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Il Caff Geopolitico
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IL CAFF GEOPOLITICO
~CAFF 150
Centocinquant'anni di politica estera italiana
A cura di
Pietro Costanzo e Lorenzo Nannetti
Autori
Anna Bulzomi
Marina Calculli
Gilles Cavaletto
Antonio Cocco
Pietro Costanzo
Adele Fuccio
Paolo Iancale
Anna Longhini
Jacopo Marazia
Tania Marocchi
Ulisse Morelli
Lorenzo Nannetti
Marco Nieddu
Marianna Piano
Cristiano Proietti
Alberto Rossi
Davide Tentori
Gloria Tononi
SteIano Torelli
Paolo Valvo
Si ringrazia inoltre Fabio Stella per la preziosa collaborazione
17 Marzo 2011-17 Marzo 2012
Associazione Culturale
Il Caff Geopolitico
www.ilcaIIegeopolitico.net - inIoilcaIIegeopolitico.net
07017300968
INDICE
1. Qualche parola di presentazione...
2. L'Italia pre-unitaria (1840-1861)..
1. Gli Stati minori preunitari, strumenti della pax austriaca...
2. Il Regno delle Due Sicilie, pi Mediterraneo che Europa...
3. Come ci vedevano loro? L'Austria, la Francia e lo scacchiere italiano...
3. Il Regno di Sardegna (1840-1861)...
1. Pensare in piccolo: il Regno di Sardegna
2. Pensare in grande: Cavour crea lItalia guardando oltre confine
3. Cavour: luomo di Stato, per uno Stato che ancora non cera
4. LItalia in formazione: un nuovo giocatore europeo (1860-1870)..
1. La conquista di Roma.
2. LItalia unita con la forza (della diplomazia).
5. LItalia unita: uno sguardo rivolto al mondo (1870-1900)...
1. LItalia in unEuropa divisa tra grandi potenze ..
2. Crispi: costruire lo Stato per dar forma alla nazione...
3. La grande proletaria si mossa. Male.
6. Verso il primo conflitto mondiale: lItalia stretta tra le alleanze Europee (1900-1915).
1. Giolitti: luci e ombre di uno statista
2. LItalia tra Triplice Alleanza e Triplice Intesa
3. Tripoli bel suol damore..
7. LItalia tra le due guerre: la politica estera dellassolutismo (1918-1940)..
1. Il dopoguerra: la vittoria mutilata, la crisi, gli USA
2. Il cambio di rotta: verso la Germania..
8. LItalia dopo la Seconda Guerra Mondiale: la NATO e lEuropa unita (1945-1989).
1. LItalia torna in Europa...
2. Mattei: il sogno dellautonomia energetica e le relazioni scomode
3. De Gasperi: al confronto, era un gigante.
4. Un Paese ri-NATO..
5. La primavera araba dellItalia.
9. LItalia post-Guerra Fredda: il Paese in un mondo che offre nuove opportunit (1989-2011)
1. Stretta tra Francia e Germania.
2. Chi fa la politica estera?..................................................................................................
3. Peacekeeping allitaliana.
4. Stato e Chiesa: rette parallele..
10. 2012 e oltre: quali prospettive, obiettivi e opportunit per lItalia?............................................
1. Potenza di pace
2. A tutto gas...
3. Quale politica nel Mare Nostrum?.................................................................................
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qALLh AKULA KSN1ALUN...
Mai come in questi ultimi anni l`opinione pubblica italiana e stata colpita da e si e interessata a capire le vicende di
politica estera e relazioni internazionali, da sempre relegate nei media a parti marginali. La Iame di comprensione di
cosa succeda al di la dei nostri conIini ha contribuito all`esplosione di siti web, centri studi, pubblicazioni varie che
trattano questi temi.
Una delle prime e Iorse piu importanti riscoperte e proprio quella del ruolo internazionale dell`Italia. Poco importa, a
questi Iini, che l`opinione di ciascuno propenda verso una visione di traino del nostro paese da parte di altri oppure
veda un susseguirsi di scelte indipendenti o ancora ci veda improntati a una sudditanza della politica estera a meri
calcoli di convenienza per guadagnare consensi in politica interna. Probabilmente bisognerebbe vedere una
combinazione di questi Iattori.
Cio che conta, prima di tutto, e comprendere quali siano i reali spazi di manovra che l`Italia possa avere sullo
scacchiere internazionale. Ma come capire dove possiamo andare se non conosciamo la situazione attuale e come vi
siamo giunti?
I Iesteggiamenti per il 150 dell`Unita d`Italia sono stati l`occasione per recuperare un ormai insperato amore verso il
nostro paese e la sua storia. Ci hanno portati a guardare non solo a come siamo diventati nazione, ma anche a come
siamo cambiati in meglio o in peggio rispetto al passato. 150 anni di storia ripercorsi in pochi mesi, a volte pochi
giorni, per ricordarci delle relazioni che gli italiani hanno avuto con loro stessi, i loro compatrioti, il proprio territorio.
E con chi stava al di Iuori?
Ecco, a noi del CaIIe Geopolitico e sembrato mancasse una riIlessione proprio su come sono nati, evoluti e cambiati i
nostri rapporti con l`Estero.
L`Italia ha 150 anni, e cosi anche la nostra politica internazionale, perche e impensabile immaginare un paese che non
si relazioni con i suoi vicini; e di relazioni inIatti ne abbiamo avute, a volte amichevoli e a volte burrascose, a volte
tragiche e a volte cariche di speranza. Ma ne siamo davvero coscienti?
Per questo motivo il 17 Marzo 2011 il CaIIe ha aperto la rubrica 'CaIIe150, un lungo percorso che ogni settimana ci
ha portati a scoprire la nascita dell`Italia e dei suoi rapporti con i vicini, l`evoluzione degli stessi e le sue conseguenze.
Un anno dopo, proprio al termine dei Iesteggiamenti, oIIriamo ai nostri lettori e a tutti gli appassionati la raccolta di
tutti i nostri articoli, ordinati e corredati di brevi presentazioni per ogni periodo nei quali abbiamo suddiviso l`opera.
Lo stile rimane sempre quello tipico del CaIIe Geopolitico: rigoroso ma con un linguaggio semplice, volto a rendere il
tutto ben comprensibile anche ai non esperti. Non si tratta percio speriamo di un nuovo saggio di storia delle
relazioni internazionali, ma di un breve 'racconto a puntate, dove in poche e semplici parole, aneddoti e puntuali
analisi si possa raccogliere e riscoprire la ricchezza del nostro 'essere parte di qualcosa piu grande, un mondo
multiIorme e in continua evoluzione.
Speriamo che questo viaggio nel passato vi incuriosisca e vi appassioni; perche solo capendo il passato possiamo
costruire il Iuturo, un Iuturo che ci vedra camminare sempre piu in compagnia di altri popoli e paesi.
I LAFFE LE0P0II1IC0
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L'1ALA KN1AKA l1+01b1)
Il nostro viaggio inizia, come tanti altri, con una mappa. Apparira Iamiliare ai piu, perche la vediamo sui libri di scuola
ogni qual volta le lezioni di storia arrivano a toccare il Risorgimento. Puo sembrare curioso che nel parlare della
nascita della politica estera del nostro paese si usi una cartina che, in eIIetti, non mostra nulla al di Iuori dei conIini
della penisola. Eppure e da qui che bisogna partire, osservando i tanti stati e staterelli i cui conIini tagliavano la
penisola dopo il Congresso di Vienna del 1814-1815.
Troppo spesso ci si limita a considerarli solo vittime predestinate del crescente potere Sabaudo: le ragioni della loro
Iine sono invece piu complesse e vanno a toccare proprio i rapporti con i vicini: dalla sudditanza a potenze estere alla
ricerca di un`indipendenza e una neutralita Iin troppo esasperati che li avrebbero alienati al resto d`Europa. In tutti i
casi, si tratto dell`incapacita, consapevole o meno, di rendersi conto che il loro mondo non poteva limitarsi ai conIini
di quella mappa, bensi era ormai gia integrato in meccanismo piu ampi. E che il loro destino sarebbe stato deciso
altrove.
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Maria Luisa d'Austria
Maria Luisa d'Austria
{immagine a sinistra, moglie
di Napoleone I Bonaparte e
sovrana del ducato di Parma,
Piacenza e Guastalla, fu la
sovrana di origine estera pi
amata dal suo popolo. Viene
ricordata con affetto ancora
oggi. I suoi successori non
furono altrettanto amati.
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d| Loreozo haooett|
0os come era stato oe| seco|| precedeot|, |a 8esta0raz|ooe seg0|ta a||a scoohtta d| hapo|eooe | 8ooaparte
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ped|oe d| V|eooa pr|ve d| 0oa propr|a vo|oot po||t|ca.
VIENNA DECIDE - Il Congresso di
Vi enna che deci se i l ri ordi no
de l l ' Eur opa dopo l e gue r r e
napol eoni che ri st abi l i t ant i
staterelli minori che l'Imperatore
francese aveva inglobato nel suo
dominio o riorganizzato nei vari
regni distribuiti ai propri parenti.
Allo stesso modo anche in Italia
vennero restaurati tutti quegli stati
che, sorti durante il Medioevo o il
Ri nasci mento, erano poi stati
inglobati nel sistema francese:
principalmente il Granducato di
Toscana, i l Ducato di Parma,
Piacenza e Guastalla, il Ducato di
Modena e Reggio, che inglobarono
poi anche i piccoli Ducato di Lucca e
Principato di Massa.
(nal l a carti na: l ' Ital i a dopo i l
Congresso di Vienna)
STATI CUSCINETTO - Uno storico
dell'Italia pre-unitaria potrebbe
illustrare come ciascuno di essi
possedesse caratteristiche proprie,
t ut t avi a es s i c ondi vi devano
soprattutto alcuni tratti comuni. Si
tratta in tutti i casi di stati a piccola
estensione territoriale, ma il punto
che ci interessa maggiormente la
l or o di mensi one geopol i t i ca,
minuscola anchessa. Possiamo dire
che di fatto essi non avevano una
politica estera propria. Nel progetto
del Metternich dovevano assolvere
un doppio compito: innanzi tutto
costituire una prima barriera contro
event ual i nuovi avvent uri smi
francesi - Napoleone aveva davvero
spaventato tutta lEuropa e una
situazione analoga non doveva
r i pe t e r s i ! Se c o nda r i a me nt e
dovevano costituire i pilastri del
definitivo controllo austriaco sulla
penisola italiana, contesa a pi
riprese tra le grandi monarchie
europee fin dal Rinascimento.
Da qui la restaurazione di case
regnanti legate allAustria da vincoli
di nast i ci e pol i t i ci - spesso
coadiuvate da un ministro austriaco
nominato e inviato appositamente
da Vienna - e dalle nobilt che
erano state espropriate di tanto
potere durante lepopea napoleonica
a favore dellemergente borghesia.
La parola dordine rimaneva dunque
mantenere lo status quo: niente
avventurismi, niente politiche estere
indipendenti, nessuna iniziativa non
approvata da Vienna.
DE B OL E Z Z A MI L I T A R E E
POLITICA - Del resto militarmente
questi staterelli erano dei nani,
raramente capaci di schierare pi di
una divisione o un piccolo corpo
darmata di truppe e dove i migliori
uffi ci al i , veterani del l e guerre
napoleoniche, venivano spesso
degradati o relegati in posizioni
secondari e e contri bui vano a
ingrossare perci le schiere dei
cospi rat ori , ment re l e redi ni
del l eserci to erano af f i date a
generali meno esperti ma pi fedeli.
La stessa "pax austriaca auspicata
dal Metternich in Italia veniva
mantenuta solo grazie alle truppe
imperiali schierate nel Lombardo-
Veneto e spesso inviate su e gi per
la penisola per sedare insurrezioni e
altre minacce allo status quo troppo
grandi per gli eserciti locali, primi
fra tutti il tentativo di riunificazione
9
di Gioacchino Murat, cognato di
Napoleone I Bonaparte, nel 1815.
Niente autonome rivendicazioni
territoriali n guerre di frontiera
dunque, tanto che una delle pi
ri l evant i vari azi oni di conf i ni
registrata fu quella di alcuni territori
scambiati tra Ducato di Parma e
Ducato di Modena nel 1847 per
permettere al sovrano parmense
Carlo II di Borbone di ripianare vari
debiti. A una politica estera nulla si
s o m m a n o p o i m i s u r e d i
pr o t e z i o ni s mo ne gl i s c a mbi
commerciali (imposizione di dazi)
che assieme a una crisi negli anni
20 del XIX secol o f renarono
notevol mente l economi a. Non
necessariamente si tratt di governi
incapaci, sicuramente furono per
q u a s i s e m p r e f o r t e m e n t e
conservatori, lontani dagli ideali di
gran parte della borghesia cittadina.
Questa infatti, anche se allontanata
dal potere, non sia accontentava di
essere relegata al silenzio e voleva
contare ancora nei nuovi stati.
Voleva poter esprimere e far valere i
suoi interessi, indipendentemente, e
questo germe di libert ne costituiva
i l per i col o per l a monar chi a
asburgica perch risultava meno
controllabile di un sovrano assoluto
proprio vassallo.
UN DESTINO LEGATO A VIENNA -
Si pu i nfatti ragi onevol mente
affermare che una cosa il Metternich
non aveva tenuto conto a
sufficienza. per quanto
questi stati fossero stati
ricondotti alla calma,
non era possi bi l e
eliminare del tutto
l e s p e r i e n z a
napoleonica e i suoi
effetti. Esistono testi
ben pi quot at i per
descrivere il complesso
processo sociale che port - in tanti
modi differenti - al desiderio di
unificazione. Quello che interessa
notare dal punto di vista geopolitico
che la totale mancanza di una
pol i ti ca estera che non f osse
aderente alla volont di Vienna fece
s che i governi locali venissero visti
come sue estensioni e dunque anche
il loro destino fosse legato alle
fortune degli Asburgo. Finch i moti
rivoluzionari rimasero ridotti, come
negli anni 20 e 30 e nel decennio
tra le due guerre dindipendenza,
ogni stato poteva infatti provvedere
aut onomament e al l a pr opr i a
sopravvivenza di fronte alle rivolte.
Nel caso delle forti insurrezioni del
48-49 invece, i governi furono
costretti allesilio per mesi poich
lesercito austriaco era impegnato da
quello piemontese e furono ristabiliti
solo in seguito alla sconfitta dei
Savoia. Dieci anni dopo tocc invece
allAustria la sconfitta e a questi
staterelli di scomparire, assorbiti dal
nascente stato italiano.
0o ch|cco |o p|0
Esistono vari libri generali che includono
informazioni sugli aspetti geopolitici degli
stati pre-unitari:
P.Pieri, Storia Militare del Risorgimento.
Guerre e lnsurrezioni, Einaudi, 1969
l.Montanelli, L'ltalia giacobina e carbonara
1789-1831, Rizzoli
l.Montanelli, L'ltalia del Risorgimento
1831-1861, Rizzoli
F.Herre, Maria Luigia - ll destino di una
Asburgo da Parigi a Parma, Mondadori,
1997
Esiste un gruppo di ricostruzione storica
del Battaglione Estense del Ducato di
Modena e Reggio:
http://www.battaglioneestense.it/
k|emeos voo
Nettero|ch
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d| P|etro 0ostaozo
A met de| 1800 oe||a oostra Peo|so|a c'eraoo beo sette Stat|, d| c0| so|o tre p|eoameote |od|peodeot|: 8egoo
de||e 00e S|c|||e, 8egoo d| Sardegoa e Stato de||a 0h|esa, g|| a|tr| eraoo sotto || dom|o|o d|retto o |od|retto
de||'A0str|a. || 8egoo de| mer|d|ooe maoteooe sempre 0o proh|o |oteroaz|ooa|e poco att|vo, a||e vo|te
amb|g0o, mostraodo per 0o Iorte seoso d| |od|peodeoza.
UN REGNO BREVE - Il Regno delle
Due Sicilie nasce nel 1816, dopo il
Congresso di Vienna, dall'unione dei
regni di Napoli e Sicilia, per mano di
Ferdinando IV di Borbone, e finisce
con l'invasione garibaldina e la
seguente annessione al Regno di
Sardegna, nel 1861. Nella sua breve
durata governato dalla Real Casa
di Borbone, che gestisce i suoi
territori "al di l e al di qua del
faro (di Messina) in maniera non
sempre costante, sia nei rapporti
con l'estero che nei rapporti con le
p o p o l a z i o n i . A p e r i o d i d i
moderni zzazi one economi ca e
i s t i t uz i onal e s i al t er nar ono
repressioni e "controriforme, come
nel caso della repressione dei moti
del 1848.
I Borbone, non proprio grandi
sosteni tori del l ' Uni t d' Ital i a,
capitolarono dopo la battaglia del
Volturno, nell'ottobre 1860, contro
le truppe garibaldine e sabaude.
Anche il Meridione, adesso, faceva
parte di quello che da l a poco
sarebbe stato il Regno d'Italia.
AMICI DI TUTTI, NEMICI CON
NESSUNO - Ferdi nando II di
Borbone (immagine sotto), Re dal
1830 al 1859, e personaggio chiave
per la politica estera del Regno,
credeva molto in questo principio,
che per comportava non pochi
svantaggi: significava infatti che, in
realt, nessuna relazione con un
Paese straniero potesse essere
troppo stretta, per non indisporre gli
altri. E comportava anche che i
tentativi di ingerenza delle potenza
del tempo (Francia, Inghilterra,
Austria), venissero respinti con dei
giochi di equilibrio non sempre
fruttuosi.Metternich (l'importante
diplomatico e politico austriaco)
scrisse di Ferdinando II: "egli non
sopporta intrusioni, convinto che il
suo regno, per posizione geografica,
non ha bisogno dellEuropa. In
effetti la politica commerciale ed
estera dei Borbone fu sempre
p r e v a l e n t e m e n t e v o l t a a l
Mediterraneo: lo dimostrava anche il
fatto che i maggiori investimenti
fossero nelle flotte pi che nelle
infrastrutture di terra. La Marina
Mercantile del Regno era tra le pi
avanzate nel Mediterraneo, con
tecnologia e cantieristica di alto
livello (i primi battelli a vapore a
viaggiare nel Mediterraneo furono
napoletani), e anche la Marina
M i l i t a r e e r a a v a n z a t a ,
nell'organizzazione e nei mezzi.
Inoltre, i Borbone si ritennero
sempre molto legati soltanto allo
Stato Pontificio, che completava, in
qualche modo, il "meccanismo di
protezione del Regno...
UN REGNO BEN DIFESO - ...per
tre lati dall'acqua salata e per il
quarto dall'acqua santa, questa era
la convinzione di Ferdinando II, che
mai mise in discussione la fedelt al
Papa e che gli faceva concepire il
confine nord dei suoi territori come
invalicabile. La politica estera dei
Borbone viene spesso identificata
quindi come isolazionista: lontani
dalle grandi potenze e davvero
alleati solo con Spagna e Russia,
Francesco II, ultimo re del
Regno delle Due Sicilie
ll
l'una militarmente poco utile, l'altra
troppo distante.
I l Regno comunque, sebbene
geograficamente piccolo, soprattutto
a confronto con i grandi stati
europei, era riconosciuto dai patti
internazionali e godeva di un certo
rispetto.
quindi possibile leggere nella
politica estera borbonica non solo, o
non t ant o, una mancanza di
intraprendenza, ma anche un modo
di mantenere l'indipendenza. D'altra
parte il Regno delle due Sicilie non
avrebbe potuto competere con le
grandi potenze, avrebbe solo potuto
diventarne subordinato.
UNA QUESTIONE DI ZOLFO - La
conquista delle materie prime non
certo un problema soltanto dei giorni
nostri. Nell'Ottocento la Sicilia
produceva grandi quantit di zolfo,
fondamentale per fare la povere da
sparo e quindi molto ricercato dalle
grandi potenze militari. Tra Londra e
N a p o l i v i e r a u n a c c o r d o
commerciale molto sbilanciato a
f a v o r e d e g l i i n g l e s i , c h e
acquistavano lo zolfo a basso prezzo.
Ferdinando II volle per cambiare gli
accordi oramai ventennali nel 1836,
concordando la vendita di questa
materia prima ai francesi, a prezzo
pi alto. Gli inglesi non la presero
bene e scoppi una grave crisi tra
Londra e Napoli, che
quasi port alla guerra;
grazie alla rinuncia
francese agli accordi
la guerra si evit, ma
N a p o l i d o v e t t e
risarcire entrambe le
potenze e la posizione
del Regno si deterior
agl i occhi dei partner
europei. Da allora gli inglesi
f ur ono aper t ament e ost i l i ai
Borbone, avendo di fatto perso il
monopolio strategico del prezioso
minerale. Fu cos che gli stessi
inglesi avviarono una politica di
indebolimento del Regno, con il
Primo Ministro Palmerston e il
di pl omat i co i nvi at o a Napol i ,
Gl ads t one, c he punt ar ono a
deteriorare l'immagine del Sovrano
Borbone i n Europa. Inol tre, i
britannici ebbero anche un ruolo nel
favorire lo sbarco dei Mille a Marsala,
importante colonia inglese.
Negli anni conclusivi di vita del
Regno, con la successione al trono
di Francesco II (1859-1861), figlio di
Ferdinando II, la politica estera
pe r s e di r i l e va nz a a f r ont e
dell'avanzata garibaldina. Francesco
II, detto Franceschiello in tono non
propri o l usi nghi ero, non ebbe
possibilit e capacit di ricostruire
rapporti con le potenze straniere per
ottenerne protezione; allo stesso
tempo il rapporto con la popolazione,
soprattutto i n Si ci l i a, era
or amai c ompr omes s o dal l a
repressione che negli anni era
di ventata sempre pi pesante
(Messina era stata bombardata da
F e r d i n a n d o I I , p e r q u e l l o
soprannominato "Re Bomba), e cos
l'avanzata del movimento unitario
n o n t r o v g r a n d i d i f f i c o l t
nell'abbattere i Borbone.
0o ch|cco |o p|0
Riferimenti bibliografci e siti utili:
P. Pieri, Storia Militare del Risorgimento.
Guerre e insurrezioni, Einaudi, 1969
Regione Sicilia -progetto Sicilia 150
Ampiabibliografa sui Borbone, dal sito
uffciale della Real Casa di Borbone
Sitoteca Capitello -Sicilia: la politica
inglese in et napoleonica: i Borbone e
Lord Bentick
La Real Marina del Regno delle Due
Sicilie, tra storia (sito della Marina Militarej
e curiosit (Facite ammuina!j
Sulla questione degli zolf, Carlo Alianello,
La conquista del sud", Rusconi, 1972
(estrattoj
Storia in rete - speciale n 1, 1861,
nascita di una Nazione"
Ferd|oaodo ||
Re Bomba"
l2
Francesco Giuseppe d'Asburgo-
Lorena, Imperatore d'Austria
e re di Ungheria
t0hl tl Vl0lVN0 l080I l'I18l, l l8Ntl l l0
ttt0ll8l l1llN0
d| Loreozo haooett| e P|etro 0ostaozo
L'|ta||a era stata per seco|| stretta tra |e graod| poteoze e0ropee che se |a cooteodevaoo coot|o0ameote. Lo
stesso avveooe d0raote || 8|sorg|meoto, coo A0str|a e Fraoc|a come protagoo|st|. Per q0este ed a|tre oaz|oo|
|'|ta||a era so|o 0oo de||e taote reg|oo| e0ropee dove shdars|, ove | |oro |oteress| e des|der| spesso ooo
co|oc|devaoo coo q0e||| de| patr|ot| |ta||ao|. pp0re, Iorse propr|o compreodeodo meg||o |a s|t0az|ooe e0ropea
sarebbe stato poss|b||e per || 0av|de |ta||aoo scoohggere || 6o||a strao|ero.
UNA PROVINCIA DELL'IMPERO
ASBURGICO - Abbiamo gi parlato
dei progetti del Principe Metternich
nei confronti degli stati pre-unitari
(Gl i st at i mi nori pre-uni t ari ,
strumenti della "Pax Austriaca), ma
q u e s t o n o n b a s t a a c a p i r e
la situazione del Lombardo-Veneto.
Nel 1848 quelle che diventeranno le
regioni italiane del nord-est sono
ormai da tempo una provincia, per
di pi piuttosto ricca, del vasto
impero asburgico. In generale il
territorio austriaco vero e proprio
era come oggi ridotto, mentre
l a gran parte del l Impero era
costituito da provincie popolate da
etnie diverse, con lingue e tradizioni
di f f er ent i speci al ment e nel l e
provi nci e i tal i ane e ungheresi
dellImpero. Non si trattava per di
regi oni necessari amente poco
fedeli; le forze armate asburgiche
avevano anzi spesso reclutato alcuni
tra i migliori generali (ad esempio
nel `700 il Principe Eugenio di
Savoia e il Generale ungherese di
cavalleria Nadasdy) e tra le migliori
truppe (alcuni ottimi reggimenti
italiani e i famosi Ussari ungheresi).
Ma nel XIX secolo le cose erano
c a m b i a t e e l a r i n a s c i t a
dei sentimenti nazionali italiano e
ungherese port a numerose rivolte.
UN TEATRO IMPORTANTE MA
S E C O N D A R I O - L a c o s a
interessante da comprendere che
mentre per noi la situazione del
Lombardo Veneto appariva vitale,
per gli Asburgo esso era solo uno
dei tanti teatri di lotta, spesso
nemmeno i l pi i mpor t ant e.
LAustria venne progressivamente
i mpegnat a dal l a Pr ussi a per
mant ener e l a supr emazi a i n
Germania e anche per quanto
riguarda le insurrezioni, lItalia non
fu il solo luogo dove si verificarono.
Altre ne avvenivano anche a Vienna
e n e l 1 8 4 8 s i s v o l s e u n a
grossa rivoluzione in Ungheria.
Entrambi i fatti ebbero dimensioni
tali da costituire una seria minaccia
per limpero, soprattutto perch
coinvolgevano la capitale e alcune
tra le regioni pi vaste. Furono
tanto pericolose da richiedere che
per sedarle venissero impiegate la
maggior parte delle risorse e delle
truppe. A Vienna le rivolte ottennero
la destituzione del Metternich,
mentre linsurrezione ungherese fu
sedata nel sangue anche grazie
allintervento dei Russi, tradizionali
alleati. Si potrebbe pensare che
lesercito austriaco, proprio perch
composto da soldati provenienti un
po da ovunque, fosse colpito da
forti diserzioni; molti soldati si
unirono agli insorti, ma tanti altri
restarono invece fedeli agli Asburgo
come era stato per secoli. Questo ci
p o r t a a c a p i r e u n p u n t o
f ondament al e: ri sul t ava pura
illusione pensare che i moti italiani e
i l pi ccol o Pi emonte potessero
trionfare da soli contro un nemico
t ant o vas t o e pot ent e. Er a
l3
quindi necessario combinare lazione
italiana con condizioni europee
favorevoli. Un appoggio in tal senso
poteva darlo la Francia, anchessa
piena di propri interessi nella nostra
penisola e in generale nellintero
continente.
DOVE OSANO I FRANCESI - La
Franci a i nfatti aveva i nteressi
economici stabili nella penisola, ad
esempio banche francesi detenevano
una importante fetta del debito di
diversi degli Stati pre-unitari, e i
mercati francesi importavano molti
prodotti agricoli e tessili dal sud e
nord Italia. Inoltre, dal punto di vista
g e o p o l i t i c o , i l n o r d I t a l i a
rappresentava per Francia una prima
linea di difesa nel confronto con
lAustria: sostenere il Piemonte e
agevolare lannessione di territori a
est (Lombardia, Veneto) significava
anche poter avanzare le proprie
difese su quel versante. Daltro
canto per linteresse francese allo
sviluppo di uno Stato unitario ai suoi
confini non poteva essere davvero
alto. Di fronte al possibile vantaggio
di guadagnare un alleato pi forte e
pi numeroso, ad esempio, cera
anche il rischio di un vicino che
p o t e v a d i v e n t a r e
ingombrante (lItalia unita sarebbe
stato un Paese con 22 milioni di
persone) e difficilmente gestibile per
la potenza dOltralpe, anche per via
di una evidente frammentazione
interna. Per questo il sostegno
fornito daNapoleone III (raffigurato
nell'immagine) agli sforzi politici e
bellici piemontesi non fu pieno, n
rispetto ai conflitti contro
lAustria, n in sostegno
al programma unitario di
Cavour.
NOI E LA FRANCIA -
Ecco infatti alcune
d e l l e t a p p e c h e
m e g l i o p o s s o n o
s p i e g a r e i l
c o m p o r t a m e n t o
francese nei confronti
della nascente Italia. La
prima di queste la Prima Guerra di
I nd i p e nd e nz a ( 1848- 1849) :
la Francia agisce militarmente a
s o s t e g n o d e l l o S t a t o
Pontificio, contro la Repubblica
Romana di Mazzini, Armellini e Saffi.
Il suo eserci to contri bui sce a
scacciare Garibaldi da Roma e il
sostegno di Parigi alla Restaurazione
quindi importante. Pio IX infatti
rientrer in una Roma occupata dai
francesi e il Piemonte, poi sconfitto
dallAustria (Custoza, Novara), dovr
rinunciare al primo tentativo di
costruire lindipendenza italiana. Ma
il disegno di Cavour ampio, e la
scelta di allearsi con Francia e
Inghilterra, contro la Russia, nella
lontana guerra di Crimea, serve a
rinsaldare il rapporto con Parigi,
f a c e n d o a u me n t a r e i l p e s o
diplomatico del Regno di Sardegna.
Cavour, Vi t t or i o Emanuel e e
DAzeglio entrano nel circolo delle
riunioni tra le potenze europee, dove
o t t e ng o no c he l a p o s i z i o ne
dellAustria occupante sul suolo
italiano venga denunciata. Si arriva
cos alla Seconda Guerra di
Indipendenza: nel 1859 la Francia
in forze accanto al Piemonte contro
l Austri a, per l a conqui sta del
Lombardo-Veneto. Mentre nel resto
della penisola le rivolte ottengono
buoni risultati e le annessioni di
di ver s e r egi oni al Pi emont e
sembrano f i nal mente f atti bi l i ,
N a p o l e o n e I I I f i r m a u n
inatteso armistizio con lAustria a
Villafranca, che blocca di fatto il
raggiungimento di un successo
ampi o. La guerra si concl ude
comunque con esito favorevole al
Piemonte che pu annettere la
Lombardia e poi altri territori, ma
questo accordo stato visto spesso
come un tradimento del progetto
unitario italiano da parte francese. Di
certo fu la dimostrazione di una
pol i ti ca estremamente cauta e
dubbiosa nei confronti di un Paese
che faticava a nascere. Ne parleremo
ancora.
0o ch|cco |o p|0
Storia d'ltalia dal Risorgimento ai giorni
nostri, di S. Romano- TEA
Storia Militare del Risorgimento. Guerre e
lnsurrezioni, di P. Pieri - Einaudi
Storia della politica estera italiana dal
1870 al 1896, di F. Chabod - Laterza
Larivolta ungherese del 1848-49 poco
conosciuta in ltalia, eppure riveste
un'importanza non secondaria nella storia
europea
Per due diverse letture sul ruolo di
Napoleone lll:
Napoleone lll, l'imperatore francese
indispensabile all'ltalia,di Paolo Mieli
Napoleone lll nemico dell'Unit d'ltalia,di
Dino Messina
hapo|eooe |||
l4
L KLNU SAKLNA l1+01b1)
Il regno sabaudo ha spesso avuto attorno a se un`aura di lungimiranza e pianiIicazione, ma in realta anch`esso,
all`inizio, e rimasto bloccato da calcoli politici ancorati a quella stessa cartina dell`Italia. I calcoli politici ebbero un
ruolo molto piu rilevante del patriottismo nel decidere l`intervento piemontese nella I Guerra d`Indipendenza, e il
limitarsi a una visione locale del conIlitto in ultimo ne pregiudico l`esito.
Potra sembrare strano non leggere piu di qualche riIerimento secondario ai moti mazziniani. La scelta e intenzionale,
perche per quanto si sia trattato di esperienze rimaste nell`immaginario collettivo, esse risultarono per lo piu marginali
e tutte Iallimentari. In ultimo, come noto lo stesso Garibaldi, si trattava di progetti mal concepiti e organizzati, che pur
guardando a un`estensione europea soIIrivano di troppe aspettative non Iondate sulla realta.
PreIeriamo percio soIIermarci di piu sull`operato di Cavour, vero arteIice dell`Unita d`Italia e maestro nel
comprendere che la vecchia cartina italiana andava sostituita da una europea. La penisola inIatti, seppur divisa, era
incastonata in un complesso sistema di alleanze e contrasti continentali. Bisognava entrarci per costruire le basi
necessarie a un serio progetto di riuniIicazione. Fu il primo a capirlo.
l5
Esistono vari mezzi non convenzionali" per
avvicinare grandi e piccoli a questi argomenti
e a questo periodo storico. Ne segnaliamo
due:
ll Museo Nazionale del Soldatino
M.Massaccesi"di Bologna
(www.museodelsoldatino.zxq.netj possiede
numerosi pezzi e diorami risorgimentali. Tra
questi un gruppo di Dragoni del Reggimento
Savoia Cavalleria nell'atto di saltare una
siepe (pezzi in creta unici fatti a mano, nella
fotoj, una serie di Carabinieri a cavallo
impegnati in una carica che ricalcano
fedelmente il quadro di Sebastiano De
Albertis sulla battaglia di Pastrengo, e altre
scene di combattimento con gli Austriaci
(http://museodelsoldatino.zxq.net/76.htmj.
Esiste un gioco da tavolo in stile Scotland
Yard" sulla fuga di Garibaldiinseguito dagli
Austriaci nelle paludi di Comacchio nel 1849:
Garibaldi: la Trafla.http://www.goblins.net/
modules.php?
FlN8l lN Fltt0l0: ll 8lbN0 0l 80lbN
d| Loreozo haooett|
S| arr|va ora a|8egoo d| Sardegoa, |'0o|co |o |ta||a a sv||0ppare 0oa po||t|ca estera |od|peodeote che aodasse
aoche a| d| I0or| de||a t0te|a de| propr| cooho|. Sarebbe errato |os|go|r|o d| 0o'a0ra d| geo0|oo patr|ott|smo. ||
P|emoote oeg|| aoo| 00araota de| X|X seco|o amb|sce |oIatt| a espaoders| e d|veotare 0oa graode poteoza, e
|o|z|a|meote s| trova a cava|care p|0 che a |sp|rare |a geoera|e oppos|z|ooe a||'A0str|a e || des|der|o d|
|od|peodeoza.
CARLO ALBERTO - La politica
estera del Regno di Piemonte e
Sardegna negli anni precedenti e
durante la I Guerra dIndipendenza
strettamente l egata al suo
sovrano, Carlo Alberto di Savoia-
Carignano, personaggio coraggioso
ma che si trov travolto dalle
insurrezioni e fin con il reagire agli
eventi piuttosto che guidarli. Come
altri sovrani della penisola concesse
una costituzione che divent famosa
col nome di Statuto Albertino, ma
ebbe l a l ungi mi ranza di non
revocarla dopo le prime sconfitte e
di guadagnarsi cos lapprezzamento
dei patrioti piemontesi ed italiani in
g e n e r e . L a s i t u a z i o n e
geopolitica era per di pi difficile
interpretazione e mostrer tutte le
contraddizioni del sovrano nel 1848.
P E R C H E ' E N T R A R E I N
GUERRA? - La deci si one di
entrare in guerra contro lAustria ha
origini molto poco ideologiche e
nasce da esigenze precise e in
particolare dai rapporti con un altro
vicino scomodo, ovvero la Francia,
che dal 1848 tornata a essere una
repubblica..
Nonostante Carlo Alberto abbia
promosso riforme liberali, non
certo un democratico e considera
ancora la corona sopra ogni altro
potere. Lo scoppio delle insurrezioni
in Italia gli fa intravedere invece
uno dei suoi peggiori incubi: il
successo i ni zi al e del l azi one
popolare nel 1848 con le Cinque
Giornate di Milano rischia di fornire
troppa influenza agli elementi
l ombardi pi democrati ci , che
potrebbero ora procl amare l a
repubblica. In tal caso esisterebbe il
rischio concreto di un intervento
francese in forze a favore della
nuova nata, con il Piemonte a
trovarsi schiacciato in mezzo. Dopo
di ci, non sarebbe forse stata
possibile una deriva democratica
anche a Torino?
Questo timore costringe il Re a dare
origine al conflitto per raggiungere
Milano il prima possibile e prendere
cos il controllo della situazione e
del l i nt er o sf or zo cont r o gl i
Austriaci. Forzato dagli eventi, egli
assume perci un ruolo di guida
dellindipendenza italiana che forse
giudicava ancora prematuro e che
non riesce a comprendere al meglio.
LE LINEE DELLA POLITICA
ESTERA - Si delineano cos le
principali linee della sua politica
estera, destinate al fallimento.
Mant i ene una vi si one l ocal e,
puramente italiana, della situazione.
In Europa molte sono le insurrezioni
in corso e alcune, come quella
ungherese, mettono a repentaglio la
st r ut t ur a st essa del l I mper o
Asburgico; eppure Carlo Alberto e i
suoi ministri non pianificano n
tentano al cuna coordi nazi one
e considerano solo gli elementi
(stati, eserciti, politiche) italiani,
rimanendo isolati.
T i m o r o s o d e g l i e l e m e n t i
repubblicani e democratici in genere
che sono emersi in tutta Italia,
preferisce mantenere la sua azione
militare completamente separata da
l6
q u e l l a d e i m o v i m e n t i
insurrezionali spontanei; il Re non
sopporta lesistenza di forze armate
indipendenti che non siano sotto
comando pi emontese e non si
coordi na quasi mai con l oro,
rinunciando a unarma importante
nella lotta contro lAustria. Rifiuta
l aiuto di Garibaldi perch ex-
cospiratore a Genova e di molti altri
comitati cittadini ai quali affianca
commissari regi. Impiega i volontari
e le truppe provenienti dagli altri
stati italiani in maniera marginale.
L a s c o nf i t t a ne l l a I Gue r r a
dIndipendenza dovuta anche a
vari fattori militari, quali una certa
di sorgani zzazi one di base (ad
esempio servizi di sussistenza quasi
inesistenti) e occasioni mancate a
c a u s a d i i n d e c i s i o n i f a t a l i :
dalleccessiva prudenza del generale
Bava allindecisione del Re stesso,
fino agli errori del Generale De
Sonnaz e, nella sconfitta di Novara
del 1849, dei generali Ramorino e
Chrzanowski.
Soprattutto per i l f al l i mento
piemontese - e quello dellintera
politica estera di Carlo Alberto -
deriva dal fatto che il regno sabaudo
ha provato a combattere da solo il
gigante austriaco, ignorando sia la
situazione europea sia le realt e
p o t e n z i a l i t d e i mo v i me n t i
insurrezionali locali. Nel momento di
maggiore necessit ha
p e r c i r i n u n c i a t o
vol ont ar i ament e ad
alcune delle armi che
a v r e b b e p o t u t o
impiegare.
COSA RIMANE DEL
SOGNO - Anal ogo
fallimento incontrano
comunque anche i moti
mazziniani, dimostrando
una uguale insufficienza nellagire
isolatamente. Le varie insurrezioni
nel Nord Italia (Milano, Brescia,
Venezia.)vengono sedate dalle
truppe austriache, mentre la Francia,
che presto ritornera' a Impero sotto
Na po l e o ne I I I , s c hi a c c i a l a
Repubblica Romana. Infine i Borbone
riprendono la Sicilia, che pure
vedeva nei Savoi a un ul t i ma
speranza con lidea poi sfumata di
offrire la corona dellisola al Duca di
Genova, figlio minore di Carlo
Alberto, in cambio di protezione.
In effetti lunico vero guadagno
dellintervento sabaudo proprio
questo: il Piemonte era stato lunico
stato a non ritirarsi anzitempo dalla
lotta e, dopo la sconfitta, il suo
sovrano non aveva revocato le
precedenti riforme come successo
altrove. Ne derivava un forte credito
di fiducia, e le lezioni apprese dalla
guerra avrebbero permesso di
formulare una nuova strategia che
trovasse soluzione ai problemi
riscontrati. In questo sarebbe
emerso un uomo politico che proprio
allora si accingeva a salire alla
ribalta politica a Torino: Cavour.
0o ch|cco |o p|0
La letteratura esistentesui moti del
1848-49 e sull'intervento sabaudo nella l
Guerra d'lndipendenza molto vasta, ma
citiamo solamente alcune fonti di
riferimento.
P.Pieri,Storia militare del Risorgimento.
Guerre e lnsurrezioni. Einaudi
A.Costantini,Soldati dell'lmperatore. l
lombardo-veneti dell'Esercito Austriaco
(1814-1866j. Chiaramonte
F.Fucci;Radetzky a Milano. Mursia
Su Carlo Alberto:http://
cronologia.leonardo.it/savoia/bio38.htm
Lo Statuto Albertino(http://
www.quirinale.it/qrnw/statico/
costituzione/statutoalbertino.htmj divenne
la Costituzione dell'Regno d'ltalia e fu uno
degli elementi base delle moderna
Costituzione repubblicana italiana.
ln Nome del Popolo Sovrano(http://
it.wikipedia.org/wiki/
ln_nome_del_popolo_sovranoj un flm
italiano del 1990 sulla fne della
Repubblica Romana che illustra la fgura
di alcuni patrioti italiani poco conosciuti. ll
flm ha un forte accento critico verso la
fgura di Pio lX e il potere temporale della
Chiesa di allora.
La car|ca de|
carab|o|er| a
Pastreogo
l7
Vittorio Emanuele II, Primo Re
D'Italia
FlN8l lN b8N0l: tV0I8 t8l l'l1ll bI80N00 0l18l
t0NllNl
d| Loreozo haooett|
| Ia|||meot| de| mot| popo|ar| coot|o0arooo aoche oeg|| aoo| 0|oq0aota de| X|X seco|o, |asc|aodo cos spaz|o a
0o'a|tra |o|z|at|va reg|a. S| p0 d|re che propr|o da||'esper|eoza de||e scoohtte de||a | 60erra d'|od|peodeoza
oacq0e 0oa vera po||t|ca estera |ta||aoa, graz|e a||'osservaz|ooe deg|| error| commess| e de| prob|em|
aIIrootat|. L'|mportaote era cercare 0oa so|0z|ooe che aodasse aoche a||'esteroo de| propr| cooho|.
NUOVI PROTAGONISTI - Nel
1849 il trono Sabaudo passato al
figlio di Carlo Alberto, Vittorio
Emanuele II, che si era distinto
durante la guerra ma era forse pi
a d a t t o a l l a z i o n e c h e a l l a
pianificazione. Ora infatti non il re
a rendersi protagonista, bens
un Primo Ministro che aveva gi
dato prova di s come Ministro delle
Finanze e poi della Guerra e aveva
le idee molto chiare:Cavour.
Invece di farsi trascinare dagli
eventi fu l ui a gui darl i nel l a
di r ezi one auspi cat a, t rami t e
lideazione di una strategia ampia e
ben congeni at a. Andi amo ad
osservarla.
L'ESERCITO SI RINNOVA - La
politica estera non pu risolvere i
pr obl emi or gani zzat i vi di un
esercito, solo nasconderli; ecco
perch giova alla causa sardo-
piemontese la figura di Alfonso La
Marmora, fratello del fondatore dei
Bersaglieri, che si impegna ad
applicare numerose riforme. Tra le
varie migliorie apportate ricordiamo
la creazione di servizi di sussistenza
decenti: spesso durante la I Guerra
i soldati avevano dovuto combattere
senza mangiare, con problemi di
morale ed efficienza. Il numero dei
s o l d a t i v i e n e r i d o t t o m a
riorganizzando quali classi di et
dovevano prestare servi zi o e
allungandolo; il risultato era un
esercito con meno uomini ma pi
addestrati e motivati. A questo si
aggi ungono al t r e modi f i c he
organizzative e decreti per ottenere
che un numero sempre maggiore di
ufficiali venisse promosso per meriti
e non per semplice anzianit. In
breve, lesercito che prima contava
sulla quantit ora punta sulla
qualit.
Tuttavia nessuna riforma poteva
r i s o l v e r e i l p r o b l e m a
principale: affrontare nuovamente
lAustria da soli avrebbe portato a
unaltra sicura sconfitta. Come fare
per ribaltare la situazione?
SERVE PARIGI - La speranza
che l a potenza mi l i tare degl i
Asburgo venga rivolta altrove o,
ancora meglio, che unaltra grande
potenza combatta a fianco dei
Savoia. La Francia appare la scelta
ideale, perch da secoli la rivale
dellAustria in Italia e potrebbe
v e d e r e f a v o r e v o l me n t e l a
formazione di un forte stato almeno
nord-italiano suo alleato che si
possa opporre a Vienna.
Par i gi per non most r a uno
spontaneo interesse verso questa
possibilit, quindi Cavour deve
trovare lopportunit adatta ed
essere convincente. E necessario
uscire dai confini e diventare un -
seppur piccolo - giocatore sulla
scacchiera europea, una pedina
della quale gli altri siano costretti ad
accorgersi.
SCACCO IN 4 MOSSE - Cavour
gioca la sua partita in quattro fasi.
l8
1) Fa partecipare un contingente
sardo-piemontese alla spedizione in
Crimea, zona diventata il fulcro delle
sfide europee con la Russia opposta
a Francia, Gran Bretagna, Austria,
Impero Ottomano e. Regno di
Sardegna appunto. La partecipazione
sabauda modesta come numeri e
mar gi nal e c ome ef f et t o, ma
conferma lefficacia delle riforme di
La Marmora e permette a Cavour
di partecipare al congresso di pace
indetto dai vincitori a Parigi
2) Al Congresso di Parigi Cavour
pu esporre la situazione italiana agli
statisti europei, con disappunto degli
Austriaci, guadagnandosi simpatie e
interesse da parte di un ambizioso
Napoleone III e dellInghilterra.
3) Con i successivi accordi di
Plombires, Cavour e Napoleone
III siglano lintesa che porter alla
guerra comune contro lAustria. Il
Ministro piemontese sfrutta la vanit
d e l l I mp e r a t o r e d i F r a n c i a ,
desi deroso di mostrare i l suo
valore. ricordiamo infatti che anche
il primo Bonaparte inizi la sua
sfolgorante carriera proprio in Italia,
e forse Napoleone III desidera
emulare le gesta del suo illustre
omonimo predecessore. Torino ha
ora il forte alleato che desiderava.
4) Esiste per un problema:
lalleanza difensiva, ovvero si
attiva solo se sono gli Austriaci ad
attaccare. Cavour allora ordina la
mobilitazione dellesercito che, pur
senza uscire dai confini, si mostra
minaccioso, e spera in
una s pr opor z i onat a
risposta austriaca.Vienna
ci casca, dichiara guerra
e invade per prima. E
fatta, i Francesi iniziano
a passare le Alpi e la
guerra per liberare il
Lombardo-Venet o ha
inizio.
L'UNITA' - La II Guerra
d Indi pendenza un
successo, ma ancora
una vol t a sono l e
grandi potenze e la
geopolitica a decidere
del futuro italiano.
Dopo la vittoriosa, ma
sanguinosa,battaglia di
S o l f e r i n o e S a n
Martino Napoleone III
decide di firmare la pace con
lAustria prima di aver recuperato il
Veneto, anche perch teme che si
formi uno stato italiano troppo forte.
Ma un botta e risposta, con Cavour
che allora annette tramite plebiscito i
principati del centro-nord.
Manca ancora un tassello allunit
della penisola, ed Garibaldi a
fornirlo con la spedizione dei Mille.
Noi preferiamo ricordarlo puntando
ancora lattenzione sulle dinamiche
internazionali: si ritiene che Cavour
usi Garibaldi come arma contro i
Borbone, tuttavia unarma che
potrebbe sfuggirgli di mano. Esiste
infatti il timore che lEroe dei due
mondi possa dirigersi anche verso
Roma, protetta dai Francesi: questo
potrebbe causare una nuova
g u e r r a c o n P a r i g i ! C o n
l appr ovaz i one di Napol eone
III allora fa invadere il Centro Italia
pontificio e sfrutta la fedelt assoluta
di Garibaldi al re per ottenere il
passaggio di poteri del sud Italia alla
monarchia sabauda, prima che la
situazione precipiti. Il piano funziona
anche questa volta.
E il 1861: il Regno dItalia nato, e
Cavour ne lartefice. Nonostante
fosse la guida di un piccolo stato ha
pensato in grande, e cos facendo ha
cambiato la faccia dEuropa.
0o ch|cco |o p|0
Di Cavour e della sua opera parleremo
ancora in dettaglio nel prossimo articolo
fornendo anche una bibliografa pi vasta,
ma esistono comunque numerose altre
fonti sul periodo 1849-1861 in genere.
Il Caff Geopolitico
Il Caff Geopolitico unAssociazione Culturale senza fini di lucro, non schierata politicamente, apartitica e non
confessionale, che si prefigge di promuovere la cultura degli esteri, con particolare attenzione a fatti di politica
internazionale e dinamiche geopolitiche che talvolta, nel nostro Paese, trovano poco spazio sui principali canali di
informazione per via della loro apparente distanza socio-politica, strategica o della loro complessit.
LAssociazione si adopera per analizzare tali temi con il rigore tipico dellanalisi geopolitica, per poi riproporli con
un approccio divulgativo ed accessibile anche ad un pubblico non specializzato.
LAssociazione nata nellaprile 2009 grazie ad un gruppo di giovani esperti e appassionati di relazioni
internazionali, accomunati dalla convinzione che conoscere quanto accade nel mondo, anche nei luoghi pi lontani,
sia il modo migliore per interpretare la realt in cui viviamo e per avere maggior consapevolezza sul proprio ruolo di
cittadini, guardando al mondo con una prospettiva pi ampia rispetto a quella che spesso ci porta a limitare la nostra
attenzione ad un panorama strettamente italiano.
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