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XXX Convegno di Idraulica e Costruzioni Idrauliche - IDRA 2006

RICOSTRUZIONE DELLIDROGRAMMA CONSEGUENTE AL COLLASSO


DELLA DIGA DEL GLENO E PROPOSTA DI UN METODO SEMPLIFICATO
PER LA STIMA DELLE ONDE CONSEGUENTI AL CROLLO PARZIALE DI
UNO SBARRAMENTO
B. Bacchi
1
, F. Oberto
1
, M. Pilotti
1
, M. Tomirotti
1

(1) DICATA, Universit degli Studi di Brescia Brescia (IT)
e-mail: bacchi@ing.unibs.it, marco.pilotti@ing.unibs.it, massimo.tomirotti@ing.unibs.it
Parole chiave: moto vario, rischio idraulico, idrodinamica delle acque basse, diga.
SOMMARIO
Il presente lavoro trae spunto dalla ricostruzione dell'onda di piena conseguente al collasso dello
sbarramento del Gleno, avvenuto in Valle di Scalve nel dicembre del 1923. Si tratta, come noto,
dell'unico caso di crollo diga avvenuto in Italia, in seguito al collasso totale ed istantaneo di alcuni dei
contrafforti sui quali poggiavano le volte costituenti il paramento di monte, per uno sviluppo di circa 80
metri su 260 complessivi di lunghezza dello sbarramento. Il collasso ha quindi interessato solo una parte
minoritaria dello sviluppo trasversale della diga, inducendo, nella zona circostante la breccia, una
situazione di moto nettamente bidimensionale. Tale situazione, unita al desiderio di ricostruire al meglio
l'idrogramma complessivo generato dall'evento, ha suggerito il ricorso ad una modellazione basata sulla
integrazione numerica delle equazioni delle acque basse.
La simulazione ha mostrato che l'utilizzo della formula di Ritter per il calcolo della portata al picco
porterebbe ad una sua sottostima. Tale conclusione, unita all'obbligo previsto dalla normativa vigente
per determinate tipologie di sbarramenti di verificare le situazioni conseguenti al collasso improvviso e
parziale, ha inoltre suggerito lo sviluppo di una metodologia per la caratterizzazione dell'onda di piena
in forma semplificata. L'approccio proposto basato su una opportuna adimensionalizzazione della
soluzione numerica delle equazioni bidimensionali delle acque basse applicate al processo di
svuotamento di un invaso stilizzato alla cui geometria si possono ricondurre quelle del serbatoio e della
breccia reale.
I risultati soddisfacenti ottenuti dalla applicazione della metodologia proposta al caso del Gleno hanno
suggerito una sua verifica con riferimento ad alcuni casi relativi ad ipotetici sbarramenti realizzati
trasversalmente a vallate alpine, la cui geometria di invaso stata ricavata da modelli di elevazione del
terreno. Per quanto ancora preliminare, il confronto tra soluzioni numeriche complete ed idrogrammi
speditivi stimati sulla base della metodologia presentata suggerisce una buona operativit della stessa
qualora la geometria dell'invaso possa ragionevolmente approssimarsi a quella posta a base della
schematizzazione.
1 INTRODUZIONE
In tutto l'arco alpino italiano le aree di conoide e di fondovalle sono sempre state storicamente sede di
insediamenti antropici. Nel corso degli ultimi decenni questa tendenza andata rafforzandosi e talvolta i
fondovalle sono stati completamente urbanizzati. A fianco di una crescente pressione sullambiente in
senso lato, cos enormemente cresciuto il livello di esposizione, e quindi di rischio, in relazione ai
processi dinamici caratteristici dell'ambiente alpino e a quelli connessi alla regolazione e allo
sfruttamento della risorsa idrica.
Dopo il catastrofico crollo della diga del Gleno, avvenuto in Valle di Scalve nel dicembre del 1923
causando quasi 400 vittime, sono stati introdotti criteri normativi progressivamente pi cautelativi, a
B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 2
partire dal primo regolamento del 1925, e strumenti tecnici via via pi perfezionati per la progettazione, la
costruzione e lesercizio degli sbarramenti. Conseguentemente, per quanto in Italia siano presenti pi di
600 dighe, l'evento del Gleno rimasto fortunatamente isolato, non potendosi assimilare ad esso la
tragedia del Vajont e solo parzialmente quello precedente di Sella Zerbino.
La sicurezza delle dighe in Italia quindi sicuramente molto elevata e, a livello planetario, secondo le
conclusioni di Goubet (Risques associs aux barrages, 1979), il rischio globale di rottura risulterebbe
essere di circa 1 caso per 50000 anni/diga. Tuttavia, se la rottura di una diga un evento raro, il danno
conseguente pu avere dimensioni realmente catastrofiche, sia in termini di perdite di vite umane, sia di
danni materiali. Di conseguenza, non si pu ritenere che il livello di sicurezza raggiunto sia tale da non
spingere a cercare ulteriori progressi dal punto di vista tecnico, normativo e organizzativo. La stima degli
effetti di un ipotetico collasso dello sbarramento quindi fondamentale, sia per la valutazione della
sicurezza, sia per la predisposizione di piani di allerta, di evacuazione e di soccorso da parte della
Protezione Civile, e in definitiva per la mitigazione del rischio. Con la circolare Min. LL. PP. n.
352/1987, Prescrizioni inerenti lapplicazione del regolamento sulle dighe di ritenuta approvato con
D.P.R. 1 novembre 1959, n. 1363, vennero introdotte prescrizioni riguardanti la valutazione dellonda di
piena causata dal collasso di una diga. In particolare nellarticolo 2 venne introdotto, tra gli elaborati del
progetto esecutivo, lo studio dellonda di piena conseguente ad ipotetico collasso dello sbarramento, con
la cartografia delle aree potenzialmente soggette ad allagamento. Inoltre, nellarticolo 16, fu imposto che
il medesimo studio, ai fini della protezione civile, venisse eseguito per tutte le opere di ritenuta cui il
regolamento era applicabile. Successivamente, con la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri
13 Dicembre 1995, n. DSTN/2/22806 Disposizioni attuative e integrative in materia di dighe,
pubblicata sulla G.U. 7 marzo 1996, n. 56, fu fatto obbligo ai concessionari di opere di sbarramento,
dighe di ritenuta o traverse che superino i 15 metri di altezza o che determinino un volume dinvaso
superiore ad 1.000.000 m
3
, di redigere gli studi sugli effetti delle piene artificiali connesse alle manovre
sugli organi di scarico e gli studi teorici tendenti ad individuare il profilo dellonda di piena e le aree
soggette ad allagamento in conseguenza di ipotetico collasso della struttura, in conformit alle specifiche
tecniche elaborate dal G.N.D.C.I. In particolare, tali norme tecniche impongono, per le dighe murarie, di
assumere la condizione di rottura pi gravosa in relazione alla generazione dellonda di piena,
corrispondente al caso di crollo totale e istantaneo; salvo che la tipologia sia tale da richiedere la verifica
di stabilit per ogni singolo elemento strutturale costituente lopera. In tal caso il crollo pu essere
ragionevolmente ipotizzato parziale, interessante cio i soli elementi strutturali di maggiore altezza, in
ogni caso in numero tale da fornire un rapporto tra le aree della sezione di breccia e quella dellintera diga
non minore di 1/3.
In effetti, con riferimento alle dighe murarie a gravit ordinaria in calcestruzzo, partendo dalla
considerazione che la stabilit di queste dighe verificata per ogni singolo elemento strutturale
costituente lopera, il Comitato Italiano Grandi Dighe suggerisce che il crollo si possa considerare
parziale e possa interessare solo alcuni degli elementi di maggiore altezza. Lo stesso si dica in merito alle
dighe murarie a speroni e vani interni, il cui comportamento analogo a quello delle dighe murarie a
gravit ordinaria in calcestruzzo. Infine, con riferimento alle dighe murarie a volta o solette sostenute da
contrafforti, in via cautelativa, si suggerisce di assumere il crollo istantaneo e totale, in quanto la rottura
di un elemento pu provocare il collasso di un consistente numero di elementi adiacenti. Si noti che,
tuttavia, in due casi storici particolarmente noti, quello appunto del Gleno e quello di Vega de Tera,
rispettivamente solo 8 su 25 e 17 dei 28 elementi furono distrutti. In definitiva, dalle considerazioni
esposte si evince che nello studio di sicurezza idraulica di uno sbarramento si pu porre concretamente il
problema di stimare l'idrogramma conseguente al collasso parziale dello stesso.
Nel caso di rimozione completa dello sbarramento, qualora si possano ritenere bene approssimate le
ipotesi alla base della classica soluzione di Ritter, o delle sue estensioni a sezioni diverse dalla
rettangolare, una buona stima della portata al colmo pu essere ricavata da tale equazione (Ritter, 1892).
Poich tuttavia in questa ipotesi il volume disponibile a monte della diga risulta infinito, la piena uscente
sostanzialmente costituita da un gradino a portata costante. Nelle situazioni reali, essendo il volume
invasato finito, l'onda che si genera tende ad esaurirsi in relazione al rapido svuotamento del serbatoio. In
effetti, oltre che del volume complessivo disponibile, il processo di svuotamento risente fortemente della
propagazione delle onde negative provenienti dalla breccia e riflesse dai bordi del bacino. Qualora poi la



Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
3
breccia aperta sia solo parziale, il campo di moto attorno alla stessa sfugge alla semplice descrizione
monodimensionale alla base della soluzione di Ritter. In questo caso si sviluppa nell'intorno della breccia
una zona di chiamata a simmetria approssimativamente semiellittica e conseguentemente la stima della
portata al colmo derivante dalla formula di Ritter applicata alla breccia pu risultare non cautelativa.
Affrontando per la prima volta il problema della caratterizzazione idraulica dell'evento conseguente al
crollo dello sbarramento del Gleno, si sono evidenziati gli aspetti sopra accennati e, nel tentativo di
pervenire ad un approccio speditivo applicabile anche ad altri casi, si formulato un primo criterio per la
stima dell'idrogramma conseguente allo svuotamento di un invaso nel quale sia istantaneamente aperta
una breccia parziale. Il criterio formulato riconduce l'idrogramma da determinare a quello che si pu
desumere mediante soluzione numerica delle equazioni di de Saint Venant per il caso di svuotamento di
un invaso di geometria prismatica e fornisce risultati che sono stati ritenuti soddisfacenti nel caso in cui il
bacino presenti una conformazione geometrica complessiva riconducibile a quella assunta a base della
schematizzazione.
2 LA METODOLOGIA NUMERICA UTILIZZATA
In presenza di un crollo parziale dello sbarramento che limita l'invaso, la zona di chiamata circostante
la breccia intrinsecamente tridimensionale, approssimabile a bidimensionale se si trascurano le
componenti verticali di velocit e accelerazione della corrente rispetto alle componenti nelle altre due
direzioni; il che appare normalmente lecito e ragionevole. La schematizzazione monodimensionale
conforme allo soluzione di Ritter appare quindi non del tutto adeguata e, come vedremo, tende a
sottostimare l'entit del picco dell'onda. Nell'ipotesi di conoscere l'evoluzione temporale della breccia, che
l'evidenza sperimentale suggerisce di considere praticamente istantanea, il livello iniziale e la batimetria
del serbatoio, l'onda di piena conseguente al collasso parziale pu ricavarsi mediante risoluzione delle
equazioni delle acque basse bidimensionali. Tali equazioni, scritte in forma conservativa vettoriale
assumono la forma:
S F E U = + +
y x t
, (1)
dove
,
2
1
,
2
1
,
2 2
2 2
|
|
|
|
.
|

\
|
+
=
|
|
|
|
.
|

\
|
+ =
|
|
|
.
|

\
|
=
gh h v
uvh
vh
uvh
gh h u
uh
vh
uh
h
F E U (2a)

3 / 4
2 2 2
3 / 4
2 2 2
0
0
, ,
) (
) (
0
h
v u v n
S
h
v u u n
S
S S gh
S S gh
fy fx
fy y
fx x
+
=
+
=
|
|
|
.
|

\
|

= S . (2b)

Nelle equazioni precedenti x, y e t indicano le coordinate spaziali in un sistema di riferimento
ortogonale in un piano orizzontale e il tempo; inoltre h, u, v, g, S
0
, S
f
rappresentano rispettivamente il
tirante, le componenti della velocit in direzione x e y, laccelerazione di gravit, le pendenze del fondo e
le cadenti del carico totale calcolate secondo la formulazione di Chezy. Infine n indica lindice di
scabrezza di Manning. Per lintegrazione delle (1) stato sviluppato un apposito codice di calcolo basato
sullo schema a differenze finite di MacCormack gi utilizzato con successo da molti Autori in casi sia
mono che bidimensionali (Fennema & Chaudhry, 1986; Aureli et al. 2000, 2001). Come noto, tale
schema esplicito, shock-capturing, accurato al secondo ordine nelle coordinate spaziali e nel tempo ed
basato su una struttura a due passi di tipo predictor-corrector. Discretizzando dunque il dominio spaziale



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tramite una griglia di passo costante x e y lungo gli assi coordinati e il tempo tramite una sequenza di
istanti di calcolo con passo t, i due passi predictor e corrector dello schema sono definiti dalle equazioni
(3)
k
j i
k
j i y y
k
j i x x
k
j i
p
j i
t
, , , , ,
S F E U U + =

(4) ,
, , , , ,
p
j i
p
j i y y
p
j i x x
k
j i
c
j i
tS F E U U + =
+ +

dove p e c indicano i valori ottenuti al passo predictor e corrector, i pedici i, j e lapice k denotano le
grandezze calcolate nel nodo di coordinate ix e jy allistante kt, mentre
+
e
-
indicano differenze
finite forward e backward nelle direzioni spaziali indicate dai rispettivi pedici; infine
x
=t/x,
y
=t/y.
I valori del vettore U al passo temporale k+1 sono ottenuti attraverso la relazione:

k
y
k
x
c
j i
p
j i
k
j i
U D U D U U U + + + =
+
) (
2
1
, ,
1
,
. (5)
Nella (5) D
x
U
k
e D
y
U
k
rappresentano le componenti lungo gli assi x e y delloperatore di viscosit
artificiale, il cui scopo quello di attenuare le oscillazioni spurie, caratteristiche degli schemi centrati
accurati al secondo ordine, in corrispondenza degli shock e in prossimit dei passaggi per lo stato critico e
per evitare linsorgenza di discontinuit non fisiche. Per tale operatore si fatto riferimento alla
formulazione proposta inizialmente da Jameson (1982) e gi utilizzata nei lavori sopra citati in
abbinamento allo schema di MacCormack. Il termine dissipativo in direzione x stato implementato
utilizzando lespressione:
) ( ) (
, 1 , , , 1
, 2 / 1 , 2 / 1
j i j i x j i j i x x
j i j i
+
=
+
U U U U U D (6)
essendo
x
un parametro definito da una forma normalizzata della derivata seconda della quantit
=z
0
+h, dove z
0
la quota del fondo dei punti coinvolti dal calcolo, riferita alla quota minima tra (z
0
)
i,j
,
(z
0
)
i+1,j
e (z
0
)
i-1,j
:
) , max(
, 1 , , 2 / 1 j i j i j i
x x x
+ +
= , dove
j i j i j i
j i j i j i
x
j i
, 1 , , 1
, 1 , , 1
2
2
,
+
+
+ +
+
= . (7)

In base alla eq. (7) leffetto del termine di viscosit artificiale risulta maggiore in corrispondenza delle
curvature pi elevate della superficie libera (che si verificano nellintorno delle discontinuit) mentre si
riduce nelle regioni dove le variabili del moto presentano un andamento regolare. Il parametro nella eq.
(7), che modula il peso del termine di dissipazione numerica, stato assunto pari a 0.3. Unespressione
del tutto analoga alla eq. (7) stata utilizzata per il termine D
y
U. Le modalit forward o backward con cui
vengono eseguite le differenze finite nei due passi predictor-corrector (3)-(4) sono state alternate ad ogni
passo temporale in modo da limitare eventuali effetti di polarizzazione dello schema (Chaudhry, 1993).
Lo schema di MacCormack risulta stabile solo se viene soddisfatta la condizione di Courant-Friedrichs-
Lewy, che, fissata lampiezza dei passi di discretizzazione spaziale, vincola lampiezza del passo di
discretizzazione temporale t:

|
.
|

\
|
+ + +


2 2
max y x c x v y u
y x Cr
t , (8)
dove Cr (0<Cr1) e c indicano il numero di Courant e la celerit di propagazione delle perturbazioni.
Nelle simulazioni numeriche stato adottato un passo temporale variabile imponendo Cr0.98.
Le equazioni (3)-(4) vengono applicate nei nodi di griglia bagnati (in cui cio il tirante idrico non
nullo) o adiacenti ad almeno un nodo bagnato in direzione x o y. In proposito, si deve precisare che, da
un punto di vista numerico, il generico nodo considerato bagnato se il tirante idrico ottenuto dal calcolo



Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
5
risulta superiore ad un valore di soglia h

da scegliersi sulla base della scala caratteristica del fenomeno da


studiare, ma sufficientemente piccolo da limitare gli errori di conservazione dei volumi che si generano
nelle fasi di asciugamento/bagnamento sulla frontiera del dominio di calcolo.
Per lo studio della problematica di interesse, consistente nella determinazione dellidrogramma
generato dal crollo di uno sbarramento in corrispondenza della breccia, devono essere considerati due
ulteriori tipi di condizione al contorno, relativi rispettivamente ai contorni solidi del dominio e ai nodi a
valle della breccia stessa, in modo da limitare la dimensione del dominio di calcolo. Nel primo caso
stata adottata una condizione di tipo free-sleep; la sua implementazione stata ottenuta introducendo nodi
fittizi allinterno delle pareti solide e attribuendo a tali nodi i valori del tirante e delle componenti di
velocit ottenuti dal calcolo nel nodo adiacente allinterno del dominio, con lavvertenza di invertire il
segno della componente di velocit normale alla parete.
Nel secondo caso la condizione al contorno resa necessaria dalla natura centrata del metodo. Tenuto
conto del carattere supercritico della corrente a valle della breccia, stata implementata una condizione di
tipo far-field, consistente nellimporre gradienti nulli delle variabili h, uh, vh.
Il codice di calcolo stato validato simulando numerosi casi test, comprendenti sia quelli rappresentati
dalle classiche soluzioni di Ritter e Stoker particolarmente significative per caratterizzare gli aspetti
essenziali del fenomeno di dam-break sia altri, pi severi, proposti recentemente nella letteratura di
settore perlopi con la finalit di verificare le propriet shock-capturing degli schemi numerici (e.g. Liska
& Wendroff, 1999; Vzquez-Cendn, 1999; Alcrudo & Benkhaldoun, 2001) .
Il confronto fra le soluzioni numeriche e quelle teoriche disponibili per i casi simulati ha avuto esiti
complessivamente soddisfacenti, dimostrando la robustezza e laffidabilit del codice di calcolo. A titolo
di esempio, si riportano nel seguito i risultati ottenuti nella simulazione del caso di Stoker e di quello del
passaggio di una corrente permenente su una soglia di fondo (e.g. Vzquez-Cendn, 1999). Il primo caso
si riferisce allonda conseguente alla rimozione istantanea di uno sbarramento in un alveo prismatico con
sezione rettangolare e fondo orizzontale, di lunghezza infinita, in assenza di resistenze e in presenza di un
tirante idrico iniziale non nullo a valle dello sbarramento; in queste condizioni si genera unonda di shock
che si propaga a valle della breccia, con altezza h
s
dipendente dal rapporto fra i tiranti iniziali a monte (h
1
)
e a valle (h
0
) dello sbarramento. Il codice si dimostrato in grado di cogliere correttamente lo shock per
tutti i valori h
0
/h
1
considerati (compresi tra 0.01 e 0.9), pur in presenza di qualche residua oscillazione
spuria (di entit comunque modesta) in corrispondenza della discontinuit. Lesito positivo ottenuto nella
simulazione del caso di Stoker confermato dal diagramma di figura 1a, in cui sono riportate in funzione
del rapporto h
0
/h
1
le altezze dellonda di shock (adimensionalizzate rispetto al tirante h
1
) ottenute dalle
simulazioni accanto a quelle teoriche.
Il secondo caso test si riferisce ad una corrente permanente con portata Q=0.18 m
3
/s che fluisce in
assenza di resistenze in un alveo prismatico di sezione rettangolare, larghezza pari a 1 m e lunghezza pari
a 20 m nel quale posta una soglia simmetricamente rispetto alla sezione centrale del canale (identificata
dallascissa x=0); il profilo della soglia rispetto al fondo del canale descritto dallequazione z
0
(x)=0.2-
0.05x
2
per 2mx2m. Le caratteristiche energetiche della corrente sono tali da indurre il passaggio per lo
stato critico in corrispondenza della sommit della soglia; a valle si determina uno stato di corrente veloce
seguito da un risalto. Nel diagramma di figura 1b le soluzioni numeriche relative al profilo della quota del
pelo libero z e a quello della portata sono confrontate con i corrispondenti valori teorici. Come si vede,
laccordo complessivamente assai buono; laltezza e la posizione del risalto e la costanza della portata
lungo il canale sono riprodotti in modo soddisfacente se si escludono alcune oscillazioni spurie
(apprezzabili soprattutto nel diagramma della portata) che comunque sono concentrate in pochi nodi
vicini al risalto.
3 L'ONDA DI PIENA CONSEGUENTE AL CROLLO DELLO SBARRAMENTO DEL GLENO
Come anticipato, il presente lavoro trae spunto dalla ricostruzione numerica dellonda generata dal
crollo dello sbarramento del Gleno. Questa operazione appare di un certo interesse storico-scientifico
perch, a conoscenza degli scriventi, nonostante la straordinaria rilevanza nel contesto italiano di questo
drammatico evento, gli studi storici e tecnici precedenti (e.g. Danusso & Ganassini, 1923; Baroni et al.,



B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 6
1924; De Martini, 1924 e 1954; Pedersoli, 1998; Morandi, 2003; Maugliani, 2004) si sono
prevalentemente concentrati sugli aspetti strutturali del crollo, senza tentare una ricostruzione quantitativa
del fenomeno idraulico. Alla luce delle sempre pi stringenti problematiche di sicurezza del territorio la
caratterizzazione idraulica di questo evento pu fornire un importante termine di paragone. Lo studio ha
inoltre fornito lo spunto per la proposta di un metodo semplificato per la determinazione degli
idrogrammi conseguenti a crolli similari. Mentre in questa nota si propone la ricostruzione
dell'idrogramma alla sezione dello sbarramento, in uno studio successivo verranno presentati i risultati
della modellazione del processo di propagazione dell'onda di piena nei 20 km di alveo a valle dello
sbarramento.
Una accurata descrizione della tipologia di sbarramento e delle sue vicende costruttive stata
presentata recentemente nel lavoro di Maugliani (2004) mentri in altri lavori citati sono presenti ulteriori
particolari di vario interesse. E' qua importante ricordare che linvaso della diga del Gleno si riemp per la
prima volta completamente fino alla quota massima, fissata in sede di progetto a 1548 m.s.m, il 22 ottobre
1923 (figura 2).
Lopera principale era costituita dalla diga ad archi multipli, con una struttura massiccia a chiudere la
forra dincisione. Tale struttura di chiusura era costituita da un tombone largo da 3 a 4 metri, dellaltezza
di circa 10 m, chiuso a monte da un arco di calcestruzzo a generatrici verticali e destinato a servire per lo
scarico di fondo. La diga raccoglieva le acque dei torrenti Povo e Nembo e dei loro affluenti per un
bacino imbrifero di estensione pari a circa 8 km
2
. Lo sbarramento, lungo 260 m, delimitava un invaso la
cui capacit massima fu stimata, in sede di progetto, approssimativamente pari a 510
6
m
3
. La diga era
costituita di due tratti rettilinei laterali tangenti ad una parte centrale ad arco. Larco centrale, racchiuso
tra due pile-spalle di spessore incrementato rispetto ai normali speroni, aveva un raggio di 93.50 m ed uno
sviluppo di 72 m. La parte rettilinea in destra si sviluppava per una lunghezza di 96 m in aggiunta ai 4 m
della pila-spalla, mentre la parte rettilinea in sinistra si sviluppava per 32 m, in aggiunta ai 4 m della pila-
spalla e ai 12 m di spalla sul fianco della montagna. Il numero delle volte era di 25, con unequidistanza
tra gli assi, escluse quelle adiacenti alle pile-spalle, di 8 m circa. Alle 7:15 di Sabato 1 Dicembre 1923 la
diga del Gleno si squarci. Lavvenimento tragico si comp in pochi minuti, come possibile ricavare
dalla deposizione processuale dellunico testimone dellevento, il guardiano della diga Francesco
Morzenti. L'enorme massa dacqua si rovesci a valle distruggendo tutto quanto trov lungo il suo
percorso e causando circa quattrocento vittime. Dopo il crollo, lo sbarramento, come ancor oggi
rilevabile, appare aperto per uno sviluppo di circa 80 m, con asportazione di tutta la parte curva, con
eccezione della pila spalla destra e della pila 13 immediatamente adiacente.
La determinazione dellidrogramma in corrispondenza della breccia formatasi nello sbarramento ha
necessitato come prima operazione della ricostruzione della topografia dellinvaso cos come era al
momento del crollo. Tale ricostruzione stata effettuata digitalizzando le curve di livello dalla Carta
Tecnica Regionale in scala 1:10000. Le quote cos ottenute sono state analizzate criticamente per
eliminare alcune importanti incongruenze evidenziatesi e per tenere in debito conto il contributo del
trasporto solido nell'interrimento della conca a monte dell'attuale traversa. E stata prodotta in questo
modo una griglia regolare relativa alla batimetria dell'invaso con passo costante di 4 metri (si veda figura
3). La simulazione numerica stata condotta ipotizzando una rottura istantanea di tutto il tratto di
sbarramento crollato, di lunghezza 80 m. Nei calcoli si assunto un valore di soglia h

per il tirante pari a


0.1 m. Landamento della portata sulla breccia, visualizzato nella figura 4, presenta due picchi; il primo
dopo circa otto secondi con valore di 21562 m
3
/s, il secondo dopo sessanta secondi con valore di poco
inferiore al precedente. Tali picchi sono seguiti da una brusca fase calante, interrotta da altri due massimi,
molto ravvicinati tra loro, che si collocano, rispettivamente, il primo dopo due minuti e mezzo
dallapertura della breccia e il secondo dopo poco pi di tre minuti. Anche in questo caso il valore assunto
dalla portata molto simile nei due casi e corrisponde a 11000 m
3
/s. La simulazione mostra un ottimo
comportamento per ci che riguarda la conservazione della massa, il cui errore complessivo contenuto
entro lo 0.89%. Pu essere interessante osservare che il valore fornito dalla formula di Ritter per una
breccia di uguale larghezza pari a:
s m b h gh b h c Q
3
0 0 0 0
17319
27
8
27
8
= = (9)



Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
7
essendo:
h
0
: tirante idrico sulla breccia = 37.9 m;
b: larghezza della breccia = 80 m.
Come si vede, il valore massimo calcolato numericamente risulta superiore a quello fornito dalla
precedente relazione di oltre il 20% e ci pu essere spiegato dal fatto che il picco influenzato dalla
particolare forma del dominio in prossimit della breccia e dal fatto che la breccia determinatasi nello
sbarramento parziale. Rappresentando graficamente i risultati delle elaborazioni, infatti, si pu notare
che attorno alla breccia si determina una sezione di chiamata di forma allincirca semiellittica alla quale
corrisponde un sensibile aumento delle portate effettivamente effluenti (figura 5a). Tali considerazioni
vengono confermate dalla visualizzazione della mappa di velocit al medesimo istante (figura 5b), in cui
evidente il fenomeno di richiamo indotto dalla parzialit della breccia.
La presenza del secondo picco trova anch'essa spiegazione nella forma del dominio ed in particolare
nellincremento della zona di depressione che si verifica quando il fronte negativo ascendente giunge in
corrispondenza di espansioni della sezione trasversale dell'invaso.
I risultati della simulazione numerica condotta mostrano che dopo quindici minuti la portata uscente
dal bacino si ridotta ad un valore inferiore ai 250 m
3
/s e che la massa ancora presente nel bacino di
soli 60000 m
3
. Tali dati sono in ottimo accordo con la testimonianza processuale del guardiano della diga,
secondo la quale l'intero bacino si era interamente svuotato in circa 12-15 minuti.
4 METODOLOGIA SPEDITIVA PER IL CALCOLO DELL'IDROGRAMMA DI PIENA
L'idrogramma calcolato per il caso storico del Gleno porta alle seguenti considerazioni. In primo
luogo, la presenza di una breccia parziale induce un effetto complessivo di chiamata nell'intorno a monte
dello sbocco, con un aumento della portata al colmo rispetto a quanto potrebbe evincersi dalla formula di
Ritter applicata considerando, quale dimensione trasversale, l'ampiezza della breccia. In secondo luogo,
poich in realt il processo di svuotamento si svolge mediante una successione continua di onde di
depressione dirette e riflesse dal contorno, la portata inizia nettamente a decrescere non appena si risente
dell'onda riflessa dall'estremit di monte del serbatoio. Infine, la presenza di un secondo picco accentuato
della portata in successione al primo da ricondursi all'andamento plani-volumetrico dell'invaso, che
presenta, nella zona a monte, un evidentente allargamento rispetto alla zona posta frontalmente allo
sbarramento.
Alla luce di queste osservazioni pu essere interessante considerare quanto accade nel caso di un
serbatoio prismatico, a sezione rettangolare, laddove si supponga che la breccia occupi solo una parte b
della dimensione trasversale complessiva B dell'invaso, ed essendo L la sua lunghezza. Tale tipologia di
collasso stata simulata con una profondit h pari a 30 m, adottando diversi valori del rapporto b/B e B/L,
con volumi invasati variabili tra 68000 e 23224000 m
3
. Gli idrogrammi ricostruiti in corrispondenza della
breccia, assumono un andamento caratteristico, le cui particolarit sono rappresentate dalla presenza di un
tratto a portata costante seguito da un ramo di esaurimento. In realt, lidrogramma ha levoluzione
descritta precedentemente solo nel caso di breccia totale, mentre se ne discosta localmente al diminuire
del valore del rapporto b/B, conservando mediamente l'andamento indicato. Al decrescere della larghezza
della breccia, in particolare, si pu rilevare, invece del tratto costante, un andamento fluttuante della
portata, con unalternanza di minimi e massimi legati ai fenomeni di oscillazione della superficie libera
che la bidimensionalit dei casi considerati e la riflessione delle perturbazioni contro le pareti laterali
inducono nellintorno della breccia. Queste oscillazioni, o nel caso di breccia totale il tratto a portata
costante, hanno termine quando, in corrispondenza della breccia, si presenta la perturbazione negativa che
ha origine nellistante del collasso e che viene riflessa a monte nella sezione terminale dellinvaso. Da
questo istante ha inizio un ramo di esaurimento che ha unevoluzione molto regolare nel caso si verifichi
un collasso totale, mentre risulta pi irregolare al diminuire del rapporto b/B. In questo caso il ramo di
esaurimento presenta un andamento a gradini di ampiezza via via decrescente giustificato dal fatto che,
mentre nel caso di breccia totale vi ununica riflessione della perturbazione negativa generata
nellistante del collasso, nel caso di crollo parziale dello sbarramento, quando il fronte negativo giunge in
corrispondenza della breccia esso viene nuovamente riflesso dagli elementi strutturali non coinvolti dal



B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 8
crollo; questo fenomeno tanto pi rilevante quanto minore il rapporto b/B.
Le osservazioni precedenti mostrano che la forma dellidrogramma pu essere sinteticamente descritta
attraverso tre elementi: il valore di portata caratteristico del transitorio iniziale, Q
0
(colmo); il tempo in cui
tale tratto ha il proprio termine e la forma del ramo di esaurimento.
L'analisi degli idrogrammi calcolati mostra che, qualora si adimensionalizzi la portata caratteristica
del transitorio iniziale Q
0
con il corrispondente valore teorico di Ritter, Q
0
/ Q
R
=, la stessa si mostra
funzione monotona decrescente del rapporto b/B, come mostrato in figura 6a.
La stima del tempo t
0
che intercorre tra il collasso dello sbarramento e linizio del ramo di
esaurimento pu essere eseguita tramite alcune considerazioni sulla dinamica dei fenomeni che si hanno
successivamente al crollo. Come precedentemente indicato, tale tempo corrisponde a quello che il fronte
negativo impiega per giungere a monte, nella sezione terminale del serbatoio, e ritornare alla breccia.
Conseguentemente, possibile proporre una espressione adimensionale per il tempo t
0
nella forma:

1
27
8
1
1
0
+
+ =
B
b
L
gh t
(10)
Il confronto tra i valori ottenuti numericamente dall'analisi dei risultati delle simulazioni e quelli
ricavabili dallapplicazione della relazione precedente ottimo (si veda figura 6b). Infine, la forma del
ramo di esaurimento stata approssimata con quella che si otterrebbe considerando lo svuotamento
statico del bacino nel caso di efflusso a stramazzo:

( )
3
0
0
0
0
2
1
) (
(

+
=
t t
W
Q
Q
t Q (11)
dove Q
0
e W
0
indicano la portata al colmo e il volume invasato al tempo t
0
.
Nel diagramma di figura 7 gli idrogrammi ottenuti dalle simulazioni numeriche per alcuni valori del
rapporto b/B sono confrontati con quelli derivanti dallapplicazione del criterio sopra illustrato; come si
vede, laccordo complessivamente soddisfacente.
Si quindi ritenuto di verificare se fosse possibile adattare il procedimento speditivo accennato a
situazioni reali caratterizzate da una curva di invaso approssimativamente lineare e da una forma
planimetrica sufficientemente regolare. A tal fine, individuato il caso di interesse, si deve procedere ad
una preliminare approssimazione dellinvaso con un serbatoio prismatico di sezione rettangolare, per
stimare i parametri L e B necessari per il calcolo del fattore di amplificazione della portata al colmo e del
tempo di inizio del ramo di esaurimento. Si dapprima considerato il caso del Gleno, laddove l'invaso,
ricavato in una conca, si presenta planimetricamente leggermente svasato verso monte con sezione
trasversale approssimabile a rettangolare. Considerato che, fissata la larghezza b della breccia, la
larghezza B in primo luogo responsabile del fattore di amplificazione della portata, si ritenuto
opportuno valutarla quale larghezza equivalente rappresentativa della conformazione dell'invaso nella
zona a monte dello sbarramento. La lunghezza L rappresenta invece lo sviluppo longitudinale, lungo
l'asse della valle, dell'invaso a partire dalla sezione della breccia. L'altezza h quella del tirante idrico in
corrispondenza della breccia ipotizzata. In figura 8 si confrontano l'idrogramma calcolato numericamente
con quelli ottenuti dalla metodologia descritta in corrispondenza di due diverse schematizzazioni
dell'invaso.
Il risultato ottenuto appare soddisfacente. In particolare, viene rappresentato adeguatamente il primo
tratto dellidrogramma, mentre, ovviamente, non possibile rappresentare i picchi secondari, legati alla
forma dellinvaso, dal momento che la metodologia formulata non consente di tenere conto di questi
aspetti. Si deve comunque considerare che, come appurato nella fase di propagazione dell'onda di piena
(Pilotti et al., 2006), queste fluttuazioni vengono rapidamente riassorbite all'interno del corpo dell'onda.
Buono infine l'adattamento al ramo di esaurimento, considerato che la metodologia prospettata rispetta
il volume invasato all'interno del serbatoio.
Quale ulteriore esempio di applicazione si considerato il caso di collasso di due ipotetici serbatoi



Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
9
posti in tipiche vallate dell'arco alpino. Il primo a sbarrare la Valle Adam, nell'ambito del gruppo
dell'Adamello, all'interno dell'importante comprensorio idroelettrico del Poglia. Il secondo, a sbarrare una
valle trasversale dell'alto corso del Brembo. Per entrambi questi due ipotetici invasi la batimetria stata
ricostruita a partire da un modello di elevazione del terreno a passo 10 m, ipotizzando una larghezza della
breccia circa pari ad 1/3 della lunghezza di coronamento.
I dati caratteristici degli invasi sono riportati, insieme a quelli del Gleno, nella tabella 1 mentre
l'andamento delle curve di invaso mostrato in forma adimensionale nel diagramma di figura 9.

Caso di studio
A
[km
2
]
Y
[m]
L
1

[m]
L
2

[m]
W
max

[m
3
]
b
[m]
B
[m]
Q
R

[m
3
/s]

Valle Adam 0.29 29.1 283 1217 4717411 85 211 - 283 12350 1.2-1.26
Valle Brembana 0.40 101. 6 393 1375 18990931 149 211 - 346 141366 1.07-1.19
Gleno 0.23 37.9 260 736 4617330 80 187 - 255 17319 1.19-1.25
Tabella 1. Dati caratteristici degli invasi considerati (A=area bacino idrografico sotteso; Y=livello di massimo
invaso; L
1
= Lunghezza coronamento; L
2
=Lunghezza invaso;W
max
=volume al massimo invaso).
Nella tabella sono riportati i valori estremi della larghezza equivalente B che parso lecito ipotizzare
sulla base dei criteri precedentemente indicati. In corrispondenza a tali valori dei parametri nelle figure 10
e 11 si mostrano gli idrogrammi speditivi, sovrapposti ai corrispondenti idrogrammi calcolati mediante
soluzione del sistema (1). Come dato osservare, l'approssimazione ottenuta appare operativamente del
tutto soddisfacente nei primi due casi e in misura minore nel terzo. Si osserva che tale situazione trova
riscontro in una minore aderenza della batimetria di quest'ultimo caso rispetto alla schematizzazione
geometrica adottata, come anche evidenziato dal maggiore scostamento rispetto ad un andamento lineare
della curva dei volumi.
CONCLUSIONI
La presente ricerca ha tratto spunto dal tentativo di ricostruzione dellonda di piena associata al
tragico evento di rottura della diga del Gleno verificatosi il giorno 1-12-1923. La piena, prodotta dal
collasso di circa un terzo degli speroni che reggevano le volte centrali dello sbarramento, ha causato la
devastazione dellintera Valle di Scalve e provocato quasi 400 morti. Nonostante la sua rilevanza, e
sebbene sia stata prodotta una discreta mole di studi inerenti alla storia dellevento e alle problematiche
geotecnico-strutturali, per quanto a conoscenza di chi scrive, mancava finora un tentativo di ricostruzione
del fenomeno idraulico. Il presente studio cerca di colmare parzialmente questa carenza presentando un
tentativo di ricostruzione di quellonda di crollo.
Al fine di ricostruire l'andamento dell'onda di piena conseguente al collasso e l'evoluzione temporale
del processo di svuotamento dell'invaso si optato per la messa a punto di un idoneo modello di tipo
bidimensionale. Il modello implementato stato verificato su una serie di casi teorici e numerici di
riferimento, consentendone una eccellente ricostruzione. Il codice stato quindi utilizzato per la
valutazione dellidrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno. L'idrogramma mostra alcune
interessanti caratteristiche, fra le quali spiccano le seguenti (v. figura 4): la portata massima effluente
superiore a quella calcolabile con la formula di Ritter per il crollo di uno sbarramento di larghezza pari a
quella della breccia e la presenza nellonda di svuotamento di picchi successivi intervallati da rami di
esaurimento. Che la portata massima uscente sia maggiore rispetto a quella teorica di Ritter, come
verificato nella simulazione, connesso alla geometria orientativamente semiellittica della zona di
chiamata intorno alla breccia. Tale circostanza induce un incremento di portata da tenere opportunamente
in conto nella valutazione speditiva di onde di progetto finalizzate alla predisposizione di mappe di
rischio e piani di emergenza a valle delle dighe. Le altre caratteristiche della morfologia dellonda,
invece, sono da connettere alle modalit con cui si sviluppa il fenomeno; in particolare esse sono
conseguenti alla propagazione-riflessione tra la breccia e le pareti di contorno delle onde negative di
svuotamento dellinvaso.
Questi comportamenti hanno suggerito lidea di ricercare una metodologia semplificata di
ricostruzione di onde di crollo, almeno per invasi a geometria non troppo complessa. Si sono perci



B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 10
dapprima studiate le onde conseguenti alla formazione di brecce di dimensione progressivamente
crescente, fino al crollo totale, in invasi con la forma di parallelepipedi rettangoli. Si cos potuto
constatare che, per queste tipologie di invaso, la piena ha una forma tipica (cfr. figura 7) caratterizzata da
un massimo, Q
0
, di valore Q
0
= Q
R
ove Q
R
la portata calcolabile con la formula di Ritter, nella quale la
larghezza posta pari allapertura della breccia, mentre un coefficiente numerico, maggiore di uno,
che dipende solo dal rapporto b/B tra la larghezza della breccia, b, e quella complessiva dello
sbarramento, B (cfr. figura 6a). Il valore di portata massima Q
0
, salvo oscillazioni dovute a propagazioni
secondarie, si mantiene praticamente costante tra listante iniziale e un istante t
0
, sostanzialmente pari al
tempo necessario affinch londa negativa di svuotamento raggiunga il punto di massima distanza dalla
breccia per poi tornare alla breccia stessa. Tale tempo quindi stimabile mediante l'eq. (10). Come si
vede dalla figura 6b, i valori stimati con la relazione precedente sono in sostanziale accordo con quelli
dedotti dalle ricostruzioni numeriche delle onde di crollo dei casi esaminati. Lesaurimento della piena,
infine, stato assimilato allo svuotamento con legge a stramazzo di un serbatoio di volume pari a quello
invasato nella diga alla fine del primo tratto orizzontale dellidrogramma. Anche questa legge di
esaurimento, espressa dalleq. (11), ha mostrato un ottimo accordo con le ricostruzioni numeriche.
Determinata quindi una metodologia semplificata per la stima delle onde conseguenti a crolli di
sbarramenti delimitanti invasi a geometria parallelepipeda, si provato ad applicare le ricostruzioni da
essa ottenibili a serbatoi ipotetici localizzati in alcune vallate alpine. Le ricostruzioni numeriche effettuate
hanno mostrato che quanto pi la geometria delle curve di invaso si avvicina a una retta, cio alla curva
associata a un serbatoio parallelepipedo, tanto migliore ladattamento della piena derivante dalla
metodologia semplificata a quella simulata. Tuttavia, anche quando la curva di invaso abbastanza
lontana dallandamento lineare, londa semplificata appare ancora soddisfacente. Ci mostra la
sostanziale validit del metodo proposto; restano comunque da migliorare gli aspetti inerenti alla
schematizzazione della geometria, rimuovendo le limitazioni che conseguono all'adozione di un invaso
prismatico rettangolare a pendenza longitudinale nulla.
BIBLIOGRAFIA
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G. S. Pedersoli, Guida alla diga del Gleno, Edizioni Toroselle: Bergamo (1998).
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channel with irregular geometry, Journal of Computational Physics (1999), 148, pp. 497526.



Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
11
0.01 0.1 1
0.02 0.05 0.2 0.5
h
0
/h
1
0
0.1
0.2
0.3
0.4
h
s
/
h
1
Teorico
Numerico

-3 -2 -1 0 1 2 3
x (m)
0
0.1
0.2
0.3
0.4
z
,

z
0

(
m
)
0.15
0.2
0.25
0.3
Q

(
m
3
/
s
)
Teorico
Numerico

(a) (b)
Figura 1. Confronto tra la soluzione di Stoker e la soluzione numerica per laltezza dello shock adimensionalizzata
(x/h
1
= 0.5), (a) e confronto tra soluzione teorica e risultati numerici in termini di tirante per una corrente stazionaria
sopra una soglia di fondo (x= 0.1 m), (b).


(a) (b)
Figura 2. La diga terminata nell'Ottobre del 1923 (a) e resti dello sbarramento dopo il disastro (b) (per gentile
concessione di Foto Giorgio, Vilminore di Scalve).

Figura 3. La batimetria ricostruita dell'invaso del Gleno.



B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 12
0 120 240 360 480 600 720 840 960
t (s)
0
5000
10000
15000
20000
25000
Q

(
m
3
/
s
)
0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
W
/
W
(
0
)
Q(t)
W(t)/W(0)



Figura 4. Idrogramma calcolato in corrispondenza della breccia e andamento temporale del volume rimasto
nellinvaso, con riferimento al volume iniziale.





0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
V [m/s]
(a) (b)
Figura 5. Visualizzazione della superficie idrica dopo 8 secondi, in corrispondenza del primo picco (a) e contestuale
mappa di velocit (modulo e direzione) (b).




Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
13
0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
b/B
1
1.1
1.2
1.3
1.4
Q
0
/
Q
R
Numerico

0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
b/B
1.7
1.75
1.8
1.85
1.9
1.95
2

g
h
.
t
0
/
L
Eq. (10)
Numerico

(a) (b)
Figura 6. Andamento della portata adimensionalizzata al variare del rapporto b/B (a) e confronto tra l'espressione
analitica ed i valori numerici per il parametro t
0
(b).



0
0.2
0.4
0.6
0.8
1
1.2
1.4
Q
/
Q
R
0 2 4 6 8 10 12
t/t
0
14
Numerico (b/B=1)
Speditivo (b/B=1)
Numerico (b/B=2/3)
Speditivo (b/B=2/3)
Numerico (b/B=1/3)
Speditivo (b/B=1/3)

Figura 7. Confronto tra idrogrammi numerici e idrogrammi speditivi nel caso dell'invaso prismatico mostrato
nell'inserto.



B. Bacchi, F. Oberto, M. Pilotti, M. Tomirotti 14

0 120 240 360 480 600 720 840 960
t (s)
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
20000
22000
Q

(
m
3
/
s
)
Numerico
Speditivo (b/B=0.313)
Speditivo (b/B=0.429)
Sbarramento

Figura 8. Confronto tra idrogramma numerico e idrogrammi speditivi ipotizzati nel caso del Gleno.

0
0.1
0.2
0.3
0.4
0.5
0.6
0.7
0.8
0.9
1
W
/
W
m
a
x
0 0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 0.8 0.9 1
h/h
max
Gleno
Adam
Brembo

Figura 9. Curve dei volumi di invaso normalizzate per i tre casi considerati.




Ricostruzione dell'idrogramma conseguente al collasso della diga del Gleno...
15


0 120 240 360 480 600 720 840 960
t (s)
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
16000
18000
Q

(
m
3
/
s
)
Numerico
Speditivo (b/B=0.300)
Speditivo (b/B=0.402)
Sbarramento

Figura 10. Confronto tra idrogramma numerico e idrogrammi speditivi ipotizzati nel caso della valle Adam.


0 60 120 180 240 300 360 420 480
t (s)
0
20000
40000
60000
80000
100000
120000
140000
160000
180000
Q

(
m
3
/
s
)
Numerico
Speditivo (b/B=0.430)
Speditivo (b/B=0.705)
Sbarramento

Figura 11. Confronto tra idrogramma numerico e idrogrammi speditivi ipotizzati nel caso del bacino dell'alto
Brembo.

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