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Direttore Luca Beltrami Gadola

numero 40
22 dicembre 2009

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org in questo numero Editoriale - L.B.G. - MEMORIA: NON DIMENTICARE PER NON PERDONARE Cultura Rita Bramante BOCCONI. NON SOLO ECONOMIA Citt - Franco DAlfonso - LA MEMORIA DELLA CITTA Ambiente - Valentino Ballabio - INQUINAMENTO UNO E TRINO Mobilit - A.Valentinelli - L'ALTA VELOCITA' ALLUNGA LE DISTANZE Primo Piano - Oreste Pivetta - SICUREZZA: CARABINIERI O VICINI DI CASA? Lettera - Giancarlo Pagliarini - PARTITI POLITICI O UFFICI DI COLLOCAMENTO? Scuola e Universit G. Uberti - RICERCA E INNOVAZIONE: UNIVERSITARI ALLASCOLTO Metropoli - Mario De Gaspari - CON GLI IMMIGRATI LE CASE VALGONO DI PI Societ - Pier Vito Antoniazzi - POLITICA IN TV: LERA DELLA SESSOCRAZIA Video INTERVISTA A STEFANO BOERI SULLA CASA DELLA MEMORIA Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA E TV a cura di Simone Mancuso

Editoriale MEMORIA: NON DIMENTICARE PER NON PERDONARE L.B.G.


Un paio di settimane orsono, quando abbiamo pensato di dedicare questo numero del giornale alla Casa della memoria, non avremmo certo immaginato il furto dellinsegna del campo di sterminio di Auschwitz. I tempi nei quali viviamo, il nostro presente, son terribili per tutti ma in particolare per chi di quelle atrocit ne ha sentito parlare fin da bambino ed ha visto con i propri occhi piangere padri, madri, sorelle, fratelli distrutti da un dolore che non li avrebbe abbandonati mai. Quando queste profanazioni si ripetono, magari con crescente intensit, autorevoli personaggi di governo, della politica e della cultura ritornano a pronunciare, in nome della pace, parole come perdono o riconciliazione. E allora sempre mi domando chi dovrebbe perdonare e cosa si dovrebbe perdonare e perch, ma soprattutto cosa il perdono. Di fronte alle atrocit come i campi di sterminio, le fucilazioni di cittadini inermi, le torture, insomma di fronte a tutto il bagaglio di orrori che ci ha consegnato la storia, il perdono pu essere solo definito come la rinuncia alla vendetta, come annullamento di questo umano sentimento in nome della necessit di convivenza. La saggezza dei popoli, quando non sia travolta dallestremismo, dal fanatismo o dalla forza di dirompenti interessi egoistici, ci insegna che la vendetta una catena senza fine. Questo e niente di pi. Oggi invece si vuole andare oltre, oggi si vuole un perdono assolutorio di colpe per le quali nessun uomo pu aspettarsi di essere assolto come, di fatto, non lo dalla giustizia umana che a distanza di pi di mezzo secolo emette ancora sentenze nei confronti di chi sopravvissuto ai suoi crimini. Il perdono cristiano, per chi cristiano o tale si professi, pu esserci ma anche per i cristiani nei confronti dei vivi vi una condizione sospensiva: il pentimento e la promessa di non pi commettere. I morti non hanno sentimenti ma i loro eredi ideologici s e costoro trascinano nellarea del non perdono gli estinti, rinnovando atti e rinverdendo fedi e ideologie che riaprono ferite che si vorrebbe chiudere. Questa la ragione, la sola forse, per la quale non si deve e non si pu, come qualcuno vorrebbe, ricordare negli stessi luoghi vittime e carnefici. Questansia perdonista e assolutoria dettata essenzialmente dalle convenienze politiche, da calcoli di opportunit, dalla strategia del giorno per giorno, dalla ricerca di alleanze destinate a durare una stagione o, al massimo, il tempo di una campagna elettorale. Bene dunque una Casa della memoria per ricordare le vittime e per ricordare anche che la pura vendetta un istinto triste che allontana e spesso elimina la civilt. La memoria ufficiale, nel senso del grato ricordo per chi ha meritato nel mondo, nel suo Paese o nella sua collettivit, anche questa memoria oggetto di mercanteggiamento politico, sia riguardi i morti sia i vivi. Le annuali discussioni milanesi sullassegnazione degli Ambrogini ne sono lesempio pi banale e recente. Nella mente di questa sciagurata classe politica i meriti veri vengono messi in secondo piano rispetto a vere o presupposte virt di appartenenza politica tradendo in modo persino clamoroso le ragioni stesse dellistituzione delle onorificenze. Gli Ambrogini devono essere destinati a chi ha ben meritato nei confronti di Milano come chi ha fatto del bene alla citt o ai suoi concittadini, chi con la sua vita e il suo lavoro ha reso illustre nel mondo il nome di Milano, chi in citt o per la citt ha commesso un atto eroico. Non amo far nomi ma a che titolo stato dato un Ambrogino a Maurizio Belpietro, per quali meriti? Quacuno premiato con lui forse dovrebbe risentirsi della compagnia. Pi o meno le stesse considerazioni le possiamo fare per chi ricordato al Famedio del Monumentale. Tanti sono i modi per confondere la testa della gente e questo uno: quando tanti, troppi nomi vengono messi nello stesso mazzo come chiedendo per ognuno di loro lo stesso rispetto. A soffrirne la memoria dei pi.

Cultura BOCCONI. NON SOLO ECONOMIA Rita P. Bramante

Da via Sarfatti a via Rntgen negli spazi architettonici della Bocconi opera di importanti progettisti, che nellarco degli ultimi settantanni hanno disegnato il tessuto urbanistico del quartiere intorno a Porta Ludovica - si parla oltre al linguaggio delleconomia anche quello della cultura e delle arti. Un campus universitario metropolitano, fatto di sedi storiche e spazi nuovi (*)che si propone come punto di riferimento scientifico e culturale anche per la citt, come sede espositiva temporanea di arte contempora-

nea, con il convinto intento pedagogico di formare manager sensibili al gusto e al senso estetico contemporaneo. Opere darte ben 65 create da 33 artisti che non costituiscono un patrimonio dellAteneo, ma che riempiono gli spazi di un edificio quotidianamente vissuto da migliaia di studenti e ne attraggono lo sguardo nel passaggio da unaula allaltra, da un edificio allaltro e ne sollecitano le emozioni. In occasione dellhappening Bocconi Art Gallery (**) i visitatori e gli studenti sono stati guidati in un percorso

di conoscenza tra le opere scultoree, pittoriche e visuali che animano il Campus e hanno potuto ascoltare il racconto del proprio lavoro dalla viva voce degli autori, come Giorgio Griffa http://www.griffa.com/. Griffa non ha illustrato soltanto la sua tela senza telaio, che nel rispetto dellintelligenza dei materiali accoglie i colori animandosi di un effetto suggestivo, ma ha anche spaziato sulla accumulazione di elementi di memoria che caricano i segni da oltre 30.000 anni e sul significato della pittura come procedimento conoscitivo del mondo

che sinfila nellignoto, che resta tale, a differenza della scienza che si confronta con lignoto per disgelarlo. E in un luogo accreditato a livello internazionale come incubatore di idee per la cultura economica internazionale non pu mancare un cenno iconografico allimpero di Cindia (***): un artista cinese scrive CHINA a caratteri cubitali, disponendo sulla parete decine di scarpe, che evocano limmagine di un paese che cammina verso lo sviluppo. Lamicizia che lega lUniversit Bocconi alla Fondazione Arnaldo Pomodoro (http://www-.fondaz-ionearnaldopomodoro.it) ha consentito il prestito di tre Papiri bronzei (198586) (http://www.archimaga-zine.com/rpomodoro.htm), che con la loro superficie ondulata e mossa ricreano

la leggerezza e lelasticit del supporto cartaceo. NellAula Magna del nuovo edificio di via Rntgen, un teatro da mille posti il cui foyer principale collegato attraverso una vetrata con la strada, per sottolineare ancora una volta il legame simbolico tra la Bocconi e la citt il tour culturale attraverso gli spazi dellAteneo si concluso con il concerto della Civica Jazz Band diretta da Enrico Intra con la prestigiosa partecipazione di Enrico Rava alla tromba: arte e musica, anche per celebrare il 60 anniversario della Furcht Pianoforti, che dal dopoguerra a oggi ha fatto la storia del pianoforte a Milano e costituisce un riferimento importante nella vita musicale italiana.

(*)http://www.unibocconi.it/wps/wcm/co nnect/SitoPubblico_IT/Albero+di+naviga zione/Home/Ateneo/Campus+e+Sedi/?lang= it

(**)http://www.unibocconi.it/wps/wcm/c onnect/SitoPubblico_IT/Albero+di+navigaz ione/Home/Ateneo/News+e+iniziative/Boc coni+Art+Gallery/BAG++Bocconi+Art+Gallery_ViottiR+2009+1 2+11+12+27 (***) F. RAMPINI, Limpero di Cindia. Cina, India e dintorni. La superpotenza asiatica da tre miliardi e mezzo di persone, Mondadori, 2007; F. RAMPINI, Slow economy, Mondatori, 2009.

Citt LA MEMORIA DELLA CITTA Franco DAlfonso


Qualcuno dice che la storia si debba scrivere solo dopo cento anni, perch le passioni ne impedirebbero lobiettivit. Istituire una Casa della memoria, dando fisicit e tattilit a ricordi dolorosi che lacerano la vita e i rapporti di persone, famiglie e comunit ancora in carne e ossa unimpresa ancora pi difficile e ardita. La capacit di ricordare, di elaborare le situazioni e il lutto non sembra essere nelle nostre corde. Le nostre storie sono storie di odii e pentimenti, di risentimenti o perdoni tombali, non di evoluzione critica. Negli Usa il campo di sangue di Gettysburg, dove oltre cinquantamila americani si massacrarono in tre giorni di battaglia, oggi un parco che fra i siti pi frequentati, molto curato e meticolosamente mantenuto, ma gi pochi giorni dopo, a sepoltura dei corpi appena terminata, il presidente Lincoln pronunci quello che considerato il discorso della rifondazione nel quale disse, a guerra ancora in corso e dallesito incerto, che nessun soldato, del Nord o del Sud, a Gettysburg morto invano. Quaranta anni dopo, in perfetto stile americano, si realizz una grandiosa rievocazione della battaglia, con i sopravvissuti impegnati a inscenare, nei rispettivi campi e ruoli, perfino la famosa carica di Pickett, lassalto dei fucilieri sudisti inchiodati dalle mitragliatrici poste sul saliente della collina del cimitero durante la quale oltre diecimila soldati persero la vita. Solo da pochi anni noi riusciamo a chiamare col nome di guerra civile quella che precedette la Liberazione: il popolo non pu essersi diviso, le ragioni degli altri non sono nemmeno indagabili. Maestri di democrazia e di moralit politica come Pertini, Aniasi, Valiani si rifiutarono fino allultimo di prendere in considerazione le ragioni degli altri. Ho un ricordo personale a riguardo: nellintervallo di una manifestazione nei locali del Circolo De Amicis negli anni ottanta, il comandante Iso Aniasi e Giulio Polotti, tra i protagonisti della Resistenza nelle fabbriche di Sesto iniziarono a discutere di un fatto risalente a quei tempi, una presunta mancata tempestiva informazione da parte della formazione di Polotti a quella di Iso in merito allo spostamento lungo viale Monza di un drappello di repubblichini diretti al comando delle SS in viale Regina Margherita. Di fronte a pochi compagni assolutamente sbalorditi, quelli che erano due assoluti esempi di autorevolezza politica nonch tra i pi noti e capaci artisti della mediazione cosiddetta alta diedero vita a una discussione i cui toni si alzarono repentinamente, discussione che verteva sulla vera e propria arrabbiatura di Iso che si rendeva conto, quarantanni dopo, di aver perso loccasione di infliggere un duro colpo alle Brigate Nere Ma se possiamo comprendere che ai protagonisti della stagione di sangue sia difficile chiedere di uscire dallo schema amico-nemico che prevede la sola variabile traditore o pentito che, pro o contro che sia, resta oggetto di disprezzo, ben pochi altri hanno cercato di farlo. Ciascuno seppellisce i propri morti e si dedica al proprio

culto del ricordo, rifiutando le ragioni degli altri: nella nostra citt Pansa considerato un traditore per interesse editoriale e monetario e il sangue dei vinti non meritevole di nulla per gli uni, verit assoluta finalmente emersa per gli altri. La lapide di piazza Conciliazione che ricorda il barbaro assassinio di Eugenio Curiel per mano fascista per gli altri merita di essere ricordata solo come esempio del perpetuarsi dellingiustizia che ha impedito che analoga targa fosse posta in via Bronzetti a ricordare la fine di Aldo Resega, prima vittima dei Gap, freddato mentre aspettava il tram per andare a lavorare. Il fatto che anche le lapidi sui

muri siano una sorta di continuazione della guerra con altri mezzi fa s che alla progressiva e inevitabile scomparsa dei protagonisti di quei tempi corrisponda un degrado vergognoso dei segni della memoria: nessuno pi mantiene pulita e leggibile quella che ricorda trenta partigiani uccisi del quartiere di Porta Genova, corrosa come dal tempo sulle pareti del vecchio casello abbandonato in piazza Cantore. La cura dei luoghi della memoria il primo passo per cercare quello che ancora non abbiamo e che forse non avremo mai, quella memoria condivisa che il cemento di una nazione, di una comunit, di un popolo.

Non so se la Casa che trover posto allombra dei grattacieli che deturperanno la memoria del quartiere Isola arriver in tempo e ci porter a ricordare e a pensare alla Liberazione o agli Anni di piombo senza aspettare linsorgere di una delle solite risse da bulli della politica che dimprovviso scoppiano sui giornali senza apparente ragione fondata. Ma se cos sar in molti dovremo essere grati alla tenacia e allonest dei pochi che non si sono persi danimo ed hanno dato a tutta la citt un prodotto sempre pi raro: la speranza di trarre dal passato linsegnamento per un domani migliore.

Ambiente INQUINAMENTO UNO E TRINO Valentino Ballabio


Il superamento delle soglie di attenzione e sicurezza degli inquinanti atmosferici un dato oggettivo, misurabile e localizzabile. Le tabelle fornite dai rilevatori di PM10 e veleni vari sono l a dimostrarlo con impietosa certezza. Tuttavia pu dirsi altrettanto certa la responsabilit politica e amministrativa, nonch penale, dei relativi rischi per la salute e per lambiente? Questo dubbio deve essersi posto il Magistrato in procinto di firmare i recenti avvisi di garanzia per avvio obbligatorio dellazione penale al riguardo. Per non sbagliare, e poich il meno sta nel pi, infatti gli avvisi sono piovuti ai rappresentanti legali di Regione, Provincia e Comune di Milano. Per dentro la Regione, e soprattutto dentro la Provincia di Milano, si trovano centinaia di Comuni altrettanto inquinati. Per non parlare della limitrofa Provincia di Monza e Brianza, per molti versi ancor pi polverizzata. A quale entit istituzionale e amministrativa si pu allora far risalire leventuale responsabilit? Oltretutto laria inquinata si sposta: le polveri del centro sono magari prodotte sulle tangenziali, o viceversa gli effetti possibili dellEcopass si riverberano sino a Segrate o a Paderno Dugnano! Nello stesso tempo la macchia complessiva di smog per relativamente stabile: se si sale in vetta alla Grigna in una giornata limpida si notano nettamente i contorni della chiazza fosca e marrognola che copre larea metropolitana. Perch questo, con buona approssimazione, il territorio interessato a intensa urbanizzazione, traffico congestionato, marginalizzazione e degrado del verde. Nello stesso tempo area non governata in modo unitario e coerente. Manca (a quasi ventanni dalla legge !42 del 1990 che ne prevedeva listituzione entro 6 mesi!) la citt metropolitana e manca la legge attuativa del Titolo V della Costituzione che definisca chi deve fare che cosa superando doppioni, rimpalli e conflitti di competenze. Una legge (o riforma, o codice delle autonomie come dir si voglia) che affidi a ununica Citt Metropolitana in modo cogente ed esclusivo le competenze in materia di governo del territorio, mobilit, risorse energetiche e ambientali (quindi una Giunta con solo 3 assessori) riservando tutte le altre, dai servizi alla persona alla gestione e cura della vita urbana, ai Comuni e a veri organi di decentramento del capoluogo. Stesso discorso vale naturalmente per le altre Province, che potrebbero finalmente uscire dal dilemma abolirle/mantenerle in odore di inutilit. Forse allora si potrebbero, sempre che non sia troppo tardi dopo decenni di deregulation, insediamenti casuali e interventi frammentari, aggredire le origini dellinquinamento e del pi ampio malessere urbano. Invece per ora dellambiente se ne occupano tutti e nessuno (Ministero, Assessorati in scatola cinese, ASL, ARPA, ecc.) mentre la responsabilit, politica prima che penale e amministrativa, resta come il mistero della Santissima Trinit - una e trina.

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Mobilit L'ALTA VELOCITA' ALLUNGA LE DISTANZE A.Valentinelli


Milano, 24 novembre 2009, sul sito di Trenitalia leggo le anticipazioni dell'orario invernale: Frecciarossa e Frecciargento dal 13 dicembre "rivoluzioneranno il modo di viaggiare degli italiani". Cerco i treni per Venezia e la rivoluzione mi travolge: il Milano Venezia del mio prossimo futuro serve Bologna, Padova, Mestre, talvolta Rovigo, in alternativa Ferrara. Percorro quella tratta da quand'ero bambina: Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Mestre, queste stazioni hanno rappresentato i miei rudimenti di geografia, una scansione del tempo e delle abitudini del viaggio rimasta identica negli anni. Tre ore anche quando introdussero le fermate intermedie a Desenzano e Peschiera; la prima volta alla stazione di S.Bonifacio, mi ero chiesta a quale onorevole avesse dato i natali quel luogo sperduto, dove non saliva mai nessuno tanto meno l'onorevole in questione. Tangentopoli, le lenzuola d'oro, il mitico Ezio Gallori: con quel treno ho attraversato la storia d'Italia mentre mutavano i paesaggi che mi avevano regalato lo sfondo per le tetre letture scolastiche di Manzoni. Vago tra i ricordi ma lo sguardo che cade sul tempo di percorrenza mi riporta al presente: 3 ore e 18 minuti; dopo aver corso tra Milano e Bologna sono previsti 50 minuti in attesa della coincidenza: nel capoluogo emiliano si cambia treno. Pausa piadina? Chiss che non aiuti a meditare seriamente sullo squarcio in ricordo della strage del 2 agosto 1980. Come alternativa sembra vi sia un unico superstite; parte da Milano a mezzogiorno e arriva in laguna alle luci del primo meriggio. Ha la carrozza ristorante: ideale per gli innamorati. Intanto sbircio le recenti promozioni. Elargiscono grandi sconti per viaggi in giornata superiori a 3 ore e mezza a tratta; la Milano Venezia quindi esclusa ma ho motivo di sperare: se continua cos, massimo due anni e passo da Roma. Milano, 14 dicembre 2009, riapro il sito di Trenitalia per comprare il biglietto tra il rassegnato e l'attratto dal brivido dell'alta velocita' pi glamour della stagione, la mortadella, il Po. "In treno per l'ambiente" mi ammonisce la bimba delle ferrovie nel pieno del Vertice che a Copenaghen ridiscute le sorti del Protocollo di Kyoto: basta universi chiusi tra Renzo e l'Adda, siamo cittadini consapevoli del terzo millennio. Nell'orario ormai definitivo noto subito: Milano Venezia, 2 ore e 35 minuti. E Bologna? Un falso allarme, un ballon d'essai, una burla? Si torna all'itinerario classico, una partenza ogni mezz'ora per venti treni al giorno. Nel Nord Est la rivoluzione che ammicca alle tradizioni avanza con Frecciabianca. Anche il parente povero dell'Alta Velocit "accorcia le distanze"; "da quando c'e' lui caro lei" il tempo " denaro": trenta minuti guadagnati, ridotti i tempi in stazione, cancellate le fermate minori e con la sostanziale messa al bando dei convogli regionali, risolti pure i ritardi. Dovrei rallegrarmene e invece ripenso alle vicende dell'esclusione di Bergamo dalla linea storica. Raffronto all'attuale inanellarsi di periferie e capannoni, le immagini dal finestrino della mia infanzia: i nuovi emarginati, i pendolari che non vivono nei centri principali stanno in coda in autostrada. Accanto ai binari come un tempo i contadini al passaggio delle littorine, guardano lontano: laggi c'e' il Ponte sullo Stretto e oltre il mare, territori inesplorati, spazi mitici sempre pi vicini. Per i diseredati delle Frecce solo Milano si allontana all'orizzonte ma nel traffico resta molto tempo per sognare.

Primo Piano SICUREZZA: CARABINIERI O VICINI DI CASA? Oreste Pivetta


Due notizie mi hanno colpito, tra le tante delle scorse settimane, apparentemente lontane. Le ho sentite per in relazione e, nella sintesi, specchio dei nostri mali. O almeno di alcuni dei nostri mali. La prima riferiva della crisi del volontariato in Lombardia e del calo conseguente dei volontari. Anni fa era una corsa e, come spesso accade, la corsa era diventata moda: modelli consumistici simpongono anche l dove dovrebbe battere il cuore. Le ragioni del declino sono tante. Ovviamente le si dovrebbe ricercare nella generale decadenza morale e culturale del paese. Ma ne sottolineo una specifica, quando la responsabilit di chi opera diretta: mi riferisco alla burocratizzazione, allistituzionalizzazione delle associazioni. Troppe sono diventate uffici e scrivanie. Leggevo sui giornali: lottanta per cento delle risorse destinate alle ong serve a mantenere gli apparati. Mi piacerebbe verificare quel dato nella realt italiana: qualcosa di vero comunque c, senza offesa per i volontari che rimangono. La seconda notizia riguarda la sicurezza e cio lidea di un assessore

regionale di puntare sul cosiddetto controllo di vicinato per rendere pi sicuri, tranquilli, sereni i nostri quartieri. Su vicini di casa particolarmente solerti e attenti, pronti a denunciare qualsiasi andirivieni sospetto. Il sindaco Moratti aveva risposto naturalmente che il comune di Milano ci era gi arrivato. Allegramente ho pensato a una commediola di John Belushi, lultimo film, prima della morte, che acutamente metteva in luce i pericoli che possono materializzarsi dalla porta accanto. Penosamente ho pensato al capo caseggiato di bellica memoria. Me lo raccontava mia madre dessere stata vigorosamente rimproverata da uno di quei tali in camicia nera perch aveva dimenticato uno strofinaccio bianco sul parapetto del balconcino di casa. Il camerata laveva interpretato come un segno di resa. Non temo per ora il ritorno del capo caseggiato, anche se il momento potrebbe lasciar pensare al peggio. Mi fa paura il piglio poliziesco di quelle parole: controllo di vicinato. Si comincia sempre cos, dalle piccole cose, apparentemente inoffensive. Poi lidea passa e singrossa, si sedimenta e si rialza, magari con alcune variazioni in peggio, alimentandosi di altre voci e situazioni: dalla tolleranza zero alle ronde allesercito in strada. Le parole, dicevano una volta, sono pietre. Se non lo si nomina, il controllo di vicinato potrebbe essere la cosa pi normale di questo mondo: per qualsiasi religione (uso

il termine in senso molto esteso) tutti sono miei vicini e a tutti dovrei essere pronto a dar soccorso nel bene o nel male. Dovrebbe essere normale, immediato, spontaneo sventare il borseggio della pensione davanti allufficio postale o aiutare il dirimpettaio nei guai per un rubinetto che lascia correre lacqua. Senza medaglie e senza divise. Credo che un tempo fosse cos: nelle case di ringhiera di Milano si faceva festa in cortile, mangiando e ballando in compagnia e se qualcuno mancava si bussava alla porta. Nella casa dove sono cresciuto piani e pianerottoli erano luoghi di gioco di noi bambini e le porte erano sempre aperte, mai che si chiudesse a chiave, si andava e veniva da un appartamento allaltro e se la nonna del quinto piano aveva bisogno di qualcosa, lo zucchero, il latte o una medicina, eravamo pronti. Il controllo era in atto, talvolta pettegolo, molto spesso semplicemente amicale. Non succedeva che qualcuno morisse e rimanesse dimenticato per settimane e settimane. Anche la denuncia di un reato dovrebbe essere normale, un dovere: lo chiede la legge quando se n si testimoni. Se poi non succede, stiamo invadendo il terreno dellomert, dalla quale ci si allontana tanto quanto ci si sente tra altri, solidali nella vicinanza, e protetti, ovviamente, dalla legge e da chi la rappresenta. Come non avvenuto per chi, ad esempio, ha denunciato le occupazioni abusive di Niguarda, esposto dopo la

denuncia e dopo il primo intervento della polizia alle vendette di unorganizzazione di tipo mafioso. Non si pu chiedere a nessuno dessere un eroe e nessuno deve vestirsi da giustiziere. In un caso e nellaltro, denunciando la crisi del volontariato o auspicando il controllo di caseggiato, mi sembra che si disegni un paesaggio oscurato soprattutto dalla crisi della solidariet. Come se la nostra societ fosse alla resa e non sto pensando alla solidariet con le medaglie: sto pensando ai gesti quotidiani, semplici, banali, allattenzione senza invadenza, affettuosa, per chi ti sta accanto, essere umano costretto nel tuo medesimo recinto. Malattia di un agglomerato urbano, povero diviso competitivo al peggio, che chi amministra oggi cerca di esorcizzare inventando regolamenti e istituzioni, cancellando la spontaneit di una pratica, che se cos fosse, naturale, comune, generosa, sarebbe ben pi efficace e profonda, segno intimo di una cultura piuttosto che invenzione strumentale e occasionale di una politica. Il fallimento delle ronde avrebbe dovuto insegnare qualche cosa. Ma la pratica bisogna insegnarla, intanto in famiglia e a scuola, e c anche una forma della citt che potrebbe aiutarla. E nella forma della citt si dovrebbero misurare le intenzioni di unamministrazione. Penso a Milano che non ha una piazza. Si pu pensare alla vicinanza senza una piazza?

Lettera PARTITI POLITICI O UFFICI DI COLLOCAMENTO? Giancarlo Pagliarini


Sul Corriere Economia del 19 Giugno 2006 si leggeva: Intorno alle societ pubbliche c una vera e propria rete di potere e di interessi. Gli incarichi spesso vengono conferiti o per piazzare chi tagliato fuori dalle elezioni o chi deve essere ripagato di altri lavori o servizi resi qua e l nel tempo. Elargire cariche anche un modo per creare consenso e per pagare indirettamente la macchina della politica. Gli effetti pratici sulleconomia del nostro Paese, sulla sua competitivit e sullefficienza delle sue pubbliche amministrazioni di questa invasione della politica e dei partiti politici sono assolutamente devastanti. Troppo spesso nelle aziende pubbliche le assunzioni, le carriere, gli investimenti, le consulenze, i fornitori e addirittura le scelte strategiche sono state e sono decise nelle segreterie di partiti politici, senza nessuna considerazione per le forze del mercato e per i problemi della concorrenza e della competitivit. Sul Corriere della Sera del 27 febbraio 07 cera scritto, testualmente:

Abbiamo convenuto conferma la Gelmini- sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri. Fin qui la cosa bizzarra, ma, come dire sono affari loro: ogni partito politico ha il diritto di utilizzare i suoi soldi come meglio crede. Ma continuiamo a leggere: Abbiamo convenuto conferma la Gelmini- sul fatto che sia giusto arrotondare lo stipendio di alcuni consiglieri, quelli che hanno gi fatto una legislatura e che sono impegnati a tempo pieno, affidando loro alcuni incarichi in enti esterni. Dunque nella circostanza la filosofia di fondo sembra essere questa: gli incarichi nel nostro paese non vengono assegnati dopo aver identificato le persone giuste al posto giusto, ma per arrotondare alcuni stipendi. In questo modo non sono pi affari loro perch larrotondamento dello stipendio lo pagano gli enti esterni. E se sono enti pubblici alla fine lo pagano i cittadini. A chi lo pagano? A quelli che sono impegnati a tempo pieno. Ma se sono impegnati a tempo pieno dove trovano il tempo per svolgere altri incarichi? Mah. Andiamo avanti a leggere: Questo- conclude la Gelmini - anche per garantire qualche soddisfazione ad alcuni di loro, che potevano legittimamente aspirare a un posto di assessore e non lhanno avuto.

Dunque il rappresentante di un partito politico dichiara che il suo partito politico assegna degli incarichi in enti 1) per arrotondare stipendi e 2) per consolare consiglieri afflitti. A Milano diciamo (o dicevamo?) robb de matt. Aggiungo due cose: primo che la Gelmini, che adesso ministro e ogni tanto parla di merito, secondo me pi che altro nella circostanza era vittima di una cultura diffusissima. Questa prassi ormai consolidata nel nostro Paese ed caratterizzata da, chiamiamole cos, radici culturali molto profonde. E secondo devo dire che pi o meno i partiti politici mi sembrano tutti uguali. Certo che quel virgolettato del Corriere veramente incredibile. Tempo fa avevo depositato una mozione da discutere in consiglio comunale a Milano. Il titolo era Partiti politici o uffici di collocamento?. In quel testo avevo citato lincredibile (almeno, per me, anche se ormai ne ho viste di tutti i colori) intervista del Corriere della Sera e altre cose, e proponevo ai colleghi del Consiglio Comunale di Milano: * di diventare portavoce di un messaggio innovatore, che interpreti il desiderio delle persone normali (ma a volte mi chiedo se ce ne sono ancora nel nostro paese) di non sentir pi parlare di nomine in quota a questo o a quel partito.

* Di statuire che ogni nomina, almeno a Milano, dovr essere effettuata esclusivamente sulla base di criteri di meritocrazia, dindipendenza e di professionalit. * Di dichiarare che a giudizio dei consiglieri del Comune di Milano i soggetti nominati dalle nostre istituzioni presso enti, aziende e istituzioni dovranno essere selezionati esclusivamente per le loro competenze e sempre a prescindere dalle loro preferenze politiche personali. * Di dichiarare che a noi interessa che lavori bene. Chi se ne frega per chi vota. Voti per chi vuole. Limportante che lavori bene. Le sue preferenze politiche non dovrebbero avere assolutamente nulla a che fare con lattivit professionale. E viceversa, naturalmente. * Di dichiarare, infine, che in Italia oggi non cos, e questa invadenza della politica sicuramente uno dei motivi della decadenza economica del Paese, della sua continua perdita di competitivit e del pessimo funzionamento della nostra burocrazia e di alcune nostre pubbliche amministrazioni. Ciao pep. Il 3 Luglio 2008 la mozione stata votata a Palazzo Marino ed andata cos: 30 contrari, 15 a favore, 3 astenuti. E buonanotte alla capitale morale!

Scuola e Universit RICERCA E INNOVAZIONE: UNIVERSITARI ALLASCOLTO Giorgio Uberti


In queste travagliate settimane di attivit politica il Partito Democratico a Milano guarda avanti. La Senatrice democratica Marliena Adamo ha infatti coinvolto i rappresentanti degli studenti dei cinque principali atenei meneghini in occasione di una serata di discussione sul tema dellInnovazione e della Ricerca. Nella milanesissima cornice della Casa della Cultura il Senatore Vimercati e lOnorevole De Biasi hanno presentato le proposte del PD su universit, ricerca e innovazione in concomitanza con la discussione parlamentare sulla Finanziaria, sul riordino degli enti di ricerca e sulla riforma Gelmini. Ospite deccezione lOnorevole Luigi Nicolais, ex ministro dellInnovazione; presenti in sala, professori, ricercatori, rappresentanti del Partito Democratico e naturalmente alcuni rappresentanti degli studenti della Statale, della Bocconi e della Cattolica. Lintervento di apertura, affidato al gradito ospite, servito per presentare il quadro della situazione. Lex Ministro ha citato casi imbarazzanti come un FFO (Fondo Ordinario per le Universit) di fatto ancora sconosciuto e la proroga al 31 Dicembre entro la cui data devono essere emanati i decreti legislativi di riordino degli enti vigilati dal MIUR, pena la soppressione dei rapporti dellAnvur, dellAnsas, dellEnam e dellInvalsi riguardanti la valutazione del sistema universitario e didattico. Nel frattempo, spiega Nicolais, la

Finanziaria ha apportato tagli laceranti al sistema dellinnovazione i quali continueranno almeno fino al 2013; resta una sola soluzione: Sopravvivere, aspettando fondi dallUnione Europea. I paragoni tra la maggiore percentuale di PIL investita in ricerca nei Paesi Europei rispetto alla percentuale italiana si sprecano, in particolare nei confronti della Francia, reduce da un maxi-investimento pubblico di 35 miliardi di euro destinati allinnovazione. In realt le radici di questo disinteresse sono profonde e affondano nella stessa istituzione parlamentare, secondo lex Ministro, infatti: Il Parlamento ha sempre dimostrato scarso interesse nei confronti della ricerca. Radici di questo disinteresse le possiamo trovare anche nella societ italiana se pensiamo che: Nei Paesi scandinavi un Professore universitario considerato al vertice della scala di prestigio sociale, non so se in Italia proprio la stessa cosa. Questo dovrebbe farci riflettere quando pensiamo che: Per creare un ricercatore servono venta-

nni di investimenti e per farlo andare via basta un anno di riforma Gelmini. Parole forti, con cui lOn. Nicolais ha concluso la sua presentazione e lasciato spazio agli interventi dal pubblico. Numerose le suggestioni, arrivate principalmente da professori ordinari e associati di Bocconi e Politecnico sullimportanza che il ruolo della ricerca assume allinterno delleconomia di un Paese. Mettere in rete e costruire un modello di valutazione meritocratica, questi i punti chiave del discorso della Responsabile Regionale dellUniversit del Partito Democratico. La consigliera comunale di Milano Francesca Zajczyk, ha partecipato al dibattito in qualit di Docente di Sociologia Urbana dellUniversit Bicocca incentrando il proprio ragionamento sulla necessit di un ricambio generazionale, in tutti i settori, tra cui il mondo accademico e limpresa, per permettere di dare voce alle preoccupazioni delle nuove generazioni, bacchettando quella intermedia da cui e difficile aspettarsi qualcosa.

La chiusura della serata stata affidata al Senatore Vimercati e alla Senatrice Adamo. Il primo ha dichiarato che linnovazione deve essere il tema primario del Partito Democratico. Linvestimento deve arrivare a carattere nazionale su investimenti quali lo sviluppo della banda larga, a tal proposito stato ricordato che lattuale governo ha cancellato i fondi del Governo Prodi per questo tipo di mezzo di comunicazione; mentre a carattere regionale su campagne, ad esempio, per labbattimento del digital divide. La Senatrice Adamo si augurata che da questo incontro possa svilupparsi una rete attraverso cui sviluppare le proposte in merito a universit, ricerca e impresa che devono diventare il motore per la riforma dellinnovazione. La chiusura della stessa Adamo stata molto azzeccata in questo particolare periodo di crisi politica ricordando che: Bisogna essere in grado di staccare lideologia dal dato tecnico, in merito allUniversit, perch lideologia la rovina della tecnica.

Metropoli CON GLI IMMIGRATI LE CASE VALGONO DI PI Mario De Gaspari


ufficiale: anche gli immigrati contribuiscono alla crescita del valore immobiliare. Il Sole 24 Ore di marted 15 dicembre riportava, non senza dichiarato stupore, la notizia che la presenza degli stranieri nel mercato degli alloggi ha contribuito a incrementare i prezzi delle abitazioni del 2%, generando una crescita del valore della ricchezza detenuta dalle famiglie italiane di circa 60 miliardi. successo cio lesatto contrario di quello che il pregiudizio etnico normalmente induce a ritenere: dove arrivano, gli stranieri fanno terra bruciata e le case si deprezzano inevitabilmente. Niente di tutto questo. Larticolo, per la verit, non spiega tutto, ma rimane interessante, perch ha il pregio di fornirci un dato che ci consente per lo meno di rimuovere uno dei tanti pregiudizi sulla presenza degli immigrati nelle nostre citt. E forse, a ben vedere, si tratta proprio del pregiudizio primordiale, quello che riguarda il denaro, e in definitiva quello dal quale derivano poi tutti gli altri. La fonte assolutamente autorevole, perch la notizia ci fornita dal rapporto sul paese della Banca dItalia. Il mercato etnico degli alloggi ha dunque avuto effetti positivi su tutto il settore, muovendo il mercato dal basso e consentendo ai venditori di migliorare, con spese aggiuntive, la loro condizione abitativa. In termini sociali successo quello che accade ogni volta che si verifica un fenomeno migratorio di grande portata: la nuova immigrazione che scalza, per cos dire, la vecchia, e ne prende il posto nelle case pi modeste delle zone periferiche o semicentrali. Il rapporto, per, secondo larticolo del Sole ci d unaltra informazione degna di nota: la richiesta di case da parte degli immigrati ha esercitato una pressione al rialzo sulle quotazioni immobiliari di entit simile a quella attribuibile alla domanda da parte dei nativi. Questo dato risulta difficile da interpretare alla luce di un altro dato che conosciamo, e cio che il mercato delle abitazioni tra gli immigrati rappresenta s una quota considerevole del mercato della casa a livello nazionale, quota che tuttavia si aggira attorno al 15%. Se il 15% del mercato, che per lo pi riguarda abitazioni modeste, senzaltro non di lusso, capace di contribuire alla crescita di valore per il 50% significa che gli stranieri hanno mediamente pagato le case pi dei loro concittadini nativi. In realt da tempo che sosteniamo, anche sulle pagine di questa rivista, che il mercato etnico degli alloggi in

Italia ha pi di una similitudine, a parte ovviamente le dimensioni, con la bolla americana dei mutui subprime: com accaduto negli Stati Uniti per i neri e gli ispano-americani, abbiamo s allargato anche da noi il diritto alla casa agli immigrati, ma non gli abbiamo regalato proprio nulla. Anzi, in un certo senso gli immigrati sono stati utilizzati come mallevadori di riserva per alimentare la bolla immobiliare. Sono state loro vendute abitazioni modeste a prezzi abnormi, condizionando attraverso i mutui la qualit della loro vita e il buon esito del loro inserimento sociale, spin-

gendoli verso il mercato illegale, con i subaffitti e laffitto in nero di posti letto, ghettizzandoli spesso in un sottosistema etnico senza reali prospettive dintegrazione. Oggi le banche si fanno pi accorte, non per fini etici, ma per ragioni di liquidit: dopo aver erogato per anni mutui al 100/120% del valore di alloggi gi sovrastimati, oggi tendono a restare nei limiti di un pi prudente 60% e gli effetti sono gi pi che evidenti, perch gli acquisti di abitazioni da parte degli immigrati diminuiscono in percentuali che superano il 20%, causando contrazioni del fat-

turato complessivo per quote che si avvicinano al 30%. Data lentit e la durata dei mutui gli immigrati venivano indotti a considerare unicamente la rata mensile, quasi si trattasse di un affitto, ma il prezzo di vendita dellalloggio, alto, irreale, per di pi sovrastimato e finanziato in eccedenza al valore nominale, per i mediatori e i finanziatori, per il mercato insomma, contava, eccome! anche per gli effetti di questo malcostume che stato possibile muovere al rialzo i valori generali del mercato immobiliare e alimentarne la bolla oltre i suoi limiti fisiologici.

Societ POLITICA IN TV: LERA DELLA SESSOCRAZIA Pier Vito Antoniazzi


Alta, bionda, stivali fino al ginocchio, minigonna, scollatura audacese lavessi incontrata per strada forse avrei girato la testa. Invece lho incontrata allinaugurazione del nuovo canile pubblico di Milano al Parco Forlanini (quello che sostituisce il vecchio canile di via Lombroso). Era lei lospite attesa: un sottosegretario del governo Berlusconi. Altra giornata, altra inaugurazione, sempre a Milano ma allIsola, per il riposizionamento di un monumento ai partigiani in Piazza Segrino. Due assessori comunali presenti hanno al loro fianco due donne (una ciascuno) giovani, alte, bionde. Chiedo Chi sono? Risposta Addette stampa. Scherzando dico a unamica giornalista se vuoi far carriera devi tingerti i capelli! E vero una sinistra vera non pu essere moralista. E se penso a certe donne leader politiche a sinistra (dalla Iotti alla Anselmi, dalla Turco alla Bindi) devo riconoscere che hanno qualche tratto mascolino. Ma mi chiedo: non che in questa societ dello spettacolo si sta affermando una sessocrazia? Non che come ha detto la storica femminista Lea Melandri negli anni settanta si diceva: il corpo mio e me lo gestisco io; mentre oggi si dice: il corpo mio e me lo vendo io? Al Festival di Venezia in settembre aveva fatto scalpore un film documentario realizzato dallitalo-svedese Erik Gandini (Videocracy) dedicato a Fabrizio Corona, Lele Mora & c. Gli svedesi hanno definito il film horror movie. Per loro la commistione tra potere politico e mediatico impensabile. La videocrazia, il dogma dellapparire (come lo ha chiamato Gandini in unintervista a Vita) diffuso in Italia oltre ogni limite. Gli ultimi mesi ci hanno regalato il sesso in prima pagina anche in politica. Ricatti, sospetti, guardonismo: il sesso per un po ha oscurato ogni altra questione. Quello che spaventa non per una questione morale/moralista. Quello che inquieta la bassezza del dibattito, tutto in termini di opportunit, di metodo, di tatticismi, di chi ci perde e chi guadagna. Nessun intellettuale ha alzato la voce contro la mercificazione, nessuno che abbia colto il passaggio da bandiera di liberazione a strumento di assuefazione, distrazione e controllo sociale. Sembra in corso una mutazione antropologica (nel sonno della ragione della gran parte degli intellettuali) con proposizione di un modello unico femminile (naturalmente con molto maschilismo introiettato). Del resto per il World Economic Forum siamo il 67 paese al mondo quanto a pari opportunit: cosa possiamo aspettarci? Che fare dunque? Fuggire dal video e darsi tutti e solo a internet, cinema, libri, teatro? Boicottare veline, grandi fratelli, quiz con concorrenti sempre pi appariscenti? No. Vorrebbe dire essere complici dellegemonia di una tv senza ritegno. Bisogna proporre altri modelli di umanit e di femminilit. Bisogna che donne e uomini che credono ai valori di eguaglianza (pari opportunit) e libert propongano altri paradigmi, altri programmi. Una domenica casualmente mio figlio mi ha richiamato a guardare in tv una sua insegnante (suora salesiana) che discuteva di educazione sessuale con Vittorio Sgarbi (che recitava se stesso nella parte di arrogante libertino) in un programma molto visto condotto da Barbara DUrso (domenica 5?). Ho chiesto alla suora come mai?. Mi ha detto lho fatto per obbedienza, mi stato chiesto, non so quanto sia servitoper oggi la cultura passa di l, l80% guarda la tv.

RUBRICHE

MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

MOSCA A MILANO E AGLI AMICI DEL LOGGIONE


Esiste a Milano una Associazione di cui tutti conoscono il nome, pochi sanno realmente di che cosa si tratta. Gli Amici del Loggione, semanticamente, fanno infatti pensare a una massa di fanatici che si presentano a ogni prima scaligera per emettere inappellabili verdetti sugli acuti e i do di petto dei poveri cantanti trattati come gladiatori nellarena Ebbene, nulla di vero, anche gli Amici del Loggione faticano enormemente a trovare posti alla Scala, ci riescono con il contagocce, fanno scrupolosi turni per raggiungere una volta ogni tanto lagognata poltroncina (di cui si dice gran bene per quanto riguarda lacustica, ma quanto a comodit e visibilit bisogna essere ventenni per godersi egualmente lopera). E allora, chi sono? Perch esistono? Labbiamo scoperto laltra sera assistendo a uno dei concerti - a ingresso totalmente libero - che si ripetono pi che mensilmente nella loro piccola sala (un centinaio di posti o poco pi) affacciata direttamente sulla Galleria Vittorio Emanuele, di fronte a Telecom, cui si accede da via Silvio Pellico attraverso uno di quei cortili terribilmente maltenuti dal padrone di casa (che ovviamente - il Comune di Milano). E unassociazione senza scopo di lucro che in quella sede organizza oltre a concerti di musica da camera conferenze e incontri con artisti, direttori, critici, storici, registi, scenografi e cio con tutti i costruttori dellopera lirica, per capire meglio gli spettacoli che stanno per andare in scena alla Scala; e che, ancora, ha costituito un coro amatoriale cui possono partecipare tutti i soci, ha una bella biblioteca di testi, spartiti e video, promuove corsi di formazione e distruzione musicale, presenta libri, organizza viaggi per spettacoli teatrali in Italia e allestero, e cos via. Laltra sera, dicevamo, abbiamo assistito a un concerto un po diverso dal solito; abituati come siamo alle grandi sale da pi di mille posti - come le sale del Conservatorio o degli Auditorium milanesi - ascoltare la musica da camera in una dimensione realmente cameristica, in un ambiente non molto pi grande di un bel salotto, sempre emozionante: la vicinanza fisica degli strumenti e dei musicisti, la vibrazione dellaria, la sensazione di partecipare anzich di assistere, fanno la differenza, e quale differenza. Anche la scelta degli artisti e dei programmi ci pone in una dimensione diversa: non dover inseguire il successo della serata n competere con altre proposte, operare con lapproccio del non profit e non dover far quadrare i costi con i ricavi, in una parola potersi allontanare dagli aspetti commerciali del management musicale, tutto ci restituisce latmosfera un po magica del club, del privato, del riservato a pochi amici realmente amanti della musica e ben disposti verso artisti ospiti che sembrano esibirsi per affetto e nello spirito del convivio. Cerano due magnifici musicisti il 16 scorso, Iakov Zats e Vsevolod Dvorkin - viola e pianoforte - entrambi moscoviti con studi compiuti e diplomi conseguiti nei Conservatori di quella musicalissima citt, giunti in Italia - dove si sono conosciuti - poco pi che ventenni subito dopo il crollo del comunismo per perfezionarsi nei loro strumenti, e oggi entrambi docenti nei nostri Conservatori. Con levidente passione dei veri artisti e con grande professionalit hanno eseguito tutto dun fiato prima lassai poco noto Notturno opera 42 di Beethoven, poi i non meno sconosciuti - eppur deliziosi - Mrchenbilder (quadri fiabeschi) opera 113 di Schumann, per concludere con la celeberrima Sonata opera 120 n. 1 che Brahms scrisse sia per viola che per clarinetto, e che ci ha fatto pensare quanto sarebbe interessante ascoltarla una volta nelle due versioni, una di seguito allaltra, cos come sar stato nella testa del suo autore. Grande scuola russa, dunque, ma anche un clima italiano in cui dei giovanissimi musicisti, venuti da lontano, sono riusciti a emergere e a imporsi allattenzione del pubblico e degli organizzatori della vita musicale solo grazie a talento, tenacia e passione. Tutto questo era nellaria nella saletta degli Amici del Loggione - per loccasione amici anche di Mosca e della scuola moscovita - dove stato annunciato che il 15 gennaio vi sar una sorta di festival del tango - con la mezzosoprano Eliana Sanna e il pianista Carlo Licata - e il 29 gennaio (lingresso sempre libero) un concerto di musiche popolari ebraiche con Manuel Buda alla chitarra, Davide Tedesco al contrabbasso e Daniele Parziani al violino. Una bella storia milanese. Post scriptum Avevamo detto, subito dopo la prima di Carmen, che Daniel Barenboim ci era apparso pi attento al palcoscenico che allorchestra, ma nel frattempo siamo arrivati alla quinta replica, quella del 18 sera, e con grande gioia dobbiamo riconoscere che - superate le inevitabili tensioni dellinaugurazione - tutto sensibilmente migliorato. Sempre meravigliose le voci dei tre protagonisti principali - Carmen, Don Jos ed Escamillo e sempre pi fascinosa, fantastica, lus-

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sureggiante la regia di Emma Dante, ora possiamo anche dire splendida linterpretazione musicale che ha

trovato il passo, i colori, gli umori perfetti per unopera che rester nel libro doro della Scala e che ha inciso

a tal punto nella storia dellopera liri ca che dora in avanti nulla pi po tr essere come prima.

TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org

COMPITI PER LE VACANZE


Parliamo di letture. La settimana scorsa dovrebbe essere stata dedicata alla nostra storia personale e collettiva con il 12 dicembre 1969. Proprio in questi giorni mi capitato in mano un libro chiamato La Strage di stato, delleditore LA NUOVA SINISTRA SAMON E SAVELLI una controinchiesta con dedica a Giuseppe Pinelli e Ottorino Pesce. Per ora lo ho solo sfogliato e deciso di prendere Morte accidentale di un anarchico di Dario Fo per accompagnarne la lettura. Mentre Morte Accidentale lo potete trovare ovunque, La Strage di stato un po pi difficile da rintracciare, su internet c qualche speranza ma sicuramente non si trova nei negozi. Gli spettacoli della settimana scorsa dedicati a Piazza Fontana sono anche serviti a questo, a cercare altri materiali, a trovare pi informazioni e a capire che un anniversario non basta. Vi terr aggiornati su quello che leggo. Si respira aria di Pinter. A un anno dalla morte del drammaturgo britannico, vincitore del premio Nobel per la letteratura 2005, nei teatri si sente la sua presenza. Ho gi citato il Franco Parenti, che oltre a tenere una rassegna cinematografica con le sue sceneggiature, ha messo in scena diversi spettacoli come Il calapranzi, Tradimenti e Una specie di Alaska. Ho cominciato a rileggere delle sue opere e a interessarmi nuovamente a lui, impressionante la quantit di livelli di lettura dei testi, se vi capita fra le mani portatevelo a casa, se volete fare uno sforzo in pi, leggetevelo in inglese. Il suo discorso per il Nobel noto, parla del linguaggio, della scrittura, del teatro politico e parla anche di politica: la maggior parte dei politici, per ci che ci viene dimostrato, interessata non alla verit ma al potere e alla conservazione di quel potere. Per conservare quel potere essenziale che la gente rimanga nell'ignoranza, che viva nell'ignoranza della verit, perfino la verit della sua propria vita. Ci che ci circonda dunque un immenso arazzo di menzogne, delle quali ci nutriamo. Questo uno dei tanti video del suo discorso che si possono trovare su You Tube: http://www.youtube.com/watch?v=B6tgWhMKqNk. Per queste vacanze dovremmo avere abbastanza compiti: Piazza Fontana e Harold Pinter. Purtroppo durante il periodo natalizio molti teatri non hanno spettacoli che vadano in scena dopo il 20 dicembre. Tanti invece i concerti. Consiglio di passare dallAuditorium di Milano con la sua ampia programmazione natalizia, alla Scala troviamo una Carmen il 23 dicembre, con la direzione di Daniel Barenboim e la regia di Emma Dante. Al Piccolo Teatro Studio fino al 30 dicembre andr in scena Canto di natale - Scrooge.

CINEMA Questa rubrica curata da Simone Mancuso

A Serious Man di Joel&Ethan Coen Il film d'autore. E' questa la linea prepotente che scelgono i Coen per questultimo e irriverente lavoro. La tipicit e gli elementi autoriali dei registi sono prepotentemente la struttura di quest'opera, che fa dell'irriverenza verso la cultura ebraica la spina dorsale. E' come se fosse la speculazione autoriale ed esteticamente pi elevata di Borat. Molto pi complessa in tutte le sue forme, dalla

sceneggiatura al montaggio, e soprattutto la regia, dove per c' sempre un carattere intelligentemente dissacratorio partendo da presupposti che riguardano quella cultura. Un film certamente difficile nella comprensione delle battute, sia nei suoi significati che nei significanti, soprattutto per chi non pratico della cultura ebraica, anche se poi, alla fine, i temi che tratta sono universali.

I Coen riescono a stupirci ancora una volta, allestendo in toto un film, solo di elementi autoriali, che ci avevano gi mostrato in altri loro lavori, ma mai in maniere cos massiccia e univoca. Penso al loro Non un paese per vecchi, oscar nel 2008, dove gli elementi estetici autoriali, facevano da ghirigori ad una struttura molto pi commerciale, con elementi per target di pubblico molto pi ampi.

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Personalmente preferisco quei generi di film, in cui la fruizione dell'opera pu avvenire per una porzione pi ampia possibile di pubblico, piuttosto che per una parte. Ma l'importante che ci siano le differenze, con un mercato e dei registi che producono entrambi i prodotti, e altri ancora differenti dai primi. E questo nel mercato a stelle e strisce di sicuro una regola. A Christmas Carol di Robert Zemeckis E' la magia del cinema. Quello che una volta bastava a fare un'esclamazione del genere erano le immagini in movimento, oggi la magia del cinema contemporaneo il 3D. E' soprattutto grazie a questo tipo di film che si pu comprendere a pieno l'evoluzione che la settima arte sta subendo. E lo fa, con uno dei pi versatili e abili, nell'approccio con le nuove tecnologie, regista che ci siano. Zemeckis riesce questa volta, al contrario dei suoi due primi esperimenti con il tridimensionale (Polar Express e Beowulf), a costruire una sceneggiatura ed una regia che si adattano perfettamente con la rappresentazione in 3D. Operazione non facile visto il soggetto di Charles Dickens, molto ingarbugliato di per se, ma poi gi utilizzato svariate volte nel cinema. Ma Z. riesce a rivalutare le scene dei tre fantasmi, senza tralasciare mai la consapevolezza del protagonista che aumenta gradualmente durante il percorso. Protagonista a cui Jim Carrey a donato facce, espressioni e voce, tutto rielaborato a computer e trasformato in cartone animato. La pi classica delle storie natalizie, che qui rivive meravigliosamente in diversa forma, grazie al regista e all'uso del 3D. Per chi volesse vedere la storia di Scrooge con attori reali, consiglio un meraviglioso film di Richard Donner con protagonista Bill Murray, uscito in Italia con il titolo: SOS Fantasmi, nel 1988.

Valentino:The Last Emperor di Matt Tyrnauer Interessante questaopera prima di Matt Tyrnauer, che realizza un documentario su di un personaggio non facile da descrivere. Lo fa prendendo spunto dal cinema tutto, nei suoi vari elementi. A livello registico sfruttando londata Moore e facendo proprio uno stile non facile neanche da imitare. A livello musicale citando e sfruttando il cinema felliniano e le meravigliose musiche di Nino Rota, in alcune scene perfette e soprattutto accostate in maniera pregevole ad alcuni personaggi, come il capo delle sarte, una verace signora romana, che avrebbe scritturato anche lo stesso Fellini. Tutto questo confezionato quasi come un film indipendente, al contrario di quello che si possa pensare, anche grazie alla buona fotografia di Tom Hurwitz. C un aspetto che viene considerato ma che forse poteva essere sviluppato di pi, ossia, il cercare di descrivere luomo Valentino Garavani attraverso la descrizione dellimperatore e del suo stile di vita. E attraverso questo processo che escono le migliori fasi del film. Dal rapporto tra Valentino e il suo compagno, che si fa strada attraverso lego dellimperatore, piuttosto che le debolezze caratteriali, ma anche fisiche (bellissima la scena in cui il compagno, per dispetto, gli dice di tirar dentro la pancia). Insomma un film che, invece di svilupparsi in maniera anonima celebrando la grandezza dellimperatore, ne svela quegli elementi che lo rendono umano e non scelto da Dio. Nemico pubblico di Michael Mann Non si ferma pi Michael Mann. Gli anni duemila per lui sono stati all'insegna dello stile e dell'esercizio di esso. Partendo con Al del 2001 per poi proseguire con il magnifico, e secondo me suo miglior film, Collateral, fino ad arrivare all'esercizio puro dello stile con gli ultimi due, Miami Vice e Nemico Pubblico.

Quest'ultimo, parte da una scelta estetica legata alla bella fotografia del nostro Dante Spinotti. La scelta di usare l'alta definizione, e la macchina da presa che segue e si sposta come gli attori, per riprendere ambienti e ambientazioni degli anni trenta, accostando la realt di un'epoca antica, alla modalit di visione realista del contemporaneo. Questa scelta di campo, provoca un iperrealismo, come se, invece di descrivere il passato, M. volesse trasportare il pubblico nel presente delle azioni filmiche. Ci che sta accadendo sullo schermo, sono fatti reali del contemporaneo, e non un racconto atemporale del passato. A memoria non ricordo nessun altro film, che descriva con una tecnica di regia simile, abbinata all'alta definizione, una sceneggiatura ambientata e scenografata nel passato. A dir la verit una premessa di questo tipo era gi stata fatta, nel precedente Miami Vice, dove per, essendo una sceneggiatura basata su di un telefilm, le ambientazioni si riferiscono a un passato filmico pi che reale. Una menzione speciale, anche se ormai ormai bisognerebbe farla per quasi tutti i film che interpreta, va a Johnny Depp, alla sua immensa capacit attoriale. La sua bravura una di quelle che potrebbe fare grandi i film mediocri (non questo il caso). E poi, come i film di M., uno che mette d'accordo tutti. Anche questa volta M. riesce a non deludere, dimostrando di essere uno dei pi abili confezionatori di prodotti estetici per la grande Hollywood che ci siano. I suoi film sono l'esempio di come si possano coniugare, bellezza estetica con esigenze produttive e per blockbusters. Il risultato sono film dalla qualit cinematografica eccezionale, proprio per questo motivo di congiunzione fra esigenze differenti: il film che piace alla critica e ai cinefili e che fa un sacco di soldi ai botteghini. Ce ne fossero di film commerciali cos!

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YOUTUBE STEFANO BOERI: LA CASA DELLA MEMORIA

http://www.youtube.com/watch?v=arKzTCBgg6U

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