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SPETTROSCOPIO

Lo strumento in mostra è uno spettroscopio risalente alla


fine dell’ottocento, composto da tre tubi di ottone e un
dispersore di luce al centro dei tre tubi. Il dispersore in questo
caso è costituito da un prisma di vetro, ma negli strumenti
professionali moderni è dato da un reticolo di diffrazione. Uno
dei tubi (rappresentato da quello a sinistra nello schema della
figura A) presenta all’estremità una fenditura attraverso cui
passa la luce che vogliamo analizzare, un altro (il tubo di destra
nella stessa figura) termina con un oculare attraverso cui
guardare, e il terzo tubo contiene all'interno una linea graduata.
Posizionate una sorgente luminosa (per esempio una candela
accesa) di fronte alla fenditura e osservatene la luce
posizionando l’occhio vicino all’oculare. Noterete che la luce
della candela appare come una sequenza di colori che vanno dal
violetto, alla estremità sinistra, fino al rosso, all’estremità
destra. Posizionando una sorgente di luce davanti al terzo tubo
si proietta all’interno del tubo dell’oculare la scala graduata
rendendola quindi visibile. Questa serve a misurare le lunghezze

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d'onda corrispondenti ai vari colori che si osservano. La figura B
mostra quello che dovreste vedere in questo caso guardando
all’oculare.

La funzione di uno spettroscopio è, infatti, quella di


scomporre la luce di una data sorgente nelle sue componenti a
varie lunghezze d’onda; questo avviene grazie al dispersore
attraverso cui il fascio luminoso viene rifratto e, quindi, deviato
ad angoli diversi a seconda della lunghezza d’onda. Noterete
anche che la sequenza dei colori nel caso della luce di una
candela è continua, cioè si passa con continuità da un colore
all’altro. Questa scomposizione della luce nelle varie lunghezze
d’onda in fisica viene indicata con il termine spettro.

Provate adesso a posizionare davanti alla fenditura una


lampada a gas (per esempio un neon o una lampada a basso
consumo). Lo spettro della lampada è significativamente diverso
da quello della candela, in particolare sono presenti soltanto
alcune “righe” colorate, intervallate da zone scure (figura C). Le
dimensioni delle righe, legate al concetto di risoluzione spettrale
dello strumento, dipendono sia dalle caratteristiche del
dispersore, sia dalla larghezza della fenditura, che è regolabile,
e che serve a selezionare una piccola parte della sorgente
luminosa estesa. Il potere risolutivo indica la differenza fra le
due più vicine lunghezze d'onda che si riescono a distinguere.
Una fenditura più stretta fa apparire le righe dello spettro più
sottili e, quindi, la risoluzione dello strumento in questo caso è
maggiore, ma allo stesso tempo le righe appaiono meno luminose
perchè più la fenditura è stretta minore è la quantità di luce che
entra nello strumento. Lo spettro nel caso di una lampada a gas
non è continuo come quello della luce della candela, ma è

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discreto. Potete divertirvi a osservare gli spettri emessi da
lampade contenenti gas diversi.

Questi semplici esperimenti mostrano che le sorgenti


luminose possono emettere luce composta da diversi colori (cioè
da varie lunghezze d'onda) presenti nello spettro in proporzioni
diverse a seconda della sorgente stessa. I meccanismi fisici di
emissione di luce dipendono, infatti, dalle condizioni fisiche delle
sorgenti che differiscono per sorgenti diverse. Così, varie
sostanze, portate in condizioni di incandescenza, daranno luogo
tutte a spettri differenti. Una curiosità: fu proprio dall’analisi
dello spettro che furono scoperte alcuni elementi chimici, quali
l’elio, il rubidio, il tallio, il cesio.

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A cura di: Gabriella Vaglica, Maria Antonella Artale, Luigi Scelsi, Roberto Vaglica.
SISSIS

Fisica

Ottica

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