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\
|
+
=
|
|
|
|
.
|
\
|
+ =
|
|
|
.
|
\
|
=
gh h v
uvh
vh
uvh
gh h u
uh
vh
uh
h
F E U (2a)
3 / 4
2 2 2
3 / 4
2 2 2
0
0
, ,
) (
) (
0
h
v u v n
S
h
v u u n
S
S S gh
S S gh
fy fx
fy y
fx x
+
=
+
=
|
|
|
.
|
\
|
= S . (2b)
Nelle equazioni precedenti x, y e t indicano le coordinate spaziali in un sistema di riferimento
ortogonale in un piano orizzontale e il tempo; inoltre h, u, v, g, S
0
, S
f
rappresentano rispettivamente il
tirante, le componenti della velocit in direzione x e y, laccelerazione di gravit, le pendenze del fondo e
le cadenti del carico totale calcolate secondo la formulazione di Chezy. Infine n indica lindice di
scabrezza di Manning. Per lintegrazione delle (1) stato sviluppato un apposito codice di calcolo basato
sullo schema a differenze finite di MacCormack gi utilizzato con successo da molti Autori in casi sia
mono che bidimensionali (Fennema & Chaudhry, 1986; Aureli et al. 2000, 2001). Come noto, tale
schema esplicito, shock-capturing, accurato al secondo ordine nelle coordinate spaziali e nel tempo ed
basato su una struttura a due passi di tipo predictor-corrector. Discretizzando dunque il dominio spaziale
B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 4
tramite una griglia di passo costante x e y lungo gli assi coordinati e il tempo tramite una sequenza di
istanti di calcolo con passo t, i due passi predictor e corrector dello schema sono definiti dalle equazioni
(3)
k
j i
k
j i y y
k
j i x x
k
j i
p
j i
t
, , , , ,
S F E U U + =
(4) ,
, , , , ,
p
j i
p
j i y y
p
j i x x
k
j i
c
j i
tS F E U U + =
+ +
dove p e c indicano i valori ottenuti al passo predictor e corrector, i pedici i, j e lapice k denotano le
grandezze calcolate nel nodo di coordinate ix e jy allistante kt, mentre
+
e
-
indicano differenze
finite forward e backward nelle direzioni spaziali indicate dai rispettivi pedici; infine
x
=t/x,
y
=t/y.
I valori del vettore U al passo temporale k+1 sono ottenuti attraverso la relazione:
k
y
k
x
c
j i
p
j i
k
j i
U D U D U U U + + + =
+
) (
2
1
, ,
1
,
. (5)
Nella (5) D
x
U
k
e D
y
U
k
rappresentano le componenti lungo gli assi x e y delloperatore di viscosit
artificiale, il cui scopo quello di attenuare le oscillazioni spurie, caratteristiche degli schemi centrati
accurati al secondo ordine, in corrispondenza degli shock e in prossimit dei passaggi per lo stato critico e
per evitare linsorgenza di discontinuit non fisiche. Per tale operatore si fatto riferimento alla
formulazione proposta inizialmente da Jameson (1982) e gi utilizzata nei lavori sopra citati in
abbinamento allo schema di MacCormack. Il termine dissipativo in direzione x stato implementato
utilizzando lespressione:
) ( ) (
, 1 , , , 1
, 2 / 1 , 2 / 1
j i j i x j i j i x x
j i j i
+
=
+
U U U U U D (6)
essendo
x
un parametro definito da una forma normalizzata della derivata seconda della quantit
=z
0
+h, dove z
0
la quota del fondo dei punti coinvolti dal calcolo, riferita alla quota minima tra (z
0
)
i,j
,
(z
0
)
i+1,j
e (z
0
)
i-1,j
:
) , max(
, 1 , , 2 / 1 j i j i j i
x x x
+ +
= , dove
j i j i j i
j i j i j i
x
j i
, 1 , , 1
, 1 , , 1
2
2
,
+
+
+ +
+
= . (7)
In base alla eq. (7) leffetto del termine di viscosit artificiale risulta maggiore in corrispondenza delle
curvature pi elevate della superficie libera (che si verificano nellintorno delle discontinuit) mentre si
riduce nelle regioni dove le variabili del moto presentano un andamento regolare. Il parametro nella eq.
(7), che modula il peso del termine di dissipazione numerica, stato assunto pari a 0.3. Unespressione
del tutto analoga alla eq. (7) stata utilizzata per il termine D
y
U. Le modalit forward o backward con cui
vengono eseguite le differenze finite nei due passi predictor-corrector (3)-(4) sono state alternate ad ogni
passo temporale in modo da limitare eventuali effetti di polarizzazione dello schema (Chaudhry, 1993).
Lo schema di MacCormack risulta stabile solo se viene soddisfatta la condizione di Courant-Friedrichs-
Lewy, che, fissata lampiezza dei passi di discretizzazione spaziale, vincola lampiezza del passo di
discretizzazione temporale t:
|
.
|
\
|
+ + +
2 2
max y x c x v y u
y x Cr
t , (8)
dove Cr (0<Cr1) e c indicano il numero di Courant e la celerit di propagazione delle perturbazioni.
Nelle simulazioni numeriche stato adottato un passo temporale variabile imponendo Cr0.98.
Le equazioni (3)-(4) vengono applicate nei nodi di griglia bagnati (in cui cio il tirante idrico non
nullo) o adiacenti ad almeno un nodo bagnato in direzione x o y. In proposito, si deve precisare che, da
un punto di vista numerico, il generico nodo considerato bagnato se il tirante idrico ottenuto dal calcolo
Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
5
risulta superiore ad un valore di soglia h
+
=
t t
W
Q
Q
t Q (11)
dove Q
0
e W
0
indicano la portata al colmo e il volume invasato al tempo t
0
.
Nel diagramma di figura 7 gli idrogrammi ottenuti dalle simulazioni numeriche per alcuni valori del
rapporto b/B sono confrontati con quelli derivanti dallapplicazione del criterio sopra illustrato; come si
vede, laccordo complessivamente soddisfacente.
Si quindi ritenuto di verificare se fosse possibile adattare il procedimento speditivo accennato a
situazioni reali caratterizzate da una curva di invaso approssimativamente lineare e da una forma
planimetrica sufficientemente regolare. A tal fine, individuato il caso di interesse, si deve procedere ad
una preliminare approssimazione dellinvaso con un serbatoio prismatico di sezione rettangolare, per
stimare i parametri L e B necessari per il calcolo del fattore di amplificazione della portata al colmo e del
tempo di inizio del ramo di esaurimento. Si dapprima considerato il caso del Gleno, laddove l'invaso,
ricavato in una conca, si presenta planimetricamente leggermente svasato verso monte con sezione
trasversale approssimabile a rettangolare. Considerato che, fissata la larghezza b della breccia, la
larghezza B in primo luogo responsabile del fattore di amplificazione della portata, si ritenuto
opportuno valutarla quale larghezza equivalente rappresentativa della conformazione dell'invaso nella
zona a monte dello sbarramento. La lunghezza L rappresenta invece lo sviluppo longitudinale, lungo
l'asse della valle, dell'invaso a partire dalla sezione della breccia. L'altezza h quella del tirante idrico in
corrispondenza della breccia ipotizzata. In figura 8 si confrontano l'idrogramma calcolato numericamente
con quelli ottenuti dalla metodologia descritta in corrispondenza di due diverse schematizzazioni
dell'invaso.
Il risultato ottenuto appare soddisfacente. In particolare, viene rappresentato adeguatamente il primo
tratto dellidrogramma, mentre, ovviamente, non possibile rappresentare i picchi secondari, legati alla
forma dellinvaso, dal momento che la metodologia formulata non consente di tenere conto di questi
aspetti. Si deve comunque considerare che, come appurato nella fase di propagazione dell'onda di piena
(Pilotti et al., 2006), queste fluttuazioni vengono rapidamente riassorbite all'interno del corpo dell'onda.
Buono infine l'adattamento al ramo di esaurimento, considerato che la metodologia prospettata rispetta
il volume invasato all'interno del serbatoio.
Quale ulteriore esempio di applicazione si considerato il caso di collasso di due ipotetici serbatoi
Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
9
posti in tipiche vallate dell'arco alpino. Il primo a sbarrare la Valle Adam, nell'ambito del gruppo
dell'Adamello, all'interno dell'importante comprensorio idroelettrico del Poglia. Il secondo, a sbarrare una
valle trasversale dell'alto corso del Brembo. Per entrambi questi due ipotetici invasi la batimetria stata
ricostruita a partire da un modello di elevazione del terreno a passo 10 m, ipotizzando una larghezza della
breccia circa pari ad 1/3 della lunghezza di coronamento.
I dati caratteristici degli invasi sono riportati, insieme a quelli del Gleno, nella tabella 1 mentre
l'andamento delle curve di invaso mostrato in forma adimensionale nel diagramma di figura 9.
Caso di studio
A
[km
2
]
Y
[m]
L
1
[m]
L
2
[m]
W
max
[m
3
]
b
[m]
B
[m]
Q
R
[m
3
/s]
Valle Adam 0.29 29.1 283 1217 4717411 85 211 - 283 12350 1.2-1.26
Valle Brembana 0.40 101. 6 393 1375 18990931 149 211 - 346 141366 1.07-1.19
Gleno 0.23 37.9 260 736 4617330 80 187 - 255 17319 1.19-1.25
Tabella 1. Dati caratteristici degli invasi considerati (A=area bacino idrografico sotteso; Y=livello di massimo
invaso; L
1
= Lunghezza coronamento; L
2
=Lunghezza invaso;W
max
=volume al massimo invaso).
Nella tabella sono riportati i valori estremi della larghezza equivalente B che parso lecito ipotizzare
sulla base dei criteri precedentemente indicati. In corrispondenza a tali valori dei parametri nelle figure 10
e 11 si mostrano gli idrogrammi speditivi, sovrapposti ai corrispondenti idrogrammi calcolati mediante
soluzione del sistema (1). Come dato osservare, l'approssimazione ottenuta appare operativamente del
tutto soddisfacente nei primi due casi e in misura minore nel terzo. Si osserva che tale situazione trova
riscontro in una minore aderenza della batimetria di quest'ultimo caso rispetto alla schematizzazione
geometrica adottata, come anche evidenziato dal maggiore scostamento rispetto ad un andamento lineare
della curva dei volumi.
CONCLUSIONI
La presente ricerca ha tratto spunto dal tentativo di ricostruzione dellonda di piena associata al
tragico evento di rottura della diga del Gleno verificatosi il giorno 1-12-1923. La piena, prodotta dal
collasso di circa un terzo degli speroni che reggevano le volte centrali dello sbarramento, ha causato la
devastazione dellintera Valle di Scalve e provocato quasi 400 morti. Nonostante la sua rilevanza, e
sebbene sia stata prodotta una discreta mole di studi inerenti alla storia dellevento e alle problematiche
geotecnico-strutturali, per quanto a conoscenza di chi scrive, mancava finora un tentativo di ricostruzione
del fenomeno idraulico. Il presente studio cerca di colmare parzialmente questa carenza presentando un
tentativo di ricostruzione di quellonda di crollo.
Al fine di ricostruire l'andamento dell'onda di piena conseguente al collasso e l'evoluzione temporale
del processo di svuotamento dell'invaso si optato per la messa a punto di un idoneo modello di tipo
bidimensionale. Il modello implementato stato verificato su una serie di casi teorici e numerici di
riferimento, consentendone una eccellente ricostruzione. Il codice stato quindi utilizzato per la
valutazione dellidrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno. L'idrogramma mostra alcune
interessanti caratteristiche, fra le quali spiccano le seguenti (v. figura 4): la portata massima effluente
superiore a quella calcolabile con la formula di Ritter per il crollo di uno sbarramento di larghezza pari a
quella della breccia e la presenza nellonda di svuotamento di picchi successivi intervallati da rami di
esaurimento. Che la portata massima uscente sia maggiore rispetto a quella teorica di Ritter, come
verificato nella simulazione, connesso alla geometria orientativamente semiellittica della zona di
chiamata intorno alla breccia. Tale circostanza induce un incremento di portata da tenere opportunamente
in conto nella valutazione speditiva di onde di progetto finalizzate alla predisposizione di mappe di
rischio e piani di emergenza a valle delle dighe. Le altre caratteristiche della morfologia dellonda,
invece, sono da connettere alle modalit con cui si sviluppa il fenomeno; in particolare esse sono
conseguenti alla propagazione-riflessione tra la breccia e le pareti di contorno delle onde negative di
svuotamento dellinvaso.
Questi comportamenti hanno suggerito lidea di ricercare una metodologia semplificata di
ricostruzione di onde di crollo, almeno per invasi a geometria non troppo complessa. Si sono perci
B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 10
dapprima studiate le onde conseguenti alla formazione di brecce di dimensione progressivamente
crescente, fino al crollo totale, in invasi con la forma di parallelepipedi rettangoli. Si cos potuto
constatare che, per queste tipologie di invaso, la piena ha una forma tipica (cfr. figura 7) caratterizzata da
un massimo, Q
0
, di valore Q
0
= Q
R
ove Q
R
la portata calcolabile con la formula di Ritter, nella quale la
larghezza posta pari allapertura della breccia, mentre un coefficiente numerico, maggiore di uno,
che dipende solo dal rapporto b/B tra la larghezza della breccia, b, e quella complessiva dello
sbarramento, B (cfr. figura 6a). Il valore di portata massima Q
0
, salvo oscillazioni dovute a propagazioni
secondarie, si mantiene praticamente costante tra listante iniziale e un istante t
0
, sostanzialmente pari al
tempo necessario affinch londa negativa di svuotamento raggiunga il punto di massima distanza dalla
breccia per poi tornare alla breccia stessa. Tale tempo quindi stimabile mediante l'eq. (10). Come si
vede dalla figura 6b, i valori stimati con la relazione precedente sono in sostanziale accordo con quelli
dedotti dalle ricostruzioni numeriche delle onde di crollo dei casi esaminati. Lesaurimento della piena,
infine, stato assimilato allo svuotamento con legge a stramazzo di un serbatoio di volume pari a quello
invasato nella diga alla fine del primo tratto orizzontale dellidrogramma. Anche questa legge di
esaurimento, espressa dalleq. (11), ha mostrato un ottimo accordo con le ricostruzioni numeriche.
Determinata quindi una metodologia semplificata per la stima delle onde conseguenti a crolli di
sbarramenti delimitanti invasi a geometria parallelepipeda, si provato ad applicare le ricostruzioni da
essa ottenibili a serbatoi ipotetici localizzati in alcune vallate alpine. Le ricostruzioni numeriche effettuate
hanno mostrato che quanto pi la geometria delle curve di invaso si avvicina a una retta, cio alla curva
associata a un serbatoio parallelepipedo, tanto migliore ladattamento della piena derivante dalla
metodologia semplificata a quella simulata. Tuttavia, anche quando la curva di invaso abbastanza
lontana dallandamento lineare, londa semplificata appare ancora soddisfacente. Ci mostra la
sostanziale validit del metodo proposto; restano comunque da migliorare gli aspetti inerenti alla
schematizzazione della geometria, rimuovendo le limitazioni che conseguono all'adozione di un invaso
prismatico rettangolare a pendenza longitudinale nulla.
BIBLIOGRAFIA
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Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
11
0.01 0.1 1
0.02 0.05 0.2 0.5
h
0
/h
1
0
0.1
0.2
0.3
0.4
h
s
/
h
1
Teorico
Numerico
-3 -2 -1 0 1 2 3
x (m)
0
0.1
0.2
0.3
0.4
z
,
z
0
(
m
)
0.15
0.2
0.25
0.3
Q
(
m
3
/
s
)
Teorico
Numerico
(a) (b)
Figura 1. Confronto tra la soluzione di Stoker e la soluzione numerica per laltezza dello shock adimensionalizzata
(x/h
1
= 0.5), (a) e confronto tra soluzione teorica e risultati numerici in termini di tirante per una corrente stazionaria
sopra una soglia di fondo (x= 0.1 m), (b).
(a) (b)
Figura 2. La diga terminata nell'Ottobre del 1923 (a) e resti dello sbarramento dopo il disastro (b) (per gentile
concessione di Foto Giorgio, Vilminore di Scalve).
Figura 3. La batimetria ricostruita dell'invaso del Gleno.
B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 12
0 120 240 360 480 600 720 840 960
t (s)
0
5000
10000
15000
20000
25000
Q
(
m
3
/
s
)
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
W
/
W
(
0
)
Q(t)
W(t)/W(0)
Figura 4. Idrogramma calcolato in corrispondenza della breccia e andamento temporale del volume rimasto
nellinvaso, con riferimento al volume iniziale.
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
V [m/s]
(a) (b)
Figura 5. Visualizzazione della superficie idrica dopo 8 secondi, in corrispondenza del primo picco (a) e contestuale
mappa di velocit (modulo e direzione) (b).
Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
13
0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
b/B
1
1.1
1.2
1.3
1.4
Q
0
/
Q
R
Numerico
0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
b/B
1.7
1.75
1.8
1.85
1.9
1.95
2
g
h
.
t
0
/
L
Eq. (10)
Numerico
(a) (b)
Figura 6. Andamento della portata adimensionalizzata al variare del rapporto b/B (a) e confronto tra l'espressione
analitica ed i valori numerici per il parametro t
0
(b).
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
1.2
1.4
Q
/
Q
R
0 2 4 6 8 10 12
t/t
0
14
Numerico (b/B=1)
Speditivo (b/B=1)
Numerico (b/B=2/3)
Speditivo (b/B=2/3)
Numerico (b/B=1/3)
Speditivo (b/B=1/3)
Figura 7. Confronto tra idrogrammi numerici e idrogrammi speditivi nel caso dell'invaso prismatico mostrato
nell'inserto.
B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 14
0 120 240 360 480 600 720 840 960
t (s)
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
20000
22000
Q
(
m
3
/
s
)
Numerico
Speditivo (b/B=0.313)
Speditivo (b/B=0.429)
Sbarramento
Figura 8. Confronto tra idrogramma numerico e idrogrammi speditivi ipotizzati nel caso del Gleno.
0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
W
/
W
m
a
x
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
h/h
max
Gleno
Adam
Brembo
Figura 9. Curve dei volumi di invaso normalizzate per i tre casi considerati.
Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
15
0 120 240 360 480 600 720 840 960
t (s)
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
Q
(
m
3
/
s
)
Numerico
Speditivo (b/B=0.300)
Speditivo (b/B=0.402)
Sbarramento
Figura 10. Confronto tra idrogramma numerico e idrogrammi speditivi ipotizzati nel caso della valle Adam.
0 60 120 180 240 300 360 420 480
t (s)
0
20000
40000
60000
80000
100000
120000
140000
160000
180000
Q
(
m
3
/
s
)
Numerico
Speditivo (b/B=0.430)
Speditivo (b/B=0.705)
Sbarramento
Figura 11. Confronto tra idrogramma numerico e idrogrammi speditivi ipotizzati nel caso del bacino dell'alto
Brembo.