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Capitolo 5

Fluidi viscosi
5.1 Viscosit e tensore degli sforzi tangenziali

Abbiamo visto nel Capitolo 3 che il tensore degli sforzi che esprime le forze di supercie allinterno di un uido pu essere scritto nella forma: Pij = p ij + ij (5.1)

dove ij il tensore degli sforzi viscosi, nullo nel caso dei uidi ideali. Abbiamo poi ricavato lespressione per gli sforzi viscosi sulla base di considerazioni microscopiche. Torniamo sullargomento partendo da considerazioni macroscopiche. Riprendiamo la Fig. 4.1 e notiamo come il prolo di velocit nello strato di contatto tra due uidi che si muovono a dierenti velocit sia modicato dalla presenza di attriti interni, cio della viscosit. Gli strati del uido pi veloce vengono rallentati a causa degli sforzi tangenziali con strati pi lenti, mentre questi ultimi vengono trascinati a velocit maggiori. Esiste dunque una forza lungo la direzione del usso (x) che agisce sulla supercie con normale nella direzione perpendicolare (y) che appunto la componente xy . La forza sar naturalmente tanto maggiore quanto maggiore la dierenza di velocit, per cui, in prima approssimazione, si potr porre: xy = dux dy (5.2)

dove il coeciente di viscosit e il segno negativo indica che la direzione della forza contraria alla direzione della velocit. Fluidi che soddisfano questa relazione empirica sono detti uidi newtoniani ; dati sperimentali di laboratorio mostrano che la condizione (5.2) molto ben vericata nel caso di uid normali. Scriviamo ora, nel limite newtoniano e in analogia al caso bidimensionale, lespressione generale per il tensore degli sforzi ij , che dovr contenere solo termini del tipo ui /xj in quanto deve annullarsi per u = costante. Inoltre si deve tener conto che il tensore deve pure annullarsi per il caso di rotazione uniforme, perch anche in tal caso non esistono attriti interni nel uido. Nel 47

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CAPITOLO 5. FLUIDI VISCOSI

caso di rotazione uniforme le velocit sono eguali a r, dove la velocit angolare. Le somme ui uj + xj xi sono combinazioni lineari delle componenti del gradiente della velocit che si annullano per u = r come si ricava immediatamente. Pertanto il pi generale tensore di rango due che soddis le suddette condizioni : ui uj ij = a + (5.3) + b ij u xj xi con a e b indipendenti dalla velocit. tuttavia conveniente usare una forma leggermente diversa con nuove costanti: uj 2 ui ij = + ij u + ij u . (5.4) xj xi 3 Il termine in parentesi ha la propriet di annullarsi contraendo su i o j. Le costanti e sono rispettivamente il coeciente di viscosit gi denito e un secondo coeciente di viscosit; ambedue sono positivi. Questo risultato coincide con quanto ricavato a livello microscopico nel Capitolo 3. Si noti che alcuni autori includono direttamente lultimo termine della (5.4) nella parte diagonale di Pij , insieme a p ij , distinguendone in tal modo la parte isotropa solo diagonale da quella tangenziale a traccia nulla. Dal punto di vista sperimentale queste due possibilit sono indistinguibili; dal punto di vista teorico va invece notato che la pressione isotropa normale che compare anche nellequazione dellenergia risulta incrementata da questo contributo degli attriti interni.

5.2

Equazione di Navier-Stokes

Utilizzando lespressione del tensore degli sforzi ora ricavata, possiamo scrivere lequazione del moto per i uidi viscosi: p uj 2 dui ui + + ij u + ij u . (5.5) = fi dt xi xj xj xi 3 Poich i coecienti di viscosit possono essere considerati praticamente costanti nella maggior parte delle applicazioni, otteniamo: 1 du 2 = f p + u+ + ( u) (5.6) dt 3 ove lultimo termine compare solo per uidi compressibili. Per uidi incompressibili otteniamo la cosiddetta equazione di Navier-Stokes (1822-43): du 1 = f p + 2 u dt (5.7)

5.3. FLUSSO IN UN TUBO CILINDRICO

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che coincide con quella gi ricavata dalle equazioni microscopiche nel Capitolo 3. La quantit (5.8) = detta viscosit cinematica, mentre spesso chiamata viscosit dinamica. Lequazione di Navier-Stokes dal punto di vista matematico molto dierente dallequazione di Eulero (4.12) per uidi non viscosi in quanto contiene derivate spaziali del secondordine; in particolare richiede quindi un maggior numero di condizioni al contorno. La tipica condizione che si impone al contatto con superci solide che la velocit di corrente si annulli u = 0: gli esperimenti mostrano infatti che uidi viscosi aderiscono alle pareti (si pensi alla dicolt di pulire una supercie impolverata semplicemente soando aria). La stessa condizione sulla velocit nel caso dellequazione di Eulero sovracondizionerebbe il problema; infatti, come abbiamo visto, nei uidi ideali richiesto solo lannullarsi della velocit normale alla supercie di contatto un = 0. immediato ricavare lespressione per la forza agente sullarea elementare di una supercie a contatto con il uido; essa rappresentata dal usso di momento (non c trasferimento di momento dovuto alla velocit perch sulla supercie di contatto si assume u = 0): Z Z F= P dS = (p + n) dS n (5.9)
S S

dove n il versore normale uscente dal uido ed entrante nella supercie; il primo termine dato dalla normale pressione del uido, il secondo dagli sforzi di taglio, cio dagli eetti di attrito interno o viscosit. Passiamo ora allanalisi dellequazione della vorticit in presenza dei termini viscosi: prendendo il rotore della (5.7) si ottiene: = (u ) + 2 t (5.10)

per uidi incompressibili o barotropici. Naturalmente il teorema di Kelvin non si applica a questa espressione perch ora le forze viscose possono creare vorticit. Invece rimangono valide le considerazioni circa la possibilit di trattare la dinamica dei uidi incompressibili senza utilizzare lequazione dellenergia che risulta ridondante; i problemi possono essere risolti utilizzando la (5.10) con le (4.25) e (4.33), qualora naturalmente sia noto il coeciente di viscosit.

5.3

Flusso in un tubo cilindrico

Come esempio dellapplicazione dellequazione di Navier-Stokes studiamo il moto stazionario di un uido viscoso allinterno di un tubo orizzontale di lunghezza l a sezione circolare di raggio a. Non essendovi forze esterne agenti, il moto del uido sar prodotto da una dierenza di pressione p alle due estremit. Usiamo coordinate cilindriche con lasse z lungo lasse del tubo; possiamo prevedere che vi sar un moto solo nella direzione z con prolo u(r, z). Assumiamo inne

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Figure 5.1: Prolo di velocit di un usso viscoso in un condotto cilindrico che il uido sia incompressibile; di conseguenza la velocit sar indipendente da z. Solo la componente z dellequazione di Navier-Stokes risulta pertanto utile: 1 d du p = r . (5.11) l r dr dr Le condizioni al contorno sono ovviamente: u = 0 du = 0 dr Lintegrazione immediata: u(r) = p 2 a r2 4l (5.14) a a r=a r=0. (5.12) (5.13)

corrispondente a un prolo parabolico, come illustrato in Fig. 5.1. La portata attraverso il tubo sar: Z a p 4 Q= u(r) 2r dr = (5.15) a 8l 0 che la ben nota equazione di Hagen-Poiseuille (1839-40). Questa formula vericata sperimentalmente nel caso di ussi a bassa velocit ed esperimenti basati su di essa sono in eetti utilizzati per misure di viscosit. Nel 1833 tuttavia Reynolds aveva mostrato che allaumentare di p e quindi della velocit, il usso diventa irregolare nello spazio e nel tempo con creazione di vortici. Nel prossimo paragrafo studieremo il signicato di tale risultato e deniremo quantitativamente il passaggio dal regime regolare (laminare) a quello irregolare (turbolento).

5.4. NUMERO DI REYNOLDS E LEGGE DI SIMILARIT

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5.4

Numero di Reynolds e legge di similarit

Consideriamo correnti uide in regime viscoso intorno a oggetti geometricamente simili ma di diverse dimensioni. Le equazioni dinamiche possono essere scalate utilizzando la lunghezza tipica L degli oggetti come unit di lunghezza, la velocit tipica V della corrente come unit di velocit, il tempo L/V come unit di tempo e V /L come unit della vorticit. Si pu pertanto operare unadimensionalizzazione delle equazioni con x0 = x/L , 0 = L , u0 = u/V , t0 = tV /L , 0 = L/V . (5.16)

In tal modo lequazione della vorticit diventa: 1 0 0 = 0 (u0 0 ) + 2 0 t0 R R= (5.17)

dove

LV (5.18) un numero adimensionale chiamato numero di Reynolds. Correnti uide intorno a oggetti geometricamente simili, ma con lo stesso R, soddisfano la stessa equazione e quindi avranno lo stesso prolo scalato per i dierenti valori delle unit di misura. Questo fatto va sotto il nome di legge di similarit (Reynolds 1883). Per studiare il usso aerodinamico intorno ad unautomobile oppure intorno ad un aereo, se ne pu simulare landamento costruendo un modello in miniatura e generare un usso che abbia lo stesso R. La legge di similarit quindi un mezzo molto potente per esperimenti di uidodinamica. suciente eseguire esperimenti che per una data struttura coprano un intervallo signicativo di numeri di Reynolds e i risultati danno un quadro completo per qualunque combinazione di L, V , . Va peraltro ripetuto che per R & 3000 la situazione cambia drasticamente; si passa da un regime di usso laminare stabile ad una situazione instabile con formazione di turbolenza. In tal senso il caso di alti numeri Reynolds non corrisponde al limite di basse viscosit e quindi al regime di uido ideale, come sembrerebbe suggerire la (5.18); ci dovuto proprio al diverso ordine dellequazione dierenziale. Alti numeri di Reynolds comportano sempre, anche per piccola viscosit, instabilit del usso con generazione di vorticit.

5.5

Flusso intorno a corpi solidi, strato limite

Possiamo ora discutere alcuni interessanti esempi di moto per uidi incompressibili intorno a corpi solidi in presenza di viscosit. Iniziamo a studiare moti a basso numero di Reynolds, R 1. Lequazione della vorticit diventa semplicemente: 0 2 0 = 0 (5.19) che, come mostrato da Stokes (1851), ammette una soluzione analitica nel caso di usso intorno ad una sfera. Non analizziamo qui in dettaglio il calcolo, per

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CAPITOLO 5. FLUIDI VISCOSI

il quale rimandiamo ad esempio al testo di Landau e Lifshitz (Fluid Mechanics 1987, 20). Si ricava che lespressione per il usso di un uido incompressibile intorno ad una sfera di raggio a con velocit U =U allinnito avr in z coordinate sferiche la forma: 3a a3 ur = U cos 1 (5.20) + 3 2r 2r 3a a3 u = U sin 1 (5.21) 3 4r 4r e distribuzione di pressione: 3 U r p = p0 a 2 2 r (5.22)

dove il versore nella direzione del raggio vettore. Di conseguenza si pu r calcolare la forza esercitata dal uido sulla sfera con la (5.9) assumendo per asse polare la direzione parallela a U e tenendo conto che la forza ovviamente parallela a U: Z Fdrag = (p cos rr cos + r sin ) dS (5.23)
S

ove lintegrazione sullintera supercie della sfera, e si sono usate le denizioni ur 1 ur u u rr = 2 r = + . (5.24) r r r r Si ricava che alla supercie della sfera: rr = 0 e inoltre: p = p0 Pertanto lintegrale per F si riduce a: Fdrag 3U = 2a Z dS = 6aU (5.27) r = 3 U sin 2a (5.25)

3 U cos . 2a

(5.26)

che nota come legge di Stokes; la forza in questione chiamata drag nella letteratura scientica. cos risolto il paradosso di DAlembert di cui abbiamo parlato nel precedente Capitolo: la forza di drag esiste anche per velocit del usso costante. Nel caso di moto ad alto numero di Reynolds, R 1, la (5.17) sembrerebbe avvicinarsi al limite dei uidi ideali. In realt, come gi accennato, gli esperimenti mostrano che la situazione molto pi complessa; alcuni esempi di usso intorno ad un cilindro al crescere di R sono illustrati in Fig. 5.2.

5.5. FLUSSO INTORNO A CORPI SOLIDI, STRATO LIMITE

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Figure 5.2: Flussi intorno a un cilindro al crescere del numero di Reynolds (da Batchelor 1967) Il usso si mantiene laminare no a R < 20, successivamente ai lati si sviluppano due vortici a valle del usso (a destra del cilindro nella gura), che si distaccano alternativamente da un lato e dallaltro a formare una stringa continua: alla congurazione si d il nome di cammino di vortici di Krmn, da von Krmn (1911) che ne studi le caratteristiche. Quando inne R >104 si forma una scia turbolenta, molto pi larga di quanto predetto dal modello per R 1. Inoltre si misura sperimentalmente che la forza di frenamento sul cilindro molto pi grande di quella predetta dalla legge di Stokes; lespressione empirica per il frenamento su una sfera : Fdrag = 1 Cdrag a2 U 2 2 (5.28)

che indicato dalla linea tratteggiata. Il valore sperimentale si discosta invece sostanzialmente dalla legge di Stokes per R >102 . La spiegazione di questo comportamento dei uidi viscosi con R 1 non aderente al comportamento dei uidi ideali risale Prandtl (1905). I comportamenti di un uido ideale e di un uido viscoso intorno ad un ostacolo solido sono sostanzialmente diversi. Il uido ideale pu avere una velocit tangenziale nelle vicinanze dellostacolo molto grande, eguale (a parte qualche fattore geometrico) sostanzialmente a quella della corrente uida lontano dallostacolo. Nel caso del uido viscoso invece la velocit tangenziale alla supercie dellostacolo deve essere nulla; lontano dallostacolo la velocit invece sar molto simile a

dove Cdrag un fattore adimensionale sperimentale. In Fig. 5.3 riportato landamento di Cdrag in funzione di R; la legge di Stokes prevederebbe un andamento 12 12 Cdrag = = aU R

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Figure 5.3: Andamento del coeciente di frenamento in funzione del numero di Reynolds quella del caso ideale. Ci comporta che, quando la velocit del usso cresce, in un ristretto strato del uido la velocit dovr rapidamente passare dal valore nullo alla supercie dellostacolo al valore tipico nella corrente. Pertanto in questo strato limite il termine 2 u dellequazione di Navier-Stokes (5.7) risulter sempre importante, anche per viscosit deboli, dati i forti gradienti spaziali della velocit. Lallargarsi dello strato limite al contatto con ostacoli nella scia turbolenta a valle del usso pu essere interpretato con analoghe considerazioni. In condizioni di usso stazionario la componente dellequazione di Navier-Stokes nella direzione del usso (Fig. 5.4) : 2 1 p ux 2 ux ux ux ux + . (5.29) + uy = + x y x x2 y 2 Sulla base delle considerazioni ora fatte, ci si aspetta che i termini ux ux /x e 2 ux /y 2 siano dominanti nello strato limite, per cui ux o, in ordine di grandezza: V V2 2 L dove lo spessore dello strato limite e L la distanza a valle dal bordo dellostacolo. ux 2 ux x y 2

5.6. PORTANZA AERODINAMICA

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Figure 5.4: Strato limite intorno ad una supercie piana Pertanto r

L ; V

(5.30)

cio lo spessore dello strato cresce come la radice della distanza verso valle. La viscosit chiaramente importante nella formazione della scia turbolenta. Naturalmente nella scia si formano vortici instabili di varia scala in quanto non pi valido il teorema di Kelvin. Lenergia di tali vortici turbolenti prodotta dallinterazione tra corrente uida e ostacolo che viene dissipata a valle e questo aumenta pertanto anche la forza di frenamento come visto precedentemente.

5.6

Portanza aerodinamica

Con gli elementi della teoria uida ora esaminati possibile comprendere i principi del volo di un aeroplano per lo svilupparsi di una forza di spinta verso lalto sulle ali quando siano opportunamente modellate. Per semplicit consideriamo un caso bidimensionale, assumendo che lala sia di lunghezza innita con sezione costante. Possiamo studiare il problema nel sistema di riferimento che si muove con lala. In Fig. 5.5 riportato landamento del usso intorno allala sia per il caso di uido ideale sia per quello viscoso. Nel caso di uido ideale il teorema di Kelvin comporta che a partire da un usso laminare a monte dellala non si possa generare vorticit a valle e quindi la circolazione della velocit intorno allala debba rimanere nulla: I = u dl = 0 . (5.31)
C

Le linee di usso del uido ideale debbono seguire quindi landamento (a) della gura per mantenere nulla la circolazione. Allestremit cuspidata dellala a valle del usso la quantit 2 u naturalmente molto grande e quindi lintroduzione di una viscosit anche piccola modica sostanzialmente landamento delle linee come mostrato in gura. Questo risultato stato originariamente osservato nelle misure sperimentali di Prandtl nel 1934, mostrando il passaggio dallo

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Figure 5.5: Linee di corrente intorno ad unala daereo: (a) caso di un uido ideale a circolazione nulla; (b) caso del uido viscoso schema (a) a quello (b) di gura al comparire della viscosit. Il risultato netto una creazione di circolazione intorno allala con direzione perpendicolare al piano della gura e verso orario (contro il piano). Nel riferimento dellala possiamo quindi dire che la disposizione e struttura dellala crea vorticit nella direzione perpendicolare alla velocit lontano dallala stessa: I Z = u dl = dS 6= 0 (5.32)
C S

dove S larea della sezione dellala. Per spiegare lapparire di questa vorticit va fatto riferimento alla creazione di vortici dalla forza viscosa 2 u nello strato limite intorno alla cuspide; tali vortici (antiorari) si distaccano e vengono trascinati a valle, lasciando quindi una vorticit di segno opposto nella corrente legata allala. Ora dalla (4.23) possiamo scrivere lequazione di Navier-Stokes nella forma: u = u + altri termini t (5.33)

da cui appare chiaro che la vorticit genera una forza idrodinamica. Proprio come un conduttore che porti corrente I posto perpendicolarmente ad un campo magnetico B sperimenta una forza di Lorentz IB/c trasversa al piano della corrente e del campo magnetico, lala subir una spinta perpendicolare alla

5.6. PORTANZA AERODINAMICA

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corrente e allala, quindi una spinta che, come illustrato dalle linee di corrente in gura, sar verso lalto. Questo risultato pu essere ricavato rigorosamente in modo da tener conto anche degli altri termini nellequazione di Navier-Stokes e delleettivo prolo dellala. I termini viscosi sono importanti solo nello strato limite adiacente allala, al di fuori di questo strato si possono usare le equazioni dei ussi potenziali. Nel caso bidimensionale il problema pu essere trattato scrivendo le componenti della velocit insieme in una quantit complessa: w = ux iuy (5.34)

usando le coordinate di Fig. 5.5; w una funzione analitica nello strato limite dal contorno dellala alla regione lontana, per cui il suo sviluppo in funzioni di Laurent risulta: w(z) = u + z = x + iy a1 a2 + 2 + ... z z (5.35) (5.36)

considerando appunto i termini che sono consistenti con una condizione al contorno w = u , ricordando che I 1 w an = dz (5.37) n+1 2i z e calcolando lintegrale lungo una linea di corrente intorno al contorno dellala appena allesterno dello strato limite. In pratica ci permette di calcolare la circolazione: I I I wdz = (ux iuy ) (dx + idy) = [ux dx + uy dy + i (ux dy uy dx)]

(5.38) nella quale, ricordando lequazione della linea di corrente, la parte immaginaria dellintegrando si annulla e si ottiene la relazione con la vorticit: I I I wdz = (ux dx + uy dy) = u dl = . (5.39) Utilizzando lo sviluppo in serie di Laurent per w, e, calcolando lintegrale su linea chiusa con il metodo dei residui di Cauchy, si ottiene: = 2ia1 . (5.40)

La forza netta sullala pu essere calcolata in termini della pressione p dellaria sul suo contorno: I F = pdl n (5.41)

dove n il versore entrante e il cammino di integrazione preso fuori dello strato limite dove per lo sviluppo di Laurent (5.35) sia ancora valido. Lequazione di

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Bernoulli (4.50) nel caso incompressibile, considerando velocit piccole rispetto alla velocit del suono, e per dislivello trascurabile in modo da escludere leetto della gravit, fornisce la relazione valida lungo una linea di corrente: 1 p = u2 + costante 2 per cui: F= 1 2 I u2 ndl

(5.42)

in quanto lintegrale della costante nullo sul percorso chiuso. Dobbiamo scrivere anche la forza in forma complessa: F = Fy + iFx . (5.43)

Sia langolo tra dl e lasse x; di conseguenza le componenti x e y del versore n saranno sin e cos . Le componenti della forza saranno dunque: I I 1 i F = u2 cos dl + u2 sin dl 2 2 I 1 (5.44) = u2 (dx idy) . 2 Aggiungendo allintegrando il termine 2i (ux dy uy dx) (ux iuy ) che nullo per denizione della linea di corrente, si ottiene: I 1 F = w2 dz . 2

(5.45)

Sostituendo dalla (5.35), lintegrale pu essere calcolato ancora con il teorema dei residui (il coeciente del termine in z 1 nello sviluppo di w2 2u a1 ) fornendo: 1 F = [2i (2u a1 )] (5.46) 2 ossia F = u (5.47) che, essendo reale, fornisce la componente della forza nella direzione y: Fy = u (5.48)

che la formula di Kutta-Joukowski per la portanza dellala. Nella rappresentazione di Fig. 5.5 u > 0, mentre < 0 perch la circolazione nel verso orario. Pertanto Fy > 0, quindi rivolto verso lalto a controbilanciare il peso dellaeromobile.

5.7. DISCHI DI ACCRESCIMENTO

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5.7

Dischi di accrescimento

Nella maggior parte dei problemi astrosici le dimensioni sono particolarmente estese e la viscosit relativamente bassa, per cui i numeri di Reynolds (5.18) sono molto grandi. Ci comporta in genere che la viscosit abbia un eetto rilevante vicino alla supercie di contatto con contorni solidi e allinterno dei uidi in moto. Un fenomeno astrosico in cui la viscosit ha un ruolo determinante sono i dischi di accrescimento, la cui esistenza stata inizialmente postulata per via teorica ed ora confermata osservativamente nelle stelle in formazione, nelle binarie X e nei nuclei galattici attivi. Va tuttavia ricordato che le propriet di dischi gassosi furono inizialmente studiate da Jereys (1924) e von Weiszcker (1948) in relazione ai modelli della formazione del sistema solare. Sebbene sia poi risultato che lenergia delle stelle di tipo termonucleare durante la maggior parte della loro vita, unaltra forma di produzione di energia invocata nei primi lavori sui modelli stellari fu quella gravitazionale (Helmholtz 1854, Kelvin 1861). Un sistema gravitazionalmente legato contraendosi perde energia gravitazionale. Il teorema del viriale predice che, in condizioni di evoluzione quasi-statica, una parte di questenergia porta ad un aumento dellenergia interna del sistema, quindi della sua temperatura, mentre unaltra parte viene irraggiata. Appunto questo processo venne proposto da Helmholtz e Kelvin per spiegare lirraggiamento del Sole con una lenta contrazione gravitazionale. In pratica divenne immediatamente chiaro che lecienza del processo avrebbe comportato vite medie molto brevi, molto pi brevi della stessa Terra, che un pianeta formatosi dalla nebulosa primitiva da cui si originato il sistema solare. Tuttavia la sorgente di irraggiamento per contrazione gravitazionale rilevante nella fase protostellare. Recentemente diventato di interesse il meccanismo basato sulla liberazione di energia gravitazionale di materiale che venga catturato da campi gravitazionali intensi; tale meccanismo appare essere responsabile delle fasi attive, brevi ma violente, della vita di stelle e galassie. Si supponga di lasciar cadere una massa m nel campo gravitazionale di una massa M e raggio a. Lenergia tipica liberata sar: GM m 1 vf uga 2 GM mc2 = mc2 (5.49) = a ac2 2 c dove lultima forma indica la frazione di energia di massa che viene liberata, con un fattore di ecienza che dato dal quadrato del rapporto tra velocit di fuga e la velocit della luce. Questa formula permette di ricavare che un eciente liberazione di energia gravitazionale si ha solo per cattura da parte oggetti compatti, quali nane bianche, stelle di neutroni, buchi neri. Essendo lenergia liberata per particella molto grande lecito immaginare che essa, allimpatto con la supercie della stella, possa essere trasformata in fotoni di alta frequenza, e quindi dare origine a emissioni nella banda X e gamma. La prima idea di utilizzare tale meccanismo per sorgenti di alta frequenza venne proposta da Ginzburg dopo la scoperta della prima sorgente X, Scorpio X-1, con un volo di un razzo suborbitale da parte di Giacconi, Gursky, Paolini e Rossi nel 1962;

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Figure 5.6: Formazione di un disco di accrescimento in un sistema binario con scambio di massa nel 1968 Prendergast e Burbidge ripresero lidea con riferimento allo scambio di massa in un sistema binario stretto, in cui una delle stelle sia divenuta un oggetto compatto alla ne della sua evoluzione (Fig. 5.6). Inne nel 1969 Lynden-Bell propose di applicare laccrescimento di materia su di un buco nero per interpretare lenergetica dei nuclei galattici attivi. Se il materiale catturato distribuito isotropicamente intorno alloggetto compatto, si avr una situazione di accrescimento sferico in cui il materiale cade seguendo traiettorie radiali. Peraltro in condizioni astrosiche la materia catturata possieder momento angolare, per cui molto pi realistico pensare che laccrescimento avvenga lungo orbite a spirale, con passo tanto pi piccolo quanto pi sono vicine allequatore: si forma in tal caso un disco di accrescimento. Il primo modello teorico completo stato elaborato da Shakura e Sunyaev (1973) nel limite del cosiddetto disco sottile, cio quando le perdite radiative del gas del disco siano cos ecienti da rendere trascurabile laltezza scala di pressione nella direzione perpendicolare al piano di simmetria del disco. Possiamo considerare che nella situazione stazionaria il disco sia un gas in orbita intorno ad una stella di massa M ; assumendo che le orbite del disco siano quasi-kepleriane e circolari, la velocit angolare dovr essere funzione della distanza radiale secondo la nota relazione: 1/2 GM (r) = . (5.50) r3 Pertanto il disco dotato di una rotazione dierenziale, per cui esistono gradienti di velocit radiali e sforzi tangenziali tra gli strati del disco. Se il gas possiede viscosit, ovviamente ci sar un trasferimento di momento angolare dagli strati interni (pi veloci, v = r r1/2 ) verso quelli esterni (pi lenti): di conseguenza il gas "cadr" verso la massa centrale seguendo orbite a spirale. Il ritmo di accrescimento quindi determinato dalla viscosit del gas, e cos pure il ritmo di liberazione dellenergia gravitazionale. Nei paragra successivi ricaveremo le caratteristiche dellaccrescimento nel caso di dischi sottili.

5.7. DISCHI DI ACCRESCIMENTO

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5.7.1

Equazioni della dinamica

Calcoliamo la struttura dinamica dei dischi di accrescimento usando coordinate cilindriche, nel limite di disco sottile. Per quanto riguarda la velocit la componente azimutale che esprime la rotazione dierenziale v dominante, mentre il moto radiale vr rappresenta il moto di accrescimento; si assume anche, in accordo con quanto detto precedentemente, vz = 0 e che il sistema sia simmetrico nellangolo azimutale , cio / = 0. Usando le equazioni uide di Navier-Stokes, lequazione di continuit risulta: 1 + (rvr ) = 0 t r r e la componente azimutale dellequazione del moto: 2 v 2 v 1 v vr v v v v + + + vr + = 2 . t r r r2 z 2 r r r (5.51)

(5.52)

Ricordiamo che questultima forma stata ricavata per = = costante, condizione che non necessariamente vericata nel caso specico; torneremo pi avanti a denire i termini viscosi. Integrando le equazioni nella direzione z e usando la densit superciale Z = dz (5.53) si ottiene: 1 + (rvr ) = 0 t r r v v vr v + vr + = termini viscosi t r r (5.54) (5.55)

dove vr e v = (r)r sono in eetti le medie in z delle componenti delle velocit. Con alcune operazioni algebriche queste equazioni sono combinate nella forma: 2 1 3 r + r vr = G t r r (5.56)

dove G rappresenta i termini viscosi. Calcoliamo ora unespressione per G. Si prenda in considerazione un anello del disco compreso tra i raggi r e r + dr: il suo momento angolare r2 2rdr. Lequazione (5.56) rappresenta dunque levoluzione del momento angolare per unit di supercie essendo il secondo termine appunto la divergenza del usso del momento angolare. Moltiplicando G per 2rdr si ha quindi il momento delle forze viscose agenti sullanello; in particolare il secondo membro si pu scrivere come: G 2rdr = G(r + dr) G(r) dove G il momento delle forze viscose alle due superci di contatto. Pertanto: G= 1 dG . 2r dr (5.57)

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Possiamo calcolare il momento delle forze viscose G considerando il gradiente radiale della velocit azimutale: dv d d = (r) = + r dr dr dr (5.58)

ove si nota che il primo termine puramente legato alla rotazione e non produce momento torcente dallesterno sullanello, e solo il secondo esprime leetto del momento torcente dovuto alla rotazione dierenziale. Pertanto lo sforzo viscoso sar rd/dr e il suo momento per larea unitaria di supercie dellanello si ottiene moltiplicando per r e integrando su e z: Z Z d d G(r) = rd dz r2 = 2r3 . (5.59) dr dr Inne: 1 2 1 3 r + r vr = t r r r r r
3 d

dr

(5.60)

e combinandola con la (5.54), si ottiene:

che insieme alla (5.54) fornisce levoluzione dinamica del disco. Riscrivendo la (5.60) nellipotesi che non dipenda dal tempo: 1 2 1 2 3 d r + r (rvr ) + (rvr ) r = r t r r r r r dr 2 r = (rvr ) r r 3 d r ; dr (5.61)

possiamo ora ricavare vr e sostituire nellequazione di continuit: 1 1 1 3 d = (rvr ) = r t r r r r (r2 ) /r r dr

(5.62)

che lequazione del disco, che ne determina la distribuzione di densit in base alle forze viscose. Consideriamo in particolare un disco kepleriano, cio con dato dalla (5.50): 3 1/2 1/2 (5.63) = r r t r r r

che permette di ricavare levoluzione della distribuzione di materia nel disco. Ad esempio per costante, lequazione risolubile con il metodo della separazione delle variabili. Consideriamo il caso di un singolo anello di materia di raggio r0 allistante iniziale: m (r, t = 0) = (r r0 ) (5.64) 2r0 dove m la sua massa totale. La soluzione che soddisfa a tale condizione iniziale : m 1 x2 2x (x, ) = 2 1/4 exp I1/4 (5.65) r0 x

5.7. DISCHI DI ACCRESCIMENTO

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Figure 5.7: Evoluzione di un anello kepleriano di gas in accrescimento


2 con x = r/r0 e = 12t/r0 e I1/4 una funzione modicata di Bessel. Levoluzione di riportata in Fig. 5.7. Leetto della viscosit chiaramente quello di allargare lanello trasformandolo in un disco. La maggior parte della massa si muove verso r = 0, ma una piccola parte si muove anche verso lesterno. Questultima porta con s una grande quantit di momento angolare, mentre la materia che accresce perde momento angolare per interazione viscosa.

5.7.2

Dischi stazionari

Discutiamo ora il caso di dischi stazionari, tali cio da soddisfare le equazioni dinamiche per /t = 0. Dobbiamo introdurre anche le altre due componenti dellequazione del moto di Navier-Stokes senza integrare immediatamente su z; assumiamo (1) che la massa del disco sia trascurabile rispetto alla massa M delloggetto centrale verso cui la materia accresce, (2) che comunque siamo nel limite di disco sottile z r e (3) che i termini viscosi non abbiano rilevanza nei moti in r e z: vr v2 1 p GM vr (5.66) = 2 r r r r

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CAPITOLO 5. FLUIDI VISCOSI 1 p GM z =0. z r3 (5.67)

Chiamando h lo spessore del disco (considerato praticamente costante nel modello, come vedremo) e tenendo conto della direzione del gradiente, la (5.67) diventa semplicemente: p GM h h r3 da cui 2 h pr (5.68) r GM quantit molto piccola nel limite di disco sottile. Analogamente dalla (5.66) 1 2 pr h 1 p GM r2 r GM r

(5.69)

che mostra come il gradiente di pressione in r sia molto piccolo rispetto alla forza gravitazionale. Inne, se si considera che la materia accresca lentamente, per cui anche vr sia molto piccolo, la (5.66) diventa:
2 v GM = 2 r r

(5.70)

che in realt coincide con la (5.50). Ci signica che lipotesi di disco kepleriano soddisfatta quando il disco sia sottile e con forze di pressione trascurabili rispetto alla gravit. Qualora le forze di pressione non siano trascurabili, il disco diventa spesso e la matematica del modello pi complessa: modelli di dischi spessi sono stati elaborati nella letteratura delle sorgenti attive e sono discussi nei corsi di astrosica delle alte energie. Procediamo ora nella discussione del modello stazionario di disco sottile. Come gi detto, il modello base stato presentato da Shakura e Sunyaev nel 1973. In tale modello lequazione in r semplicemente sostituita dalla (5.50) e quella in z semplicemente trascurata lavorando sulle grandezze integrate sullo spessore (trascurabile) del disco. Nellipotesi di stazionariet, le equazioni della dinamica sono pertanto integrabili: rvr = C1 r3 vr r3 = GM r3 d = C2 dr 1/2 (5.71)

(5.72) (5.73)

dove C1 e C2 sono costanti di integrazione. La C1 legata al usso di accrescimento, per cui m = 2rvr (5.74)

5.7. DISCHI DI ACCRESCIMENTO e quindi:

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m . (5.75) 2 La C2 invece determinata assumendo che alla supercie della massa che accresce, r r , la materia debba essere portata ad una rotazione rigida dalla viscosit con (d/dr)r=r = 0: C1 = C2 = m 2 m 1/2 . r = (GM r ) 2 2 (5.76)

Con alcune operazioni algebriche sulle equazioni dinamiche, e assumendo che il disco sia kepleriano, si ottiene inne: r 1/2 m . (5.77) = 1 3 r Questa equazione mostra il legame diretto fra tasso di accrescimento e viscosit del disco. Lenergia potenziale gravitazionale liberata nel processo di accrescimento trasformata in calore dalla dissipazione viscosa e quindi irraggiata. Possiamo quindi calcolare la luminosit del disco. La dissipazione viscosa per unit di volume nel disco r2 (d/dr)2 ; integrando su z si ottiene lenergia irraggiata dallunit di supercie del disco: dE = dt Z r2 d dr 2 dz = r2 d dr 2

e dalla (5.77) con disco kepleriano si ricava: r 1/2 dE 3GM m 1 ; = dt 4r3 r integrando su r da r allinnito, si ha la luminosit totale del disco: Z dE GM m L= 2rdr = dt 2r r

(5.78)

(5.79)

che mostra come la luminosit irraggiata corrisponda alla met dellenergia gravitazionale rilasciata nel processo di accrescimento sulla supercie della stella centrale. Laltra met ovviamente rimane sotto forma di energia cinetica o in energia interna in un sottile strato limite alla supercie della stella. Va notato che la luminosit calcolata non dipende esplicitamente dalla viscosit. Inoltre si mostra che, a parte correzioni relativistiche, la (5.79) vale anche nel caso di accrescimento su buchi neri, sostituendovi la supercie della stella con il raggio dellorizzonte. Lemissione da dischi di accrescimento su buchi neri pertanto un meccanismo che permette di rendere osservabili questi oggetti attraverso la sua inuenza gravitazionale sul materiale circostante prima che venga inghiottito oltre la singolarit.

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CAPITOLO 5. FLUIDI VISCOSI

Il problema reale per applicare tale modello la valutazione del coeciente di viscosit del disco. La normale viscosit molecolare appare inadeguata per dare origine al tasso di accrescimento richiesto dai dati osservativi. Probabilmente eetti di instabilit nel disco con aumento dellimportanza dei fenomeni di trasporto, eventualmente in presenza di campi magnetici, sono stati proposti per ovviare alla dicolt. Per le discussioni astrosiche si rimanda ai corsi di astrosica delle alte energie.

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