendendo lapparecchio (il bruciatore
principale), quindi si chiude il rubinetto
di intercettazione del gas a monte
dellapparecchio; a questo punto il bru-
ciatore si spegne e lapparecchio (sempre
con rubinetto chiuso) effettua automati-
camente il tentativo di riaccensione per
10 s circa, dopo di che deve verificarsi
il blocco dellapparecchio. La verifica pu
essere effettuata anche controllando il
fermo del misuratore dopo lo spegni-
mento della fiamma, senza interventi
sul rubinetto di arresto manuale.
8.2.1 Per gli apparecchi di cottura, se dotati
di sorveglianza di fiamma, la verifica del
dispositivo si esegue nel modo seguente:
accendere un bruciatore solo ed attendere
1 min circa, quindi spegnerlo chiudendo
il rubinetto (di comando) dellapparecchio.
Entro 60 s dallo spegnimento si deve
avvertire lo scatto della valvola di blocco;
procedere quindi nello stesso modo per
gli altri bruciatori.
9) Dispositivi rivelatori di gas
naturale o di GPL (se presenti)
Leventuale impiego di dispositivi rivelato-
ri di gas naturale o di GPL pu contribui-
re, con funzioni aggiuntive ma non sostitu-
tive, alla sicurezza di impiego del gas com-
bustibile, mediante una funzione di rileva-
mento e di attivazione dellintercettazione
del gas stesso, in eventi eccezionali non
intenzionali; tale impiego non esonera
comunque dal rispetto di tutti i requisiti
prescritti nei precedenti punti della presente
norma, mentre le verifiche, ove siano presenti
tali dispositivi, solo mediante gli appositi
strumenti di prova con iniettore di gas cali-
brato (per esempio: cuffie, maschere, ecc.).
Pu essere verificato, se del caso, che detti
dispositivi:
non abbiano superato la scadenza indicata
dal costruttore;
siano conformi alla norma tecnica di riferi-
mento. La conformit deve risultare da
idonea attestazione;
non diano segnali di guasto. In caso di
esito negativo delle suddette verifiche,
deve essere segnalata all utente la non
idoneit dellapparecchio a svolgere la
propria funzione.
Test o Norma UNI 10738
Veri f i ca degl i i mpi ant i gas per uso domest i co
Risultati della verifica
I risultati del sopralluogo di verifica
devono essere riportati in un apposito
documento (scheda di verifica) secondo il
modello riportato in appendice F. Tale
documento deve essere predisposto in
duplice copia, una per il committente ed
una per il dichiarante.
Appendice A (informativa)
Classificazione degli impianti
apparecchi a gas
5
A.1 Apparecchi di cottura Apparecchi
destinati alla cottura dei cibi quali fornelli,
forni a gas e piani di cottura siano essi ad
incasso, separati fra loro oppure incorpora-
ti in un unico apparecchio chiamato solita-
mente cucina a gas.
6
A.2 Apparecchi di tipo A Apparecchio non
previsto per il collegamento a canna fuma-
ria o a dispositivo di scarico dei prodotti
della combustione allesterno del locale in
cui lapparecchio installato. Il prelievo
dellaria comburente e lo scarico dei pro-
dotti della combustione avvengono nel
locale di installazione.
7
A.3 Apparecchi di tipo B Apparecchio
previsto per il collegamento a canna fumaria
o a dispositivo che scarica i prodotti della
combustione allesterno del locale in cui
lapparecchio installato. Il prelievo dellaria
comburente avviene nel locale di installazione e
lo scarico dei prodotti della combustione
avviene allesterno del locale stesso.
8
A.4 Apparecchi di tipo C Apparecchio il
cui circuito di combustione (prelievo aria
comburente, camera di combustione,
scambiatore di calore e scarico dei prodot-
ti della combustione) a tenuta rispetto al
locale in cui lapparecchio installato. Il
prelievo dellaria comburente e lo scarico
dei prodotti della combustione avvengono
direttamente allesterno del locale.
9
5 - La classificazione e le definizioni di cui in A.2, A.3
e A.4 sono conformi a quello della UNI 10642.
6 - E importante ricordare che anche gli apparecchi
di cottura devono scaricare allesterno i prodotti
della combustione.
7 - Fanno parte di questa tipologia di apparecchi
scaldabagni istantanei (fino a 5 l/min), scaldabagni
ad accumulo a 50 l di capacit e piccole stufe di
portata termica fino a 4,2 kw.
8 - Gli apparecchi di questo tipo sono anche definiti a
circuito di combustione aperto. Possono appartenere
a questo tipo apparecchi quali: caldaie, scaldabagni
istantanei e ad accumulo, stufe, generatori di aria
calda e radiatori a gas, ecc.
9 - Gli apparecchi di questo tipo sono anche definiti
a circuito di combustione stagno. Possono
appartenere a questo tipo, apparecchi quali caldaie,
scaldabagni istantanei ed ad accumulo, stufe,
generatori di aria calda e radiatori a gas, ecc.
20
Test o Norma UNI 10738
Veri f i ca degl i i mpi ant i gas per uso domest i co
Apparecchio utilizzatore portata termica
kW (kcal/h)
Fornello 5,2 4500
Cucina con forno 11,6 10000
Scaldabagno istantaneo (10 l/min) 20 17200
Scaldacqua istantaneo 11,6 10000
Scaldabagno ad accamulo 5,8 5000
Lavabiancheria 9,3 8000
Stufa 8,1 7000
Caldaia per riscaldamento e produzione di acqua calda 28 24000
Caldaia per solo riscaldamento 11,6 10000
Appendice B (informativa) Valori indicativi delle portate termiche degli apparecchi a gas
Apparecchio Portata termica Apertura di ventilazione
kW cm
2
In basso In alto
(5,16 cm
2
x il n di kW, (7,74 cm
2
x il n di kW,
con un minimo di 100 cm
2
) con un minimo di 150 cm
2
)
Fornello 5,2 5,2 x 5,16 = 26,8 5,2 x 7,74 = 40,2
minore del minimo richiesto minore del minimo richiesto
Totale apertura 100 150
Fornello 5,2 5,2 x 5,16 = 26,8 5,2 x 7,74 = 40,2
Scaldabagno (tipo B) 20 20 x 5,16 = 103,2 20 x 7,74 = 154,8
Totale apertura 130 195
Fornello 5,2 5,2 x 5,16 = 26,8 5,2 x 7,74 = 40,2
Caldaia (tipo B) 28 28 x 5,16 = 144,5 28 x 7,74 = 216,7
Totale apertura 171,3 256,9
Appendice C Esempi indicativi relativi alla sezione delle aperture di ventilazione
Esempi di calcolo della sezione delle aperture di ventilazione - prospetto C.1
Portata termica complessiva Ubicazione delle aperture
In basso In alto
cm
2
cm
2
Fino a 19,38 kW (16670 kcal/h) 100 150
Da 19,39 kW (16672 kcal/h) a 29 kW (25000 kcal/h) 150 225
Da 29,1 kW(25020 kcal/h) a 35 kW (30000 kcal/h) 180 270
Superficie richiesta Apertura quadrata Apertura rotonda
lato x lato diametro
cm
2
cm cm
In basso In alto
cm
2
cm
2
100 10x10 11,3
130 11,4x11,4 12,9
150 12,2x12,2 13,8
170 13x13 14,7
195 14x14 15,8
255 16x16 18
Portate termiche degli apparecchi in funzione delle sezioni delle aperture e della loro ubicazione - prospetto C.2
Corrispondenze geometriche tra alcune superfici della sezione e le dimensioni delle aperture di ventilazione (al netto
dellingombro di griglie, deflettori, ecc.) - prospetto C.3
Guide
le
21
Test o Norma UNI 10738
Veri f i ca degl i i mpi ant i gas per uso domest i co
Sorveglianza Cappa Volume del locale Apertura di ventilazione Apertura di aerazione
di fiamma > 20 m
3
cm
2
cm
2
Si Si Si ***) ***)
Si Si No 100 in basso
(150 se in alto)
Si No Si 100 in alto
Si No No 100 in basso *) 100 in alto *)
Si No Si o No 100 in basso
(150 se in alto)
No No Si o No 100 in basso*) 100 in alto*)
*)
**)
***)
Appendice D (informativa) Ventilazione ed aerazione dei locali in cui sono installati solo apparecchi di
cottura con portata termica non maggiore di 11,6 kW (10000 kcal/h)
Dati inerenti la ventilazione e laerazione - prospetto D.1
Appendice E (informativa) Posizionamento dei terminali di tiraggio per apparecchi a gas con portata
termica maggiore di 4 kW
Posizionamento dei terminali per apparecchi a gas a tiraggio naturale in funzione della loro portata
Posizionamento Distanze Apparecchi Apparecchi oltre 7 Apparecchi oltre 16
del terminale (figure E.1 ed E.2) Da 4 a 7 kW fino a 16 kW mm fino a 35 kW mm
Mm min. min. min.
Sotto finestra A 1000*) 1500 2500
Da una finestra adiacente B 400 400 400
Sotto apertura di aerazione e/o
ventilazione C 1000*) 1500 2500
Da una apertura di aerazione
e/o ventilazione adiacente D 400 600 600
*) Riducibili a 400 mm per apparecchi da riscaldamento installati sotto il vano finestra
Posizionamento Distanze Apparecchi Apparecchi oltre 7 Apparecchi oltre 16
del terminale (figure E.1 ed E.2) Da 4 a 7 kW fino a 16 kW mm fino a 35 kW mm
Mm min. min. min.
Sotto finestra A 300 500 600
Da una finestra adiacente B 400 400 400
Sotto apertura di aerazione e/o
ventilazione C 300 500 600
Da una apertura di aerazione
e/o ventilazione adiacente D 400 600 600
Posizionamento dei terminali per apparecchi a gas a tiraggio forzato in funzione della loro portata termica - prospetto E. 2
Area di rispetto
per finestre
Legenda
1) Area di rispetto
2) Finestre
Legenda
1) Area di rispetto
2) Apertura di aerazione
e/o ventilazione
Finestra
0,4 metri 2,5 metri apparecchi
a tiraggio naturale
0,6 metri apparecchi
a tiraggio forzato
P o s i z i o n a me n t o d e i t e r mi n a l i
Apertura di aerazione
0,6 metri
Figura E1 Area di rispetto per aperture
di aerazione e/o ventilazione
Figura E2
22
Il sottoscritto
Titolare o legale rappresentante dellimpresa (ragione sociale)
Operante nel settore con sede in via
n Comune (prov.) tel
P.IVA
iscritta nel registro delle ditte (R.D. 20.9.1934, n 2011)
della camera C.I.A.A. di
iscritta allalbo provinciale delle imprese artigiane (legge 8.8.1985, n 443)
di n
estremi dellabilitazione ai sensi della legge 5 marzo 1990, n 46 (art. 1, comma 1, lettera e)
iscritto allalbo professionale degli/dei di al n
in relazione allimpianto gas al servizio di apparecchi di:
cottura n tipo
produzione acqua calda sanitaria n tipo
riscaldamento n tipo
n tipo
descrizione sintetica degli apparecchi presenti, tipo e numero
nome e cognome dellutente (occupante lalloggio)
impianto installato nei locali siti nel comune di
(prov.) via n
scala piano interno di propriet di
(nome, cognome, indirizzo)
edificio adibito ad uso civile**)
DICHIARA
sotto la propria responsabilit, di aver eseguito, con esito positivo, le verifiche di cui alla UNI 10738
***
), ed in particolare le seguenti, conseguendo gli esiti di fianco
indicati:
di aver accertato lesistenza della ventilazione (afflusso dellaria comburente) e lidoneit
dei locali;
di aver accertato lesistenza e lidoneit dellaerazione dei locali (smaltimento allesterno
dei prodotti della combustione degli apparecchi di cottura e degli apparecchi di tipo A) e
la presenza di eventuali gas non combusti degli apparecchi di cottura;
di aver verificato lefficienza dei sistemi di scarico dei prodotti della combustione (per
gli apparecchi di tipo B e C). Per gli apparecchi di tipo B, di aver accertato la mancanza
di riflusso dei prodotti della combustione in ambiente e lesistenza del tiraggio durante il
regolare funzionamento degli apparecchi;
di aver effettuato la verifica di tenuta dellimpianto di adduzione del gas nei casi previsti
in 7 della UNI 10738
di aver accertato lesistenza e la funzionalit dei sistemi di sorveglianza di fiamma (non
obbligatori per i piani di cottura)
e pertanto, nelle condizioni attuali, limpianto a gas risulta IDONEO NON IDONEO a funzionare in sicurezza
DECLINA
ogni responsabilit per sinistri a persone, animali o cose, derivanti dalluso dellimpianto a gas senza che siano stati eliminati i difetti funzionali che determinano
la non idoneit sopra segnalata o derivanti dalla manomissione delle attuali condizioni dellimpianto a gas o dal suo utilizzo improprio ovvero da carenza di manu-
tenzione o riparazione
Data, IL DICHIARANTE
(timbro e firma)
per ricevuta:
IL COMMITTENTE.
*) Data coincidente con lentrata in vigore della legge 5 marzo 1990, n 46 Norme per la sicurezza degli impianti
**) Secondo la definizione di cui al comma 1 dellarticolo 1 del DPR 8 dicembre 1991, n Regolamento di attuazione della legge 5 marzo 1990, n 46
***) Redatta anche in rispetto dei criteri previsti dalla Legge 1038/71 Norma per la sicurezza dellimpiego del gas combustibile.
****) Limpianto ritenuto idoneo se le cinque verifiche singole sopra riportate hanno conseguito tutte esito positivo.
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Guide
le
APPENDICE F (normativa) Verifica delle caratteristiche funzionali degli impianti a gas combustibile
per uso domestico, preesistenti alla data del 13 marzo 1990*
Scheda di presentazione dei risultati
ESITO
Positivo Negativo
23
Appl i cazi one
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
Guida illustrata delle verifiche richieste dalla Norma Uni 10738.
Un prezioso vademecum per linstallatore a cura dellIngegner Giuseppe Piatto
Le aperture di ventilazione devono essere
praticate preferibilmente nella parte bassa
della parete esterna. Qualora siano
realizzate nella parte alta della parete
o degli infissi, la sezione netta deve
essere maggiorata del 50 % cio: 7,74 cm
2
per ogni kW (9 cm
2
per ogni 1000 kcal/h)
di portata termica dell apparecchio.
4.1 Nei locali dove sono installati
apparecchi a gas di cottura o apparecchi
a camera di combustione aperta (tipo
A o B) necessaria la presenza di una o
pi aperture di ventilazione permanenti
verso lesterno con i seguenti requisiti:
4. I locali contenenti apparecchi di cottura
privi di dispositivi di controllo di fiamma
sul piano di lavoro, o con volume inferiore
di 20 m
3
, devono essere ventilati a mezzo
di apposite aperture verso lesterno
aventi superficie minima di 100 cm
2
.
4. In presenza di pi apparecchi (portata
termica maggiore di 35 kW (30000 kcal/h)
la sezione netta rimane di 5,16 cm
2
per ogni
kW (6 cm
2
per ogni 1000 kcal/h) di portata
termica complessiva.
Termi ni e def i ni zi oni
Apert ure di vent i l azi one
VENTILAZIONE
Afflusso dellaria necessaria
alla combustione.
AERAZIONE
Ricambio dellaria necessaria sia
per lo smaltimento dei prodotti
della combustione, sia per
evitare miscele con un tenore
pericoloso di gas non combusti.
5,16 cm
2
per ogni kW
6 cm
2
per ogni 1.000 kcal/h
minimo 100cm
2
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
E S E M P I O D I C A L C O L O D E L L A S U P E R F I C I E N E T T A
D I V E N T I L A Z I O N E D I U N L O C A L E
(situata nella parte bassa della parete esterna)
A P P A R E C C H I O D I C O T T U R A 6 . 0 0 0 K C A L / H ( C I R C A 7 K W ) :
5,16 x7 (kw) = 36cm
2
oppure: 6x6 cm
2
(per ogni 1.000 kcal/h) = 36 cm
2
C A L D A I A O S C A L D A B A G N O 3 0 . 0 0 0 K C A L / H ( C I R C A 3 5 K W ) :
5,16 x35 (kw) = 180 cm
2
oppure: 30x6 cm
2
( per ogni 1.000 kcal/h) = 180 cm
2
( T O T A L E = 2 1 6 C M
2
)
caldaia/scaldabagno
(TIPO B)
35kw
( 30.000 kcal/h )
apparecchio
di cottura
7kw
( 6.000 kcal/h )
VENTI LAZI ONE
PERMANENTE
216 cm
2
APPARECCHIO DI COTTURA PRIVO DEL DISPOSITIVO
DI CONTROLLO FIAMMA (termocoppia)
VOLUME DEL LOCALE<20M
3
VENTILAZIONE
PERMANENTE
min. 100cm
2
VENTILAZIONE
PERMANENTE
min. 100cm
2
N.B.: per i casi non
dotati di cappa
convogliata allesterno
N.B.: per i casi non
dotati di cappa
convogliata allesterno
24
I locali contenti apparecchi di tipo A,
non devono essere adibiti ad uso
bagno o doccia, n camere da letto;
inoltre devono avere un volume mag-
giore di 12 m
3
.
< 12 m
3
4.1.2 Nei locali dove sono installati
apparecchi di tipo A (apparecchi non
collegati a condotti di evacuazione dei
fumi, vedi appendice A norma UNI
10738), devono essere presenti due
aperture, permanenti verso lesterno,
ciascuna di sezione minima di 100
cm
2
, una nella parte bassa, laltra nella
parte alta.
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
4.1.1. I locali contenenti solo apparec-
chi di cottura dotati di dispositivi di con-
trollo di fiamma e con portata termica
non maggiore di 11,6 kW (10000
kcal/h), sono idonei dal punto di vista
della ventilazione se hanno volume
uguale o maggiore di 20 m
3
e dispon-
gono di finestre o portefinestre apribili
verso lesterno.
Guide
le
V O L U M E D E L L O C A L E * 2 0 M
3
F I L O PAV I ME N T O
F I L O S OF F I T T O
apparecchio di cottura
con dispositivo di
controllo di fiamma
(termocoppia)
portata termica
max 11,6 kw
( 10.000 kcal/h )
CAPPA VAPORI DI COTTURA
(per i casi non dotati di cappa
convogliata allesterno)
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
apertura permanente
verso lesterno
apparecchio di TIPO A
VENTI LAZI ONE
apertura permanente
verso lesterno
minimo
100 cm
2
A E R A Z I ON E
minimo
100 cm
2
BAGNO
Le installazioni degli apparecchi di
tipo A nei locali adibiti ad uso
bagno o doccia non sono da con-
siderarsi idonee
NO
CAMERA DA LETTO
Le installazioni degli apparecchi
di tipo A nei locali adibiti a camere
da letto non sono da considerarsi
idonee
NO
CUCINA
Le installazioni degli apparecchi di
tipo A nei locali (ad es. cucina) con
volumi inferiori a 12 m
3
non sono
da considerarsi idonee
NO
25
VENTILAZIONE
PERMANENTE
100 cm
2
4.4 Per la verifica della corretta ventila-
zione si devono controllare i dati di
targa degli apparecchi (di cottura e/o a
camera di combustione aperta) al fine
del calcolo delle aperture di ventilazio-
ne. Se non sono disponibili i dati di
targa vedere appendice B della norma
UNI 10738.
es. presenza di altri apparecchi con
camera di combustione aperta o elet-
troventilatori ecc..) e deve essere colle-
gato al locale da ventilare con sezioni
uguali a quelle calcolate per le pareti
perimetrali.
5. Nei locali dove sono installati appa-
recchi a gas di tipo A o di cottura (non
dotati di condotti di scarico), oltre alla
apertura di ventilazione prevista in 4.1,
deve essere presente anche unaltra
apertura, posizionata nella parte alta
del locale ed avente una superficie
netta non minore di 100 cm
2
.
4.3 La ventilazione pu essere effet-
tuata da locale adiacente, purch tale
locale non sia camera da letto, o un
locale con pericolo di incendio (ad es.
qualsiasi autorimessa). Inoltre il locale
adiacente utilizzato per la ventilazione
indiretta non deve essere in depressio-
ne rispetto al locale da ventilare (per
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
4.2 Gli apparecchi a gas a camera di
combustione isolata rispetto allam-
biente di installazione (tipo C vedi
appendice A norma UNI 10738), non
sono soggetti a prescrizioni di ventila-
zione.
CALDAIA DI TIPO B
(camera aperta)
F I L O PAV I ME N T O
F I L O S OF F I T T O
VENTILAZIONE PERMANENTE
INDIRETTA
NO
L OC A L E A D I A C E N T E
camera da letto
locali con pericolo di incendio:
autorimesse, garage, box
magazzini di materiali combustibili, ecc.
Veri f i ca del l aerazi one
dei l ocal i
26
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
apertura permanente
verso lesterno
apparecchio di TIPO A
VENTI LAZI ONE
apertura permanente
verso lesterno
minimo
100 cm
2
A E R A Z I ON E
minimo
100 cm
2
apparecchio con circuito
di combustione stagno
(TIPO C)
apparecchio con circuito
di combustione stagno
(TIPO C)
F I L O PAV I ME N T O
F I L O S OF F I T T O
F I L O PAV I ME N T O
F I L O S OF F I T T O
N.B. lelettroventilatore deve espellere
una portata daria di almeno 2m
3
/h
ogni 1000 kcal/h di portata termica
installata.
Nei locali dove sono installati solo
apparecchi a gas di cottura, lapertura
di ventilazione prevista in 4.1, pu
essere coincidente con quella di aera-
zione sopra descritta (ad esclusione
degli impianti alimentati a GPL - vedi
appendice D della norma UNI 10738),
ottenendo unapertura unica posizio-
nata nella parte alta del locale con
superficie netta non minore di 250 cm
2
.
5.3.2 Nei locali in cui sono installati
solo apparecchi di cottura laerazione
si ritiene soddisfatta anche in presenza
di un apposito foro posizionato nella
parte alta della parete o dellinfisso con
superficie netta non minore di 100 cm
2
.
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
5.3.1 Nei locali in cui sono installati
solo apparecchi di cottura laerazione
si ritiene soddisfatta anche in presenza
di un elettroventilatore applicato a
parete o a finestra o collegato ad un
condotto esclusivo diretto verso lo
esterno (non collegato ad altri appa-
recchi o a canne fumarie destinate allo
scarico di altri apparecchi).
Guide
le
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
apertura permanente
verso lesterno
minimo
100 cm
2 VENTI LAZI ONE
comando elettrico per
elettroventilatore
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
apertura permanente
verso lesterno
minimo
100 cm
2
VENTI LAZI ONE
comando elettrico per elettroventilatore
elettroventilatore (su finestra o parete verso lesterno)
(portata di aria di almeno 2 m
3
/h ogni 1.000 kcal/h
di portata termica installata)
OPPURE
non < a
100 cm
2
A E R A Z I O N E
(parte alta della parete o di un infisso)
apertura permanente
verso lesterno
piano di cottura
(7kw)
ESEMPIO: 7kw x 860 = c.a. 6.000 kcal/h
6.000 kcal/h: 1.000 = 6 x 2 = 12 m
3
/h
lelettroventilatore installato dovr avere
quindi una portata di aria minima pari a 12 m
3
/h
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
apertura permanente
verso lesterno
minimo
100 cm
2
VENTI LAZI ONE
(realizzata nella parte alta
del locale con lesclusione
degli impianti alimentati a GPL)
non < a
250 cm2
AERAZIONE +
VENTILAZIONE
apertura permanente
verso lesterno
piano di cottura
non < a
100 cm
2
apertura permanente
verso lesterno
(parte alta della parete
o di un infisso)
AERAZIONE
OPPURE
27
FI LO PAVI MENTO
F I L O S OF F I T T O
VENTI LAZI ONE
PERMANENTE
APPARECCHIO
DI TIPO B
(camera aperta
tiraggio naturale)
apparecchio
di cottura
C
A
N
N
A

F
U
M
A
R
I
A

S
I
N
G
O
L
A
NO
6.2 Apparecchi a camera aperta a
tiraggio naturale. Gli apparecchi di tipo
B a tiraggio naturale devono scaricare i
prodotti della combustione in appositi
camini o canne fumarie collettive ramifi-
cate oppure direttamente allesterno
(a parete).
Canali da fumo
Si devono verificare i seguenti requisiti
sul condotto di scarico che collega
lapparecchio al camino, canna fuma-
ria o terminale esterno:
non deve essere deteriorato dagli
effetti dei prodotti della combustione;
deve collegare il raccordo di uscita
dellapparecchio allimbocco del
camino, canna fumaria o al dispositi-
vo di scarico esterno in modo ascen-
dente;
deve essere collegato in modo rigido
in modo da non permettere lo scolle-
gamento dallapparecchio o dallim-
bocco al camino;
deve avere lungo tutto il percorso
una sezione non minore di quella di
attacco dellapparecchio; nel caso in
cui il camino avesse sezione inferio-
re, il canale da fumo deve essere
collegato con un opportuno raccordo
conico;
non sono ammesse lungo tutto il
percorso del canale da fumo serran-
de o altri sistemi di chiusura.
6.1 Nei condotti dove scaricano le
cappe degli apparecchi di cottura non
consentito collegare qualsiasi altro
apparecchio.
Deve presentare i seguenti requisiti:
non deve essere deteriorato per
effetto del calore delle eventuali con-
dense o da altre cause;
deve avviare in maniera adeguata
il flusso ascendente dei prodotti
della combustione verso limbocco al
camino, canna fumaria, dispositivo
di scarico;
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
E V A C U A Z I O N E D E I P R O D O T T I D E L L A C O M B U S T I O N E
D E G L I A P P A R E C C H I D I T I P O B A T I R A G G I O N AT U R A L E
scarico in canna fumaria singola scarico in canna fumaria
collettiva ramificata
scarico diretto allesterno
( a parete)
apparecchio
di (TIPO B)
a tiraggio
naturale
CANALE DA FUMO
C
A
N
N
A
S
I
N
G
O
L
A
CANALE DA FUMO
CANALE DA FUMO
apparecchio
di (TIPO B)
a tiraggio
naturale
apparecchio
di (TIPO B)
a tiraggio
naturale
ESTERNO INTERNO
diretto
allesterno
CANALE DA FUMO
apparecchio
di (TIPO B)
a tiraggio
naturale
Veri f i ca del l ef f i ci enza dei si st emi di scari co
dei prodot t i del l a combust i one
(scarico fumi)
28
C
A
N
N
A
F
U
M
A
R
I
A
(
C
.
C
.
R
.
)
In alternativa al collettore i due appa-
recchi similari possono essere colle-
gati direttamente in un unico camino
con la condizione che gli assi dei
due imbocchi distino almeno 25 cm.
Deve essere ben fissato in maniera
da impedire lo scollegamento acci-
dentale sia dellapparecchio sia dello
imbocco del camino o canna fumaria;
Deve ricevere lo scarico di un solo
apparecchio; consentito il collega-
mento di due apparecchi a gas instal-
lati nello stesso ambiente purch:
1) Gli apparecchi siano similari per
portata termica e tipo (caldaia/caldaia
o caldaia/scaldabagno o stufa/stufa);
2) il collettore di collegamento abbia
sezione non minore della somma
delle sezioni dei due canali da fumo
dei due apparecchi.
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
Guide
le
F I L O PAV I ME N T O
F I L O S OF F I T T O
V E N T I L A Z I O N E
P E R M A N E N T E
scaldabagno
di TIPO B
(camera aperta
tiraggio naturale)
C
A
N
N
A

F
U
M
A
R
I
A

S
I
N
G
O
L
A
caldaia di TIPO B
(camera aperta
tiraggio naturale)
COLLETTORE
STESSO
LOCALE DI
INSTALLAZIONE
S
=
non <
S
1+
S
2
S1
S2
FI LO PAVI MENTO
FI LO SOFFI TTO
V E N T I L A Z I O N E
P E R M A N E N T E
scaldabagno
di TIPO B
(camera aperta
tiraggio naturale)
C
A
N
N
A

F
U
M
A
R
I
A

S
I
N
G
O
L
A
caldaia di TIPO B
(camera aperta
tiraggio naturale)
STESSO
LOCALE DI
INSTALLAZIONE
m
i
n
.

2
5

c
m
29
6.4 Scarico in parete esterna dei pro-
dotti della combustione degli apparec-
chi di tipo B e C - vedi appendice E
norma UNI 10738. Le distanze si appli-
cano ad apparecchi con portata termi-
ca maggiore di 4 kW (3440 kcal/h). Gli
apparecchi di tipo B devono convo-
gliare i fumi verso lalto.
6.5 Scarico dei prodotti della combustio-
ne in canne fumarie collettive ramificate.
Si devono rispettare le seguenti pre-
scrizioni:
consentito lo scarico di un solo
apparecchio per piano;
gli apparecchi installati nei vari piani
devono essere similari (le portate
termiche non differiscono pi del 30 %);
ogni canna fumaria pu servire fino
ad otto piani pi lultimo in alto che
viene collegato al comignolo attra-
verso il condotto secondario.
6.3 Evacuazione dei prodotti della
combustione di apparecchi di tipo B a
tiraggio forzato e tipo C.
Canali da fumo
Sono vietati per questi apparecchi
i canali da fumo corrugati.
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
apparecchio
di (TIPO B)
a tiraggio
naturale
CANALE DA FUMO
ESTERNO INTERNO
CANALE DA FUMO
apparecchio
di (TIPO B)
a tiraggio
naturale
ESTERNO INTERNO
condotto secondario (ramo)
scarico diretto nel comignolo
c
o
n
d
o
t
t
o
p
r
i
m
a
r
i
o
7
8 max
9
apparecchio di TIPO B
a tiraggio naturale
(portata termica 33 kw)
SI
apparecchio di TIPO B
a tiraggio naturale
(portata termica 20 kw)
NO*
apparecchio di TIPO B
a tiraggio naturale
(portata termica 28 kw)
SI
lo scarico ammesso di un solo
apparecchio per piano
dai piani inferiori (1 6)
* lapparecchio dell8 piano ha una
portata termica differente > del 30%
rispetto a quella del 9 piano (33kw)
le portate termiche degli appparecchi
non devono differire tra loro pi del
30%
30
P A R A M E T R I I N D I C AT I V I D I V A L U T A Z I O N E D E L L A P R O V A :
s pe c c hi e t t o non a ppa nna t o = t i r a ggi o buono
s pe c c hi e t t o l i e v e me nt e o pa r z i a l me nt e a ppa nnna t o = t i r a ggi o s c a r s o
s pe c c hi e t t o f or t e me nt e a pppa nna t o = t i r a ggi o a s s e nt e
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
Valore di depressione in
Pa > 3 = tiraggio adeguato
Valore di depressione in
Pa < 3 = tiraggio scarso
Se il valore di depressione dovesse
persistere a valori tra 0 e 2 Pa devono
essere eseguite opportune verifiche
per lanalisi delle cause che comporta-
no il difetto di tiraggio e, comunque,
deve essere controllata lintera canna
fumaria.
Importante Un altro metodo rigoro-
so per provare il tiraggio quello di
inserire a valle del rompitiraggio del-
lapparecchio un dispositivo (ad es.
deprimometro), in grado di misurare la
depressione di scarico dei fumi. I valo-
ri indicativi di verifica potrebbero essere:
7. Con la verifica della tenuta dellim-
pianto (interno) gas si accerta lassen-
za di perdite nei tratti di tubazione dai
punti di consegna fino ai punti di rac-
cordo degli apparecchi utilizzatori. Le
tubazioni interne possono essere in
vista, sotto traccia o interrate.
Guide
le
CONTATORE
tubazioni interrate
tubazioni in vista
tubazioni sotto traccia
Veri f i ca del l a t enut a del l i mpi ant o i nt erno
di adduzi one del gas combusti bi l e (tubazi oni e accessori )
6.6 Apparecchi a tiraggio naturale:
controllo dellefficienza dei sistemi di
scarico fumi.
chiudere porte e finestre del locale;
azionare elettroventilatori o cappe
aspiranti;
accendere lapparecchio in prova e
gli altri apparecchi a circuito di com-
bustione aperto alla massima potenza;
dopo 10 minuti, con tutti gli apparec-
chi accesi, si procede ad accostare
un fumogeno o fiammifero lungo
tutto il bordo dellapparecchio, in
modo tale da verificare eventuali
ritorni in ambiente di gas combusti.
Un altro metodo per valutare leffi-
cienza del tiraggio camino quello di
sovrapporre uno specchio o placca
cromata, passati prima sotto acqua
fredda, sopra linterruttore di tiraggio.
31
Negli attraversamenti di muri e solette
devono avere una guaina di prote-
zione esterna al tubo di classe 0 di
reazione al fuoco (ad es. guaina metallica)
Procedere alle seguenti verifiche:
Gli impianti a GPL devono avere
solo tubazioni collocate in vista
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
ancoraggio
riduttore 2stadio
apparecchio
GPL da bombola
o serbatoio fisso
valvola di sicurezza
SI DEFI NI SCE A VI STA TUTTA LA
PARTE VI SI BI LE DELL I MPI ANTO
2,5 m
presa daria
GPL
25kg
serbatoio fisso
GPL
ATTRAVERSAMENTO DI MURI ESTERNI
malta
cementizia
tubazione
gas
malta
cementizia
ESTERNO INTERNO ESTERNO INTERNO
MURO IN CALCESTRUZZO
MURO IN MATTONI PIENI
ATTRAVERSAMENTO DI SOLETTE
pavimento
guaina 20mm sopra il piano pavimento
sigillato con asfalto o
simili o cemento plastico
tubo gas
AT T R A V E R S A M E N T O D I V A N I C H I U S I O I N T E R C A P E D I N I
guaina metallica o
plastica
autoestinguente
guaina metallica o
plastica
autoestinguente
tubazione
gas
MURO IN MATTONI FORATI MURO CON INTERCAPEDINE
i =e +10 mm

e
I mpi ant i i nt erni di adduzi one a gas
32
riduttore 1stadio
tubazione aerea alta pressione (A.P.)
E vietato lattraversamento di vani di
servizio
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
Impianti alimentati a GPL (sia da
bombole che da serbatoi fissi) non
possono essere installati in locali
con pavimento al di sotto del piano
di campagna
E vietata la posa in opera delle tuba-
zioni nei camini
Guide
le
DENSI T < 0, 8 G A S 1 E 2 F A M I G L I A ( M E T A N O E G A S C I T T ) S
DENSI T > 0, 8 G A S 3 F A M I G L I A ( GP L ) N O
caldaia
piano di cottura
NO
piano campagna
GPL
tubazione gas
6546.265
NO
tubazione gas
6546.265
NO
33
E vietato lattraversamento dei vani
ascensori o vani per il contenimento
di tubazioni per altri servizi
Negli attraversamenti dei locali a
rischio dincendio (quali autorimesse,
locali con stoccaggio di materiali
infiammabili ecc.) il tubo deve essere
protetto in apposita guaina metallica
In corrispondenza di ogni apparec-
chio di utilizzazione o di ogni flessi-
bile deve essere posto un rubinetto
di intercettazione in posizione visibile
ed accessibile
E vietato lattraversamento dei vani
ascensori
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
tubazione gas
6546.265
NO
tubazione gas
6546.265
NO
CLASSE 0 = non combustibilit
CLASSE 1 = non innesco fiamma
CLASSE 2 = leggermente infiammabile
CLASSE 3 = mediamente infiammabile
CLASSE 4 = facilmente infiammabile
CLASSE 5 = altamente infiammabile
i = e + min. 10 mm
i
(diametro interno guaina metallica)
e
(diametro esterno tubo gas)
rubinetto generale
dintercettazione
ESTERNO
CONTATORE
rubinetti di
intercettazione
34
8. Per tutti gli apparecchi per riscalda-
mento o produzione di acqua calda
sanitaria necessario verificare lesi-
stenza ed il corretto funzionamento dei
sistemi di sorveglianza di fiamma.
Nel caso di apparecchi con termo-
coppie la funzionalit delle stesse si
controlla controllando lo spegnimento
della stessa dopo aver chiuso laddu-
zione del gas; entro 60 secondi dallo
spegnimento si deve avvertire lo scat-
to del magnete di blocco.
Successivamente, dove lo permet-
tano le caratteristiche dellapparec-
chio, si procede ad accendere il pilota
con un fiammifero o sistema analogo:
se laccensione non riesce il sistema di
sicurezza efficiente.
Apparecchi a rilevazione
di fiamma elettronica
Per questi apparecchi si deve chiu-
dere il rubinetto di intercettazione del
gas a monte dellapparecchio: succes-
sivamente, se il sistema di accensione
efficiente, si deve spegnere il brucia-
tore e nei successivi 10 secondi, dopo
un tentativo di accensione, si deve
verificare il blocco dellapparecchio.
con tubi non metallici (ispezionabili e
di lunghezza max. di 1,5 metri).
I flessibili non metallici devono esse-
re identificati secondo la UNI 7140 e
devono essere sostituiti entro la data
prevista (riportata sul tubo).
Appl i cazi one dei cri t eri
di veri f i ca
Gli apparecchi installati in modo
fisso devono essere allacciati allim-
pianto con flessibili in acciaio indicati
UNI 9891, mentre gli altri apparec-
chi (ad es. cottura, esclusi quelli
incassati) possono essere collegati
E richiesta unispezione visiva delle
parti in vista delle tubazioni compre-
sa la manovrabilit di tutti i rubinetti.
7.1 Si deve verificare la tenuta dellim-
pianto interno di adduzione gas secon-
do uno dei seguenti metodi:
1) con una prova alla pressione di rete
utilizzando manometri raccordati
allimpianto (per es. mediante la presa
di pressione dellapparecchio);
2) sulle parti in vista con lutilizzo di
soluzioni saponose o idonei prodotti o
mediante rilevatori di fughe elettronici;
3) oppure controllando che a valle del
misuratore non segnali passaggio di
gas (con tutti gli apparecchi spenti e
con i rubinetti di intercettazione aperti)
per un tempo minimo di 15 minuti.
Guide
le
8.1 In presenza di pi apparecchi (por-
tata termica maggiore di 35 kW (30000
kcal/h) la sezione netta rimane di 5,16
cm
2
per ogni kW (6 cm
2
per ogni 1000
kcal/h) di portata termica complessiva.
Risultati
della verifica
I risultati della verifica dovranno esse-
re riportati nellapposito modulo speci-
ficato nellallegato F della norma UNI
10738.
ING. GIUSEPPE PIATTO
Responsabile R&D Hermann srl
0 15
9473.26 9473.26
Esi st enza e f unzi onal i t dei di sposi t i vi
di sorvegl i anza di f i amma
Tenut a del l i mpi ant o
di adduzi one del gas
In caso di avvertenze di odore di gas o di esito positivo delle prove sopra indicate, gli impianti
dovranno essere risanati secondo le normative vigenti (UNI CIG 7129/92 - UNI CIG 7131/98).
35
P R O V A D I T E N U T A I M P I A N T O G A S
Novi t
I st ant anea per i nt erni
Mi cra
Solo 70x40x30 cm
(Modello 23).
Un vero condensato
di alta tecnologia
espressamente
progettato
per linstallazione
in tutti gli ambienti
con limitato spazio
a disposizione.
Facile da incassare
in ogni pensile.
Di piccola taglia
ma di grande razza...
Ha solamente 70x40x30 cm (modello
23) di ingombro e un peso eccezional-
mente contenuto per un trasporto age-
vole e una facilissima installazione.
Quest a Mi cra, i l gi oi el l o di
Casa Hermann, la pi piccola di tutte
le caldaie murali prodotte dallAzienda
e la pi ridotta del mercato.
Le contenute dimensioni ne esalta-
no la compattezza e la rendono facil-
mente incassabile in ogni tipo di arre-
damento: tra i pensili della cucina, in
bagno, in ripostiglio: insomma ovunque!
Grazie allaccuratissima progetta-
zione, Micra combina dimensioni ridot-
te con elevate prestazioni tecnologi-
che. Come tutte le caldaie della serie
Micra, dotata di modulazione elettro-
nica continua di fiamma che consente
di stabilizzare la temperatura dellac-
qua calda sanitaria, contenendo i
consumi energetici. E protetta dalliso-
lamento elettrico IP 44, che ne tutela
tutti i dispositivi elettrici, dispone di un
gruppo idraulico di nuova ideazione e di
scambiatore sanitario in acciaio inox a
piastre, che assicura la massima rapidit
di erogazione dellacqua calda sanita-
ria. Micra disponibile tanto in versione a
tiraggio naturale (Micra 23E- 28E) che a
camera stagna (Micra 23SE - 28SE).
Linstallazione semplicissima e per tutti
gli accessori e kit fumi esiste un appo-
sito listino Accessori Fumisteria a dispo-
sizione di ogni interessato presso i gros-
sisti e i rivenditori della rete Hermann.
Caratteristiche principali
Dimensioni ridotte
Modulazione elettronica
continua di fiamma
By-pass automatico
Protezione elettrica IP 44
Gruppo idraulico
di nuova ideazione
Scambiatore a piastre
in acciaio inox
Novi t Hermann 1999
Micra: una famiglia che cresce. Oggi si sceglie
per interni, per esterni e per installazioni in complessi
residenziali. Ma gi in arrivo un quarto modello,
a bassa emissione NOx, per la salute dellambiente
Mi cra
36
Mi cra Pi
Di minimo ingombro
e predisposta
per essere collocata
su terrazzi e balconi.
Si installa facilmente
negli spazi pi ristretti
e si adatta alla facciata
di ogni edificio
senza disturbarne
lestetica.
I st ant anea per est erni
nenti appositamente trattati per resi-
stere alla corrosione degli agenti atmo-
sferici. Inoltre dotata di serie di prote-
zione antigelo fino a 0C, elevabile
opzionalmente fino a meno 15C.
Come ogni modello della serie,
Micra Pi dotata di modulazione con-
tinua di fiamma, il cui controllo garan-
tito da una scheda elettronica di avan-
zata concezione.
Il gruppo idraulico progettato per
contenere spazio attraverso la pi
razionale disposizione dei componenti
interni. Anche Micra Pi disponibile
tanto in versione a tiraggio natura-
le (Micra Pi 23 E) che in versione a
camera stagna (Micra Pi 23 SE).
Grande potenza
Dimensioni compatte
Anche la versione per esterni Micra Pi
ha dimensioni contenute che ne esal-
tano la compattezza e riducono al mini-
mo lingombro esterno della caldaia: per
questo Micra Pi si adatta perfetta-
mente allestetica di ciascun edificio.
Inoltre ha un peso contenuto che ne
facilita il trasporto e linstallazione e,
grazie allavanzata progettazione, uni-
sce dimensioni ridotte ed elevate pre-
stazioni tecnologiche.
Poich destinata ad essere
installata allesterno delledificio, la sua
mantellatura costruita con compo-
Caratteristiche principali
Dimensioni ridotte
Modulazione elettronica
continua di fiamma
By-pass automatico
Protezione elettrica IP 44
Cruscotto comandi sulla caldaia
Mantellatura esterna elettrozincata
e verniciata con polveri
a base poliestere
Componenti interni idonei
a resistere agli agenti
atmosferici
Protezione antigelo 0C
Protezione antigelo -15C
(opzionale)
Mi cra Pi
Novi t Hermann 1999
Guide
le
37
I st ant anea per condomi ni
Habi t at
Conveniente,
leggera,
appositamente
progettata per
complessi condominiali.
Disponibile
tanto in versione
a tiraggio naturale
quanto
in versione
a camera stagna
Habitat dotata di modulazione elettro-
nica continua di fiamma, che oltre a
offrire un risparmio energetico consen-
te una temperatura di erogazione del-
lacqua calda sanitaria costante e per-
sonalizzabile secondo le diverse esi-
genze degli utenti.
Habitat protetta dallumidit
dallisolamento elettrico IP 44.
E dotata di gruppo idraulico com-
pleto di flussostato e di scambiatore
bitermico gas/acqua che assicura la
massima rapidit di erogazione di
acqua sanitaria.
Habitat, la caldaia appositamente
progettata da Casa Hermann per lin-
stallazione in complessi residenziali, si
pu scegliere tanto nella versione 23E
a camera aperta, quanto nella versione
23SE a camera stagna e tiraggio forzato.
Habi t at
Caratteristiche principali
Dimensioni ridotte
Modulazione elettronica
continua di fiamma
By-pass automatico
Protezione elettrica IP 44
Scambiatore bitermico
gas-acqua
Grande potenza
Grandissima convenienza
La nuova caldaia Habitat ha tutte le
caratteristiche qualitative che contrad-
distinguono la famiglia Micra, e in pi
una straordinaria convenienza al mo-
mento dellacquisto.
Il modello Habitat permette infatti di
coniugare ottime prestazioni con un
prezzo particolarmente interessante,
ed quindi perfettamente indicata nel-
linstallazione in complessi residenziali.
Come tutte le caldaie della serie
Micra, anche Habitat si riconosce subi-
to per le ridotte dimensioni che ne age-
volano il facile inserimento in tutte
le soluzioni abitative.
Contenuto anche il peso che sem-
plifica sia il trasporto sia l installazione.
Novi t Hermann 1999
38
S p e c i f i c h e t e c n i c h e
S i c u r e z z e
Novi t Hermann 1999
Guide
le
Micra
Micra Pi
Habitat
23E 23SE 28E 28SE PIU 23 PIU 23SE
HABITAT HABITAT
23E 23SE
Portata termica max. kcal/h-kW 22100-25,7 22000-25,6 26700-31 26700-31 22100-25,7 22000-25,6 22000-25,6 22000-25,6
Portata termica min. kcal/h-kW 9000-10,5 9000-10,5 11400-13,2 11400-13,2 9000-10,5 9000-10,5 8,600-10 8,600-10
Potenza termica max. kcal/h-kW 20000-23,3 20300-23,6 24000-28 24600-28,6 20000-23,3 20300-23,6 20000-23,2 20000-23,2
Potenza termica min. kcal/h-kW 7900-9,2 7700-8,9 9500-11 9500-11 7900-9,2 7700-8, 9 7300-8,5 7300-8,5
RENDIMENTO MISURATO
Rendimento nominale % 90,8 90,5 90,7 92,3 90,1 90,5 91 90,5
Rendimento al 30%Pn % 88,1 87,4 89 90 88,1 87,4 86,5 87
Prelievo continuo 6T25C l/min 13,3 13,5 16 16 13,3 13,5 13,5 13,5
Portata acqua min. l/min 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5 2,5
Regolazione temperatura
C 35-60 35-60 35-65 35-65 35-60 35-60 35-60 35-60
min/max
Sicurezza fumi
Termostato fumi X X X X
Pressostato fumi X X X X
Valvola sicurezza
3 bar X X X X X X X X
Accensione
elettronica di fiamma
X X X X X X X X
Sicurezza bassa
pressione acqua
Pressostato
mancanza acqua
X X X X X X
Pensa i n grande. Scegl i l a pi ccol a
39
Post a
( )
L Espert o ri sponde
G. CARLO BERTAGNOLI
La post a dei l et t ori
Alcuni lettori hanno formulato domande e posto alcuni quesiti
inerenti la legge 449/97(detrazione dalla dichiarazione IRPEF
per le spese sostenute a causa di ristrutturazione ed interventi
edilizi) in sintesi:
Ho sostituito la vecchia caldaia con una nuova ad alto rendimento, posso usufruire dei benefici di legge?
I lavori di messa a norma della mia abitazione (impianto elettrico, messa a terra, salvavita, impianto di
riscaldamento) possono essere detratti dalla dichiarazione dei redditi?
Ho il seguente quesito: ho sostituito la motocondensante (rumorosa) che avevo sul balcone con unaltra
nuova ma molto meno rumorosa (un vicino si era lamentato presso lUSSL del luogo). Tale spesa pu far
parte delle detrazioni fiscali consentite dalla legge?
Un impianto di teleassistenza sanitaria, e perci di emergenza, possibile detrarlo dal reddito come ho
fatto per il risarcimento dellimpianto di riscaldamento?
Ho riportato alcune domande poste dai
lettori, scegliendole tra quelle pi
comuni ed inserendone qualcunaltra
meno usuale. In linea generale pos-
sibile affermare che fra gli utenti, ma
anche tra molti operatori, vi scarsa
informazione al riguardo e leggendo
alcune di queste lettere si nota una
certa diffidenza nei confronti di questa
legge, vuoi per il timore della burocra-
zia tradizionale nostrana, vuoi per la
poca chiarezza e per la farraginosit
delle pratiche.
Comunque alla fine del 1998 le
richieste pervenute per usufruire dei
benefici previsti dalla legge 449 erano
circa duecentomila, soprattutto prove-
nienti dal nord Italia. Per rispondere ai
nostri lettori vediamo di sintetizzare al
massimo quello che dice la legge
449/97 riportando schematicamente i
punti essenziali della stessa.
La legge 449/97 consente di
detrarre dalla dichiarazione IRPEF, il
41% delle spese sostenute per lavori
di ristrutturazione della casa svolti nel
1998 e nel 1999, fino ad un valore
massimo di lire 150 milioni per anno.
In pratica
detraendo il 41% di 150 milioni, per
due anni, il totale delle spese pu
essere di 300 milioni (pari a una
detrazione complessiva di 123 milioni)
se la casa in compropriet con il
coniuge e tutti e due percepiscono
un reddito, ognuno dei due coniugi
pu detrarre dalla quota a lui spet-
tante il 41% dellimporto dei lavori
svolti
le detrazioni possono essere suddi-
vise in quote costanti, di pari importo,
per 5 o 10 anni a scelta del contri-
buente
le spese comprendono anche quelle
inerenti la progettazione e altre pre-
stazioni professionali connesse agli
interventi edilizi.
Oltre alle spese di progettazione dei
lavori vi sono altre spese che danno
diritto alla detrazione; tra queste ricor-
diamo:
acquisto di materiali
esecuzione dei lavori
altre prestazioni professionali richie-
ste dal tipo di intervento
relazione di conformit dei lavori
stessi alle leggi vigenti
perizie e sopralluoghi
imposta sul valore aggiunto, imposta
di bollo e diritti pagati per le conces-
sioni, le autorizzazioni, le denunzie
di inizio lavori
oneri di urbanizzazione
altri eventuali costi strettamente ine-
renti la realizzazione degli interventi
e gli adempimenti posti dal regola-
mento di attuazione delle disposizioni
in esame, anche nellipotesi in cui il
beneficiario voglia eseguire da s i
lavori.
I nvi at e l a vost ra post a a:
Termograph S.D.F. Consulenze Termotecniche
Vi a Feni l rami 5 46030 Ci zzol o ( MN)
40
L Espert o ri sponde
Tipologia dei lavori Diritto alla
detrazione
Caldaia
Riparazione senza innovazioni Nei condomini
Riparazione con sostituzione Nei condomini
di alcuni elementi
Sostituzione con una nuova caldaia Per tutti
o riparazione con innovazioni rispetto
alla preesistenza
Impianto idraulico
Riparazione senza innovazioni Nei condomini
Riparazione con sostituzione Nei condomini
di alcuni elementi
Sostituzione o riparazione con Per tutti
innovazioni rispetto al preesistente
impianto
Infissi esterni
Riparazione o sostituzione, Nei condomini
conservando la sagoma, i materiali
e i colori uguali a quelli preesistenti
Nuova installazione o sostituzione Per tutti
con altri aventi sagoma, materiali e
colori diversi
Parapetti e balconi
Riparazione o rinforzo della struttura Nei condomini
conservando i caratteri uguali a quelli
preesistenti
Rifacimento o sostituzione con altri Per tutti
aventi caratteri diversi da quelli
preesistenti
Pavimentazione interna
Riparazione senza innovazioni Nei condomini
Tipologia dei lavori Diritto alla
detrazione
Porte esterne
Sostituzione conservando Nei condomini
sagome e colori preesistenti
Nuova installazione o sostituzione con Per tutti
altre aventi sagome o colori diversi
Porte interne
Sostituzione o nuova installazione, Nei condomini
senza alcuna limitazione di materiali,
colori e dimensioni
Sanitari
Riparazione apparecchi sanitari Nei condomini
e opere edilizie varie (tubazioni,
piastrelle eccetera)
Sostituzione impianti e apparecchiature Per tutti
Realizzazione di servizio igienico Per tutti
interno
Tetto
Riparazione con sostituzione di Nei condomini
parte della struttura e dei materiali
di copertura, conservando le
caratteristiche preesistenti
Sostituzione dellintera copertura Per tutti
Modifica della pendenza delle falde Per tutti
con o senza aumento di volume
Tinteggiatura esterna
Rifacimento conservando materiali e Per tutti
colori preesistenti
Rifacimento modificando materiali Per tutti
e/o colori
Vasca da bagno
Riparazione Non detraibile
Sostituzione con altro tipo (esempio: Per tutti
da vasca normale a idromassaggio)
Sostituzione con doccia Per tutti
I nt ervent i sogget t i a det razi one
Guide
le
Dettaglio delle principali
spese che danno diritto
alla detrazione
interventi di manutenzione ordinaria,
straordinaria, di restauro e risana-
mento conservativo, di ristrutturazione
edilizia realizzati sulle parti comuni
di edificio;
interventi di cui sopra, con lesclusione
della sola manutenzione ordinaria,
realizzati sulle singole unit immobi-
liari residenziali, come ad esempio il
rifacimento degli impianti, spostare
pareti, nuovi serramenti, doppi vetri,
ecc. Anche i lavori di tinteggiatura,
purch necessari dopo gli altri
interventi;
parcheggi di pertinenza;
eliminazione di barriere architettoniche;
spese di contenimento dellinquina-
mento acustico (con IVA al 20%),
purch sussista la relativa documen-
tazione che attesti labbattimento
delle fonti sonore interne o esterne
allabitazione, nei limiti fissati dalla
normativa (legge 447/1995 e Dpcm
14 novembre 1997);
opere per il risparmio energetico
(legge 10/91 e DPR 412/93), con
IVA al 20%; i lavori sono quelli elen-
cati allarticolo 1 del Decreto del
Mi ni st er o del l I ndust r i a del
41
L Espert o ri sponde
venti diretti alla interconnessione di
tutte le unit immobiliari residenziali
gi esistenti, nonch per quelli di
cablatura per laccesso a servizi
telematici e di trasmissione dati
informativi e di assistenza, quali ad
esempio la contabilizzazione dell
energia da centrali di teleriscalda-
mento o di cogenerazione, la tele-
assistenza sanitaria e di emergenza.
In Comune per ritirare
il modulo da compilare.
Raccomandata al
Centro di Servizio
Imposte (senza
ricevute di ritorno).
Raccomandata alla
USSL di Zona (con
ricevuta di ritorno).
Solo se si superano
100 milioni di lire.
Solo tramite bonifico
bancario.
Vanno conservate.
Dichiarazione inizio attivit.
Autorizzazione.
Concessione (solo se i lavori superano
i 100 milioni di lire).
Fotocopia Modulo del Comune con
autorizzazione.
Fotocopia ICI 1997.
Fotocopia dati catastali dellimmobile
(se assenti, fotocopia domanda di
accatastamento).
Data inizio lavori.
Indirizzo.
Nominativo committente (il capo famiglia).
Natura lavori (cambio caldaia).
Nominativo impresa esecutrice.
Causale del versamento.
Codice fiscale del contribuente
(se contitolari, i codici fiscali).
Partita IVA o codice fiscale dellimpresa.
Le fatture ricevute.
Ricevuta del bonifico bancario.
Opzioni per la durata della detrazione
Progetto firmato da un perito.
Prima dei lavori
Durante i lavori
Pagamento delle spese
Dopo i lavori
Adempi ment i per l o svol gi ment o del l a prat i ca
Va indicata nella
dichiarazione dei redditi.
1
2
3
4
15 febbraio 1992. Anche questi inter-
venti possono essere realizzati
senza opere edilizie, purch sussista
idonea documentazione che provi
leffettivo risparmio energetico
raggiunto, stabilito dalla predetta
normativa;
opere finalizzate alla sicurezza
statica e antisismica (legge 64/74);
interventi di messa a norma degli
edifici (legge 46/90 e legge 1083/71)
con Iva al 20%. Si tratta degli inter-
venti, anche di minima entit, che
riguardano la pluralit degli impianti
tecnologici (la cui normativa di riferi-
mento quella prevista dal d.p.r.
447/91), purch dotati di certificato
di conformit rilasciato dai sog-
getti abilitati;
opere per la cablatura degli edifici
(legge 249/97), con Iva al 20%;
lagevolazione compete per gli inter-
42
qualche sua parte).
Questa massima oltremodo vera
e lungamente verificata, diciamo da
Guttemberg ai giorni nostri. Possiamo
quindi concludere che lutilit di un
libro, per minima che sia, una regola
ma, come in ogni regola, esistono delle
eccezioni: il libro che Lei ha citato.
Lei asserisce inoltre che libri simili
non sono degni di essere letti una
seconda volta; io aggiungo che se un
libro non degno dessere letto una
seconda volta indegno dessere letto
una prima.
Concordo pure con Lei che molto
faticoso leggerli; a volte con certi libri
tecnici si deve compiere una grande
fatica per capire che quanto si arriva a
capire non valeva la pena dessere
capito.
Pu comunque darsi che nono-
stante tutto tali opere ottengano un
certo successo; infatti non vi libro,
per quanto ridicolo, che non sia stato
giudicato eccellente da qualcuno.
Certi libri sembrano scritti non per-
ch leggendoli simpari, ma perch si
sappia che lautore sapeva qualcosa.
Sono altres certo che lautore
fosse in buona fede e bene intenziona-
to, anche se sempre con le migliori
intenzioni che si sono prodotte le
opere peggiori. Una lode va pur fatta
per limpaginazione, la rilegatura e la
bella copertina; di certi libri si pu
affermare quanto vale per certi dipinti:
la parte pi preziosa la cornice.
G. CARLO BERTAGNOLI
Consulente termotecnico
compartimenti stagni: uno in pi del
previsto!
Risult poi che non vi erano scia-
luppe e salvagenti a sufficienza: a che
dovevano servire? era inaffondabile ...
Il marinaio di guardia non aveva nem-
meno un binocolo ... Se non arrogan-
za questa; arroganza e presunzione.
Per rispondere a Lei, come vede,
lho presa alla lontana, ma il paralleli-
smo non mi sembra fuori luogo.
Chi ha commissionato (traduco:
voluto ad ogni costo) tale volume ha
dimostrato arroganza proprio perch
ha avuto la presunzione che i libri tec-
nici si possano improvvisare, qualun-
que sia largomento e con qualunque
autore (pardon, ... forse avrei dovuto
scrivere Autore).
Purtroppo viviamo un periodo di
pubblicazioni termotecniche in cui la
tentazione delloblio grande e il ter-
mine autore ormai una locuzione
priva di significato.
Sfogliando le lucide pagine ci si
perde nel nulla, nel vago; qui lapo-
teosi del vago, carattere che pi le con-
traddistingue.
I capitoli iniziano con tono solenne,
marziale; ti aspetti ogni volta di trovare
non so quale verit, nuova teoria o per-
lomeno una chiara risposta a chiari
quesiti. Niente di tutto questo. Alla fine
del capitolo ti accorgi che se gratti (in
fondo non c nemmeno bisogno di
grattare molto) trovi semplicemente il
somaro.
Un tale che di nome faceva Plinio il
Vecchio, soleva dire: - Nullum esse
librum tam malum ut non in aliqua
parte prodesset - (non vi libro cos
mal fatto che non possa essere utile in
L espert o ri sponde
E da tener comunque presente che
quasi tutti i documenti necessari per
ottenere i benefici della legge, sono gi
in possesso di chiunque abbia una
casa di propriet.
Inoltre al posto di molti di questi
documenti, basta allegare alla
Comunicazione (sempre obbligato-
ria) una dichiarazione sostitutiva di atto
notorio (legge 15/1968) dove si attesta
il possesso degli stessi e di essere
pronti ad esibirli agli uffici finanziari.
Alluopo va detto che molti Comuni
si sono attrezzati per garantire un ser-
vizio rapido ai cittadini.
Guide
le
La vicenda dellaffondamento del
Titanic tornata dattualit; ed allora
ecco pronto il centesimo film sulla
vicenda (questa volta con il bel Di
Caprio che ha portato un numero spro-
positato di ragazzine sullorlo del suici-
dio).
Ma un bilancio etico sullaffonda-
mento (quello vero) del Titanic, non
vogliamo farlo? perch affondato?
Io una risposta lavrei. Leggendo la
cronaca del tempo ho tratto la seguen-
te conclusione: stata larroganza ad
affondare il Titanic!
La pubblicit lo definiva un pirosca-
fo inaffondabile per i suoi 16 compar-
timenti stagni: naviga anche con quat-
tro allagati!.
Col a picco la notte del 14 aprile
1912, durante il suo primo viaggio,
dallInghilterra a New York. Riposa
ancor oggi nelle acque gelide al largo
di Terranova, a quasi 4.000 metri in
fondo al mare; insieme a 1513 perso-
ne. Lurto contro un iceberg allent i
bulloni e le lastre dacciaio di cinque
Un t ecni co del l a provi nci a di Varese scri ve
... Chiedo gentilmente di entrare a
far parte del CLUB HERMANN ...
Ho apprezzato moltissimo i Vostri
splendidi volumi (come contenuto,
pi che per la copertina) e le Vostre
interessantissime riviste che
regolarmente devo fotocopiare,
grazie ad un conoscente ... Anni fa
esisteva pochissima letteratura
termotecnica, per valida; oggi ne
esiste moltissima, ma non sempre
altrettanto valida ... Non so se ha
presente il volume [...] ..., sono
rimasto molto deluso; per me non
degno dessere letto una seconda
volta ... e che fatica leggerlo ....
P. I. RENATO COZZOLI
43
INSIEME
Telefono
+39 0523 510341
Hermann srl
via Salvo dAcquisto
29010 Pontenure (PC)
Fax
+39 0523 519042
http://www.hermann.it
e-mail
hermann@hermann.it
Per approf ondi re
argomenti, richiedere documentazione, ricevere
le preziose Guide Hermann, a vostra disposizione
quattro linee calde

CALDAIE A GAS

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