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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 34 Anno II
29 settembre 2010

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org

Editoriale LBG - PRIMARIE: ARCIPELAGO DA CHE PARTE STA? Primarie 1 Marco Vitale -LETTERA SEMIAPERTA A VALERIO ONIDA Primarie 2 Guido Artom -PERCH VOTO PISAPIA Primarie 3 Massimo Cingolani - NON AVER PAURA DEGLI ARGOMENTI SCOMODI Primarie 4 Emilio Battisti -LETTERA APERTA AI CANDIDATI Primarie 5 Giuseppe Ucciero PRIMARIE: UN ENDORSEMENT PER BOERI Citt - Michel Dingenouts - SENTO PROFUMO DI PUZZO DallArcipelago Luca Trada - LA CALDA ESTATE A EXPOLANDIA Cultura Arturo Calaminici UNA SCUOLA DI CULTURA POLITICA E UN ORATORE TROPPO COLTO Mobilit Marco Ponti - LE SPESE FOLLI DEL RADIOBUS, E ALCUNI PENSIERINI DI CONTORNO

VIDEO Le domande di Arcipelago ai candidati alle primarie

MUSICA Musica tradizionale cinese per chitarra Solista Liu Fang Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO e CINEMA a cura di Guendalina Murroni

Editoriale PRIMARIE:ARCIPELAGO DA CHE PARTE STA? LBG


Dopo i primi numeri di questo giornale del marzo 2009, nato su stimolo del circolo la Fabbrichetta, alcuni lettori e molti amici mi domandano che cosa oggi negli editoriali che scrivo animi il mioastio (che io chiamo insofferenza) nei confronti del Pd - che ancora il mio partito (tessera presa in occasione delle primarie costituenti del 2007) - e da che parte stesse allora il circolo e poi, oggi, Arcipelagomilano. La Fabbrichetta dal settembre 2005 si mosse nellambito della sinistra e non perse occasione per difenderne le ragioni e cos oggi Arcipelagomilano. Fin dal primo numero del giornale, nel presentarci ai lettori indicammo due obbiettivi: dar voce alla sinistra critica, che poca ne aveva ufficialmente, e fornire ai lettori un ventaglio di opinioni non venato da interessi di bottega e non facilmente desumibile dal contenuto stesso degli articoli. Volevamo accogliere tutte le opinioni, ovviamente anche quelle diverse dalle nostre, che rappresentassero qualcosa dinteressante nel dibattito interno che deve animare ogni forza politica. Oggi le domande che ci rivolgono sono ancora quelle e loccasione delle primarie addirittura rende esplicita una domanda nuova (che ritroverete in molte delle lettere pubblicate anche in questo numero): ma da che parte state? Per quale candidato fate campagna? Un chiarimento dunque doveroso e, per non annoiare i lettori, ci limiteremo alla vicenda primarie che in qualche modo tutte le riassume. Sulla vicenda della candidatura di Boeri mi sono gi espresso due settimane orsono e ho cercato soprattutto di marcare le differenze strategiche tra noi e il Pd: secondo me sono stati commessi errori nei tempi, nei modi e nellapproccio al vero problema. Io non credo che in questa fase fosse il caso di appropriarsi di una candidatura ma quello di portare ai seggi delle primarie il maggior numero di elettori e per far questo era necessaria una pluralit di persone che mostrassero il volto e si candidassero. I dibattiti che sino ad ora si sono svolti in citt mi danno probabilmente ragione, soprattutto perch, ed era inevitabile, i candidati si propongono di sciogliere i noti nodi irrisolti della citt: si potrebbe persino dire che i programmino si somigliano molto, forse troppo. E invece nel modo di risolverli che divergono e nella scala delle priorit. Lasciamo per un momento da parte gli aspetti negativi di ogni candidato -frequentazione con i poteri forti immobiliari, et avanzata, passato politico di estrema sinistra - quelli che la stampa ha sottolineato, e mettiamoli soltanto ai nastri di partenza di questa gara per decidere chi meglio scioglierebbe i nodi. Qualcuno dice che il vero obbiettivo sia solo quello di trovare chi, a prescindere dai programmi, sarebbe in grado con la sua personalit di battere Letizia Moratti. Ecco unaltra diversit di opinione col Pd. Noi guardiamo ai programmi, difficili da sintetizzare ma possiamo ritenere che Boeri per sciogliere i nodi milanesi si affidi a una sorta di mix tra crescita e innovazione come portato della sua et; possiamo pensare che Onida prediliga un processo di sostanziale ripristino della legalit, riordino della macchia amministrativa e un rilancio del funzionamento della citt perch senza di essi qualunque progetto vano. Possiamo pensare che Pisapia sia pi attento alle alleanze sociali e a un ricupero di rapporto tra eletti ed elettori e a un pi penetrante controllo degli elettori sul rispetto del patto sociale sotteso alla democrazia che la giunta Moratti ha quasi cancellato dalla vita pubblica. Ecco allora le tre insofferenze di Arcipelagomilano: perch perdere loccasione di un ventaglio di opinioni? Perch non capire che ognuno dei candidati portatore di un suo importante bagaglio personale, chi di energie, chi di esperienza, chi di passione politica? Perch non promuovere tutti i candidati anzich promuoverne uno solo? Visti i programmi a oggi, viste le personalit e le indoli dei candidati in fondo i milanesi sono soprattutto chiamati con le primarie a scegliere delle priorit lungo il percorso di soluzione dei nodi, dando per certo che il tutto e subito non c, non fosse altro che per problemi di bilancio. Dunque questa la strada che abbiamo tracciato per il nostro giornale: alimentare il dibattito per arricchire lofferta programmatica dei candidati ai milanesi e consentire a questi ultimi di scegliere con la maggior consapevolezza possibile. Il nostro non vuol essere cerchiobottismo e non lo sar perch ognuno dei redattori ha le sue opinioni e le esprime, compreso il direttore. Ma questo di ogni giornale.

Primarie 1 LETTERA SEMIAPERTA A VALERIO ONIDA Marco Vitale


Caro Valerio, mi dispiace di non poter essere presente alla Tua conferenza stampa del 23 settembre 2010. Ma ci mi offre loccasione di riconfermarti il mio pieno appoggio e al tempo stesso chiarire meglio a me e comunicarti le ragioni del mio appoggio. Milano e lItalia vivono un periodo di grande travaglio, accompagnato da tanti aspetti negativi rischi e pericoli, ma anche da grandi possibilit e speranze. Anzi penso che la Speranza sia pi grande del pur grande Allarme. Il travaglio di pensiero, morale e istituzionale prima che tecnico. Per fare qualche esempio. Siamo tutti a favore di una regolamentazione doverosa e pi incisiva del traffico urbano (e so che Tu, come me, hai firmato gli importanti referendum lanciati opportunamente su questo e altri connessi temi ambientali da Edoardo Croci). Ma per ottenere qualche risultato positivo non mancano certo i tecnici in grado di proporre soluzioni ragionevoli. Quello che manca un sindaco che per scegliere una regolamentazione per Via Montenapoleone non dica, come ha detto il sindaco in carica: chiederemo cosa ne pensano gli stilisti. Cos il PGT in discussione si presta a tante discussioni tecniche ma i nodi politici sono quelli legati alla capacit di adottare unimpostazione, che sia meditata e ben studiata, ma non succube, nella sua impostazione di fondo, degli interessi precostituiti. E che si ponga la domanda fonda-

mentale: ma com possibile tracciare un PGT di Milano senza connettersi istituzionalmente con i comuni della fascia contigua, senza pensare alla Grande Milano? Anche qui la questione delle questioni non tecnica ma politica e morale. Il cancro che dobbiamo combattere il fatto che i politici e gli amministratori pubblici, con un crescendo impressionante, utilizzano la citt come un bene personale o per porla al servizio della propria setta o degli interessi della propria congrega. E un cancro questo che raramente Milano ha vissuto con lestensione e lintensit presente. Questa mancanza di morale pubblica negli amministratori genera, per reazione, una parallela mancanza di morale pubblica negli amministrati. E cos la citt decade a convivenza; a convivenza miserabile e rissosa. Dunque non per combattere la politica, ma per ripristinare nella citt la Politica, necessaria una guida che sia innanzi tutto caratterizzata da alta moralit pubblica e civile e che abbia coltivato, per tutta la sua vita, una profonda disciplina dindipendenza, che non sia mai stata di parte, e che non solo sia indipendente ma tale appaia. Io penso che la tua storia, la tua rigorosa formazione giuridica, il tuo impegno continuo e tormentato nellapplicazione della Carta Costituzionale, che oggi il nostro residuo ancoraggio pi importante e indispensabile, la tua rigorosa indipendenza, una qualit che non si improvvisa ma si conquista faticosamente con una vita di coerenza e di autodisciplina, offrano le massime garanzie in questa difficile sfida che sta di fronte a te ma anche a tutti noi e che , prima di tutto, una sfida morale e di democrazia e, quindi, politica. In secondo luogo apprezzo in te lapertura socia-

le e limpegno concreto e personale per i cittadini pi bisognosi. E ci non per buonismo ma perch i miei studi economici e storici non lasciano dubbi. Una citt non solidale e non attenta ai temi sociali , per definizione, una citt inefficiente. Esiste una montagna di evidenze storiche inequivocabili a sostegno di ci. Pensiamo a quando le nostre citt erano, al tempo stesso, le citt pi ricche, pi belle e pi socialmente solidali dEuropa; pensiamo alle Firenze, Siena, Milano dei grandi secoli. Quello il vero modello cui rifarci, quando le nostre citt erano citt di artigiani, artisti, operatori sociali e non citt di cortigiani. In terzo luogo ritengo che la tua grande competenza di diritto amministrativo e di organizzazione pubblica, in particolare nellordinamento e organizzazione degli enti locali, sia esattamente la competenza specifica della quale il comune di Milano abbia, oggi, maggior bisogno. Una delle cause profonde della crisi cittadina il grave deterioramento della macchina amministrativa del Comune. Mettere mano ad essa con competenza personale oltre che con indipendenza e forza morale la cosa pi importante. Inoltre lindispensabile avvio della macchina metropolitana un fatto legislativo amministrativo, dove la tua competenza concreta potr essere preziosa. Tutto il resto seguir, se si far bene in questo settore, per il quale tu hai la competenza e lesperienza specifica pi approfondite e complete. Il quarto motivo chiave del mio supporto che tu sei lunico candidato che stato indicato non da un partito ma da un gruppo cittadino autonomo e autorevole, e che sei molto apprezzato da molte associazioni e raggruppamenti liberi. Solo in Italia si fanno le primarie con

un candidato indicato in anticipo dal partito che promuove le primarie. Sarebbe come se il partito democratico americano nellindire le primarie per la scelta del candidato alla presidenza avesse detto: facciamo le primarie ma il mio candidato la signora Clinton (mai si sarebbe sognato di indicare Obama). Apprezzo, sul piano personale, che tu abbia deciso di partecipare a queste buffe primarie, come contributo a far crescere la partecipazione, Ma, come tutti i tuoi sostenitori che conosco, io penso che il dono prezioso del tuo impegno sia un valore per la citt che va ben oltre queste buffe primarie con candidato predeterminato (da chi?) e che le forze che si stanno raggruppando al tuo fianco vanno mantenute insieme ben oltre queste primarie di partito. Tu non sei di partito ma della citt. Queste, in sintesi, le ragioni di fondo del mio supporto che, spero, continuer, comunque, anche dopo le primarie. La citt ha bisogno di un salto di pensiero, morale, politico, e tu sei la persona giusta per guidare al meglio questo salto impegnativo, pur nel rispetto e apprezzamento degli altri candidati alle primarie. Non devi avere timori: gli esperti, i tecnici, i giovani, le forze vive della citt sono pronte a rispondere alla tua chiamata. Soprattutto i giovani che, per impegnarsi ed emergere, hanno bisogno di maestri. Sono tutte quelle forze vive che, da anni, aspettano la possibilit di fare una scelta che allenti la soffocante morsa degli interessi precostituiti e dei piccoli miserabili interessi dei partitanti, contribuendo cos anche ad una rinascita dei partiti stessi dal loro deplorevole stato attuale, nel rispetto dei principi e dello spirito costituzionale. Con grande amicizia.

Primarie 2 PERCHE VOTO PISAPIA Guido Artom


Perch ritengo che portare Giuliano Pisapia al vertice di Palazzo Marino sia un'ottima cosa, e quindi ne sostengo con grande convinzione la candidatura nelle 'primarie' del PD milanese? Innanzitutto perch deci-

samente milanese la connotazione famigliare - prima ancora che culturale e politica - di Giuliano, del quale seguo da anni la vicenda pubblica apprezzandone la competenza e la professionalit, cos come, con ammirazione e rispetto, avevo conosciuto a suo tempo la figura del padre, il Professor Giandomenico, noto in Italia a tutti coloro che hanno studiato e praticato (non il mio caso) la giurisprudenza. Lo scorso 12 luglio mi sono recato al Teatro Litta per assistere all'incontro durante il quale Giuliano s' dichiarato disponibile a candidarsi nelle pros-sime elezioni per la carica di Sindaco. Con mia sorpresa, i presenti erano oltre quattrocento: un inatteso, positivo segnale di risveglio di una citt da troppo tempo ripiegata su se stessa, nella quale l'elettorato, in particolare quello pi giovane, appare profondamente disilluso, lontano dalla politica e dai suoi attori, poco incline a impegnarsi nei riti pur necessari della democrazia. In quell'occasione ho avuto netta la sensazione che proprio Giuliano Pisapia sia l'uomo pi adatto per aiutare i cittadini di Milano, giovani e meno giovani, a ritrovare

l'orgoglio di vivere in una grande metropoli ricca di storia e piena di energie potenziali: energie che negli ultimi anni non hanno avuto modo di esprimersi perch soffocate dalla gestione senza bussola di una classe politico-ammi-nistrativa povera di qualit morali e incapace di pensare in grande. Milano una citt strana e difficile, la citt medaglia d'oro della Resistenza, ma anche la citt di Piazza San Sepolcro, dove nato il fascismo. la citt dei commerci, del business, della finanza e degli immobiliaristi, ma anche la citt di don Gino Rigoldi con le sue numerose associazioni benefiche e di don Virginio Colmegna con la Casa della Carit. Tutto questo Giuliano Pisapia lo sa bene, non solo perch a Milano nato, ma perch, incontrando nei quartieri persone d'ogni et e di tutti i ceti, ha saputo mettersi all'ascolto con pazienza e grande modestia, per registrare minutamente tutti i piccoli e i grandi problemi che questa citt continua a creare, e che negli ultimi anni i suoi amministratori hanno lasciato crescere a dismisura senza mai volerli o saperli veramente risolvere.

Molto apprezzabile, da parte di Giuliano Pisapia, la dichiarata intenzione di confrontarsi nelle primarie a viso aperto con gli altri candidati considerandoli contendenti e non avversari, nella previsione di potersi avvalere della loro leale collaborazione inserendoli opportunamente nella squadra che dovr lavorare con lui per amministrare con efficaci sinergie la nostra citt. Mi duole rilevare, nel metodo con cui il PD ha pensato di condurre le 'primarie' a Milano, la bizzarria di avere dichiarato in anticipo un suo "candidato di partito", rischiando in tal modo di vanificare lo spirito stesso che deve animare questa procedura di scelta del candidato.

Ai motivi per sostenere la candidatura di Giuliano Pisapia che ho sopra indicato voglio aggiungere, in conclusione, la mia convinzione che chi voter a favore di Giuliano lo far anche per riportare alla guida di Palazzo Marino una personalit di sicura moralit e legalit, di elevata cultura, di generosa disponibilit alle istanze della carit e della giustizia.

Primarie 3 NON AVER PAURA DEGLI ARGOMENTI SCOMODI Massimo Cingolani


Sono iniziate le primarie per scegliere chi si batter per la carica di sindaco per il centrosinistra e si sono poste le basi per un confronto costruttivo in questo momento. Per competere con delle reali possibilit di vittoria contro lo schieramento avversario sar importante non perdere nessun voto. Portare ai seggi gli astensionisti non baster;sar necessario fare breccia sia in settori che tradizionalmente non ci votano ,sia avere il coraggio di non eludere tematiche difficiliper il nostro schieramento come la sicurezza. C un area di professionisti e piccoli e medi imprenditori che a Milano si sente fuori dal mercato;s il mercato spesso agitato in maniera strumentale a Milano molto poco libero. In molti settori operano solo grandi monopolisti non disposti a lasciare spazi neanche marginali,in questo contesto lamministrazione pubblica spesso invece di regolare tende pi a cogestire con palesi confitti di interesse. Un altro problema la crisi immobiliare che non colpisce solo il problema abitativo riguardante la prima casa,ma anche uffici e negozi. Come fa un giovane professionista se oltre alle corporazioni professionali si trova anche affitti improponibili? Ad esempio destinare una parte del patrimonio comunale a giovani imprenditori e professionisti sarebbe unidea. Penso a persone che accettano la cultura del rischio,non ai giovani confindustriali che limpresa la ereditano. In questo senso il centrosinistra ha gi dato. Presumo ci siano anche negozi comunali sfitti, perch non cederli a ragazzi,magari riuniti in cooperativa? Immagino laboratori artigianali, possibilmente di neo ciclisti e meccanici per favorire le 2 ruote a pedale e/o a motore. Un altro tema caldo la sicurezza. Terrreno ostico per i democratici a livello mondiale. E vero che quella seria ,che produce pi vittime in particolare a Milano quella stradale.In assoluto in questa citt la cosa pi pericolosa attraversare sulle strisce pedonali,bisogna cercare di risolvere anche questo. Il problema per questo aspetto non sposta neanche un voto,mentre furti e scippi,soprattutto in certe aree della citt sono un problema serio. Dovremo essere inflessibili chiedere legalit senza nessuna

attenuante per chi delinque,anche se pu avere delle scusanti,perch spesso chi colpito soprattutto nelle periferie la parte pi debole della societ. La composizione della lista dovr valorizzare leadership locali ben ridacate nel territorio sociale,come le aree di interesse ,i numerosi circoli culturali e amicali,il mondo del volontariato sociale,lassociazionismo sportivo che ha finalit simili,a proposito se andate al parco vedrete as-

sociazioni di praticanti di Tai Chi e Yoga che cercano di usare al meglio gli spazi pubblici allaperto perch avvalersi della palestra di una scuola praticamente impossibile.Poi ci sono le associazioni professionali,di categoria, di via;insomma tutto quello che produce capitale sociale. Per quanto riguarda lo spirito che dovrebbe animare la coalizione questa affermazione fatta dallallora Cardinale Martini alla cattedra dei non credenti mi sembra significativa:

Aggressivit,sorpresa,una qualche forma di invadenza e di provocazione, competizione,concorrenza,rischio,sono parte non solo della vita ma anche della vita virtuosa,cio forte,robusta,di quella che si cimenta,si mette in questione,rischia,accetta le sfide e cos genera valori. Concludendo: decidere chi rappresentare e non avere paura di argomenti scomodi.

Primarie 4 LETTERA APERTA AI CANDIDATI Emilio Battisti


Cari Pisapia, Boeri, Onida e Sacerdoti, nei giorni scorsi stato chiesto a ciascuno di voi di pubblicare i vostri programmi elettorali per avere la possibilit di esaminarli, confrontarli e discuterli. Vi rinnoviamo oggi la richiesta, perch a seguito della mail con la quale Emilio Battisti ha reso noto di aver concordato con Riccardo Sarfatti le modalit di questa iniziativa, molti hanno incitato a portarla avanti. Per questo motivo abbiamo formato un gruppo di lavoro, e per ora si sono resi disponibili per svolgere al meglio questo compito, Emilio Battisti, Guido Martinotti, Rosellina Archinto, Bernardo Secchi, Franco Rositi, Stefano Nespor, Francesca Zajczyk, Guido Viale, Giorgio Spatti e Pier Luigi Porta. La nostra idea di contribuire a chiarire e approfondire le vostre proposte per la citt in questa fase di discussione pubblica in vista delle primarie e soprattutto di mettere successivamente a disposizione di chi tra voi verr designato a competere con i candidati delle altre coalizioni, riflessioni utili a formulare un programma per dare risposte ancora pi circostanziate e convincenti ai molti irrisolti problemi di Milano. Siamo convinti che questo sforzo possa tornare utile prima di tutto a voi per fissare dei punti fermi e assegnare la giusta priorit ai vari problemi; ma sar anche conveniente per chi vorr votarvi alle primarie, offrendo nel frattempo a tutti una modalit non occasionale di partecipare al dibattito e al confronto pubblico nel quale siete attualmente impegnati. Infatti i vostri programmi, se sintetici e comprensibili, potranno essere diffusi agevolmente, raggiungere molti pi cittadini di quanti abbiate la possibilit materiale di incontrare nella campagna per le primarie e costituire occasione di discussione e confronto per chi voglia organizzare iniziative in vostro sostegno. Poich naturale che dal confronto in atto con i cittadini possano scaturire nuovi temi, i programmi potranno essere successivamente aggiornati, mettendo tutti al corrente dellevoluzione delle vostre proposte per la citt. Per rendere pi agevole il vostro compito, si potrebbe anche procedere per gradi, affrontando le questioni fondamentali una alla volta. In tal caso, se siete daccordo, proporremmo di partire dal PGT (Piano di Governo del Territorio), riprendendo il discorso gi introdotto in occasione degli incontri a Palazzo Marino il 16 e al teatro Zelig il 24 settembre scorsi. Vi sollecitiamo quindi a farci avere quanto prima le vostre proposte per poterle diffondere, farle conoscere e discuterle tra di noi e con voi e per contribuire a dare concreta attuazione al documento che avete comunemente sottoscritto che vi impegna, fin dalle primarie, a un confronto ampio e partecipato e a sostenere lealmente, nella successiva campagna elettorale, il candidato vincente. Sottoscrivono con Emilio Battisti: Guido Martinotti, Rosellina Archinto, Bernardo Secchi, Franco Rositi, Stefano Nespor, Francesca Zajczyk, Guido Viale, Giorgio Spatti, Pier Luigi Porta.

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Primarie 5 PRIMARIE UN ENDORSEMENT PER BOERI Giuseppe Ucciero


Endorsement una sofisticata espressione del lessico politico anglosassone con cui si definisce lappoggio esplicito che un organo o un operatore dellinformazione esprime a favore di un candidato politico im-

pegnato nella lizza elettorale. Si parva licet, come modesto cofondatore di Arcipelago Milano, e come collaboratore in servizio permanente effettivo, mi sento quindi a mia volta chiamato a un pubblico endorsement, nel momento in cui esamino le primarie milanesi e quindi, come atto dovuto, esplicito la mia preferenza verso uno dei candidati: Stefano Boeri. Qualcuno potr non condividere la crescente personalizzazione che anche a sinistra sta connotando il clima politico, ma tant questa la situazione data e ragionarci attorno porterebbe troppo lontano rispetto al tema specifico, che appunto la rappresentazione delle ragioni che porteranno ciascuno di noi a scegliere una persona, sia pure come rappresentazione antropomorfa di una speranza o un ragionamento politico. Se si parla di persone, e di nuovo pu piacere o non piacere, si parla allora prima di tutto di biografie e della corrispondenza di queste a un obiettivo di rappresentazione e di mobilitazione. Nellesaminare la validit della biografia di Stefano Boeri e nel valutarla comparativamente con quelle di Onida o di Pisapia, non si dovrebbe quindi dimenticare che qui la questione politica e non di testimonianza: non si tratta di scegliere il migliore ma il pi efficace rispetto allobiettivo di vincere la battaglia del Sindaco. Non un santo del centrosinistra, ma un motore politico di processi innovativi capace di parlare alla citt. Dunque biografie in campo, come sintesi di una proposta didentit, di potenziale cambiamento, di personale capacit di rappresentazione e mobilitazione. Se allora guardiamo a Stefano Boeri, ci si deve chiedere se il suo percorso personale e professionale lo faccia preferire, per i valori che esprime, a quello degli altri candidati come migliore risorsa per impersonare un cambiamento importante, radicato nel vivo della societ civile, attrezzato per capire le sfide della trasformazione metropolitana.

Intanto, rispetto agli altri due candidati, che pure sono persone in s eccellenti, Stefano Boeri ha marcato la sua candidatura con un prezzo, il passo indietro professionale, pesante e questo va apprezzato come specifica cifra dellintegrit personale. Stefano Boeri, che certo non partito dal nulla, ha condotto a elevatissimi livelli il suo studio professionale, imponendolo come uno dei pi qualificati nella citt e nel mondo. Entrare in politica equivale quindi a compromettere comunque, sia in caso di successo che dinsuccesso, committenze e accreditamenti cui i suoi concorrenti guardano fin dora con malcelata avidit. Giuliano Pisapia e tantomeno Valerio Onida non hanno dovuto pagare questo prezzo: certo non gliene si pu fare una colpa ma neppure un merito. E, per Stefano Boeri, il senso pi profondo della sua candidatura trova la motivazione in un percorso personale che sintreccia con quello di tutta una generazione di milanesi, autoctoni e acquisiti, un percorso che va riconosciuto nei suoi tratti generali. E la generazione di chi aveva attorno alle 20 primavere negli anni 70, che si scottata al fuoco della feroce lotta politico sociale di quegli anni, che portandosi allora in politica lo faceva da una posizione di dura critica al grigio burocratismo dellallora PCI. Come le cose siano andate ben noto, e Stefano Boeri ha intrapreso una carriera, nata sotto fausti presagi certamente, nel campo dei servizi, un percorso professionale comune nella sua logica culturale di fondo a tantissimi. In realt, per, come ha detto bene qualcuno alla prima riunione del Comitato Elettorale, Stefano Boeri non ha mai smesso di fare politica, per il semplice fatto che non ha mai smesso di ricercare, nello specifico contesto tecnico professionale, le soluzioni ai bisogni sociali diffusi nei contesti urbani. Lurbanista del resto il tecnico professionista che pi si avvicina, per la natura delle analisi che deve compiere e per la qualit delle soluzioni che deve individuare,

alla figura del politico professionale. E anchegli attore della mediazione tra una molteplicit di bisogni che deve prima di tutto portare allo scoperto, sapere leggere e infine saper intelligentemente mediare con altri, e ben pi corposi. Stefano Boeri, nella sua veste di urbanista, ha trasposto il lascito dei suoi anni di giovane politico, operando nel suo campo, come altri hanno innervato di nuove sensibilit e nuove competenze gli ambiti disciplinari dellinnovazione tecnologica, della comunicazione, del capitale umano, dellimprenditorialit sociale, dei nuovi media, della ricerca, della scuola e della cultura. La sua biografia personale e professionale esemplifica, certo a livelli di eccellenza, il processo socio culturale attraverso cui il lascito di quella stagione di cambiamento ha effettivamente modificato gli schemi di riferimento della nostra societ, operando in tutti i contesti un cambiamento da cui non si tornati indietro. Oggi quei giovani, quei politici in erba un po esagitati, sono nerbo della borghesia delle professioni in Milano e costituiscono obiettivamente il cuore della nuova borghesia democratica, di unlite che di nuovo si ripresenta sulla scena per avanzare la sua candidatura al governo cittadino. Certo questa nuova candidatura nasce dal superamento di quella forsennatamente ideologica di allora, ma al tempo stesso, ne riprende alcuni valori fondanti, sia pure declinati con la saggezza che porta la conoscenza della vita e con le strumentazioni tecnico professionali nel frattempo acquisite: bene comune, espressione dei propri bisogni, democrazia nelle relazioni sociali, di genere e lavorative, ma anche valore del merito, autoimprenditorialit, professionalit, cooperazione nella rete, rispetto della persona e delle regole democratiche. E la nuova borghesia democratica dei servizi di cui Stefano Boeri espressione e speriamo leader nella composizione di un nuovo blocco sociale capace di rappresentare una valida alternativa a quello della rendita, immobiliare e finanziaria.

Qui vi lo spazio specifico del valore intrinseco e distintivo di Boeri rispetto a Pisapia e Onida, nessuno dei quali in grado, a mio avviso, sia di rappresentare altrettanto organicamente, per et, sensibilit, valori, attrezzatura tecnico professionale, le molteplici componenti dei ceti urbani impegnati nella gestione dei processi di cambiamento, operando nel campo

dei servizi e dellimmateriale, che di parlare efficacemente a questi ceti. Leconomia dello spazio non consente di andare troppo oltre nellanalisi e nellarticolazione dei ragionamenti. Solo unannotazione per raccomandare al nuovo candidato di non farsi schiacciare dallincombente presenza dellapparato del PD, ricercando unintelligente mediazione tra acqui-

sizione di un sostegno comunque prezioso e preservazione di unautonomia che, per essere autentica, non potr non essere anche organizzativa. Infine, buon viaggio, tenendo ben presente che ogni tappa una battaglia, e soprattutto che se si perde la prima tutto perduto, non ci sar secondo tempo.

Citt SENTO PROFUMO DI PUZZO Michel Dingenouts


Camminando per Milano sento profumo di soldi. Vedo automobili pi grandi del mio salotto e mi sembra di intravedere borsette dal valore di uno stipendio mensile. Talvolta di due stipendi. Non si pu essere certi, perch c' chi li fabbrica praticamente uguali e costano solo mezzo stipendio mensile. Le macchine s sono vere, quelle ancora non vengono contraffatte. Vedo bellissimi palazzi, alti, fatti solo di vetro, cos fragili che ti domandi come fanno a stare in piedi. Che vista si avr da l sopra. L'intera citt si estende ai tuoi piedi, cosa dico, sei cos in alto che la citt non la vedi neanche, vedi dritto alla cima al Monte Rosa. Mentre qui gi vedo cappotti, telefonini, scarpe, passeggini, foulard e tante altre cose costose. Per quello che ha addosso, non posso neanche pensare quanto dan ha speso, quel signore che sta mettendo il soldino nel carrello della spesa all'Esselunga. E' anche palestrato. Sembra un rampollo rampante. Mi saluta, ma io non lo conosco. Figuriamoci. Non mi conosci? Non mi pare. Sono Gi, ci siamo visti da Franci. Ah vedi, ora s che mi conosci, tutto bene? Anche tu in questa zona quindi. Bella zona questa, mi piace l'atmosfera, non troppo chic, non c' la puzza dei soldi e allo stesso momento ci sono dei bei negozi, scuole, mezzi pubblici, ufficio postale, una zona completa! Non come dall'altra parte del corso dove ci sono solo avvocati e notai, e i filippini che portano fuori il cane. Non abiterei mai l, dove i vicini di casa ti danno del lei. Oggi un giorno importante, ho fatto domanda e mi hanno chiamato per un colloquio. Sar anche per questo che non mi hai riconosciuto. Solitamente non mi vesto cos. Devo andare in piazza Cordusio col tram e presentarmi alle undici in banca. L'ambiente delle finanze sempre molto scivoloso, uno si fatto male e ora va sostituito. Non si sa com' successo, ma se non piaci pi, sei fuori in un lampo. Ora cambiano lo staff completamente. Stavo per uscire e mi accorgo di aver finito la lettiera del gatto e il dopobarba e quindi ho fatto un salto al super. Manca il tocco finale del profumo. Franci chi? Ne conosco un sacco di Pippo, Lino, Gi, e di Franci un sacco e una sporta. Mi pare di averlo gi visto questo, ma tutta sta confidenza, non saprei... Compra profumo e lettiera del gatto. Una volta si usava il vecchio giornale, e i ricchi, cos si diceva, mettevano i biglietti da 100 cento lire. Chiss se un giorno Armani non fa anche un dopobarba del genere. Fabbricarne uno che ha l'odore di lettiera di gatto, quello s che sarebbe rivoluzionario. Abbiamo fatto crescere i capelli, da avere la testa trasandata, abbiamo sbiadito e strappato i jeans, tagliato le magliette, tutto per essere pi brutti, perch non possiamo anche puzzare un poco di lettiera da gatto? Francesco Della Paglia. Il dottor Della Paglia il mio medico. Probabilmente ci siamo visti nella sala d'attesa. Ma se questo va in piazza Cordusio, forse in banca, allora forse c'entra con il banchiere dimesso. Ma sei esperto di finanza? No, lavoro nell'ambito della sicurezza. Informatica? Personale. Facevo il portinaio nel condominio del Della Paglia, ti ricordi, e ora voglio fare la guardia del corpo. Faccio questo salto. Vediamo se sono credibile. La camicia nuova, la cravatta di mio cognato, il completo quello di Natale, insomma sono bello da ammazz. Ha ha! Devo dare l'immagine dell'uomo curato, manca solo il profumo. Ci sar un nuovo chairman. Un altro direttore. Stando corpo a corpo non posso mica puzzare. Al colloquio dichiarer il mio amore per il profumo. Gi, tentare il salto mi sembra giusto, ma facendo cos non avr mai quel lavoro. Proprio ora conviene dichiarare che ami il puzzo. E' ora che Armani si faccia avanti, arrivato il momento per lanciare la nuova linea: Lettiera da gatto, il profumo che puzza.

DallArcipelago LA CALDA ESTATE A EXPOLANDIA Luca Trada


Lestate milanese ha evidenziato la crisi delloperazione Expo 2015. Sono passati tre anni da quando parlammo di Expo iattura per la citt. Da allora successo di tutto, sono cambiate tante cose, non le ragioni per lottare contro Expo e ci che sta dietro il grande evento. Il modello economico-sociale, sino al 2007, anno di esplosione della crisi, s fondato sulla finanziarizzazione di ogni spettro della vita sociale, con intreccio fondamentale tra ciclo immobiliare e mercati finanziari tramite la cartolarizzazione dei crediti concessi per l'acquisto della casa. In Spagna, tanto celebrata per le sue 'Esposizioni', il crollo del ciclo finanziario immobiliare ha travolto l'economia e portato la disoccupazione sopra il 20%. Sfruttamento del territorio e privatizzazione delle sue risorse sono componenti ineliminabili delle logiche di valorizzazione, cos come la privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi pubblici, sia le reti infrastrutturali che i servizi alle persone. Inoltre il modello, da noi noto come modello lombardo, esalta la precarizzazione di ogni rapporto di lavoro. Questo modello di gestione del territorio e del potere privo di dimensione strategica; crea e deve ricostruire costantemente le basi del consenso, in questo la mobilitazione mediatica attorno ai grandi eventi l'altra faccia rispetto alla mobilitazione dei sentimenti di paura e razzismo. In questo quadro pre-crisi Expo 2015 serviva per ristrutturare e ricomporre centri di potere economico, politico e finanziario, a perpetuare modello e profitti; oggi serve per drenare le poche risorse pubbliche rimaste e beni comuni da privatizzare, scaricando, secondo logiche da shock economy, su territori e collettivit, i costi della crisi e della speculazione finanziaria e immobiliare. Nonostante tre anni di tagli, privatizzazioni, promesse future e deroghe legislative loperazione non decolla, anzi il pesce Expo puzza sempre pi di marcio, non solo per gli appetiti delle mafie sugli appalti. Expo diventato un ospite ingombrante per chi lo ha usato, a fini propagandistici ed elettorali. Malgrado le rassicurazioni tremontiane, soldi non ce ne sono, idee men che meno, lunica certezza che per fare Expo si devono regalare soldi, sottoforma di diritti edificatori, ai proprietari delle aree, per realizzare una rassegna gi fallimentare. Non a caso i balletti e le lotte intestine al blocco politico-economico maggioritario nel paese sul controllo di Expo: o resta un business finanziario e garantito con denaro pubblico o crolla tutta limpalcatura e nessuno vuole rimanere con il cerino acceso in mano, a meno di non trovare nuovi equilibri e nuovi garanti, anche in materia di controllo sociale e dei malumori di piazze e territori. La lettura a posteriori delle cronache dellestate milanese e non, conferma questanalisi. Innanzi tutto la vicenda Expo Spa. Luscita di Stanca e la sua sostituzione ai vertici con Sala, vicino alla Compagnia delle Opere, esprime la volont del sistema di potere formigoniano di prendere pieno controllo delloperazione Expo, non accontentandosi pi di gestire la parte infrastrutture e, tramite Fiera, le vicende legate al sito Expo. Quasi contemporaneamente, inchieste e arresti colpiscono esponenti di spicco della Regione Lombardia, uomini della Cdo, imprenditori, cosche, scoperchiando un marciume che va dalla movimentazione terra, allo smaltimento rifiuti, alle bonifiche con evidenti riscontri dellinteresse di ndrangheta e mafia per il business Expo. Le inchieste coinvolgono anche larea di Santa Giulia, uno dei progetti fiore allocchiello con cui la Moratti aveva presentato al B.I.E. la Milano del 2015. Le inchieste confermano un quadro gi palese tre anni fa: Expo una grande opportunit per le mafie, lo strumento ideale per lavare soldi sporchi e fare profitti puliti. In questi anni pi volte la Magistratura ha evidenziato il problema, solo Moratti, De Corato, Formigoni e il Prefetto sembrano non vederlo, preferendo distogliere lattenzione dei milanesi verso altri pericolosi soggetti, cui rivolgere accuse e deliri securitari (rom, centri sociali, quartieri meticci, occupanti di case per necessit). Come se non bastasse, alla piovra criminale si somma la piovra politica, spesso affine alla prima come le indagini sembrano confermare, e in particolare il sistema di potere e clientelare che Formigoni la Compagnia delle Opere hanno in tutta la regione. Tutta loperazione Expo si pu dire gestita da uomini CdO: Sala, A.D. di Expo Spa, Fiera, proprietaria delle aree, il tavolo Lombardia controllato da Formigoni, che si occupa delle opere infrastrutturali, i comuni pi interessati allevento (il sindaco a Rho, Masseroli luomo del PGT di Milano, i comuni della Brianza interessati dalla Pedemontana). La vicenda dellacquisto delle aree mostra che gli appetiti affaristici sono tanti e sintrecciano alle lotte interne alla destra per le prossime elezioni amministrative, gi emerse nellapprovazione del Piano di Governo del Territorio di Milano. E il PGT, approvato a luglio e che dovr passare in seconda votazione entro marzo 2011, a fornire le garanzie migliori per il business Expo. Infatti, sancendo la completa deregolamentazione urbanistica e il trionfo dei diritti volumetrici, permette di trasformare in diritti edificatori i soldi che non ci sono, per buona pace di Boeri e di quanti pensano ancora allExpo-Gulliver gigante buono. Le volumetrie enormi previste dal PGT unite al trionfo della sussidiariet nella gestione di quelli che erano i

servizi pubblici (tema e business caro alla CdO, ma anche alle Coop, come del resto il mattone) permetteranno ai privati che investono in Expo di trovare ben laute ricompense. Sapr la citt evitare tutto questo? Questa la scommessa dei prossimi mesi, salvo implosione di Expo complice la borsa chiusa di Tremonti. La prossima campagna elettorale si giocher anche su chi la sparer pi grossa e dar pi garanzie sul tema. Gi oggi assistiamo a un riposizionamento di una serie di soggetti politici ed economici, trasversali agli schieramenti, sia in chiave nazionale che milanese. Strani feeling, riconoscimenti reciproci. In questo senso la candidatura di Boeri a sindaco, sostenuta dal PD, non solo lennesima ambizione dellarchistar buono per tutte le stagioni (dal CERBA nel Parco Sud, a Ligresti, ai grattacieli di Garibaldi, al masterplan di Expo). Leggiamo in essa la volont del PD milanese e del sistema economico che vi ruota attorno, di erigersi a garanti delloperazione Expo e di quanto contenuto nel PGT, magari con un po di case in pi per le Coop (gi interessate a Expo tramite la propriet di Euromilano sullarea di Cascina Merlata). Soprattutto vediamo il centro sinistra ambire a un ruolo, rispetto ai centri del potere economico-finanziario, di alternativa credibile alla destra nel portare avanti grandi eventi e grandi opere, in un clima di maggior disciplinamento e controllo sociale e di accettazione di tagli e sacrifici. Come leggere se no le dichiarazioni estive di Penati e Boeri che reclamavano soldi e attenzioni per E-

xpo? Siamo al ridicolo, con la proposta di nuove aree dove fare la rassegna (da Arese a Porto di Mare) e con Tremonti che si erge a paladino degli Expo-scettici, dopo aver devastato scuola, universit e ricerca per trovare i soldi per le grandi opere. Cos come fa sorridere lingenuit di chi scopre solo oggi i rischi speculativi legati a Expo e propina un inutile referendum dal sapore elettorale, utile solo alla campagna elettorale di Boeri. Un paese normale avrebbe gi chiesto scusa al mondo e risparmiato soldi per altri impieghi ben pi urgenti. Ma le iene del grande evento, banche e speculatori vari non si arrendono e confidano che Expo vada avanti in nome dellorgoglio patrio e dellemergenza nazionale. Tutti amici, tutti fratelli, tutti sul carro con il sacco da riempire e guai a chi contesta. Questo il contesto in cui si annuncia lennesimo autunno di crisi e di lotte cui la politica non sa pi rispondere, se non con insofferenza bipartisan e ricette sociali ed economiche a senso unico. Chi critica i signori della crisi, i Marchionne, i finti sindacalisti o riformisti teorici del meno diritti e pi precariet, considerato un pericoloso terrorista. Ai territori stufi di essere saccheggiati o inquinati si risponde con le manganellate, come con gli Aquilani o a Terzigno. Cos come con i manganelli si risponde a chi lotta per difendere la scuola pubblica, il posto di lavoro e la dignit dello stesso. E mentre accadeva questo, ad agosto, sono state rinnovate le deleghe alla Protezione Civile in materia di grandi eventi, Expo incluso, a chiarire che non esiste altro Expo se

non quello che hanno in mente lorsignori, costi quel che costi. Un soggetto manca nella tragi-farsa: la popolazione della metro-regione Milano, che pagher i costi diretti di Expo, cos come sono assenti le tante vittime indirette, i tagliati nella scuola e nei servizi pubblici, i precarizzati. Sembra che Expo cali dallalto e i soldi maturino nelle fantomatiche serre. La citt sta gi pagando i costi di Expo sommati a quelli della crisi. Le tasche degli italiani sono gi troppo impoverite per poter arricchire una casta privilegiata, ingorda e arrogante. Il prossimo voto milanese non risolver la partita, se non si esce dalla logica degli expo o delle olimpiadi e non si pensa a un progetto di citt, di convivenza sociale, di pubblico e bene comune, di nuovo welfare su scala metropolitana. Tutto questo manca nel dibattito, non solo milanese, ma i bisogni e le emergenze restano. Resta la necessit che siano le persone, le popolazioni, i soggetti attivi sul territorio a ritornare protagonisti, condividendo saperi e percorsi reticolari di lotta e rivendicazione: per fermare il PGT di Milano e ripensare la citt metropolitana, il concetto di servizi pubblici, la mobilit, il consumo di suolo; per uscire da Expo 2015 e costruire un movimento pi ampio per abolire la Legge Obiettivo (quella delle grandi opere e dei grandi eventi in deroga alle norme e poteri speciali nelle mani di pochi); per rivendicare un nuovo modello di welfare metropolitano, che garantisca continuit di reddito e servizi pubblici.

Cultura UNA SCUOLA DI CULTURA POLITICA E UN ORATORE TROPPO COLTO. Arturo Calaminici
La scuola quella della Casa della Cultura, luogo del cuore (e della mente) dei milanesi a scavalco di generazioni e addirittura quasi di epoche culturali e politiche diverse, nonch di quella rottura paleontologica di cui ci dice, in riferimento alla cultura, Asor Rosa nel suo Il grande silenzio. La presentazione dei corsi, recentissima, tenuta alla Festa Democratica di Milano ed affidata al segretario stesso della Casa e a un oratore, dirigente di partito, intelligente e colto, ahim, mi si dice, troppo colto. Il corso magnifico, spazia nella vastit del sapere ma non divaga, tiene dritta la barra, vuole essere ed una

scuola di sinistra. I relatori sono tra i migliori, autorevoli e affermati ma non accademici: molti sono giovani, per hanno gi un nome. Aumenta, possiamo dirlo, anche per questa iniziativa, il debito di Milano (non solo della sinistra politica) nei confronti di questa istituzione gi onusta di glorie, ma ancora pimpante, giovanile nellardore con cui vuole cimentarsi con le pi intricate questioni. Massimamente intricata la faccenda del rapporto tra la politica e la cultura, ovvero del loro disastroso divorzio, cosa che oggi relega la politica nelle sfere basse delle attivit umane, mentre gi prima ne occupava orgogliosamente quelle pi alte. La questione da sbrogliare viene affidata appunto a un oratore allaltezza, Gianni Cuperlo, che la svolge con finezza, con eloquio fluido ed elegante, con leggerezza e con passione. Tanto bravo che, per qualche momento, attratto dalla grazia (cio dalla felicit, appropriatezza e creativit) del suo parlare, mi distraggo, perdo qualche concetto, dissociando, come direbbero i linguisti, il significante dal significato. Significati che per non mancano, anzi formano una trama larga e ben costrutta. Tanto bravo che, a un certo punto, mi rivolgo alla mia vicina di sedia e, per un moto spontaneo e quasi irriflesso, le chiedo: Ma perch, scusa, non lui il segretario del partito? Che gli manca?. Troppo colto, mi sibila rapida lei, godendo del suo non ingenuo paradosso. E gi, faccio io, dandole ad intendere di voler chiudere l la questione. Invece, vorrei che si aprisse, la questione. Perch non credo affatto che quello sia davvero un paradosso. Anzi, secondo me, bisogna prendere la cosa proprio alla lettera: alla politica non servono le persone troppo colte; alla politica, potremmo, esagerando, aggiungere, non serve la cultura. O meglio, potremmo affermare che oggi e nellepoca nuova che stiamo vivendo, lepoca, per dirla con Scalfari, degli imbarbariti, in attesa che arrivino i nuovi barbari, la cultura in generale che non serve. E la cultura degli ultimi due-tre secoli, la cultura dei moderni, che non serve. Non serve, cio, la cultura critica,

che per noi sinonimo stesso di cultura, lunica accezione di essa che siamo disposti a prendere in considerazione. E, daltra parte, quella cultura ha fatto il suo tempo, come lha fatto la societ che lha espressa. Quella storia finita (non la storia in quanto tale, come pretendeva il filosofo nippo-americano). E una storia che nasce da una societ divisa in classi, che ha il conflitto come potente motore interno e che elabora un senso comune per cui si crede, per secoli si pensato, al di l e oltre qualsiasi sventura, con il pi grande ottimismo, che il domani sarebbe stato comunque migliore delloggi. Era proprio unaltra epoca! Lepoca in cui gli apparati culturali, lintellighenzia e le grandi personalit geniali erano chiamati a dare uninterpretazione credibile delle cose, perch, nel conflitto, solo chi capiva come andava il corso del mondo, poteva ambire a trasformarlo: capire il passato, organizzare il presente, costruire il futuro di un mondo pi libero e giusto. Oggi, in una societ non di produttori, operai-lavoratori e borghesi, ma di consumatori, cio di clienti, la dialettica sociale si persa, perlomeno si sfrangiata, dispersa. E, quindi, ecco che anche la cultura, senza ossatura e senza gerarchie, pone tutto sullo stesso piano, o meglio sugli stessi scaffali. Non che non c la cultura, c. Ci sono anche gli intellettuali (sarebbe meglio gli cambiassimo anche il nome, perch questo ha una precisa connotazione e si riferisce proprio a quella cultura del progresso che non c pi) e ci sono pensieri e strumenti per la loro diffusione, anzi enormi e complesse macchine adibite alla comunicazione (e manipolazione): la societ stessa detta societ della comunicazione. Insomma, nellepoca massmediologica abbiamo il pi straordinario assortimento di prodotti culturali ma non abbiamo la cultura. Quando perch si prodotto tale orrendo prodigio? Si trattato davvero di una rottura paleontologica? C stato un evento, una catastrofe, che ha fatto estinguere la cultura, siccome il grande meteorita avrebbe, cambiando le essenziali condizioni ambientali dellintero pianeta, pro-

dotto lestinzione dei mammiferi gi dominatori del mondo? E questo cataclisma si verificato noi stessi viventi e negli anni nostri? E noi, ne siamo vittime o complici? Comunque, siamo precipitati nel grande silenzio! Si, ma non siamo ancora del tutto finiti, siamo almeno in grado ancora di dibatterci, se non di batterci! La Casa della Cultura reagisce, trova la forza di interrogarsi, il coraggio di guardare nel fondo oscuro delle cose. Ma pi a fondo, secondo me, deve farlo. Qui non si tratta pi della politica che si corporativizzata, che senza ambizioni, che, come tutto, si relegata nella sola dimensione del presente e semmai troppo dedita allesercizio e spartizione del potere. Qui, non si tratta di vedere una sola crisi, quella della politica, ma di vederle entrambe le crisi, della politica e, ancor prima, della cultura. Cio di vedere criticamente (!) il modo come ci stiamo concretamente organizzando la vita, oggi, su questa crosta gi (e forse ancora) meravigliosa. Il capitalismo non ha solo i secoli contati, come afferma non troppo ironicamente Giorgio Ruffolo. Se le contraddizioni che genera sono cos tanto esplosive, i secoli ce li ha solo alle spalle, davanti un breve e rovinoso futuro. Le contraddizioni non sono solo quelle che eravamo abituati ad affrontare, quelle sociali o di classe, assistendo oggi a una crescente sperequazione nella divisione della ricchezza e allaumento di quote di persone escluse ed emarginate; i problemi pi difficili e minacciosi provengono dalla crescita demografica incontenibile e da un modello di vita (che, in quanto tale, vale per tutti, anche per quelli che mai se lo potranno permettere) estremamente dispendioso e dissipativo, insostenibile: termodinamicamente insostenibile. Nella storia dellumanit (il nostro attuale) il primo sistema di sfruttamento delle risorse naturali che tende, per sua intima logica, alla distruzione finale della Terra (Piero Bevilacqua). Se questo vero, ed vero non in una prospettiva remota, ma nellimmediatezza, nel senso che gi iniziata una contabilit negativa

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fra ci che consumiamo e le risorse che la natura riesce a riprodurre, allora non poco deve essere cambiato. Ci esige che gli umani presto si dotino di un nuovo sguardo sul mondo, sappiano creare una cultura altra e stili di vita profondamente diversi. E questo il compito che aspetta ai nuovi barbari. Saranno essi capaci di inventarsi, per riprendere ancora delle espressioni di Bevilacqua, un antropocentrismo sostenibile, rispettoso delleconomia della natura? Speriamo. Per i nuovi barbari

devono spicciarsi ad arrivare, gli imbarbariti, infatti, cio noi, non scherziamo: siamo in grado di fare danni tremendi, decisivi, anche fatali. Allora, ed la seconda e ultima osservazione che faccio alla scuola di formazione, com possibile lomissione-rimozione, nonostante la straordinaria ricchezza di temi che essa propone, di ogni riferimento alla questione che nello stesso tempo pi ci minaccia e pi di ogni altra ci racconta della crisi e della stessa via da intraprendere per uscirne? Intendo,

com possibile la mancanza di ogni riferimento ai temi della distruzione dellambiente e dellecologia? Consoliamoci infine: potrebbe valere ladagio horderliniano, secondo cui ci che ci perde, pi ci pu salvare. A patto per di unautentica rivoluzione copernicana, per cui ritorniamo a pensare noi stessi come semplici enti naturali e la natura come ci che ci comprende nel suo seno, e in ogni senso viene prima. Insomma, se saremo capaci, come si dice, di non segare il ramo su cui stiamo seduti.

Mobilit LE SPESE FOLLI DEL RADIOBUS, E ALCUNI PENSIERINI DI CONTORNO. Marco Ponti
Il servizio bus a chiamata (Radiobus) dellATM accompagna i passeggeri nelle ore serali, in cui esistono problemi di frequenza e di sicurezza sui servizi ordinari, con modalit simili a quelle di un taxi, e costa 2 a viaggio. E unidea bellissima, che in funzione da almeno 5 anni ma forse di pi. Sono usciti recentemente i conti consuntivi del servizio. A fronte di circa 2.500 passeggeri serviti al mese, sembra esserci un deficit annuo di 4 milioni di . Il che corrisponde a circa 130 a passeggero trasportato (se invece si considerano tutti i costi di produzione, e non solo il deficit, limporto a passeggero ancora maggiore, ovviamente). Questo costo non solo molto superiore a quello di un servizio taxi o di una Mercedes di autonoleggio individuale, ma, come ordine di grandezza, a quello di una limousine tipo nozze (Cadillac o Rolls-Royce), con autista in livrea, a disposizione tutta la sera. Si rimane come fulminati. Ma nessuno si era accorto di nulla? Il management in blocco non dovrebbe dimettersi? Il sindacato non sapeva? Almeno il dirigente responsabile stato immediatamente licenziato? Si tratta di soldi nostri, non del comune o dellATM, che palesemente non si ritengono responsabili di nulla. Dove sta il nocciolo della questione di questo (e altri) sprechi folli? Gli economisti dicono: nella finanza derivata. Proviamo a spiegarci meglio. E una regola universale: si tende a sprecare i soldi degli altri, non i propri. Meglio ancora se gli altri non possono o non vogliono protestare. LATM finanziata dalla regione (che a sua volta prende i soldi dallo stato, e infatti si lamenta che dovr tagliare i servizi di trasporto). Solo una piccola quota viene dal comune, mentre gli utenti pagano circa il 40% dei costi, ma solo di quelli di gestione. Quelli di investimento sono in larghissima parte ancora a carico dello stato centrale (e una metropolitana costa molte centinaia di milioni di Euro). Ora, se, a parit di tariffe, i soldi per ripianare il deficit (quel 60% mancante), provenissero dalle tasse dei milanesi, il controllo sullefficienza di ATM sarebbe molto pi stringente. Il sindaco avrebbe molta paura di perdere il consenso, e le altre lobby contribuirebbero a protestare per una gestione inefficiente, che toglie quattrini a loro. Si pu giustamente osservare: ma i milanesi pagano gi moltissime tasse, i finanziamenti da Roma o dalla regione sono una restituzione, e anche parziale, di quei soldi. E infatti si tratta di unassurda partita di giro, che genera irresponsabilit e inefficienza. Occorre copiare un po gli americani: si vuole ridurre le tariffe del trasporto? Occorre alzare una tassa locale, se no il budget cittadino salta. Si vuole costruire una costosissima nuova metropolitana? Stessa storia, e in pi forse quelli che vogliono un nuovo parco o case popolari (giustamente) protesterebbero, argomentando le loro ragioni in un vivace dibattito democratico. Anche la trasparenza dei conti ne avrebbe grandi vantaggi. Inoltre, in tutti i passaggi di soldi dalla periferia al centro e di nuovo alla periferia i costi burocratici (costi di transazione) sono alti, e i rischi dinter-ferenze politiche improprie altrettanto alti. Ne segue un messaggio leghista in favore dellautonomia fiscale? In questo caso, e con i debiti distinguo, s. Ma le azioni dello stato centrale in senso perequativo tra aree ricche e aree povere devono rimanere solide, come devono rimanere solide le tutele dei gruppi pi deboli. Non vorremmo che un nuovo Radiobus, pagato direttamente dalle tasse dei milanesi, avesse un domani una bella distinzione di posti tra Whites only e Colored.

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Scrive Domenico Capussela


Caro Arcipelagomilano, come tu sai sono un vecchio socialista che, ahim, obtorto collo e nonostante tutto, vota PD. Per Milano non credo che nessuno dei ns. tre candidati possa battere la Moratti, men che meno Pisapia o Onida. Per Roma: con questo centro sinistra, Berlusconi rimarr ancorato a Palazzo Chigi sin dopo limbalsamazione. Con la mia stima ti invio i miei migliori saluti. D. Capussela

Scrive Andrea Boitani


Non sono d'accordo sull'ultima parte dell'editoriale, quella riguardante la vicenda della candidatura di Stefano Boeri a sindaco di Milano. Francamente credo che, nell'ambito di primarie di coalizione, un partito (il maggiore della coalizione, tra l'altro) abbia tutti i diritti di dire quale sia il candidato che, a suo giudizio, avrebbe le migliori chances di vincere nelle elezioni che contano davvero: quelle per il sindaco e che si terranno a marzo. Del resto, altri partiti avevano gi espresso il loro sostegno alla candidatura di Pisapia: rifondazione comunista e Sinistra e Libert. Perch il PD avrebbe dovuto tacere? Perch avrebbe dovuto aspettare che 90 rispettabilissime persone del gruppo "Milano riparte" (anch'io tra queste) o di qualsiasi altro autoproclamato gruppo di rappresentanza della societ civile dicessero chi doveva essere il candidato sindaco? A. Boitani

Scrive Roberto Mariani


Gentile LBG, nel suo intervento lei ha interpretato esattamente il mio pensiero di questi ultimi giorni: da cittadino milanese mi sono chiesto pi volte perch mai questi benedetti ragazzi dell'opposizione (sterile estendere la domanda ai loro pi navigati colleghi a Roma) non riescono a capire che la cosa importante in questo momento, anzi fondamentale, cambiare l'attuale amministrazione a Palazzo Marino, e farlo a qualsiasi costo. E lo sottolineo, e li supplico in ginocchio: per favore non confondeteci ulteriormente le idee, chiudete gli occhi, tappatevi il naso, mettete da parte orgoglio e ambizioni personali, quando ci siano, fate quello che volete, non importa come, ma mettevi d'accordo e sostenete a tutta forza i vostri candidati, non affossateli, spiegateli, aiutateli con la vostra esperienza, ma sosteneteli. Lavorare per Milano la cosa pi importante. E lasciateci almeno sperare: sarebbe la prima volta che alle amministrative si presentano tre candidati di simile valore personale e professionale. Andrebbe creato un nuovo sistema amministrativo, lasciarli governare in tre. Ammetto una vaga tendenza al sogno, eppure mi faccio portavoce di tanti altri cittadini che ascolto, con cui dialogo: non alimentate l'astensionismo, questo il nostro principale nemico, non ammissibile che in una citt come Milano, il sindaco sia scelto dal meno del 60% degli aventi diritto, non lasciate che a ingrassarsi siano le file di chi non sa niente di quello che succede e si lamentino di tutto quello di cui ci lamentiamo tutti, ma che votano per colore politico, senza neanche farsi una domanda, senza neanche guardarsi intorno. Cerchiamo per favore di capire questo, che Milano ha bisogno di una svolta, civica, sociale, culturale e questi che ci sono ora non possono garantirla. Cerchiamo di fare un primo passo, sapendo che tutti gli altri verranno poi da soli. E il primo passo acquistare questi famosi 20.000 voti. Coraggio. R. Mariani

Scrive Cesare Prevedini


Caro direttore, mi bevo il tuo giornale con grande soddisfazione. E una ventata di libert di pensiero in questi tempi complicati per la libert di critica. Vorrei commentare i due articoli, il tuo e quello di Guido Martinotti, sulle primarie per il candidato Sindaco. Non ho capito dove sta il problema. * Mi sembra che le primarie siano unottima cosa, o no? * Naturalmente ci si pu chiedere come nascano le candidature. Perch solo quelle? Per esempio tu potevi essere un buon candidato e anche Guido Martinotti. * Sappiamo che le candidature sono nate da varie associazioni e gruppi. Uno il gruppo Milano Riparte, che aveva promosso Riccardo Sarfatti, che per altro arrivato alla degnissima proposta di Valerio Onida, con

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Riccardo in dissenso per Stefano Boeri. * Mi sembra tuttavia che la qualit dei candidati sia buona, o no? * Dobbiamo criticarne uno, che Stefano Boeri perch lo sostiene il PD? E questo il problema? * A me, che pur sono sempre stato un laico-liberale e quindi partecipe della religione del dubbio, non sembra che sia sbagliato che larea politica possa esprimere il suo pensiero. * Un partito per definizione unaggregazione di consenso e organizzazione politica. Il PD a Milano esiste o no? Mi sembra che esista e abbia una struttura che, pur nelle difficolt dellorganizzazione politica di questi tristi periodi, abbia una sua dignit, dei circoli attivi e una struttura. Quindi non trovo sbagliato che esprima unindicazione, lo trovo naturale.

* In ogni caso lunica aggregazione che ha una sua realt territoriale con una sua riconoscibilit. * Certamente le aggregazioni di centro-destra o non esistono o non hanno nessuna garanzia partecipativa, o hanno forme di unione assai preoccupanti per la democrazia, come la Lega o AL. * E poi chi fa le primarie? Le fa il PD. Le organizza, le struttura, le paga e ne garantisce il personale volontario. Credo che questo fatto vada rispettato e riconosciuto. * Hanno espresso una preferenza su Boeri? Se riteniamo che sia una preferenza non corretta, entriamo nel merito della candidatura, non critichiamo il fatto che sia stata espressa . * Stefano Boeri va bene o no? E un professionista? Anche Pisapia un professionista. Boeri ha del resto una valenza positiva, che la sua et e il suo impegno culturale.

* Vediamo cosa dice, vediamo cosa dicono gli altri, vediamo la squadra che propongono e poi iscriviamoci, paghiamo lobolo, magari incrementando abbondantemente la cifra minima di 2 , perch pi soldi vengono dal basso, pi garantita la libert politica, e andiamo a votare a queste primarie. * Pi si , pi forte il nostro apporto democratico. * Ma soprattutto cerchiamo di vincolare le candidature sui valori, il cui pi importante il cosiddetto PGT, che CL con Masseroli ha voluto e che un disastro annunciato per la nostra citt. * Ma soprattutto, una volta scelto il candidato dobbiamo impegnarci senza remore a farlo vincere.

C. Prevedini

RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

Abbado a Morimondo e a Milano


Credo che la Milano che ama la musica, e che di conseguenza non pu non amare o quantomeno essere attratta da Claudio Abbado, dopo quello che successo questanno - fra i due concerti alla Scala saltati allultimo momento e la promessa dei 90.000 alberi, rimangiata anchessa allultima ora - debba essersi interrogata sul perch siano stati possibili questi recenti appuntamenti di Abbado intorno a Milano mentre nulla si saputo di quelli annunciati alla Scala, dopo il rinvio di giugno. Abbiamo chiesto ad Attilia Giuliani universalmente nota come Tilla, lamata presidente di quel Club Abbadiani Itineranti che segue tutti i movimenti del nostro direttore - come si debba interpretare la faccenda, e dobbiamo dire che la sua pi che una risposta sembrata unanalisi e un indizio. Dice Tilla Curioso appuntamento, quello del 23 settembre scorso, con Abbado e lOrchestra Mozart, allAbbazia di Morimondo bellissima chiesa romanica immersa nel parco del Ticino, fra Abbiategrasso e Pavia - sufficientemente lontano da Milano per escludere la possibilit di considerarlo un ritorno del maestro nella sua citt, dopo 17 anni di assenza, ma anche cos pericolosamente prossimo da far pensare a una marcia di avvicinamento, a un segnale di preannuncio che levento tanto atteso e dolorosamente annullato in giugno, sia stato solo un evento rimandato. Ma cosa dite voi delle illazioni che hanno riempito sale e salotti milanesi su quei concerti annullati? E stato un duro colpo, ma nessuno aveva dubitato delle ragioni di salute di Claudio, trattenuto in clinica a Berlino dopo i concerti di met maggio alla Philharmonie, perch troppo debilitato dal lavoro che si era imposto nei mesi precedenti. Certo, cera stata la faccenda degli alberi, maliziosamente interpretata da alcuni come un ricatto anzich come un regalo alla citt, finita non proprio bene a causa della retromarcia del Comune! E che fosse un regalo dimostrato dal fatto che, anche dopo la rinuncia al progetto verde, Abbado non aveva disdetto gli impegni scaligeri. I maligni allora pensarono male senza azzeccarci: non fu affatto un dispetto a Milano e alla Scala, per la mancata realizzazione degli alberi, ma ci furono solo le semplici e dichiarate ragioni di salute! E si dovette aspettare agosto, a Lucerna, per tornare a godere delle magiche atmosfere che solo lui sa creare, con quei due fanta-

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stici programmi, il Fidelio in forma semiscenica e la IX sinfonia di Mahler. E ora, tornando a questo concerto ... semimilanese di Morimondo, che cosa se ne dice? Dico che finita lestate spuntata a sorpresa questa replica in favore del FAI, in una sede come dici tu semimilanese, dei concerti di Bach e Pergolesi in programma a Bologna e a Jesi: si era parlato della Certosa di Pavia, di Chiaravalle e infine di Morimondo (che vuol dire morire al mondo per dedicarsi alle cose ultra-terrene, ap-

punto come il concerto dellaltra sera con cui Claudio ci ha portato in altre sfere per la bellezza della musica e della sua esecuzione). Finita la magia della musica e tornati alle cose terrene, noi abbadiani itineranti ci siamo dati appuntamento nella vicina trattoria per terminare la serata e l, a sorpresa, abbiamo trovato il maestro rilassato e di ottimo umore, con Maurizio Pollini e altri amici bolognesi, che ha riso e scherzato allegramente, anche sulla battuta che questo concerto di Morimondo era in realt una strategia di accerchiamen-

to su Milano. Insomma, noi ci crediamo e ne riparleremo presto, vedrete! Grazie Tilla, vorremmo crederci anche noi, ma sopratutto - ora che Abbado tornato in ottima salute - vorremmo sentire una parola da Lissner, avere la dimostrazione concreta (vale a dire una nuova data) che il rinvio di giugno non fu una ritorsione contro il Comune e la Scala, ma solo un rinvio dovuto alle tre settimane di riposo imposte dai medici per eccessivo affaticamento. Chiediamo troppo?

ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo

DAL SUPERSTAR A MILANO


Una folla da prima cinematografica ha invaso Palazzo Reale in questi giorni. Folla allinaugurazione, folla allapertura al pubblico della mostra. E non poteva essere diversamente trattandosi di una super star dellarte, Salvador Dal, a Milano dopo 50 anni dallultima rassegna. La mostra, aperta il 22 e intitolata Dal. Il sogno si avvicina uninteressante panoramica su un aspetto poco analizzato della sua opera, il rapporto con il paesaggio, quello della sua terra natia, la Catalogna, le scogliere dellAlto Ampurdn, il golfo di Cadaques. La mostra, divisa in stanze tematiche un viaggio alla scoperta di un Dal non solo surrealista eccentrico ma anche poeta mistico e religioso. A modo suo. Dal nasce a Figueres, vicino a Girona nel 1902. Figlio di un notaio, inizia a dipingere gi da ragazzino con una tecnica che si avvicina ai neo impressionisti. Studia allAccademia di Belle Arti di Madrid da dove per viene cacciato dopo pochi anni per il suo comportamento troppo sovversivo. Da quel momento inizia a formarsi il vero Dal-personaggio. Baffi a manubrio, abbigliamento stravagante, uscite e dichiarazioni ancor pi eccentriche. Si lega a Bretn e ai surrealisti. I suoi amici hanno contribuito alla storia dellarte e della cultura del Novecento:conosce Picasso, incontra Freud, lavora con Bunuel, Man Ray, collabora con Hitchcock, amico fraterno di Garcia Lorca, che, disse Dal, tent di farlo diventare il suo amante. Lincontro che cambi davvero la sua vita fu quello con Gala, sua futura moglie, musa, gemella, parte mancante di lui. Incontro galeotto, perch Gala era sposata col poeta surrealista e amico di Dal Paul Eluard. Questo fu solo il primo di una lunga serie di scandali. Personaggio fuori dal comune, stato un artista straordinario, completo. Pittore, scrittore, sceneggiatore e coregista di film, disegna abiti per famosi stilisti, fa scene e costumi per balletti teatrali, produce un suo profumo, disegna gioielli, mobili, fu vetrinista speciale in un grande magazzino di New York. Gir anche degli spot pubblicitari. La differenza tra me e i surrealisti che io sono surrealista disse. Questa dichiarazione, insieme a molte altre, gli valse il ben servito dal gruppo di Bretn. In mostra, i paesaggi aridi catalani sono usati come sfondo teatrale alla miriade delle immagini-feticcio preferite da Dal: telefoni giganti, orologi molli, grucce, formiche, giocatori di baseball, limmancabile Gala e le uova. Uova da cui era ossessionato, secondo la sua teoria del molle e del duro. E un uovo gigante infatti accoglie il visitatore in mostra, a contenitore della prima opera del percorso, una super surrealista Venere di Milo con cassetti. E pon pon di pelliccia. Nelle varie stanze prende forma un Dal meno conosciuto. Non solo il surrealista ossessionato dalla sessualit e dai fluidi corporei ma soprattutto il fine conoscitore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte ottiche. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodie-omaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post atomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana

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degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico al tempo stesso, su sua ammissione.

Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres,

monumento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989. Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato. Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5 .

Francesca Woodman
Volti nascosti e corpi nudi, spesso in posizioni innaturali. Muri sbiaditi, sporchi, angoli inquietanti. Stanze abbandonate, solo qualche oggetto a ricordare la loro funzione. Questo il mondo di Francesca Woodman, fotografa e performer dalla vita breve e intensa. Classe 1958, americana del Colorado, mor suicida a soli 22 anni. Una passione per la fotografia maturata gi dalla prima adolescenza, quando inizia a ritrarre se stessa come soggetto principale a 13 anni. 116 fotografie, per lo pi in bianco e nero, e 5 frammenti di video compongono la retrospettiva al Palazzo della Ragione. Si scopre cos, foto dopo foto, lossessione che la Woodman aveva per il corpo, il suo corpo, oggetto e soggetto dei suoi scatti. Un corpo che non mai fine a se stesso ma sembra volersi confondere con lambiente che lo circonda, in cui la Woodman sinfila in vecchie credenze di legno, si nasconde dietro tendaggi e porte e sembra volersi fondere con le rigide sedie presenti nella stanza. Un mondo freddo, immobile e inquietante, fatto di muri scrostati, stracci ammucchiati, pavimenti polverosi e specchi. Ci che colpisce maggiormente nelle opere della Woodman lassenza del volto, tagliato fuori dallinquadratura, non messo a fuoco, nascosto dai capelli, da un oggetto, da una torsione del corpo oppure nascosto perch il soggetto da le spalle allobiettivo. Unarte che sincentra fortemente sullIo e sulla propria intimit, mostrata sfacciatamente e provocatoriamente. Non un caso che la maturit di questo suo breve percorso sia avvenuta negli anni Settanta, anni in cui era concesso eccedere, sperimentare e dare scandalo. Vari i temi in cui la Woodman declina il suo corpo. Oltre agli interni domestici degne di nota sono anche gli scatti delle claustrofobiche scatole di vetro, in cui lartista imprigionata e sembra muta e incapace di ribellarsi, come uno degli oggetti che la circondano. Conclude il percorso la sezione dedicata alla natura, dove il corpo nudo immerso nelle campagne del New Hampshire, e il contatto con la terra sembra ridare vitalit e instaurare un senso pi profondo tra lIo messo a nudo e la Natura. La mostra presenta foto inedite e ricrea anche lallestimento originale che la Woodman cre per la serie Swan Song, realizzato a Providence nel 1978, 5 foto in formato grande, appese a diverse altezze, lontano dai classici standard espositivi, ricreato per la prima volta in Italia. Unoccasione per scoprire unartista che nonostante la giovane et aveva in s un mondo intricato e complesso, umanamente e artisticamente. Francesca Woodman. Palazzo della Ragione, piazza Mercanti. 16 luglio24 ottobre 2010 Orari: marted, mercoled, venerd, sabato, domenica 9.30-19.30. Luned 14.30-19.30. Gioved 9.30-22.30 Biglietti: 8,00 intero; 6,50 ridotto.

BURRI E FONTANA A BRERA. UN INEDITO ACCOSTAMENTO TRA ARTE ANTICA E NOVECENTO


La cornice quella di uno dei pi autorevoli musei del mondo. Laura di sacralit si respira in ogni sala, i visitatori si muovono quasi con timore, sfilando accanto ad alcuni tra i pi grandi capolavori di tutti i tempi. Stiamo parlando della Pinacoteca di Brera, storica istituzione milanese, punto fermo per studiosi e appassionati darte. Questa volta per Brera ci ha stupiti. Non una mostra su Caravaggio o Crivelli, ospiti fissi delle collezioni, bens una mostraconfronto fra due mostri sacri dellarte contemporanea. Il fondatore dello Spazialismo Lucio Fontana e il maestro dellInformale Alberto Burri.

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In quasi tutte le sale della pinacoteca possibile ammirare un lavoro di uno dei due maestri a confronto con lesposizione permanente del museo. Un confronto che pu apparire straniante a prima vista, violento, duro, ma anche semplice e associativo. Non c mai una sola e univoca lettura, lo spettatore libero di lasciarsi andare dove limmaginazione lo conduca, di crearsi accostamenti, percorsi e immagini proprie. A volte il confronto richiama un dettaglio figurativo, altre volte il colore a richiamare unanalogia, altre ancora il disporsi geometrico di forme e figure. Possiamo cos trovare un quadro di Fontana, con i caratteristici buchi che formano una croce su sfondo rosa accostato alla Croce di Tintoretto. Oppure i pitocchetti del

Ceruti, vestiti di stracci, accanto a un sacco di Burri, fatto di juta strappata e bruciata. Lo stesso cerchio dorato compare sia nellAnnunciazione del Francia che in un Concetto Spaziale di Fontana. Sembrano fatti apposta luno per laltro. E ancora il famoso Ritrovamento del corpo di san Marco messo a confronto con una tela di Burri, sormontata da un arco nero, come quelli prospettici della galleria del Tintoretto. Non difficile trovare analogie tra le vedute di Canaletto, alla fine del percorso, e i graffi sulle tele di Fontana, quasi ad indicare le onde di un mare bianco e atemporale. Come quello di Venezia. Punto forte dellesposizione il riallestimento della pioneristica opera di Fontana allestita nel 1951 per la IX Triennale di Milano, lArabesco

fluorescente, 130 metri di tubi al neon sospesi, allora sul soffitto dello scalone donore della Triennale, oggi al soffitto della sala dedicata alla pittura del 1600. Le opere provengono dalle due maggiori collezioni dei due artisti, la Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Citt di Castello, sua citt natale, e dalla Fondazione Lucio Fontana di Milano. Un percorso inedito per riscoprire le bellezze di Brera e confrontarsi con due grandi maestri del Novecento.

Burri e Fontana a Brera. 17 giugno-3 ottobre 2010 Pinacoteca di Brera, via Brera 28 Orari: 8.30-19.15. Chiuso il luned. Biglietti: intero 11 . Ridotto 8,50

CINEMA
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni

Urlo
Da non perdere la proiezione in lingua originale di Urlo il 30 settembre al Cinema Mexico, unoccasione per sbarazzarsi del doppiaggio. Il film scritto e diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman con James Franco a interpretare il grande scrittore Allen Ginsberg. Semplice e commovente, tra le interviste all'autore, il processo del 1957 per il suo libro Howl da cui il film prende il titolo i pregiudizi verso il diverso, qualsiasi esso sia, e un viaggio di animazione che segue le parole del poeta e i suoi pensieri. Questo film mostra come pu funzionare una mente e come difficile combattere con la stessa. Uscito il 24 settembre: La Passione di Carlo Mazzacurati.

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