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Perch lIndia pi a rischio della Cina Di Stephen Roach Oggi, cresce la paura che Cina ed India siano le probabili

i prossime vittime della attuale carneficina delleconomia globale. Ci avrebbe delle conseguenze enormi. Le economie asiatiche in via di sviluppo e di recente industrializzazione sono cresciute ad un tasso medio annuo del 8.5% nel 2010-11 circa il triplo della crescita del 3% nel resto del mondo. Se Cina ed India fossero sul punto di cadere, lAsia sarebbe a rischio, e sarebbe difficile evitare una recessione globale. Da un importante punto di vista, queste preoccupazioni sono comprensibili: entrambe le economie dipendono dal clima globale pi ampio. La Cina sensibile ai rischi di ribasso della domanda estera pi rilevanti che mai dal momento che, devastati dalla crisi, lEuropa e gli Stati Uniti rappresentano complessivamente il 38% delle sue esportazioni totali nel 2010. Ma lIndia, con il suo grande disavanzo delle partite correnti e le necessit di finanziamenti esterni, pi esposta a dure condizioni sui mercati globali finanziari. Ma i timori di atterraggi duri (hard landing) per entrambe le economie sono esagerati, specialmente per la Cina. Certo, la Cina sta pagando un prezzo per gli incentivi economici aggressivi intrapresi nel momento pi difficile della crisi dei subprime. Il sistema bancario ha finanziato la maggior parte della spesa aggiuntiva, e quindi si trova esposto ad un qualsiasi deterioramento della qualit del credito che pu derivare da tali sforzi. Ci sono anche delle preoccupazioni dovute ad un mercato immobiliare schiumoso e allinflazione in aumento. Anche se nessuno di questi problemi dovrebbe essere minimizzato, improbabile che possano provocare un atterraggio duro. Da tempo ossessionati dalla stabilit, i politici cinesi si sono affrettati a prendere provvedimenti preventivi. Ci particolarmente evidente nella vittoriosa campagna dei funzionari cinesi contro linflazione. I provvedimenti amministrativi nel settore agricolo, volti a calmierare le difficolt nellapprovvigionamento di carne di maiale, olio verdure fresche, vegetali, e fertilizzanti, hanno spinto verso il basso linflazione dei prezzi alimentari. Questo il motivo principale per cui il tasso di inflazione primaria calcolata sui prezzi al consumo diminuito dal 6.5% di luglio 2011 al 4.2% di novembre. Nel frattempo, la Banca Popolare della Cina, che ha aumentato i tassi di credito annuale di riferimento di cinque volte nei dodici mesi che si concludono il prossimo ottobre, fino a raggiungere il 6.5%, ora ha un ampio margine di manovra per un allentamento monetario qualora vi sia un deterioramento delle condizioni economiche. Lo stesso vale per le riserve obbligatorie nel settore bancario, dove il governo ha gi tagliato 50 punti base dalla quota record di 21.5% delle aliquote di riserva richieste.

Deficit di bilancio relativamente piccoli circa solo il 2% del PIL nel 2010 lasciano la Cina con una dimensione aggiunta di flessibilit nelle politiche a disposizione qualora le circostanze lo richiedano. N la Cina rimasta passiva riguardo agli eccessi speculativi in aumento nel settore immobiliare residenziale. Nellaprile 2010 ha messo in atto nuove dure norme che prevedono laumento delle caparre da versare per lacquisto della prima casa dal 20% al 30%, al 50% per la seconda residenza e al 100% per lacquisto di tre o pi unit. Questa strategia sembra stia funzionando. A novembre, i prezzi delle case sono diminuiti in quarantanove delle novanta citt che la Cina monitora mensualmente. In pi, si esagera veramente quando si sostiene, come molti oggi fanno, che leconomia cinese ununica enorme bolla del settore immobiliare. vero, gli investimenti totali in capitale fisso stanno raggiungendo il 50% del PIL, un livello mai visto prima, ma il settore immobiliare residenziale e non-residenziale conta solo per il 15-20% di questi investimenti non pi che il 10% delleconomia complessiva. In termini di spazio di suolo, le costruzioni residenziali rappresentano la met degli investimenti immobiliari della Cina. Lidentificazione della quota di immobili residenziali che va a imprenditori privati in circa dodici citt di primo livello (che rappresentano la maggior parte delleffervescenza del mercato immobiliare cinese) suggerisce che meno dell'1% del PIL sarebbe a rischio in caso di crollo del mercato immobiliare non esattamente una ricetta per un atterraggio duro. Per quanto riguarda le banche cinesi, il problema principale sembra essere lesposizione al debito in espansione del governo locale, che, secondo il governo, ammontava a 1.7 mila miliardi (approssimativamente il 30% del PIL) alla fine del 2010. Circa met di questo debito era nei loro libretti prima della crisi. Una parte del nuovo debito dovuto alle politiche di stimolo potrebbe anche finire per deteriorarsi, ma lurbanizzazione in atto circa 15-20 milioni di persone per anno si trasferiscono in citt fornisce dal lato della domanda un supporto enorme agli investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture e per le costruzioni residenziali e commerciali. Ci modera il rischio per la qualit del credito e, insieme ad un rapporto tra presiti e depositi relativamente basso pari pi o meno al 65% - dovrebbe proteggere il sistema bancario cinese. LIndia pi problematica. Poich lunica economia in Asia con un deficit di partite correnti, i suoi problemi di finanziamento estero difficilmente possono essere presi alla leggera. Come la Cina, lo slancio della crescita economica dellIndia in declino. Ma a differenza della Cina, il rallentamento pi pronunciato la crescita del PIL scesa sotto la soglia del 7% nel penultimo quadrimestre del 2011 ed il prodotto industriale annuo effettivamente caduto del 5.1% ad ottobre.

Ma il vero problema che, contrariamente alla Cina, le autorit indiane hanno un margine di manovra politica di gran lunga minore. Per cominciare la rupia quasi in caduta libera. Ci significa che la Reserve Bank of India che ha innalzato il proprio tasso di riferimento di 13 volte dallinizio del 2010 per affrontare un problema di inflazione ancora grave - non pu permettersi di allentare la politica monetaria. Inoltre, un enorme e consolidato disavanzo del bilancio pubblico di circa il 9% del PIL limita la discrezionalit dellIndia in materia di politica fiscale. Anche se la Cina si presenta pi in forma dellIndia, verosimilmente nessuna delle due economie rischia di implodere da sola. Ci vorrebbe un altro shock per innescare un atterraggio duro in Asia. Oggi, unovvia possibilit sarebbe la rottura dirompente dellUnione Monetaria Europea. In tal caso, sia la Cina che lIndia, come la maggior parte delle economie mondiali, potrebbero ritrovarsi in grave difficolt - con una contrazione vera e propria delle esportazioni cinesi, come a fine 2008 ed inizio 2009, e le accresciute pressioni per finanziamenti esterni per lIndia. Nonostante io rimanga un euro-scettico, credo che la volont politica di far avanzare lintegrazione europea prevarr. Di conseguenza, penso che sia poco probabile che lUnione Monetaria si disintegri. Escludendo un tale risultato negativo per lEuropa, la probabilit di un duro atterraggio in India o in Cina dovrebbe rimanere bassa. Sedotto dalleconomia politica della falsa prosperit, lOccidente ha sperperato la propria potenza. Guidata da strategia e stabilit, lAsia ha costruito sulla propria forza ritrovata. Ma adesso deve reinventare se stessa. La stagnazione alla giapponese nel mondo sviluppato sta sfidando unAsia che dipende dallestero a spostare il proprio interesse sulla domanda interna. Le pressioni dal basso che stanno in questo momento schiacciando sia la Cina sia lIndia mettono questa sfida ancora pi in evidenza. Il momento cruciale per lAsia potrebbe essere arrivato. Stephen S. Roach, membro della facolt dellUniversit di Yale, presidente non esecutivo di Morgan Stanley Asia e autore di The Next Asia

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