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C fra
due punti pu` o essere tanta o poca, dipende dalla distanza tra i due punti stessi.
Se la temperatura di Roma e quella di Milano, ad un dato giorno, dieriscono di
6
C, la cosa non ci stupisce, ma se tale fosse la dierenza tra due punti in una
stessa stanza ... ci sarebbe di che preoccuparsi! La dierenza tra i valori di una
funzione scalare in due punti P e P
e in P
e dividiamo tale dierenza per la distanza s. Cos` facendo valutiamo il rapporto
incrementale della funzione nella direzione n. Facciamo ora avvicinare P
a P:
ci ` o equivale a far tendere a zero la distanza s per valori positivi. Se esiste il limite
di tale rapporto incrementale, esso ` e chiamato derivata direzionale della funzione
f nel punto P, nella direzione n e allistante t. Scriviamo
f
n
t,P
def
= lim
h0
+
f (t, P
) f (t, P)
s
. (1.1)
2
Dal punto di vista matematico ` e inusuale parlare di gradiente discreto, mentre ` e frequente il
suo utilizzo dal punto di vista sico. Teniamo presente che nella pratica misuriamo solo e sempre
gradienti discreti, ossia facciamo il rapporto tra la variazione di una grandezza scalare tra due punti
e la loro distanza, senza passare al limite.
1.1. COME NASCE IL CONCETTO DI GRADIENTE 5
La derivata direzionale prende anche il nome di gradiente nella direzione n e la
possiamo indicare con la notazione G(t, P, n)
G(t, P, n)
def
=
f
n
t,P
. (1.2)
Quando abbiamo un campo scalare statico o quando, pur essendo variabile, non
ci interessa mettere in evidenza il tempo, scriveremo
G(P, n) G
n
(P) =
f
n
P
(1.3)
e se non ci interessa mettere in evidenza neppure il punto P scriveremo semplice-
mente
G
n
=
f
n
. (1.4)
Q
r
r
s
s
0
0
1
a) b)
P
P''
P'
P
P'
N
n
n
Figura 1.2. Derivata direzionale: a) generica; b) nelle direzione ortogonale alla
supercie di livello, ove ` e massima.
`
E evidente che cambiando la direzione n uscente da P cambier` a il valore di
G
n
: il gradiente della funzione in un punto e lungo una direzione dipende dalla
direzione che consideriamo. Se esploriamo le diverse direzioni uscenti dal punto
P, ci attendiamo che vi sia una direzione in cui G
n
assume il suo massimo valore
G
max
(Fig. 1.2 b). Indichiamo con
N il versore in tale direzione e consideriamo il
vettore
G = G
max
N (1.5)
che racchiude in s e tutte le informazioni relative allintensit` a e alla direzione di
massima variazione nellintorno del punto P: esso prende il nome di vettore gra-
diente. Poich e la derivata direzionale ` e massima lungo la direzione ortogonale
alla supercie di livello, anche il vettore gradiente ` e ortogonale a tale supercie.
Osservazione. Il termine gradiente viene usato nel linguaggio tecnico con riferimen-
to alla direzione verticale:
6 CAPITOLO 1. VARIAZIONE SPAZIALE: GRADIENTE
gradiente termico dellatmosfera: indica la variazione della temperatura per unit` a di
elevazione (Fig. 1.3 a). A bassa quota ` e di circa 0,65
C ogni 100 m;
gradiente barico dellatmosfera: indica la variazione della pressione per unit` a di
elevazione (Fig. 1.3 b). A bassa quota ` e di circa 11 hPa ogni 100 metri;
3
gradiente geotermico: indica la variazione della temperatura nel terreno per unit` a di
profondit` a (Fig. 1.3 c). Sulla crosta terrestre ` e di circa 3
C ogni 100 m.
1013 mbar
1002 mbar
991 mbar
980 mbar
18 C
3 C/100 m
11 mbar/100 m
0,65 C/ 100 m
15 C
12
10 C
11,3 C
100 m 100 m
100 m
12,0 C
11 C
z
z
z
a) b) c)
G G G
Figura 1.3. Gradiente: a) barico nellatmosfera; b) termico nellatmosfera; c)
termico nel terreno.
Il gradiente in una direzione orientata pu` o essere positivo o negativo: in parti-
colare nelle direzioni tangenti alla supercie di livello passante per il punto, esso ` e
nullo. Se pensiamo al pendio di un monte, ci rendiamo conto che, se la pendenza
` e positiva in una direzione orientata, come in salita, essa ` e negativa nel verso op-
posto, in discesa, e ha il medesimo valore assoluto. Questo salvo negli eventuali
punti dove la supercie forma una piega il cui spigolo passa per il punto, ad esem-
pio sul crinale di una montagna ove le pendenze nei due versanti sono entrambe
negative.
1.1.1 Gradiente di un campo scalare ane
Con riferimento allespressione delle funzioni ani (Eq. ??), la dierenza
f (P
) f (P) = G
x
(x
P
x
P
) + G
y
(y
P
y
P
) + G
z
(z
P
z
P
) (1.6)
3
1 hPa = 1 hecto pascal = 1 mbar.
1.1. COME NASCE IL CONCETTO DI GRADIENTE 7
d` a luogo alla grandezza scalare
G(P, n) =
f (P
) f (P)
s
= G
x
x
P
x
P
s
+ G
y
y
P
y
P
s
+ G
z
z
P
z
P
s
. (1.7)
r
a) b)
x
z
y
x
z
y
s
P
P'
P
O
O
G
n
Figura 1.4. Direzioni uscenti da un punto: a) angoli che il segmento PP
forma
con gli assi; b) proiezione del vettore gradiente in una direzione.
Le frazioni rappresentano i coseni degli angoli , , che il segmento orien-
tato forma con i tre assi cartesiani: essi si chiamano coseni direttori del segmento
orientato PP
i + n
y
j + n
z
k (1.10)
` e spontaneo introdurre il vettore
G
G(P) = G
x
i + G
y
j + G
z
k . (1.11)
Questo ci consente di scrivere G(P, n) nella forma
G(P, n) =
G(P) n (1.12)
e in modo sintetico
G
n
=
G n . (1.13)
In altre parole otteniamo il gradiente della funzione f nella direzione individuata
dal versore n facendo il prodotto scalare del vettore
G per tale versore. Ne viene
8 CAPITOLO 1. VARIAZIONE SPAZIALE: GRADIENTE
che la direzione per la quale il gradiente ` e massimo ` e quella per la quale n ha
la stessa direzione di
G. In tal caso langolo tra il vettore
G e la normale n
(Fig. 1.4 b) ` e nullo, quindi cos = 1. Pertanto il vettore
G ` e il vettore gradiente
denito nellequazione (Eq. 1.5).
Dal momento che in un campo scalare ane i coecienti G
x
, G
y
, G
z
sono
costanti, ne viene che il gradiente non dipende dal punto in cui ` e calcolato. Questi
tre coecienti sono i gradienti nelle direzioni degli assi cartesiani e, come tali,
descrivono la rapidit` a della variazione della funzione lungo i tre assi. Facendo
uso del vettore raggio
r = x
i + y
j + z
k (1.14)
possiamo scrivere la funzione ane (Eq. ??) nella forma vettoriale
f (P) = a +
G r
P
. (1.15)
Scrivendo due volte questa relazione (Eq. 1.15) per due punti P e P
e sottraendo
le due equazioni otteniamo
f (P
) f (P) =
G (r
P
r
P
) . (1.16)
Questa formula ci dice che, in un campo scalare ane, la variazione della funzione
fra due punti ` e uguale al prodotto scalare del vettore gradiente
G per il vettore che
congiunge i due punti.
In particolare se Qe P appartengono ad una supercie di livello, f (Q)f (P) =
0 e quindi
G (r
Q
r
P
) = 0 . (1.17)
Poich e il vettore (r
Q
r
P
) appartiene alla supercie di livello (che ` e un piano), e
poich e il punto Q sul piano ` e arbitrario, la relazione precedente (Eq. ??) esprime
il fatto che il vettore gradiente in un punto P ` e ortogonale a tutti i vettori uscenti
dal punto e appartenenti al piano, ovvero ` e ortogonale alla supercie di livello
passante per il punto stesso.
In un campo scalare ane la distanza fra le superci equipotenziali ` e tanto
minore quanto maggiore ` e il gradiente (Fig. 1.5).
x
z
y
O
x
z
y
O
x
z
y
O
G
G
G
Figura 1.5. Il vettore gradiente ` e inversamente proporzionale alla distanza tra
le superci equipotenziali.
1.1. COME NASCE IL CONCETTO DI GRADIENTE 9
1.1.2 Gradiente di un campo scalare
Consideriamo ora una funzione generica: se in un punto del suo campo di de-
nizione essa ammette derivate parziali del primo ordine, possiamo approssimarla
nellintorno di quel punto con una funzione ane
f (P
) f (P) +
f
x
P
(x
Q
x) +
f
y
P
(y
Q
y) +
f
z
P
(z
Q
z) . (1.18)
Il gradiente della funzione in un punto P di coordinate x, y, z ` e formato dalle
derivate prime della funzione calcolate in quel punto
G
x
(P) =
f
x
P
G
y
(P) =
f
y
P
G
z
(P) =
f
z
P
(1.19)
ovvero
G =
f
x
i +
f
y
j +
f
z
k . (1.20)
Il vettore gradiente di una funzione ha come componenti cartesiane le derivate
parziali prime della funzione.
Abbiamo nora indicato il vettore gradiente con la lettera
G. Questa scrittura
non mette in evidenza la funzione f della quale
G ` e il gradiente. A questo scopo
sono in uso due notazioni: una ` e la notazione gurata
G
def
= grad f (1.21)
che si legge G ` e uguale al gradiente di f ; laltra notazione, detta simbolica,
nasce dallosservazione che possiamo scrivere lequazione (Eq. 1.20) nella forma
G =
_
i
x
+
j
y
+
k
z
_
f . (1.22)
Questo ci suggerisce di introdurre il simbolo
def
=
i
x
+
j
y
+
k
z
(1.23)
chiamato nabla e di scrivere
G = f (1.24)
che si legge G ` e uguale a nabla f . In questo modo, a partire da un campo scalare,
costruiamo il campo vettoriale della funzione gradiente.
10 CAPITOLO 1. VARIAZIONE SPAZIALE: GRADIENTE
Figura 1.6. Il simbolo nabla, , nasce dallarpa.
Drrrxrzroxr. Data una funzione scalare f (t, P), si chiama gra-
diente la funzione vettoriale
G(t, P) che indica, in direzione, ver-
so e modulo, la massima variazione per unit` a di percorso della
funzione f allistante t nel punto P.
Osservazione. Indicheremo ogni formula signicativa con la doppia notazione pre-
sente nella letteratura: quella gurata, come grad, rot, div, e quella con il nabla,
come f , v, v. Questo per familiarizzare il lettore con entrambe le notazioni visto
che la notazione gurata ` e quella pi` u diusa nella letteratura europea, mentre quella col
nabla ` e pi ` u diusa nella letteratura inglese.
4
La relazione (Eq. 1.13), dimostrata per i campi scalari ani, vale anche per i
campi vettoriali generici. Infatti, indicando con n un versore di direzione, utiliz-
zando lequazione (Eq. 1.20) si ricava
G
n
def
=
f
n
=
f
x
dx
dn
+
f
y
dy
dn
+
f
z
dz
dn
= G
x
n
x
+ G
y
n
y
+ G
z
n
z
=
G n . (1.25)
Una propriet` a fondamentale del gradiente ` e che la circolazione del vettore
gradiente lungo una linea che congiunge due punti non dipende dalla linea ma
solo dai due punti estremi. Infatti, indicando con
t dL =
_
B
A
f
t
dL =
_
B
A
d f = f (B) f (A) (1.26)
che dimostra laermazione.
Osservazione. In molti libri di matematica il vettore gradiente viene denito median-
te lequazione (Eq. 1.20). Denire il vettore gradiente mediante lespressione cartesiana
4
Per la storia delle notazioni si veda lappendice ??.
1.1. COME NASCE IL CONCETTO DI GRADIENTE 11
signica svuotare il gradiente di tutto il suo signicato geometrico e sico: non viene
messa in evidenza la perpendicolarit` a alla supercie di livello, n e il fatto di avere come
modulo la massima derivata direzionale.
`
E fatale che questo atteggiamento abbia inuen-
zato molti autori di libri di sica. Questo ` e un tipico atteggiamento dei matematici del
nostro tempo che, sempre pi ` u attenti al rigore, divengono sempre pi ` u indierenti al con-
tenuto geometrico e al signicato sico. Oggi le gure sono scomparse persino dai libri
di geometria! La geometria si fa con lalgebra lineare. Uno dei pi ` u grandi matematici del
secolo appena passato, David Hilbert, ha scritto un libro di geometria [?] arricchito da
numerose gure.
Problema. Dato il campo scalare descritto dalla funzione
f (P) = x
2
+ y
2
2z (1.27)
determinare il vettore gradiente. Calcolare le sue componenti nel punto P di coordinate
(3, 1, 2), il suo modulo in tale punto nonch e la derivata nella direzione PP
essendo P
il
punto di coordinate (5, 12, 4).
Rrsoitzroxr. Nel generico punto di coordinate (x, y, z) il vettore gradiente ha come
componenti cartesiane
G
x
=
f
x
= 2x G
y
=
f
y
= 2y G
z
=
f
z
= 2 (1.28)
da cui
grad f = 2x
i + 2y
j 2
k . (1.29)
Le componenti nel punto di coordinate (3, 1, 2) sono
G
x
= (2)(3) = 6 G
y
= (2)(1) = 2 G
z
= 2 (1.30)
ed il suo modulo ` e
g =
_
G
2
x
+ G
2
y
+ G
2
z
=
44 . (1.31)
Il segmento orientato PP
ha lunghezza
h =
_
(x
Q
x
P
)
2
+ (y
Q
y
P
)
2
+ (z
Q
z
P
)
2
=
209 (1.32)
i coseni direttori sono
_
_
n
x
=
x
Q
x
P
s
=
2
209
n
y
=
y
Q
y
P
s
=
13
209
n
z
=
z
Q
z
P
s
=
6
209
(1.33)
12 CAPITOLO 1. VARIAZIONE SPAZIALE: GRADIENTE
quindi la derivata direzionale ` e
f
n
=
G n = G
x
n
x
+ G
y
n
y
+ G
z
n
z
= 6
2
209
+ (2)
13
209
+ (2)
6
209
=
2
209
.
(1.34)
1.1.3 Gradiente in coordinate ortogonali
Consideriamo un campo scalare f (P) e sia P
, il gradiente della
funzione scalare f nel punto P e nella direzione individuata da n ` e
5
G
n
=
d
n
f
s
=
f
u
du
s
+
f
v
dv
s
+
f
w
dw
s
. (1.35)
Osservato che (Fig. 1.7) il versore n ` e dato da
n =
_
h
u
du
s
_
e
u
+
_
h
v
dv
s
_
e
v
+
_
h
w
du
s
_
e
w
(1.36)
possiamo scrivere per u
du
s
=
1
h
u
h
u
du
s
=
n
u
h
u
(1.37)
e analogamente per v e w
dv
s
=
n
v
h
v
dw
s
=
n
w
h
w
. (1.38)
P
P'
n
e
e
h d
v
w
w
v
v
w
w
e
v
u
u
u
u
h d
h d
s
Figura 1.7. Il versore n della direzione PP
e le sue componenti.
5
Molti lettori saranno sconcertati dal fatto che al denominatore delle frazioni che seguono non
compaia un ds in luogo di s. Questo sconcerto dipende dalla errata credenza che una quantit` a in-
nitesima debba essere preceduta dal simbolo d. Infatti in matematica gli innitesimi si indicano
con , e non con d, d!
1.2. LINEE DI CAMPO DEL GRADIENTE 13
Ne viene che possiamo scrivere lequazione iniziale (Eq. 1.35) nel seguente modo
G
n
=
G n (1.39)
avendo posto
G =
1
h
u
f
u
e
u
+
1
h
v
f
v
e
v
+
1
h
w
f
w
e
w
(1.40)
che costituisce lespressione del gradiente in coordinate ortogonali.
1.2 Linee di campo del gradiente
Un campo scalare ` e caratterizzato dal fatto di possedere delle superci equipoten-
ziali, luogo dei punti nei quali il potenziale ha uno stesso valore. Dal momento
che il vettore gradiente
G ` e, in ogni punto, ortogonale alla supercie di livello
passante per il punto, constatiamo che le linee del campo del gradiente tagliano
ortogonalmente le superci equipotenziali.
1.3 Propriet` a del gradiente
Indicando con f e g le due funzioni scalari f (t, P) e g(t, P) e con un numero
reale, valgono le seguenti identit` a:
grad ( f ) grad f
grad ( f + g) grad f + grad g
t
_
grad f
_
grad
_
f
t
_
grad F( f )
dF( f )
d f
grad f
grad ( f g) g grad f + f grad g
( f ) f
( f + g) f + g
t
(f )
_
f
t
_
F( f )
dF( f )
d f
f
( f g) g f + f g .
(1.41)
Dimostriamo la prima identit` a
( f )
( f )
x
i +
( f )
y
j +
( f )
z
k
_
f
x
i +
f
y
j +
f
z
k
_
f ; (1.42)
la seconda identit` a
( f + g)
( f + g)
x
i +
( f + g)
y
j +
( f + g)
z
k f + g ; (1.43)
14 CAPITOLO 1. VARIAZIONE SPAZIALE: GRADIENTE
la terza identit` a
t
f
t
_
f
x
i +
f
y
j +
f
z
k
_
i
x
_
f
t
_
+
j
y
_
f
t
_
+
k
z
_
f
t
_
f
t
;
(1.44)
la quarta identit` a
F( f )
F
x
i +
F
y
j +
F
z
k
dF( f )
d f
_
f
x
i +
f
y
j +
f
z
k
_
dF( f )
d f
f ;
(1.45)
e inne la quinta identit` a
( f g)
( f g)
x
i +
( f g)
y
j +
( f g)
z
_
f
x
g +
g
x
f
_
i +
_
f
y
g +
g
y
f
_
j +
_
f
z
g +
g
z
f
_
k
g f + f g .
(1.46)
Lettura. In matematica, come in tutte le scienze, ci imbattiamo in due tendenze
diverse: da una parte la tendenza astratta, che si propone di ricavare delle relazioni logi-
che dal molteplice materiale che ci sta a disposizione, quindi di ordinarlo e collegarlo in
maniera sistematica; dallaltra la tendenza intuitiva, che si propone piuttosto di giungere
a una chiara percezione degli oggetti considerati e a una rappresentazione concreta delle
loro relazioni reciproche.
In particolare, in geometria, la tendenza astratta ha dato origine ai grandiosi edici
sistematici della geometria algebrica, della geometria riemanniana e della topologia, nei
quali si applicano su vasta scala i metodi del ragionamento astratto, del simbolismo e
del calcolo. Tuttavia si ascrive oggigiorno una grande importanza al concetto geometrico
intuitivo, non solo per il suo alto valore euristico, ma anche perch e esso ci permette di
comprendere e apprezzare meglio i risultati della ricerca scientica.
[ ... ] Basandoci sullintuizione, possiamo render facilmente accessibili i vari fatti e
problemi geometrici; anzi in molti casi ` e possibile dare un cenno sui metodi di ricerca e
di dimostrazione che conducono alla conoscenza dei fatti, in forma intuitiva, senza che
sia necessario addentrarsi nei particolari e delle teorie astratte e del calcolo.
[ ... ] Grazie alla molteplicit` a degli argomenti della geometria e alle relazioni de-
gli stessi con i rami pi ` u diversi della matematica, otteniamo per questa via anche uno
sguardo dinsieme sulla matematica in generale, e ci possiamo formare unidea della ric-
chezza di pensiero contenuta in essa. Cos` una presentazione della geometria considerata
intuitivamente, nelle sue grandi linee, pu` o contribuire a far valutare in modo pi ` u giusto la
matematica, da una vasta categoria di persone. Giacch e, in generale, la matematica non
` e guardata con molta simpatia, anche se si riconosce la sua importanza. La causa di ci` o
1.3. PROPRIET
`
A DEL GRADIENTE 15
deve essere ascritta allopinione molto diusa che la matematica sia una continuazione
o una intensicazione dellarte di calcolare. Il nostro libro contribuir` a a combattere tale
opinione, usando invece di formule delle gure intuitive, che il lettore potr` a facilmente
sostituire con modelli. Il libro ha lo scopo di rendere pi` u gradevole lo studio della ma-
tematica, dando al lettore la possibilit` a di penetrare pi ` u facilmente nello spirito di tale
scienza, senza costringerlo a sottoporsi a uno studio gravoso.
[Hilbert David, Cohn Vossen Stefan, Geometria intuitiva, Boringhieri, 1960, prefa-
zione.]