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Calzetti forti Cjalcuz fuarts Racconto di viaggio in Asia Centrale INDICE

INIZIA IL VIAGGIO. .................................................................................................................... 2 2 BOTTIGLIE DI CHAMPAGNE = UN VISTO............................................................................ 3 TRANSIBIRSKA EXPRESS........................................................................................................ 10 ON THE ROAD IN BURIATIA................................................................................................... 15 LAKADEMGORODOK, CENTRO DELLA RUSSIA................................................................ 25 WE FOUGHT THE LAW IN KIRGHISTAN............................................................................... 33 BAYPACKBEG: PASTORE DI YAK TRA LE YOURTE........................................................... 40 DORMIRE A FIANCO DUN KALASHNIKOFF ....................................................................... 50 UN PIATTO DI GNOCCHI ......................................................................................................... 59 FINISCE IL VIAGGIO................................................................................................................. 63

No Guides!

Una delle motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro la profonda convinzione di come sia non solo possibile, ma incredibilmente pi ricco sia a livello culturale che dellesperienze personali, intraprendere un viaggio in paesi lontani come quelli descritti nelle prossime pagine, senza avvalersi di guide prefabbricate che ormai alcuni viaggiatori (sarebbe meglio dire turisti) ritengono indispensabili per pianificare correttamente ogni loro mossa. La potenza di Internet un arma potentissima a nostro vantaggio, ma la disponibilit di numerosissime e dettagliate informazioni su ogni luogo della terra non sempre un vantaggio soprattutto considerando che derivano da esperienze precedenti di sconosciuti. Infatti, sebbene partendo dal presupposto (ahim non sempre fondato) che queste persone non abbiano alcun interesse economico nel trasmetterci le loro preziosissime informazioni, ritengo che per filtrare correttamente i loro dati dovremmo presupporre di conoscere bene ci di cui stanno parlando. Guide che pretendono di fornire tutte le informazioni necessarie per affrontare un viaggio, delineando in poche righe la cultura, le tradizioni di popoli a noi sconociuti, le caratteristiche geografiche dei territori in cui vivono, la loro storia, non fanno che svilire il fascino dei luoghi visitati, il fascino primordiale di scoprire, di analizzare criticamente con i porpri occhi, che il cuore del viaggiare. Guide che cercano di tracciare itinerari perfetti da seguire quasi obbligatoriamente per poter dire di avere visto davvero tutto in un paio di settimane contribuiscono solamente a definire percorsi turistici nei quali si ritrovano i soliti stereotipati turisti americani, inglesi, francesi senza veramente permettere di entrare a contatto con la gente vera; in questo modo si vive limpressione virtuale di un viaggio, ma non la reale conoscenza di un popolo, si contribuisce inoltre a quellinquinamenteo intelettuale occidentale che porta i proprietari dei ristorati od ostelli, citati nella guide, ad alzare prezzi a dismisura legittimati dal fatto che qualcuno continui a pagare in dollari dicendo magari Uaoh, here its not expensive like in Europe!. Tutti comprano le stesse guide: monopolio di cultura, di scelte: il travel main-stream, massificazione. Si svilisce larte sublime del viaggiare, il piacere di conoscere a fondo le persone e del poter inventare le proprie escursioni liberamente; a volte lignoranza ci permette di seguire i nostri istinti e di costruire personalmente le nostre esperienze senza essere contagiati da chi presume di definire strade migliori da seguire. per questo che incoraggio in ognuno un po di follia, a partire senza una troppo precisa idea del proprio viaggio fin dallinizio: viaggiare rischiare, improvvisare sul posto e riscoprirsi giocando, ed essendo rigidi nelle nostre scelte non ci apriamo allimprevedibilit, che forse ci che di pi bello si nasconde nel viaggiare.

INIZIA IL VIAGGIO.

2 BOTTIGLIE DI CHAMPAGNE = UN VISTO 1/8 Dopo varie peripezie, ripensamenti, difficolt con i visti, allultimo momento ce la faccio a partire. Cosa metto nelle mie valigie? Seguo il consiglio di un vecchio amico: tira fuori dagli armadi tutto quello che pensi sia indispensabile, metti tutto su un divano e prendine la met. Credo alla fine di avere 10 kili di roba, solo che come al solito nella fretta riesco a dimenticare tutte le T-Shirt (mentre invece ho cinque paia di inutili pantaloni). History repeating. Ho il passaporto completo di visto per entrare in Russia, preparato miracolosamente in tempo e 1200 euro, cio tutto il denaro che mi resta in questo momento; fanculo quando torner sar completamente al verde! Ho preso dei calzoncini corti per il deserto che penso trover in Uzbekistan (sempre che ci arrivi!) e un solo maglione per la Siberia (si dice che faccia freddo laggi!), di pi non ci sta dentro al mio ruck-sack. Avere il visto russo stata unimpresa: ho dovuto telefonare a tutte e tre le ambasciate in Italia: una non risponde MAI, laltra ha un centralino che parla solo russo, alllultimo tentativo risponde invece una voce femminile che parla un ottimo italiano. Avere il visto sembra una caccia al tesoro: - 36 euro - due o tre fotografie, non ricordo - lettera di invito (detto anche visa support) speditomi dallhotel Sherstone di Mosca; mi coster 15 dollari una volta arrivato, quando andr a registrarmi allhotel (in Russia formalmente bisognerebbe registrare la propria presenza in ogni luogo in cui si va, anche se ci si trova a casa di un contadino sperduti in mezzo alla Siberia) - assicurazione sanitaria Elvia; dovrebbe costare pochi euro per la sola Europa, ma dovendo coprire Europa ed Asia ammonta alla bellezza di circa 76 euro, che latrocinio! In realt conoscendo i russi, sono sicuro che non la controllino nemmeno, avrei potuto farla solo per lEuropa, invece di contribuire al furto legalizzato delle assicurazioni! La parte ottimista del mio subconscio sistema tutto suggerendomi che in questo modo star pi sicuro. - circa 15 euro per pagare un mercenario di un agenzia di Milano, consigliatomi direttamente dalla stessa ambasciata russa (giri parecchio strani!), per ricevere via posta il materiale (passaporto, soldi e documenti vari), andare a portarlo allambasciata e rispedirmi il passaporto munito di visto. Per il visto kazako non stato altrettanto facile: lambasciata pi vicina quella di Budapest, decido di prenderlo l, tanto lUngheria di strada per Mosca Mentre per quello kirghiso non c speranza: lambasciata di Roma risponde in lingue marziane inviando documenti via fax in scritture cuneiformi, quella austriaca mi complica troppo la situazione: dovrei andare a Vienna e aspettare una settimana, il che mi costerebbe quasi mezzo viaggio! Decido che lo prender in qualche modo lungo il percorso. Insomma alla fine parto da Trieste, prendo una corriera ed arrivo a Rijeka. Quante volte ho fatto questa tragitto, ma mai per andare cos lontano. Mi sembra cos diverso adesso: un trampolino che mi catapulta in Asia Centrale, in luoghi di cui non so nulla, che non riesco nemmeno ad immaginare, cosa ne sa un furlan medio del Kirghistan? Trovo Danko e Zorane che mi aspettano: i miei due compagni di viaggio, salutiamo familiari e parenti, sta per iniziare la nostra impresa. Eccitazione e felicit. In treno Danko tira fuori i regali che ha preparato per ognuno di noi: - una fascia (che Danko ha progettato e fatto confezionare) da legare attorno alla gamba per contenere i soldi, al riparo da polizia e malintenzionati, - siringhe, in caso che in Russia non ne troviamo di pulite, per qualsiasi puntura di emergenza,

un po di rosmarino, lavanda e sassi delladriatico per poter portare un po di mediterraneo in terre cos lontane, a quei popoli sconosciuti. - un vocabolario serbo-russo (utilissimo soprattutto per me!) Danko e Zorane hanno una lettera spedita da alcuni amici diplomatici a Mosca, che dovrebbe permettere loro di entrare in Russia senza bisogno di visto (evitando di pagare un disastro come me); anche lentrata in Kirghstan per loro dovrebbe essere free, grazie ai buoni contatti che Tito aveva con il mondo sovietico, (ancora validi? Forse in Kirghistan non si sono ancora accorti della fine della Yugoslavia!). I croati hanno tutti i soldi in liquido mentre io ho dei travellers cheques, scomodissimi, stupidi e poco convenienti (i banchieri russi mi scuciranno un paio di dolla ad ogni cambio!). Il viaggio Rijeka-Budapest in treno dura poco, soprattutto grazie ad una bottiglia di Mr.Ygermeister, ed a buon mercato: 60.000 andata e ritorno. Arrivati a Budapest ci rechiamo subito a casa di Nino, un ragazzo che ha studiato alluniversit di Trieste; parla bene litaliano, saremo alloggiati da lui finch non avremo ottenuto il visto kazako, quindi uno o due giorni al massimo. Il suo appartamento accogliente anche se decisamente particolare, decadente, quasigrottesco: manichini, vestiti anni 50, stoffe scure e velluti dovunque, pesante come una stanza del Vittoriale. La sera usciamo a vedere la citt, mangiamo qualcosa di saporito con una buona birra, gironzoliamo un po incuriositi e torniamo a casa per riposarci soddisfatti. 2/8 Ci svegliamo il pomeriggio. Usciamo, per scattarci delle foto da passaporto, un negozio riesce a scucirci 6 euro, poi schizziamo a piedi allambasciata del Kazakstan, su una delle colline sulle quali costruita Budapest. Arriviamo sudati ma le fatiche non sono finite: prendere il visto si porspetta pi arduo del previsto: il ministro non c ed arriver.. ci annuncia qualche vice-sotto-leccascarpe con molta, moltissima calma; si presenter dopo cinque ore di attesa. Nel frattempo capisco che non ho alcuna speranza di prendere il visto di transito kazako, perch mi chiedono subito come requisiti quello russo e quello kirhighiso, che non ho; i croati non hanno bisogno di viso per il kirghistan cos che passeranno tranquilli al controllo. Faccio cos un giro da solo a vedere la citt: il lavoratissimo palazzo del parlamento, il castello sulla collina di Buda e la chiesa di Mathias, la piazza degli eroi, il palazzo reale e lopera. Ci ritroviamo tutti e tre assieme e rientriamo, loro felici del loro visto, io in una situazione un po in bilico tra linsicurezza sul dafarsi e la certezza del problema di non avere alcuno dei visti per i paesi che voglio visitare. La sera veniamo a sapere da alcune ragazze che c un festival PEPSI (ci suona persino Jovanotti) in un immenso parco sulle rive del Danubio. Cos anche se un po tardi ci decidiamo di andare ad ascoltare un po di musica. 3/8 Partiamo felici dallaereoporto di Budapest; scegfliamo di volare per non passare attraverso lUcraina: sarebbe un casino per i visti ed in pi ci costerebbe pi caro dellaereo; io sono troppo vecchio e pago di pi 237 $ (la Malev Hungarian Airlines fa gli sconti per passeggeri con meno di 25 anni, non di 26 come in tutto il resto del pianeta!!!). Arriviamo a , Mosca. Dallaereoporto prendiamo un autobus che ci porta al centro, gi tutto appare diverso: la gente, i colori, i profumi, tutto sembra vecchio, logoro, consunto, un pianeta ubriaco che a un momento della storia ha preso unaltra strada, un mondo frutto di uno sviluppo indipendente, lontano dalle nostre dalle nostre certezze, dai nostri gusti. Scendiamo ad una stazione di corriere ricavata in un assurdo parco di divertimenti/mercato, siamo stralunati, ci guardiamo in giro, qui sono tutti pazzi, dobbiamo orientarci per trovare un posto dove dormire. Per strada ci fermiamo incuriositi a prendere una sorsata di , una bevanda tipica russa che troviamo terribilmente disgustosa; viene servita direttamente dalle cisterne depositate sui marciapiedi dalle , le nonne. Per strada un meccanico sta aggiustando un guasto sulla parte inferiore dellauto dopo averla ribaltata lateralmente su di un cassonetto della spazzatura. Andiamo subito allo Sherstone Hotel a

Vladikino metro station, cos abbiamo la nostra camera. 14 dollari a testa, la stanza pi economica che sono riuscito a trovare sul web! Usciamo, vicino allostello si apre una specie di mercato con alcuni negozietti; dobbiamo assolutamente festeggiare la nostra presenza sul territorio sovietico: sigarette russe, delle peggiori, un po di pomodori, uova, formaggio e kokica (pollo), insieme alla birra pi chimica che troviamo, e che sar nostra compagna per molti giorni: la . Abbiamo lappuntamento con Olga nella Piazza Rossa; lei la ragazza di Danko, il serbo che abbiamo conosciuto via internet che ci ha invitato a vivere nel suo appartamento a Bishkek, capitale del Kirghistan. E grazie a lui che questo delirio di viaggio cominciato, grazie a lui che sognamo di arrivare in un posto che nemmeno conosciamo, che nemmeno riusciamo ad immaginare. Arrivati nella Piazza Rossa incontriamo Olga; capiamo al volo che lei perch ci saluta in serbo; stiamo un po a parlare, O(pivo), un po di conoscenza reciproca, mentre il cremlino ci osserva imponente dietro le sue rosse mura; di fronte a noi la basilica si san Vasilij, orgoglioso simbolo di sovieticit ortodossa. Mentre gli altri discutono normalmente non posso fare a meno di guardarmi attorno stupito e sorridente come un perfetto imbecille, mi sento in un luogo di unimportanza fondamentale per la vita di ogni cittadino terrestre: tra quelle mura, penso, sono state prese alcune tra le decisioni pi importanti della politica internazionale, decisioni che avrebbero potuto determinare una storia completamente diversa. Sono posseduto da mille idee, ma ritorno sul pianeta terra; facciamo un giro incentro, devo cambiare i miei travellers cheques; camminando passiamo davanti al monumento del 0 : un disegno sul terreno a fianco al kremlino che indica il centro del mondo, secondo i russi; tradizione vuole che si getti una moneta e si giri tre volte su se stessi prima che essa si fermi sul suolo; se ci si riesce, si pu allora sperare che si avveri qualsiasi desiderio espresso. Un po stanchi finiamo in un internet caf, per comunicare che siamo ancora vivi; ormai sera, Olga ci invita a casa di un suo amico e ci prepara dei pilmini: tortellini ripieni di carne ricoperti da panna. Passiamo tutta la notte a chiederle cosa ci aspetta come sar il kirghistan, scattiamo mille foto con i cappelli tipici del Kirghistan (bianchi in pelo di capretto), quelli dellUzbekistan (neri in stoffa) e quelli del Tagikistan (una massa pelosa gigante in pelo nerissimo di yak che protegge dal sole nelle aree desertiche); alla fine ci addormentiamo, morti dopo il nostro primo giorno in Russia. 4/8 La mattina ci rechiamo allHotel Sherstone e conosciamo la ragazza della reception: Galja, anche se noi la chiamiamo Alaska (a causa della maglietta); parla un ottimo inglese e ci dice che possiamo spendere molto meno se scendiamo di due piani: c la hall per russi con prezzi pi che dimezzati, ci assicura che per legge non possono rifiutare di darci la camera. I turisti non lo sanno e pagano pi del doppio. Ci andiamo subito, e alla recption sono tutti stupiti di come conosciamo il trucco, ma come ci aveva detto Alaska ci danno il posto, pagheremo 2 dollarie mezzo a notte, un vero affare per Mosca. Ottimo. Per festeggiare usciamo a fare un giro per le vie di Moskva, siamo eccitati, tutto sembra cos grande qui, e le scritte in cirillico che ci ricordano ad ogni passo ci ricordano che siamo in un altro mondo, persino (Mc Donalds) tradotta cos sembra quasi meno spregevole con uno strano retrogusto sovietico. La sera usciamo con Olga ed i suoi amici, ci ritroviamo in una vecchia birreria a parlare ed a scherzare sul viaggio. Costa cara la vita notturna, poco meno dellItalia! Inizio a domandarmi come i russi con uno stipendio medio di 200 $ possano permettersela. 5/8 Alaska splendida ci fa dei buoni falsi con cui possiamo avere diritto alla colazione e molto abbondante: uova e pane, t, per noi ottimo. Troviamo Olga che viene con me allambasciata kirghisa per aiutarmi a richiedere il visto (porto lei nel qualcaso mi serva una lettera di invito formale in kirghistan; lei ha residenza a Bishkek, la capitale); pi facile del previsto, lambasciata sta in centro e sono tutti estremamente gentili (inizio a nutrire fiducia per questo popolo). Per la prima volta in vita mia vedo la faccia di un kirghiso, sembra un mongolo: occhi a mandorla e pelle color senape (li chiameremo i seppia per capirci tra noi senza che si accorgano).

Gli altri sono andati in giro assieme a Alaska a vedere il museo dello spazio. Io mi fermo a mangiare con Olga uno Shaurma (specie di Kebab caucasico-medio-orientale molto diffuso nella russia occidentale) ed a parlare di lei e di Danko il ragazzo serbo che gentilmente ci ha invitato nel suo appartamento in Kirghistan. Ci ritroviamo assieme agli hrvatski ad una delle fermate de metr come deciso e partiamo a fare il giro delle vie del centro; il traffico dappertutto allucinante: trolleibus1, automobili che salgono regolarmente sui marciapiedi per superare ai semafori. Ci abituiamo in fretta e prestiamo pi attenzione alla citt: passiamo per una delle vie principali del centro: larga e bei giardini verdeggianti le fanno da cornice, ci porta davanti al , il cremlino di Mosca: vibra di importanza ai nostri occhi occidentali, e di un fascino selvaggio, poi passiamo davanti al Balshoi Teatr, non poi cos balshoi secondo me, di fronte al quale c limportantissimo mezzobusto di Marx. Camminando scendiamo nei sottopassaggi diffusissimi in tutta Moska, unintera orchestra classica del conservatorio sta suonando le quattro stagioni di Vivaldi. Nei sotterranei si trovano negozietti per ogni necessit, ma soprattutto i spopolano i baracchini che vendono cd; sono centinaia le cassette di musiche scritte sulla guerra in cecenia o su quella in afganistan (ad esempio un titolo che mi ha colpito era: THE AFGANISTAN DREAM), tutte canzoni che suscitano sentimenti di orgoglioso turbo-nazionalismo nel popolo russo con evidenti e violentissimi messaggi razzisti. Passiamo davanti alla fontana dei cavalli, vicino al Palazzo del Maneggio ed alla fine, stremati dalla fame, verso sera cerchiamo un buon posto dove rifocillarci. Non ricordo come ma qualcuno ce ne aveva consigliato uno, e per miracolo ci siamo arrivati davanti; il posticino davvero pittoresco: una dacia ricavata in centro a moskva, tutto il legno dipinto con colori caldi e con raffigurazioni oniriche in perfetto stile rurale russo, il soffitto basso, entramo un po storditi ma riusciamo a farci capire, prendiamo un tavolo e un piatto con carne, funghi, patate, e t, si mangia benissimo. Alla fine il cameriere viene a farci segno, capiamo che dobbiamo andarcene di corsa sta arrivando il proprietario e che vuole la stanza tutta per lui; mentre cerchiamo di capire cosa sta succedendo entra un uomo con una ragazza, probabilmente una prostituta, ha laccento Georgiano. Olga ci spiega che spiega che i georgiani sono il principale problema di Moskva: infatti da quella zona che provengono le maggiori associazioni mafiose del paese, che controllano traffico di armi, droga e prostituzione, sono il contatto tra i fronti armati in Cecenia (prima ancora anche in Afganistan suppongo) e Moskva, quindi hanno una posizione privilegiata per ogni tipo di commercio illegale, probabilmente tollerati per questo motivo dalla corruzione statale russa nel passato. La cosa inizia a farsi interessante ma siamo praticamente obbligati ad andarcene; dietro a noi le porte vengono chiuse a chiave e il ristorante rester tutto per il boss. Per bere ancora un paio di birre, che ormai sta diventando unabitudine, torniamo alla piazza dei cavalli. Mente stiamo sorseggiando in mezzo al parco, nelle cui vie passano tranquillamente coppiette, polizia e camerieri indaffarati, si avvicinano tre ragazzi visibilmente ubriachi e rasati come naziskin; si rivolgono a Zorane e Danko e quando dallaccento capiscono che sono Croati iniziano a chiedere informazioni pi dettagliate sulla loro inclinazione politica, stanno solo cercando un pretesto per iniziare una rissa; io resto in parte con le ragazze, sembra tutto vada bene, Zorane se la cava bene, ma ad un certo punto si rivolgono a me e io non so cosa rispondere, si rendono conto che non sono croato, cos che vogliono sapere da dove vengo, iniziano a scaldarsi e con una bottiglia di birra che gli abbiamo regalato fracassano quella che ho in mano, iniziano a minacciarmi e, quasi vengono alle mani; uno di loro, pi calmo, cerca di convincerli ad andarsene ed alla fine gurdandomi con aria minaciosa se ne vanno. Capiamo che sicuramente torneranno, cos decidiamo che lora di tornare allhotel. Le ragazze non si trovano: sono andate a prendere del cibo; quando troviamo Olga e Galja, i nazi sono di ritorno e stanno ormai venendoci incontro, allunghiamo il passo, attraversiamo la piazza, ci seguono di corsa, nessun viene in nostro aiuto, la
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gli autobus che al momento giusto possono trasformarsi in autobus elettrici, lautista scende e collega i contatti ad antenna ai cavi dellalta tensione presenti su alcuni tragitti

gente (e la polizia) non vuole impicciarsi; riusciao ad entrare in un hotel per rifugiarci, ma aspettano dallaltra parte della strada, alla fine scendono nella stazione del metr e spariscono. Per noi tardi e se non prendiamo lultimo metr siamo fregati, cos rischiamo: scendiamo anche noi nella stazione fortunatamente i nazi sono patiti ma con lultimo metr e a noi resta tutta Moskva a piedi. Partiamo un po ubriachi per lhotel. Percorriamo a disordinatamente gli immensi Boulevard di Moskva, grandi negozi di moda , luci, vetrine scintillanti, sembra pi Paris che la povera capitale del ormai caduto impero comunista. Dun tratto appare davanti una visione: una ragazza in uniforme da cavallerizza, unamazzone bolscevica con tanto di cavallo al trotto, passa dallaltra parte della strada con un aria di perfetta, distratta naturalezza; Danko ed io strabuzziamo gli occhi: persino bella! Corriamo per raggiunfgerla, Danko pi veloce di me nellinseguimento ma lei non vuole saperne e se ne va di corsa, alla fine li perdiamo di vista; troveremo Danko un chiilometro dopo disteso in un prato ancora ansimante, completamente nel pallone, mentre ripete ad alta voce era bellissima, era bellissima quella pickica!. Arriviamo nei dintorni dello Sherstone verso le due di notte, compreriamo un po di pane e birre per lo spuntino e via a letto! 6/8 Mi sveglio la mattina, mentre gli altri ancora dormono, e subito parto per andare a visitare il kremlino (salto persino la colazione!). Costa tantissimo, anche per studenti stranieri. Per fortuna nessuno si accorge che la mia carta studentesca scaduta da qualche anno. In relt mi delude un po, non cos imponente come credevo: per le chiesette dallinterno decorato ad oro sono splendide e le migliaia di icone dappertutto sulle pareti sono meravigliose nella loro aura magica . La mia visita si sposta alla raccolta Archangelskiy Sobor (cattedrale dellarcangeko michele), alla torre dellorologio di Ivan il Grande. Quando mi spingo troppo vicino ai palazzi amministrativi i poliziotti fischiano: per non lasciare che i turisti incuriositi si addentrino negli uffici politici; vicino alle mura trovo lo zar dei canoni e la zarina delle campane (a detta dei russi, il cannone e la campana pi grandi del mondo). Finita la visita mi dirigo subito al consolato kirghiso per recuperare il mio visto; resto ad ammirarlo: bellissimo! Il mio passaporto ha unaria sempre pi bizzarra. Avendo il visto kirghiso ed essendo gi in posesso di quello russo, ora posso finalmente sperare di avere quello di transito kazako. Allambasciata del Kazakistan c una fila impressionante: tutti kazaki che vogliono tornare a casa. Non o tempo di aspettare, salto tutti e entro, qualcuno mi insulta in russo, deve essere il poliziotto addetto a sorvegliare lentrata; non reisco nemmeno ad aprire bocca che gi mi sbatte fuori, non mi resta che tornarci inseme ad Olga. Vado allappuntamento con Danko, Zorane e Galija che avevamo per le quattro in una stazione ferroviaria di Mosca, solo che ce ne sono talmente tante che ne prendo distrattamente una per laltra! Ci reincontreremo allostello e per fare pace con miei due amici serviranno una decina di birre, finiremo la serata a mangiare salmone e caviale e brindando con vodka per festeggiare la Russia! 7/8 Dormiamo fino a tardi dopo la sbronza di ieri sera. Scendiamo da Galja per vedere se ci pu fornire ancora alcuni biglietti per le colazioni e parlando scopriamo che suo nonno abita in un paesino minuscolo vicino alla citt di Gorkj (adesso rinominata Nisni Novogorod) e che, essendo sulla strada che vogliamo percorrere per andare da unamica ad Irkustsk, potremmo fermarci per qualche giorno; Galjia aveva gi organizzato la stessa cosa per degli americani qualche anno fa.. Siamo daccordo, ci sembra una figata poter vedere la vera vita di paese, avere un posto dove nessun turista forse ha messo piede, ed in pi avere una base che ci consente di riposarci prima di attraversare quasi tutto il resto della Russia. Andiamo alla stazione e compriamo i bigletti, tra immani casini per capirci con la signorina dello sportello. Ci chiedono anche il passaporto, come scopriremo avviene qui di solito (credo per evitare che gente sconosciuta e anche russi stessi si spostino liberamente allinterno dello stato). La cosa pi incredibile che siccome i nomi di Danko e Zorane non sono stati tradotti in cirillico sul loro foglio di entrata, la signora dello sportello non pu farci il biglietto perch non sa come scrivere i loro nomi; ci consiglia pure di andare da un traduttore autorizzato dallo stato.

Figuriamoci! Danko le strappa il foglio di mano, traduce il suo nome e con sguardo pi che convincente la obbliga a fare il ticket. Ci dividiamo: i due croati partono per vedere il cremlino, mentre io vado al consolato kazako; lo trovo inspiegabilmente chiuso: scoprir che in Russia alcuni negozi o istituti pubblici o edifici amministrativi rimangono chiusi di mercoled oltre che al luned. Decido di trascorrere il pomeriggio andando in visita ad un cimitero in cui sono sepolti Dostoevskij, Bakunin e Majakovskij, ed altri importanti personaggi della Russia del passato. Esco e proprio di fonte al cimitero si apre il complesso di chiesette, scuole ortodosse e edifici circondati dalle mura del monastero di Novodevitchi. I monasteri furono edificati dagli zar sulle grani strade per fronteggiare le invasioni mongole. La sera mi ritrovo con Danko e Zoran (un po delusi anchessi dal cremino) Olga e Galjia. Decidiamo di andiare a visitare luniversit Lomonossov (che ha sede in una delle sette sorelle: gli edifici identici costruiti a met del ventesimo secolo per ordine di Stalin): la pi importante universit di tutta la Russia, dove studiano i migliori studenti. Entriamo tutti, vorremmo andare a visitare i piani alti deledificio centrale, da cui ci dicono si goda una vista incredibile della citt, ma ahim lascensore chiuso; riusciamo comunque a visitare alcune camere: sono dei loculi impressionanti; dopo che ho visto gran parte delle residenze universitarie dEuropa, questa la pi assurda; le camere sono minuscole e divise tra due inquilini; in pi in questo caso specifico c anche un ospite: un piccolo coniglio che ha scagazzato dappertutto. Come avviene in ogni casa dello studente che si rispetti (per fortuna in questo caso non ci sono confini che tengano) troviamo degli studenti e delle studentesse per bere qualche birra e fare un po di conoscenza! Si fa tardi e siamo costretti a rientrare; dirigendosi verso il metr non possiamo fare a meno di fermarci. Un gran numero di automobili rombano ostruendo la strada: stanno per cominciare una corsa con tanto di scommettitori. Sfrecciano via tra le grida della folla, ma sono tutti troppo esaltati e preferiamo tornarcene a casa; un taxi si ferma e con 5 dollari ci porta allostello. Il nostro tassista deve aver preso la licenza al dipartimento di arte e spettacolo, oppure al circo di Mosca, perch ci facciamo tutto il viaggio di ritorno con lui che canta o sole mio e tutto il repertorio delle peggiori canzoni italiane! Intanto io sono preoccupato per il mio visto kazako: sarebbe un vero problema se non riuscissi a prenderlo qui a Mosca perch non c un altro consolato kazako in tutta la Russia. In pi non mi resta che un giorno e mezzo per ottenerlo: abbiamo gi comprato i biglietti del treno per partire dopodomani per Gorkji. Se non riuscissi a prendere quel visto dovrei tornare indietro e rinunciare al Kirghistan. 8/8 E lultimo giorno che mi rimane per prendere il mio visto kazako, non credo quasi pi che riuscir ad averlo ma tengo duro: vado al consolato, uaoh! aperto, buon segno, perch ultimamente ho capito che in Russia non si pu mai essere sicuri di nulla; c per una coda spaventosa di kazaki che ieri non sono potuti venire per il giorno festivo e che quindi sono tutti ammassati qui, adesso, sulla porta. Danko ed io decidiamo di rischiare il tutto per tutto entrando, il solito tipo ci intima di uscire ma prontamente questa volta gli diciamo che siamo italiani e che abbiamo bisogno di un visto per il Kazakistan, che molto importante; con un po di esitazione iniziale la guardia riprende il suo tono austero e ci dice di aspettare fuori dalla parte dei tursiti, cos ci ritroviamo di nuovo in strada assieme a una decina di russi (allora sono questi i turisti del Kazakistan!). Aspettiamo fino alle 11 ma il ritmo lento, non ci chiameranno mai di questo passo, decido di fermare qualcuno che entra per chiedergli uninformazione; passa un uomo distinto davanti a me, dice di chiamarsi Talgat: gli espongo il problema. Mi dice che far il possibile per aiutarmi ma devo avere pazienza. Dopo mezzora ancora nient. Ho perso ormai le speranze, quando torna e mi dice che posso avere il visto di transito a condizione che io possegga il biglietto con il quale entro in treno in Kazakistan e con il quale esco per andare in Kirghistan. Danko ed io ci precipitiamo alla stazione dei treni, per trovare

lo sportello internazionale in quel marasma diventiamo matti: al terzo piano in una stanzetta minuscola tra un macellaio ed un negozietto di giornali. Dopo una fila allucinante allo sportello ci dicono che possibile acquistare biglietti Novosibirsk-Bishkek (capitale kirghistan) solo nella stazione di Novosibirsk (come se in Italia per poter acquistare un biglietto Parigi-Lyon fossimo obbligati ad andare in Francia). A Moskva possono solo rilasciare i biglietti Moskva-Bishkek, cosa che non va bene perch non vogliamo uscire dalla Russia da Mosca: il nostro progetto di andare dallaltra parte della Russia, sulle sponde del lago Bajkal, poi uscire da Novosibirsk, diretti verso Alma-Ata in Kazakistan e poi proseguire verso Bishkek. Siamo nel panico pi completo e il tempo agli sgoccioli; decidiamo di tornarte di corsa al consolato, parliamo con Talgat, mi dice che parler lui con una sua amica che lavora alla stazione, che tutto si risolver. Devo semplicemente ripresentarmi lindomani. Mi fido anche se Danko mi mette una pulce nellorecchio: quel Talgat davvero troppo gentile e stranamente zelante: vorr sicuramente un po di denaro per il suo interesse, il problema sta in quanto? Sa che importante per me e potrebbe chiederne molto, al che io non avrei scelta ormai che sono qui. Per distrarci facciamo un ultimo giro del centro: passiamo davanti allimponente palazzo sede del KGB e andiamo a visitare il museo Majakovskij. Usciti dal museo abbiamo ancora del tempo libero, cos io propongo di andare a cercare un centro sociale per passare la sera spendendo poco; lo faccio almeno in ogni stato in cui viaggio, per vedere come si organizzano le diverse comunit autogestite in giro per il mondo; ma questa volta la ricerca ardua: la gente non capisce la parola Squat, qualcuno sembra avere dei barlumi di ricordo e ci indirizza in luoghi strani, ma alla fine capiamo che dopo i fatti del 1991 non ce ne sono pi. Come mi render conto parlando pi tardi con Olga nessuno qui fino a dieci anni fa (ed anche pi tardi sotto Gorbacev e Eltsin) si permetteva di esprimere pareri negativi sulloperato del governo; negli ultimi cinquantanni il substrato politico della Russia non stato troppo propenso alla nascita allinterno della societ di ideali rivoluzionari o comunque di giudizi contrari al main stream politico governativo; negli ultimi anni anche se le cose sono molto migliorate, il terrore staliniano restato ed ancora presente nei cuori dei russi, che non si arrischiano ad esprimersi su niente, sebbene si trovino in pieno regime democratico. Durante la ricerca dello squat incontriamo dei ragazzi estremamente simpatici: due ragazze russe bellissime, di cui una si invaghisce subito di Zoran e poi dei ragazzi che fanno parte di un gruppo ska. Beviamo delle birre e stiamo molto bene in loro compagnia: parliamo delle nostre terre, che li affascinavano, mentre lentamente ci sbronziamo; alla fine dovremo separarci a malincuore per tornare a casa. Perderemo come al solito lultimo metr e torneremo in taxi, con un altro autista ancora pi fuori di quelli precedenti. 9/8 Il giorno pi incredibile del mio soggiorno a Mosca. La mattina mi alzo presto per andare da Taglat: ormai mi sento come Terminator: programmato per portare a termine la mia missione: avere quel visto, ad ogni costo. Arrivo al consolato determinatissimo, eludo il sorvegliante allentrata che ormai mi riconoscerebbe tra mille kazaki, e vado diretto da Talgat, che scopro non aver ancora fatto un cazzo per me (tipicamente russo). Inizia con calma a fare qualche telefonata, e scopre che il biglietto che dovrebbe procurarmi con tanta facilit non lo farebbero nemmeno per il presidente Putin; sono nella merda, Talgat inizia a sentirsi un verme e forse per questo mi porta direttamente dal console: si apre la porta, mi sembra di essere la piccola Doroty del Mago di OZ: mi aspettavo ingenuamente un grasso console, imponente pachiderma dellalto mondo politico, un fossile che sedimenta nelle sue carni tutto il sapere dellarte sublime del compromesso ed i pi sofisticati segreti politici della burocrazia diplomatica internazionale; ed invece mi trovo di fornte a un esile ragazzino ancora in et postpuberale, con il viso ricoperto ancora da ridicoli baffetti incolti. Mi invita ad entrare ed io mi dimostro molto rispettoso. Talgat espone il problema, il ragazzo riflette lungamente poi dice a Talgat, che mi riferisce con il suo inglese stentato, che c un modo: ma per prima cosa devo uscire

a comprare una bottiglia di champagne. Con il filo di speranza che ancora mi resta mi getto fuori, io e Danko troviamo un negozio e compriamo una botilka da 1 dollaro: pura e sublime urina russa. Sentendo il rimorso per aver acquistato qualcosa di troppo proletario, persino per la vecchia landa sovietica, andiamo da un fioraio che ce la impacchetta in modo cosi kitch, che un russo non potrebbe che restarne estasiato; guardiamo il tutto: sembra una bomboniera palestinese; con fortissima autoconvinzione la portiamo, orgogliosi come due re magi, al console. Il brufoloso ragazzino vedendo il dono trova la parola ed io ascolto bene: devo andare alla stazione dei treni, fare un biglietto Moskva Bishekek, farne una fotocopia e renderlo subito allo sportello facendomi risarcire completamente, tornare al consolato e con la fotocopia che attesta il mio finto tragitto (che non far mai) ricevere il visto (che poi avrei potuto usare entrando da qualsiasi parte della Russia anche da Novosibirsk, come mi proponevo). Cazzo il trucco mi chiaro ora: non ci avevo pensato. Sono le 12, il che significa che mi restano due ore prima che il mio treno parta per Gorkj; devo assolutamente farcela: Talgat scende con me e prendiamo una auto-blu, mi porta alla stazione; salto un mare persone, (dei naziskin dietro a me si stanno evidentemente arrabbiando) e compro il biglietto per 70 dollari circa, trovo la fotocopiatrice in uno sgabuzzino al quarto piano tra la massaggiatrice turca e il ristorante indiano, mi faccio risarcire il prezzo del biglietto, riesco con un taxi a tronare per le 13 al consolato ma il console partito in pausa pranzo... torner comodamente, con estrema calma, alle 13.30. Ormai in preda a spasmi, gli faccio vedere tutto e mi dice che il visto mio, devo per decidere al volo le date di entrata e di uscita dal Kazakstan. Non credo di essere stato cosciente in quel momento di quanto io stessi rischiando, ma ho miracolosamente scelto bene: con due calcoli decido che passer il territorio kazako dal 29 al 31 agosto. Cos firma il mio visto e parto, non senza aver lasciato unaltra bottiglia di finto champagne a Talgat (che si dimostra davvero disinteressato!). Mi dice di chiamarlo semmai incontrassi problemi alla frontiera kazaka, di fare attenzione perch se i soldati sono ubriachi la cosa pu finire male nonostante il mio visto sia regolare; ascolto attentamente i suoi consigli, ma appena posso scheggio via in taxi, alla stazione dovrebbero aspettarmi iu due miei amici croati ma non li trovo. Il treno l fermo ma importante che ci siamo tutti, tra laltro hanno anche con loro il mio zaino; ci salvano i fishietti che Danko e Zorane avevano comprato a Budapest per ognuno di noi; soffiando disperatamente nella stazione stracolma e correndo come dei matti riusciamo a ritrovarci ed a prendere il treno al volo; io non mi capacito di cosa sia successo, un miracolo: lipocrisia del sistema burocratico mi appare in questo momento cos chiara. Il console avrebbe potuto darmi il visto al volo ma, vittima egli stesso del suo proprio potere, schiavo della burocrazia che serve, stato costretto ad inventare un trucco allinterno della legge per aggirare la propria autorit. Non questo sistema assurdo? Non questo un problema di cui sbarazzarsi? Rompiamo i confini, abbattiamo le leggi!, questo diceva il mio cuore ancora eccitato una volta salito su quel treno ed una sigaretta senza filtro non me la poteva togliere nessuno: il viaggio era cominciato. TRANSIBIRSKA EXPRESS Arriviamo la sera a , Nisni Novogorod (ex Gorkij). Ci sbarazziamo abbastanza velocemente di Misha: il poliziotto ubriaco che allinizio delle sei ore in treno da Moskva ci aveva divertito, ma che alla fine si era rivelato insopportabile, arrivando persino a chiedermi il numero di telefono ed indirizzo per portare la moglie in Italia a casa mia. La stazione di Gorkij la notte non davvero il massimo della sicurezza; mentre io e Danko ci separiamo da Zoran per andare a comprare del cibo, Zoran nota gi alcuni ceffi che osservano troppo insistentemente i nostri bagagli; cos cerchiamo di restare tutti e tre assieme muovendoci nelle zone illuminate; un Mc Donald lideale, scopriremo durante tutto il viaggio come sia una delle migliori toilettes internazionali sulla faccia del pianeta: infatti oltre che essere pulito, si trova quasi dovunque (ahim).

Come ci aveva istruito Galja prendiamo il primo treno per , il piccolo paesetto dove vivono i suoi nonni. Il treno (, ovvero elettrico) comodo ed in 40 minuti arriviamo. Il peasaggio deserto, non c nemmeno una luce, solo alcuni bagliori lontani sui bordi delle strade di sabbia. Un vecchio ubriaco grida qualcosa di incomprensibile rivolgendosi a noi alle spalle, ma siamo stanchi e non abbiamo voglia di parlare con lui. Ci dirigiamo verso i bagliori su una strada piena zeppa di buche, che deve essere la via principale del paesetto; il vecchio ci tiene dietro miracolosamente con passo stranamente sicuro, continua a gridare qualcosa di confuso nel buio; dopo 500 metri a Danko viene unilluminazione, Picku materinu, e se fosse il nonno di Galja che ci venuto a prendere? Ed infatti cos: il povero vecchio completamente sbronzo stava seguendo brancolando nel buio tre idioti di turisti, scesi in mezzo al nulla, che nemmeno lo ascoltano, e per di pi tutto questo per consegnare loro una chiave e metterli al riparo nel suo appartamento. Ci fermiamo e lo ringraziamo di cuore scusandoci per la distrazione, colpa della lingua; lui sorride paterno e ci porta dalla nonna. E una donna incredibilmente forte, lei che decide in famiglia (accade spesso in Russia). La vecchia ci porta allappartamento dove saremo alloggiati. E perfetto per noi anche se non c lacqua calda, siamo presi dalleccitazione; tutto sembra procedere bene, siamo stati fortunati dallinizio del viaggio, Galija stata decisamente gentile, anche se a dire il vero ci aveva un po stufato durante gli ultimi giorni a Moskva. Iniziamo a girare velocemente per le stanzette dellappartamento, frugando nei cassetti per vedere cosa ci sia nascosto dentro, quali segreti personali racchiudano quei cassetti rustici di una casa di campagna russa, una casa qualsiasi, non un hotel di citt, non un palazzo nobiliare. Troviamo album di foto antiche che ritraggono gente dallespressione austera, lontana; la cucina ricca di posate lavorate in legno, libri in cirillico, attestati di Galja di lingua inglese, i suoi quaderni delle elementari (mi sembra quasi abominevole che una bimba debba fare i compiti in cirillico), troviamo un paio di sci da fondo, credo per spostarsi durante linverno per le vie del paese. Abbiamo molta biancheria sporca, cos iniziamo a mettere il bucato a mollo nella vasca, io e Zorane facciamo anche la doccia nonostante il freddo. Finiamo la serata giocando a Sexy-Monopoly, io faccio il banchiere (ma solo noi tre sappiamo cosa sia!). 10/8 La babushka di Galja come daccordo ci tira gi dal letto ad unora improponibile, qualcosa come le 8, non ricordo. Ci prepara del t nero come caff, e un po di varenjna (una sorta di marmellata molto densa e quasi acida). Ci dice di sbrigarci se vogliamo prendere uno dei rariautobus che portano a Gorkij. Uscendo notiamo i luoghi per dove siamo passati (nel buio pesto) la notte prima guidati dai passi veloci di quella vecchia: un paesaggio post-nucleare, sabbia bianchissima, vegetazione rada e bassa, alberi malati (probabilmente corrosi dalle piogge acide) stagni e sabbie mobili con cadaveri di automobili bruciate e qualsiasi tipo di rifiuto; passiamo allinterno di un gruppo di dacie (sembra di essere in un racconto di Pushkin). Fa freddo stamattina, 8 gradi in pieno agosto! Prendiamo lautobus sotto una pensilina dimenticata da dio, la gente, per la maggiorparte lavoratori, ci guarda come alieni. Scendiamo alla stazione ferroviaria di Nisni, qui tira brutta aria anche alle 9 di mattina! Facciamo un giro per scoprire la citt, scorpiamo un mercato coloratissimo e profumato, c frutta e moltissime spezie, carne di ogni tipo e diversi tipi di formaggio. Compriamo del prosciutto, (pane), cipolle e due prodotti ricavati dal latte di mucca: uno sembra ricotta e laltro, chiamato smetana, sembra della crema densa di latte. Mescolati assieme danno una bevanda estremamente energetica e gustosa. Ci fermiamo a mangiare davanti al municipio. Continuando a camminare a caso finiamo nel quartiere ebreo; le case sono tutte in legno e limpianto idrico tutto en plein air, labirinti aerei di tubi (con tanto si sostegni) che portano lacqua da una casa allaltra. Alla fine arriviamo davanti al Volga, larghissimo, pi di quanto si possa immaginare, sembra quasi una braccio di mare. Ci pare di aver gi visto tutto, cos andiamo a prendere la nostra razione quotidiana di KLINSKOE, e ci ubriachiamo in un internet caf. Rientrando verso il centro conosciamo tre ragazze, di cui solo una carina, ma tutte simpatiche; vengo a sapere da loro che il giorno dopo sarebbero andate a fare il loro primo salto in paracadute per soli 20$, Zorane con me,

mentre Danko per qualche ragione contrario, ma il problema che noi non siamo assicurati cos alla fine salta tutto, peccato. Passa il tempo e scende la sera, iniziamo a sentire la fame cos ci compriamo degli Shaurma, delle specie di Kebab del caucaso venduti in baracchini di strada in tutta la Russia Occidentale. Chiamiamo Anton: un ragazzo di Gorkij, che abbiamo incontrato sul treno da Moskva. Produce gruppi musicali ed organizza concerti. Gli chiediamo se c qualcosa previsto per la sera, sabato ed avremmo voglia di stare in giro per la citt ma lultimo treno per il nostro villaggio parte alle 11.30. In realt noi ci aspettiamo che lui ci inviti a restare a dormire a casa sua ma lui non sembra essere daccordo cos ci tocca tornare a casa. Appena arriviamo nel nostro paesino, conosciamo Stalin, uno dei tanti ubriaconi, che gironzola nel buio; sembra una costante che gli alcolizzati ci aspettino alla stazione; prende subito Danko in simpatia e inizia a raccontarci delle gesta di Stalin ma di come sia terribile la situazione russa da quando il capitalismo sotto il governo Eltsiniano sia incominciato; Zoran ed io lo ascoltiamo attentamente: sempre difficile trovare qualcuno in Russia che parli cos francamente di politica; invece Danko proprio innamorato di quel tipo, che incarnando il suo ideale etil-comunista, sicuramente lidolo del momento. Facciamo la strada assieme fino al bar del paese; a questo punto con nostro disappunto inizia a dirci che il bar pericoloso (deve aver avuto non pochi problemi con la gente del paese) e, parlando ad alta voce, continua: se la gente del bar sapesse che sieto stranieri probabilmente vi ammazzerebbe! meglio per degli stranieri come voi, per di pi comunisti, starsene alla larga da questo bar, la gente qui non abituata agli stranieri e reagisce in modo voilento; cerchiamo di calmarlo, ma lui sta ormai vaneggiano e i quattro tipi poco raccomandabili che stanno sulla porta del bar ormai lhanno sentito chiaramente e iniziano a radunarsi. Filiamo via nellombra. Mentre siamo sulla via di casa arrivano due tizi su un sidecar cercando di venirci addoso, li evitiamo per un pelo; presi dalladrenalina, mista a paura, corriamo verso il nostro appartamento. Naturalmente con tuti quegli ingressi identici ci sbagliamo dentrata. In questi edifici sovietici difficile trovare dei punti di riferimento, cazzo! Abbiamo gi svegliato mezzo condominio quando alla fine incappiamo nella nostra porta di casa ed entriamo senza fiato, proponendoci il giorno dopo di andarcene da quel villaggio di pazzi. 11/8 Ci svegliamo e finiamo di lavare la nostra biancheria, riusciamo a fare anche la doccia riscaldando dellacqua sul fuoco. Per andare alla stazione dellelectricka dobbiamo passare a fianco ad un altro enorme stagno putrescente riempito da ogni tipo di rifiuto, lasciato indisturbato al centro della citt giusto di fronte ad una peculiare statua argentatissima di un milite ignoto, sovieticissimo nella sua uniforme con falci e martelli ovunque. Partiamo per Nisni, un po tardi: abbiamo approfittato dellassenza della babushka per riposarci di pi. La prima cosa che facciamo andare in stazione a fare i biglietti per andarcene in treno da Gorkij fino a Irkutsk. Le notizie sono subito pessime: non c posto per la terza classe, almeno per i prossimi 5 giorni. La seconda classe costa quasi il doppio della terza e non vogliamo spendere cos tanto. Ripensandoci davanti ad una birra, la notizia ci sembra assurda: non capiamo come possa esserci cos tanta gente che attraversa la Siberia, soprattutto considerando che questo treno passa abbastanza regolarmente (a giorni alterni). A malincuore chiamiamo di nuovo Anton perch ci aiuti (lui parla italiano e forse nel marasma pu chiarire le cose). Allo sportello ci parlano in un russo stretto e non vogliono spiegarci nulla. Sembra che tutto derivi da un guasto dei computer, o almeno cos dicono. A Mosca hanno interotto tutta la rete nazionale dei terminali degli sportelli. Insomma iniziamo solamente adesso a vedere la punta dellimmenso iceberg della burocrazia e del centralismo post-sovietico (e dire che siamo un italiano e due croati! Chiss cosa direbbe un francese, un iglese, un americano!). Passiamo un intero pomeriggio di code agli sportelli, anche i russi nostri amici non riuscivano a capire il sistema di emissione dei biglietti! Verso le cinque tutto sembra chiarirsi: le ferrovie russe non sono dotate di alcun sitema informatico di prenotazione dei biglietti, per riservare un posto in terza classe necessario attendere che il treno

parta da Mosca e, a seconda della disponibilit di posti al momento della partenza, possono essere comprati dei biglietti nelle stazioni successive. Un bel casino! Il primo treno disponibile previsto per domani mattina alle sei, quindi dovremmo aspettare che parta da Mosca, a mezzanotte circa, per riservare i posti, oppure attendere il successivo, due giorni dopo. Decidiamo di rischiare subito, cos torniamo ad Alioshino, prendiamo i nostri sacchi, facciamo un po di spesa, lasciamo nellappartamento un po di caff e te per ringraziare la babushka ed una botilka di vodka per il nostro dedushka (il nonno). Andiamo a salutarli, li troviamo in piazza, e poi via in stazione; credo che alla fine che la gente ci volesse bene, i volti di quelli che ci vedono per la prima volta sono esterrefatti: espressioni di estremo stupore misto a una curiosit quasi infantile, molta gente ci accompagna in stazione per salutarci, ci sono i bambini narcoman (che sopravvivono sniffando colla), due bimbe forse un po innamorate degli stranieri e il nonno di Galija che, durante lattesa del treno, ci parla di comunismo bolscevico e della storia moderna della Russia. Capisco ben poco in quel blaterare disordinato e asmatico, ma Danko mi traduce qualche frase ogni tanto, solo quelle pi filoproletarie naturalmente, quelle che fanno pi sorridere, quelle forse pi realmente vissute da questa gente che sento cos lontana da me e lontana dalla vita che conduco solitamente. Ci racconta che ormai leconomia qui non procede per niente: io ho lavorato per 70 anni nella metallurgia pesante e adesso, a causa del capitalismo, tutte le industrie hanno chiuso e la gente non ha pi lavoro; i vecchi ritornano a lavorare la terra, mentre i giovani scoraggiati si sentono presi in giro dalla contraddizione, tra lillusorio mondo occidentale che vedono in televisione e la dura realt russa, cos si danno a lavori illegali; persino i bambini sono rovinati! ce li mostra col dito, sono dei narcoman, sniffano colle e rubano dalle nostre case!. Lo abbracciamo ed a malincuore ce ne andiamo, sicuri per che la vodka che gli abbiamo lasciato allevier i suoi dispiaceri, almeno per la serata. A Nisni in stazione siamo preoccupati e tesi: e se quel treno non ha posti per noi? Decidiamo di non restare in stazione, torniamo al nostro Mac Donald, la nostra lussuosa toilette gratuita internazionale. Ci fermiamo a conversare con un tipo strambissimo Anatoly, lo avevamo gi conosciuto il primo giorno; ricordo che ci eravamo presi gioco del suo inglese surreale, perfettamente fuori posto. Sembrava uno di quei libri di inglese stampati dalla Oxford University Press che ti rifilano alle scuole medie, dove ci sono una sacco di terribili dialoghi prefabbricati per applicare la regoletta del giorno, che non userai mai. Scopriremo che invece un pazzo totale! A mezzanotte riusciamo ad avere i biglietti per il treno, che non arriver prima della mattina; siamo ultra-felicissimi e per festeggiare decidiamo di passare la serata con Anatoly. Ci invita a casa sua, facciamo il carico di birra per strada e prendiamo una marshrutka (il minivan che a volte si usa in Russia al posto dei mezzi pubblici). Un pescatore ha con s degli enormi gamberi del Volga (non ne ho mai visti di cos grandi, sono pi lunghi persino di quelli che si possono trovare in mare da noi!). Ce ne regala uno. A casa di Anatoly inizia il delirio: ci mostra tutte le sue musicassette, di cui forse il top era la prima cassetta di Britney Spears; per noi perfetta per la cena: cuciniamo dei Pilmini ( Russian Damplings come di ce lui): ravioli russi ripieni di carne e cipolle cotti al vapore con salsa di panna fredda. Mentre il nostro gambero Schrimpf corre su e gi dentro ad una pentola, noi ci ubriachiamo con Britney Spears e Anatoly che simula uno strip tease. Alla fine dopo essere usciti e rischiato la vita in un paio di posti con clientela poco raccomandabile Anatoly ci riaccompagna in stazione a prendere il treno! 12/8 Siamo finalmente in treno: il da a , lunghissimo: deve avere almeno una trentina di vagoni, la mitica Transiberiana che sognavo da quando ero piccolo, il tratto di ferrovia pi lungo al mondo, costato la vita a migliaia di russi durante i lavori per realizzarlo attraverso la Siberia. Viaggiamo in terza classe; la prima prevede di poter dormire in scomparti con due cuccette, nella seconda ce ne sono quattro, mentre la nostra, detta platzkart prevede un vagone intero tutto aperto (direi delle dimensioni di 3m * 18m) dove posso stimare ad occhio

ottanta posti letto. E un dormitorio su ruote; qui vivro ogni ora dei prossimi quattro giorni. Il mio posto, che sono gi felice di possedere abbastanza sfigato, devo ammettere: sospeso a un metro da terra e sta sul lato del treno sud rivolto quasi sempre verso il sole (c un caldo infernale che mi opprime), ho 40 cm di spazio sopra la testa ed un metro e mezzo a disposizione per allungarmi (ruski comfort!). Dormiro con piedi e testa fuori dal mio letto. Il problema sar dormire da sbronzi: la larghezza totale del mio ripiano quanto le mie spalle, ma il treno viaggia a volte in pendenza ed facile perdere lequilibrio durante il sonno. Per 26 rubli ci concediamo di comprare lenzuola pulite, materassino e cuscino, un lusso che qui ognuno ha scelto di avere. Il viaggio si preannuncia noioso. Speravamo di trovare dei pazzi bevitori in treno, invece attorno a noi vediamo solo famigliole che devono attraversare la Siberia per andare da qualche parente. Sembrano tutti seriamente intenzionati ad eclissarsi, ad entrare in letargo per poter sopportare cinque giorni di treno. Non accettiamo assolutamente la situazione e non facciamo altro che andare su e gi a guardare le ragazze dei vari vagoni, a comprare qualche birra al bar del treno (il mitico PECTOPAH) oppure a fumare le sigarette nello spazio tra un vagone e laltro, dove si incontravano i tabagisti da competizione. (ci siamo comprati diversi pacchetti di , le sigarette pi economiche, che ci assicurano sicuro disprezzo delle ragazze pi carine ma la stima dei pi duri operai). Un altro diversivo era andare nella testa del vagone a fare rifornimento di acqua calda per fare un (t). Cera infatti un samovar in ogni vagone per provvedere allacqua calda: un vero toccasana quando la temperatura scendeva ed il carbone per il riscaldamento scarseggiava. Ma la nostra vera salvezza fu scoprire che potevamo prendere una scacchiera dal capovagone e giocare contro quei pazzi di russi: tornei agguerritissimi dove in palio sembrava ci fosse davvero la supremazia tra occidente e il mondo sovuetico, latmosfera era tesa ed ogni partita era una sfida internazionale tra Kasparov e lo straniero sconosciuto. Ben presto scopriremo che il tempo qui non conta ormai pi, scandito dal treno, si dilata o si restringe soggettivamente, semplicemente per noi non scorre pi e per quanto ne so potremmo essere su questo treno da sempre. Sul treno dormire difficile e affatto soddisfacente, nel mio posto ho almeno 35 gradi credo, il paesaggio uguale, immobile da 12 ore; lunica variante stata una discesa di 10 minuti ad una stazione con un nome incomprensibile; non so dove sono, non so che ora : il Bajkal Train. Restare nei corridodi scomodo e noioso: posto non ce n, la gente dorme anche di giorno, dappertutto, cos ci muoviamo di continuo, leggiamo, assumiamo tazze di t ai frutti di bosco. Scendiamo ad ogni stazione per respirare un po (i vagoni iniziano a puzzare di cibo e di ogni possibile umore corporeo), e per fare quattro passi senza essere obbligati a procedere in linea retta, per cercare in dieci minuti di comprare qualcosa dalle babushke che accorrono alle stazioni prima che il treno riparta. Alle stazioni la rivalit mostruosa, dal treno lunghissimo scendono moltitudini di persone affamate in cerca di uova, pane o acqua, e se non si abbastanza rapidi si rischia di trvare solo pesce secco sotto sale, e assicuro chiunque, a colazione non il massimo dopo una sbornia! La sera scende il freddo siberiano, un omino addetto a spalare il carbone dentro alle stufe; costretti dal freddo che sale i gradini dei vagoni, finiamo al bar ad ubriacarci; con soli quattro dollari riusciamo a festeggiare tutta la notte, grande! Conosciamo Paola Ravacchioli ed il suo amico Eric. Lei unitaliana di 39 anni che vive in Lussemburgo; veramente un fenomeno: credo parli allincirca sette lingue perfettamente, stanno andando in Mongolia a Ulaan Baatar. La transiberiana infatti ha due rami principali che si dividono a Irkutsk: uno porsegue per Vladivostok e laltro va ad Ulan Bataar e poi Peking (Pechino). Con lei cera Erik un israeliano veramente simpatico, un po pazzo ma estremamente divertente. Dopo una minestra liofilizzata che Zorane aveva saggiamente portato dalla Croazia ci corichiamo stanchi morti. 13/8 Ci mancano ancora 48 ore circa: due giorni e due notti. Fino ad adesso abbiamo trascorso 31 ore su questo treno.

Con la lingua inizio a sbrigarmela, conosco non pi di trenta parole ma riesco a farmi capire. Sto realizzando sempre pi velocemente che dopo linglese e lo spagnolo, il russo forse la lingua pi diffusa al mondo, probabilmente persino pi importante del francese: pensandoci bene in quasi tutta lAsia Settentrionale ci si pu far capire parlando russo, suppongo anche in Cina ed in Mongolia sia facile trovare qualcuno che parli un po di russo. Ieri notte abbiamo passato gli Urali ed ora siamo sicuramente in Asia, Zorane mi ha detto che sul confine c'era una stele rossa illuminata ma io non ho visto nulla. Stamattina siamo scesi in una qualche grande stazione, la sosta infatti stata di ben 20 minuti, durante i quali gli addetti della stazione hanno come al solito testato la salute dei freni di ogni vagone del treno percuotendoli con martelli; il tutto produce un piacevole cotrappunto di strani rintocchi smorzati. Dopo gli Urali la vegetazione sembra mutata considerevolmente. Approfittiamo del tempo per parlare di politica, dopo un paio di birre mi piace sempre un sacco sapere da Danko e Zorane di come sia stata per loro la guerra serbo-croata in prima persona, per capire come possano essere viste le cose da un punto di vista interno, per venire a conoscenza dei fatti nascosti allopinione pubblica mondiale, dei misteri irrisolti, ecc.. il clima buono ed il temo passa tra un sorso e laltro. Stanotte arriveremo a (Novosibirsk la capitale della Siberia). La sera finiamo come al solito al Pectopah e facciamo un casino totale fomentando una vera e propria rivolta nel bar. Avevamo dato appuntamento a tutti i passeggeri stranieri. Ci ubriachiamo, le birrre non finiscono pi, nonostante la polizia del ristorante ci dica di non fare rumore, forti del fatto di essere cos tanti ci mettiamo a cantare canzoni di tutte le nazionalit presenti. Continuiamo cos fino alle quattro; i russi sono spiazzati. 14/8 Ci siamo meritati un premio; andiamo al PECTOPAH (ristorante) e ci prendiamo un (Borsh: un brodo di carne e verdure) con birra, naturalmente. Il servizio pessimo, ci trattano davvero scortesemente; credo vogliano che ce ne andiamo di corsa per preparare la cena per i vecchietti inglesi che non prendono solo il brodo come noi ma spendono molto di pi, cos piantiamo un casino, ma tanto alla fine dovremo tornarci per comprare altra birra! Verso met pomeriggio passiamo davanti ad un paesino, i russi vicino ci dicono che importante: il villaggio in cui nato Rasputin il consigliere dellultimo zar Nicola Romanov. Nel vagone ristorante finalmente arrivano gli altri ragazzi stranieri del treno e iniziano i festeggiamenti, lultima sera assieme, anche se con meno clamore di ieri sera! bello sentire che tra noi passeggeri si creata una sorta di comunit straniera festaiola, contrapposta alla prepotenza delle cameriere sovietiche del vagone ristorante; e noi siamo i fomentatori delle rivolte e della disobbedienza civile. ON THE ROAD IN BURIATIA 15/8 La mattina arriviamo a Irkutsk, distrutti ancora dallalcol eccessivo durante tutto il viaggio e puzzolenti; alla stazione sono vengono a prenderci Yekaterina (per gli amici Katja), che Danko ha conosciuto a Trieste, Aliosha, un amico e il padre di Katja. Ci portano a casa di Katja. Ci vergognamo un po delle nostre condizioni, ma siamo felici di sapere che ci ospiteranno a casa loro; sono gentilissimi: i genitori di Katja andranno a vivere dalla zia e ci lasceranno lintero appartamento per una settimana. Sono persone magnifiche e noi siamo troppo fortunati, non avremo mai sperato tanto! Aliosha e Katja vedendo (ma soprattutto sentendo) le nostre condizioni fisico-igieniche, decidono di portarci a visitare una sauna; per me il paradiso, mi gira ancora un po la testa per la sbornia dellultima sera, ma una sauna quello che ci vuole per espellere dal mio corpo tutto quel alcol. E una sauna di lusso: c una piscina aromatizzata di acqua gelata e la sala tutta per noi, restiamo unora, anche se ci sembra uninfinit,

A pranzo la mamma di Katja ci prepara delle squisite omelettes di caviale rosso e dellimmancabile Borsh. Il pomeriggio lo passiamo in giro per la cittadina, ci sembra stranamente composta; ci chiediamo se siamo veramente in Asia, tutto ci sembra come la Russia europea, ci aspettavamo qualcosa di pi stupefacente: pulita, grigia, nessun baracchino come a Mosca, poca vita, niente Shaurma, niente negozietti Kruglosutochno (24 ore)! Dobbiamo cambiare dei dollari ed io i miei soliti travellers cheques, che rottura! un altro casino: perch a Irkutsk rispettano gli orari europei ed gi tutto chiuso. Alla fine, tramite delle informazioni indiscrete raccolte genuinamente sulla strada, veniamo a sapere che in uno dei pi grandi alberghi le guardie cambiano dollari a un cambio non favorevole come quello di Mosca ma miglire di quello che si trova solitamente qui. Ci andiamo un po sospettosi ma tutto fila liscio, ci portano in una stanzetta, il solito cambio nero, ci danno quanto ci spetta e ce ne andiamo. In Russia e nelle repubbliche ex-sovietiche ma soprattutto in Uzbekistan il cambio nero molto pi vantaggioso del cambio regolare in banca. Non ci capisco granch di economia ma penso che la mafia la gen te sia interessata ad avere dollari per la loro maggiore stabilit di mercato rispetto al rublo, e ancora a maggior ragione rispetto al sum uzbeko; quindi pur di averne sono disposti a pagarli pi che una normale banca. Felici di essere di nuovo ricchi, o meglio nel nostro caso in grado di acquistare qualcosa, ci fermiamo nella piazza centrale e prendiamo degli Shashlik (spiedini) con pane e cipolla e tre birre; delle ragazze ci sorridono, e noi da bravi babbei ci sentiamo al momento giusto nel posto giusto, tre sigarette e siamo i boss dellAsia. YES! Visti i soliti casini che abbiamo incontrato puntualmente allacquisto di un biglietto di treno per spostarci in Russia, decidiamo di andare subito a prender i biglietti per andare da Novosibirsk ad Almaty in Kazakistan. Siamo molto preoccupati perch il mio visto di transito per il Kazakistan dura solamente 32 ore (gi troppo poche per attraversare un paese grande poco meno dellEuropa Occidentale) ed inizia il giorno 30/8; per sfruttare al massimo il tempo concessomi dovrei prendere un treno che parta il 29 da Novosibirsk, che attraversi la frontiera con il Kazakistan dopo la mezzanotte e sperare ad Almaty di trovare di corsa una corriera per Bishkek (la capitale del Kirghizistan), che mi permetta di lasciare il paese prima della mezzanotte del 1 agosto. Fortunatamente in stazione, anche se un caos come al solito capire quale sia lo sportello al quale dobbiamo rivolgerci, troviamo un poliziotto estremamente gentile, parla un buon tedesco e mit ein bisschen Glck, ci porta nel posto giusto. Dopo dieci minuti di torrida conversazione in russo scopriamo che la signorina dello sportello parla inglese. Scatta un ola. In pi estremamente disponibile: riesce a trovare un posto perfetto per la mia disperata situazione. Scopriamo che i treni per Almaty partono a giorni alterni. E un caso fortunato che quando ho richiesto il visto al console kazako a Mosca, nella fretta, io abbia scelto il giorno in cui parte un treno da Novosibirsk. In pi lorario ottimo: sembra che il treno attraversi la frontiera verso le 4 di notte del 30 e che arrivi a Almaty il 31 mattina, quindi addirittura un giorno prima di quanto sperassi. Compriamo i biglietti, 30 $ a testa circa. Qui in Asia che ci sta andando tutto bene! Usciamo felici e incontriamo per pura coincidenza i francesi che erano con noi in treno; dobbiamo festeggiare cos paghiamo da bere in un ristorante cinese vicino alla stazione. Costa tantissimo, ma non ce ne frega; anzi, non contenti, compriamo anche sigarette; questa volta le mitiche , le sigarette futuriste. Risparmiamo per giorni evitando di comprare articoli indispensabili per la nostra sopravvivenza come cibo o medicine, e poi, tutto quello che abbiamo faticosamente messo da parte, lo sperperiamo in birra in una sola sera e offrendo da bere a gente consciuta al volo; cos siamo sempre da capo e dobbiamo ricominciare a tirare la cinghia. Ad onor del vero bisogna ammettere che siamo per legittimati dal fatto che ci divertiamo e tutto ci va sempre troppo bene. Riusciremo a prendere per un soffio lultimo autobus che ci porta alla casa di Katja: durante il viaggio i soliti ubriachi ci importunano, avendoci sentito parlare unaltra lingua; io dico di essere sloveno (secondo i croati non una buona idea la nazionalit italiana), infatti i fratelli slavi

(bratiaslaviani cos amano dire) dovrebbero essere pi rispettati; ma sinceramente a me sembra che rompano a chiunque a prescindere dalla nazionalit. A casa ci aspettano dei piatti coloratissimi di pomodori gialli e rossi, olive e Omul, un pesce che mi ricorda vagamente il salmone, che popola le acque del lago Bajkal e molta vodka (qui si va gi pesante durante i pasti!). Ogni piatto cucini la madre di Katja delizioso. 16/8 La mattina dormiamo fino a tardi, ci svegliamo credo alle 12, facciamo colazione con pane e marmellata e andiamo in centro in cerca di un internet caf per scrivere a tutti che siamo ancora vivi, poi via in auto con il padre di Katja verso il lago Bajkal, la nostra seconda meta di viaggio dopo Mosca. Durante il tragitto ce la facciamo sotto: il padre guida una autovettura giapponese (qui sono molto diffuse, essendo migliori di quelle russe ma costando molto meno di quelle occidentali, per ovvi motivi di importazione) con il volante a destra: per aver la visuale al momento del sorpassaro sta continuamente nel centro della strada, come anche parecchi di quelli ce ci vengono incontro, la qualit delle strade inoltre pessima e non esiste linea di mezzaria; in pratica tutto affidato al caso, in pi il padre di Katja sembra amare le alte velocit, io non me la vedo bene ed un paio di volte penso al peggio: dopo 15 assurdi kilometri di strada sali e scendi ci fermiamo in un boschetto ad un paio di kilometri da Listvyanka: la localit turistica pi famosa della costa occidentale del lago. Ci addentiamo tra i pini e davanti a noi si apre una cittadina di meravigliosi edifici in legno: una citt-museo che fu costruita ed abitata dai cosacchi. Il padre di Katja ci spiega che i cosacchi erano dei veri e propri pionieri: si stabilizzavano ai confini dei domini dello zar, sia per arrestare le orde mongole dirette verso le grandi citt della Russia, sia per prendere possedimento dei territori allargando i domini dello zar, sia alla ricerca di materie prime. Costruivano le loro case, le stalle, le chiese senza utilizzare nemmeno un chiodo: tutto si sorreggeva con lincastro degli assi di legno; ci sono alcuni esempi di arcate, oppure addirittura di cupole, interamente realizzate con tasselli minuscoli di legno lavorato, un puzzle architettonico strabiliante. Ci fermiamo davanti ad una vecchia dacia a giocare con dei trampoli assieme al padre di Katja. A guardarle bene queste vie impolverate tra le case deserte sembrano quelle dei film di Sergio Leone: lerba secca che rotola spinta dal vento e queste case di legno; non sembra davvero di essere lontani dal nuovo continente, dal far west americano. Alle cinque finalmente ce ne andiamo a Lystvianka, finalmente potremo ammirare il mitico lago BAJKAL. Lungo la strada Kate ci racconta la leggenda del lago. Il Bajkal famoso per aver numerosissimi emissari ma un solo immissario: lAngarsk. Si narra che dei piccoli fiumiciattoli che si dipartono dal grande lago uno, lAngara, il fiume che bagna Irkutsk, fosse la figlia prediletta del lago e che si fosse perdutamente innamorata di Angarsk; una notte fuggirono assieme e per la rabbia il grande padre Bajkal scaravent una grande pietra allinterno del suo bacino: la sciamana, la pietra degli sciamani. Tutti questi racconti avevano stimolato la nostra fantasia di fanciulli, ma la visione di Listvyanka ha tolto ahim tutta la poesia e il fascino al grande lago: linquinamento selvaggio da ogni parte rende poco attraente la visione ma il lago non sembra niente di cos sorprendente come pensavamo. Nella cittadina balneare ci sono vacche dappertutto (scoprir che questo legato alla religione sciamana che alla base della cultura di questa regione della russia), difficile quindi spostarsi con le automobili, fortunatamente troviamo un posto a parte e ci immergiamo nellacqua gelata per provare lebbrezza di fare il nostro primo bagno in Asia. Lacqua sembra pulita anche se il lago non ci sembra nulla di speciale. Rientriamo la sera affamatissimi e ci aspettano i soliti Pilmini con smetana (ravioli con panna) che per preparati dalla mamma di Katja sono davvero insuperabili. Usciamo a comprare ancora sigarette questa volta tocca alle . Aprendo il pacchetto ci accorgiamo che hanno solo due centimetri di tabacco nero e un filtro in cartone lungo almeno otto centimetri, ci mettiamo a ridere. Scopriremo invece che sono per gli operai che, inforcandole con i guanti, possono lavorare ed a fumare allo stesso tempo, geniale no? La sera Danko avverte i primi problemi di salute di viaggio: nonostante abbia trangugiato grandi quantit del suo miracoloso carbone, ha la diarrea e non vuole uscire, cos partiamo soli io Katja e Zorane. Camminiamo sulle sponde dellAngara: il fiume che bagna Irkutsk. Al centro si apre

unisoletta artificiale che ospita lorgoglio architettonico di Irkutsk: un edificio a forma di conchiglia che ricorda, con le dovute proporzioni di dimensionie e gusto, quello sulla spiaggia di Sydney, una fontana coloratissima i cui fasci luminosi sembrano cambiare seguendo il ritmo della musica e una discoteca che ci dicono essere pi economica di tutta la Siberia (1 dollaro lentrata) ma anche la meno raccomandabile per le risse frequenti. Beviamo qualcosa ma siamo stanchi cos torniamo presto a casa. Troviamo Danko che si rimesso un po in salute ma davvero preoccupato per le nostre spese: se continuiamo cos non riusciremo mai a compiere il nostro viaggio fino in fondo: solo nei primi 9 giorni a Mosca, secondo i suoi calcoli, abbiamo speso 180 dollari in birre, per non contare il resto, ci proponiamo di smettere di bere stupidamente e ci addormentiamo; surreali zanzare siberiane ci attaccano nel sonno ed il giorno dopo scopriamo che non sono allucinazioni, abbiamo delle reali punture! 17/8 Ci svegliamo miracolosamente belli e pimpanti, per andare a prendere una linea di treno Krugobajkalskaya che dovrebbe portarci a fare il giro della costa meridionale del Bajkal; non siamo rimasti affatto soddisfatti da quello che abbiamo visto ieri, e pensiamo che ci sia sicuramente qualcosa di piu da vedere. Avevamo pensato allinizio di chiedere dei passaggi ai pescatori, ma chiedendo un po a Listvyanka ci siamo resi conto che ci richiederebbe troppo tempo (infatti il bajkal largo fino a 79 km e lungo circa 636 km, pari a 2/3 della lunghezza dellItalia) e troppi soldi: i pescatori hanno sparato prezzi esorbitanti. Ci dirigiamo verso la stazione, ma gli orari, che Katja ci ha fornito il giorno prima, sono sbagliati, cos salta tutto il nostro piano! Decidiamo di andare a vedere se Olga ha risposto ai nostri mail; i dollari che ci restano iniziano a scarseggiare e lei ci aveva parlato di un suo amico a Novosibirsk che potrebbe ospitarci gratis, sarebbe lunico modo per noi di alloggiare laggi. Dobbiamo obbligatoriamente passare di l dopo il Bajkal se vogliamo andare ad Alma-ata; e non possiamo permetterci un hotel. Non ha ancora risposto ai nostri mail cos la chiamiamo al telefono, la cerchiamo da Yuri a Mosca, ma ci dice che partita per Leningrad. E impossibile raggiungerla! Cambiamo i soldi e attraversiamo tutta la citt per andare alla stazione degli autobus. Qualcuno ci ha sconsigliato la Krugobajkalka e ci ha suggerito di andare a (Huir), la citt sullisoletta di Olhon, raggiungibile solo con autobus a giorni alterni, situata a qualche centinaio di kilometri sopra la localit di Listvyanka. I biglietti del bus costano cari: 8 $ per sole otto ore di viaggio, li acquistiamo per il giorno dopo. Nel recarci dal tram la stazione delle corriere avevamo notato un grande mercato cittadino ci torniamo davanti e ci divertiamo a fare un po di spesa: carne, cipolle, patate, cappucci, smetana e quella specie di ricotta per la cena, birre e kefir, qualche pacchetto esotico di sigarette. Usciamo e ci spostiamo verso una zona della citt chiamata Shan hai ka (letteralmente la Shangai di Irkutsk), infatti il quartiere dove c il mercatino orientale; non granch, vendono oggetti taroccati: pile panasoniG o le scarpe della nikY. Da l arriviamo quasi per caso su un colle dove si apre un parco di divertimenti, le giostre sono colorate ma le tinte sono surreali, nemmeno negli anni sessanta in Italia i colori erano cos mal abbinati; una banda di fiati suona motivi circensi per fare da sottofondo alle giostre, tra le quali la pi gettonata sicuramente il tagad. Non ci sono nemeno le protezioni laterali, pericolosissimo ma i genitori mandano incoscienti i loro figli comunque. Prendiamo un po di zucchero a velo e una bevanda dolciastra insopportabile. E qui che inizia la nostra passione per lo sladoled (gelato), si compra a poco prezzo (4-5 rubli 1/5 di dollaro) sui baracchini in ogni strada ed buonissimo. Torniamo a casa e prepariamo una cenetta coi fiocchi! Programma per la serata: la discoteca che si trova in centro al fiume Angara, ma siamo ancora poco convinti di entrare, Aliosha telefona ad un amica, Masha che lavora come centralinista per una compagnia di taxi, ce ne manda uno a prenderci. Danko un po preoccupato per la nostra sicurezza, io invece spingo per entrare anche se con un po di incoscienza. Arriviamo davanti e troviamo Aliosha e la sua bella amichetta mora, e Masha con una sua amica che parla poco. Ci sediamo fuori dalla discoteca per riflettere sul da farsi, non siamo molto daccordo tra noi. Dopo

cinque minuti la prima rissa: delle persone vengono strattonate fino alluscita e malmenate abbastanza pesantemente da tre buttafuori, che continuano a pestare i due ubriachi anche quando non sono pi in grado di difendersi, poi li lasciano l sullasfalto, arriva unambulanza che li porta via e la polizia per verificare laccaduto. Tutto sembra normale e si continua tranquillamente. Siamo ancora visibilmente scossi, quando dopo 10 minuti la scena si ripete: un'altra rissa interna che viene sedata con estrema violenza dai buttafuori, senza naturalmente cercare di appurare chi avesse ragione o torto. Qui funziona cos ci dicono se non ne hai prese abbastanza dagli ubriachi dentro ci pensano i buttafuori allesterno, infatti non hanno diritto di metterti le mani addosso allinterno cos la soluzione semplice: trascinarti fuori per poi riempirti la faccia. Siamo un po sconvolti e vedendo la scena non ci va molto di entrare. Insisto: Pensate, quando mai avremo loccasione di entrare in una discoteca siberiana? Pensate quando lo racconteremo in Italia! cos alla fine ci buttiamo, la signora che ci fa il biglietto alla cassa sente il nostro accento e, per rassicurarci, con estremo tatto ci sconsiglia vivamente lentrata; ci suggerisce almeno di non aprire la bocca con nessuno e di restare raccolti tutti assieme. Cos ci dicono anche i nostri amici russi, con aria estremamente seria. Io mi sento le palle in gola anche se muoio dalla voglia di vedere il posto. Si entra da un cancello, la discoteca allaperto: un terrazza sul mare, ci sono al massimo cinque fari quindi non si vede nulla e la musica spazia della dance che si ascoltava in Italia negli anni ottanta, cantata per in russo, fino al break-beat inglese gi po datato (i primi chemical brothers) fino alle Tattoo (che ancora non passavano su MTV, ma erano un boom in tutta la Russia per il loro dichiarato lesbismo) e per finire il metal piu becero, tutto insomma. Si immagini ora di far mixare tutta questa immondizia da un ragazzino di sedici anni che cercadi fare il Dj ad una festa di compleanno liceale ed avrete leffetto discoteca siberiana; naturalmente mi sono divertito infinitamente a ballare quella roba. Arriviamo a casa alle tre e ci mettiamo a letto alle quattro. 18/8 Naturalmente non riusciamo a svegliarci alle sei di mattina, come ci eravamo prefissati la sera prima. Dovevamo alzarci presto per attraversare, come zombies, la citt e predere lautobus (di cui avevamo gi i biglietti) per andare sullisoletta di Olhon. Quando guardiamo la sveglia, ancora semi sbronzi, segna le 14. Per giunta siamo tutti punti dalle zanzare fantasma che popolano i sobborghi di Irkutsk solo la notte. Danko sostiene anche di averci svegliato allora giusta, ma nessuno gli crede naturalmente! Colazione positiva ricca di felicit e a base di umorismo (stavamo per squoiarci tra noi) e via alla stazione assieme ad Aliosha, sperando di poter tornare i biglietti ed avere cos un risarcimento, tanto le cose ci stanno andando tutte lisce; e poi, se anche in un paese ricco e democratico come lItalia non ci risarcirebbero mai in un caso come questo, perch non dovrebbe funzionare in un posto rigido e altamente burocratizzato come la Russia? Ridono in faccia a noi e al nostro amico russo, perch mona e ci ascolta! Ma abbiamo unidea geniale; da un po di sere abbiamo labitudine tra noi di fare un po di lotta prima di addormentarci, anche per sfogare quelle PICCOLISSIME tensioni di viaggio che si accumulano tra compagni a forza di stare cos tanto tempo assieme; i segni si vedono: graffi, lividi e ampie scorticazioni sui fianchi provocate da urti contro gli armadi della casa di Katerina. Cos diamo tutta la colpa del ritardo ad un presunto incidente che ci ha fatto perdere tempo e per giustificare la cosa io mostro le ferite sulla mia schiena con aria gravosa; siamo convinti, ma ben presto cediamo davanti alla faccia seria della signorina; come ultima soluzione offriamo sconsolati di darle mezzo prezzo del biglietto se ce ne facesse uno nuovo; niente, alla fine ne compriamo altri tre, che imbecilli! In un giorno abbiamo perso 8 dollari a testa, cazzo! Circa 30 birre! Decidiamo di prepare una cena tutta italiana per la madre di Katja e cos via di nuovo al mercato. E davvero difficile trovare degli spaghetti, per non parlare del parmiggiano da gratuggiare, scelgo a caso. Poi il resto del pomeriggio lo consacriamo a visitare lultima parte che ci resta della citt: le chiesette ortodosse (splendide davvero) e lunica chiesa cristiana di tutta Irkutsk. Rientriamo a casa e io dirigo le operazioni per preparare la pasta, ma il risultato ahim terribile: gli spaghetti dopo un minuto di cottura si sono tutti fusi assieme formando una poltiglia gialla informe, che per di pi inizia a gonfiarsi assorbendo acqua, pulsa ormai di vita propria; scolo di

corsa il tutto e lo mescolo con la salsa di pomodoro; servo il mio bolo disgustoso e dopo un paio di bocconi (non era possibile mangiarlo a forchettate) decidiamo di darci alla birra. 19/8 Questa volta ce la facciamo a prendere il bus; siamo fortunati perch il tempo sembra essere buono, forse potremo dormire allaperto, ed in questo modo recuperare i soldi che stupidamente abbiamo buttato ieri. La corriera abbastanza comoda, anche se adatta a persone di dimensioni minuscole (le mie ginocchia stanno a malapena tra i due sedili), e la gente sembra tranquilla. Raccolgo qualche informazione sul Bajkal: oltre ad essere gigantesco, un lago incredibile perch si formato pi di 20 miilioni di anni fa e nelle sue acque si possono trovare organismi animali inesistenti in qualsiasi altra parte del pianeta. Il Bajkal il lago pi profondo al mondo: arriva a pi di 1700 metri e, a dire dei russi, ha 2/5 dellacqua potabile dellintero pienta; se fosse davvero cos sarebbe un bene preziosissimo per lintera umanit. Approfitto del lungo viaggio per dormire un po. Quando mi risveglio e ci troviamo nel mezzo di una vallata sterminata, corrugata lievemante da dolci collinette, la vegetazione bassa, potrebbe ricordare quella inglese, ma molto pi secca e sbiadita nel colore. Non siamo cos distanti dal deserto mongolo del Gobi e solo adesso me ne accorgo. Siamo diretti a (Huzhir), un piccolo villaggio al centro dellisolotto O (Olhon) il pi grande del lago Bajkal. La strada uguale ed interminabile da qualche ora: un sonnifero che fa effetto, i miei occhi si eclissano dietro le palpebre e quando mi risveglio nulla sembra essere mutato; a destra ed a sinistrra prati verdi di erba bassa sconfinano nel nulla, potrebbero distenderesi in infinitamente oltre lorizzonte. Ogni tanto una capanna di legno rompe la tranquilla monotonia del viaggio, qualcuno scende ad una fermata fantasma con tanto di surreale pensilina azzurra in cemento armato. La strada si piega interminabile davanti ai nostri occhi, la vediamo oscillare andare su e gi dolcemente. Presto la parte asfaltata finir e ci saranno solo sassi per almeno quattro ore. I lavori per completare le strade in Russia sono immani: una lotta impari tra luomo e la natura che si protrae da secoli. La ferrovia transiberiana, unico collegamento efficace tra ovest ed est cost la vita a migliaia di persone, ed ancora adesso le strade che collegano le maggiori citt non sono del tutto completate, ancora ci sono migliaia di kilometri da asfaltare. E vero quanto si dice in una delle fantastiche legende metropolitane sulla Russia: qualcuno mi aveva raccontato del fatto che i tassisti russi sugli Urali mettessero le auto in folle per risparmiare carburante in discesa. Beh, assisto ad ancora peggio: stiamo percorrendo un tratto denso di pronunciate colline e la strada stata tracciata in modo da non aggirarle, lautista spegne il motore della corriera in discesa ma lo riaccende a met della salita per raggiungere la vetta e poter nuovamente spegnere il mortore, il tutto provoca un effetto ad altalena nauseante per una decina di km. Finalmente ci siamo, davanti a noi si apre unimmensa distesa dacqua; ci fermiamo sulla sponda ad ammirare le scogliere che si gettano violentemente nello specchio trasparente. Su questa sponda ci sono persone accampate dovunque in attesa di poter attraversare il breve tratto dacqua. Prendiamo un piccolo ferry che ci porta sullisoletta di Olhon e da l ripartiamo in autobus; passiamo attraverso diversi villaggetti tutti in legno, con minuscole stradine di sabbia, e cimiteri recintati; alle 16 raggiungiamo infine il villaggio di Huzhir: la cittadella non ha strade (solo qualche via di polvere battuta dalle mucche che vagano liberament) e sembra davvero povera: cani randagi e casette di legno. Ci sono solo due piccoli negozi di alimentari ma nessuno dei due provvisto di frigorifero, cosicch nessuno degli alimenti che vendono: formaggio, carne, yogurt, formaggini, pu essere considerato come sano da ingerire. Le mosche che si appiccicano sopra ogni cosa rendono il tutto ancora meno appetitoso. Ci servono delle informazioni cos ci rivolgiamo allunico posto quasi turistico del villaggio: la Gostilnica (pensione) Bajkal. Ci fanno capire che costa 100 rubli a testa per dormire ed altri 250 se vogliamo tre pasti a testa al giorno. E decisamente troppo per noi, rifiutiamo, troveremo qualcosa, ma io spero davvero di convincere Zorane a dormire allaperto, sotto le stelle. Andiamo in

esplorazione verso la spiaggia per riposarci: mentre scendiamo stanchi per la stradina sterrata che si snoda tra cadaveri di navi arrugginite, davanti a noi si apre maestoso il lago Bajkal, il vero lago Bajkal, quello che cercavamo, uno spettacolo meraviglioso: sabbia grossa ed acqua azzurra gelata, una straordinaria meraviglia della natura! Ci adormentiamo rimbecilliti dal sole caldo e dal dolce fruscio delle onde che accarezzano la sabbia e ci risveglieremo con un certo appetito. Dribblando i resti di una passata civilizzazione ritorniamo verso il centro di quella metropoli. Ma il problema quasi ontologico: quando tutto intorno manca, davvero difficile definire qualcosa come centro. Infatti la nostra visita finisce due minuti dopo: una sigaretta davanti allunico negozio sperduto che vende aghi e fili. Zorane va coraggiosamente in perlustrazione e compra dei piroshki (specie di frittelle ripiene di cappucci, patate o uova); li vende una bimba splendida per soli 5 rubli! A fianco a lei un negozio di alimentari. Decidiamo di affidarci alla sorte e con i pochi soldi che ci restano nelle tasche riusciamo ad acquistare larticolo meno caro del negozio: Ktleti di sardine e, naturalmente, tre birre, ma quelle da 8 rubli, le (le birre chimiche la cui schiuma, una volta stappate, continua magicamente ad uscire senza mai fermarsi). Riesco a mangiare un solo boccone di quella roba con del pane e subito il mio stomaco, si oppone, preso da nausea e conati di vomito. Sconsiglio agli altri dal continuare ma Zorane mangia unintera scatoletta di ktleti. Un gruppo di ragazze polacche, che avevamo per caso conosciuto davanti alla stazione dei treni di Irkutsk, ci invitano a passare la notte assieme a loro; accettiamo, anche perch siamo soli, cos le seguiamo per venti minuti fuori paese nella completa oscurit. Arriviamo ad una spiaggia buia ma piena di fal accesi, grandi vicini e minuscoli in lontananza, tremolano e poi si spengono; sono quasi tutti polacchi quelli che dormono sulla spiaggia, per loro hanno la tenda ci dicono le ragazze voi siete pazzi, senza nulla morirete di freddo, ci allungano un po di vodka e qualche sigaretta; stiamo a parlare a lungo ma alla fine ci distendiamo nei sacchi a pelo vicino alla loro tenda. Nonostante abbiamo messo dentro ai sacchi a pelo tutta la biancheria che abbiamo negli zaini, riesco comunque a tremare, prima di addormentarmi stremato per la stanchezza. Il vento forte e penetra attraverso la stoffa. La notte passer lentamente. 20/8 Alla fine dormo abbastanza bene, anche se mi risveglio tutto tremolante davanti allalba rosata che colora il cielo siberiano difronte alla spiaggia, Zorane e Danko si svegliano infreddoliti; Zoran non sta bene, ha vomitato tutta la notte i kotleti di sardine; non stata una gran pensata cercare di finirli! Con stupore scopriamo che il peasaggio in cui abbiamo dormito una pineta palustre, munita persino di sabbie mobili. In 20 minuti, con la nostra tipica calma, ariviamo al villaggio, attraversiamo le stradine deserte e andiamo a fare colazione con del buon (t) caldo al negosio in centro; conosciamo i primi buriati 100% (la popolazione indigena della regione), sono sbronzi marci di vodka alle 9 di mattina, e insistono perch ne beviamo anche noi insieme a loro. E del tutto impossibile ragionare, siamo costretti a vuotare il bicchiere, e a fumare con loro, e in pi a fare colazione con pesce crudo: lOmul, il pesce che abbonda nel lago Bajkal. Li lasciamo in fretta: un russo sbronzo un russo pericoloso. Torniamo sulla spiaggia vicino al porto, Zoran sta male e Danko non vuole muovere un muscolo, cos io parto a cercare un passaggio per andare dallaltra parte dellisola. I ragazzi polacchi ieri sera ci hanno detto che la parte pi bella e selvaggia del lago si vede andando allaltra estremit, non ci sono strade ma ci si pu arrivare in camion attraverso la foresta. Credo che il posto si chiami , Cap Hoboy; con questo nome che mi risuona in testa mi dirigo verso il paese. I polacchi sono gi partiti. La prima idea andare di nuovo alla Gostilnica Bajkal per raccogliere informazioni ufficiali; mi dicono che ci sono delle partenze a giorni alterni, ce n una il pomeriggio stesso ma assurdamente cara: 15 dollari a persona in jeep! Come fanno i russi ad andare dallaltra parte? Questa la domanda a cui cerco la risposta. Cos giro sconsolato per le vie, quando per caso incontro una ragazza che parla bene inglese. E buriata: suo viso sembra molto a quello dei mongoli (siamo a poche centinaia di km dal confine): occhi a mandorla e carnagione scura, religione sciamana o anche buddista nelle parti pi ad est della regione (ad esempio a Ulan Ude, il capoluogo). La ragazza mi consiglia poi di rivolgermi ad un

certo Nikita, il boss che controla tutto il turismo e gli spostamenti dellisola, essendo uno dei pochi che capisce linglese e che pu intercedere con chiunque mediando tra gli isolani e gli stranieri. La gente chiede davvero poco per i servizi che offre (ad esempio i camionisti o le guide) ma lui essendo il solo che pu procurare loro tutti questi lavoretti con gli stranieri, si fa una cresta del 300%; essendo in generale un turismo ricco quello che approda qui: tedeschi, francesi o americani che viaggiano con grandi compagnie aeree direttamente sul Bajkal, Nikita si sente legittimato nel suo monopolio a dettare i prezzi che pi gli piacciono; in pi qui tutti sembrano daccordo nel proporre gli stessi prezzi: il turismo sembra perfettamente orchestrato allunissono, cos che, anche se chiedo in russo direttamente alla gente per strada di saltare la tappa Nikita, loro comunque chiedono gli stessi prezzi esosi della Gostilnica. C quindi una specie di mafia estesa su tutto il paesino ma che a tutti i turisti sembra andar bene, tanto hanno i soldi per pagare qualsiasi capriccio degli isolani. Finch tutti si rivolgono a lui ed accettano di buon grado i suoi prezzi, tutto andr bene. Cos dopo vari tentativi, un po scoraggiato decido di rivolgermi a lui; abita in una bella casa ai limiti del paese dopo un laghetto putrefatto, ci metto del tempo per trovarlo. Chiedo di Nikita e, dalla tavola imbandita di ogni delizia ed affollatissima di bimbi e donne, si alza un uomo alto biondo, che sfodera un sorriso accecante di 32+32 denti tutti doro. Mi chiede cosa voglio, sembra gentile, io inizio la mia solita scenetta da deficiente col mio russo maccheronico, che tradotta in italiano suonerebbe circa cos: io italiano... abito 7 km da confine yugoslavo... grande guerra: americani bombe BOOM, mio nonno Kaputt mi osserva attentamente lanciando qualche sorriso complice alla gente al tavolo, che gi mi prende per matto! io povero.... non capitalista io povero.... pochi soldi, voglio andare dallaltra parte isola per favore, io studente in visita... no turista io so che passaggio costa meno, io so tutto!, a queste ultime parole scoppia in una risata, mi dice che non si pu, ormai troppo tardi; cera qualcosa fino alle 10 di questa mattina ma ora davvero troppo tardi. miei amici polacchi detto che possibile andare Cap Hobay a 150 rubli, ci pensa un po indeciso, alla fine cede: Va bene, per in terza classe, viaggio non di piacere, felice, rispondo non importa: PLATZKART, io anche spingere, nessun problema, la tavolata ride di gusto. Nikita mi offre 50 grammi di vodka e mi dice di ritornare alle 16 precise. Porto le nuove agli altri due croati che trovo ancora dormienti. Zorane sta un po meglio, faccio il mio secondo bagno nel Bajkal. freddo, ma lacqua splendida. Nuoto fino a un relitto di piattaforma lasciato a pochi metri dalla spiaggia, i bambini ci vanno per giocare; e cavo ed possbile entrarci facendo attenzione alle lamiere arrugginite. Torniamo come promesso da Nikita alle 16 in punto, i croati sono impazienti di vederlo dopo la descizione che ho fatto loro: arriva dopo mezzora con un camion e ci fa salire assieme ad almeno una quindicina di bambini; un pick-up, noi siamo in fondo, Zoran preferisce stare con lautista vista la sua precaria situazione di salute. Il tragitto fuori da ogni aspetativa: lo chauffeur sembra anadre di fretta, corre comme un matto su un terreno totalmente dissestato, non esistono strade, un vero Camel Trophy in mezzo alla foresta siberiana; passiamo a fianco di crepacci, atraverso paludi, Danko ed io rischiamo di cadere almeno una ventina di volte; ad un tratto, come se non avessimo abbastanza passeggeri, lautista, fiutando qualche soldo in pi, carica un ragazzo di S.Pietroburgo e due ragazze. Durante il tragitto ci rendiamo conto che questi bimbi di fronte a noi fanno parte di due classi della scuola di Irkutsk; vanno in gita a vedere lestremit dellisola come noi. La loro maestra, che parla anche inglese, sembra non amare troppo i turisti, ci tratta sgarbatamente fin dal primo momento; ma noi siamo comunque gentili con i bimbi, offriamo biscotti e un po di cibo; sembrano amarci pi della loro maestra buriata, parlano qualche parolina dinglese ma comunichiamo soprattutto in russo. Lautista ci informa subito che non potremo trascorrere una notte a Cap Hoboy perch i trasporti passano di l ogni due giorni ed il nostro tempo scarseggia, inoltre noi abbiamo gi pagato per andata e ritorno in questo viaggio. Dopo qualche chilometro si chiude la foresta e si apre un panorama fantastico, lo splendore del Bajkal: altissime vette che si gettano violentemente nellacqua cristallina del lago, quasi trasparente. I colori sono splendidi e lasciano incantati: lazzuro, verde dellacqua, il rosso ruggine dei licheni, la roccia grigia e cruda sopra la terra scura fumante ed il verde intenso della foresta alle nostre spalle. Lautista si ferma: siamo arrivati al

Picco Dei Tre Fratelli. Scendiamo con tutti i bambini per i sentieri tortuosi tra le scoscese altrure fino al lago, uno spettacolo unico, adesso finalmente stiamo vedendo il vero Bajkal! Dopo la risalita, i bambini si fermano a scampagnare: mi viene porto un pesce appena pescato conservato nel sale, lo apro con le mie mani come fanno loro e sebbene mi sembri strano separo le lische, ne estraggo dei filetti rosati e mangio quasi tutto; buono! Mi danno dei cetrioli la cui polpa viene impiegata come sapone per togliere il grasso del pesce dalle mani. Ripartiamo, tornando al camion faccio amicizia con i bimbi, lasciamo dei ricordi sui totem che troviamo lungo il sentiero (nella tradizione sciamana chi lascia un oggetto sul totem destinato dagli dei a ritornare in quel posto). Lautista ci porta a capo , ed ancora pi bello del picco precedente, visitiamo per unoretta; rientrando Zorane sembra essersi completamente rimesso e viene a sedersi nel retro del furgone con noi. Parliamo con i bimbi che ci adorano, ci chiedono lemail, io avevo delle carte da briscola friulane che regalo loro, una figura ad ognuno, a scelta; sono felici, alla fine li lasciamo al loro accampamento per la notte, mi regalano persino 50 rubli per mangiare al ritorno, sono commosso. Arriviamo di nuovo ad Husgir alle 22 completamente morti; faceva mostruosamente freddo nel retro del pick-up: eravamo coperti con i sacchi a pelo ma tremavamo lo stesso. La sera torniamo al negozio e sorpresa: incontriamo degli italiani, sono dei turisti ma non del tutto deficienti, gi per il fatto di essere arrivati in un posto cos sono di ritorno dalla Kamcatka, ci raccontano di bagni strepitosi in gaiser caldi mentre fuori la temperatura e di parecchio sotto o zero, deve essere sicuramente un posto incredibile. Mangiamo piroshki, caldi finalmente, e pozi (carne avvolta in una sfoglia fritta). 21/8 Dobbiamo tornare ad Irkutsk, andiamo di buon mattino a cercare il nostro autobus; per fortuna allandata abbiamo comprato i biglietti anche per il ritorno, perch ci dicono che lautobus gi tutto riservato da ieri, tutti i posti liberi sono gi stati venduti! Sullautobus salgono fin troppe persone, stracolmo. Lautista ogni cinque-sei kilometri riesce comunque a caricare altri passeggeri che si sistemano dovunque; alla fine sfila persino da sotto i sedili delle sbarre di ferro che posiziona tra le due file di posti, proprio in mezzo al corridoio, cos creando un ulteriore fila per altri passeggeri. Stiamo in quellautobus dalle 9 fino alle 17 completamente immersi nella puzza di pesce e nel sudore. Il personaggio magico del viaggio un ubriacone, questa volta fascino selvaggio un po Valanzasca: il bello e maledetto; ci prova senza sosta con ogni donna dellautobus, lo osserviamo attentamente per cogliere la sua tecnica; abilissimo: riesce a intraprendere e mantenere una conversazione senza mai fermarsi con chiunque; anche se dapprincipio le donne non lo ascoltano per niente, alla fine sembrano addirittura interessate; punta persino una madre di famiglia che viaggia con le sue due figlie, e lei sembra quasi starci! Scendiamo a Irkutsk felici di sentire di nuovo la circolazione sanguigna negli arti inferiori, andiamo di corsa allinternet caf; cazzo Olga non ci ha mandato nessun messaggio, era la nostra ultima speranza per poter trovare un posto economico a Novosibirsk! Torniamo da Katja; ho famissima e la supplico di farmi dei pilmini con smetana; in pi prepara per me delle uova sode e birra: un vero miraggio dopo i ktleti! Danko sta male, credo gli sia tornata la diarrea. 22/8 Io e Danko laviamo un po di biancheria nella vasca di Katja, e partiamo per il centro per cercare dei regali per la famiglia di Katja e un PEMONT (sartoria, in questo caso) per sistemare lo zaino di Zorane che si scucito. Compriamo per 300 rubli un porta-pane ed un pela-patate, che abbiamo visto mancavano in casa! Danko e Zorane avevano portato da casa una cravatta originale croata, perfetta per il pap, ed un po di lavanda con la quale abbiamo confezionato un pacchetto ricco dei profumi mediterranei. La sorpresa li fa contentissimi, ci invitano a passare due giorni nella dacia dello zio di Katja: la famosa casa di campagna che ogni rispettabile russo ha in qualche sperduto paesino! accettiamo pi che onorati. Katja ci accompagna alla stazione a prendere lElectricka (specie di metr periferico) per andare ad Angarsk: la grande cittadina nella quale sarebbero venuti poi a prenderci lo zio di Katja e parenti vari per portarci alla dacia in campagna. Appena lo

conosciamo ci accorgiamo che un tipo simpatico: ci porta a fare la spesa, e ci dice che se proprio vogliamo offrire qualcosa, possiamo prendere delle birre: niente di pi appropriato a noi. Suggerisce 20 bottiglie da 66! per sicurezza, non si sa mai!, ci dice. Prevediamo una serata impegnativa! Una strada dissestata ci conduce alla dacia, ce ne sono di diverse tuttintorno: quelle vecchie e tradizionali e quelle da veri borghesi, piscine allaperto, pannelli solari, idromassaggi; lo zio ha quella che mi piace di pi: tradizionale ma etremamente accogliente. Ci accolgono gli altri parenti tra cui la nonna di Katja che spassosissima. Dapprima visitiamo gli ambienti della casa, ci sono due grandi locali: un salotto con cucinetta, camera e poi degli altri posti per dormire ricavati nella piccola mansarda (per sfruttare meglio lo spazio ma anche il calore credo); laltra parte, che occupa granparte dellabitazione, la Banja (la tipica sauna russa che caratterizza ogni dacia); composta da tre stanzette adiacenti: una anticamera dove si tiene il samovar per servire il t, e dove si vedono le bocche dei forni a legna per scaldare le pietre, una stanza dove ci si lava uscendo e poi quella vera e propria per la sauna: una piccola stanza (perch si scaldi pi velocemente ed il calori si mantenga pi a lungo allinterno). Veniamo a sapere che lo zio di Katja un vero virtuoso della Banja, resiste pi di ogni altro della famiglia l dentro; ci mostra orgogliosamente che ha fatto una piccola modifica: anzich un solo forno, ne ha fatti tre per avere pi potenza, siamo quasi spaventati. Allesterno dellabitazione c lorto fornitissimo di ogni verdura e frutta, ed una toilette: un buco nel terreno; c anche un naturale impianto di conservazione degli alimenti: una buca ricavata nel terreno con scala per scenderci dentro; sotto davvero freddo: la terra stessa scende sotto i meno 20-30 gradi dinverno, ci mettiamo le birre e risaliamo. Nella casa regna una strana rilassata allegria: si mangiano pinoli di cedro mentre le donne imbandiscono riccamente la tavola per la festa che sta per cominciare: manzo con patate, pesce rosso crudo, gallina affumicata, varie verdure squisite tra le quali anche tre tipi di legumi coreani e soja, formaggio salatissimo e pane del Caucaso. La banja pronta, entriamo, ahim siamo sprovvisti della cuffia e dei guanti che serovo a porteggere il volto, le punte delle orecchie e le mani dal grande calore (sono queste le zone pi sensibili). Lo spietato zio inizia subito alla grande gettando tre padellate di acqua sulle pietre; Zorane e Danko escono subito come razzi, io poco dopo, anche se stringo i denti per resistere al dolore tremendo. Uscendo dalla banja si accede nella stanza a fianco per sorseggiare del caj con miele, ribes rosso o mirtilli; io provo a rientrare, ma ancora riesco a stare ben poco, alla fine ci precipitiamo fuori di corsa e ci gettiamo nel gelato stagno putrescente a fianco alla casa. Lo stagnopalude pieno di fango sporco, sembra di nuotare nel cemento, ma lo zio ed i genitori di Katja lo fanno spensieratamente; Zorane ed io ridiamo come matti guardandoci in mezzo a quella situazione assurda! Mentre sguazziamo nella pozzanghera acquitrinosa si avvicina un grande temporale, annunciato da intensi lampi e tuoni a non pi di qualche chilometro; usciamo di corsa e torniamo in casa a risciacquarci dalla poltiglia melmosa che abbiamo addosso. Salta la luce: mangiamo romanticamente la cena a lume di candela e finiamo ad ubriacarci. Come in ogni cena che si rispetti, magicamente da qualche parte esce una chitarra, cos finiamo a cantare delle canzoni italiane a richiesta: Bella ciao, il Padrino, lInno di Mameli e lintramontabile O sole mio version; i croati esibiscono qualcosa a cappela e per finire io e Zorane cerchiamo di accompagnare con la chitarra i canti dei russi ma o sono ubriachi, oppure i loro pezzi sono davero complicati (direi la prima dele due possibilit) cos impossibile stargli dietro! Ci insegnano a bere la vodka come i russi: dopo ogni sorso bisogna mordere qualcosa di fresco: un cetriolo, unarancia ma a forza di dimostrazioni siamo completamente marci, alluna ci dicono che dobbiamo partire per tornare Angarsk; non possiamo dormire nella dacia perch siamo in troppi, andremo a casa dello zio, che ormai ci vuole adottare, confessa persino che voleva spaventarci allinizio con quella temperatura nella banja e che invece abbiamo resistito bene per degli stranieri, siamo orgogliosi; io sono ormai distrutto e per strada dormo come un bimbo, ci ferma anche la polizia e non so come, ma per miracolo non hanno fatto nessun etil-test, alrimenti avrebbero sbattuto in prigione venti persone!

A casa dello zio la festa continua, il clima ottimo: si conversa di politica, dei rapporti tra Tito e Stalin, della geografia dellItalia, il tutto scandito al ritmo di numerosi bicchierini di vodka; la birre ormai sono finite da qualche ora! io cerco di intrettenere discorsi improbabili ma ormai evidente che sono out; cerco un atterraggio di emergenza su qualche divano. LAKADEMGORODOK, CENTRO DELLA RUSSIA 23/8 E mattino, mi sveglio stordito sul divano del salotto coperto da strane punture dinsetto, mi raccolgono e mi riportano a Irkustsk a casa di Katja. Mangiamo squisite crpes con caviale e borsch. Non ho molto appetito; oggi finalmente partiremo per Novosibirsk. Non sappiamo dove andremo a dormire, non abbiamo molti soldi da spendere e Olga non ci ha dato nessuna dritta utile. Dopo pranzo ringraziamo di cuore Katja e la sua famiglia, li salutiamo ed andiamo a prendere il treno per Novosibirsk che parte alle 189. La mamma di Katja ci ha comprato verdure, biscotti, formaggio, t e uova per il viaggio; Abbiamo i posti letto pi sfigati del treno: siamo stipati in una stanza staccata dal resto del vagone, 4 letti, pi piccoli di quelli normali dellandata, inoltre il finestrino rotto, non si pu chiudere: la notte siberiana la morte! Dividiamo la stanza un vecchio esemplare di russo, prossimo ormai al letargo, puzza pi dellomul. Mangiamo subito in carrozza tutto quello che abbiamo e ci dirigiamo subito al PECTOPAH (il vagone ristorante) dove speriamo di trovare qualcuno per passare il tempo. Incontriamo un generale, un belluomo sui cinquanta completamente rovinato dallalcol. Ci parla orgogliosamente delle sue prestazioni sessuali. Non serata. Quando la gente ormai dorme ci impossessiamo furivamente di alcune coperte, per non morire assiderati. 24/8 Scendiamo la notte a (Novosibirsk) alle 3 circa; lunica cosa da fare adesso sistemare in qualche posto sicuro i bagagli (compresi gli scacchi che orgogliosamente siamo riusciti a nascondere, che sembrano la nostra sola risorsa per poter superare il freddo artico della notte siberiana). Riusciamo con un po di difficolta a scovare il guardaroba ( , nascosta fuori dalla stazione, sotto terra come un rifugio nucleare). Per 78 rubli totali lasceremo qui i nostri sacchi per le prossime 24 ore. Dopo un breve giro di ricognizione per vedere la citt, torniamo indietro, ci accorgiamo che c una meravigliosa sala daspetto per passeggeri al secondo piano della stazione, sembra molto pulita e per averci accesso in attesa del proprio treno si devono lasciare solo 10 rubli a testa. Sar il nostro hotel, pensiamo allunissono; ci rendiamo presto conto che, per chi possedesse gi il biglietto di un treno in partenza lo stesso giorno, sarebbe stato possibile addirittura dormire gratis; con facce toste gi ampiamente sperimentate mostriamo i biglietti che abbiamo per andare la prossima settimana ad Alma Ata e le donne ci lasciano entrare. Un po di dati: Cambio: 1 dollaro = 31 rubli (sembra pi vantaggioso a Mosca che nel resto della Russia) Costi vari: 1 birra 8 rubli-20 rubli sigarette 8-20 rubli cibo per tre in supermercato 150 rubli entrata in discoteca 30 rubli Sciaurma (kebab) 3040 rubli Dormire a Mosca (6 dollari a testa, il posto ufficiale meno caro sul web era a 14 dollari) Mangiare in mensa aluniversit di Novosibirsk 33 rubli (pasto ottimo e completo)

Dormire alla casa dello studente di Novosibirsk 2,2 dollari I musei hanno tutti lo sconto studenti ma ci sono comunque i doppi prezzi: per turisti e russi, per studenti stranieri e studenti russi Confronto spese e guadagno pro capite mensile tra italia e Russia (ipotesi etilica fatta a spanne discutendo in treno sotto effetto dellalcol, ma che riteniamo abbastanza attendibile) PAGA MEDIA Supponendo 1 quella italiana Quella croata circa la met Quella russa in proporzione un decimo SPESE PER VIVERE Supponendo 1 quelle italiana Quelle croate sono circa le stesse Quelle russe sono circa la met

Quindi il potere di acquisto della moneta croata circa met di quella italiana e per la Russia circa un quinto. Per fare un esempio chiarificante si immagini il caso ipotetico in cui ci siano tre professori di scuola superiore che vivono in italia, un italiano, un croato ed un russo; tutti e tre sono soggetti naturalmente alle medesime spese per vivere, ma se il professore italiano guadagna 1100 euro, quello croato dovrebbe cavarsela vivendo con 550 euro, quello russo dovrebbe inventarsi la vita con solamente 220 euro! Per non parlare poi di chi ha un salario con una paga nettamente inferiore, di chi non ha un lavoro, o di chi in pensione. 25/8 Novosibirsk sembra molto west-like, pulita e sicura (non troppo scopriremo). Per prima cosa facciamo un giro e troviamo un cambio, compriamo una cartina della citta, e girovagando incappiamo nel mercato cittadino, uno di quelli che ci piacciono tanto; acquistiamo smetana, pane, uova fresche (spacciate abilmente come sode, maledetti!) e della pancetta. Siamo fortunati: sulla strada per rientrare alla stazione c anche un internet center; mandiamo senza speranze un ennesimo messaggio disperato a Olga. Il nostro problema il tempo. Poich il mio visto di transito kazako, mi consente lingresso in Kazakistan solo a partire dal 30/8, tenter di prender un treno da Novosibirsk ad Alma Ata con partenza il 29/8 cos da passare il confine il 30 la mattina presto. Siamo dunque costretti a sostare a Novosibirsk per almeno altri 5 giorni anche se la citt non ci entusiasma e non avremmo soldi da spendere. Decidiamo di andare ad Akadem Gorodok, la cittadella universitaria annessa a Novosibirsk, e di chiedere se ci sono dei posti per studenti stranieri alla casa dello studente. Con 15 rubli a testa una marshrutka (il furgoncino che sostituisce i mezzi pubblici) ci porta, a 50 minuti dal centro, nella cittadella, una delle pi importanti di tutta la Russia, dove hanno studiato i maggiori scienziati sovietici e dove sicuramente studieranno le pi grandi menti del futuro russo. E una vera citt futurista con tanto di randagi che frugano tra le rovine fumanti per trovare cibo. Facciamo un giro ricognitivo, dopo aver fatto il giro di tutti gli uffici, stufi supplichiamo Tatjana , una sorvegliante, di darci un posto: ci dice che lanno scolastico appena iniziato e non ci sono posti liberi; in quel momento la fortuna vuole che un ragazzo venga a riportare le chiavi della sua camera per lasciarla libera, il posto per noi. La camera un vero cesso, ma per noi fantastico, c polvere, cibo e cragna dappertutto, il letto ridotto davvero male, ma comunque meglio di quanto sperassimo; le vicine vengono subito a salutarci, ci facciamo una meritata doccia caldissima di 1 ora, andiamo con le vicine a comprare pilmini; poi via a basso a vedere se possiamo divertirci un po. Zoran ha: una visita a tutto il campus universitario guidata da una russa noiosissima che studia italiano. Andiamo tutti assiame in un bar: Zoran, Danko, Tatjana, Masha unamica bionda di Tatjana ed io; alla fine siamo distrutti ma ci sentiamo bene, latmosfera e amichevole e rilassata: stiamo fino a tardi a parlare con quelle che saranno le nostre amiche di Novosibirsk. 26/8

Tatjana ci sevglia prestissimo dicedoci che dobbiamo cambiare camera, sembra ci sia unispezione, ha trovato un posto nel condominio a fianco per 2 dollari a testa al giorno, come se fossimo studenti stranieri in visita. La camera ed molto meglio della precedente: decente e pulita. Andiamo a mangiare per festeggiare alla mensa universitaria, ma troviamo solo uno squallido ed assurdo bar: 20 persone in fila ed una cuoca che serve, dotata di un vecchio microonde e un abaco per il conto. Mangiamo della carne ricaldata con riso, uova e dei dolci insipidi che ci disgustano, ma almeno a buon mercato. Il pomeriggio non abbiamo niente d afare cosi telefonaiamo ad una ragazza che Danko dice essere la figlia di qualcuno che lui conosce in Austria io non seguo troppo la storia, mi interessa solo sopravvivere a poche spese fino alla partenza per il Kirghizistan. La ragazza al telefono fissa un rendez-vous; lautobus impiega 45 minuti per andare in citt. Arriviamo naturalmente con il solito ritardo che ci contraddistingue. La ragazza ci sta aspettando in compagnia di unamica: non ci aspettavamo fossero cos, sono davvero belle! Ma ahim hanno solo 17 anni! Ci portano a fare il giro della citt: una chiesa ortodossa, il circo e alla fine a mangiare al POCTIKS un orrido fast-food russo! E spendiamo la bellezza di 206 rubli, un capitale per noi che risparmiavamo violentemente da giorni! La giornata sembra procedere noiosamente nelle mani delle due ragazzette, quando Danko ha finalmente una buona trovata. Perch non andare da Vsewolod? E un vecchio capo della polizia di Novosibirsk, amico della amica austriaca di Danko, e che le ragazze, tra laltro, conoscono. Scopriamo che un personaggio splendido: ci offre verdura, per intervallare i grossi sorsi di vodka, riempie ampi bicchieri di cognac, tazze di t con miele e ribes (come si usa in Siberia), alterna cetrioli a champagne, e infine quando lalcol in eccesso fa il suo effetto malinconicheggiante, ci mostra delle foto di quando era giovane; alla fine prima di congedarci ci mostra anche la sua collezione di utensili, penso che debba essere un po svitato per collezionare cos tanti oggettini. Ce ne andiamo a camminare sulle rive dellO (Ob), il fiume che bagna la citt. 27/08 Alla casa dello studente abbiamo tutti i comfort! Ogni giorno andiamo alla fornitissima sala computer, c windows in cirillico! In centro a Novosibirsk ci ritroviamo con le due ragazzine che avevano promesso di portarci allo zoo; E ormai sera ma prima di tornare a casa salutando le ragazze, andiamo a mangiare e bere in Lenina Ploshad. Io sono incazzato su una panchina perch Danko ha comprato degli Hot Dog per meIl pomeriggio ci troviamo con le ragazze che voglino mostrarci lo zoo di ritorno ci fermiamo in una piazza a bere una birra. Mentre siamo seduti si avvicina una cricca di ragazzi gi belli che marci dalcol capendo che siamo stranieri, e non ci vuole troppo quando un italiano parla forte, iniziano a raccontarci della loro Russia in un inglese pessimo; sono molto simpatici allinizio, ma poi arrivano in troppi, qualcuno vede la macchina fotografica di Zorane, e vuole assolutamente fare una foto di gruppo; cos raduniamo tutti ma mentre ci stanno parlando, qualcuno importuna Zoran perch gli presti la macchina fotografica digitale, Zoran rifiuta! Ma qualcuno di loro cerca di tirarlo in parte e di rubargli la macchina; Anton cerca di fermarlo avendo capito lintenzione, ma noi non ci stiamo pi, la situazione calda e potrebbe improvvisamente andare a finire male, cos ci stacchiamo a forza da loro e ce ne andiamo promettendo falsamente di rivederci. Io sono morto, non mangio dalle12 di mattina. Rientriamo con la solita marshrutka che collega il centro alla cittadella universitari, impieghiamo 45 minuti ad un prezzo di 5 rubli credo. A met del tragitto sale Natasha, una ragazza strana, fa il nostro stesso percorso: sta in un appartamento a fianco al nostro condominio, il suo inglese non male; facciamo conoscenza, ci racconta che viene da Moskva, una studentessa di giornalismo alluniversit centrale Lomonossov e che venuta dalla capitale in autostop fin qui, nel cuore della Siberia profonda; ci dice che per arrivare a Novosibirsk ha rischiato pi di qualche volta la pelle sugli Urali, cibandosi di quello che si pu trovare nel bosco e dormendo allaperto o in qualche casa. Danko fissa un appuntamento con lei per il giorno dopo. Arrivando alla casa dello studenete troviamo ragazzi che festeggiano sulla porta, noi nel frattempo lungo la strada abbiamo fatto il pieno di birre cos ci fermiamo l sulla porta a parlare a festeggiare assieme a loro, con russi e qualche bottiglia c sempre un buon clima.

28/8 Da quando siamo qui a Novosibirsk ci si sono rallentati i ritmi di viaggio, una sosta obbligata fino al 29 agosto. Viviamo in un eterno conto alla rovescia, ne siamo tutti e tre consci, contiamo impazienti i giorni che ci separano dalla seconda parte del nostro viaggio! la nostra permanenza qui, ai confini con il nostro futuro sembra una pausa forzata per permetterci di rtrovare la forma e riposarci in attesa di poter visitare posti che non sappiamo nemmeno immaginare: il Kirghistan e i paesi dellAsia Centrale. Non trovandoci al rendez vous, Natasha ci viene a svegliare direttamente in camera; ci prepariamo e con un colpo di fortuna riusciamo a trovare la mensa fantasma che secondo molti non esisteva; con un dollaro a testa mangiamo uninfinit; finito il pranzo Natasha ci invita ad un appuntamento con un suo amico al museo di storia di Novosibirsk. Conosciamo cos Yuri, un personaggio indefinibile, elegante, capelli foltissimi e lunghi, uomo di grande cultura, sebbene abbia finito i suoi studi in giovane et; ci racconta che ha fatto diversi lavori, ma la sua fortuna stata mettersi nel campo dellinformatica legata ai processi economici nel periodo di Gorbaciev, questo gli ha permesso di diventare molto facoltoso a Moskva; noi siamo ormai convinti che Natasha e Yuri abbiano una relazione segreta, c una grande complicit tra loro. Comunque Yuri molto gentile e si offre di illustrarci la storia di questa parte della Russia. La cosa che mi stupisce di pi che a parte resti di ominidi durante i secoli remoti, la storia vera della Russia Siberiana inizia solamente 300 anni fa, tutte le citt come Irkutsk e Novosibirsk sono quindi relativamente giovani. 29/8 La mattina io e Danko partiamo a fare un giro con Tatjana che si tenuta libera una mattinata per farci vedere il circondario. Zoran nel frattempo andato a scaricare su CD le foto scattate a Novosibirsk, la macchina ormai piena e prima di prendere il treno meglio svotarla! Tatjana ci porta sullOb. La diga artificiale, costruita per la centrale idroelettrica, permettela formazione di un gigante lago che i russi non esitano a chiamare mare, sulle cui spiagge i russi prendono il sole destate. Torniamo a casa un po emozionati, non sappiamo cosa dire nonostante le serie difficolt economiche Tatjana ha preso una mattina di ferie per noi e assieme alla sua figlia deliziosa ha anchepreparato dei regali (per me un budda in miniatura scavato nel legno). Ci ritroviamo con Zoran un po tardi, mangiamo di corsa. Ci restano soldi e minuti contati per andare in citt. Dobbiamo per forza cambiare dei soldi per il viaggio in treno e per larrivo in Kazakistan, ma anche scrivere ad Olga per sapere come fare per incontrarci in Kirghistan. Il tempo ci obbliga a separarci: Danko va allinternet caf, io cerco un cambio. Ci troviamo in stazione alle 16.45 mentre il treno parte alle 17.03 (14.03 ora di Moskva), con noi c anche Natasha, la ragazza del museo di storia. Alluscita del museo ci aveva chiamati in disparte e ci aveva chiesto se lavremmo accettata come compagna di viaggio in Kirghistan; ci spiega che avrebbe voluto andare fino a Vladivostock in autostop, questa era la sua idea allinizio, ma quando ha raccontato a Yuri un paio di avventure spiecevoli che aveva avuto, questi le aveva imposto di tornare indietro. Come da una risultante di una composizione di due forze, tra lovest e lest, il destino a scelto il sud: e quindi noi. Decidiamo di accettarla con noi anche s eio sono un po restio allinizio. Arriviamo stravolti davanti al pannello con gli orari di partenza dei treni; mancano cinque minuti alla partenza del nostro treno per Alma Ata ed il binario non ancora segnato, non sappiamo dove andare! Iniziamo ad impaurirci: se avessi perso il treno, il mio visto (che avrei potuto riprendere solo a Mosca) sarebbe scaduto e avrei finito il mio viaggio in Russia, con in pi la beffa di tornare indietro per la stessa strada dellandata. Iniziamo agitatissimi a chiedere alla gente in giro, alla fine il marasma di gente, che sedeva per terra dappertutto nellimmensa stazione, si alza e, alle parole incomprensibili degli altoparlanti riverberanti, si dirige verso unuscita sui binari; li seguiamo, il gregge di persone pi scoordinato e strampalato che abbia mai visto; trasportano qualsiasi cosa: dal quadro di casa con orologio incorporato e raffigurazione di Lenin, a cinque valigie stracolme di lana di pecora; la gente schiamazza e spinge, ci sono brutti ceffi sbronzi e pochi russi, quasi tutti buriati o mongoli. C chi monta un carretto sul treno, e chi cerca di fare entrare il figlio dal finestrino

perch occupi un posto. Alla fine ci sediamo, il treno nostro; i posti sono comodi anche se a fianco a noi c la solita finestra rotta con tanto di spifferi! Per spendere gli ultimi rubli alla prima stazione compriamo un po di cibo e le quattro birre rituali per festeggiare la riuscita del viaggio fino a questo punto ed il fatto che ora siamo in quattro!

Un po di dati sulla transiberiana: TRAGITTO Da Mosca a Gorkij Da Gorkij a Irkutsk Da Irkutsk a Novosibirsk Da Novosibirsk a Alma Ata COSTO 144.5 rubli: circa 5 dollari 1368 rubli circa 45 dollari 589.8 rubli circa 20 dollari 972 rubli: circa 33 $ DURATA 6 ore 3 giorni e 1 giorno e 1 giorno e

Sul treno giochiamo intensamente a scacchi. Stringiamo amicizia con dei russi durante il viaggio, ormai una pratica abituale, perch permette di capire cosa ci aspetta alluscita dal treno e magari anche per avere dei contatti utili o qualche dritta. Ci spaventano un po i loro discorsi riguardo al confine kazako; gi Danko, il serbo che ci ospiter a casa sua, ci aveva messo in guardia via mail ed anche a Novosibirsk abbiamo sentito storie sgradevoli sui controlli degli stranieri, ma adesso, che il problema si sta avvicinando a sessanta km allora, iniziamo a pensarci con un buco nello stomaco, riflettendo su cosa sia meglio dire per uscirne tranquillamente. Ci raccontano che i kazaki son soliti salire sul treno e chiedere una dazio personale, cifre esorbitanti rapportate al loro tenore di vita, anche dellordine di centinaia di dollari, e che non lasciano andare via gli stranieri se non gli vengono pagati. Le giornate stanno lentamente dissolvendosi in una sorta di umida allucinazione, il senso delle cose si perde su queste rotaie procedendo verso sud, evapora chilometro dopo chilometro; tutto qui talmente incerto che per noi difficile a volte separare il sogno dalla certezza; un alone di dubbi circonda le affermazioni, le espressioni, i volti; di chi realmente possiamo fidarci? temiamo ognuno, iniziamo a pensare a mille possibili situazioni, ci rendiamo conto che se trovassimo alla frontiera poliziotti ubriachi potrebbe essere dura cercare di convincerli a lasciarci andare! Dopo diverse ipotesi mettiamo a punto la nostra tattica definitiva: fare finta di non capire bene il russo o quello che ci proporranno, di restare impassibili senza sganciare nemmeno un soldo, anche a costo di restare delle ore alla dognana; alla fine si dovranno stancare, non potendo farci niente, inoltre dalla nostra abbiamo delle conoscenze importanti: Danko in buoni rapporti con dei diplomatici a Mosca che gli hanno procurato il visto, ed io conosco laiutante del console del Kazakistan: Talgat (di cui io ho il nuumero di telefono), che mi ha aiutato a prendere il visa a Mosca. Siamo comunque agitati. Stiamo morendo dalla fame i nostri rubli sono esauriti e non abbiamo nemmeno tienghi kazaki per acquistare cibo a qualche stazione; ci facciamo prestare degli altri rubli da Natasha, scendiamo dal treno e compriamo dei Shaslick (spiedini di agnello alla griglia con ottimo aceto di mele e cipolla) e varie altre golosit per il nostro stomaco digiuno, come il sarma: specie di involtini primavera di cappucci e riso, conditi da una salsa piuttosto dolciastra; il cibo costa la met rispetto alla Russia ed di qualit migliore. Ci compriamo anche delle strane palline bianche chiamate Kmus: lo scarto della crema che si produce dal latte cotto, e poi lavorato tra le mani impastando con birra una bomba energetica che i kazaki mangiano di continuo per tenersi in forma, ed in effetti davvero funziona. Beviamo del buon caj, ci sentiamo come nababbi. Cos adiamo a cercare delle birre al PECTOPAH. Cattive nOtizie: un gruppo di poliziotti sta festeggiando un compleanno; sono ubriachi marci e importunano le donne della cucina. Cerchiamo di fare le cose alla svelta, compriamo le birre e ce ne andiamo, senza dare nellocchio, senza una parola di russo. Quando torniamo al nostro posto conosciamo una gentile famiglia kirghisa che sta tornano a casa; devono passare attraverso il Kazakistan e Jan, il capofamiglia, ha paura perch tra le diverse trib dellAsia Centrale (tagichi, kirghisi, kazaki, turkmeni) i rapporti sono difficili (c guerra, ancora aperta, tra tajiki, kirghisi ed uzbeki). Jan teme i poliziotti kazaki alla frontiera. Sono tutti gentili: Jan, sua sorella, e la giovane e carina figlia di Jan, ci danno il loro indirizzo invitandoci ad andarli a trovare una volta ad Osh, dove vivono; la sorella ha anche un hotel verso lUzbekistan, ci pu tornare utile. Non hanno da bere e ci danno ad intendere che sarebbe bello siglare questa nuova amicizia con

100 gram vodka, ma non possiamo tornare al PECTOPAH, per paura di ritrovare i poliziotti ubriachi. Alla fine decidiamo di rischiare, entriamo e scegliamo la vodka meno cara; i poliziotti ci chiedono subito di offrirne unpo per il compleanno. Faccio finta di non capire la situazione, ma laria inizia a diventare rovente, faciamo un po i simpatici stando sul vago, ma ci chiedono quanti soldi abbiamo e cercano davvero di disturbarci; per fortuna la cuoca ci libera distraendoli e facendoci segno di andarecene. Torniamo trionfanti da Jan. Si beve, ci danno un po del loro cibo, Jan urbiaco ma ci vuole bene. Il treno avanza lento nel monotono paesaggio lunare, cos approfondiamo la conoscenza di Jan; in realt lui uzbeko, anche se il suo passaporto dice che la sua nazionalit kirghisa ed abita a Djalla Abad (la cit kirghisa a pochi km dal confine Uzbeka, non quella dellAfganistan, da cui poi non dista molto) Non essendo ottimo il rapporto tra kirghisi ed uzbeki (c una specie di guerra estiva che si scatena pi o meno ogni anno tra il confine sud del Kirghistan, intorno a Osh, e lUzbekistan ), lui si trova in una situazione delicata: odiato dai kirghisi per essere dellUzbekistan e dai suoi compatrioti per avere passaporto kirghiso (come un serbo che abita a in Croazia durante la guerra dei Balcani!, per intenderci). A tarda notte i poliziotti ubriachi fradici del ristorante passano per una ispezione del treno e si fermano da lui, controllano i suoi documenti e vedendo che kirghiso, non esitano a trattenerli senza alcun motivo il passaporto, minacciando di non ridarglielo, se non in cambio di 3000 tienghi e vodka. La sorella deve alzarsi e sebbene a malincuore, deve recarsi al vagone ristorante a pagare da bere ai poliziotti, sperando di ingraziarsi i loro favori. 30/08 Alle 5 ci svegliano, siamo al confine, dalla parte russa; al controllo tutto fila liscio, anche se non abbiamo nemmeno una delle registrazioni delle notti che abbiamo trascorso (bisognerebbe avere dei timbri ufficiali di hotel, o cose del genere). Aspettiamo a lungo il passaggio ed il controllo atraverso la frontiera kazaka ma dopo un paio dore di dormiveglia capiamo che siamo gi in Kazakistan e che non sono passati i poliziotti, o che forse sono venuti , ma non hanno controllato per niente i nostri zaini o i passaporti, strano! Ci ricordiamo che oggi il 30 aprile: la festa nazionale kazaka, della costituzione e dellindipendenza dalla Russia; probabilmente ieri si festeggiato coscch i poliziotti incaricati alla sorveglianza o non sono riusciti a venire o erano troppo sbonzi per presentarsi. Il confine kazako abbastanza illogico da quanto capisco e potrebbe essere! Alcuni dati sul Kazakistan: La capitale: Astana. La moneta del kazakistan sono i tienghi; 1$USD= 147 KZ tienghe Si cambia direttamente in treno quando sia arriva, passano diversi rompiballe alle sei di mattina proponendo di cambiare dollari in tienghe. La superficie del territorio allucinante: 2.717.300 km quadrati, ad occhio sulla carta direi circa 10 volte lIalia, quasi met Europa; vengo a sapere che il quinto paese pi grande al mondo. Popolazione: un quarto dellitalia, 16.677.000 abitanti, soprattutto russi e kazaki. Religione: cristianesimo e islam. Il territorio un immensa steppa pianeggiante e monotona, il risultato di quarantanni di test nucleari sovietici: un totale di pi di 400 bombe scaricate! Dal finestrino del treno il territorio ugualeda 5 ore: deserto stepposo spazzato da violente raffiche di vento (90% del tatale territorio) anche se ci sono montagne che arrivano a 6000 metri. Sebbene il Kazakistan desideri apparire un paese avanzato culturalmente, vantandosi di possedere livelli di sviluppo quasi europei (!), per ottenere il visto come ho descritto un disastro. Dal punto di vista economico il Kazakistan sta seduto su un immenso giacimento petrolifero su cui hanno gi puntato gli occhi le societ petrolifere russe, americane ed europee ultimamente, che stanno trattando direttamente con il presidente per spartirsi le ricchezze del paese pi alla svelta possibile senza che nulla entri nelle tasche dei poveri kazaki.

Ordinamento politico: repubblica presidenziale; il presidente Nazarbaev controlla totalmente il paese, insieme ai parenti o amici che a ha posto a capo delle mansioni politiche principali dello stato: suo fratello ministro delleconomia e suo suocero capo della polizia, ecc.. Ad aggravare il fatto lassenza di libert di espressione: sono grandi problemi se qualcuno si esprime con disappunto sulloperato di Nazarbaev e la voce giunge a qualche membro della polizia. Gran parte della popolazione ora insediata; sono per originari delle antiche trib nomadi di origine mongola che popolavano queste steppe; il soviet, per evitare la loro mobilit e quindi per un controllo pi efficace, ha imposto loro la sedentariet; i kazaki, tra i kirghisi, i tagiki e gli uzbeki, sono stati quelli che hanno meglio saputo adattarsi alle imposizioni russe, ciononostante ancora ci sono famiglie nomadi che abitano in yourte nella steppa o sulle montagne. Costo della benzina: 8 rubli (1/3 di dollaro) in Russia; 24 tienghi in Kazakistan: circa 5 rubli cio poco pi della met della russia (1/6 di dollaro). 31/8 Arriviamo ad Alma Ata alle 9 di mattina, siamo ancora un po sconquassati dallalcol e dalla notte in treno; recuperiamo i bagagli e scendiamo con estrema calma, subito un poliziotto in borghese ci ferma e ci tira in disparte assieme alla famiglia di Jan, iniziano i casini, mi rendo immediatamente conto che la frontiera non sul confine, ma direttamente nella capitale: visto che nessuno mai si ferma prima! assurdo, ma allo stesso tempo logico. La famiglia di Jan in parte con altri poliziotti in divisa. Il nostro poliziotto ci rivolge la parola, sembra di fretta, noi adottiamo subito la nostra tattica difensiva: facciamo finta di non capire; prende i nostri passaporti ma non li guarda nemmeno, basta che siamo stranieri! Ci mostra con segni eloquenti che dobbiamo dargli dei soldi per andarcene, ma io continuo a far finta di non capire, Danko fa la parte dello stupido senza rubli e Zoran fa il duro che non vuole pagare; il tipo continua a infilarsi le mani in tasca mostrandoci esplicitamente come estrarre dei grossi bigliettoni che gli avrebber fatto passare una bella serata. Noi assistiamo impassibili; alla fine ci chiede 100 dollari, allora davvero troppo. Iniziamo a parlare forte spazientiti, dei bambini accorrono incuriositi per assistere alla scena. Il tutto avviene vicino alla stazione dei taxi, quindi davanti a tutti. Il poliziotto si stufa, si accorto del troppo clamore, innervosito molla un ceffone ad un bimbo, ci d i passaporti facedoci segno di andarcene; siamo stati bravi, entriamo nella stazione per cercare un cambio per poter poi mangiare un po; ma ahim il tipo si riavvicina, ci ha ripensato; siamo stati stupidi: avremmo dovuto andarcene subito! Ci chiede 500 rubli questa volta (circa 20 dollari), noi teniamo duro con la sceneggiata e lui veramente spazientito incrocia le dita delle mani simulando delle sbarre per mostrarci che la nostra fine sarebbe stata la prigione. La dignit se l venduta da un pezzo e non pi credibile. Una smorfia mista di riso e fastidio segna i nostri volti, ma il tipo non si stacca, continua a mostrarci fiero il cellulare con il quale avrebbe chiamato la polizia. Ne abbiamo davvero troppo di lui e dei suoi ridicoli ricatti, cos, mentre sta andando a cercare altri poliziotti che lo aiutino a convincerci, ce ne andiamo di corsa; cerca di seguirci, ci nascondiamo dietro a degli autobus che sostano davanti alla stazione, ci grida qualcosa alle spalle ma la nostra fuga gi iniziata, montiamo sul primo autrobus che per fortuna porta fino alla stazione Bishkek, quella delle corriere per il Kirghistan: ce labbiamo fatta, siamo liberi. Lasciamo i nostri bagagli nella Kamera Kranienie (deposito); per i bus un casino: partono quando vogliono, non si capisce bene il sistema, probabilmente quando c la gente sufficiente a riempirli o meglio quando la gente talmente numerosa che non ci sta pi dentro! Il costo di 380 tienghi, cio poco pi di due dollari e mezzo, per un totale di sei ore di viaggio. Per me non ci cono problemi, il mio visto scade alle 24 del giorno dopo, sono in perfetto orario, quindi potremmo stare anche la notte ad Alma Ata, tutto aperto a qualsiasi decisione del caso. In centro mi volto ogni tanto indietro per vedere se qualche pattuglia ci segue, non abbiamo nessun timbro di entrata, quindi meglio che nessuno ci controlli oggi! Il centro non granch: una citt modernissima estesa su un ampia superficie, quindi edifici bassi e separati da grandi prati verdeggianti; la citt pulita e sembra ricca, in perfetto contrasto con il resto del paese: Alma Ata unoasi che illude i turisti, per distrarre dalla povert del resto del paese. Giriamo un po per le larghissime strade, non c granch da vedere, a

parte i monumenti per lIndipendeza Kazaka edificati davanti al Parlamento nel 1991, quando lUSSR si sciolse; nullaltro ci interessa; parliamo con qualcuno qui e la. Girando per il centro passiamo davanti ad una scuola in allestimento, domani sar il primo settembre: il giorno di inizio ufficiale. Siamo incuriositi, cos aiutati da Natasha che ci fa da traduttrice, entriamo e facciamo conoscenza con professori ed addetti ai lavori; sono orgogliosi di mostrarci le varie classi: ce n anche una di cucito, dove le ragazze kazake imparano a filare i coloratissimi tappetti tipici, ed una stanza con computers. La professoressa di educazione fisica vuole ad ogni costo mostrarci la loro palestra, alla fine la visita degenera in partita di pallacanestro, tre contro tre, formidabile, la prof corre come un ossessa, noi invece siamo totalmente fuori forma: lalcol e le sigarette russe ci hanno tolto il fiato. Alla fine stanchi ci rifugiamo in un internet center per controllare cosa succede in Europa: ci sono innondazione nelle maggiori citt del centro-est: Praga completamente sommersa, abbiamo fatto bene a venire in Russia. Non ci sembra ci sia qualcosa che meriti ancora di essere visto qui, anche se siamo stati poco, cos optiamo per approfittare del fatto che il 31 agosto: oggi c la festa dellIndipendenza in Kirghistan e potremmo andare laggi a festeggiare. Alle sei (dopo aver aspettato due ore che lautista trovasse gli ultimi due passeggeri) riusciamoa prendere una marshrutka (un minivan diffusissimo in queste zone) per andare a , Bishkek capitale de Kirghistan. Il viaggio noioso, e il mio fondoschiena duole su quei durissimi sedili di legno! Per sopportare la noia svuotiamo una botilka di vodka parliament. Arrivati al confine siamo un po agitati ma va tutto bene. I kazaki ci fanno uscire dalla marshrutka ed entrare nel loro ufficio, latmosfera tesa, ci chiedono perch non abbiamo un timbro di ingresso. Diciamo con faccia innocente che arriviamo dalla Russia e che nessuno ci ha fermati al confine. Lufficiale ci crede. Controlla le nostre cose e appone un timbro di uscita. I kirghisi nemmeno controllano lentrata. Rimontiamo a bordo della marshrutka, siamo ormai a Bishek, notte profonda, speriamo di arrivare in tempo per la festa in centro, siamo un po preoccupati: non sappiamo niente di Olga e stanotte almeno dovremo cavarcela dormendo per strada; siamo comunque contenti: ce labbiamo fatta, abbiamo superato il paese pi difficile arrivando alla nostra met di viaggio. Inoltre dalle informazioni che abbiamo, in Kirghistan la polizia cordiale e la gente ospitale, anche il presidente Akaev esrtemamente aperto ed incoraggia il turismo. Per dare unidea generale fornisco solamente due dati sul Kirghistan: un piccolo stato nato dallo smembramento dellURSS nel 1991, ha una superficie di 198.500 chilometri quadrati ed una popolazione di 4 milioni e mezzo di abitanti. Il territorio prevalentemente montagnoso: ha come asse orografico laltissima catena del Tien Shan, che poi confluisce nellHimalaja. Su qualche libro ho letto anche che per questo laltitudione media in Kirghistan di 3000 metri, rendendolo uno degli stati pi alti al mondo. WE FOUGHT THE LAW IN KIRGHISTAN Appena scesi dallautobus all (stazione) cerchiamo un cambio, troviamo uno sportello dentro al piccolo negozietto di alimentari. Veniamo subito fermati da un poliziotto in borghese, ci invita a seguirlo e ci porta dentro la stazione, in un piccolo comando di polizia adibito al controllo degli stranieri (quali poi?) che sbarcano qui dal Kazakistan. Ci fanno entrare. Sembrano tranquilli: ci chiedono se abbiamo soldi, dichiariamo i pochi che abbiamo in tasca mentre tacciamo i dollari roventi che abbiamo nelle fasce attorno alle ginocchia, ci perquisiscono, Danko ed io passiamo tranquilli. Per sfiga i biglietti di Zoran li sentono, deve mostrare la fascetta ed anche Danko ed io siamo costretti a depositare sulla tavola le nostre due! Il poliziotto simpaticamente ci chiede se abbiamo droga con noi, oppio in particolare, qui molto diffuso, coltivato ai bordi del lago Issyk Kul. Evidentemente diciamo di no. Ma lui vuole controllare i soldi che abbiamo, per verificare che non siano falsi. Lo lasciamo fare. Conta rapidamente. Tutto sembra a posto. Ci chiede dove staremo alloggiati. Diciamo che dovremmo stare da Olga ma dobbiamo avvisarla

del nostro arrivo, cos sorrdidendo ci lascia andare, raccomanda al suo collega in borghese di accompagnarci al piano superiore per telefonare (ultimo tentativo) ad Olga, ma ormai mezzanotte e lei sar gi in giro a festeggiare. Cambiamo dei soldi (qui in Kirghistan quando si cambia meglio farlo con la cifra pi alta possibile, cos si hanno i tassi pi favorevoli). Cambiamo poco, il necessario per la notte. Con una marshrutka arriviamo alla piazza centrale. E festa grande: fuochi dartificio dai colori e forme impressionanti (siamo vicini alla Cina!), tanta gente per le strade, anche se alle 12.30 tutto finisce. La polizia forma un cordone che spinge tutta la folla fuori dalla piazza costringendola a tornare a casa. La festa finita, siamo straniti: sembra il coprifuoco dei festini adolescenziali quando arivano i genitori. Mi compro una bottiglia di vodka e sbronzo marcio mi faccio guidare dai due croati che mi trascinano in un bar gestito da un gay americano: ha un nome francese tipo Le chic. Conosciamo l delle ragazze, non sembrano prostitute, ci dicono che il posto non granch (ce neravamo accorti!), ma che ci possono portare in un bar migliore. Le seguiamo fino all (admiral): un posto fatiscente, una specie di galeone pirata ricavato nel nudo cemento kirghiso. Qualcosa di cos poco gusto non lavevo mai visto; sono ormai stanco e mi addormanto sul tavolo mentre Danko e Zorane conoscono due yuppies kirghisi, due calciatori diciottenni da quanto ho capito, pieni di soldi che hanno con loro tre prostitute e molto hashish. Quando mi sveglio alle 5 di mattina il posto ormai chiude, ci sbattono fuori. Danko si addormnta su un prato e Zorane su un panchina, sono distrutti; Natasha ed io andiamo alla ricerca di un posto per dormire, chiediamo al primo tipo che passa di l se conosce qualche locanda economica o se possa ospitarci per qualche ora fino al mattino; ci dice che per caso il custode di una scuola dimessa; che pu trovarci un posto l dentro. Fantastico, sveglio i due croati induriti sullerba e li obbligo a strisciare dietro a noi. Ci sono gi dei materassi e lenzuola (probabilmente ci dormiva abitualmente qualche barbone). Ci addormentiamo came bimbi non sapendo n chi siamo, n dove siamo, n come siamo fininiti l. 1/9 Ci svegliamo, il sole splendido del Kirghistan ci acceca attraverso le vetrate sporche della scuola. Come zombies raggiungiamo il primo cambio, fatto il pieno acquistiamo del cibo per la prima colazione: formaggio, pomodori e kefir, ormai sono completamente slavizzato! Telefoniamo ansiosi ad Olga, per fortuna la troviamo. Ci d un appuntamento nella piazza centrale davanti alla statua di Lenin: ci andiamo subito, non difficile ritrovarsi in questa citt: sebene sia la capitale sembra grande quanto Udine; le strade si intersecano ortogonalmente e trovare dei punti di riferimento non affatto difficile, sar pi complicato capire il sistema dei trasporti pubblici (le marshrutke), ma ci abitueremo a tutto dopo quindici giorni di soggiorno. Frunze, il nome originale della capiatle prima dellindipendenza, deriva dal nome del capitano sovietico che la conquist, mentre Bishkek, come viene chiamata adesso, una radice usata per la fermentazione del latte. In piazza troviamo ancora accatastati i cartoni dei fuochi dartificio di ieri sera. Dei bellissimi bambini nudi giocano nelle fontane, fanno il bagno nella calura opprimente che grava sulla citt. Olga non si trova. La aspettiamo. Persa la speranza ci guardiamo attorno: impossibile non notare il museo di storia naturale; ci fiondiamo dentro, solito sconto studenti, che il riesco ad avere nonostante la mia carta sia scaduta. Nel mudeo vengono descritte le usanze delle popolazioni nomadi che hanno dato origine al popolo kirghiso, la costruzione delle yourte (le capanne nelle quali vivono), i tappetti tipici tessuti in pelo di yak e agnello, levoluzione durante i secoli delle popolazioni nomadi fino allinvasione sovietica e alla costrizione allinsediamento, i tempi duri sotto Stalin, fino allindipendenza nel 1991. Andiamo a fare un giro per la citt. La nonna di Natalja quandera bambina, le raccontava del coloratissimo Bazar di Bishkek, cos incuriositi chiediamo come arrivarci. E dallaltra parte della citt, si chiama , Osh Bazar; da l partono le marshrutke per la citt di Osh, la seconda pi grande del Kirghistan. E splendido: un caos di negozieti e di gente che vende qualsiasi cosa per terra, sulla sabbia battuta: cibi esotici di cui non ho mai visto la forma e il colore, tappeti, carne, ogni tipo di prodotto caseario. Non abbiamo molto tempo, ma parecchia fame, cos rimandiamo la visita ad unaltra volta. Ci sediamo a mangiare; per 150 com (3 dollari) ci

strafoghiamo in quattro in un ristorantino per i lavoratori del mercato; ci danno schashlick, del borsh, pilminji, manti: panzarotti ripieni di carne, pepe e cipolle, e il tipico caj. Incuriositi da alcune bancherelle compriamo anche del tabacco da masticare (acido e veramente disgustoso), delle palline di latte indurito, del Kmus: latte di cavallo, delle squisite bacche aracioni conservate nel miele e nella grappa e delle pietre di calcio (da masticare mi hanno detto!). Alle 19 siamo di nuovo in centro per attendere Olga, se nemmeno questa volta viene saremo costretti a tornare alla scuola! In pi ci sentiamo davvero sporchi da capo a piedi, sar un problema se non riusciamo a lavarci presto i vestiti. Ho anche limpressione di avere le pulci. Nonostante sia scesa la sera siamo in maniche corte, una manna dopo il freddo siberiano: a Mosca le temperature in agosto si aggiravano sui 25 di giorno e di notte scendevano sotto i 10, sul lago Bajkal di giorno si arrivava fino a 35 ma di notte il clima continentale con la sua forte escursione termica provocava un calo di temperatura fino a 3 - 4 gradi;, mentre a Bishkek la temperatura ideale: dai 38 - 40 di giorno ai 25 di notte. Olga arriva con un ritardo di unora, tranquilla, come se non fosse successo nulla, Zoran incazzato, ma adesso almeno abbiamo una casa! Ci porta allappartamento (tra Moskovskaya Prospekt e Umetaliova Ulica), invitiamo anche Natalja! Lappartamento ok; Danko Taboroshi, il ragazzo di Olga, lha comprato un paio danni fa per 6000 dollari: ha bagno, cucina, corriodio e due stanze grandi, persino le terrazze! Festeggiamo con birre e uova sode. 2/9 E luned e come ogni secondo giorno in un posto, gi il momento di pensare al futuro, alla prossima tappa, a come andarsene e dove. Zoran e Danko vanno a cercare informazioni sui biglietti aerei per tornare a casa. io che durante gli ultimi giorni ho fatto un conteggio dei soldi restanti, inizio a partorire lidea di continuare fino in Uzbekistan: poter vedere Samarcanda mi entusaisma e so che non sar facile da queste parti; Danko e Zorane sono in gamba e trovano un buon volo per rientrare in Europa: Bishkek-Istanbul a 182 $, con la riduzione della carta studenti. Due calcoli, i soldi che ho sono pochi. Allinizio contavo di andare in Uzbekistan e di rientrare a Istanbul da Tashkent (la capitale), ma laereo costa 350 $, troppo per me; mi conviene a questo punto andare a visitare lUzbekistan e tornare a Bishkek in Kirghistan per prendere lo stesso volo dei croati a 182$; Tornare in Kirghistan dallUzbekistan render necessario per un nuovo visto kirghiso, che per semplice da prendere. Ultimo dettaglio: devo sperare inoltre che nessuno nellagenzia noti che la mia carta studenti scaduta, altrimenti dovrei trovare 100$ in pi, che non ho. Natalja ed io cerchiamo di raggiungere il consolato uzbeko per via telefonica, per chiedere quale sia la procedura necessaria per il visto, ma niente da fare non ci vogliono dire nulla. Dopo una ricerca estenuante in citt, arriviamo ad una delle migliori agenzie di Bishkek laKyrgyst Concept proprio vicino alla piazza principale. Mi dicono che ci vuole non meno di 10 giorni per avere una lettera di invito, costo 35 $. Questo il metodo qui : per accedere ai paesi dellAsia Centrale il visto, gi caro, deve essere richiesto al consolato una volta ottenuta la lettera di invito; formalmente linvito dovrebbe essere inoltrato da un cittadino Uzbeko ma la consuetudine vuole che si possa ricevere spedendo i propri dati, e pagando in anticipo una agenzia di viaggi Uzbeka, che poi provvede ad invitare il privato; un trucco del governo per aumentare il costo del visto, tassando cos il turismo! Per questo il tempo necessario di 10 giorni: i dati devono essere spediti dalla compagnia klirghisa, via lettera, presentati dallagenzia uzbeka al governo, autorizzati, rispediti indietro un codice di invito alla compagnia kirghisa che poi lo fornisce al richiedente. Decido di rischiare, scivo i miei dati e consegno 35 $ senza sapere ancora se avr i soldi necessari per andare e tornare dallUzbekistan, se riuscir a procurarmi un visto kirghiso per rientrare qui, se avr i soldi per comprare il biglietto aereo del ritorno. Dopo una giornata di problemi e decisioni importanti abbiamo bisogno di uscire a mangiare e a spassarcela: in Kirghistan i prezzi sono bassissimi, quindi decidiamo di viziarci: cena in ristorante. Qui si mangia molto agnello e prodotti di origine casearia: kaymak (crema superficiale del latte che si forma una volta riscaldato), smetana (la crema pi fluida che sta sotto il kaymak), kmus (latte di cavalla), ayran (crema di yogurt molto forte). Lo squisito pane kirghiso si compra per strada nei

baracchini: la pasta viene lavorata in pagnotte, come per la pizza e poi scaraventata sulle parenti incandescenti di un forno in pietra a tronco di cono con i braceri sul fondo: decine di panetti spalmati frequentano le pareti di questi forni ogni mattina, finch cotti si staccano da soli; sono aromatizzati con spezie varie e la forma esterna viene data da uno stampo in legno. Zorane ed ed io andiamo a provare il bagno pubblico, Danko stanco e ritorna a casa. Per circa 1 dollaro abbiamo laccesso al bagno in comune, la signorina allentrata ci dice che per 400 Com possiamo usare la sauna con due ragazze, la cosa ci stimola, ma la nostra moralit ci induce ad optare per il semplice bagno. Entriamo nellatrio vuoto, ci spogliamo davanti alladdetta agli asciugamani che ci osserva insistentemente mettendoci in imbarazzo, ci d un armadio, del sapone ed entriamo: abbiamo rinunciato alle due ragazze della sauna ma in compenso nella grande stanza ci sono almeno 40 kirghisi nudi! Sul pavimento schiuma di sapone e foglie di alloro, cadute dai ramoscelli con i quali ci si perquote per aumentare la sensazione di calore. Le docce sono disposte sul perimetro della stanza. Tutti questi occhi a mandorla ci osservano allucinati, facciamo finta di nulla ma si vede che non sappiamo cosa fare, per fortuna Abdullah ci viene incontro. Ci spiega che lavora qui da quarantanni, e si vede: temperature altissime e vapori umidi per 8 ore al giorno hanno aperto le sue carni presenta delle strane fosse dove le persone normali hanno muscoli, le ossa sporgono come radici sotto lo strato di pelle sottilissima. E nervoso, agitatissimo ma simpatico, balbetta qualcosa in un inglese extraterrestre, capiamo che ci sta spiegando come si deve fare: ci spinge nella grande sala del vapore. Quando la temperatura molto alta e quasi non si respira Abdullah ci dice di stare tutti bassi in ginocchio; rotea in aria un asciugamano provocando un movimento daria che ci ustiona completamente orecchie, mani e viso. Usciamo di corsa in fiamme schizzando verso ledificio adiacente: ricavata sotto una cupola c la piscina rotonda dacqua gelata. Ci tuffiamo. Ripetiamo il tutto tre volte, ricevendo lammmirazione dei kirghisi che alla fine si sciolgono e ci rivolgono la parola: ci spiegano come funziona la banja e ci dicono che per loro un piacere ed un ritrovo che lo fanno solitamente una volta alla settimana. Alle nove siamo fuori stravolti e torniamo a casa. Natalja non ancora arrivata a casa. La aspettiamo ma non arriva, iniziamo ad essere preoccupati che le sia successo qualcosa. Non normale stare in giro per Bishkek la notte! Zoran e Danko escono a fare il giro dei locali per vedere se trovano qualcosa di buono per le prossime sere. Mi svegliano quando tronano ubriachi alle 4, mi accorgo che Natalja non c ancora, pazienza avr trovato qualcosa che lha distratta, forse un uomo (ne avrebbe bisogno!). Invece Danko furioso: in una discoteca alcuni giovani gli hanno detto che spesso i poliziotti della stazione rubano i soldi ai turisti. Cos tornando ha casa la prima cosa che ha fatto stata contare i propri soldi trovando che dallelenco dei numeri di serie mancano 2 banconote da 20 dollari; controllo anche io i miei, sono quasi certo che mi manchi un biglietto da 20 $. Ci riproponiamo di fargliela pagare; non abbiamo dato nulla ai kazaki, ma siamo stati davvero naif a sottovalutare i kirghisi, che ci hanno sottratto i soldi con il sorriso. Ripensando alla serata nel commando di polizia ed esaminandola in questa nuova ottica ci sale il nervoso, in effetti tutto torna: la gentilezza esagerata dei poliziotti, la droga che non hanno controllato, mentre i soldi s. Dopo una lunga discussione ci addormentiamo ancora incazzati per la beffa clamorosa. 3/9 La storia del furto non ci va gi. Cos di buonora andiamo di corsa in centro per denunciare laccaduto, anche se andare dalla polizia per denunciare la polizia non una gran bella idea! Per caso a zonzo per la citt passiamo davanti al palazzo del Ministero degli Esteri, decidiamo di entrare. Siamo sporchi e vestiti male, ma una lunga attesa siamo allinterno. Ci viene presentato un tipo al quale dovremo lasciare una deposizione dettagliata dellaccaduto. Natalja scrive ci che le riferiamo. Ci spingono da un ufficio allaltro, ne passiamo una decina. Siamo un po delusi e senza troppe speranze finch conosciamo un giovane, forse un po arrivista, ma davvero intraprendente, con a cuore la nostra sorte; si chiama Nurlan e dice che far il possibile per noi: Dovete stare tranquilli, un problema tipico, gi risolto altre volte (mai definitivamente, evidentemente, penso tra me e me), ed aggiunge che ci chiamer una volta chiarite le cose.

Usciamo, Danko ed io siamo su di giri: andare dal ministro ci ha fatto salire ladrenalina, fare tutto quel casino stato divertente; anche se poi i soldi non ce li daranno mai stata una esperienza memorabile, girare sporchi come straccioni per il palazzo del ministero della capitale del Kirghistan, chi lavrebbe detto due mesi fa! Ci fermiamo in un posto a mangiare per festeggiare lavventura: 200 COM (4$) e io prendo baranina shashlik (spiedini di agnello) ed un piatto di funghi e manzo. Innaffiamo la serata con la grande birra Shimkentskoe! Yeah! Finita la cena, ci piacerebbe andare a ballare in un posto che dicono essere carino: lo Zeppelin. Immane scarpinata per torvarlo chiuso! Merda! Tornando verso casa incappiamo in una strana festa di famiglia, circa 30-40 persone, completamente rovinate dallalcol, ci fermano in mezzo alla strada per invitarci a ballare ed a partecipare alla loro festa. Ci offrono da bere e da mangiare e vogliono tantissime inutili fotografie. Alla fine si scopre che due di loro sono dei ricchi ecologi, possiedono casa sulle montagne e potrebbero offrirci un giro a cavallo al modico prezzo di 200$. Li mandiamo a cagare alla velocit della luce e proprio di fronte alla festa ci accorgiamo che c il RETRO: un posto orribilmente squallido in cui erano gi stati a bere una birra i due croati la sera prima. Entriamo, non c nessuno a parte quattro prostitute, una desolazione, ma i croati dicono che ha del potenziale. Birre e patatine. Mi annoio e mi addormento, ma la figata il karaoke: Zoran e Danko si sono rintanati nella stanza karaoke assieme alle prostitute. Finalmente posso sfogarmi: finiremo la serata a cantare cantare con le prostitute fino alle quattro di mattina! Alluscita il conto di 350 COM (cazzo sette fottuti dollari!) di cui il 10% del totale il supplemento karaoke ed il 20% e il supplemento prostitute (di cui abbiamo approfittato per i cori dei Duran Duran). Nuova fregatura, ne stiamo prendendo una dietro laltra! 4/9 Il giorno dopo Natalja ed io andiamo allOsh Bazar, dove abbiamo visto che c cambio il pi vantaggioso di Bishkek; tra tutte le altre baracche per il cambio ce n una particolarmente generosa, che affigge allesterno un pannello con su scritto 46. 5 Com/$; in realt ci rendiamo presto conto della fregatura. Sono dei veri farabutti: c uno spazio tra il punto ed il 5: ci dicono che significa 46.05! Danko e Zorane invece riservano due biglietti daereo per loro due, per tornare il 16/9 da Bishkek ad Istanbul e per me uno esattamente una settimana dopo: il 23. Fissata la partenza siamo liberi, abbiamo gi trascorso fin troppo tempo nella capitale, ora di visitare linterno: sembra che ci siano buone opportunit di attraversare gli alti passi montani a cavallo e dicono che sia uno spettacolo imperdibile quando, dietro le alture del massiccio kirghiso, si aprono magicamente allorizzonte dei laghi splendidi. La cosa migliore da fare andare in qualche localit remota, parlare direttamente con i contadini, affittare dei cavalli e fare qualche giro, vivere con loro nelle yourte per poter assaporare la vita da nomade. Andiamo in stazione alle 15.30, scegliamo di dirigerci verso , Kochkor (lultima citt prima delle montagne, dopo della quale solo le yourte possono arrampicarsi). Lultimo autobus gi partito. Le informazioni sono vaghe allunico sportello aperto: la signora intenta a smaltarsi le unghie dei piedi(!), non vuole comunicare assolutamente. Trattiamo con i tassisti, per 150 Com ciascuno riusciamo a trovarne uno disposto portarci laggi,180 kilometri, 3 ore di auto, non male. Il viaggio trascorre bene anche se lauto non dotata di vetri (c solo dello scotch trasparente per tenere un telo di nylon). Arrivati nel paesello di Kochkor chiediamo informazioni a destra e a sinistra. Vogliamo sapere come poter andare a cavallo dallaltra parte della catena montuosa per arrivare al lago Son Kul. Dapprima ci rivolgiamo ad unagenzia che ha sede in centro: ci chiedono la cifra stratosferica di 170 euro a testa per 4 giorni con guida e cavalli, cibo e pernottamento nelle yourte! E un prezzo che eufemistico definire astronomico per questa gente, considerando che il guadagno mensile al massimo di 50 euro per un lavoratore medio (es. professore). Una tale cifra leffetto che del contatto tra le popolazioni indigene ed i viaggiatori inglesi, americani o europei che con il loro turismo da carte di credito inquinano la cultura e violentano la societ, leconomia ed il modo di pensare locale. Lo stupido turismo occidentale mette in difficolt le persone come noi che cercano, per necessit, di viaggiare pagando il giusto prezzo (non essendo dotati di troppi fondi

monetari) ed inoltre legittima le popolazioni indigene a considerarci come ricchi alieni, pronti a sperperare in un giorno quello che consentirebbe loro di sfamare la famiglia per un mese. Considerare che tutto possa essere comprato, che tutto sia a portata di mano, rovina non solo noi, ma i popoli pi indifesi, pi vulnerabili economicamente. Credo che il lato peggiore della nostra societ che avvvelena i paesi poveri, non la religione, la politica o come spesso si crede leconomia, ma proprio le idee. Impiantare idee cresciute come un cancro in Europa in paesi che non hanno sviluppato vaccini culturali per fronteggiarli pu essere catastrofico. Il sottile, silenzioso imperialismo occidentale continua non pi dal punto di vista politico come era fino allinizi del secolo scorso; non solo un controllo economico, ma soprattutto culturale: limportazione senza dogana di idee pericolose che assoggettano i popoli un aspetto molto pi pericoloso della sottrazione di soldi; con il lavaggio del cervello quello che rester nei paesi poveri sar una societ di schiavi, zombies; anche se dotati di soldi saranno servi del nostro sistema, eredi delle idee occidentali a cui sono assuefatti, perpetuatori di rivalit individuali e di classe. Chiediamo alla signora dellagenzia quali sono i posti dove si pu andare a dormire, dove sono situate le yourte, e facciamo ben attenzione a notarceli nel cervello, meditando gi di rivolgerci direttamente agli allevatori di cavalli, proponendo loro tutto il denaro per scavalcare, qundi boicottare, lorganizzazione dellagenzia. Tra laltro uscendo scopriamo che tutto il sistema turistico del villaggio di origine svizzera: assumono kirghisi per far pubblicit alla loro stessa terra e raccogliere i soldi per la Svizzera, lasciando una minima parte alla gente locale! E tardi, gi limbrunire e decidiamo che il momento di trovare una guida per i monti; il tassista vedendoci demoralizzati e senza idee dice che lui conosce un posto, che ci pu portare; gli crediamo, non abiamo alternative! Ci porta su una strada dissestata, a 30 minuti di macchina, da un allevatore; non stupido, conosce i prezzi del villaggio, ci chiede 10 dollari a testa al giorno, ancora troppo. In pi fa freddo ed inizia a piovere, qui siamo vicino alle montagne e la temperatura assai pi rigida che a Bishkek! Un ultimo tentativo prima della notte: il tassista ci porta in un altro nucleo di case pi isolato. Secondo me sta pensando che siamo i turisti pi poveri che abbia mai visto! Le case sono raccolte, un villaggio-baraccopoli, senza elettricit, con strade sterrate. Ombre si aggirano nella polvere del crepuscolo, finch da una folta boscaglia esce una figura umana che ci viene incontro, i lineamenti si definiscono: un uomo della nostra et credo, anche se sembra molto pi vecchio! E sbronzo marcioe mastica a fatica un russo malandato.Cos dopo una discussione in kirghiso ci dice che per 450 Com al giorno pu fare da guida e fornirci i cavalli. Esultiamo. Per concludere laffare si va da lui a bere e mangiare; ormai buio e staremo qui a dormire. Il tassista se ne va, lo ringraziamo. Nella casa della nostra guida ci sono la moglie govanissima, che ascolta ogni parola del marito sbronzo, lanciandogli occhiate quando non dirige come vuole lei gli affari, degli amici completamente ubriachi che continuano a fare avances incomprensibili a Natalja. I cavalli per ancora non si sono trovati, ci dice che andr nella citt vicina a cercarli! Ha bisogno di soldi e non pu farsi scappare la nostra proposta, lo sa lui e lo sappiamo noi. Gli amici sono sempre pi sbronzi ed iniziano a preoccuparci. Ci raccontano che da loro per sposare una ragazza la tradizione vuole che la si rubi; in pratica la donna viene rapita da due o tre parenti dello sposo e costretta a stare da sola 5 o sei giorni finch accetta la convivenza ed il matrimonio. In questo modo si sono conosciuti il padrone di casa e sua moglie. Gli altri invece non sono ancora sposati. Ad un certo punto uno di questi ordina di portare un agnello per sgozzarlo e sposare la sera stessa Natalja, dopo di ch lei sarebbe stata completamente sua e sarebbe stato un bel problema portarla via. Fortunatamente capiamo lintrigo. Unica soluzione: qualcuno di noi deve fare la parte del ragazzo di Natalja. Zorane e Danko non ci pensano nemmeno, cos laccarezzo teneramente per dimostrare di essere il suo uomo. Seguono strani sguardi tra i ragazzi ma la cosa funziona. Dopo una decina di caj, molto pane e burro, il padrone di casa annuncia che non c modo di trovare i cavalli. E andato infatti a chiederli dallallevatore, dal quale eravamo gi passati noi prima, che deve aver capito al volo a chi servivano i suoi cavalli! Il padrone di casa dice allora che ci avrebbe comunque ospitato

per la notte. Ci consegna una marea di coperte di pelo di agnello per affrontare la notte rigida, dormiamo per terra benissimo. 5/9 La mattina ci svegliamo presto per svignarcela. Non vogliamo trovare ancora i pretendenti di Natalja. Vaghiamo a casaccio nella steppa kirghisa per unora abbondante finch riusciamo a sbucare su di una strada. Aspettiamo uno dei pochi autobus che scendono verso Kochkor. Arriva dopo unora. La gente ci osserva attonita, soprattutto due ragazzi che masticano tabacco sputandolo a dieci centimetri dai miei piedi. Siamo stipati come animali ma il viaggio dura una mezzora. Riflettiamo sulla giornata di ieri. Abbiamo fatto le cose troppo di fretta: siamo arrivati a tarda sera e non siamo stati abbastanza lucidi e fortunati per scegliere un buon villaggio. Siamo comunque contenti anche se ancora un po scossi da ieri sera. Avrebbe potuto degenerare ma tutto stato tranquillo alla fine. Per non fare lo stesso errore di ieri cerchiamo di prendere le cose per tempo, con calma. Ci dividiamo cos che ognuno avr un suo compito. Natalja ed io andiamo a fare compere al bazar cittadino: acquistiamo 1kg di peperoni rossi, e kg di verdi, estremamente piccanti, 1 kg pomodori, delle uova sode e molto tabacco per affrontare le montagne. Cerchiamo di raccogliere qualche informazione chiedendo alla gente quale sia il posto migliore per fare unescursione a cavallo: ci consigliano Chalay o a Djumgal. Zoran e Danko sembrano aver raccolto le stesse informazioni, torniamo a prendere pane, acqua e vodka, per il tragitto fino a Chalay, ormai abbiamo deciso. Ricordo che il prezzo di trasporto fissato dallagenzia era di 450 Com allandata + 225 Com per il ritorno del taxi vuoto a Kochkor; cerchiamo il taxi pi malmesso della citt. Nella piazza principale le auto sono praticamente ammucchiate una sullaltra e la gente si ritrova a parlare in mezzo alla polvere facendo un gran chiasso: la trib dei tassisti; ne troviamo uno a 350, ottimo! E una specie di bianchina. Il conducente simpatico, e, da quando gli abbiamo raccontato cosa cerchiamo, si ferma in tutte le fattorie sulla strada per chiedere se sono interessati a prestarci dei cavalli e farci da guida. Nessuno accetta. E il periodo della mietitura ed i contadini hanno pi che mai bisogno dei loro cavalli, il grano naturalmente pi importante dei soldi, qui. La condizione della strada peggiora, iniziano ad esserci pietre, tassista fadel suo meglio: saliamo velocemente sulle alte vette del Kirghistan. La strada sembra ormai il letto di un fiume ma il assista con quel suo catorcio riesce a passare su strade sterrate, carrettiere, su grosse pietre franate dai bordi, attraversare persino qualche guado. Ogni tanto sosta per prendere dellacqua di qualche rivolo e metterla nel radiatore. Lultima casa in cui ci fermiamo, alle pendici dei monti, abitata da una famigliola estremamente gentile. Ci fanno entrare, il padre un giovane contadino di 30 anni, ha fatto la guerra in Cecenia e parla un ottimo russo. Vive qui con i suoi due figli, che sono in giro sui verdi pendii con i greggi di pecore, agnelli e con le mucche, con due bimbe splendide e con la moglie che ci fa entrare per offrirci del t. Manca lo zucchero cos lo serve salato. Ci porta anche del burro grasso (kaymak) e crema di latte da spalmare sul pane (smetana). Sono molto ospitali, ma ci dicono che ahim hanno due soli cavalli cavalcabili, perch un paio di cavalle sono incinte, e che quindi dovremmo adattarci montando in due su un cavallo e senza guida, ma che il tutto ce lo darebbe per amicizia senza chiederci nemmeno un soldo. Lo ringraziamo vivamente, una persona onesta e di cuore, questo ci rassicura dopo i prezzi folli proposti in citt, ma non siamo cos pazzi da rischiare sulle alte vette innevate del Kirghistan. Ci d ragione e ci consiglia di provare pi su nei jailoos, forse potremmo trovare qualcuno, ci lascia uno dei suoi figli in modo che ci presenti ai vicini. Continuiamo ancora un tratto in macchina finch anche lesiguo sentiero che seguivamo si esaurisce su un ripido pendio scosceso. Per quanto bravo, il nostro autista ci dice che dobbiamo continuare a piedi. Scendiamo e lo salutiamo dandoci appuntamento a 4 giorni dopo alla casa del contadino ospitale ai piedi della vetta. Mentre ci mettiamo il sacco in spalla osserviamo il panorama attorno a noi, restiamo senza fiato: unimmensa vallata verde si apre in basso verso la capitale e verso la piana del Kirghistan, mentre dietro a noi ed ai lati spiccano maestose le altissime vette innevate della catena del Thien Shan. Unintensa sensazione di libert ci pervade. Per un momento ci

dimentichiamo di tutto linutile: del perch siamo qui, cosa abbiamo fatto la mattina, e persino chi siamo. Ci incamminiamo ma laltitudine ci stanca subito, dopo 10 metri ho gi il fiatone, mi abituer solo fra qualche giorno. Sulle pendici vediamo gi delle macchie biancastre in lontananza sono i jailoo: i villaggi composti dalle diverse yourte. Ci dirigiamo verso le abitazioni, lautista alla fine ha deciso di venire con noi e cos anche il ragazzo incaricato dal pastore a valle. Camminiamo tra le yourte e saliamo fino a quella pi in alto, unora e mezza di strada in pendenza, sentiamo leffetto dei pacchetti di sigarette russe fumati! Il primo essere umano che incontriamo Paypak (lo chiamer cos): un bimbo selvaggio seduto su una roccia, uno spirito della montagna con occhi e capelli scurissimi, le gote rossissime squarciate dal sole, scalzo corre sui prati conducendoci da suo padre. La sua famiglia assieme ad un vicino sta montando una yourta. In contesti di vita a contatto estremo con la natura come sulle alte vette del Kirghistan, la gente si sente molto pi unita, ed il concetto di famiglia si allarga: non solo il ristretto nucleo di persone che abitano assieme, ma lintera popolazione del villaggio. Quando la natura cos forte e pericolosa le persone si avvicinano e si considera fratello anche lo straniero, per il semplice fatto che sono gli stessi problemi ad essere affrontati, si vivono le medesime sofferenze, si assume lo stesso modo di pensare. Grazie anche allaiuto di Natalja e del tassista spieghiamo che cerchiamo dei cavalli. Non sembrano in questo momento interessati ad ascoltare. Il tempo passa, la yourta quasi ultimata ma ancora non riesco a capire se siano daccordo o no. Sembra non badino neppure a noi. Giochiamo con i due bambini e contrattiamo molto blandamente dalle 18 alle 23, qui di tempo ce n in eccesso e non bene dimostrarsi troppo ansiosi di concludere le trattative. Restiamo a sorseggiare del t ed a mostrare le foto della nostra terra, facciamo sentire i profumi del meditrerraneao (la salvia e la lavanda portata da Danko), i bambini invece sono pazzi per le penne biro e per i fischietti che abbiamo al collo, che alla fine lasceremo loro. Alla fine affrontano direttamente largomento, ci sparano dei prezzi esorbitanti. Ci dimostriamo poco contenti delle loro proposte, come se potessimo rifiutare. In realt non vogliamo tornare gi in citt domani a mani vuote, abbiamo fatto cos tanto, andremo fino in fodno. Non c soluzione, dobbiamo a tutti i costi tovare un buon prezzo. Esitiamo a lungo, tiriamo fuori anche la solita commedia della guerra in Yougoslavia, dicendo che siamo due croati e uno sloveno (io), le nostre case sono state bombardate e che la situazione economica pessima... Alla fine accettiamo, 12,5$ a testa, tutto compreso per due giorni, che secondo loro sono sufficienti per arrivare al lago. Mi sembra perfetto, non avremmo mai sperato un prezzo cos basso. Stringiamo la mano per firmare simbolicamente il contratto dellaffare e andiamo a letto nella yourta accanto; grande e davvero fredda, ma ci dotano di molte coperte di yak; anche il vicino dormir con noi. BAYPACKBEG: PASTORE DI YAK TRA LE YOURTE Dun tratto in piena notte si alza un vento impressionante, si incanala nella vallata con grande potenza, i teli della yourta sbattono di qua e di l e le corde della yourta si allentano. Le pecore belano senza pausa, qualcosa di strano sta succedendo. Ben presto anche il cane della famiglia abbaia verso le cime dei monti. Qualche tempo dopo, sinistri, gli ululati dei lupi scendono dalle cime: stanno razziando il gregge della famiglia (i lupi scendono solo durante il cattivo tempo per nascondere il loro odore e per non farsi udire). Tutto si calma di colpo quando il padre esce con il fucile e spara dei colpi in aria, i lupi se ne vanno. Riprendiamo a dormire, anche se il vento continua a infuriare sulla nostra yourta. 6/9 Uscendo dalla yourta scopro che la verde vallata che ci aveva guidati fino al jailoo ora ricoperta da manto unfiorme di almeno mezzo metro di neve. Il contatto diretto con la suprema bellezza della natura, che mi accoglie al risveglio, strozza il mio cuore in una morsa di stupore, resto a bocca aperta senza poter n pensare, n parlare, posso solo ammirare, distante da tutto. Raramente ci

capita di veder la natura mutare cos velocemente come dopo una gran nevicata, e non ho difficolt adesso a pensare che queste montagne, prima cos miti ed adesso cos selvagge, continuino fino ad arrivare allHimalaja! Dopo lestasi, i primi brividi mi ricordano che questo cambiamento repentino porta con s delle conseguenze ed un sacco di domande nella mia testa: andremo con i cavalli attraverso queste vette? Come faremo a tornare gi a Chalay se non potremo andare a cavallo? E questo vento che continua a spirare furioso da ieri notte, quando finir? Siamo davvero sicuri in queste yourte? Guardando le espressioni sulle facce degli altri vedo passare gli stessi fantasmi, portati dalle stesse mie domande. Restiamo ammutoliti. Pensare che nel mio zaino ho solo un maglione di lana (nessun giubbotto). indosso tutto quello che posso. Intanto ricomincia a nevicare, grandina, a volte piove. La yourta risponde bene a tutto questo fino ad ora, ma il vento la sta aprendo lentamente, inesorabilmente. Ci sforziamo di tenerla salda al terreno, tendendo il cavo che lega lanello di raccordo delle sue costole verso il terreno. E tutto inutile, le folate selvagge di vento sinsinuano come coltelli affilati tra le fasce di pelle dagnello che avvolgono la yourta sbattendola di qua e di l come gelatina impazzita. La donna di casa con estrema saggia tranquillit zen, prepara brodo di agnello con pasta fatta in casa, patate e peperoni. E una manna per noi che da circa due giorni mangiamo solo burro sul pane e caj. Il suo uomo partito la mattina presto a pascolare le pecore come ogni giorno. Sappiamo ormai che non possiamo prendere i cavalli: con questa neve rischiano di scivolare e sarebbe troppo pericoloso. Il tempo riesce ancora a peggiorare, il vento sempre pi violento ma almeno ha spazzato via le nubi. La donna kirghisa ci dice che la prima volta in vita sua che vede qualcosa del genere; le yourte sono fatte per resistere a qualsiasi tempesta ma non ne ha mai vista una durare cos a lungo! Nel pomeriggio allimprovviso la nostra yourta, pi grande e delicata, si apre completamente sotto la forza del vento. Le cinghie si spezzano e le coperte rischiano di volare via. La tiriamo gi e posiamo i teli e tutto il costame in legno ai piedi della piccola yourta della famiglia. In mezzora tutto a posto, per adesso siamo quattro in pi a vivere nella minuscola yourta! Puntualissimi arrivano nello stesso tempo anche due vicini, venuti a trattare per comprare una mucca. Penso che il momento ideale per comprare una mucca! Ma loro non sembrano essersi nemmeno accorti del fatto che siamo a 5000 metri daltitudine, sotto la neve, a 3 ore di auto dalla prima casa riscaldata e sicura. Viene servito del t. I kirghisi, parlano tranquilli sorseggiando il caj dalle loro tazzine, mentre alle loro spalle la yourta trema, le assi di legno usate come costole laterali si infrangono sotto la spinta del vento e il tetto frana dolcemente. Tutte le altre yourte, ci dice il vicino, non sono state montate al centro della vallata, dove si incanala tutto il vento, qui, dove siamo noi, sono tutte al riparo e cos hanno solo problemi superficiali. Pausa meditativa generale Per, sussulta con un guizzo di ironia, sono gi piene!..., sorride, soddisfatto del suo esordio, e continua fatalista ...quindi non possono ospitarvi. Verso sera, anche la seconda yourta dove siamo inizia ad aprirsi come la prima, il vento scopre una parte del tetto. Cerchiamo rapidamente di rappezzarlo alla buona, ma ormai met delle assi che sorreggono tutta la struttura sono rotte o irrimediabile imbarcate. La situazione critica. Ho assistito alla stessa scena poche ore fa per la nostra yourta. Questa non regger per pi unora secondo me. Alle sei circa, per fortuna, inizia a piovere, il vento cessa, il momento per stappare la vodka per giocare a scacchi: siamo ormai tutti amici, condividiamo la stessa situazione difficile, siamo tutti fradici dacqua; ma li abbiamo aiutati e loro lo sanno, e ne sono riconoscenti. Nel tardo pomeriggio quando torna il capo di casa diamo una mano anche a pascolare le pecore, gli yak e le mucche; raduniamo le greggi per prepararle ad affrontare la notte. La signora si sente in vena di parlare, cos ci racconta invece delle tradizioni kirghise, di cui abbiamo gi avuto un assaggio nella casa del primo ragazzo che doveva trovarci dei cavalli. Quando Samar, ci racconta la donna kirghisa mostrandoci il vicino, si sposato, la ragazza che aveva scelto, aveva 20 anni e lui lha rubata da casa sua. Il padrone di casa invece si fatto aiutare dalla sorella che era collega di lavoro della futura moglie; lhanno rapita facendola salire in un automobile, lhanno legata e portata via alla fine

del lavoro, dopo 2 giorni di lacrime, lei si innamorata, ed ha accettato di sposarlo; dopo il matrimonio formale ha inviato una lettera a sua madre con su scritto: Ciao, mi sono sposata. Il resto del tempo cerchiamo di renderci utili il pi possibile, riporto direttamente dai miei appunti di viaggio: Cazzo siamo appena tornati, siamo stati a prendere la legna; il vento ricominciato nuovamente e c una tempesta di neve, tutto di un bianco glaciale (ed io ho solo questo maglione, portato da casa, dentro il quale ho messo tutti i calzetti che non sono riuscito a infilare nelle scarpe e nei pantaloni), tremo da stamattina Ormai non possiamo andare a cavallo e nemmeno tornare indietro in macchina, nessuno sa che siamo quass. Che cazzo dobbiamo fare? Non possiamo aspettare in eterno il creatore! La signora prepara con amore un caldo fuoco con gli arbusti che abbiamo preso e con la merda secca di vacca che un ottimo conbustibile. Io insisto per scendere, se la yourta si apre cosa faremo? Dovremo tutti comunque scendere con i bambini e la famiglia, forse meglio se andiamo noi a cercare qualche aiuto, una jeep per loro. A sera inoltrata, il vento magicamente cessa; mi sento risollevato. Dormiamo in otto in una piccola yourta, tra i rumori pi indescrivibili e gli odori pi vari. Una notte pittoresca ma divertente, a parte per il povero Zoran costretto a dormire schiacciato contro la parete della yourta dove lacqua scende dal tetto a rivoli: dormir tutta la notte con lacqua gelata in faccia e dentro al sacco a pelo! 7/9 Il mattino inesorabilmente immerso nel bianco silenzio estremo. Gli zoccoli dei cavalli scivolano sulla neve. Non possiamo far altro che aspettare ancora, ci rassegnamo, aiuteremo la famiglia nei suoi compiti giornalieri: raccogliamo sterpi per il fuoco, portiamo gli yak e gli agnelli al pascolo, Natalja aiuta in cucina e io vado a prendere la merda delle vacche per il fuoco (che culo!). Il sole scioglie la neve troppo lentamente: la nostra yurta ricoperta di grandi ghiaccioli; la mattina la donna di casa ci insegna come mungere le cavalle. Il pomeriggio Danko, Natalja ed io decidiamo di fare unescursione sulla cima della montagna, dove ci dicono si estenda un lago splendido. Zorane resta nella yourta. Saliamo con difficolt, ci apre la via il padrone di casa con il suo cavallo scagazzante. A met strada ci fermiamo in una yourta, che non avevamo mai scorto dal basso. Ci sono due donne molto gentili che ci propinano orgogliose il solito burro con latte di cavalla ormai insopportabile, ma accettiamo di buon grado. Ci istruiscono anche sulla preparazione del burro, utilizzano lo strumento che ho gi visto in qualche museo sulla vita agricola friulana del passato, sono certo che lo usassero anche i miei bisnonni: un profondo secchio con pestello. Riprendiamo il cammino, Natalja scivola un paio di volte, ma giunti in cima quello che ci aspetta valeva la faticaccia: uno specchio dacqua gelata si apre tra le rocce ricoperte di rossi licheni, sul blu verdastro dellacqua si riflettono le cime bianchissime delle vette innevate. Ul capo non resta troppo ad osservare, ci lascia per andare a recuperare il suo gregge prima che scenda la notte ed i lupi. Restiamo un po a gironzolare attorno; sebbene lacqua sia purissima non c segno di vita animale alcuna. Dopo due ore torniamo, per fortuna la neve si quasi sciolta del tutto durante il giorno, cos che forse la sera potremo finalmente discendere; ci prepariamo intanto a raggiungere la casa del buon kirghiso conosciuto allandata, dove secondo gli accordi avrebbe dovuto venire a cercarci il tassista spericolato! Decidiamo di dlasciare 400 Com alla famiglia per la loro ospitalit e simpatia!. Per strada ci fermiamo a chiedere agli abitanti delle yourte di aiutarci, di darci un passaggio a cavallo o in auto fino a Kochkor ma nessuno ha n cavalli, causa il raccolto, n auto. Scende la sera e dopo mezzora siamo a casa da Emilbekke (ecco come si chiama!). Efelicissimo di rivederci, ci d molto cibo (stava cucinando delle interiora di agnello nel pentolone fuori di casa) ed il suoinbevibile t salato. Passiamo la serata a raccontare come al solito della nostra terra e del viaggio, della nostre famiglie; anche se siamo davvero stanchi. Il tassista non arriva e cos dobbiamo dormire da lui, Emilbekke cerca di rassicurarci dicendoci che le stelle mostrano che lui arriver lindomani ma noi abbiamo ancora paura che nevichi e quindi di dover restare da lui a fare nuovamente i pastori, stato bello ed istruttivo, ma adesso basta! Emilbekke inzia a raccontarci della vita qui. I suoi due ragazzi hanno provato a 10 anni ad andare a scuola, quella pi vicina era a tre ore di auto da casa loro, quindi dovevano andare a stare dai nonni

in citt, oppure partire ogni mattina molto presto con i muli. Dopo qualche settimana si sono stancati ed hanno deciso di seguire lesempio del padre cercando di fare i pastori; lui ha lasciato tutti i compiti a loro: mentre lui si prende cura dei cavalli e dellorto, loro partono la mattina su due muli piccini a far pascolare i 150 agnelli (barenjne) e le 24 mucche (carovan). Gli domandiamo come mai abbia scelto di vivere qui tutto lanno, mentre gli altri delle yourte scendono in citt durante linverno. Dice che venuto avendo ereditato la casa ed una quindicina di mucche da suo padre, che a sua volta le aveva ereditate dal nonno; col tempo riuscito ad avere un buon gregge di pecore ed una buona mandria di cavalli.. Abbiamo curiosit: perch tutti qui hanno Bekke alla fine del nome? Ci svela che sta a significare laggettivo forte. 8/9 Ci svegliamo ansiosi di tornare a casa. Purtroppo non sappiamo se ca la faremo a tornare oggi stesso: il tassista spericolato che ci aveva portato qui ci aveva lasciato con la promessa di tornare al pi tardi stamattina. Cos siamo insicuri, aspettiamo impazienti scrutando lorizzonte con fiducia, unaltra notte passata con Emilbekke ci avrebbe distrutti, abbiamo bisogno di parlare almeno in inglese, di mangiare qualcosa di caldo e di bere della buona, fresca, birra frizzante, ho bisogno della civilt. Alla fine tarda un po ma arriva: una carcassa bianca, scintillante allorizzonte, ed festa: non crediamo ai nostri occhi! Torniamo a casa finalmente; lasciamo 150 COM a Emilbekke per la sua fantastica ospitalit e simpatia. Il contadino guarda i nostri soldi come per trovarne unutilit intrinseca, ma credo non potra spenderli prima di sei mesi, quando forse finita la neve torner gi in paese. Lautista ci prega di partire, ha motlo nusiness in piazza a Kochkor. Arrivati a Bishkek ci immergiamo subito nela vasca di Olga, ci circonda un tanfo da pastore kirghiso che potremmo benissimo mimetizzarci in un gregge di pecore e yak! Tutta la biancheria che lasciamo nella vasca star a mollo un paio di giorni prima di essere completamente sicuri che sia pulita. La sera stessa ci sembra un vero paradiso poter uscire puliti a mangiare in un ristorante. Gi pregusto il sapore di una buona birra, quando Natalja in tono solenne dice che deve parlarci: ha deciso di separarsi da noi per rientrare a casa ma non vuole dirci il perch. Non lo scopriremo mai completamente. La sera festa grande con Olga, le raccontiamo tutto davanti a uova sode e Kognac, la sua bevanda preferita... 9/9 Di buon mattino mi reco subito in centro allagenzia di viaggi: la mia lettera di invito in Uzbekistannon ancora arrivata, la cosa mi preoccupa. Mantre io rifletto su come poter arrivare a Samarcanda in Uzbekistan, Danko e Zorane si ricordano dallappuntamento che abbiamo al Ministero degli Esteri per sapere come procedono le indagini sui nostri rapinatori. Cos torniamo al palazzo del ministero discutendo lungo la strada sul responso possibile che ci attende: non ci speriamo davvero, la nostra parola, quella di tre studentelli occidentali, contro quella dellintera polizia kirghisa. Il ministro non muover un dito per accusare i poliziotti farabutti del suo stesso paese. Allentrata siamo titubanti ma Nurlan, il nostro amico del ministero ci scorge dalla finestra e ci fa entrare accogliendoci a braccia aperte, come fossimo suoi fratelli. Sembra che non abbiano mosso un dito per noi nei giorni scorsi. Ne eravamo certi. Veniamo convocati dal ministro in persona che decide di affidarci ad un investigatore, appartenente sicuramente agli alti ranghi della polizia kirghisa (infatti lunico che pu permettersi di affiggere in ufficio un poster con playmate seminuda). La nostra giornata si trasforma in uno dei migliori film di Thomas Millian: il nostro agente indossa occhiali scuri sfumati, pistola a tracolla e camicia sudata, siamo sulle strade di San Francisco! Ci chiede un paio di dettagli insignificanti sulla nostra storia e subito ci ritroviamo insieme a lui nellauto-blu a sirene spiegate. Siamo diretti verso il comando di polizia dove avvenuto il furto. Non ci capacitiamo di quello che sta succedendo ma sicuramente divertente. Il James Bond kirghiso guida molto peggio della gi malandata media kirghisa: la strada piena di buche e per evitarle, a velocit folli, invade la corsia opposta a tal punto da scambiarla con le auto che

provengono in senso opposto, per non parlare degli incroci presi con il pieno rosso, quando invece non c alcuna necessit di correre (il furto ormai avvenuto da almeno 5 giorni, non stiamo inseguendo nessuno!). Sembra una pessima puntata di un serial poliziesco fuori moda. Arriviamo miracolosamente illesi al commando di poizia, ci accolgono con un amaro sorriso. Hanno capito gi tutto. Siamo impauriti tutti qui ci hanno riconosciuti e si ricorderanno di noi, niente deposizioni dietro specchi come nei film americani, qui tutto faccia a faccia! Facciamo la nostra dichiarazione di nuovo, sosteniamo che i rapinatori erano tre: uno biondiccio dai lineamenti meticci, poi un kirghiso, quello in borghese che ci ha avvicinato durante il cambio del nostro denaro appena arrivati ed un terzo che ci distraeva mentre il boss delloperazione contava i nostri soldi (facendo sparire abilmente qualche banconota). In realt siamo confusi e nemmeno noi adesso siamo ben sicuri di ricordare con esattezza i loro visi, anche se cerchiamo naturalmente di dimostrarci certi delle nostre affermazioni ufficiali. Il registro sul quale vengono notate le presenze ed i turni di tutti i poliziotti, come vuole il copione di un film di terza categoria, non si trova pi: impossibile risalire a chi lavorasse qui la notte del furto. Gli interrogati qui non sembrano ricordarselo, sono tutti vaghi nelle loro dichiarazioni. Dopo una decina di minuti qualcuno ritiene che la sera della festa dellIndipendenza il responsabile capo del commando fosse un tizio adesso in servizio allospedale. Schizziamo come schegge per il centro di Bishkek. Scopriamo che hanno cercato di depistarci. Ma sono ridicoli o stupidi? Ormai siamo quasi arrabbiati pi che impauriti. Alle questioni del nostro agente, luomo in questione fa finta di non sapere nulla (penso labbiano anche gi avvisato dal comando del nostro imminente arrivo, perch tranquillo e preparato); tendendo lorecchio Danko riesce a sapire qualcosa di quello che dicono, stanno discutendo di particolari insignificanti. Le indagini non procedono affatto e secondo noi il nostro agente non ha intenzione di risolvere il caso, cos decidiamo di giocare il tutto per tutto, ricordando i contatti diplomatici di Danko con Mosca ed i miei con Talgat del Kazakistan, minacciando di creare uno scandalo internazionale nel caso non si riuscisse a trovare il responsabile del furto. Nonostante questa mossa le cose non si sbloccano, il nostro agente decide di riportarci alla stazione; quando arriviamo troviamo sul tavolo il registro dei nomi, sono riusciti a trovarlo, ma adesso non si trova la pagina del giorno che ci interessausciamo depressi, abbiamo fatto tutto il possibile, e ci siamo pure divertiti, ma ahim non siamo riusciti a trovare il colpevole quando ceravamo cos vicini.. per noi quei soldi erano davvero importanti! Stiamo disperando seduti sul muro difronte alla stazione delle corriere, quando davanti a noi passa una auto azzura diretta verso il parcheggio, con a bordo una faccia nota. Penso tra me e me Ma chi questo, lho gi visto? Cazzo, mi giro e vedo Danko e Zoran con occhi spalancati e la mia stessa espressione di stupore e genio sul volto: LUI! diciamo allunisono. Scende e ci viene incontro, ci ha riconosciuto ma non immagina niente. Ci chiede amichevolmente come ci sia sembrato il Kirghistran fin qui, dove siamo stati, le solite domande; abilmente ci separiamo: Danko ed io stiamo a parlare con lui, mentre Zoran va a chiamare il nostro 007 kirghiso. Quando si accorge che labbiamo messo in trappola la sua espressione muta in un sorriso amaro. Ci guarda fissi in silenzio, non piacevole, mentre il nostro agente gli grida qualcosa in kirghiso, lo sta insultando credo, o probabilmente gli prospetta un futuro poco roseo. Il poliziotto viene interrogato davanti a noi ma smentisce tutto, finch messo davanti a dei precedenti che tutti conoscono, costretto a tirare fuori da un armadio dei soldi ed a tornarci 60 euro senza nemmeno obiettare le nostre dichiarazioni o lammontare della cifra sottratta (avremmo potuto chiedere molto di pi senza problemi. Ci ormai chiaro che il furto di soldi agli stranieri in Kirghistan una consuetudine affermata, accettata e intrapresa dalla polizia stessa). Il poliziotto alla fine costretto a scusarsi, e cos per lui, anche il suo superiore. Tirandoci in disparte il responsabile ufficiale del comando, ci informa che in seguito alla nostra dichiarazione lui ed il loro superiore di grado rishiano di perdere il lavoro e di finire sulla strada con le loro famiglie, siamo dispiaciuti ma non sappiamo cosa possiamo fare per loro.. con una certa furba diplomazia, sperimentata sicuramente pi volte, ci dicono che potremmo dichiarare che la sera della rapina eravamo ubriachi (cosa che in effetti era) e che controllando meglio le nostre tasche abbiamo ritrovato i soldi che pensavamo ci avessero sottrato al comando di polizia. In questo modo

invalideremmo la dichiarazione da noi precedenemente fatta, questo scagionerebbe i responsabili e farebbe tutti contenti. Ci pensiamo unn po su, io ho bisogno del visto per lUzbekistan o di quello per il ritorno in Kirghistan... facciamo un po gli ingenui e siamo un po indecisi... prontamente i poliziotti loro aggiungono che sarebbero pronti a dimostrarsi molto riconoscenti per questo notro gesto. Accettiamo ma non prima di aver chiesto se ci possono aiutare a risolvere due grandi problemi. Per me andare dal Kirghistan in Uzbekistan: lunica corriera che fa quella tratta passa ancora attraverso il Kazakistan (gli antichi tragitti sovietici non sono ancora stati modificati per gli stranieri) cos penso che loro potrebbbero garantirmi il passaggio attraverso la frontiera Kazaka senza problemi, oppure fornirmi il visto uzbeko che sembra davvero complicato da avere per me. Rispondono che per il visto ahim non possono fare niente, ma che per il viaggio fino in Uzbekistan potrebbero garantirci un passaggio in cambio del disturbo arrecatoci. Accettiamo e compiliamo una falsa dichiarazione, di cui abbiamo anche una fotocopia. Ci dicono di tornare lindomani per metterci daccordo con loro. Usciamo felici e soddisfatti. Tutto si appianato anche se la polizia kirghisa continuer a commettere furti, ma almento noi abbiamo vissuto una super-avventura e ce labbbiamo fatta ad uscirne con coraggio, un po di fortuna e tanta incoscienza. Prima di rientrare a casa, gasati da come andata con la polizia, decidiamo di tentare lultimo colpaccio, non ancora soddisfatti; entriamo al ministero, ci accoglie Nurlan. E contentissimo: Tutto si risolto bene alla fine, avete visto, cosa vi dicevo?. Dico che tutto andato bene, ma che a causa di questo sgradevole incidente avevo persino deciso di cambiare litinerario del mio viaggio; adesso riavuti i miei soldi, sono grato allo stato Kirghiso ma ho perso comunque molto tempo in conseguenza al fatto increscioso. Sarebbe splendido se il ministro degli esteri kirghiso potesse ancora una volta venirmi incontro fornendomi un viso uzbeko in via informale, o almeno di un visto di rientro in Kirghistan, ed io potessi cos dimenticare completamente lepisodio e ricordarmi del Kirghistan come di una splendida nazione abitata da gente cortesissima. Nurlan si informa ma ahim mi dice che il visto uzbeko non disponibile nemmeno per i diplomatici kirghisi, a causa delle scaramucce tra kirghisi, uzbeki e alcuni tajiki filotalebani che incorrono spesso a Osh. Aggiunge che per il visto di rientro avrei dovuto semplicemente andare allufficio visti, da un suo amico che mi avvrebbe prolungato il soggiorno. Alla fine prima di congedarci mi lascia il suo numero di telefono per contattarlo In caso di eventuali problemi ma soprattutto nel caso volessimo festeggiare la sera con deliziose ragazze che lui conosce personalmente, ragazze pulite e molto brave che lui raccomanda: Ci sono molti club che operano in citt e lui ci raccomanda le migliori ragazze, avrebbe persino provveduto a farci fare un prezzo di fiducia! Noi rimaniamo increduli pensando che questa proposta ci viene fatta allinterno del palazzo del ministero degli esteri nella capitale; ma continua Non fate come i miei amici americani!, parla sicuramente dei militari della base aereonautica americana installata allaereoporto di Bishkek per controllare la situazione afghana, invece di approfittare delle ragazze che io consgliavo, si sono fidati di due trovate la sera in discoteca e dopo aver passato la notte con loro, sono stai accusati di violenza, processati, ed obbligati a pagare 2500$, alla fine del racconto avevamo le lacrime agli occhi dal ridere. Per festeggiare andiamo ancora nel solito ristorante e dopo cena accompagnamo Natalja alla stazione dei treni, perte per Mosca, cos ci ritroviamo di nuovo noi tre soli. 10/9 Mi sveglio impaziente di avere il mio visa, ma lettera non ancora arrivata, sono alle strette non posso restare ancora troppo qui in Kirghistan, vorrei spendere i miei soldi in Uzbekistan. Ma ho ancora mille problemi: devo ancora sbrigare il problema di come rientrare in Kirghistan dopo essere stato in Uzbekistan (semmai riuscir a metterci piede!). Mi serve un visto di rientro. Seguo il consiglio di Nurlan di ieri: mi reco in un ufficio del centro dove un suoamico svolge le pratiche dei visti. Mi rendo immeditamente conto che la situazione complicata e naturalmente nessuno parla altro che russo. Mi trattano scortesemente senza spiegarmi alcunch e mi ordinano di compilare un modulo totalmente in cirillico minuscolo (che non so leggere perch diversissimo dal maiuscolo); se non fosse per un ragazzo polacco simpaticissimo che trovo l, come me per prolungare il suo visto, sarei stato finito. Alla fine con soli 5$ prolungano di quindici giorni il mio visa, che non ha

nemmeno il timbro di entrata. Quando torner dallUzebekistan mi trover in una situaziuone totalmente illegale, non avro un visto di entrata bensi un visto esteso gi utilizzato. Bon mi fido, senza discutere. Danko Taboroshi, il serbo che studia a Sapporo e che ci ospita, mi aveva consigliato via mail di fregarmene e di provare ad utilizzarlo per entrare di ritorno dallUzbekistan come se non fossi mai stato in Kirghistan, tanto i kirghisi nemmeno controllano. Decido comunque di fare lestensione. Provato dalla dura giornata torno in appartamento sul fare della sera incontro qui Danko e Zorane; sono appena tornati dallappuntamento che avevamo per oggi al commando di polizia dellavtovoksaal per sapere novit sul passaggio fino ad Osh che ci hanno promesso in cambio della nostra falsa deposizione. Sono interessatissimo. Mi riferiscono tutto nei dettagli: i poliziotti hanno dato loro 500 COM a testa, in liquido, senza alcun problema. E molto meglio cos, credevo ci avrebbero dato unauto-blu con autista; e la cosa non mi avrebbe fatto sentire per niente al sicuro. Cos invece le cose sono pi semplici; i due croati hanno chiesto anche la mia parte, ma i poliziotti hanno rifiutato assicurando che per andare in Uzbekistan avrei potuto prendere lautobus da Bishkek a Tashkent, la capitale, passando attraverso il Kazakstan senza bisogno del visa, ed il viaggio sarebbe loro costato la met. Informandomi allufficio visti mi hanno detto invece che avrei rischiato sicuramente la prigione. Lunico modo per me di andare in Uzbekistan una vera rottura: devo scendere a sud alla citt di Osh superando i tre altissimi passi in del Thien Shan, da Osh attraversare il confine e poi dirigermi a Tashkent (capitale dellUzbekistan). E per il ritorno in Kirghistan (per prendere il mio aereo) dovr ripetere al contrario la stessa impresa. Domani dunque dovr ricordarmi di passare dai poliziotti per avere la mia perte del denaro. Danko ed io decidiamo che possiamo concederci un po di lusso e benessere: andiamo allla Banja. 11/9 I croati oggi hanno deciso di partire per Osh, la citt pi grande del Kirghistan dopo Bishkek, si trova dallaltra parte dello stato e ci si arriva superando tre passi della catena del Tien Shan (tra cui spicca in altezza il picco Pobedy, 7439 m !); naturalmente non ci sono autobus che collegano le due citt, solo jeep o qualche taxi che parte dallOsh Bazar. Danko e Zorane prima di andarsene vogliono comprare i biglietti aerei per il ritorno in modo dopo da essere pi liberi e tranquilli nel giro a sud che si prestano ad intraprendere. Anche io devo comprare quel biglietto, i miei soldi iniziano a scarseggiare e forse saggio almeno munirsi di biglietto di ritorno nel qual caso le cose vadano male. Ci presentiamo tutti e tre al Kirghist Concept: la mia agenzia preferita; chiedo il biglietto aereo Bishkek-Istanbul per studenti, so che costa intorno ai 172 $. Ok mi dicono che c posto; tiro un sospiro di sollievo; la ragazza mi chiede di mostrarle la tessera studenti, non me laspettavo, le mostro quella < 26 che lei stessa mi aveva detto giorni prima essere valida per lo sconto. Questa volta mi va male: non vuole farmi lo sconto, dovrei pagare cos 291 $ (e dire addio al mio giro in Uzbekistan). Chiedo di vedere il direttore, viene a verificare di persona e mi dice, ahim, che la mia carta non vale: lunica tessera accettata quella ISIC international student card, ne ho una ma scaduta da tre anni. Non posso crederci. Decido di provare tutte le agenzie di Bishkek sperando di trovarne una con delle ragazze talmente imbranate da non osservano la data della mia carta e che mi facciano tranquille il biglietto! Il problema che la compagnia aerea la ITEK AIRLINES (turca) che vende i biglietti in due sole agenzie in tutta Bishkek, di cui una quella in cui sono stato. Se non va bene la prossima sono definitivamente fregato. Mi reco di l assieme ai croati che hanno il compito di distrare la ragazza con futili questioni al momento del pagamento; ma una casualit accore in mio aiuto e Danko la sfrutta astutamente; nei giorni passati ci eravamo informati precisamente sul costo del volo, ma adesso la signorina, oltre a chiederci una commissione di 3 dollari per la loro mediazione, dice che da un mese i prezzi sono aumentati cosicch il volo in totale dovrebbe costare 7 dollari pi del costo a noi preventivato. Danko inizia a lamentarsi Per noi un grosso problema. Come mai quando abbiamo riservato i biglietti una settimana fa le cose stavano in un altro modo? Perch nessuno ci ha avvisato del supplemento? Per noi adesso un casino!, insiste davvero, chiede persino di parlare con il superiore. La ragazza non

sa cosa dire, imbarazzata, ma dopo vari sospiri Danko e Zorane accettano, e pagano. Quando tocca a me, mi chiede la tessera per fare il mio biglietto. Mostro quella < 26 anni. La ragazza risponde timidamente che non valida, che non attesta che io sono studente universitario, ma solo che ho meno di 26 anni. Cos aggiungo a fianco la tessera mensa universitaria (scaduta da due anni), sopra c scritto Universit degli studi di Trieste e riesco a convincere la ragazza che quella la mia tessera studentesca, ormai dopo i vari problemi che ci ha creato la signorina non va troppo per il sottile, si fida e mi fa il biglietto, tiro un immenso sospiro di sollievo! Esco e vado nel primo internet caf per controllare la posta, trovo un mail di quelli della Kirghist Concept che mi annunciano larrivo della mia lettera di invito, Uaho! Mi precipito da loro. Incredibilmenet sanno gi del mio acquisto del biglietto aereo e mi guardano con aria strana (spero non telefonino alla compagnia per avvisarli della mia truffa, altrimenti rester in aereoporto come un fesso al momento della partenza). La ragazza simpatica addetta ai visti mi consegna la lettera e mi dice di andare subito allambasciata uzbeka per prendere il mio visto. Mi restano ancora da sbrigare un po di faccende prima di pensare ad andarmene alla volta di Samarcanda: innanzitutto devo andare al comando di polizia dellavtovoksal per prendere i soldi che mi devono i poliziotti kirgisi, chiedo a Zorane di venire con me perch non me la sento di andarci da solo. Quando arrivo sono stranamente gentili. Mi danno i soldi senza opporre scuse o minacce. Saluto Danko e Zorane, che partono un po tardi per andare allOsh Bazar e lasciare la capitale; con sorpresa li vedr tornare dopo qualche ora: le marshrutke sono gi tutte partite prestissimo la mattina. Hanno deciso di rimandare la prtenza a domani. La sera brindiamo alla bella giornata al solito ristorante che ormai unabitudine. 12/9 I croati se ne vanno ma riescono comunque a fare un casino: partono al mattino presto, mentre ancora io mi rotolo tra le lenzuola, prendendo con loro le uniche chiavi dellappartamento. Io sono lunico che resta e senza chiavi non posso ne chiudere e quindi sarei cotretto a restare dentro a sorvegliare la casa. Appena me ne accorgo corro fino allOsh Bazar per cercare i croati e riavere le chiavi. Li trovo tranquilli intenti a contrattare un tax, con tanto di sorriso stupito. Avute le chiavi, abbandono lidea utopistica di dormire, mi dirigo verso il centro in cerca dellambasciata uzbeka, in compagnia del mio visa support. Dopo mezzora di ricerche attorno alla piazza centrale di Bishkek riesco finalmente a trovare il palazzo del console, ma non c nessuno che voglia aprirmi. Se non ho appuntamento non mi riceveranno. Torno dallunica persona che pu aiutarmi, parla kirghiso e molto bene linglese: la ragazza del Kirghist Koncept, telefona di persona ma le rispondono che tutto prenotato, non hanno pi buchi per appuntamenti, almeno fino alla prossima settimana. Ma il mio visa support dura una sola settimana ed inizia fra due giorni (quando lho chiesto avevo gi calcolato tutto in modo da farlo iniziare il prima possibile). La ragazza mi esorta a provare lo stesso. Cos ci vado, sarebbe un vero peccato, dopo tante fatiche, no riuscire a prender il foglio che mi consente di entrare in Uzbekistan. Davanti alla porta del consolato uzbeko conosco Ben, un inglese simpatico e un americano strano (iper cattolico) che vive qui in Kirghistan con la sua famiglia per aiutare (questi americani vogliono sempre aiutare!). A met mattina circa vediamo arrivare la console, ma prima che si degni a ricevere gli stranieri passano tre ore. Fortunatamente dopo quattro lunghe ore di attesa e rimandi, io raggiungo il limite dello stress nervoso, entriamo e consegnamo le nostre carte nellufficio. Per fortuna tra gli stranieri in lista che hanno preso lappuntamento per il visto, ne manca uno, cos mi sono presentato senza che la console si accorgesse. Ci informano che per controllare i nostri dati ci vorranno un paio dore, cos andiamo a mangiare qualcosa. Quando ritorno belli sazi lamericano, che parla russo molto meglio di me, mi presenta, dice che sono un sostituto dellultimo minuto, insomma cos tutto procede liscio, ed alla fine ho tra le mie mani il visto uzbeko. Parlando con Ben, gli propongo di partire insieme domani per andare in Uzbekistan; risponde che il suo porgetto di fermarsi ad Osh ma che essendo sulla stessa strada potremo andare fin laggi e poi separarsi, ok dobbiamo solo trovare il passaggio; per non sbagliare, come i croati,decido di andare gi adesso allOsh Bazar per trovare qualche passaggio che mi porti domani alla citt di Osh. In un

piazzale ghiaioso a fianco al mercato c molto movimento: sembrano moltissime le vetture che fanno questo tragitto, ci sono addirittura le jeep. Rratto con molta gente ma i prezzi sono alti, il minimo : 600 COM. Finch un giovane sui trentanni, che ascoltava in parte in silenzio, mi viene vicino e tirandomi in disparte, mentre gli altri non lo sentono, mi propone 550, gli dico 500 e lui acconsente, mi dice di trovarmi al bazar alle 8, per sicurezza. Torno a casa dopo aver lasciato a Ben un appuntamento per la sera alle 19. Mi faccio un buon bagno, prima del lungo viaggio che mi aspetta domani ed esco; mi trovo con linglese come daccordo. Stasera nella capitale si tiene un importante torneo di Kick Boxing, sport nazionale kirghiso, tra la squadra nazionale kirghisa e quella americana. Nella piazza antistante davanti al complesso sportivo di Bishkek c una folla clamorosa. I biglietti dentrata, venduti solo dai bagarini con i quali naturalmente bisogna trattare (niente sportelli ufficiali) hanno diversi prezzi, a seconda della posizione del posto a sedere; acquistiamo due biglietti da 50 COM ciascuno. Allinizio divertente, anche se a 50 metri di distanza il palco appare come un minuscolo quadrattino bianco. Grazie ad un maxischermo riusciamo a scorgere chi lamericano e chi il kirghiso. Gli americani perdono clamorosamente per 5 a 0. Tutto naturalmente deciso prima: per garantirsi un certo favore di pubblico. La base militare americana impiantanta a fianco allaereoporto di Bishkek inizia infatti ad essere scomoda da quando ci sono tour continui di ragazze kirghise tdalla capitale. Alla fine stufi ce ne andiamo. Torno a casa per vedere Olga prima di partire lindomani, devo infatti lasciarle in custodia le chiavi di casa fino al ritorno dei croati. A casa non c, deve essere uscita, la chiamo una trentina di volte ma non la trovo. Sempre cos: quando ci sono dei casini, lei non si trova mai; alla fine dopo essermi quasi deciso a non partire il giorno dopo ed a rimandare i miei progetti a causa di quelle dannate chiavi (da stamattina mi rompono!), la trovo, mi dice che sta per venire a trovarmi con un amico: Ivan. Stiamo tutti e tre a bere cognac ed a parlare. 13/9 Sono gi allOsh Bazar alle 7; ma del tutto inutile perch il mio choffeur, come si dice stranamente qui, non ha ancora trovato degli altri passeggeri, oltre a Ben e me, e non partir finch il suo camioncino non sar pieno. Ci dice che per le 9-10 sicuramente avr trovato la gente, cos Ben ed io andiamo a fare un po di spese in previsione del lungo viaggio al vicino baazar. Se tutto porcede regolarmente staremo circa 15 ore per arrivare ad Osh. Compriamo della smetana, acqua e qualche frutto; non ho molti soldi, creco di cavarmela con quello che mi resta. Alle dieci siamo di ritorno, il conducente ci fa segno di salire e si parte, ma non credo sia per il viaggio: siamo soli dentro al furgone, ci sta portando da qualche parte. Come sempre qui non ci dicono nulla, si deve solo seguire in silenzio e fiducia. Aprono le porte, ci ritroviamo in un magazzino pieno gente che lavora. Ci sfruttano per riempire il furgone di casse di medicinali, ne mettiamo fin sul tetto. Il conducente ci spiega che Osh distante, che a causa delle alte montagne che la separano dalla capitale, non facile trovare medicinali laggi, lunico modo per farli arrivare a sud trasportarli con mezzi come questo. Tutto il sistema sanitario retto dai taxi dei cittadini privati. Adesso tutto chiaro: il nostro conducente, dopo aver accettato lincarico delle medicine, ha ben ha pensato che avrebbe potuto far avanzare un paio di posti allinterno del furgone per dei passeggeri: me e Ben, per questo paghiamo cos poco. Dopo il nostro carico torniamo al bazar a cercare altri passeggeri, secondo lautista c ancora posto. A mezzo giorno il nostro chauffeur ed i suoi amici stanno ancora cercando gente. Alle 15 ancora niente, le persone non si trovano, spero partiremo presto, mi sto rompendo le scatole. I passaggi in taxi vengono sempre organizzati da almeno una decina di persone: uno lautista, di solito aspetta nel furgone assieme al padrone del furgone, gli altri invece sono dei P.R. che cercano i contatti in giro, trovano clienti e prendono una percentuale. Ci invitano a bere una birra al bar dei tassisiti di Osh Bazar: in realt una capanna sgangherata. Ci offrono parecchie birre scherzano con noi ma ad un certo punto il tipo vicino a me, con il quale scherzavo amichevolmente da una buona mezzora, mi dice che sono un po matto, io rispondo che se io sono matto lui un finocchio. Il tipo afferra la mia testa sotto il braccio grossissimo e tatuato e inizia a sbatterla sul tavolo violentemente mentre io continuo a dire che scherzavo, che mi scuso.

Per mia fortuna lo fermano in due prima che mi fracassi gli occhiali e la faccia sul bordo del tavolo! Mi dicono Non scherzare pi con lui, uscito di prigione tre o quattro volte e non vogliono nemmeno dire perch, ma capisco che il tipo non del tutto a posto. Alla fine alle otto di sera, con ben 12 ore di ritardo, il capo, che adesso so chiamarsi Maden, ha trovato 14 persone oltre a Ben e me, che pensa, ottimisticamente, di far stare nello spazio che avanza spostando un po le casse di medicinali. Il viaggio naturalmente allucinante: sfortunatamente ho scelto il posto dietro al sedile dellautista non pensando che la parte metallica sporgente vicino alle mie gambe c il vano adibito al motore: dopo una mezzora raggiunge gi i cento gradi. A parte il caldo che mi fa sudare, la situazione terribile: ogni volta che mi addormento il metallo incandescente ustiona i miei polpacci e mi sveglio. E totalmente impossibile dormire cos. Davanti a me un bimbo sta seduto sui piedi del padre che deve essersi tolto le scarpe: un odore nauseante di qualcosa tipo un ananas marcio danzer con le mie narici per le prossime dodici ore. Ma questo non tutto: il vecchieto che mi siede direttamente a fianco addormentato abbracciato alla mia spalla gi da qualche chilometro, inizia a pesare. Mi tiene abbracciato come fa un ubriaco con il palo che lo sorregge (e la similitudine non naturalmente casuale in questo caso, perch a giudicare dal suo alito deve essersi scolato un bel po di vodka prima di partire! beato lui che riesce a dormire!). I bambini piangono quasi tutto il viaggio, la strada piena zeppa di buche spaventose, continua a far sobbalzare il gabbiotto metallico nel quale stiamo miracolosamente viaggiando; non sento pi il mio fondo schiena e sono trascorse solo due ore. Sono sconfortato al solo pensiero di dover trascorrere ancora altre 10 ore in quel modo. 14/9 Trascorro la notte insonne a parlare con i passeggeri, a fare conoscenza, sono tutti curiosi di sapere cosa ci fa uno come me nel peggiore taxi per Osh. Durante la notte abbiamo superato lultima citt in pianura: Toktogul, la stradina si arrampicata sicura tra le montagne, la sola di tutto il Kirghistan che collega direttamente Bishkek ad Osh, altrimenti bisogna prendere una deviazione lunghissima percorrendo un giro fino quasi al confine con la Cina. La mattina i primi raggi illuminano le altissime montagne scure dalle vette spruzzate di neve, tra le quali scorre un pigro fiumiciattolo color smeraldo. Siamo clamorosamente in ritardo sulla tabella di marcia di Maden, ma il destino mi dimostra prontamente che le cose possono sempre peggiorare. CRACK!, il motore inizia a tossire e il furgone si ferma; i due esperti turbo-autisti scendono e in pochi minuti sono ricoperti di olio dalla testa ai piedi. In unora siamo di nuovo pronti, ripartiamo, ma dopo due ore nuovamente lo stesso guasto. Verso le tre, ancora. Ed ogni volta ci vuole unora per rimettere tutto a posto. Inizio a concepire lidea di scendere a Djallal Abad (non quella in Afganistan naturalmente, ce n una anche in Kirghistan): sta molto prima di Osh sulla nostra strada ed altrettanto vicina alla frontiera che Osh; quindi ho la possibilit di andare lo stesso a Tashkent, ma posso forse recuperare il ritardo accumulato ieri. Alla fine quando tutti si fermano in un ristorante per mangiare, gli autisti, mi danno uno strappo a Djallal Abad. Mi depositano al mercato, dicono che sarebbero andati a scaricare delle casse, ma che sarebbero ripassati dopo una mezzoretta. Lascio il mio bagaglio sul furgone, cos ho il tempo di cercare un passaggio. La citt piccola ed pieno di americani dovunque. Non mi sento molto a mio agio so che qui ci sono parecchi disordini, soprattutto durante lestate come adesso, tra le diverse etnie presenti: uzbeki, kirghisi, tajiki ed anche qualche talebano. Appena scendo sono avvicinato da Venera: una ragazzina kirghisa che parla un ottimo inglese; stringiamo amicizia subito, le chiedo come posso arrivare di l del confine; dolcissima, credo si sia innamorata di me. Per 5 COM puoi prendere la marshrutka che parte tra cinque minuti fino al confine e aggiunge che lei verr con me a sue spese per aiutarmi ed essere sicura che tutto vada bene. Ho bisogno di valuta uzbeka cos partiamo al bazar a cambiare i soldi. Lei mi tiene la mano. Adesso ho un po di CYM uzbeki con cui potr vivere laggi, anche se aspetto di cambiarne degli altri al mercato nero in Uzbekistan.

Dopo una buona mezzora Maden e il proprietario ritornano, erano finiti a bere (con i soldi dei passeggeri). Recupero la mia roba e li saluto, intanto arriva la marshrutka che dovrebbe portarmi al confine. Venera mi presenta delle persone simpatiche nella marshrutka che mi danno qualche consiglio su come andare a Tashkent. Al confine sono un po agitato, ma fila tutto liscio. Venera vuole seguirmi fino di l e chiede alle guardie di lasciarla passare, incredibile le permettono di attraversare il confine anche senza visto, solo per aiutarmi. In territorio uzbeko ci sono diversi tassisti che aspettano i passeggeri. Una vecchia mi offre subito un passaggio fino ad Andijan (la prima grande citt), vuole 1000 CYM. Venera le parla in disparte e mi assicura che con lei sar sicuro, le chiede persino di trovarmi un passaggio per Tashkent una volta arrivati ad Andijan. La vecchina risponde che non ci sono problemi, si occuper di me. Lascio la mia dolcissima amica promettendole di riverela al mio ritorno, so per gi che sar difficile. Venera con le lacrime agli occhi mi dice che mi aspetter per sempre, mi si spezza il cuore, ma devo andare. DORMIRE A FIANCO DUN KALASHNIKOFF Dopo qualche chilometro il territorio muta: siamo nella vallata di Fergana, unoasi immensa dove le carovane nel passato devono aver trovato un luogo perfetto per ristorarsi prima di affrontare le alte vette del Kirghistan che portano in Cina. Distese verdeggianti si estendono a vista docchio, cascate dacqua azzurra cristallina, piante floreali esotiche dai colori intensi, interi campi di gelsi perch il pi importate prodotto di queste terre la seta. Il costo della benzina qui un altro dato sconvolgente: 1/7 di dollaro al litro, mentre lacqua 300 CYM, sempre molto cara ma meno che in Kirghistan. Arrivo ad Andijan ma non voglio restarci troppo, cerco subito un altro taxi. La vecchia nonostante le promesse mi scarica in stazione e mi lascia da solo telandosela di corsa. Trovo un taxi diretto a Tashkent: mi chiede 4000 CYM, il prezzo buono ma la macchina e piccolissima ed in p sono il solamente il secondo cliente. Partiremo due ore dopo, quando lautista avr trovato gli altri due passeggeri. La strada lunga, ad occhio direi 300 km sulla carta: Andijan, Kokand, Angren e alla fine Tashkent. Prima del deserto, ci fermiamo in alcuni accampamenti di di tende dove si pu mangiare, posti polverosi poco raccomandabili, prostitute e camionisti ubriachi; dopo qualche ora di viaggio arrivano altre montagne enormi: luna piena e di lupi che ululano. Lautista mette una cassetta che mi piace molto, la ragaza seduta a fianco a lui la conosce a memoria e canta. Gli chiedo il nome, Sher Al. Mi ripropongo di cercare qualche suo nastro al mio ritorno. Alla fine il territorio ritorna pianeggiante, siamo nel mezzo del deserto uzbeko. Lungo il tragitto il tassista viene fermato almeno una decina di volte da check point gestiti da militari armati fino ai denti, entrando in Uzbekistan ci si sente ancora nel vecchio clima del terrore sovietico, soprattutto con questi controlli continui lungo la strada. Alla fine arriviamo alle 2 di notte a Tashkent, nonostante lautista mi avesse promesso che saremmo arrivati alle 12! Tashkent ha 1/2 milione di abitanti ma sparsi su una superficie enorme, non esitono grattacieli evidentemente! 15/9 Il taxista non sembra aver voglia di portarmi in centro. Mi scarica in piena periferia e mi consiglia di andarmene di corsa, la zona non affatto sicura. Mi guardo attorno, sono sperduto. La citt riluce di una strana aura giallognola; sembra curata, abbastanza moderna, pi ricca di Bishkek, ma le ombre che si aggirano tra o boschetti periferici mi rendono inquieto. Ricordo di aver conservato, in qualche tasca del mio zaino, un messaggio che due australiani incontrati a Novosibirsk mi avevano inviato; dovrei trovarvi su scritto lindirizzo di un hotel economico dove dormire a Tashkent. Eccolo. Fermo un taxi e mi dice che sta a tre chilometri verso est, indica nel buio col braccio teso e se ne v.

Inizio a camminare, sul mio foglio c scritto Trovare il capolinea del tram 17 e poi seguirne il percorso per tre o quattro stazioni, ci si trover di fronte lhotel. Non ci spero, mi guardo attorno per vedere dove posso accamparmi con il sacco a pelo, trovo anche un bel parco, sembra tranquillo ad un primo sguardo, mi ci avventuro e casualmente scorgo delle rotaie che potrebbero essere quelle del metr, non mi costa niente seguirle; sopraggiunge il solito ubriacone a notte tarda che mi dice dove sta lhotel, e mi porta pure. Il posto un condominio decadente senza insegna, sembra una lavanderia dimessa, nessuno avrebbe mai notato! Aprono due signore in grembiule, fanno subito girare alla larga il mio simpatico e incomprensibile amico, mi danno lenzuola, pago anticipatamente 1600 CYM (poco pi di 1 dollaro). Il posto perfetto, spartano, ma pulito rispetto agli standard qui; ho una camera da quattro e sono solo, mi faccio una doccia magica. Da circa 36 ore non tocco cibo, non dormo bene e quasi non bevo, vado a letto tranquillo. La mattina alle 9 parto, seguo allinverso i passi di ieri notte, noto che sono passato attraverso a splendide moschee nascoste nelle nubi scure; sono vicino alla stazione per fortuna: Tashkent enorme, il fato mi ha graziato scegliendo che arrivassi col taxi vicino alla zona che pi mi serve! Noto immediatamente che c un autobus in partenza con su scritto CAMAPCAN, lo prendo al volo e fortunatamente c un posto libero; il viaggio dura 6 ore, 250 km circa e costa 2000 Cym. Alle 14 sono a destinazione. Il periodo doro della storia della citt inizi nel 1370, quando Timur la scelse come capitale del suo regno e ne fece il pi importante centro economico dellAsia Centrale. Ulughbek suo nipote continu fino al 1449 lopera del nonno rendendo Samarcanda anche un vivissimo centro culturale. in questo periodo di splendore che vengono edificate gran parte delle moschee (masjid) e degli imponenti mausolei (eretti dagli emiri per garantire la loro immortalit o per commemorare uomini sacri alla popolazione) che adesso fanno di Samarcanda una delle citt pi affascinanti del mondo asiatico. Dopo il periodo timuride Samarcanda cadde in declino fino a che nel 1868 i russi la conquistarono. Oggigiorno a Samarcanda, come anche a Buchara, si parla lingua tajika, nonostante si trovino entrambe in territorio uzbeko e gli abitanti si dicano uzbeki. In questa parte dellAsia i confini tra i diversi stati non sono mai stati ben definiti prima dellavvento sovietico; lo spostamento delle popolazioni nomadi stato talmente libero e scarsamente controllabile nei secoli che spesso pu succedere al giorno doggi che due citt vicine parlino dialetti differenti. Capita per assurdo che ci siano citt completamente uzbeke allinterno del Kirghistan, e che quindi sia necessario il visto uzbeko per entrarci. Prima di arrivare a Samarcanda chiedo a due ragazzi, seduti nellautobus davanti a me, se conoscono un buon posto economico per dormire, sono dellaccademia di polizia e si dimostrano davvero cordiali: dicono che mi aiuteranno, che fortuna! Conoscono un posto per 600 CYM, fin troppo bene per me, quasi non ci credo. Ed infatti quando ci andiamo scopriamo che siccome non ho passaporto uzbeko per me il costo si aggira sui 14 $. Giriamo in altri posti, ma Samarcanda tutta cos. Sono obbligato a cambiare dei soldi, quelli che ho non saranno sufficienti. I due amici mi portano al cambio nero: un tabacchino con rivendita di giornali, i miei accompagnatori dicono qualcosa, sembrano trattare sul tasso di cambio, affare fatto! Mentre porgiamo discretamente i miei 20 dollari, contemporaneamente la signora del tabacchino mi tende un giornale con dentro 22.600 CYM, gi precedentemente impachettati con biglietti in piccolo taglio. Alla fine capito in un posto perfetto, proprio vicino al centro storico e abbastanza economico. Mi sento finalmente tranquillo, lascio le mie robe nella camera, il posto davvero pittoresco: un giardino quadrato circondato perimetralmente da un portico sul quale sono ricavate le camere. Sembra unoasi, piante esotiche crescono dovunque e in mezzo al giardino ricavato il tipico hauz, un laghetto dacqua stagnante. Decido di uscire a dare uno guardo alla princiale citt della via della seta, sono curiosissimo. Scendo e vado in visita al Registan: uno degli edifici pi affascinanti dellAsia Centrale, edificato tra il 1400 ed il 1600. Il complesso costiuito delle tre Madrasse nelle quali studi il figlio dellemiro: tre edifici maestosi, disposti su tre lati della piazza quadrata, nei quali veniva insegnata

la matematica, lastronomia, la lettura del corano ed anche penso larte della ceramica di cui le popolazioni dellattuale Uzbekistan erano fini conoscitrici; la superficie dei tre edifici infatti tutta ricoperta da fantastiche maioliche color azzurro chiaro, blu cobalto e verde smeraldo. Entro nella Tillakary Madrassa, e rimango stupefatto quando mi trovo davanti al mihbar: finemente decorato con un sottilissimo strato d'oro, lavoratissimo, sovrapposto al profondo blu delle maioliche. Osano chiedermi 2000 CYM per entrare, ma girando intorno alle mura noto che una porta a sinistra aperta cos entro dal fianco senza problemi. Alla fine faccio conoscenza con un paio di ragazzi della mia et davvero simpatici, sono nel registan per vendere tappeti e cianfrusaglie varie. Sono un po matti, soprattutto uno, il pi vecchio di loro, addetto alla vendita di cassette musicali uzbeke, che mi fa provare del Nosh: un tabacco verdastro in polvere che loro usano masticare. Gli mostro orgogliosamnte il mio che avevo comprato allOsh Bazar a Bishkek, il tabacco kirghiso nero a palline, mentre il suo pi polveroso, mi dice di provarlo che sicuramente prover leffetto di volare. Ne assaggio un po; allinizio non riesco a tenerlo sotto la lingua, parte della saliva verde cola in gola ed inizio a tossire, mi prendono in giro; ma riprovo, per la prima volta sufficiente tenerlo un paio di minuti, questa volta lo faccio bene, lo tengo anche pi del necessario, ed vero fa girar un pola testa, ma non niente di sorprendente. Ormai mi hanno preso in simpatia, mi regalano una casseta di musica psichedelica uzbeka e, avendo saputo che suono il basso, fissano un appuntamento per la sera per andare a suonare con un gruppo. Li lascio e seguo la strada che va verso il bazar, la parte a sud della citt. Samarcanda stupenda, molto diversa dalle citt del Kirghistan: mattoni scuri e polvere sulle strade, ma ci sono dei negozi cos interessanti, le bancarelle sulla strada espongono frutta mai vista dai colori sgargianti, e mille oggettini frutto di una lavorazione dettagliatissima; la gente sembra serena anche se povera. Ci sono tantissimi ristorantini sulla strada che inebriano la passeggiata di deliziosi aromi, come i gustosissimi shashlick, spiedini che ho trovato anche in russia, ma che sono tipici uzbeki. Visito degli altri edifici: una grande cupola di un profondo color lapislazzuli la parte pi importante del Bibi Hanin mausoleum (1399-1404), un complesso enorme, una delle pi grandi costruzioni del mondo islamico del passato con il mestoso portale dentrata alto ben 35 metri. Scendo in centro citt, passo davanti al marcato che stava per essere smontato alla fine del giorno, una torre di babele di popoli: lingue e facce diverse, vestiti stoffe cappelli e frutta; prima di rientrare voglio passare a visitare Shrah-i-Zinda (1300-1400): un importante complesso funerario con facciate riccamente decorate da epigrafi in terracotta. Visito infine un altro paio di Moschee minori sulla strada del ritorno. Allostello mi sento soddisfatto e stanco; i padroni di casa gentilissimi mi servono squisiti meloni dolci, saranno la mia passione qui in Uzbekistan, fichi gialli, uva e Plov: la zuppa uzbeka ricca di agnello verdure e spaghetti. Esco di corsa per andare allappuntamento con il mio amico del registan ma ahim arrivo con unora di ritardo (lora di Bishkek qui non vale pi, avrei dovuto regolare il mio orologio!) cos decido andare nella parte nuova di Samarcanda. La citt infatti divisa in due parti nettamente distinte sia dal punto di vista architettonico che etnico, come un po Istanbul: una parte antica, con edifici religiosi e stradine polverose, col bazar e le casette piccole di pietra ed una parte nuova edificata dopo linvasione sovietica; le strade sono tutte squadrate si intersecano con uno schema regolare, le persone si vestono molto pi liberamente, soprattutto le ragazze, e ci sono grandi edifici che ostentano una certa ricchezza. 16/9 Vedo Guy Amir (1404) un meraviglioso mausoleo dove racchiusa la tomba dellemiro. Ledificio uno splendido complesso di pietre decorate da finissima maiolica e sormontato da una cupola blu. Allinterno le decorazioni sono quasi completamente in oro. Mi perdo per la citt vecchia per sentirmi sprofondare nella storia di questi paesi cos lontani. Mi allontano parecchio dal centro e finisco in una moschea lontana dalle vie battuite dal turismo:

attorno ad uno stagno ottagonale2, ci sono molti letti-divano su cui si fa della meditazione e della preghiera. Per il misticismo legato alla natura e latmosfera che si respira, sembra pi un tempio buddista che islamico; mi ci trovo bene cos mi fermo a conversare con i monaci, che abitano questo luogo. Ritornando verso il centro mi fermo distrattamente ad ammirare i negozietti che si aprono sulle stradine polverose, tra i rivoli di acque nere che scorrono per strada. Gli uzbeki vendono qualsiasi cosa, ma non pi di due o tre articoli per negoziante. Ci sono quasi pi venditori che articoli in vendita, persino il macellaio ha solo un pollo, un agnello e un nugulo di mosche roteanti. Accanto a me si fermano due giovani in divisa scolastica, evidentemente di buona famiglia. Attaccano bottone. Parlano davvero male linglese, tanto che mi sento obbligato a comunicare in russo. Vogliono portarmi alla loro scuola. A me sembra unidea da pazzi, ma mi lascio convincere ed alla fine mi pagano persino il taxi. A scuola divento una divinit: ci sono frotte di ragazzini che mi trascinano da ogni parte e recitando a memoria le tre frasi che hanno imparato in inglese. Mi portano dalla loro prof di inglese, che forse parla persino peggio di me, ma che almeno assai simpatica. Decide di farmi tenere unora di lezione ed io mi diverto a rispondere alle domande dei ragazzi. Alla fine anche la prof diventa come una di loro, mi prende per mano e decide di portarmi dal preside. Inizio a pensare che siano tutti folli (cerco di immaginare come verrebbe trattato un uzbeko che entra in una scuola italiana... Sarebbe probabilmente sbattuto fuori senza esitazione!). Il direttore ed io parliamo a lungo di politica, della situazione italiana e di quella dellUzbekistan. Si lamenta dei problemi economici: non hanno soldi nella scuola, da poco sono riusciti ad avere il primo computer. Alla fine i ragazzi mi accompagnano a prendere la marshrutka. Li saluto lasciandogli il mio e-mail. Non mi resta molto di Samarcanda da visitare. Fuori dalla citt trovo losservatorio astronomico di Uluk-beg, un immane lavoro tutto in pietra tra i piu avanzati tecnologicamente del passato. Di ritorno in citt mi dirigo al mercato. Compro i tipici cappellini uzbeki: quadrati neri e bianchi, che ogni buon uzbeko porta per ripararsi del sole cocente; sulla strada verso casa e passo davanti al registan, ancora aperto. Ritrovo i miei amici di ieri, e mi scuso spiegandogli quanto sia spiacente nellessermi sbagliato dora. Non un problema, tavarish, e mi alungano ancora un po di quel Nosh. Ci diamo di nuovo appuntamente per la sera per andare a ballare in un posto strano.Torno a casa pago lalloggio: domattina me ne andr, faccio una doccia prima di uscire. Guardando distrattamente la mia sveglia mi accorgo che sono gi le 21 tardi, esco correndo, non voglio assolutamente prendere taxi e per non rischiare di spendere pi di quello che posso mi metto in tasca solo 2500 CYM. Quando chiedo informazioni a due ragazzi per strada, scopro che il posto dove devo andare non vicino, e in pi mi sono sbagliato in pieno nel rivolgermi a loro: sono sbronzi, si prendono gioco di me e mi seguono chiedendomi soldi sempre pi insistentement. Sento gi che la situazione sta per finire male, ormai sono vicino al posto. Tengo duro. I due continuano ad indicarmi la strada camminando a fiancoa me, a un certo punto mi impongono di pagare loro il favore fatto. Rifiuto. Iniziano a mettermi le mani addosso, siamo quasi al punto di darcele, quando ecco il bar, inizio a correre incontro ai miei amici. I due teppistelli vedendo che accompagnato da uzbeki scambiano qualche parola innervositi ma, Rafael e Yuri, i miei due amici del Registan, li allontanano. Non dovresti rivolgere la parola a gente cos!. Sono comunque felicissimi di vedermi, sono gi distrutti, Yuri dallaver sniffato nosh e Rafael dalle vodke. Mi sento bene con loro, ho unetrema fiducia. La discoteca dove vogliono portarmi si chiama Sharq, oggi credo sia luned, ma assicurano che ci sar gente. Non ho soldi a sufficienza per il taxi, cos loro pagano il passaggio. I due sono uzbeki ma pieni di soldi grazie agli affari con gli stranieri. Lentrata della discoteca costa 1200. Mi guardo attorno e vedo solo facce uzbeke, non c troppa gente, prendiamo subito della vodka e cola per ambientarci, 1000 CYM, costa tantissimo, ma loro se ne fregano e mi offrono ogni cosa: sigarette e vari giri di vodka; balliamo come matti della musica incomprensibile uzbeka mixata ogni tanto con la peggiore dance internazionale. A met serata arriva il meglio: entrano in scena i due nerds che lavorano nei negozietti vicini a quelli
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gli stagni detti Hauz sono il centro della vita sociale dellUzbekistan, soprattutto nel passatto

dei miei due amici, sono due personaggi stratosferici: occhiali grossi e sfumati, carnagione scura, magri e stralunati, ma tracannano vodka alla velocit della luce senza badare alle conseguenze (catastrofiche); infatti dopo unora iniziano a mendicare soldi per pagarsi altri drinks mentre ormai strisciano completamente ubriachi. Rafael si buttato su una uzbeka; io e Yuri invece, meno interessati alle ragazze, continuiamo a ballarem, ogni tanto Yuri mi si avvicina dicendomi NARCAMAAAAAAAN! NARCAMAAAAAAAN! Balliamo dalle 9.30 fino all1, anche se il locale avrebbe dovuto chiudere a 12.00, ma per fortuna c stata cos tanta gente che la serata si allungata! Uscendo succede il solito casino, a forza di stare in Russia non mi stupisco pi. Uno dei nerd nostri amici si incazza con uno ballerino coreani (credo per motivi di donne), alla fine vengono alle mani. Dopo qualche tentativo di separarli, con le facce zuppe di sangue, i due si abbracciano e fanno la pace. Pietoso, sapevo come sarebbe andata a finire mezzora prima che cominciasse! Rientro a casa distrutto, accompagnato dai miei due amici e dormo come un angioletto! 17/9 Alla stazione scopro di aver gi perso il primo autobus diretto per (Buchara) delle 8.50 (i meloni dolci mi hanno ipnotizzato: sono stato troppo a colazione). Il prossimo passer alle 10.30. Mi siedo in attesa. Tra Samarcanda e Buchara la corriera mette sei ore; non avr ahim tempo per andare a Kiva, a 12 ore da Buchara: una tale distanza complicherebbe troppo il viaggio; mi accontenter di vedere queste due citt dellUzbekistan per le quali ho gi fatto pi che miracoli. Tra Samarcanda e Buchara si estende un vero e proprio deserto, il sole torrido riluce sulle lamiere delle case e sul tettuccio degli autoveicoli. Guardando la gente in faccia riesco ormai a distinguere la loro provenienza, nonostante i popoli in queste zone dellAsia Centrale siano tutti stati mescolati dal nomadismo dei secoli passati e recentemente dal crollo dellimpero sovietico: i kirghisi ed i kazaki hanno entrambi occhi a mandorla, anche se i kazaki sono pi robusti, pi simili ai mongoli, mentre i kirghisi sembrano esili come i cinesi, con sottile pelle del color degli arabi e spesso con bellissimi occhi chiari. I tajiki e gli uzbeki hanno occhi chiari ma non a mandorla, pelle meno scura, sembrano dei turchi al cubo ma con occhi da russi. Nella corriera continuo a contare e ricontare mentalmente i soldi che nascondo in una fascia allaccia sotto il ginocchio, ogni tanto perdo qualche zero a causa del calore e mi sento il sangue raggelare per paura di non farcela a tornare. Ormai lavr fatto almeno un centinaio di volte durante tutto il viaggio, anche incoscientemente nel sonno. Arrivo a Buchara verso le 15, in una stazione fuori dalla citt; i tassisti mi assalgono come mosche, ma io sono gi stato informato dellesistenza di una marshrutka che porta in citt per un decimo del loro prezzo. Ormai mi muovo bene, il mio russo non male e mi permette di comunicare efficacemente. La citt; molto diversa da Samarcanda. Mi sembra di aver preso una macchina del tempo e di essere tornato indietro di 200 anni, mi aspetto da un momento allaltro di veder comparire dalla strade polverose Ali Bab e i suoi quaranta furfanti: donne avvolte in stracci appendono animali ad asciugare fuori dalle case, i bambini giocano a palla nella polvere, le case sono fatte si sabbia e fango rinsecchiti ad opera darte. I colori della citt sono due: larancio grigiastro della sabbia del deserto tra le strade e sui muri, e lazzurro incontaminato del cielo che riluce anche sulle cupole decorate di maioliche sgargianti. Andando verso il centro chiedo ad ogni anima che incontro se mi ospita: Mne nashuna dyoshevaya komnata3. Allinizio niente, la gente intimorita come se provenissi da Marte. La signora di un negozio mi dice che ne parler al marito e forse mi terr l. Torna tra un paio dore, mio marito sar di ritorno.... Proseguo verso il centro tra stradine strette e case meravigliose scolpite nella sabbia granitica del deserto. Arrivo a Labi-Hauz (in tajiko attorno al pozzo), un laghetto circondato da gelsi dove coppie di vecchietti stanno fumando tabacco, chiacchierano della giornata, qualcuno mangia il suo pranzo, altri contrattano il prezzo di qualche merce.
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Cerco un alloggio economico

La citt nel periodo di magior splendore (sediciesimo secolo) si sviluppava attorno ai pi di 200 piccoli laghetti circondati di pietra (hauz) attorno ai quali si radunano le persone per discutere, lavarsi e raccogliere lacqua per la vita di tutti i giorni. Lo stagno principale circondato da tre magnifiche madrasse: Nadir Divanbegi Madrassa (1630) e Nadir Divanbegi Madrassa Khanaka, a nord la Kulkedash Madrassa, tutte piu raccolte rispetto al Registan. Gironzolo un po per la citt, davvero magnifica, meglio ancora di Samarcanda, non esistono palazzi moderni, tutto rimasto immobile protetto dagli dei del deserto. Le case, completamente fatte di sabbia, sono tutte senza finestre per ripararsi dalla frequenti incursioni dei predoni. Le madrasse sono splendide: compaiono inaspettatamente dietro ogni angolo ricoperte di scintillanti maioliche verdastre. Passo difronte il minareto di Kalon (1127)4, che, contrariamente agli altri minareti che avevano funzione di preghiera del muezzin, era utilizzato per lesecuzione delle condanne a morte. Le splendide coloratissime moschee si elevano ovunque sulle piccole case color sabbia, come quasi per sorvegliarle; la moschea di Kalom pu contenere fino a 10.000 persone. Alla fine mi concedo un po di relax passeggiando allinterno dei mercati coperti: caotici formicai in cui si vende ogni cosa. Imboccando strette stradine sterrate arrivo casualmente fino ai bordi estremi della citt: le vecchie mura che riparavano Buchara dalle incursioni dei predoni. Buchara davvero rimasta una citt del passato: persino lilluminazione di notte non una cosa che tutte le case possiedono. Giro tra i monumenti pi importanti disseminati quasi dovunque sotto il sole metallico, mi fermo a comprare un paio di stoffe da portare a casa. A ora il momento di occuparsi del mio aloggio. Tornando verso Labi Hauz conosco dei ragazzi che tengono un teatrino quotidiano di marionette al centro di Buchara, conversando con loro mi dicono che per 1000 CYM potrebbero tenermi a dormire e mi darebbero anche delle coperte. Vengo anche a sapere, con estrema sorpresa, che il Nosh, il tabacco uzbeko lasciatomi dagli amici del Registan, che ormai sniffo tutti i giorni, composto da tinta per muri, da marijuana, e cosa peggiore, da sterco di gallina secco. Muoio dal ridere pensando al mio povero naso! Adesso capisco perch mi sentissi cos stordito! Torno come promesso a rendere visita alla signora del baracchino che ho visto il pomeriggio. Adesso finalmente arrivato a casa il marito e la donna sta facendo da mangiare. E limbrunire ormai. Mi vengono servite interiora fritte di gallina. Inghiotto rapidamente, affiggendo un riconoscente sorriso di evidente, ma composto disgusto, non voglio sembrare scortese. Mentre i proprietari di casa stanno ancora finendo il loro pasto osservo un povero agnello completamente spellato appeso per le mascelle al centro della bicocca in compagnia di un nugolo di spaventosi calabroni. Mi strofino gli occhi. Sono davvero calabroni! Sono sempre pi convinto che il negozio sia una macelleria e che quello sia lunico articolo in vendita. Mi dicono che posso dormire qui, indicano una branda a fianco ai calabroni. Per me perfetta!, la donna mi informa che devono per forza chiudere alle undici e riaprire non prima delle sette per motivi di sicurezza. Non c problema, vorr dire che far la pip prima... rimango sorridente, soddisfatto della simpatica cretinata che ho detto. Noncuranti aggiungono che per sicurezza mi lasciano un kalashnikof. La donna lo indica distrattamente ...Nel caso ci siano ladri che arrivano dal deserto. Mi raccomandano di non sparare direttamente alla gente, ma di aspettare, di sparare prima in aria, poi alle gambe e solo dopo, addosso. Non chiuder occhio tutta la notte. Prima di andare a nanna comunque esco a mangiare ad un ristorante squisito, proprio in centro, ma quello che mi consigliano tutti gli uzbeki. Con 1700 Cym mangio shashlik, melone dolce e manti (tortellini giganti ripieni di carne di agnello e cipolla cotti al vapore). 18/9
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il suo nome in tajiko vuol dire grande; per le sue dimensioni sorpese anche Gengis Khan, si narra che, quando il temuto distruttore mongolo arriv qui, si inchin davanti allimponenza del minareto, probabilmente con i suoi 47 metri uno dei pi grandi edifici del passato dellAsia Centrale.

Visito tutto il resto della citt accuratamente, non grande ma ogni piccolo angolo nasconde delle sorpese. Visito le splendide scuole coraniche: la Ulughbek Madrassa (1417) e la Abdud Aziz Khan Madrassa (1652), le cui minutissime ceramiche verdastre, sono dotate di unattraente leggerezza. Il turchese (colore dei turchi) di questi edifici ha affascinato i visitatori dellAsia Centrale per secoli. MI sposto fuori dal centro dove si trova il mausoleo di Ismail Samani (900-1000 d.C.), uno degli edifici pi antichi di Buchara, interamente costruito con mattoni di terracotta; e poi sotto il sole cocente arrivo fino a Char Minar (1807): un complesso dala strana architettura, costituito da quattro torri decorative con cupole blu. Finch gironzolando arrivo allARK: la fortezza di Buchara. Mangio al solito ristorante di ieri e per riposarmi mi distendo allombra dei gelsi di Labi Hauz; mi si avvicina a parlare la gente del posto, tra gli alti una guida tursitica che vorrebbe venire in Europa. Alle 16.45 scopro che alle 17.00 c lultimo bus che torna a Tashkent, corro a cercare lamericano che mi aveva detto che voleva tornare con me. Lo trovo allostello dove era alloggiato, ci mette una vita, alla fine con un taxi e voliamo verso la stazione, fuori citt! Prendiamo lautobus davvero al volo; viaggeremo per tutto il giorno, la sera e parte della notte (10 ore totali), parleremo a lungo di noi, del buddismo, etc. : il mio amico, Brandon, vive a Pechino, un giornalista per un giornale americano, Lautobus si ferma verso le dieci per una delle poche pause pip in pieno deserto; sulla strada buia ci sono dappertuto venditori di spiedini avvolti nel fumo della griglia cos approfittiamo e riusciamo a farci cuocere degli shashlick al volo. Siamo a Tashkent alle tre (arrivo sempre a queste ore in questo posto!) andiamo a dormire nel posto dove ero stato allandata: lHotel Tora, doccia e via a nanna. 19/9 Al mattino, dopo aver recitato il mantra assieme, ci rechiamo prestissimo alla stazione delle corriere. Per tornare ad Andijan dovrei sicuramente trovare qualche taxi laggi. Ci fermiamo in un bar a fare colazione: uova strapazzate e caj, una delizia. Poi via, ci separiamo, una notte assieme ci aveva visto amici ed ora come ieri pomeriggio siamo di nuovo due viaggiatori ognuno per la sua strada. Trovo immediatamente un minivan quasi gi pieno (adesso so bene che oltre al prezzo basso, devo fare attenzione anche a cercare delle marshrutke dove vi siano gi molti passeggeri allinterno, altrimenti potrei metterci delle ore prima di partire), contratto velocemente: 4000 CYM fino ad Andijan, via, si parte! Siamo in sette: due uomini vestiti meglio del solito, due imprenditori di ritorno a casa dopo essere stati nella capitale per affari, due signore massicce che portano con loro una bella bimba, due appendini di forma circolare a cui sono appesi tanti pacchettini pigolanti: le due donne hanno comprato dei pulcini, una ventina ciascuna, che fanno un casino pazzesco. E poi c lautista: un ragazzotto giovane. Subito mi chiedono tutto di me, sono curiosissimi di sapere che cosa ci faccio laggi eccetera; racconto in breve la mia storia e le mie avventure. Ormai puoi dire di essere quasi un cittadino dellAsia Centrale: conosci bene la vita, le tradizioni, i prezzi e la lingua, ma io aggiungo che mi manca ancora molto. Mi chiedono il mio nome ed io dico che possono chiamarmi Baypack, anzi Baypack-beg! Scoppiano tutti a ridere; baypack lunica parola che conosco in kirghiso, che simile anche in uzbeko, e significa calzetti (lho imparata ascoltando il bimbo nella yourta sulle montagne del Kirghistan) e beg, che significa forte, il suffisso che viene usato alla fine di tutti i nomi maschili! Alla radio trasmettono Saint Tropez (credo) cantata da Adriano Celentano. Sono completamente stordito: non me lo aspetto, informo a tutti che quella musica italiana. Loro mi guardano come per dire Certo di cosa ti stupisci!. In Uzbekistan la gente conosce quasi tutti i successi Toto Cutugno! Sono persino famosi anche gli Articolo 31, in Uzbekistan! Alla fine, langolino della richiesta: vogliono che canti per loro Italiano Vero, poi lInno di Mameli e, per completare la triade corno il tutto con O sole mio!(hit imperdibile) - O bella ciao, un medley quasi pavarottiano. Che successo! Si fermano per strada dove ci sono dei rivenditori di meloni dolci ed anguria verde e me

ne offrono un bel po, sono squisiti! Dopo qualche chilometro, presi dalla fame, ci fermiamo in un ristorante. I due imprenditori considerando che sono solo uno studente, mi offrono persino il panzo. Arrivati ad Andijan lautista si prende cura di me, mi porta a comprare una cassetta di Sher Al, sa che mi piace molto, e mi trova un taxi economico per la frontiera per 600 CYM (prezzo di favore per amici). Lo saluto e parto. Arrivato al confine inizio a farmela un po sotto, in realt trovo che i militari sono tutti armati e il clima non sembra buono; inoltre io ho ancora del Nosh che non voglio gettare, un pezzo di mosaico trovato in mezzo ai ruderi dei lavori di restauro ed il passaporto completamente irregolare: non solo manca il timbro col quale sono entrato in Kirghistan allinizioma il mio visto kirghiso semplicemente esteso: essendo single-entry consentirebbe una sola entrata, mentre io mi sto apprestando ad entrare per la seconda volta. Quando dopo una mezzora il soldato uzbeko mi fa entrare, sono cos agitato che adotto la tecnica della confusione: il mio zaino sta passando sotto lanalizzatore ad infrarossi; cos inizio a parlare, a porre mille questioni, riesco cos bene a distrarlo che non si accorge di niente, mi chiede se sono in regola, rispondo di si. Poi si rivolge a me abbassando un po la voce, chiedendomi se pu osare fare una cosa. Ha risposto a talmente tante delle mie domande che sente il diritto di porne una lui a me; io, risollevato, gli rispondo Qualunque cosa..; repentinamente il soldato allunga una mano e mi afferra il cavallo dei pantaloni, schizzo indietro impaurito: Cosa diavolo stai facendo!... ed alla fine esitante mi dice piano No, no mi scusi, volevo vedere se davvero i bianchi sono cos dotati come si dice di solito!. Non dico nulla, passo ancora un po sconvolto il confine; adesso manca solo la frontiera kirghisa, vogliono dare unocchiata al mio passaporto! Riesaminano bene, ma non vedono nulla e mi lasciano entrare senza problema (boh?). Prendo la marshrutka al di l del confine e mi precipito ad Osh. ormai sera cos penso a trovare un alloggio. Mi ricordo quello che mi aveva detto Maden allandata: Vuoi un posto davvero schifoso, vai alla Pionerskaja Gostilnica, la pi economica di Osh. Chiedo agli altri passeggeri ma nessuno sembra conoscerla, cos mi rivolgo al conducente della marshrutka; mi dice che potrei andare a casa sua gratis, ma abita a 4 km da qui; davvero troppo se domattina conto di partire presto per Bishkek. Ho anche pensato a cercare Venus per salutarla, ma tardi, ahim non la vedr pi, speriamo non se la prenda. Purttroppo non posso restare ho laereo che mi aspetta ed i soldi in tasca sono contati. Riesco a trovare il mio alloggio grazie ad un operaio del bazar proprio diretto a quella gostilnica. Scoprir che lalloggio per i lavoratori del bazar. Ma ottima per me, costa solo 20 COM (meno di mezzo dollaro). trovo un dormitorio vuoto ma quando ritorner alle due di notte sar stracolmo di gente; si sveglieranno tutti alle quattro per andare al lavoro, facendo un casino enorme, tra rutti e molle arrugginite delle reti dei letti. Sono tranquillo, il mio viaggio ormai quasi finito, mi resta solo il ritorno a Bishkek domani; cos esco per rilassarmi un po; quello che mi ci vuole internet, per dire che sono sopravvissuto allUzbekistan, ed un ristorante. Per strada fermo un vecchio che bofonchia qualcosa di incomprensibile in kirghiso tra le gengive senza denti; sembra un brav uomo, mi consiglia un posto okkei, anzi mi accompagna direttamente perch di quello che dice non riesco a capire nulla. Attraversiamo tutto il bazar vuoto penso tra me e me che sembra davvero un posto poco raccomandabile di notte: niente luci, sagome che lavorano veloce, nella completa oscurit, ho persino limpressione che qualcuno mi dica che sono un bastardo morto, ma subito mi convinco di aver capito male, per allungo il passo. Davanti al ristorante ringrazio e saluto il vecchietto; mangio bene, non bado a spese; inizio una conversazione con tre ragazzi del tavolo a fianco; dicono di essere dei businessmen, mi offrono qualche sigaretta, scherziamo un po, poi inizio ad essere stanco e ci salutiamo. Esco dal ristorante e mincammino per tornare verso casa. Mi ritrovo nel bazar vuoto, solo e senza luce. Dalloscurit esce un militare vestito in mimetica, faccia kirghisa: Hello my friend. Passport! gi la cosa non mi piace. Non posso rifiutare di dargli i miei documenti, cos anche se la storia non mi suona bene, glielo porgo; dopo una rapida occhiata si infila in unauto parcheggiata a

fianco con luci spente. Inizio a preoccuparmi, esce accompagnato da un tipo pi grosso, un superiore, ubriaco fradicio che inizia ad insultarmi. Dice che ho la barba lunga, rispondo che non ho avuto tempo di rasarmi sorridendo e facendo finta di non vedere la merda in cui mi stavo ficcando. Mi d del narcoman, pensa che sia un talebano, vuole che gli mostri i miei soldi, subito. Ho gi passato qualcosa del genere, rifiuto immediatamente e dico che se mi porta alla centrale di polizia allora gli mostrer cosa possiedo, ma non in mezzo ad una strada buia alle due di notte! Grazie al potere di risultare insistentemente pesanti, di cui dota alle volte lalcol, continua a chiedermi di mostrargli leroina e le armi. Sostiene che sia un terrorista. Sono solo uno strudente italiano in visita. Vuole perquisirmi ma io continuo a dirgli che lo pu fare se mi porta in una centrale, ma non per strada, non voglio urtarlo: ha il mio passaporto e non posso andarmene senza. Tra me e me penso a chiss quante altre volte questi figli di puttana hanno fatto lo stesso gioco: avendomi preso il passaporto ero costretto a seguirli, perch senza non sarei mai tornato a casa. Alla fine mi dice di andare in centrale; acconsento, salgo in auto, mi accorgo che un taxi, nelloscurit non lavevo notato. A fianco a me si siedono minacciosi due tipi grossi e muscolosi che mi premono violentemente i fianchi, davanti a me il tassista, che non si volta mai, e il superiore ubriaco. Nellauto non c luce. Durante il tragitto faccio un po la parte del tipo ingenuo, che per ha le conoscenze in alto: Ho gi avuto problemi con polizia Kirghistan. Due poliziotti non buoni una sera alla stazione Bishkek. Loro mi dicono: controllo soldi; io mostro soldi e poi polizia conta i soldi, quando contano via soldi nascosti; 20 dollari. Allora io vado da mio amico, lui lavora Ministero degli Esteri a Bishkek. (faccio ben attenzione scandire bene queste informazioni). Mio amico nome Nurlan mi aiuta e poi poliziotti mi danno soldi indietro. Ho anche suo numero di cellulare, ecco volete vedere? Scandisco il numero ad alta voce. Il taxi si ferma lentamente, guardo fuori, inizio a tremare: non siamo alla stazione di polizia abbiamo fatto venti minuti di strada per fermarci in un campo. Merda, sono nella merda! I due al mio fianco, innervositi probabilmente dal mio discorso, escono; mi accorgo che non posso aprire le portiere dallinterno, le maniglie sono rotte. Cazzo! Questi mi vogliono rubare tutto! I due grossi in mimetica ed il superiore sono fuori a parlare agitatamente, mentre io sono chiuso dentro in compagnia della nuca silenziosa del tassista, mantengo la calma. I tre discutono ad alta voce, devono paralre di quello che ho riferito. Infatti il capo entra infuriato Ti taliban, ti agitator, ti narcoman: vuole che gli mostri tutto quello che ho con me, compresi i soldi falsi che nascondo; svuoto le tasche: Io ho gi detto te, ho solo solo pochi CYM uzbeki (mentre ho ancora qualche cinquantina di dollari nella fascia che bolle rovente sotto il mio ginocchio). Tengo duro, mi dice che non crede alla mia storia, anche lui conosce gente al ministero, Ja milicia, lui pi forte di me. Si sposta: da davanti a fianco al tassista viene a sedersi vicino a me, io coninuo a tenere duro raccontando sempre la setessa storia: Chiama cellulare mio amico, io parlo russo no buono, mio amico Nurlan ministero Bishkek, lui po tradurre, pi facile dopo discorso tra noi, il poliziotto maledice tutta la mia famiglia in Kirghiso, finch spazientito inizia a mettermi le mani addosso per cercare i soldi; capisco che la cosa non pu andare oltre, se mi trova i soldi la fine; cos lo guardo con rabbia. Gli intimo di non permettersi di mettermi le mani addosso perch altrimenti scateno un casino internazionale: mi sono stufato di far finta di non capire. E stupito e non sa cosa dire; lo minaccio: Savtra ja za milizia, ti balshoi problem!, domattina avrai grandi problemi, intanto i due energumeni se ne vanno, credo non sia andata come si aspettavano. Restiamo soli io, il capo e lautista, che non si ancora girato. Il capo tenta unaltra volta di mettere le sue mani su di me per cercare i miei soldi; reagisco prontamente togliendole con la forza, inizio a vedere brutta la situazione, come una premonizione: gi c il contatto fisico violento tra le nostre braccia che lottano assieme, manca cos poco perch, nervoso e sbronzo, al capo scappi un pugno e che mi lasci alla fine tramortito in un campo senza un soldo, sempre che la cosa vada bene, perch potrebbe anche estrarre la pistola, che osservo da una ventina di minuti luccicare a fianco a me. Persa qualsiasi speranza inizio a gridare che se mi lascia adesso, domattina non dir nulla, se invece continua, domani far un casino, perch il mio amico Nurlan sa che sono a Osh. Lo ripeto ancora Ti savtra balshoi problem! Ti savtra balshoi problem! alla fine sembra quasi stordito, forse

stanco, mi chiede ancora 50 dollari; cos gli dico Vedi tutto questo per i miei soldi? Rispondo che non ho nulla che comunque non gli darei mai ninente. Ormai mi sento pi sicuro, mi chiede ancore pateticamente 10 dolari! Ma con un no secco si rassegna e fa gesto al tassista di riportarmi dove ci siamo trovati. Scende dalla macchina, ha recuperato un po di lucidit, siamo soli io e lui sul marciapiede; mi propone di andare a casa sua per risolvere il problema con calma; anche se tremante di paura, sono deciso, gli dico con voce spezzata che non voglio pi giocare: ja net magu igra che non gli do nulla, che deve lasciarmi andare, si tenga pure il mio passaporto. Lo dico ma talmente sicuro di me che costretto ad andarsene, non senza minacciarmi di tragliarmi la gola se mi avesse ritrovato per strada lindomani. Mi torna il passaporto e se ne va nellombra da dove venuto. Resto da solo, ancora incredulo di quello che mi appena successo, ed ancora scosso per la paura di aver sicuramente rischiato la vita, se solo il poliziotto avesse bevuto qualche vodka in pi. Ho ancora per paura che possa ricredersi e tornare a cercare dei soldi per assicurarsi una bella sbornia. Non mi sento sicuro in quella zona dombra, ritorno verso la parte illuminata della citt, incrocio tre ragazzi e, anche se non mi fido pi di nessuno, devo confidare in loro: sono studenti, un po pi giovani di me, kirghisi, li supplico di accompagnarmi a casa, racconto che ho avuto un cattivo incontro e che non mi sento per niente sicuro, aggiungo che se mi accompagnassero al mio alloggio mi sentirei meglio. Cos facciamo la strada assieme, anche loro approfittano della mia conoscenza per chiedermi come potrebbero venire in Italia ed io che non ragiono pi rispondo che possono venire da me quando vogliono, mi congedo stremato, entro nellalbergo e maddormento come un bimbo alle due di notte anche se dopo qualche ora sar svegliato da rumori immondi dei lavoratori che si svegliano per portare la loro mercanzia sulle bancarelle del bazar. UN PIATTO DI GNOCCHI 20/9 La mattina mi sveglio ancora con lo sgradevole ricordo nel cervello di quello che successo la sera prima, voglio andare al pi presto via da Osh. Al bazar trovo un ottimo taxi: il mio fondo schiena ne ha avute abbastanza e voglio concedermi un viaggio tranquillo, senza rischiare di fermarmi di nuovo a met. Mi ricordo bene quello che mi aveva detto Maden: il tragitto Osh-Bishkek dovrebbe meno di Bishkek-Osh (che di solito costa 600 COM), trovo una mazda per 550 COM che sembra quasi piena e pronta a partire. Vado allinternet caff: devo assolutamente chiamare Olga perch si faccia trovare la sera allappartamento per darmi le chiavi. Alla fine torno da Tank, credo si chiami cos il tassista; deve aspettare due ragazze ma intanto possiamo approfittare per andare a mangiare fuori citt; ci fermiamo in un ristorante io, lui ed un ragazzo. Le cose devono essere strane qui perch paga tutto lui, io non sono ancora riuscito a scucire un soldo: chiedo un taxi e mi pagano da mangiare! Partiamo, la strada lunga; caldo durante il giorno quasi non si respira, saranno almeno 40 gradi. A fianco a me siede una giovane madre, in braccio tiene il suo bimbo che piange, soffre per lafa. Vicini a Djallal-Abad, come allandata, ci fermiamo in uno dei paesini sul confine uzbeko per rifornirci di benzina. Tutti gli abitanti di questo villaggio, dai vecchi ai bimbi, vendono benzina sulla strada: espongono taniche rossastre, la puzza di carburante dovunque (penso che anche a tavola i ragazzini conservino quellodore nauseante). La gente compra il carburante a poco prezzo in Uzbekistan, corrompe la polizia perch li lascino importarlo in grandi quantit e lo rivendono a qualche COM in pi in territorio kirghiso. Verso le quattro, quando siamo gi sulle alte vette, ci fermiamo per cambiare una ruota bucata. Ho loccasione di uscire a tirare una boccata daria pura e di poter ammirare il panorama: laghi verdi sospesi a migliaia di metri daltitudine, montagne rosse franate tra i ghiacciai, greggi selvaggi: pecore, capre e yak dovunque e il cielo blu pulitissimo del Kirghistan. Al tramonto finalmente le montagne sapriscono dallorizzonte, scendiamo verso la pianura, il cielo rosso che si specchia su una moltitudine di piccoli laghetti argentei sembra accogliere il nostro arrivo, benedire un ritorno alla civilizzazione.

Alle 12 siamo a Bishkek, ringrazio ancora Tank, lautista e via. Olga per fortuna mi sta aspettando nellappartamento; parliamo a lungo fino a notte fonda, le racconto tutto del viaggio nei dettagli. Prima di andare a dormire mi faccio una bella doccia: ho le pulci ed ora che me ne liberi. 21/9 Ormai il mio viaggio agli sgoccioli, devo pensare a come rientrare una volta arrivato ad Istanbul. Alle 14 mi sveglio, colazione, giornata tranquilla. La sera ho appuntamento con Olga e Yuri un suo amico! Andiamo allo (Zeppelin) mi dice Olga, dovrebbero suonare vari gruppi di loro amici. Partiamo con una bottiglia del solito Cognac Bishkek; allo Zeppelin conosco varia gente tra cui anche alcuni dei musicisti; tutti mi offrono da bere, mentre io, come al solito ho gi finito il mio budget, dopo le prime de bottiglie di vodka; alla fine sono talmente ubriaco che vomito a fianco alla gente che sta fuori a parlare, nessuno si scompone minimamente! Io sono cotto, ma anche Olga e Yuri sono stanchi, cos decidiamo che ora di tornare a casa; della gente trovata fuori dal locale, completamente ubriaca, ci offre un passaggio: ci ritroveremo in 8 in una macchina, ma riusciamo a raggiungere miracolosamente vivi Umetaljova ulica, il vicoletto che porta a casa nostra. 22/9 Oggi lultimo giorno che mi resta in Kirghistan; lo consacro allo shopping, perch domani se tutto andr bene, sar di nuovo in Europa, Yeah! Esco e vado allOsh Bazar: compro due splendide astronavi giocattolo con tanto di marca sovietica scritta in cirillico, poi trovo due tappeti intessuti in pelo di agnello 200 COM, e quattro cappellini tipici tradizionali per lo stesso prezzo, non male: cos ho fatto tutti felici e la mia coscienza a posto; mi resta qualche spicciolo per fare un po di spesa: compro anguria, pilmini, e birra per festeggiare con Olga e Yuri la mia partenza di domani, poi via su internet per spedire dei messaggi e a casa: sono prontissimo. 23/9 Io e Yuri ci svegliamo alle 6: ha deciso di accompagnarmi allaeroporto che sta a 30 minuti di autobus dal centro. Il mio volo fissato davvero presto e non ci sono trasporti pubblici che mi portino allaeroporto, tranne i tass che costano sui sette dollari, quasi quanto mie era costato andare a Chalay! Secondo i piani fissati ieri sera, Yuri avrebbe dovuto portarmi in aeroporto personalmente, ma la sua auto rotta; telefona cos ad un suo amico (per scaricargli il gravoso compito di farmi da tassista) ma naturalmente, alle 6 di mattina, lamico lo manda a quel paese, ed io sono nella merda: evidente dalla espressione affranta di Yuri; i minuti scarseggiano! Per fortuna Yuri scopre, conversando con vecchie mattutine di dubbia affidabilit, che c un autobus che va allaeroporto ogni giorno, corriamo e miracolosamente riusciamo a prenderlo volo; non so davvero come ci sarei riuscito fossi stato da solo! Mi costa solo 12 Com ma non ho nemmeno quelli e Yuri costretto a offrirmi il viaggio. Allaereoporto sono un po teso: lequivoco tabacco uzbeco che porto in Italia per gli amici, il passaporto (con visti strani e irregolari) e il mosaico di Samarcanda che ho nello zaino mi preoccupano, anche se la cosa che temo maggiormente che mi vengano a cercare quelli della compagnia aerea per verificare sulla mia falsa tessera che non sono uno studente e che non ho diritto a sconti su loro volo. Invece tutto va bene: mi lasciano passare regolarmente, tiro un sospiro e salgo alle 9.00; alle 14.30 sono a Istanbul, ora locale 12.30. Compro il visto che di 10$, aumentato da due anni fa, e prendo un bus per arrivare in centro: nelle grendi citt turche le stazioni stanno sempre fuori dal centro, collegate da microbus chiamati dolmu; il bus un vero furto (si vede che ormai siamo in Europa!): 5.000.000 di lire turche, pi di tre dollari. Vado subito ad infomarmi per cercare un autobus o un traghetto che mi porti ad Athene; non esistono traghetti, solo autobus e non funziona tutti i giorni della settimana, ma per fortuna ne parte uno domani. Cos ho un giorno libero, bene, perch mi piace Istanbul. Vado al Sinbad Hotel e deposito i miei bagagli, passer la notte qui, ci sono gi stato e mi sento tra amici. Non resto troppo l, esco e mangio un buon kebab; devo comprare il biglietto per la corriera; finisco quasi per caso in una buona agenzia, la Silk Road, in Sultanahment: il quartiere storico dove si trovano le maggiori moschee ed il mio ostello; un vecchio un po rimbambito mi fa il biglietto, non controlla nemmeno

che la mia carta studente scaduta, cos invece di 90.000.000 T per andare in Grecia pago solo 72.000.000 T (che comunque sono quasi la bellezza di 50 euro!). Mi perdo per il centro, ogni angolo nasconde qualcosa di interessante; passando davanti ad un bar di due metri quadrati sono attirato dalle urla di una decina di bimbi scatenati, mi fermo con loro a giocare a vecchissimi videogiochi; camminando tra le vetrine mi ritrovo davanti ad un pasticcere, non posso trattenermi dal comprarmi degli squisiti Baklava: i famosi dolci turchi a base di pistacchi, miele e pasta di mandorle, arte culinaria, ma sono davvero pesanti. Girando per il centro mi ritrovo difronte ad una bandiera turca disegnata su un muro, decisamente affascinante; mi ricordo che qualcuno mi ha raccontato che nella tradizione simboleggia la luna che un soldato turco vide riflessa di notte nel sangue rosso dei suoi compagni caduti in guerra a fianco a lui per difendere i territori turchi dal nemico. Vorrei tantissimo averne una. Fortunatamente dopo qualche vicoletto incappo in una vetrina con affisse mille bandiere turche, tutte con su scritto SAADET PARTS; con la spudoratezza di chi tornato da un viaggio assurdo nei paesi dellEx Unione Sovietica, ed ha dovuto farsi capire in russo, entro, mi presento e dico che sono interessato a sapere cosa fanno e che vorrei sapere dove poter comprare una bandiera turca. Scopro che la sede di un partito politico, sono un po scossi dalla figura di un turista che entra cos, ma allo stesso tempo si dimostrano felici ed ospitali, probabilmente sono una buona alternativa al loro pomeriggio normalmente basato su t e fumo; mi accolgono sorridenti, mi offrono una sedia e chiamano qualcuno che parla inglese, sono contenti della mia presenza, credono che io sia mussulmano a causa della mia barba, mi regalano una bandiera e un cappellino, ariva puntualmente del profumatissimo t e mi presentano il direttore del partito: un omino zelante e chiaccherone, si siede a fianco a me e mi chiede subito un un po di informazioni; vuole sapere cosa ne penso di Berlusconi, sto sul vago, non voglio sbilanciarmi, dico che sto dalla parte del popolo, alla fine chiedo che tipo di partito sia il loro, mi dicono Estrema destra, per lapplicazione rigida del corano, in pratica credo siano dei quasi-estremisti islamici; capisco che lidea che mi ero fatto in principio era assai diversa: vedendo tutto quel rosso sulle loro bandire avevo pensato a qualcosa di pi libero e proletario, invece, inizio a sentirmi un po in una situazione delicata e faccio in modo di andarmene, non vorrei dire qualcosa di sbagliato. Quando mi sto congedando sulluscio, mi chiedono a gesti se sono circonciso. Faccio fatica a capire ma rispondo lo stesso. Da noi non proprio tradizione. I turchi ribattono prontamente che non c problema, che la sera stessa avrebbero potuto organizzare la mia circoncisione da un amico che conoscono molto bene, ringrazio con immensi gesi ma mi dileguo alla velocit della luce mentre mi salutano dalla porta, cerco di andarmene nascondendo il cappellino che mi hanno ficcato in testa, mi sento come un pazzo mujahaiddin! Devo andare a mangiare qualcosa, passo da Halil Ibrahim Sofrasi, vicino alla fermata Aksaray del metr, un posto squisito dove ero gi stato in inverno; non si ricordano di me ma quando racconto che sono stato loro cliente sono contenti, mi offrono un t e siamo gi arkadash (amici, in turco). Alla fine non resto a mangiare da loro, preferisco cambiare; ma questa volta faccio una stronzata perch vado in un posto per operai turchi dove spendo molto di pi e mangio molto peggio. Mentre torno in ostello mi accorgo di non sentirmi molto bene. In pieno notte mi sveglio ed inizio ad avere seri problemi di salute: diarrea e vomito contemporaneamente, il kebab mi ha distrutto. Passo la note in compagnia del wc. 24/9 Mi sveglio, sono riuscito a dormire un paio dore tra una visita e laltra alle toilettes. Sono uno straccio ma ho comprato il biglietto e devo andare. Pago lostello e vado in stazione. Cercando il posto dellautobus, tra i turchi ed i curdi che mi mandano in mille direzioni diverse conosco un americano simpatico di ritorno da un viaggio in Medio Oriente e unaustraliana molto carina; faranno 24 ore di viaggio con me. Alla fine riusciamo a trovare il nostro autobus, o meglio riescono: io seguo impotente come un cagnolino. Sono malato marcio. Quando la corriera arriva sono felice: davvero un lusso, si vede che ormai siamo in Europa. Salgo sorridente ma scopro che non ci sono toilettes: il viaggio non sar il massimo!

Al confine i greci controllano ognuno a fondo e ci fanno restare la bellezza di tre ore, e pensare che dei ragazzi turchi mi avevano detto che il modo pi facile per entrare in Europa era proprio attraverso la Grecia! Dopo qualche centinaio di chilometri ci fermiamo per la cena in un ristorante, ma non posso permettermi niente, sono senza euro, della partenza mi restano solo 100 $. I miei amici mi allungano un podi pane ed una bottiglia dacqua. Dopo lentrata in Grecia la corriera si svuota rapidamente e ben presto abbiamo sei posti tutti per noi; riesco a dormire un paio dore. Arriviamo il giorno dopo a Atene alle sette di mattina. Piove, Zeus ladro! A piedi fino a Sintagma Square, a 30 minuti, ognuno mi d informazioni diverse, questi greci iniziano ad infastidirmi: dopo che sono riuscito a capire i russi ed i turchi adesso devo vedermela anche con questi malakies (come direbbero loro) di greci. Per strada trovo un cambio: 100$ = 97,5 Euro sono di nuovo ricco. Al tourist information, mi dicono che la sera posso prendere un traghetto da Patras. Per arrivare al porto devo trovare una corriera alla stazione in via Kiffissou 100, e per arrivare l un altro autobus; ho pesnato troppo prsto die ssere scampato ai casini! Lascio i miei bagagli in un agenzia vado a visitare la citt. In realt da vedere non c molto, sono un po deluso (forse perch dopo larte sublime dei selgiuchidi di Samarcanda Atene sembra povera), ma giro comunque la citt per andare da un sito allaltro molto velocemente Alle 16 ho finito praticamente di visitare le parti archeologiche fondamentali. Risalgo a piedi le vie della citt fino a Omonia Square, dove dovrei prendere lautobus per Patras. Salgo allultimo minuto, non ho nemmeno tempo per prendermi dellacqua. In tre ore sar a Patras. Lungo il tragitto osservo dal finestrino la penisola del Pelopponnesso. Il paesaggio ancora abbastanza selvaggio: aspre montagne verdi isolano qualsiasi centro abitato, la tranquillit regna in questi luoghi eterni. Compro il biglieto per limbarco con lo sconto studenti di 41 Euro, un ottimo prezzo. Devo lavarmi un po, fortuna trovo in un ristorantino delle toilettes. Mi risciacquo il corpo. Mangio anche una buona cena abbondante: 2 souvlaki (spiedini di pollo) e un ghiros pita (il noto kebab greco). Adesso mi imbarco sazio e semi-pulito, sono le 22 e fra 36 ore, non mi sembra vero, sar a casa. Ormai i mezzi di trasporto sono perfetti ed io mi sento al sicuro, lunica cosa che mi spaventa, ma allo stesso tempo mi eccita limpaziena di rivedere tutti e la mia terra, chiss come sar diversa, chiss cosa successo di nuovo. Sono stanco di stare via, ma allo stesso tempo mi sento vuoto tornando a casa, sento che il mio ritmo di vita torner ad abbassatrsi, una volta a casa tutto sar meno eccitante, sconvolgente e dovr pensare a problemi pratici alla mia vita futura. Nellattesa dellimbarco tra lombra dei grandi conteiner che vengono caricati gironzolano le sagome furtive degli extracomunitari, turchi, marocchini, ecc. che cercano di nascosto di arrivare in Italia o Francia, magari pagando al volo lautista di qualche camion; quando ogni dieci minuti arriva la volante della polizia a sirene spiegate, si dileguano tutti rapidissimamente. La sera la nave si trasforma in discoteca galleggiante, luci psichedeliche e fumogeni: si ascolta del buon turbo folk croato. La folla della nave si scatena, camionisti bulgari e studenti sloveni ballano: festa! Sono tutti ubriachi pazzi. Io in mezzo a questa follia collettiva conosco Rokko, un extossico di Koper, ma un tipo splendido, lucidissimo che davanti ad una bottiglia di Ouzo mi racconta la storia della suo vita. I greci dellequipaggio sono estremamente contenti degli incassi ma non altrettanto cortesi con noi. Non rispondono, non danno informazioni. Proprio quando andiamo a dormire conosco i primi due italiani di tutto il viaggio, per di pi Friulani: Patty e Andrea di Tarcento, tornano dalla Grecia anche loro soddisfatti delle isole ma scontenti di Atene, delusi dai prezzi alti e dal modo un poco gentile con cui sono stati trattati durante il viaggio; sono molto simpatici e ci fermeremo un poa parlare. Alla fine loro si coricano ed restiamo io e Rocco a parlare a sognare di mangiare un buon piatto di gnocchi, appena arrivati, con del buon vino. Passiamo la notte assieme; invece di dormire sul ponte

come ci avevano detto ci mettiamo al piano sottostante, dormiamo sulle poltrone, mentre i ragazzini sloveni sbronzi marci sono disseseminati dovunque addormentati sulla moquette della nave. Il giorno dopo mi sveglio nel mio sacco a pelo e Rocco non c, gi sul ponte, passo la giornata cazzeggiando per non pensare alla fame, ho giusto 5 euro in tasca, il prezzo esatto di un gyros sul ponte (carissimo) ma alla fine invece di comprarlo, li d a Rocco che me li chiede in prestito per comprarsi dellalcol; mi dice che me li torner una volta a Trieste, che andremo a mangiare assieme; penso che in fondo posso resistere cos lo accontento e alla fine beviamo Ouzo sul ponte. Arriva la notte e la mattina alle sette siamo a Trieste. Vedo il porto ed il mio cuore sobbalza eccitato. Sono eccitatissimo ma la fame mi devasta Rocco ed io ci gurdiamo negli occhi. Ci siamo gi capiti. Sono le 8 di mattina di un gioved di settembre in una bettola a San Dorligo e la gente prende il caff prima di andare al lavoro. Due operai seduti al bancone, tazzina alla mano, osservano increduli due marziani che su una tavola imbandita divorano avidamente piatti di gulash accompagnato da abbondante vinazzo nero: siamo Rocco ed io e stiamo avverando i nostri sogni. FINISCE IL VIAGGIO

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