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IMPIANTI E TURBINE A VAPORE

M. Napolitano, P. De Palma, G. Pascazio

Indice
1 Cicli e schemi di impianti 1.1 Motori a combustione esterna . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Ciclo degli impianti a vapore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 Rendimento del ciclo ideale di Rankine . . . . . . . . . . . . . 1.4 Calcolo della caduta adiabatica . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5 Mezzi per aumentare il rendimento del ciclo Rankine . . . . . 1.5.1 Vantaggi generici della condensazione . . . . . . . . . . 1.5.2 Vantaggi dellaumento della pressione di vaporizzazione 1.5.3 Vantaggi generici del surriscaldamento . . . . . . . . . 1.5.4 Cicli rigenerativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.5 Impianti a vapore a recupero . . . . . . . . . . . . . . . 1.6 Condensatori a supercie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.7 Generatore di vapore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 Esercizi A Propriet` del vapore e dellacqua in saturazione a B Propriet` dellacqua compressa a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 2 2 4 7 8 8 9 9 11 13 15 19 22 24 27

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

1
1.1

Cicli e schemi di impianti


Motori a combustione esterna

Storicamente, gli impianti a vapore si sono sviluppati prima di quelli a gas grazie al fatto che il lavoro di compressione dellacqua ` trascurabile rispetto a quello di espansione del e vapore. Recentemente, gli impianti a gas, grazie alluso di temperature di immisione in turbina e rapporti di compressione molto elevati, raggiungono rendimenti utili superiori al 40% e sono diventati competitivi rispetto agli impianti a vapore. I cicli combianti gasvapore, con rendimenti che sorano il 60%, sono oggi il sistema di produzione di energia pi` conveniente. u

1.2

Ciclo degli impianti a vapore

Gli impianti a vapore forniscono oggi la maggior parte dellenergia elettrica prodotta. Sono caratterizzati da valori del rendimento utile compresi tra 0.4 e 0.45 e, tra gli impianti di produzione di potenza, sono quelli che forniscono la maggiore potenza utile, essendoci realizzazioni da 100 MW sino a 2 GW , con portate di vapore di circa 1000 kg/s per 1 GW di potenza utile. Tali impianti sono a circuito chiuso e combustione esterna e sono alimentati tipicamente da combustibili fossili. Quantitativamente meno importanti sono le sorgenti di natura termo-nucleare, geotermica e gli impianti combinati. I moderni impianti a vapore sono a portata variabile, cio` presentano portata diversa e in sezioni diverse dellimpianto, e risultano impiantisticamente complessi. Per iniziarne lo studio conviene partire dal ciclo semplice a portata costante, in cui le trasformazioni termodinamiche ideali subite dallacqua per convertire in lavoro parte del calore sviluppato dalla combustione nel generatore di vapore sono le seguenti: 1. lacqua viene compressa dalla pressione pk , a cui si trova il vapore scaricato dalla turbina, no alla pressione po che regna nella caldaia, subendo un incremento di temperatura (entalpia) trascurabile (vedi dopo); 2. lacqua viene riscaldata dalla temperatura corrispondente alla pressione di saturazione pk , no alla temperatura corrispondente alla pressione po e quindi vaporizzata a pressione costante; eventualmente il vapore viene surriscaldato, ancora a pressione costante, a temperatura superiore a quella di vaporizzazione; 3. il vapore si espande in turbina, ottenendo lavoro, dalla pressione po alla pressione pk ; 4. il vapore scaricato dalla turbina viene completamente condensato a pressione costante e ricondotto quindi allo stato liquido con cui aveva iniziato il ciclo. Lo schema dellapparato ` rappresentato in gura 1 mediante luso della simbologia graca e comunemente usata. Il ciclo limite, detto ciclo Rankine, ` anche tracciato nelle gure 2, 3, e 4 rispettivamente nei piani (p, v), (i, s) e (T, s). La fase di compressione AB si svolge parte

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

E
Surriscaldatore

E
Turbina Alternatore Caldaia

11111111 00000000 11111111 00000000 11111111 00000000


B

Condensatore Pompa di alimentazione

A
Pompa di estrazione

Figura 1: Schema base di un impianto a vapore. nella pompa di estrazione del condensato, parte in quella di alimentazione della caldaia; la fase BC riguarda il riscaldamento del liquido e avviene parte nel preriscaldatore dellacqua e parte nella caldaia propriamente detta. La fase CD di vaporizzazione si compie nei tubi bollitori o nei grossi corpi della caldaia. Le fasi DE, EF e FA si svolgono rispettivamente nel surriscaldatore, nella turbina e nel condensatore. Mancando il condensatore, si limiterebbe lespansione alla pressione ambiente e si disperderebbe il vapore nellambiente stesso sostituendolo con unuguale massa di acqua che, nel caso di trasformazioni ideali, pu` essere considerata alla temperatura tB , ottenuta facendo passare il vapore e lacqua o che lo sostituir` in uno scambiatore di calore. a Si noti che nelle gure 2, 3, 4 vi ` uninesattezza nel tracciamento della fase AB. Infatti, e essa dovrebbe essere a volume leggermente decrescente in gura 2, mentre nelle gure 3 e 4, dove i punti A e B coincidono, dovrebbe essere a entalpia e temperatura leggermente crescente lungo unisoentropica, come in gura 5. Il successivo tratto BC di riscaldamento del liquido a pressione costante dovrebbe quindi essere leggermente scostato rispetto alla curva limite inferiore che sarebbe raggiunta nel punto C. Il segmento AB risulta appena percepibile nella scala della gura 5. Infatti, essendo la trasformazione isoentropica: Li = iB iA = p ; (1)

supponendo p = 100 bar e = 1000 kg/m3, si ha iB iA = 104 J/kg. Tale variazione di entalpia risulta trascurabile rispetto a quella che si realizza negli altri componenti dellimpianto. Questo vale anche per la variazione di temperatura: usando la tabella delle

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

B
10
2

E C D

3500 3000 2500 2000

D F C

101

10

i [kJ/kg]

p [bar]

1500 1000

10-1

A
10-2 10
-3

F
10
-2

500

AB
10
2

10

-1

10 v [m3/kg]

10

10

s [kJ/kg K]

Figura 2: Rappresentazione del ciclo Rankine nel piano (p, v).

Figura 3: Rappresentazione del ciclo Rankine nel piano (i, s).

propriet` dellacqua in Appendice B, si pu` vericare che nella compressione isoentropica a o con p = 100 bar la temperatura aumenta di circa 0.16oC. A conferma di questo osserviamo che le isobare nella fase liquida risultano molto ravvicinate tra di loro nei piani (i, s) e (T, s) e tutte adagiate sulla curva limite inferiore. Pertanto, lapprossimazione della temperatura e dellentalpia del punto B con quella del punto A risulta accettabile. Ancora a proposito della gura 2 facciamo osservare come la sua rappresentazione sia stata eettuata in scala doppio logaritmica per riuscire ad evidenziare nella medesima scala sia la curva limite che tutte le trasformazioni, cosa altrimenti irrealizzabile.

1.3

Rendimento del ciclo ideale di Rankine

Il rendimento ideale di un ciclo ` stato denito come il rapporto tra il lavoro ottenibile e idealmente, pari alla dierenza tra il calore speso e quello ceduto, ed il calore speso: c = Con riferimento alle gure 3 e 4: Q2 = iF iA = rk xF = Tk (sF sA ), Q1 = iE iA , (3) L Q2 =1 . Q1 Q1 (2)

dove rk indica il calore di vaporizzazione alla temperatura Tk che regna nel condensatore e xF il titolo del vapore allinizio della condensazione. Quindi c = iE iF sF sA = 1 Tk . iE iA iE iA (4)

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

900 800 700

D
T [K]
600 500

C
T

B
400 300 200

AB
0 1 2 3 4 5 6

F
7 8 9 10

s [kJ/kg K]

Figura 4: Rappresentazione del ciclo Rankine nel piano (T, s).

Figura 5: Fase di compressione del liquido nel piano (T, s).

Ad esempio, nel caso le condizioni di inizio espansione siano po = 140 bar e to = 550oC, mentre la pressione di condensazione valga pk = 0.05 bar, si ha: iE = 3464 kJ/kg, iF = 2012 kJ/kg, iA = 137.77 kJ/kg,

sF = 6.60 kJ/kg K,

sA = 0.4763 kJ/kg K,

per cui il rendimento del ciclo vale c = 0.4365. Per discutere in maniera pi` analitica linuenza dei parametri del ciclo sul suo renu dimento, conviene considerare il ciclo suddiviso in tre parti, come riportato in gura 6: ACG, GCDH, HDEF . Nel secondo ciclo il calore speso ` quello di vaporizzazione e il e corrispondente rendimento ` dato semplicemente da 1 Tk /To in quanto si tratta di un e ciclo di Carnot. Il ciclo ACG, in cui si spende il calore di riscaldamento del liquido, ha evidentemente un rendimento minore, perch si svolge tutto a temperature di introdue zione del calore pi` basse di To : la sua aggregazione al ciclo centrale ` perci` causa di u e o una perdita, detta per calorie del liquido. Questa perdita pu` essere messa in evidenza o nella gura 6 immaginando di sostituire al ciclo ACG un ciclo di Carnot A C CG di egual introduzione di calore e di rendimento pari a quello del ciclo di vaporizzazione. Dovendo risultare uguali le aree Ao ACGo e Ao C CGo , che nel piano (T, s) rappresentano i calori introdotti, il punto A avr` unentropia maggiore di quella del punto A, da cui si evince che a nel ciclo di riscaldamento del liquido si ha una perdita allo scarico maggiore, precisamente della quantit` rappresentata dallarea Ao AA Ao . a Il ciclo di surriscaldamento HDEF ha invece un rendimento superiore a quello del ciclo centrale, perch il calore viene introdotto tutto a temperature pi` alte di To . La e u sua aggregazione al ciclo centrale risulta pertanto beneca ed il vantaggio pu` essere o messo in evidenza con una costruzione graca analoga a quella precedente, vedi gura 6,

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

E C C D

To
T

Tk

AB

H F F

Ao

Ao

Go

Ho Fo Fo

Figura 6: Analisi del rendimento del ciclo Rankine. cio` immaginando di sostituire al ciclo HDEF un ciclo di Carnot HDD F con uguale e introduzione di calore e di rendimento uguale a quello del ciclo centrale. Dovendo essere uguali le aree Ho DEFo e Ho DD Fo , il punto F avr` unentropia maggiore di quella a del punto F , per cui nel ciclo di surriscaldamento si ha una minor perdita allo scarico rappresentata dallarea Fo F F Fo . Volendo rendere in maniera quantitativa la relazione tra i tre cicli e il ciclo di Rankine, basta osservare che il rendimento di questultimo risulta pari alla media pesata dei rendimenti dei singoli cicli, dove i pesi sono rappresentati dai calori introdotti: c = I Q1,I + II Q1,II + III Q1,III . Q1,I + Q1,II + Q1,III Q1 Se riprendiamo lesempio numerico precedente, troviamo che Q1 = 3326.2 kJ/kg, Q1,I = 1434 kJ/kg, Q2,I = Tk (sC sA ) = 963.4 kJ/kg K, I = 0.3282, Q1,II = 1071 kJ/kg, Q2,II = Tk (sD sC ) = 537.5 kJ/kg K, II = 0.4982, Q1,III = 821.6 kJ/kg, Q2,III = Tk (sF sD ) = 370.2 kJ/kg K, III = 0.5494. Il valore 0.4373 precedentemente calcolato si pu` ottenere applicando lequazione (5). o (5)

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

1.4

Calcolo della caduta adiabatica

Per valutare la caduta adiabatica ` necessario ricorrere al diagramma di Mollier, che ` di e e primaria importanza per tutti i calcoli relativi agli impianti ed alle turbine a vapore. Il

Figura 7: Diagramma di Mollier per lacqua. diagramma di Mollier, riportato in gura 7, presenta in ascisse le entropie (speciche) e in ordinate le entalpie (speciche): nel campo del vapore surriscaldato sono tracciate le linee isobare e isoterme; in quello del vapore saturo oltre alle isobare, che coincidono con le isoterme e sono rette che inviluppano la curva limite inferiore, sono tracciate le linee a volume specico costante. Il punto critico, che separa la curva limite inferiore dalla curva limite superiore, ` indicato con un asterisco. Avendo a disposizione il diagrame ma di Mollier, il punto iniziale (E) dellespansione ` dato dallintersezione tra lisobara e po e lisoterma di ne surriscaldamento. Il punto nale dellespansione ideale (F ) sar` a dato dallintersezione dellisoentropica per E con lisobara di condensazione, pk . Il salto adiabatico sar` quindi iad = iE iF . a

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

1.5

Mezzi per aumentare il rendimento del ciclo Rankine

Ne elenchiamo i quattro principali: a) condensare a bassa pressione; b) vaporizzare ad alta pressione; c) surriscaldare una ed eventualmente pi` volte; u d) adottare un ciclo rigenerativo. I primi due mezzi sono suggeriti dal paragone del ciclo Rankine col ciclo di Carnot. Infatti, nel ciclo di Carnot il rendimento cresce col rapporto To /Tk ; ma nel campo del vapor saturo aumentare o diminuire la temperatura signica aumentare o diminuire anche la pressione, da cui i punti a) e b). Gli atri due metodi sono suggeriti da considerazioni pi` articolate. u 1.5.1 Vantaggi generici della condensazione

Scaricando il vapore in un condensatore dove la temperatura ` mantenuta bassa da un e refrigerante e quindi la pressione, uguale a quella di saturazione se ` presente solo vae pore, risulta minore dellatmosferica, il lavoro idealmente disponibile risulta aumentato dellarea A AF F rispetto al caso di scarico a pressione atmosferica, vedi gura 8. Corrispondentemente, il calore speso ` aumentato dellarea Ao Ao A A. Per dimostrare che la e

E C D

A A

F F

Ao Ao

Figura 8: Variazione del ciclo Rankine al diminuire della pressione di condensazione.

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

pratica ` vantaggiosa basterebbe provare che il rapporto della prima alla seconda delle due e aree risulta maggiore del rendimento del ciclo di partenza. In realt`, data la particolare a forma della curva limite inferiore, si verica che tale rapporto ` maggiore di uno. Infatti, e se consideriamo il caso in cui la pressione al condensatore, pk , passi da 1 bar a 0.05 bar, lasciando invariati i dati rimanenti nellesempio di calcolo precedentemente utilizzato, si vede come: iF = 2388 kJ/kg, iF = 2012 kJ/kg, iA = 417.5 kJ/kg, iA = 137.8 kJ/kg;

quindi si ha un incremento di lavoro (area del ciclo) pari a Lc = iF iF = 376 kJ/kg a fronte di un incremento di calore fornito Q1 = iA iA = 279.7 kJ/kg. Si consideri che, allo scopo di mantenere pi` basso possibile il valore della temperatura u al condensatore, si limita lescursione termica dellacqua refrigerante a circa 10o C, anche se questo comporta un alto consumo di acqua (circa 50 kg per ogni kg di vapore condensato) con relativi oneri impiantistici e di energia di pompaggio. Inne, si fa notare come ridurre la pressione al condensatore permetta di incrementare il salto entalpico utilizzabile e quindi, a parit` di potenza utile, questo comporti una a riduzione della portata di vapore e di conseguenza della portata di acqua refrigerante. 1.5.2 Vantaggi dellaumento della pressione di vaporizzazione

Il rendimento di ciascuno dei cicli componenti il ciclo di Rankine aumenta allaumentare della temperatura, To , e quindi della pressione, po , di vaporizzazione. Aumenta tuttavia il peso del primo ciclo a scapito del secondo, tanto che se po raggiungesse il valore critico, il ciclo limitato al campo del vapor saturo si ridurrebbe alla sola parte del riscaldamento del liquido, il cui rendimento non ` alto. Quindi, ssata la pressione al condensatore e la e temperatura di ingresso in turbina, ci sar` un valore della pressione po che permette di a ottimizzare il rendimento. Attualmente la temperatura di ingresso in turbina non supera i 600o C e per valori superiori a 400oC la pressione ottimale in caldaia ` prossima o maggiore e del valore critico. Tuttavia, la maggior parte degli impianti a condensazione lavora con po = 160 180 bar. Infatti, si rileva che oltre tali valori lincremento del rendimento ` e molto piccolo a scapito di un incremento di costo, sia di impianto che di esercizio, molto elevato. Questo non esclude la possibilit` di realizzazioni con pressioni prossime o superiori a a quella critica (cicli supercritici), specie se tale pratica ` utilizzata contemporaneamente e ad altri mezzi, cio` surriscaldamenti e rigenerazione, per incrementare il rendimento del e ciclo. Inoltre, per conciliare leconomia dellimpianto con quella dellesercizio, le pressioni maggiori si riscontrano nelle unit` di maggiore potenza. a 1.5.3 Vantaggi generici del surriscaldamento

Come osservato in precedenza, la presenza del surriscaldamento comporta un incremento del rendimento del ciclo unitamente a quello del lavoro ottenuto. A parit` di pressione in a caldaia, tale incremento ` tanto maggiore quanto maggiore ` la temperatura di ingresso in e e turbina. Tale valore ` tuttavia limitato dallesigenza di usare materiali di basso costo nella e

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

10

900 800 700

D
T [K]
600 500 400

D
C

11111111 00000000 11111111 00000000 11111111 00000000


B

D F

300 200

AB
0 1 2 3 4 5 6 7

F
8 9 10

s [kJ/kg K]

Figura 9: Ciclo con due surriscaldamenti.

Figura 10: Schema di impianto con due surriscaldamenti.

costruzione del generatore di vapore per due motivi: il comportamento plastico dellacciaio con cui sono costruiti i fasci tubieri del surriscaldatore e la corrosione vanadica connessa alluso di combustibili meno pregiati quali le nafte pesanti. Pertanto, le temperature alluscita dal surriscaldatore non superano i 550 600o C. Questi valori, insieme a quelli relativi alle pressioni in caldaia, comportano titoli troppo bassi del vapore alluscita dalla turbina (ingresso condensatore) con conseguente riduzione del rendimento dellespansione. Per ovviare a questo inconveniente si usa la pratica del doppio surriscaldamento o risurriscaldamento del vapore, come descritto nel piano (T, s) in gura 9. In questo modo, dopo il surriscaldamento isobaro DE, il vapore si espande nella turbina di alta pressione sino alla condizione D , sempre nella fase surriscaldata; successivamente il vapore viene risurriscaldato lungo lisobara D E sino ad una temperatura uguale o minore di quella del punto E, per subire inne lespansione E F nella turbina di bassa pressione. Lo schema di impianto corrispondente ` riportato in gura 10. Se le temperature dei e punti D ed E fossero uguali a quelle dei punti D ed E (come nella gura 9), avremmo sicuramente incrementato il rendimento del ciclo, dato che il ciclo di risurriscaldamento ha un rendimento superiore a quello di vaporizzazione. Con riferimento allesempio utilizzato precedentemente, facendo terminare lespansione di alta pressione alla pressione di 40 bar, si avrebbe un lavoro pari a iE iD + iE iF = 1720 kJ/kg e un incremento di calore fornito pari a iE iD = 460 kJ/kg, che porta ad avere un rendimento del ciclo pari a 0.4547, con un incremento del 4% circa. Se lespansione di alta pressione fosse protratta sino a pressioni (temperature) inferiori a quella del punto D, si avrebbe sicuramente un titolo maggiore alla ne dellespansione, ma non si potrebbe giudicare a priori leetto sul rendimento. Da quanto detto risulta evidente che, a parit` di temperatura di ne surriscaldamento, a

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il titolo del vapore alla ne dellespansione ` tanto pi` basso quanto pi` alta ` la pressione e u u e in caldaia. Quindi, negli impianti supercritici si ovvia a tale inconveniente operando due risurriscaldamenti. 1.5.4 Cicli rigenerativi

Per aumentare il rendimento del ciclo sarebbe utile eliminare il ciclo di riscaldamento del liquido, essendo il corrispondente rendimento decisamente basso rispetto a quello che si realizza nelle rimanenti parti del ciclo Rankine. Questo si pu` ottenere annullandone il o peso nellequazione (5), cio` fornendo calore non dallesterno, ma per scambio termico e allinterno del ciclo mediante rigenerazione. Il calore necessario al riscaldamento del liqui-

E C D

Figura 11: Ciclo con rigenerazione per scambio termico. do pu` infatti essere prelevato dal uido stesso durante lespansione. Con riferimento alla o gura 11, facendo percorrere al vapore in espansione la trasformazione FG congruente con la trasformazione AC, consentirebbe di trasferire il calore sottratto lungo FG al liquido per avere leetto desiderato. Tuttavia questo ` irrealizzabile perch la supercie della turbina e e non ` cos` estesa da consentire scambi di calore tanto elevati (si ricordi che consideriamo e lespansione adiabatica); inoltre, tale pratica non sarebbe comunque conveniente in quanto porterebbe ad avere la fase nale dellespansione a titoli troppo bassi con conseguente riduzione del rendimento della turbina. Il medesimo risultato si pu` ottenere sottraendo vapore durante lespansione che cos` o fornirebbe il proprio contenuto termico al liquido lasciando inalterata la fase di espansione. In pratica, durante lespansione si prelevano in numero discreto frazioni di vapore che

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

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vengono inviate ad appositi scambiatori di calore dove avviene lo scambio termico col liquido. Il numero di tali spillamenti ` tanto pi` alto quanto maggiore ` la potenza e u e installata, per arrivare ad un massimo di 8 10.

G Gin iA

isp Gout isp

Figura 12: Equilibrio di uno scambiatore rigenerativo. Il computo energetico del singolo spillamento pu` essere condotto imponendo lequilio brio termico dello scambiatore rigenerativo, vedi gura 12: G isp + Gin iA = Gout isp , Gout = Gin + G,

dove Gin indica la portata proveniente dallo scambiatore precedente o dal condensatore con entalpia iA , G la portata spillata con entalpia isp e, inne, isp lentalpia alluscita dello scambiatore. Nel caso in cui isp sia pari allentalpia di saturazione del liquido alla pressione di spillamento, si riesce ad utilizzare al meglio, ai ni del rendimento termico, il calore di rigenerazione. Nel valutare il rendimento si avr` una riduzione della potenza utile a fronte di una a maggiore riduzione della potenza termica fornita. Ad esempio, nel caso del ciclo di gura 9, operando un solo spillamento alla ne dellespansione di alta pressione, il rendimento termico utile dellimpianto diventa: u = m Gv (iE iD ) + (Gv G)(iE iF ) , Gv (iE ii.c. ) + (Gv G)(iE iD )

dove Gv indica la portata in caldaia, G quella spillata e ii.c. (> iA ) lentalpia alluscita dello scambiatore rigenerativo, pari a quella in ingresso in caldaia. Gli scambiatori rigenerativi possono essere di due tipi: a miscelamento e a supercie. La prima soluzione ` ottimale per lo scambio termico, ma risulta poco conveniente dal e punto di vista impiantistico: gli scambiatori a miscela sono ingombranti e pesanti, ma soprattutto richiedono in uscita una pompa per portare il liquido alla pressione dello scambiatore rigenerativo successivo. Quindi si avr` un numero di pompe pari a quello a degli scambiatori, e le pompe devono essere dimensionate per la portata al generatore. Questo comporta un onere impiantistico, ma anche un onere di gestione. Per evitare questi problemi si preferisce usare rigeneratori a supercie, in cui si fa scorrere lacqua nei tubi e il vapore allesterno. Lo schema di un impianto con risurriscaldamento e tre spillamenti rigenerativi ` fornito in gura 13. e

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13

11111111 00000000 11111111 00000000 11111111 00000000


B

D F

Figura 13: Schema di impianto con tre spillamenti rigenerativi. 1.5.5 Impianti a vapore a recupero

Abbinando la produzione di energia meccanica con quello di energia termica si possono ottenere notevoli vantaggi economici. Si consideri, infatti, lesempio di un impianto industriale che ha bisogno di energia e di vapore per riscaldamento o per processi tecnologici. In questo caso basta produrre il vapore ad unentalpia tale da poter soddisfare la richiesta di energia meccanica mediante espansione in una turbina, facendo in modo che alla ne dellespansione il contenuto termico sia quello richiesto dallutilizzo industriale. In questo caso limpianto si dice a recupero totale. Rientrano in questa tipologia anche quei casi in cui lutilizzazione industriale richieda vapore a pi` di una temperatura, per cui il vapore u deve essere estratto in pi` punti durante lespansione in turbina: si parla in questo caso u di impianti a recupero totale ad estrazioni multiple. Le turbine degli impianti a recupero totale sono dette a contropressione perch la pressione di scarico risulta in genere superioe re a quella ambiente. Inoltre, limpianto a recupero totale ` privo di condensatore perch e e questa funzione ` svolta degli apparecchi cui viene inviato il vapore. e Risulta semplice il calcolo delle condizioni di ingresso in turbina in un impianto a recupero totale. Infatti, se Pu indica la potenza meccanica richiesta e Gv il consumo di vapore per uso industriale che deve essere fornito alla pressione p1 e alla temperatura t1 , si pu` individuare sul diagramma di Mollier il punto 1 che rappresenta la ne dellespansione o

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI in turbina. Usando lespressione della potenza utile, si pu` valutare il salto entalpico: o Pu = m Gv i = i = Pu , m Gv

14

(6)

e, mediante la denizione di rendimento termodinamico interno, il salto adiabatico: iad = i , i (7)

purch si attribuiscano ai rendimenti meccanico e termodinamico interno i valori corrie spondenti allimpianto che si intende realizzare. Il punto O di ingresso in turbina si trover` a nellintersezione tra lisoentalpica io = i1 + i e lisoentropica passante per il punto 1is, determinato a sua volta come intersezione dellisobara p1 e dellisoentalpica io iad . A questo punto si deve giudicare se i valori di pressione e temperatura cos` determinati sono tecnologicamente ed economicamente accettabili, vale a dire non troppo elevati, al ne di realizzare limpianto a recupero totale. Nel caso in cui la risposta non sia aermativa, cio` quando la richiesta di potenza meccanica sia elevata, si realizza limpianto a recupero e parziale. Si genera una quantit` di vapore superiore a quella richiesta dalluso industriale a e si lascia espandere la parte rimanente no al condensatore. Quindi, ssate le condizioni di ingresso in turbina (che non sono del tutto arbitrarie, in quanto le condizioni del vapore alla pressione di estrazione sono denite dalle richieste dellutilizzo industriale) e la pressione al condensatore, la potenza utile ` data dalla seguente relazione: e Pu = m [Ge (io i1 ) + (Gv Ge )(io ik )], (8)

dove Ge indica la portata richiesta dallutilizzatore industriale, da estrarre alle condizioni 1, Gv Ge la rimanente portata che subisce lespansione sino alla pressione al condensatore, in cui entra con entalpia ik , mentre Gv indica la portata complessiva in caldaia (nel caso di recupero totale Gv = Ge ). Il signicato di rendimento di un impianto a recupero non risulta immediato, in quanto in questo caso si usa non solo lenergia meccanica prodotta ma anche parzialmente lenergia termica scaricata. Si intender`, pertanto, il rendimento di un impianto a recua pero in riferimento alla sola produzione di potenza meccanica, per cui esso sar` denito a come il rapporto tra la potenza meccanica ottenuta e la potenza termica fornita al uido in caldaia, diminuita della quantit` che si sarebbe dovuto comunque somministrare per a generare il vapore richiesto dallutilizzatore industriale: u = Pu . 1 QR Q (9)

Nel caso di impianto a recupero totale semplice, indicando con i lentalpia del liquido restituito dallutilizzatore industriale: Q1 = Gv (io i ), QR = Gv (i1 i ),

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI e quindi u = m .

15

(10)

` E semplice vericare che anche nel caso di impianto a recupero totale ad estrazioni multiple u = m . Per un impianto a recupero parziale con ununica estrazione: u = (Gv Ge )(io ik ) Pu + Ge (io i ) Ge (i1 i )

Pu , = Ge (io i1 ) + (Gv Ge )(io ik )

(11)

avendo indicato con ik lentalpia del liquido alluscita dal condensatore. Pu` essere interessante mettere in relazione il rendimento dellimpianto a recupero o parziale, u , con quello dellimpianto a recupero totale, m , e con quello dellimpianto a condensazione (recupero nullo), u , utilizzando il grado di recupero R, denito come: R= m Ge (io i1 ) . Pu (12)

Considerando che il rendimento dellimpianto a condensazione vale:


u = m

io ik , io ik

(13)

si ha che: 1 Ge (io i1 ) (Gv Ge )(io ik ) R m (Gv Ge )(io ik ) = + = + . u Pu Pu m u Pu Ma, usando la (8), m quindi, (Gv Ge )(io ik ) = 1 R, Pu 1 R 1R = + . u m u (15) (14)

(16)

Il consumo specico, inversamente proporzionale al rendimento termico utile, risulta dunque media pesata dei consumi specici a recupero totale e nullo, attribuendo come pesi rispettivamente il grado di recupero ed il suo complemento. Si noti, inoltre, la rapida riduzione del rendimento al diminuire di R.

1.6

Condensatori a supercie

I condensatori a supercie sono costituiti da una cassa esterna allincirca cilindrica, con le pareti opportunamente rinforzate per resistere alla pressione che si esercita dallesterno verso linterno, con unapertura superiore, da cui entra il vapore, e due pi` piccole in basso u

1 CICLI E SCHEMI DI IMPIANTI

16

Figura 14: Condensatore a supercie. per lestrazione del condensato e dellaria, vedi gura 14. Le due estremit` sono a doppia a parete, di cui quella interna ` formata da una piastra tubiera, cio` un diaframma in cui e e sono inlati a tenuta i tubi (di diametro 16 25 mm) che attraversano la cassa. Tra le caratteristiche che distinguono i diversi condensatori, una riguarda il cammino dellacqua, che pu` essere semplice, da un estremo allaltro, o variamente ripiegato: nella gura 15 o ` riportato schematicamente sia il primo (in cui tutti i tubi lavorano in parallelo), sia un e tipo a due percorsi in cui i tubi superiori sono in serie con quelli inferiori, sia inne uno a quattro percorsi (meno frequente). Per stabilire il cammino dellacqua si utilizzano dei diaframmi, indicati con d in gura. A parit` di portata di acqua e di velocit` dellacqua a a nei tubi, passando da uno a due percorsi il condensatore diventa pi` compatto. Nello u stesso tempo, aumenta la perdita di carico dellacqua per la presenza delle curve e quindi aumenta il lavoro delle pompe di circolazione. Da questo punto di vista sarebbe preferibile la costruzione ad un percorso, che tuttavia ha linconveniente dellelevata lunghezza dei tubi che sono soggetti a maggiori dilatazioni termiche. La formula della potenza termica scambiata ` la seguente: e Q = K S (tv th ), (17)

dove K indica il coeciente di trasmissione per convezione dal vapore allacqua, S ` la e supercie laterale dei tubi e tv th la dierenza media di temperatura tra i due uidi. In realt` la trasmissione di calore si opera prima per convezione dal vapore alla parete a esterna dei tubi con un coeciente di convezione Kv , poi da unestremit` allaltra dello a spessore dei tubi con un coeciente di trasmissione per conduzione /s, dove ` la e conduttivit` del metallo e s lo spessore del tubo, ed inne dalla parete interna allacqua a con un coeciente di convezione Kh . Per cui: 1 s 1 1 = + + . K Kv K h (18)

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17

Figura 15: Schemi di condensatori con diversi percorsi dellacqua. Il primo termine a secondo membro ` piccolo perch il passaggio di stato d` luogo a e e a 2o coecienti di trasmissione elevati (11000 12000 W/(m C)), purch non si formino veli e isolanti intorno al tubo per la presenza di olio o aria. Il secondo termine ` ancora pi` pice u colo, sia per luso di materiali metallici con buona conduttivit` ( 50 W/(m oC)) sia per a = luso di spessori piccoli (dellordine del millimetro); il terzo termine invece ` sensibilmente e maggiore degli altri ed ` quello che esercita la maggiore inuenza su K. Per ridurre la sue percie di scambio, S, sarebbe necessario tenere alta la velocit` dellacqua nei tubi, da cui a dipende Kh ; per` le perdite di carico aumentano col quadrato della velocit`: generalmente o a si usano velocit` comprese tra 1.5 e 3 m/s che danno Kh = 4500 7000 W/(m2 o C). a Nellequazione (17), la dierenza media di temperatura ` valutata mediante la media e logaritmica: (tv th ) (tv t ) h tv th = , tv th ln tv t h dove th e t indicano la temperatuta dellacqua allingresso e alluscita dal condensatore, h mentre si ` considerata costante la temperatura del vapore, tv = tv , ipotizzando che sia e costante la pressione di condensazione (in realt`, a causa delle cadute di pressione, la a pressione e quindi la temperatura del vapore varia, ma tale variazione, dellordine di un grado centigrado, si pu` trascurare). o

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18

Figura 16: Generatore di vapore ad irraggiamento a circolazione forzata.

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19

1.5

0.5

e*
0 0.5 0 0.5 1

(Ga + Gb)/(Ga + Gb)st

Figura 17: Variazione dei parametri di funzionamento del generatore di vapore al variare dellecesso di aria.

1.7

Generatore di vapore

In gura 16 ` mostrato un moderno generatore di vapore ad irraggiamento a circolazione e forzata. I generatori ad irraggiamento, comunemente usati nelle centrali termoelettriche di grande potenza, presentano una zona principale in cui sono presenti i bruciatori, detta camera di combustione. La camera allesterno ` schermata e sulle sue pareti interne pree senta i tubi vaporizzatori, allinterno dei quali avviene il passaggio di fase dellacqua. Il calore necessario a produrre vapore saturo viene quasi totalmente trasmesso per irraggiamento. Infatti, la supercie degli schermi in camera di combustione risulta generalmente suciente ad assorbire il calore necessario alla trasformazione dellacqua in vapor saturo. Questo risultato ` conseguito grazie a due eetti concomitanti. Da un lato il preriscale damento dellaria comburente contribuisce a raggiungere temperature molto elevate in

0.5

0 0 0.5 1 Gb/Gb,max

Figura 18: Variazione del rendimento del generatore col carico.

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20

camera di combustione; dallaltro limpiego di pressioni di esercizio elevate implica un calore di vaporizzazione ridotto che consente limpiego di una minore supercie di scambio. Alluscita della camera di combustione vengono installati il surriscaldatore, leventuale risurriscaldatore e leconomizzatore. Alluscita dalleconomizzatore i gas combusti passano attraverso il preriscaldatore daria, dove riscaldano laria comburente, prima di essere rilasciati. Nei generatori a circolazione forzata lacqua passa attraverso una pompa (di alimento o circolazione) prima di essere inviata al generatore. La caldaia ` pertanto costie tuita da un circuito aperto, preceduto dalleconomizzatore e seguito dal surriscaldatore, in cui la portata dacqua deve essere pari a quella richiesta dallimpianto: in tal modo il dimensionamento delle tubazioni del generatore e della pompa deve essere eettuato in base alla massima portata dellimpianto. Si denisce rendimento di un generatore di vapore il rapporto: b = Q1 . Gb H i (19)

Questa relazione viene applicata per determinare b attraverso il metodo sperimentale diretto, basato sulla misura di Q1 e Gb . Un metodo alternativo per il calcolo del rendimento del generatore si basa sulla determinazione delle varie perdite (al camino, per incombusti, per irraggiamento verso lambiente, ecc.). La corrispondente espressione del rendimento si ricava dallequazione (19) e dallequazione del bilancio termico del generatore di vapore, che si scrive nel modo seguente: Gb Hi + Ga cpma Ta + Gb cpmb Tb = Q1 + (Gb + Ga ) cpmf Tu + Gb (1 )Hi + Gb qd , (20)

dove i pedici a, b e u si riferiscono rispettivamente a aria, combustibile e gas combusti al camino, cpm indica il calore specico medio a pressione costante, (1)Hi indica la perdita per incombusti e qd indica la quantit` di calore dispersa attraverso le pareti esterne del a generatore per ogni kg di combustibile bruciato. Esprimendo Q1 dalla (20) si pu` quindi o ottenere il rendimento del generatore di vapore. Poich e Ga cpma Ta + Gb cpmb Tb (Gb + Ga ) cpmf Ta , = si ottiene la seguente espressione semplicata del rendimento: b = Gb Hi (Ga + Gb ) cpmf (Tu Ta ) Gb qd . Gb H i (21)

Da questa relazione risulta che il rendimento diminuisce allaumentare della temperatura al camino Tu . Inoltre, esso varia, a carico costante (Gb =costante), al variare delleccesso di aria e = (Ga Ga,st )/Ga,st , ovvero della massa di aria in eccesso rispetto a quella richiesta in condizioni stechiometriche. Infatti, con e variano sia la frazione degli incombusti, 1 , che la portata dei fumi, Ga + Gb , rispetto a quella stechiometrica, vedi gura 17. Finch e leccesso di aria ` superiore al minimo, e , necessario per non avere incombusti, rimane e

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Figura 19: Perdita percentuale per irraggiamento. costante al diminuire di e, mentre Ga +Gb diminuisce e quindi b aumenta. Se per` e < e , o al diminuire di e diminuisce anche , in quanto aumentano gli incombusti; la diminuzione di non ` compensata da quella di Ga + Gb e quindi b diminuisce. e Per eccesso di aria costante, b varia al variare del carico, cio` della portata di come bustibile Gb , come indicato in gura 18. La caduta di rendimento ai bassi carichi ` e principalmente dovuta allaumento di qd , in quanto la potenza termica dispersa rimane allincirca costante mentre Gb si ` ridotto. Questo ` evidenziato in gura 19, dove sono e e riportate le perdite percentuali di rendimento al variare del carico, per generatori di diversa potenzialit`. Ai carichi alti la perdita di rendimento ` invece dovuta allaumento a e della temperatura al camino.

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