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La pallina o lincubo di Nina Lisann Otter Carlo Rossi era un bravo scolaro.

O almeno, questa era lopinione che solamente lui aveva di s, mentre a detta degli insegnanti e del preside era un discolo indisciplinato. A Carlo bastava riuscire a cavarsela, durante gli scrutini di fine anno scolastico, con una limatina dei 6 e mezzo che serviva a rimpinguare i 5 scarsi, e finora ci era sempre riuscito. stato il professore di educazione fisica! disse qualcuno che si trovava nella fila centrale di banchi. Tutti si voltarono verso di lui, ancora atterriti per la minaccia fatta dal preside che aveva scoperto, quella stessa mattina, la sua scrivania e tutti i documenti appoggiati su di essa imbrattati da unenorme bluastra macchia dinchiostro. Ora, non si sa perch, il preside era venuto a cercare il suo colpevole nella II B e aveva minacciato tutti i ragazzi della classe di punirli esemplarmente con una settimana di pulizie dei bagni durante il doposcuola. Era stato Carlo Rossi, seduto al secondo banco dal fondo, a parlare. Il preside lo fiss con i suoi sinistri occhi grigio topo e gli chiese: E tu come fai a saperlo? In fondo era stato proprio lui la ragione che lo aveva spinto a rivolgersi alla II B per prima. Era di lui che sospettava, e il fatto che fosse stato proprio lui a lanciare un'accusa cos inverosimile accentuava i suoi sospetti. Carlo sent le guance che diventavano sempre pi rosse dallimbarazzo, ma nonostante ci gli rispose: Perch lho visto uscire dalla presidenza questa mattina prima che suonasse la campanella di inizio delle lezioni... E lei non cera ancora. aggiunse dopo una pausa intenzionale che enfatizzava questultima rivelazione. In verit non era sicuro che si trattasse del sadico prof. K, appellativo con cui il professore di ginnastica esigeva che tutti i suoi studenti lo chiamassero. Quel che aveva visto era un uomo girato di spalle, che richiudeva la porta dello studio del preside a chiave e si allontanava frettolosamente lungo il corridoio secondario che congiungeva gli uffici dell'amministrazione al corridoio centrale, lungo il quale erano ubicate tutte le aule del pianterreno. Era di statura mediamente alta, la qual cosa poteva far pensare a lui, ma anche a un paio di altri professori della scuola. Altro indizio rilevante ai fini delle indagini promosse dal preside avrebbe potuto essere lanomala andatura del misterioso imbrattatore di carte; zoppicava vistosamente a causa della gamba destra che ad ogni passo dondolava leggermente verso l'interno e sbilanciava l'intera fisionomia verso sinistra. Carlo stava raccontando questi fatti al preside, sprofondato nella soffice poltrona del suo ufficio. Il danno provocato dal vandalo era notevole, come ora poteva constatare lui stesso. La quantit di inchiostro versato doveva essere stata rilevante, poich non solo aveva tinto di blu il primo foglio di ogni plico di documenti, ma era filtrato anche fra le carte sottostanti, che ora il preside stava disperatamente cercando di salvare. Continua, continua Rossi gli disse il preside da dietro una ghirlanda di fogli bianco celeste che stava stendendo metodicamente a un filo precedentemente teso fra la libreria e la maniglia della finestra. Hai notato qualche altro particolare che potrebbe farci risalire allidentit del nostro uomo? gli chiese strizzando un foglio particolarmente intriso di inchiostro. Carlo riflett un istante; quindi chiuse gli occhi, cercando di ricomporre nella sua mente una visione dettagliata di quel che aveva visto... Luomo chiudeva la porta a chiave, la infilava nella tasca dei pantaloni e si allontanava voltando per per un frangente la testa, come se si sentisse osservato. Carlo non era riuscito a vederlo in volto, ma aveva notato una piccola cicatrice a forma di v sul lobo dell'orecchio sinistro. Ah! Interessante! Questindizio decisivo! esclam il preside gettando in aria dall'entusiasmo i fogli di carta che stava asciugando, in mancanza daltro, sulla fodera interna della propria giacca. 1 di 4

Ora non ci resta che scoprire chi, fra tutti i professori della scuola, alto un metro e ottanta o gi di l, ha unandatura irregolare e una cicatrice sullorecchio sinistro. Bravo Carlo! Ottimo lavoro! si compliment dandogli un bel pizzicotto sulla guancia. Allora esord quel grasso ometto, che doveva avere allincirca let di un dinosauro, mentre estraeva da dietro la libreria una lavagnetta posta su un cavalletto ..facciamo il punto della situazione: chi di quegli speculatori stipendiati da strapazzo corrisponde al primo punto della tua descrizione? e tracci una linea verticale per delineare una colonna sulla sinistra della lavagna, in cima alla quale scrisse 1.80 m. Poi si mise a percorrere la stanza su e gi per tutta la sua lunghezza con ampie per quanto possibile falcate. Carlo lo osservava incuriosito; non aveva mai visto il preside cos! Ogni tanto emetteva un verso o unesclamazione soffocata a met, che a Carlo ricordavano il lavorio e gli sbuffi delle ciminiere delle miniere di carbone che aveva visto in un documentario alla tv. Tutto dun tratto il preside si arrest nel bel mezzo di una falcata, si gir verso Carlo con sguardo rapito e gli si lanci contro!! Il ragazzo dallo spavento emise un grido e si gett a terra, coprendosi il capo con entrambe le braccia. Aspett in apnea per qualche secondo con le braccia strette strette intorno alla testa; poi, visto che non accadeva niente, lentamente scoperse la testa e con sua grande sorpresa vide il preside che riempiva la lavagna di segni bianchi mentre il corpo vibrava come se ballasse la tarantella e dalla sua bocca uscivano strani suoni. Il gesso! Ecco perch si era lanciato su Carlo! Il gesso era poggiato sulla scrivania proprio di fianco a lui! Il ragazzo sospir di sollievo e si riaccovacci sulla morbida poltrona del preside. Per la prima volta da quando si trovava in quellufficio i suoi pensieri corsero ai suoi compagni che in classe ora si stavano sorbendo la noiosissima spiegazione di storia, mentre lui era l su quella poltrona soffice come una coppa di panna montata, in quel tepore di ufficio riscaldato dinverno, con il preside che si era completamente dimenticato di lui.. Che pacchia! Si disse. Era come essere in un bel sogno. Stiracchi le braccia, le incroci dietro alla nuca perch fungessero da cuscino, emise un sospiro dedicato ai suoi compagni che, dopo storia, avrebbero dovuto fare il compito in classe di matematica e si addorment.

Erano da poco passate le quattro, quando un rumore proveniente dal corridoio lo svegli bruscamente. Carlo salt su dal suo giaciglio come un gatto spaventato col pelo rizzato e si guard attorno cercando di capire dove accidenti si trovasse. Nella penombra dellufficio intravvide la lavagnetta girata di tre quarti rispetto a dove si trovava lui e si avvicin per vedere cosa vi fosse scritto. Il preside aveva riempito altre due colonne oltre alla prima con un elenco di nomi che nella seconda si era ridotto dai nove della precedente a soli quattro professori, mentre nellultima erano semplicemente stati trascritti gli stessi della seconda. Carlo si gratt il capo. Evidentemente il preside non aveva mai osservato i lobi dei suoi sottoposti! Poi, come se scaturissero dal tepore ovattato della penombra, sent dei passi in lontananza. Tese lorecchio. Si sentivano via via pi distintamente.. Si stavano avvicinando! E stavano venendo proprio verso lufficio! Carlo vide la maniglia abbassarsi, ma a vuoto.. il preside doveva aver chiuso a chiave la porta, dimenticandosi di lui! Poi una chiave rumoreggi nella serratura e la porta si apr! Carlo, preso dal panico, si era nascosto sotto la scrivania del preside rannicchiandosi su se stesso. Dallo spazio che cera tra la scrivania e il pavimento poteva ora vedere gli scarponi logori dellintruso che si stava aggirando per lo studio in cerca di qualcosa. Luomo gir attorno alla poltrona su cui fino a poco prima dormicchiava beatamente Carlo e si chin a raccogliere qualcosa. Il suo viso venne cos a trovarsi a pochi centimetri da quello del ragazzo che tutto rosso e sudato 2 di 4

cercava di non produrre il minimo rumore e tratteneva il respiro non fidandosi a muovere neppure gli occhi, anche se scoppiava dal bisogno di spostare anche solo un micromuscolo. Sperava solo che quelluomo non girasse la testa nella sua direzione, perch altrimenti lo avrebbe visto da una distanza di nemmeno dieci centimetri da naso a naso! Ma per ora solo Carlo lo vedeva e dalla posizione da cui quelluomo frugava sotto la poltrona, tutto il lato sinistro del suo volto era rivolto verso di lui.. Poteva vedere persino i peli rossi che gli uscivano dalle orecchie formando dei cuscinetti intorno al padiglione e pi sotto una strana cicatrice sul lobo. Carlo sent tutti i suoi capelli, nessuno escluso, rizzarglisi sulla testa: quello era il vandalo!!! Luomo intanto aveva trovato quello che cercava, perch si era infilato qualcosa in tasca con aria soddisfatta e si era diretto velocemente verso luscita. Richiusasi la porta alle spalle e girata la chiave nella serratura, si allontan in fretta. Solo ora Carlo riconobbe nei passi che echeggiavano nel corridoio quel ritmo bizzarro da claudicante. Dunque il colpevole era tornato sul luogo del delitto. Ma perch? E cosa aveva trovato sotto la poltrona su cui Carlo aveva sonnecchiato cos serenamente?

Riguardo a quel che era successo quel pomeriggio Carlo non profer parola ad anima viva e sembr che a casa sua nessuno si fosse accorto della sua assenza, anche se non torn n a pranzo n a cena n occup il suo letto la notte n bevve il latte con il cacao la mattina seguente Alla mattina era sgattaiolato fuori dallufficio del preside al suo arrivo e si era precipitato in classe; solo a pranzo occup di nuovo il suo posto a tavola, ma sua madre non sembr affatto stupita di rivederlo. Nessuno aveva avvertito la sua mancanza n si era rallegrato per la sua ricomparsa

Lanno scolastico proseguiva con i suoi alti e bassi per gli alunni della scuola media, mentre nessuno, nemmeno il preside, sembrava curarsi dellaffare del vandalo. A poco a poco la dimenticanza generale per quel che era successo quel lontano giorno insinu in Carlo il convincimento che si fosse trattato di una sua fantasia e cos smise di pensarci. Una sola cosa da quel giorno non gli dava pace: aveva perso la sua pallina antistress con cui trascorreva le noiose ore in classe giocherellando sotto il banco. Non la trovava da nessuna parte; aveva messo sottosopra tutta la sua stanza, ma invano. Cera solo ancora un posto in cui avrebbe potuto essere: lufficio del preside. Nonostante Carlo si fosse convinto a non tornare con la memoria a quel pomeriggio, peraltro frutto della sua fantasia, linspiegabile scomparsa della sua pallina dava unombra reale alla fantasia. Cos, un giorno, approfittando di un momento in cui il preside era al bagno, si intrufol nel suo ufficio per cercare la pallina. Tast con le mani la poltrona e incastrata fra schienale e cuscino trov la sua pallina! Estasiato se la mise in tasca, ma proprio in quellistante sent il preside che, a due passi dallingresso, domandava qualcosa alla sua segretaria e cap che non avrebbe pi fatto in tempo a svignarsela dalla porta. Allora si nascose nellunico punto della stanza in cui il preside non lavrebbe mai trovato: sotto la sua scrivania! Una volta entrato, il preside prese il suo cappotto dal guardaroba, lo indoss, infil i guanti imboccando luscita dellufficio e chiuse a chiave la porta. Oh cavolo! esclam Carlo E ora come esco?? Non aveva per niente voglia di ripetere di nuovo lesperienza che, ora ne era sicuro, non aveva affatto immaginato. Apr la finestra che dava sul cortile dellinterno della scuola sperando di poter uscire da l, ma cerano le sbarre e non ci sarebbe mai passato attraverso. 3 di 4

Affranto richiuse la finestra e si butt in poltrona. Ormai era chiaro che sarebbe dovuto rimanere chiuso in quellufficio fino al mattino seguente, quindi si mise in una posizione comoda e dopo un instante sprofond in un sonno profondo.

Qualcuno gli batt due colpi sulla spalla. Carlo apr gli occhi gonfi di sonno. E tu cosa ci fai qui? gli chiese un uomo dalla casacca blu della ditta che effettuava le pulizie nella scuola. Carlo cerc di ricordare dove fosse e perch vi fosse Ricord la pallina e il preside e si tast la tasca destra La pallina non cera pi!! Luomo gli disse Ma tu non puoi stare qui, io ora devo pulire! Ok, ok! rispose Carlo alzandosi dalla poltrona e guardandosi intorno per vedere se per caso la pallina gli fosse caduta dalla tasca, ma niente, non era da nessuna parte. Sconsolato e frastornato usc dallufficio e si avvi lungo il corridoio verso il portone principale. Allimprovviso dal fondo del corridoio luomo delle pulizie lo richiam indietro. tua questa? gli chiese sfilando la pallina gialla da sotto il cuscino della poltrona. Dallo stupore non usc un suono dalla bocca di Carlo, che riusc solo ad annuire con la testa. Luomo allora gliela mise in mano e lo salut con un cenno del capo. Carlo, ora allegro, ripercorse la strada appena fatta e usc dalla scuola fischiettando. Una volta in strada, infil la mano in tasca per accertarsi che la pallina fosse ancora l. La estrasse per rimirarla, ma con suo grande disappunto not che era macchiata Tast la macchia blu con il pollice destro per toglierla, ma ormai era secca. Oh, be! solo un po di inchiostro disse fra s e riprese a fischiettare.

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