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Reo di calunnia diciamo pertanto - chi.lozpc> scic~ztssiaente presenta 011' autorit nzendaci assevc2.

n:ioni di fatto al fine di eccitare contro eln cittadino u2 p~*occsso v penale, e farlo condanna?-e ad ztna pt'tza non meritata ( 1 ) . Stimo inesatto ci6 che generalmente ripetesi nella definizione della calunnia; vale a dire che la medesima debba essere diretta alla condanna di un innocente: e le ragioni clio di ci mi persuadono sono evidenti.
[ l ) L' obieitivo siuridico del reato di calunnia b Iii ~ ~ r l b hlrco giitstzin: e questo basta n costituirne la r~~enziiilitii. h1.1 tliito il concorso nello agente della scienzcz dclla F.iIsitii del17accusa, la quale scienza ba per necessario conlciiul(~ uiid inteiizione malvagia, i: indifirenle cercarc qual fosse il prcciso fine al quale tendeva il calunniatore. 11 Dolt. llu l C i i i iiria sua dissertazione intitolata Sullr~ pravitr2 il' i t i 1en;ionc occorrente pel crimine d i calunnia (inseriti1 nelt' Lctr tlei Tribunali, anno duodccimo, n . 1157) h;i (1eti:iio ~ I I P ~ ~ C ~i1roIc- ivi - & chinro che nelln fulsa Pncolpct:torre dt 1111 criniine innrrnzi l' a~ctoritklo intenzin~tcI ; diretta n provocare una inquisizione contro 1' incolp[itn: es.rn c~srliidedi per sC In intenzioiie d i ledere nt.11' UlLCJTe. Io non rouiprendo questo concetto: non comprerido ciob conic possa dirsi che la calunnia esclude l' rctiimo d i letlrrc tlell'nnore, mentre iuvece pare a nie clie ciO sia un cvl~itciiirto iiecebsiirio ed irnpreteribile della calunnia. Vi sar q u ~ l c h rcosa di pi provo, ma il pi non seniprc rscliidc i l mciio. Infatti conlemplando I' animo del cnlunni:itore si po.csorio fare tre i p o t ~ s i l a n esso spinlo diill' otiin Che .ineli di fare cadere una pena sul capo del suo nemico: i i i ~poichi, una pena non si pu incorrere senza drlirirnerito

all' onore, ciii vuole quella vuole irnplicilamente aiiclie questo 2 . O 11 calu~iniatore pu benissimo conoscere di nori aver mezzi per ottenere la condanna ; e non ostante appagarsi di quel sospetto che 1' accusa lasciera sempre ncl suo nemico, giusta la nota sentenza di i3 e CI ii ni a r c h ;i i s: cc(Ilalniate,ccrlitiininte, resterh senrpre qrralch~ cosn. In quest;~ ipotesi t: chiaro invece che il maligno ebbe la precipua in5.0Finalmente tenzione di ledere nell' onore il suo nemico il calunniatore puir ialvolta iion avere nessui~oimpulso (li odio, ma altre vedute di suo privato vantaggio: per esempio, escludere un competitore ad un impiego o ad un inatrimanio; farsi gloria di zelante cilladino; dare appoggio ad un psrtito politico ; O simili. Costui veramente potr dirsi indifferente cos alla condanna come al disonore del calunniato, perch in ci non sta il vantaggio che agogria. illa nonosiantr cib non parmi che anche in questa terza ipotesi si escluda l'animo di ledere 1' onore: la lesione all' onore sar nel disegno di costui mezzo e noti filze. Sar conseguenza accessoria e non lo ere110 prccipuameiite voluto: rna s;ir:i piir seriiprc inipossihile escludere dall' animo di costui la ooscienza di ledere 1' altrui onore, e 1' aggressione a questo s;irli sriupre un contenuto del suo disegno. Sia che vuolsi di cib; certo B che la indole di questo delitto, niente si rriutn per In possibile diversitli dei fini p a ~ i i c o l r r r idel colpcvolc. Siippnngasi 1' odio, suppongasi lo spiriio di p;irlc, suppong:isi IIIW interesse personale, suppoupasi ancora che si a l u n n i per fare una grossa speculusio?e sui danni e inleressi, :i iiic non pare che di cib possa farsi neppure un criterio niieuratore non che rin cssenzialc. Forse un aspetto di deg-adante potr3 trovarsi eccezionalmente nella rara ipotesi di chi accusi altri del delitto che egli n-icdesirno ha coilimesso, nell;i veduta di stornare la pena del proprio capo. fila aiiche in questa rara ipotesi noli si esclude davvero l'animo di ledcre 1; onore altrui.

Infatti la calunnia tanto pnO caderc sril .)nateviale, quanto sullo speciale, cluanto sul fotv.ilcr.le {li un delitto. l? calunnia sul limtcriab quando s' inventa un delitto non esistente, per irnputarlo ad una determinata persona. Senza tale direzioize non si avrebbe la calz~nniama il reato di si~.rz?clnaione delitto, di che troveremo fra poco: e lo pure quaildo per odio contro il colpevole, e con veduta di lucro si esagerano le circostanze del materiale (per esempio, denunciando il furto di mille quando era di cento) o vi si aggiungono delle aggravanti false (per esempio, denunciando il furto coma accompagnato da violenza o cla scasso mentre realmente no1 fu) o si fa reticenza maliziosa delle circostanze rhe diriiinuirebbero il materiale del reato. Si Iia calunnia ncllo spcciale quando un delitt'o vero s'imputa a chi non vi ebbe parte. Si lia calunnia nel forrnule se il delitto vero s' iriiputa al vero delinquente, ma con circostanze false che ne modificliino la procresi criminosn: per escnipio, iinputando al feritore di averci aggredito it-inttesamcnte c senza carisa, onde fargli sopportare la pena della lesione premeditata, iiientre infatti noi lo avcvaino provocato.

chiaro che nel terzo caso, e nella seconda ipotesi del primo caso l'accusato non B innocerite in

senso assolt*to, ma solo in senso ~elativo. coipeE voIe di un delitto; ma innocente in rapporto allo scasso, alla violenza, alla, premeditazione che gli si vuole falsamente affibbiare. Dicendo che lo scopo della clenuncia dev' essere quello di sottoporre riri cittadino ad una pena clzc si conosce (1) non merl*itatn,si evita l'equivoco che la parola itznocente nella definizione comune della calunnia pu suscitare. La calunnia 6 un dclitto tutto subieltivo. La innocenza del)' accusato non k condizione : ne condizione la falsita del' asserto di chi lo accusa.
(1) La scieliaa della !'tilsil E indispcnsabilc clernenlo di qiiesto reat0.L' errove lo scusa sempre. E bisogna dire che lo scusa anche lo orrnre vincibile s e ( c o m e tatti concordano 1 non proponibile un: accusa per cnlunnia colposrr. Ouesta : proposizioiie si B sanzionata esplicitntncliie d;illa Corie di filessiiiii ncl giudicrito del 23 febbr;ijo 1870 riferito nella Temi la?icica anno 1 , ti. 5. Certamente un' accusa insussistenle polr8, quanluiiquc Idnciata n huoiia fede, dar ragione a riparazioni nelle vie civili. fila sarebbe inipolilico punire la colpct di non avere scorierto il vero autore di un deliito palito quando sono vere Ic circostanze di /'alto assever;ile come base del sospetto, C soltanto vi fu divergenza nellii valutazione cr-itica dclle niedesinie come indizi. Anzi deve qui notarsi coiiie singolariti 1i1 scusa nascente nnclie dall>errore di dirillo. Se io deiiunciai come scasso O come scnlai~ienlo una circoSliitizii che i11 si? era vera mi non costituiva ?? scnlauzcnto n2 scasso por il disposto della legge, io non sono un calunniatore. Vedasi la nota a 5. 2617.

E questa nostra critica non B puramente tccnologica. Essa conduce ad importantissimo divario nelle

pi vitali conseguenze. In primo luogo se alla pnizione del calonniatore si richiede come estremo essenziale la innocenza dello accusato, 6 intuitivo che quando per odio o veduta di lucro io falsamente opponga a chi difatto mi derub, una circostanza aggravante per cui renga a subire la pena di sette anni di casa di forza mentre non avrel~be meritato che al pi un anno di prigionia, ove scoprasi In mia maligna impostura io potr all' accusa di calunnia che contro me si diriga rispondere che lo accusato non era innocente; e cos aderendo al rigore della lettera io verrb ad evadere la pena minacciata ai calunniatori. Qual sarebbe allora il titolo da applicarsi a simile fatto, che pure malvagio e dannoso? Se io non avessi fatto deposizione in giudizio ma sola denuncia non potrebbe supplirsi alla rnia punizione col titolo di falsa testimonianza: e la funzione di testimone io potrei facilmente evitare col costituirmi parte civile. Dovrei dunque rimanere impunito !

S. 2616.
In secondo luogo pongasi pure che pel fine di punirmi, la parola innocente si prenda in senso vclativo e non in senso assol~to; mi si risponda che e I'accusato era inrzocente rapporto a quella circostanza falsa, con aggiungere la quale io volli condurlo a pena esagerata; e cos si mantenga a mio carico il titolo di calunnia. Allora ne sorger una ingiustizia per 1' opposto lato in ordine alla pena che a me si vorr applicare. Infatti il criterio (d'altronde giustissimo) sul quale si misura la pena dovuta ai calunniatori & quello della pena che il cn-

- 203 Iunniatore ha fatto cadere sul capo dello innocente. Jla se colui non era innocente erl avreblje anclie secondo la veriti delle cose meritato ( a modo di esempio) quattro anni di prigionia, ed io con la circostanza falsamente aggiunta lo feci cadere sotto una condanna di quattro anni di casa di forza, coine si svolger5 egli nella prudenza del giudice il suddetto criterio misuratore? O voi non mi punite perche la mia vittima non era innocente, e questo i? uno scandalo. O voi mi punite con Ia misur a t assativamente ordinata dalla legge irrogandoiili clunttro anni di casa di forza, e questa una ingiustizia. E una ingiustizia, perche si ccluipara nella punizione chi recb altrui lo ingiusto danno di una condnnna a quattro nnni di caka di forza, a chi recO altrui soltanto lo ingiusto danno della differenza che priss;i fra quattro anni (li casa di forza e quattro nnni di prigionia. S. 2617.

Uso la parola scieszienaetzte e non 1' altra dolosnsnefzle, perclit! nella sc.ie?~zcc della falsiti di cii) clir si denuncia 6 inseparabile il dolo (1). Dico mcndaci :issei.zioni di futlo, perchb qualunque artifizio clitl un offeso, o chi per lui, adoperi onde insinuare un f31s0 concetto giuridico, e condurre (sia pure scicntemente) i giudici ad u n errore di diritto che nlteri il vero titolo del reato ed aggravi la conclanna, so potrk costituire una slealt inimornle non cnstituirh calunnia.
(1) La necessilii del dolo come base cardiniilc della rripiitaziono di caluniiia eiilaiia d,li principii lOntl3nient;ili del

- 206 r e a b d' ingiuria: 1. 3, S. l ; 1. 4, 5 , S. 9, f . dc injuriis. Laonde nessuno dubit mai nella pralica che evadesse ogoi pericolo di condanna colui che prescntasso al nlsgislnlto denunzia per fatto iion vero quando egli lo aveva dcniinziato credendolo vero, e porgendo alla autorila g1' indizi e lo congetture che nel siudizio suo persuadevano la veril dell'accus;~: ] e r n h e r Ob.c.eririitionii,/i F o r e ~ ~ s i r ~ n z 3, V vol. p n r s 6 , obseru, 282, pag. 11. iiliilgrndo qiiestti comune do(trina lo ;iculissinio ingegno del I'rof. G e y e r nelle suc 05servnzio:ii sul Progetto di coilice Austri;tcn ha creduio di proporre come possibile la figuri1 sitiridica di una c a l i r n ~ l i l t colposa, ed 1x1 inirnuginato la esetriplificrizioiic di similc titolo nelle ipotesi complessa di due Talli, I' uno vuloalul'io tt. I' altro i~iuoloalurio. volontario (se niirle non ho compreso I1 la idcii di G e y e r ) si avrebbe nello ipoksi di alcuno clie abbia divii1g;ito contro dcterrnina'ta persona la agermazione di un f;iito punibile. Lo involonlnrio sarebbe il slicccssivo evcnto che un pubblico Ufficiale, r;iccolta quella voce per tiil guisa divulgata iniprudcnierneiite, ne avesse preso occ;isioric d'iirrstituire formalo processo coritro quel ciitridino che la maln voce dcirunziava autore di quel delitto. Qui ( sccondo Gcy c r j pare che si voglia troviire un;) forriiu di c t r l i ~ ~ r t i i t c colposn. Cerlnmeiile non potrebbe dirsi tlolrisu, nrirri~cnocli~ il pul)blico uficiale non avesse a sb cliiariiafo i l divi11g;iiuie della Teilsa :icciisci, e lo avesse invilato ;i i;irnc foriii;iIc deuonziii; iicl qiiiil ciiso ce~sci.elr)hoogni dispiila. 3I;i ci niiinciindo potrh egli vcronienlc adatttirsi n q~ieilsil~oiesi il titolo (li csluririia colposn? bi;ilpr;i(lo Iii rcvertinza che proft!sso all' autore di qucl concetto, ici prrsisto ri diibit;trrie. Xt-~ritridubbio clic quel divulga!ore iiti~iriidcritrdi fitl.;a accusa ciiriiriic:ll;i i l reato di d i ~ a m i i z i o n r~ir!ssuri dubbio ckic : iiella iriisura drll:i qii;iiilii del reato drhi);i erilr;ire iri c;ilcolo i l d;liiiio c~igioiidloe1 Lcrzo con c~uclprocrdiniciilo 1)rovocaI0 ( qii~riiiiilqiie irivoloiil;irinmer~te) diil dil~iirn;ttore. hla i l titolo di calunnia colpos:i non rrii finisce [li persiiiider~;e iion ne ve&so 1.1 possibiliih giuridica a cagione della rialura tutiti soy-

gettiun di queslo n~alefizio.Se si guarda il primo fallo della diff~~mazione, esso veramente doloso; perclik il dolo nelte ingiurie non si costruisce sulla intefzzione d i nuocere ma anche sulla semplice leggerezza congiunta alla previsione (li poter ~ I I I O C P T B ,che ~ 0 9 t i h i ~ Clo aninlus injtcria~ldi. e E& mi riesce concepire come possa la figura di un reato doloso e yrazle quanto li1 difiimazione, far passaggio nelle scrie degli atti meraniente colposi per una circosianza pi seria che ( oltre le previsioni dello agente) ha tenulo dietro al fatto doloso. Per me qiiella b una rircostnilzn che aggrava il nialcfizio ma non lo deaatui.a, nb lo fa nitiiare di iiiolo o di classe.

Tnluni aI1' onlbrc?.di qualche frami~ento diritto del romano imrriaginnrono una forma speciale cli calunnia che potrelhc dirsi calzdnnin giu~qidica;e la configurarono nella ipotesi clie si fosse denunciato un ktto vero cd atiche malvagio e nocivo, ma che non potesse soggettarsi a pena, o percli non esistesse legge (1) clic: lo l~unissea pcrch8 l'azione a perseguitarlo fosse estinta per prescrizione (leg. 1, S. 40, ad S e ~ ~ a t z ~ s c o ~ z s zTz~vpil.)~per tran~ l l ~ c i ~O sniinne. Onde il L e y s e r (ntcdit. ad paizdect. SJJec. /iNli, uted. 1 0 ) suli' argoinento della leg. 12, 5. i, fJ c c nccusntio~z.sostenne doversi punire dii Z rlenuiicia un clelitto vero col~ertodalla ainnistin. Io 110x1 credo nel giure oclierno accettal~ile siffattn tesi. k vero che lo ci.roi.t: di cliritto non scusa: ma qucstl regola gei~ei~alc vriol esscri: intcsa giridiziosaniente. I,' cili.ore cli diritto (come giS1 notai ai S. 259 iiota) non scris:~ cluaiido si nllet!lii la ignoranza dcl!a legge c h ~-iririisce pi'oprio fitto colpevole. Ma quan~ il

- 208 do si giustifichi la ignoranza di disposizioni o regole influenti sulla colpevolezza del fatto denunciato, la medesima conduce alla esclusione del dolo ed alla conseguente cessazione della imputahilita. Come punire colui clie denunci6 un delitto vero coperto dallo indulto quando ignorava la esistenza dello inclulto (sia pure anche questo una legge) o non con]prese che quel reato rientrasse nello indulto? LI? unica ipotesi che in questo teina possa dare ragione di dubitare B quella di chi proponga una accusa contro un reato perseguitabile ad azione privata clop0 di avere transatto. In tale ipotesi potrebbe forse ravvisarsi una malizia colpevole ed un tranello per fare condannare chi non dovrebbe esserlo, nella speranza che la transazione sia dimenticata, o non riesca costruirne la prova. Qui la mala fede del deiiuncilitore non vorrelhe coprirsi con la ignoranza della legge, ma con la ignoranza del fatto proprici; e la questione sarebbc di fatto: voglio dire relativa a decidere se il denunciante avesse o no giusta ragione per credere che la transazione non fosse valida, O che pi non lo legasse perche ( a modo lli ese~npio)non si fosse dall' altro soddisfjtto alle proinesse d'indennit5. hIa anche eliminata ogni scusa, 1' artifizio, per quanto doloso o gravido di pericolo, non potreblie mai dirsi calunnia, per difetto della falsa asseverazione di fatto. Per questa radicale ragione non potrei ammettere la querela di calunnia contro clii denunciasse un delitto vero abo1it.o dal1' amnistia, quando anche si dimostrasse palpabilc il dolo, e lo spirito di vessazionc in chi inoltrb In irn])roponibiIe accusa.

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(I) Clii vorrebbe, a modo di esempio, punire coinc caluniiiatore quel figlio di rustica progenie da pi rustica pr*ogeiiie educato che adisse il giudice denunciando di essere siato stregato da un suo vicino? Costui meriterebbe ben altri prcl\vediiiienli; nia non la prigione. AL contrario per ciemcntcl della calunnia occorrendo che il la110 denunciato oltre .{<l essere fklso sia ancora punibile, s' insegna a buona rayoiic che quando fu denuncialo falsamente un fdtto delittuoso, nia noti pi punibile perch coperto dalla aninistia o tliilla prescrrzione, non pu procedersi per calunnia: c; a r n o L code pe'nal art. 372, n. 5 1 a u s Droil crintinpl n. 4g7 1 H o f f n] a n n qideslions prr/'lraicelles S. 546. Cassazrone di Francia 28 febbrajo 1812: Corte di Bruxelles 15 niazgio 1829. Lo siesso s' insegna per identica ragione rjiiiindi~ sinsi denunciato un delitto comniesso all' estero r rlir Id legge estraterritoriale non permetta di punire fra noi.

Lo eleitlento inte)zzioizale di rjuesto delitto che si fa consistere nella scielzzcc, merita osservazione spcciale per la comune distinzione che si fa della calunnia in pres~uztu,nau?zifeistcc,e naunifestissZr?za:111stinzione che e classica, ma della quale io non credo accettabili oggidi tutte le classiche conseguenze.

Dissero presztnln la cnirinnia cluantlo il rco non lia chiarito In sua innocenza, ran 6 stato assoluto per insufficienza di prove. E al~punto clicesi p?-csuntn perekk la iiisussistcnzn dell~tccusnnon i provata, : rna i: ritenuta soltanto pcr la 11rcsuiizioiic.,il' innocenza che assiste l' ;zccusatu. VOI,. V. l ..t

Dicesi manifesta la calunnia quando il reo ha chiarito la propria innocenza, ma non altrettanto dimostrato che 1 accusatore fosse sciente di code' sta innocenza.

Uicesi rnanifestissimu la calunnia quaticlo il reo ha chiarito la innocenza sua; ed B di pii1 resultatto che i' accusatore era sciente di tale innocenza, o tnaliziosamente per pravi suoi fini spinse oltre 1' accusa. Ora in proposito di tale distinzione B cornunc lo insegnamento che nella calunnia presunta non possa farsi luogo ad imputazione contro il suo autore. E qui nulla vi i? da osservare. Ma trovasi altresi insegnato che nella calunnia manifesta sia esente cla imputazione chi promuove i' accusa per dovere di ufficio (i),e non lo sia il privato che ultroneament.e la instaur. Ora questa regola poteva essere vera nel giure rouano in proposito del cittadino, che usaado del diritto a tutti concesso, costituivasi spontaneo accusatore di un delitto che non lo aveva offeso. Non pii0 altrimenti accettarsi codesta regola nei tempi presenti, noi quali il privato non pub costituirsi dennnciatore pubblico e sostenitore di un'accusa tranne quando trattisi di delitto consumato a suo danno : nei quali termini sarebbe ingiusto ed impolitico sottoporre alla pena della calunnia colai che ha realmonte patito un delitto se lo imput a chi aveva qirista ragione di sospettare ne fosse autore, o

- 211 che egli in buona fede credeva tale. Abbia pure 1' accusato posta in chiaro la propria innocenza; seii1pi.r: sarebbe ingiusto sottoporre a pena il denunciritore, perclib in costui non fu l' animo di nuocere ad alcuno, n&di sfogare ingirista passione, ma soltanto di esercitare un diritto che credeva competergli. SareLl~eimpoliticu, perchi: ratterrebbe gli i~ffesitl:illc denuncie dei fatti criminosi, e dalla inJicuzioiie (lei sospetti autori con detriroento del pubIjlicc) iiiteresse. Oggi pertanto non puO aversi ealunnia criminalinente persegaitabile nella sola ma.rz.ifestu; checchk possa essere delle indenniti civili in caso di precipitazione colposa (2).
(1) Questo forrril iirio degli el~inenii delle ecccniriclit! invettive che il celebre Jl a r t i t lanciava nel 1790 contro I' ;lccusatore stipendiato. Vedasi I' interessaute opuscolo di T li o u I s s e n intitolato .#lrzrat jiwi,sconsulle pilg. 26, riprodotto nelle sue sr4ln?iycs, B ~ u o e l l ~ ~ s p y . 201. 1875, (2) Iri pratica si insegria che I ~ c c ~ i s a l o rove n o n riesca c ct p ~ ~ o u ( ~ ~ d ~ a vac esente da pena, e solo si condanna c usa iicile spesc e nei danni: Ba j a r d o rrd (,'l~iru~rz gilnest. 62, n. 19 e1 -51 Ca b a l l o resnltttion. cris. 505, 11. 5 . La 1.3%ione ili dubitare pu nascere riel caso dcll;i calunnia mu~ l i j k s t n ; quando cio% I' accusaio iil~bia dirnosirnto la propria iiinoceriza. A iorto perL si pretetitlcrebbe di soltoporre a punizione il dcnunciaiore anche in questo secondo ciiso. Osta a ci L regola carnunemenle iosegrratir dovere andare esente a tla pen:r chiiinrluc abbia acciisuto altri sebbene innocente, qiiando esso cbhe iinn giiisia crcduliili della siissistenza dcl ri'ato elic d ~ n ~ ~ n ~ i aCvOa : r r u v i O p r r t ( , i i c c i r u r ~ ~ V:I y11uc\tin~tttrrt r.irp. 27, 11. 1 Le y s e r ~ i r e d i t . nd pcrtttleci. sl?"'. 551, nrcdit. 6 bl a n s i cotlsulitriio~l~~s, cousulItrt. 2719: 11. 9 F a r i n a c c i o q u i i r s l . 16, 71. 71

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- 212 B o e b m e r o consilia tom. 2, p a r s I , resp. 37, n. 52. Ne io


vorrei neppure insistere sulla maggiore O mitiore rngionei.olczaa della creduliti: quando si tratta non di indennit riia di pena corporale. Non credo accettabile in diritto penale i1 concetto della catrinnia cotposa come delitto: la condizione derivata dalla parola scienlenlente, usata oggid nella definizione della calunnia dai migliori codici, porta a tale coriseguenza. Quando ancoFa pertanto potesse rimproverarsi a colui ciie accus un innocente una troppa faciliti di sospetto ed una precipitazione, finch non gli si potesse rinfacciare una iiialignit di consiglio non dovrebbe niai sottoporsi ad una pena checch fosse a dirsi in proposito dei danni. La calunnia come delitto ha per suo essenziale il dolo; e questo forma la condizione della calunnia che nelle scuole ebbe i l nome di mnnifestissimn. La questione s e nel delitto di calunnia la colpa lata equivalga al dolo per argomento della leg. q ~ o d Nervo 52 /r. deposiii si tratt largamente dai pratici: F a r i n a C C i o de poen. tenlp. quacst. 87, insp. 1, n. 14 (,t 1 8 G a i l l ol/servnliontrna lib. 2, obscfw. 110, u. 2. Appo molli fece forza 17autorit& D o n e l l o f lib. 15, cup. 7 ) del il quale ferocemente insogn che quando la legge non disponeva con aperte parole allrinienti, doveva indistintamente in tutti i delitti punirsi la colpa lata ugualmente che il dolo; fino al punto di applicare senza riguardo le pene inkmanti. 3Iolti credettero fare un passo ammettendo la punibilit, ed accordando in caso di colpa una minorante. Quando perb si cess di cercare le regole di giure punitivo nei perplessi e contrndittorii franinicnli del diritto Romano, o nei preceiti della teologia morale, ma s' interrog la ragione giuridica, prevalse I;i rcgola opposta che i fatti colposi non fossero punil~ilitranne quando la legge espressametite li prevrdevn. Una lata colpa potr essere argomento al giudice per ritenere iri fatto la intenzione inaligna del denunciante; rtin quando non ne venga convinto non potrh niai parlarsi di critiiinositi e di prna in questo reato. Alle considerazioni di giustizia clic inr{)oii?;oiiosiif.~tla r~golilsi aggiungono consi(ici'azioiii INIII-

tiche. Oggid 1: azione pubblica si esercita dal pubblico uficiale nello interesse della societ, e questo esige che il privalo passivo di un delilto non si rsttenga per timore di pene dal denunciare i suoi sospetti circa l'autore. Fra questa figura e quella del17 accusatore romano vi B troppa divercil. h13 che anche i romani a punire i calunniatori esigessero il dolo rrialo emerge dalla formula della stibscriptio, e dalla stessa etimologia della parola derivata da calvitur che si us ad espriniere un i n g n n o malizioso: Glossa i n ley. calvitur 255, ff, de v e r b o ~ u m sigizif. . U l p i a n o in leg. 65, ff. d e reyul. jtwis; e dallo scie~zsprztdensque usato da P a o l o se?&tcntinrunl lib. 1, tit. 5, 1; e dalla lcy. 5, C. de abolilionihzis; e dalle ley. 15 ff. de jiire fisci; ley. 20 de aqurc et apra plzrv.; leg. 16, 3, ff. de Irol~is libert; leg. 43 11. rlc hered. pelit.

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La calunnia criminalmente perseguitabile B dunque oggi soltanto la manifestissima. Bisogna ciob che non solo 1'aocusato abbia chiarito la innocenza propria, ma di pi che sia dimostrata nell' offeso che lo denunci come autore del delitto la cognizione (1) di tale innocenza. Qualunque causa di giusta credulit sard bastevole ad esonerare dal rirnprovero di calunnia un offeso che erroneainentc sebbene con troppa precipitazione, si persuase che 1' autore del delitto cla lui patito fosse chi realmente non lo era. Non pu esservi vero e proprio delitto senza dolo : e poichb 1' errore di fatto sostanziale esonera senlpre dalla imputazione di reato doloso, non vi B ragione per cui questa regola generale debba tbacere nel delitto di calunnia.

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(1) Questa regola non pi disputabile fra noi. La Corte di Cassazione di Milano con decisione 1 agosto 1865 siabili clie gli estremi del reato di calunnia non erano esauriii dalla dichiarazione di fatto che i l giudicabile aveva coi$ tlisc!ll?o rii nuocere uccrrsrrlo allri d i u n delitto d e l qicule er'n i~rrloeente. Ad esaurire tirli estrenii occorreva di pi che si dichiarasse nvcre il preteso calunniatore co?toaciiito la innocenza di colui che accusava. E difatti la intenzione di nuocere B un contenuto necessario di qualurique accusa; ed anclie lo stesso 1'. M. ha bene intenzione di nuocere al13;]Cciisato; ina qudiido si ha la credenza della colpevolezaa il ~iocuniento legilttuo, e il procurare di inferirlo non reato. : Singolare la dottrina di :ilcuni pratici i qiiali pretesero di che 1;i calunnia non insegnare sull;i autoritii dclla GLOSSA fosse punibile quando era adoperata al fine di sm:isclierare un calunnialore : I1 i p p o l i t o d e Bl a r s i l i s prnctien crinil&nlisQ. opprivlune ?L. Io verarnenie non saprei a quali 95. principii si potesse annodare sifi'atta teorica quando non si arnmelte ( n & si prib ainniettere) che la giustizia del firir legittimi la falsilii e la frode. Nb parmi che la teorica dell;i. retorsione ind111)itiitainente amrnessa nella ingiuria e nolla tliffiiniazione, clie sono offese al privalo, si possa esleiidere alla cirl~nni~i, delitto contro la giuslizia. Vedasi Ij. 2fiS.i. clie .

Iri ordine a questo rcato ripetesi ci6 che in gc;iicrale procede in tutti i delitti che desumono la loro nozione il:il danno universnlc; vale a dire clie si consuma con lo esaurimento dell' azione che lede il diritto universale offndendo la giustizia, senza bisogno del conseguimento del fine che lederebbe il (liritto particolare. Fu un errore ormai reietto (la tritte le scuole clie la calunnia fosse un tentativo se non era susseguita dalla condanna. La essenza giu-

ritllic,~cla1Ia calunnia iit:1 suo iiintcriale il( sta nella cltte/iltfa coiidcrir)tcr, e (:osi nel c7cif~jzo l~r.i?'uto,i i a r iieE2' atto uffe)zsit.o nllu gietsti;icr, clie si crlllqrm~;~ 1.i11 falso a>sc:rto iln:tnclo i c~lilplutonella su:[ ibihlli:t. Il : tlai~no purlticoZcr.e liasta che esista 11oterl;ifi7rrir>rz/(~. Qu:~n~lo giustizia i-i stata ingannata, il tlannu unila -crcrstile & effettirameiite completo. PuU esservi tili tentativo di calrinnia, ma la calunnia non tentativo. Laonile essa riill:irie delitto 21eifetto sebl~eneil giiidice abbia assoluto l'innoeeilte accusato ; i~ sel)l,e tit. il cslunniatore stesso siasi posteriormente ritr:it f :i; p
lri l

cluestia veriti i,:ana logica deduzione dei principii fondamentali. Filosofica~ilenttt ogni cnte i per: raggiunge il suo oggetto. Giuridicafetto quando mente 1' oggetto del reato i! .l clb-itfo aggredito: i quando fu tentata 1% violazione del tliritto che cc)stituisce l'ogyelto del rnallefizio saremo nei termini del conato; yuanclo tale violazione fu esaurita il reato & sempre perretto. IIa dove soilo due i diritti aggrediti nella medesima azione 1' oggetto tlel reato si concentra nel diritto poziore, e questo ne cletw~ninala classe ed il titolo; laonde tutte le volte clie sia esaurita la violazione del diritto lioziore, se),heiie non lo sia l'altra il01 clirilto inferiore che purar si attaccava, il delitto rimane pur sernpre pertetto. Applicati allti calunnia questi precetti olamai noti si trova chc il caluni~iatoreaggredisce due diritti: il diritto ?tizivelfisc-cb linnno tutti i cittadini percliis che la giustizia pul~l~lica venga ingannata; c il tliritto non particolare della vittiiiia clcsigiinta,, il quale cven-

- 216 tualmente potr essere il diritto di vita, di proprieti, o d libert, secondo la pena che si voleva far cadere sopra di lei. Ora nel determinare la qz~alitd del delitto il diritto universale sempre prevalente sopra il particolare : dunque la calunnia pertiene ai reati sociali : dunque l'oggetto che determina la sua essenzialith la pubblica giustizia: dunque quando 1' azione consum l'inganno della pubblica giustizia, restasse pure senza effetti nocevoli allo individuo minacciato, il delitto B sempre consumato e perfetto. Per costruire una opposta dottrina bisognerebbe mutar nome e natura a questo malefizio. Se, come piacque a qualche alemanno, si ponesse innanzi il titolo di honzicidiuiiz Zinguae, di fwtum linguae, o simili, questo novello concetto potrebbe rendere perplessa la nozione del relativo conato. Ma finch la c:alunnia si chiama calunnia essa sar sempre un delitto che si consumer col calunniare.

Dissi clie pu per altro aversi un tentativo di calunnia: e questo B bene naturale, appunto perchi: la calunnia non B un tentativo. Se la calunnia fosse rin tentativo diverrebbe repugnante il tentativo cli tentativo. Ma perchtl essa B un delitto perfetto, ed un delitto che nonperfzcitur zcnico nctu, pu benissinio avere il SUO tentativo. Questo avverr tutte le volte c-lie il calunniatore abbia dato opera agli atti esecutivi del suo crimine senza avere neppure un istante ottenuto l'inganno della giustizia, perch. il pubblico rifficiale a cui dal colpevole si presentava la falsa denunzia abbia subito scorto il mendacio, i ~ nbhin negato accoglienza alla denunzia stessa. l

Noil sembra per conseguenza che neppure qucsta volta incontri fortuna il concetto del delitto forqtcale applicato alla calurinia. Si detto che delitto irmale quello che si consuma mediante la sola nzione del colpevole e non ha bisogno di un evento successivo. E accettisi pure tale nozione come una generalitB &la lo equivoco spesso sta nel definire lo melato 12on necessario alla consumazione del reato. Questo non bisogna cercarlo nelle vedute speciali di tale o tale altro colpevole, ma nella natura del delitto; altrimenti non vi sarebbe malefizio che non potesse in certe condizioni di disegno divenire formale. Ora contemplando la natura dei delitti si trova che molti di quelli che furono detti formali hanno pur sempre bisogno di un evento per la loro consumazione. Cos la calunnia perchk sia consumata non ha bisogno dello evento della condanna; ha per t~isognodi z z evento, e precisamente dello inganno a almeno mome~ztuneo della giustizia. Quando il pubIdico ufficiale accetto In querela, vi porse orecchio, e le diede corso almeno per la istruzione di un processo, l' evento consumativo vi fu, perch la giustizia rest alnieno per un istante ingannata; ed ecco r:onsumata la violazione del diritto universale che costituisce 1' oggetto di questi reati. Ecco un delitto perfetto. &la quando il calunnintore dopo aver dato opera agli atti esecutivi col presentare la falsa querela ed essersi in tal guisa posto nella via del tentativo, non incontr che un rifiuto o 1' immediato sequestro del foglio per parte dell' ufficiale che pose

- 21s lui stesso in accusa conie denunziatore mendace; in simili termini io non ravviso che un semplice teiitativo di calunnia. 1)iverso questo caso dal caso del falso testimone non iriai creduto, e che ci6 non come veclrenio ostante colpevole di reato ~~erfetto, a suo luogo. I1 falso testimone col mentire viola una pubblica funzione clie gli conferita clall' autoriti, e consuma quella violazione col solo rnentire; e cosi consurria il suo delitto. Ma il querelante non yrnii dirsi che ancora eserciti una funzione finchk 1' autoriti competente non ha consentito a lui la veste di querelante con lo accettare la sua querela e darle (che essa sola lo puh) i caratteri di legittimitft. llunque il falso denunziatore non consuma la offes:~ alla pubblica giustizia finche non ha ottenuto l'inganno del magistrato. Altro dire che alla consu~iiazione reato non i? necessario clie lo inga~z?z del del giudice per*se~eri fino al termine del giudizio : altro dire che a tal fine non ij necessario che lo inganno ahbia esistito neppure per un istaritc. Si distinguano questi due concetti, c tutto cliiarito : ed k forza coricluderne clic uno ece~zto,un efktto ottenuto (inganno anche momentaneo) pur bisognevole ancl-ie alla consurnazione della calunnia. Quando la denuncia fu immediatamente respinta r rimase un foglio privato od un fatto tutto privato, si avra la intenzione d' ingannare; si m-5 il grincipio di esecuzione del pravo disegno; si avranno in una parola gli elementi del tentativo punibilc, ma non il reato perfetto.

(,tilesta osservazione k feci~iida iiii~rr~i~tantissiriti di risultati nella odierna pratica criiiiinalc : :tpptinto perclie oggi non si consente ad ogni l~rivatoelle n(. abbia talento di mettere in moto la giustizia penale. Innanzi all'atrio clelln giustizia sta vigile guardiano il ~ ~ n l ~ l ~riliitictero, e nessuno procedimento puo lico prendere vita senza clie egli, o ne' congrui casi le camere d' invio, vi abbiano interposto la necessnri;i autorita. Laonde frequentissinio il caso di rlnerelc precipitate nella passione, le quali muoiono in culltt, o per dir ineglio muoiono prirria di avere conscguito una vita giuridica; perchi! il pu1)l~licoministero si ricusa per buone ragioni a dar 1wo cjud vadasi olhe che b appunto elenieilto necessario a dare ad un f0glio privato una vita operatrice di effetti. In tutti tali casi se chi venne fhlsamente querelato o denunciato non si appaghi della giustizia a lui reriduta rla chi troncb la calunnia sul nascere, ma voglia ancora la punizione cli chi promosse alrverso lui rjriella inutile guerra; altrettante volte nascerh il dubbio sc rlci~l~a clucsti termini ~~ai*larsi in (li calunnia consuiii;ita, olipurc di calunnia sol;tinc*ilte tentata.

5. 2(E?!l.
Ci6 peraltro che non influisce sulla essenza c Yulla conszcnzcmiot~cdel delitto, ha grande iriflusso sull:t sua quantit, e diviece criterio misuratorc clcl i t i ( : desinio. Cos la non ottenuta condanna, o In ritionttazione ukZe (i) del caluiiiiiatore, sc: non t~lgoiio al

- 220 delitto la sua perfezione, ne diminuiscono peraltro la politica quantit. E del pari criterio misuratore costante della quantith di questo reato la gravita maggiore, o minore della pena alla quale 1' innocente fu esposto.
(1) Ordinariamente si usano come sinonimi le parole corisuniozione e perfezione, delitto consutrrato e deliito perfetto: e realulenie nei delitti mutel.iali la perfezione e la consuniozione si unificano nello stesso momenio. fila in quei deiilti che diconsi formali intercede una digerenza fra quei due termini. 11 delitto sempre consumato quando esaurita la azione soggetliva con la violazione del diritto che cosliluicce la oggettivit giuridica del malefizio: lesa la giustizia nella calunnia, la tranquillit nella violenza, la religione nell' 01trnggio al cullo, e simili. Ma i pi i:satti non lo dicono ancora perfetto finchb il fatto non ha raggiunto il danno voloto dallo agente : la condanna dell' innocente, la soltomissione dell' altrui volont, la distruzione della immagine, e simili. Questa distinzione, clie pub accettarsi come esatta, ha la sua iililit8 uaicamente nella ipolesi che il colpevole dopo esaurita 1' azione ( ciok dopo conszcmnto il delitto ) nia prirna che sia avvenuto il d u n ~ t o(perfezione del delilio) siasi pentilo ed abbia disfatto I' opera sua, e cos impedito il danno firiale, ossia la vera perfezione del delitto: per esempio dopo avere appiccato il fuoco alla casa abbia spontaneamente sofiocato 1' incendio. Questo penti~nento non potrebbe trovare la sua utilit a sgravio del colpevole nelle regole generali del teritativo, perch esso avviene a delitto ormai consumato. Itla siccome efellivamenle quando il delitto non anche perfetto le pi gravi conseguenze sono tuttavia da venire, e tuttavia suscettibili di essere impedite, cos vuole giustizia e polilicn che il pentimento sopraggiunto in questo intervallo, come utile alla vittima del reato, cos si renda utile nnche al colpevole clie si pente, e se ne faccia secondo i casi

una mitigan[e della penu od anche una dirinlente della pt11a-Dico della pena percli la s c r i r ~ r h a z i o ? i c non 5 possibile dopoch il delitto fu cons~o)iccto, perchk fuctztin in/kltritz fieri )~equit. li delitto resto; ilia s e ne modera la peli i n visla della r i j ~ n r n s i o n e spontanea che ne fece il deliiiqiienr pentito: ~ i p u r u s i o l i e la ciuale porta a ravvisare bastevolr alla difesa del diritto una r i l ~ u r a z i o n csociale pih mite, ed iinche a consigliare di toglierla alfliito. Vedasi 13 nota 2 a l S. 2258 in fine.

Le antiche scuole e le antiche leggi richiesero al delitto di calunnia certa condizioni materiali che facilmente si veggono tolte ad imprestito dalle leggi romane, come la scrittura per parte del calunniatore ed anche la sua firma. Nelle scuole e pratiche moderne non credo si possa mantenere questo rigore di estremi materiali dove non sia accolta la distinzione f'ra querela e denuncia, e dove la legge locale non abbia tassativamente ricl-iiesto la scrittura e la firrna. Basta clie con voloilta di nuocere e conoscenza clella iulsitk della accusa siasi posto in essere un atto univoco abile a far nascere una procedura criminale contraria al vero, e diretto al reo fine, qualunque sia la materialiti di tale atto. Questo largo concetto ha avuto sanzione da un giudicato della Corte di Cassazione (li Torino clel 5 giugno 1567 (A?ztzulieli gttw-is~n'ucletzun itc~Zicu?,n 2, 2 1 6 ) dove 1, si staliili che incorresse nel titolo di calunnia elii maliziosamente aveva inviato ad una autoritit una lettera i'hlea. Questo giudicato procede ai termiili clell'art. 375 del codice Sardo: ma, come osserva il ciottissinio nnnatatore di tluella decisione, rc.;ola rigunle ilovrchlx.

- 22-2 accogliersi anche in faccia ali' art. 2(i6 del codice Toscano; e ci si conforta della autoriti cli P u Cc i o n i comtizento col. 4, nll' art. 276. Concordo pienamente in questa dottrina: ma mi pernietto di osservare che la decisione di Torino non ferisce la yui?stione che qui tratto, perchi! contempla un caso di culu?aziu reale. Bensi puO rettamente argorilenfarsi o rla un testo di legge o da una giurispruclenza di(= abbiano eqniparato nella pena In calzti2nZa verde alla cnbttaiziu vera e jiropi.ia, per concluderne clie In !i~rrrialitAdella fil1rnu non pui~essere ricliiestn 21 corrt~ilet:ireil materiale di questo secondo titolo. Intatti 2arebIje assurdo che si esirnesse dalla pena chi avesse maliziosamente omesso la firma in una dcnuncia, mentre soggiace alla pena or.dinar.ia chi provuch la falsa accusa col fare pervenire in giustizia iin ogqetto qualunque abile a dirigere i sospetti contro un innocente, anche senza nessuna scsif tura. Del resto osservo che quando si volessc rahinicamente insistere nell'esigere lo scritto come materiale della cnalunnia,non vi ragione pcr cliiedese che lo scritto sia vergato dalla mano del col1)cvole : qzd pela uliztm fctcit per se $sum fucere eidclzci-. Tanto che io abl~iascritto la falsa denunzia, tanto k. clie io i abbia fatta scrivere da un amico scicnte (1) u ' no? sciente; tanto che io n-ii sia presentato ad un pubblico ufficiale e lo abtjia indotto a distendere tlella falsa denunzia una relazione ai superiori od un processo verbale. SarA sempre una calunnia veva, e non una semplice calunnia i-cale, di cui clrieste ipotesi non hanno menornamente i caratteri. In termini fu giudicato dalle Corti di Francia bastar(! al materiale della donuncia calunniosa c!ie il iicnrin-

ciatore illetterato al$ia soltanto verl~alrriente denrlnciato l'asserto delitto al pul~l~lico ufficiale chc ne 1 s 1 redatto verbale: Cassazioric 2 1: decembre 1859; Corte di Nirnes 23 settembre 1867; M o r i n ctl-l. 86'1: e di nuovo in precisi termini: Cassazione 30 geniiajo 1868 affare Jourclct~z;e di nuovo 1 maggio 1868. Ed anzi vennero ritenute (li nessun effetto acl escluclere il reato clel calunniatore le nullit ed irregolariti cailrzte nel verl~ale.
i 1)

i: evidente

che s e il tcrzo scrittore della denuncia

calunniosa fu scierite del delitto clie si andava a ccnlmellei.c


ci r ~ n d ecoriiplice dell' autore principale, clic I? seniprc coliij il quale e s e ~ i ~ i s c1'e atto consuaiativo; cioh colili clie nel lrriiii

presenic etihisce all' ailtorii la l'itlsu denunzia: Ca.;*;izionc? ( l i Frarici:~ I niaggio 1Hfj8.

Una clifficolth puci sorgere rapporto alle rjunlita ricliieste nella pevaso??nalla quale fu presentata la denunzia. In genere puii dirsi che la medesitria deve essere quella ii~vestitaclel potere cli dare corso ali' accusa. Rla poiclii: vi sono delle autorit le quali I~enclik non appartenenti a11' ordine ' giudiciario, c perciU non rivestitc della facolt di iniziare processi ordinari per delitti comuni, lianno peraltro poteri eccezionali per procedere contro certe colpe (lei loro subdterni; ove la denunzia presentata a cost,oro appelli acl un delitto comune del qtiale essi non possano prendere cognizione neppure per fini riiernmente amministrativi (1) potr:'L sostenersi la ii.inncanz:l degli estremi della calunnia; ma non po-

trii dirsi altrettanto quando la denunzia cada sopra fatti dei quali quell' autorit abbia eccezionalmente balia di prendere cognizione: Corte di Cassazione di Francia .t6 agosto 1867 affare Ruvipillon - 31 or i n art. 85.38.
(1) I compilatori della Temi huliccr, che si pubblica iri Napoli per cura ( dopo la morie del conipianto S e l l i t t O ) dell' esiniio Avvocato i? e l i C e T o r e l l i hanno (n. 8, nn,tu '5) osservato che questa niia distinzione poteva essere pericolosa, ed sembrato loro si fosse rejetla dal giudicato della Corte Suprema di Kapoli del 5 agosto 1868 in causa contro Spnp o l o Turco, e ilinncini. Pu darsi benissimo che la iniii tlistinzione sia pericolosa: ed io non mi ostino a sostenerla; percli davvero s e vi delitto pel quale io non sento palpito di misericordia e che vorrei vedere pi spesso e pii1 severamento punilo, questo la calunnia. Soltanto mi periiielto di osservare che il Decreto della Corte Suprema niente ferisce Io. mia distinzione, ginccli nel caso in quello deciso la denunzia caluiiniosa erasi portala al hliuisiro di Giustizia e Grazia; laonde bene consider la Corte clie I: ufficiale adito con la falsa denunzia apparteneva non all' ordine puramente aniininistratiro ma al giudiciario, essendo nel Gi~ardasigilli il ceptro e capo di Lutti i pubblici BIinisleri, cc1 essendo nel Iloter suo ( anzi nel dovere di suo ullicio) di spingere la denunzia al risultato di un processo criminale. In siffatti terriiini era audace e insoslenibile I' assunto che si trattasse (li seniplice diramazione e non di calunnia. iila anche il j)~ricolo appreso da quella mia distinzione io credo clie sorga dal riiodo succinto e perplesso con cui la esposi nelili primii cilizione di questo libro, anzich dal vero concetto 31 ( ~ i i d c informava nella iniii mente. Certo che io allora S' ! credetti (li dettare una regola la qiiaio servisse n rendere pi facili le condanuc? dei calunniiitori, e cos una regola di rigore: e nii trovo ora aiia insapuia riiia ad aver ileitaiv

una regola mile Iiroteggiirice dei caluiiniatoi.i. Ali si coriceda pertanto ( non per irripegnarmi in iina polemici] ma per giustificare le riiie inlenzioiki ) di tornarvi sopra, e riicglio chiarire il concetlo che male espressi. 11 dubbio clie riii iiggrediva la mente era questo. La falsa d e i i ~ n z i ~ i presentata I'ii ad un ufficiale dell' ordine ;rinrniiiistrativo che iion ha giurisdizione nessuna n6 mediata ~ i i !irnniedi;ria ruglr a t t ~giirdiciarii e sullksercizio dell' azione peiiale: ora si dubiter che quella denunzia rimanga. nei termini tlcllii riici;~diffcimuaio9ie e non esailrisc;~le condizioni della c~rlnn~iiri: clie dire su questo dubbio? IO (!ciciiva qual fosse i l criterio che distingue la tliff(cctnaaio~le d;illa colun~oiu:e iiii pareva trovarlo in questo; i sernpre calunnia quiindo 1;i 1'als;i denunzia piiii : portare ;t coiiseguciize penali; ovr: ciil non poss?, i&semplice diKamazione. 11 criterio discrimitintivo dei due reati p,irevami stasse in questo che la diliiiniazioric iiggrcdi~ce soltanto In riputazioac e l' onore r1ell;i vittinin di LiIsa irriputazione; 1;i calunnia 0111-equesto poiie la vitliiiiii ii pericolo di un tlrrirtln ~llteriore coiisegiieiile ;id unii pcrtnli(ti. che i< lei s' infligga dall;i aiitoriii adita per elSetto della falsa iriiputazione diretta precisamente ci cluesto fine. Prestabilito nell;i iitia mente sir~iilecriterio io torri;iva sul diibhio propostomi, e dimandava a v e stesso: quale dovra esser<? la pettalitk consequenziale sovi.asbnle alla vittima, che fa degenerare la ciiLfiiniazione in calunnia? Dovri essere una penirlill.'c vera p r o p 1 . i ~(carcere, niillt:~,galera) o hasteri che sia iiria p"nrtlitu pnt-ainetzte u ~ t ~ m i n i ~ t r i r t iconie la perdita, sosperivu, sione o traniiitazioiic <1; iinpiego? Ridotto a cliicali teriilini il dubbio, mi p;irve accettabile Iri opinione pi sevrjrii; ed in tale intendinieolo dettai quella clistiiizione. Non sarii necessario per far passaggio dal titolo (li diE;~mazionea quello ili caluoiiiii chc sovrasti alla villiriii~un ~,roccssucvilnlnale orJinario, ed U I I ~ I [>(?ni\vcra C pr-opr'iii : L):ist(:i~~i per le coriche dizioni dell' ulEciale acliio possii contro In viltiina dell~iiiriputazione suscitarsi un proccaso evit~ioftiicu, iina soinmarra ~1~:rificrrsioria uia~rii~iistt.iiti~cr., coiiduca ad infliggere una clic

YOL.Tf.

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- V26 pena amministrativa, e in certo modo pena .ilnpropria. Ecco


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proposizione evidentemente severa che io intesi a stabilire, e mi si perdoni s e inale iiii espressi. Io volli alli~rgare 1 termini della calunnia e non gi restringerli. Una denunzia di reati di sangue presentata ad un Delegato contro di me i caluiiniu, quantunque trattisi di reato prescritto, s e porta : , i I I ' eretto clie mi sia negato il permesso di caccia (peri3 driiiiiinistrativa): In i! una denuncia (1' infedelth presentata .i/ capo di un' atiiiiiinistrazione contro i l suo suballeruo, se pub portare alt' effetto d' impedirue la promozione meritata. bisogno, in una parola, che il cirsti!lo provoca10 Non vi i? cuiitro la vittima della falsa iinputazione abbia la sua radice tiel codice penale; basta che I' abbia nelle lesgi ed usi p poteri animiuistrativi. Questa mia opinione pu dunque irrcontrare censura per troppa severiib, ma non per fiivorc verso i calunniatori. Certamente s e ad un Direttore clel Registro fu scrilta lettera con cui s' iniputava a nie (fossi o no dipeudentc da quello in uficio) di avere ferito qualcuno in iiti:i rissa, io non veggo in cib che i termini della difimaxinnc; perchi! la qualit di capo di un ufficio che incontrisi nella persoiiil alla quale fu presentata la falsa irnputazionc i\ni\ puir port;irc alla conseguenza di sottopormi a castigo 11f?ssutio ni? criminale n& amministrativo. 91;i s e ii quel IJi.rrttorts di Registro fu inoltrata denunzia che mi accusavti (li :iverr alterato il vero in una dicliiarazione per dazi, io vi ri.corRev;i la crr[ctnnict, perclib non si era aggredito soltanto il iiiio onore iiei rapporti fra individuo ed individuo, i.rtii si t3r;i di pi coli In denunzia di falso istrumentale o di f'rotl~. provocalo la irrogazione di una multa (pena amministraliva) o 1 0 iniziaiiiento di un processo contro di rne per parte dalI'11fici;ile che ne aveva biilia. Sicchb la mia tesi coosiste in ciiic proposiziotii 1." Si ha la calrrnnin quando la denunziii i? inoltrala ad u n ulficialc che in ragione dell' ufiicio suo ha i poteri di prendere una determinazione n carico del calunniato: questa prirna proposizione potr essere censiirata Per IroPpo rigore, ma noli per troppa milezza 2.0 Si

ha semplice difarnazione quando 13 denunzia mendacc uori pub produrre a carico del calunniato altro eiietto clie quello di un discredito morale nella opinione altrui e di una oiTe.s.1 ,illa riputazione. Questa seconda proposizione k mite perctit, porta a sostiluire la pena della diffamazione a quella p i ~ i grave della calunnia: ma io la credo giusta ed inevitabilc. Giusta, percli la dovuta distribuzione delle penalit5 esizc che si proporzionino al maggiore o minore detriniento cile pub derivare dal reato : ed i! evidente che la sola perdit:~ delia stima di una o pi persone, per quanto autorevoli, danno minore della perdila della stima congiunta alla per dita di un impiego, od alla irrogazione di una multa. or1 alla privazione di un diritto, benchi! tali danni s' infliggau*~ da un ufficiale amministrativo anzich giudiciario. iner, [abile, percli 1; ufficiale a cui si fa una denunzia che dii lui non pub ricevere seguito, n autorizzarlo ad una cleter . ~i~inazione repressivn dcl fatto denunciato, deve a tutti gli elletti giuridici considerarsi come fatta a privat,, Aitra speciosa clucstione circa la competenza si incontra 1 . i ,\l o r i n c r 9 . t . $268.
1%

Lbrgomento del grado esige uno speciale richi:~a o nella calunnia in orcline alla forza escusante dea1's.a; a cluelln [lei giuslo dolore; ed agli effetti der pe~zt&m?$zlo. ciascuna di tali forme dobl~iamoclave Di u n separato accenno. In cluanto all' ira molti roinccnisti all' ornl~ra responso cli U l p i a n o (Zey. 14, del S. 6, $ d~ fiofz. Zi. - ig~zosce~zdz6tsz est ei, S./ e?ilim volttit se ztlcisci 21~~ovocntz6s) non ferisce il casu., che o sull' appoggio di altri frammenti che ripetono noi. doversi punire la calunnia .Cnconsulto calore prolntu, vollero clcttare la regola che la provocazione in tjuesto rnalefizio non solo porgesse una .r.riinoj-c~nfe.

rila bensi valesse come di)-inhe~ttc. Errata peraltrn questa formula. Lo i~aconsultoc a l o ~ v(come bene osserva P u c C i o n i Saggio pag. 473) non si vnIuta a tal fine come circostanza degradante la forza inorale soggettiva r un reato commesso; ma coine ! i ragione cli escludere la malizia ed il dolo dello ar.casatore in quanto 1 . ira 10 abbia cosi trirbato r?ello 3 intelletto da fargli apparire vero ci6 che vero non era. La scusa sta nello iizconszclto, e non nel cnZ@.i'c., il quale si ricorda soltanto come causa dello ?fico%stclto. In tal senso non si valuta lo silegno corne potenza che agisca sulla libert del volere, o ininori la forza morale soggettiva del malefizio; ma come un fatto qualunque che elimina un elemento essenziale del reato. Non sianio pii clunclue nella teoric:i (le1 gl*ndo, e neppure nella teorica dei criterii ruiiszu-atolli, ma puraillente nella teorica dei criterii essen,niciZlli. Se si conterril~lala forza cscusante (1) dello sdcgno nel presupposto clella scienza della falsitA dell' accusa, ben lungi dallo accorciare alla prctvocazione effetti piu benefici che in altri reati dovrebliesi forse tenerla in conto minore, attesa la nnirira proditoria e premeditata di questo delitto, rluant10 specialmente il calunniatore avesse perseverato.
(1) 1)i olcuiie speciali scuse nel delitto di cnliinnia diede cenno F a r i tia c c i o d e falsilale, qrcclestio 16 per t o t . M e n O C h i o [le arbitroriis cas. 321.

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In ordine poi al giusto dolore in questo reato i dottori seguendo il vecchio andazzo (li farsi tipo clel

giure romano, dimorano per largo intorno ai casi nei quali pu8 ammettersi come scusa; e piU specialmente si allargano a contemplare il padre ed il marito che si facciano denunciatori dello adulterio della figlia o della moglie. E vero che i romani deitayono provvedimenti speciali per simili ipotesi: e pot anche con buona logica giuridica argomentarsi da qriello ad altri analoghi casi. Ma io non credo che in faccia alla scienza moderna possa trattarsi la qtiestione come una specialit. Stabilito che il dolo sia estremo essenziale nella calunnia, le regole generali non hanno bisogno di modificazioni; e sono l~astantia giudicare doverosamente in tutti i casi della colpevolezza o non colpevolezza di chi mise i11 moto la giustizia contro un delitto insussistente. II giusto dolore male si dedurr come nzinornnt~ la iiuputazione del calunniatore; e per dedurlo come diri1.1zeizle non vi B bisogno di speciali precetti. La regola generale basta a simile effetto. Sia egli il marito che denuncia 1' adultero, sia il proprietario che denuncia il ladro ; se nella esaltazione dell' affetto precipit8 il suo giudizio, ma f u in buona fede, non ha l~isopnodi benignitii: egli non 1: un calunniatorc, perche ben lungi dallo essere sciente delln lalsitti delln denunzia la credette tanto vera che sc ne turb e se ne commosse l'animo suo: laonde i? vero circolo vizioso nella formula che si scusi la calunnia per il giusto dolore; perch il giusto dolore supponendo per necessiti1 psicologica la giusta creduliti, questa fn cessare il criterio essenziale del malefizio. E dico poi che male si dedurrebbe il giusto dolore come qizitzorafzte. Riflettasi che a tal fino Irisogna supporre un proprietario passivo di un furto,

il quale scientemente accusi del furto un individuo

che egli sa (altrimenti non imputabile per calunnia) essere innocente. Costui ha il dolore clel danno patito (si ammette ) ma quando mosso da tale dolore miri a fare una speculazione accusando i~n galantuomo per avere da lui quella indennitli ciie non spera dal vero ladro, perche miseraliile, Q iirnasto incognito, io non ammetto che in simili circostanze si possa trovare una r/zino?*ante. giusto I1 dolore B scusa legittima per rendere perdonabile un equivoco a cui ci abbia condotto la precipitazione dello affetto :B degradante ragionevolissima rlunndo ci porta a reagire contro chi fu causa di quel nostro dolore, perch oltre all' impeto sorge d,Z ci&una coscienza di meno peccare, e quasi di farsi giustizia. Siasi dunque larghissimi di commiserazione verso chi feri od uccise chi lo aveva offeso; la scusa aumessa per il ferimento istantaneo estendasi (se cosi piace) anche alla vendetta esercitata col mezzo ili una calunnia, quantunyue questo reato dia campo 11ifi facile alla riflessione. Ma non tollerabile che si scusi chi calunnia un innocente da lui conosciuto per tale, al fine di risarcire i danni che ha patito da altri. Se dunque il giusto dolore merita nella calunnia una considerazione speciale, questa non occorre per ampliare la scusa; ma bens per restringerla. Si scuserA il farto commesso a danno di chi ci derub, o adulter con la nostra donna, o danneggi cose nostre: ma se io rubo a Tizio non puO farmi scusa il furto che io abbia patito da Cajo.

analoga questione presenta la i~~otesi della clo,si detta calunnia jje)* ?*etoinsioneria pei* ezceptiorzett~. o & il caso di clii essendo accusato di un delitto obierta al suo accusatore un altro delitto al fine di tlifendersi o procacciarsi una diminuente. I dottori argoiiientano dalla leg. 14, S. G, fJ: de hon. lihetlt.; dalla Ieg. 3, g. 14, K cle .senatersco~zszcltoSilmzinrzo ; ,/ dalla leg. g3, S. J et 3 ff. cle i.r@ci?iis,per sostenere In non imgutabilitk. Certamente quando n tale a11piglio ricorra un accusato di delitto capitale la soluzione e piana :ig~zoscendzaizei qui qztnlitev qunliter. scufigzc2~zel.1~ r1z recZi:lz'l;ize~e szt1d' volzcit. RIa dove cili si faccia da un accusato cli lieve delitto per sottrarsi alla mito pena che avrebbe meritato, esitcrci n riconoscere in cotesto fine una dirimente, e tutto ai pi gli concederei una ininorante. Non si assiniilrinc, il caso della ingiuria e quello della calunnia. Un accusato che stretto dal deposto di un testimone dica al suo giudice, non credete a costui percfi: i, un ladro, non gli credete perch 6 mio nemico ed nltrn volta mi bastonb, potr c4uantunrlue mendace essere iinilzune da pena per la istantaneit dell'atto consutnato nella pressura dei momento e sotto 1' impulso del proprio pericolo : ma quando deliberatamente ei presenti querela di furto contro un testimone per renderlo eccezionabile, o querela (li adulterio contro il ferito per procurarsi una scusa mediante una falsith, io non credo che la maligiin operazione cos deliberata possa riguardarsi coinc: atto lecito o tollerabile, qualunque sia la pena ciiu sovrasta al calunniatore (1).

- 232 { l ) V~rlnsi la nota a l

S. 2625

in fine.

Finalmente yciss:indo a considerare gli effetti del

~~ciztimento, prirria giunta puG sembrare che al a ~ I - C G T nepy~ure ~O possa riferirsi la teorica della ~*it?-attazione, avvegnach5 questa sia un fatto postel1iol-e c~lk co~zsunanaionedel malefizio; il quale nato una
volta nelle sue condizioni ordinarie e complete, non piU suscettibile (li degradazione in ragione delle siie forze soggettive. Anche procedendo in tale coni*ettoia ritrattazione spontanea ed ztfilc, clie 1' accusatore iiiendace aLI~ia fat,to della calunnia, si dovrebhcl valutare come diminuente la pena da lui incorsa ed an~rnetternc.In torza attenuante; la quale ha la sutz ragione d i essere, o in quanto con impedire la conclanna dello innocente prevenne gli effetti piii~~ !/~.naLdel ~iial~fizio, i? ed ragione gizcridicn; o in quanto giova allettare i calunnintori alla desistenza con la pena minore, (3d ragione politica. Ma sappinnio ormai che nel reato di calunnia s'incontrano clrie oggettivit5: il diritto universale che determina la essenza del iSeato;etl il diritto particolare clello individuo falsaincnte ticcusato. La lesione del primo ( l i la perfezionr: al dclitto quantunque la lesione del secondo non sin che tentata, m a neHa misura ilella penalit non puS non calcolarsi l'essere rluesta seconda lesione o consuvlata o tentata. Quando c!unque si xnisura la pena del calrinniatore si ha sempre u n rignardo alla lesione del diritto particolarc ; e cosi In pena arimenta se 1' innocente fti condan;iato, percllb ailora i consumata anche la lesione del .

g:j;< -

lir ritto rtarticolare; e decresce cluanrto questa fu soltanto tentata: nia pur senipre il clelitto si coin~~lette per tale tentatiro. Ora se nvTrenne la tempestiva ritrattazione e palese etie la tentata lesionc clel diritto particolare non raggiunse il suo fine per il pentimento clello agente : siccli rieorrenclo alla teorica tlel tentativo l'aggressione tentata contro il diritto particolare cessa di essere rioliticamente imputabile a non pud pii1 farsi entrare ilella misura della pena contro il calunniatore. La pena di costui, ragionandosi dunque in tale ipotesi sai puri elemeriti de1l:i offesa consun~atacontro la pubblica giustizia, perde la sua ragione C O ~ ~ ~ ~ I Z L ? . C S eG ~deve essere rilinore. C Questa diuzostr:tzione mi sembra matematica. Essa porta a conclridere clie la diminuente della ritrattazionc per chi non la guarda coine derivante da mera benignith, n&come ispirata alle empiriche vedute della prevenzione, ma piu veramente come una logica deduzione di principii giuridici, si pu Iienis simo connettere con la dottrina ilel grado (1).

il)La diminuente della ~ i t r n t t n z i o n e ammise dal cosi dice Toscano art. 268, e dal codice Sardo art. 579; e ci:! fu Indato d:i P e r r a o filleoriua d o direito penril vol. 5 , pag. 286) ove lumentb che simile provvedimento no11 si fosse riprodotto dal codice Portoghese. Ed notevole la enor, riie differenza che passa fra il giure romano e l b d i e r n o s u questo argomento : perclib mentre oggi la desistenza dal17accusa s i tiene come ~irninuenlt?il reato, 1x9 rorn:ini la sola rlesisfe~tzc~ costituiva per sk stessa il delilto d lergiversauiotie apposit:tmente colpito dal soiialoconsulto Turpiliano.

Quanto alla teorica aella cos~q~Zz'citQ calunniri la soggiace alle regole genorali ( I ) : onde si giudicl~erd la responsabilitd del partecipe secondo la misura della influenza del suo fatto. Solo i, da avvertirsi la ? fjcile coinl~lessitii(lei titoli che pu8 presentare il concorso di pi persone in questo reato atteso 12 firma materiale della sua esecuzione. Pui, essere socio del calunniatore l' avvocato che scientenlenlc si faccia a sostenere la falsa accusa. Alcuno por nrgomento dalla leg. 1, C. de advocntis diz;e?*sos-ttitl judz'cioruqfi, volle obiettare al patrono i1 titolo di ~~reva~icauionci: O vero che simile fatto costitnisc(: una mancanza nell' ufficio di patrono; ma il carnttcre essenziale della prevaricazione sta nel tradire il clisnte e non nel servirlo troppo fodelmcnte anche a danno delln giustizia e della innocenza. I vero 1 titolo applicabile sarebbe dunque quello di calunnia, ed il patrono non dovrebbe punirsi soltanto come. cornplicc, ma ( a parer mio ) come autore
(1) I giureconsulli romani trovarono argomento d disput:) se dovesse dirsi calunniatorc anche colui che aveva dato 11 mandato a caluauiare, o proposto 1' accusa caluiiniosa col inezzo di altra persona. E la disputa si risolvettc per l'affermativa da M a r c i a n o alla leg, 1, $. 13 ff. ad senatuscon~ul. Turpil. sul\' appoggio di un responso di P np i o i a n o che B quello riprodotto nella leg. 34, $. 1, fl, dc poenia. Ma la ragione di dubitare di quei giureconsulti dcrivava dallo speolalo linguaggio del s e n a t o c o n s ~ l tTurpiliano. ~ In faccia alla scienza la disputa non b neppure proponihilc.

Possono ancora pih complicarsi i titoli concorrenti. Tizio fece la falsa denunzia contro il suo nemico e si accordo con Cajo e con Sejo nel perverso disegno. Cajo colloc in casa del nemico materiali che servissero d' indizio alla condanna di quello. Sejo si fece indurre come testimone e falsamente depose a sostegno della delinquenza. Se si guarda la combinazione di questi tre fatti per cercare il titolo comune potrA obiettarsi il titolo fli calunnia: ma se tale combinazione si studia per trovare la giusta misura del reparto della pena fra quelli scellerati, il titolo pu oscillare. Infatti chiaro che Tizio autore principale di calunnia, e complice della calunnia reale commessa da Cajo, e della falsa testimonianza commessa da Sejo. Invece Cajo autore di calunnia reale, e complice nella falsa denunzia di Tizio. E Sejo alla sua volta autore principale della falsa testimonianza da lui emessa, e non che ausiliatore della falsa denunzia. Ora se poste a confronto le penalit minacciate dalle leggi governatrici del caso venga a trovarsi che la pena inflitta allo ausiliatore nella calunnia scenda al disotto cli quella inflitta all' autore principale di calunnia reale o di falsa testimonianza; nascer8 dubbio. Ma il dubbio si risolve con la regola della prevalenza praticamente guardata: laonde la complicith della calunnia si assorbirh per Cajo nel titolo di calunnia reale, e per Sejo nel titolo di falsa testimonianza; o respettivamente secondo i casi. Ed ecco anche una volta toccato con mano non essere che un parto di

fantasia la assurdit che si volle da molti trovare nella applicazione di diversi titoli di reato a diversi partecipanti nella stessa azione criminosa. Ci6 non h assurdo; ma 6 invece una logica necessiti del principio di giustizia che vuole si punisca ciascuno sulla misura delle opere proprie. Assurda la dottrina contraria della individuith del titolo, perche conduce all'iniquo reparto della imputazione (I).
(1) Diverso evidenteniente ! i l caso che il denli?lciantc veritiero sia poi divenuto trsti~iionebilso qu:indo cliiamato deporre abbia mentito per favorire I' iniputato. Qiiesta divt?rsa ipotesi si ridussi neltemente il teorica dalla Corte di Cassazionr di Palcrriio ricl suo clel 5 agosto 1865 riei segueriti lerniini. h dp~-iiln:ia~ilc colcii che informa la siusiizia di un delitto cortiinesso, senza indicarne I' autore. 1 c/t(r4rc l a ~ r t ecolui che iiio\tre iudlca nlla siustizia l' autore ; del delitto. iila il denuiizi;inte e il querelante possoiio assuinere uiiii vcsi' iilteriore, c~oellacio di tcstiinoni, quando *i;ino cliianiati a deporre di cose da loro vedute e sapute. li quando in I i i l giiisa essi divengano testimoni sono, a forma del codice di procediira peniile Italiano, passibili delle perle della falsa testimonianza, tanto .se abbiano deposto senz:i ,ziuraiiiento, qii:into s e per la istanza fattane dtilla difesa ah1ii:irio tleposio con giriramento. hlnlgrado la opinione di quella ~:oi.lr io vidi peraltro ad iitia Corte di Assise trionfare I:i lesi contraria sosteiiuta da un riiio Collega, clie ollcnne liti \er.detto nqzativo sul fondnniento che gli oresi noti sono I~stri~roiri. correte dietro al F O ~ I I O rnodflrno della sepaOra i;izionr del rliri~tod a l fatto! [)e1 resto non 6 cos assoluto i 1 crilt~riosopra ;icceuriaio per distinguare i l dctricnri~itrlc l l ~ lq r i r r r l ~ l i ~ t V~dasiS. 2644 e segg. e.

Tre questioni speciali possono elevarsi in proppsito (li questo titolo di reato: 1 Se un offeso il rluzile vegga che per una comRinazione fatale il puhl~lico Ninistero sostiene 1' accusa contro un inrlividuo del quale esso offeso cogzosce 2-1 L;./zizacelz,cn, renda responsal~ile calunnia si di qualora profittanclo di quell'errore si costituisca parte civile atl appoggiare 1' accusa per fine di turpe speculazione. La ragione di dubitare sta per un Int o in questo che, sebl~eneturpemcnte profitti (lelln falsa accusa che altri fn in briona fede, pure egli non ha eccitato 1' accusa, ni? ( come la questione suppane ) 1' ha avvaloi.ata con mendaci dichiarazioni. La ragione di dribitare per I' altro Iato sta in questo che costui agisce con fine di nuocere (1) e di profittare di una ingiustizia.
(1) Viiole essere ricordato che :I cosliiirirt- lo eleriieiitcj i?zle~zuionledeI reato di calutinia non i iieccswrio ctic I I : ciilunniotore abbia i l preciso fine di eccilnrc r C ) & procosstt crii~?inrile contro i1 c:il~inrii;ito, uia h;idn che i%li abl-iiir i! firre di niioccryli i i i qual si vogli:^ irianiera. Anclie (Iiicstii proliosizionc fu csplicitainenle saozionaia dalla suprenia Corte di Napoli i l 5 agosto 1868 : ed cin;i veriii incontrastabile. Ora sia pure clie nella ipotesi da me tifin Ii piirir* civile intervenp in un processo criniiniilo dn altri ;i biioriii f ~ d iniziato senza inipiilso veruno per parte (li lei. ~i;ilprne 110 cib, posto che essa conosca I;i iniiocciiza drll' accus;tin, nsiri scinpre a fine d i nituccrc, c nuoceril re:rlriictitc iillo innoconte accusato, s e non altro col peso iiioralc i l ~ lproprio intcrvento,

L' altra questione sorge nella ipotesi di un' accusa presentata in buona fede, e posteriormente scoperta falsa dallo stesso denunciatore prima della sentenza. Sembra che in questo caso deljba escludersi l' addebito di calunnia, perch costui cluando agi era in buona fede, e poscia non fece che tacere; onde pu ricorrere la regola della leg. 138, fi de

?.eguZisjzcvis - nzcnqztanz e x post facto h0escitprcccteriti delicti aextaizutio.

3." E pure grave questione quella relativa n P 07% Z

dine del giztdizio. Cio se la sentenza contro l'accusato che clucrelU cli calunnia il suo accusatore, cleblia essere pioeccdente al giudizio contro il calunniatore, come nel sistema toscano: o concomitante alla ccgnizione della calunnia, come nel sistema francese : sarclo (art. ,173). Tale divergenza ripetesi in prot posito della falsa testimonianza. Certo che non puit inai essere susseguente, perch nel giudizio contro il calunniatore ove questi si assolvesse si pregiud1.chcrchhe al reo indifeso (I).
( I ) La questione relativa al cobcorso dei due giudizi) sr esariiin anche dai pratici : C1 n r o prnclica S. fin. qicnest. 62, 11. 9. Le ipotesi variamente proponibili sono tre. O che la stesso giudice in una sola sentenza decida la sorte delI' accusato e del calunnialore: o che prima si esaurisca il qiudizio contro l' accusato e poscia si giudichi del calunnia-

tore : o che si sospenda il giudizio contro I' accusato principale quando intervensa querela per calunnia, e si giudichi preventivamente su questa. 11 primo sistema il pi ragionevole: s perch esso porge occasiorie ad un pi largo svolgimento della ricerca sul fatto; si perch si evita il pericolo che nasca sentenza contro sentenza. Giudicare dell'accusalo principale quando sorta inquisizione contro il suo accusatore assolutamente prepostero e pecca di pelizione di principio : nia poich non sempre possibile questo sistema, nascendo spesso i l sospetto della falsit delly accusa dopo che lo iunocente fu gih giudicato 6 una necessit che quando il primo sistema non attuabile, si passi al secondo. RIai per sarebbe accettabile il terzo, e le ragioni ne sono intuitive. 4;Luello per, che io non h o mai saputo capire si come Pii c c i o n i (saggio pag. 577) insegni che il giudice autorizzato a procedere contempornnearnente contro il cnlunniato contro il calunniatore in caso di calunnia manifesta. RIa s e In calunnia manifesta ha per sua condizione la assoluzione dell' accusato e x capite innocentiue, siffattii contemporaneit;~ di giudizi mi pare repugnante. L' ordinare la conlemporaneith dei due giudizi uon pu dipendere dalla innocenza dello accilsato, la quale per essere dichiarata ha bisogno di un giudizio preventivo. Cib dipende da ben diverse considerazioni ; e precisamente da quella opposta, cio di meglio giungere niediante i due giudizi riuniti a conoscere appunto se lo accusato era o no innocente. Del resto la Corte di Cassazione di Napoli col suo ioiportantissimo giudicato del 5 agosto 1868 i n causa contro Spngnuolo Tnvco Iia posto in sodo una quarta via con In quale pub essere sciolta la presente cliiiicoltii: ed quella di non fare i l giudizio contro il caliinniaio n2 prirna 118 dopo. Infatti quel decreto stabilisce che non necessario esaurire e neppure invocare il processo contro il principale imputato per perseguitare il falso denunciatore e condiinn;irlo comc colpevole di calunnia. Questo precedente i: superfluc~ F? deve affatto risparmiarsi tutte le volte clie la fiilsii dellir denunzia apparisca intuilivn o venga chiarita nei prirnord.

delle verificazioni. A qual pro infatti qiiello inutilc rito? A qii:~! pro sottoporre un onesto cittadino ad un processo ellinierc. e ad un'accusa che gi si conosce priva (li Lase? Invanri il calunniatore diril che non pub proferirsi er>nd;tni~ii conlrcl di lui perchk I' uoiilo da l i l i f;tlsanienic accusaio non ha aricora ollenuto una sentenza assolulorin che ponga in sodo la sua innoce~iza.1 giudice potr bene rispondergli, io sono 1 convinto della innocenza di lui, e poichu sono iijiuiiinientr corto del tuo delitto, tanto nii basta per contlniiii;irii c i l n i ~ calunnialore.

I romani non conoscevano processo inrlriibitcirio: percirj non poth cadere loro in munte (li estenclerc il reato tli calunnia alle false denunzie, voine l~oscicr dovette farsi sotto gli imperatori. Nei prisclii tempi qtiesto titolo si obiettava soltanto a coloi30che nvt:ssero iniziato una pubblica accusa : e per consegrienza quelle fornie clis si vollero integrali nell'accusa solenne, cioh la suscriplio ( I ) e la inscri$tio, i'urono condizioni indispensabili perchb si potesse obiclttare questo malefizio. Ma perchi: la suhsc~ipdiointimoriva molti e li allontanava dallo accusare, cosi lo imperatore Graziano (Zcg. 4, C'. Tileod. ati! Zcg~qr~ Co?*neliamde fakis) ordin che potesse il giudice dispensare l'accusatore da questa forma, e che ciil non ostante se apparisse che 1' accusatore avesse clolosamcnte prornosso rina 1:ilsa accrisa rinianessp ugualmente passibile dclle 1)ene or(1inarie minacciate ai calunniatori.
(1) La inscriptio e la subscriptio furono tlue forme tlifferenti. La inscriplio consisteva nella indicazione ciiiarn f *

completa del noine dell'accucato, dei titolo di reaio che si voleva obiettare, dei fatti e delle circostauze che s' inttlndeva provare. Oueuta indicazione b;istl> da prirria si facesse in niodo somrn;irio ; ma nel processo dei tenipi si ebbe senipre pi a cuore la sua completezza, in obbedienza al priricipio di giustizia che al reo debba farsi preventivainente conoscere tutto quello che si propone contro di lui. La subscrptio era la formula con la quale doveva concliiudersi il libello di accusa, e doveva esprimere la obbligazione che 1' acciisatore assumeva di esporsi ad sinlititudinem pociiae, quanclo apparisse che esli aveva per dolo inoltrato una falsii accusa. Gli eruditi (vedasi D e B y e nella sua dissertazioue de deliato calut~i~licte, Leyden 1790) ricordano la forniula della subscriptio nei seguenti tcrrnini I n progrimiinuic crii)li?~ctli (cio nel!' albo dove si registravano tutte le acciisr) ad sinzilituclinenl sztpplicii s i dolo viulo detulisse c~ppureat, n6 nccvsulrire prnesente contrnctnm oDligaiione~/~. La primitiva necessit di questn volontaria subiezione iilla pena fece dire a t:iliino che i c:ilunriiatori non si puniviino ui legis sed w i stisccptne o6ligtrtionia; nia questa for1n.i non si chiedeva per desumere dalla medesima il diritto di punire i calunniatori: essa era imposta conie caulela, e quasi come un nioailo agii accusatori ut peT subscriptionis lior.rorena terrcantur, ad impedire le accuse precipitale p r r impeto d' ira o per avversione contro gli onesti citiadiui. I)a questa forma pu dirai ctie come da un embrione scniiirisca il moderno costome di fiire il ti~oiiitodella pena iii testimoni priina che essi dcpongnno: cosliinit! clie si volev;~ religiosaniente osservato soito le procedure toccane: e clie con poca prudenza si viene fra noi tlispogliando di ogni ~ I I J renligia nelle procedure nttutili clic ad ogni pik sospinto t i l i noriino sernpre le prolezioni che il ritl~dovrebbe porgere :ilI:~ innocenza. ,i questa forina aderirono ten;iccniente i romiiiii; e Onorio c Teodosio (leg. ult. C. dc ricv.rcsnt.j chr ti? ririnoviirono il precetlo tassativo, dicl1iar:irorio (lovi.rsi itilririliic~re anclie riellc, accuse portate contro i servi. Noii si h c c v a cc-

Vor,. V.

iG

- 24'~cezione che oel cano dei marito denunciai~redell' adtilrerio della moglie, nel caso della donna eiir si querelava (i'iogiuria; e forse secondo alcuiii interpetri ucl caso delll erede cui curreva I' obbligo di perseguilare gli uccisori del suo oulure. Nori b poi vero ( cticcchb dicasi da W e s e ni 11 e c i o i n comrnenl. ad Big. li[. nccudndori61~sri. 12) clie 13 forrna cle della sirbscriplio andasse in dissueludine sollo s li iniperntori. Queslo si argotnenl dalla costiLuzinne di Graziano, che fio ~ 0 p f .ricordalo, senzii avvertire che Teodosjo nvcviila r'evocala. 3

Presto si comprende da ci4 come CUI miitare di tempi e rosturni la calunnia abbia niutato fisonomia. li caluliriint,ore romano era una Bgura eretta ed audace che a fronte scoperta scendeva arii-iato d'impudente mendacio a combattere nel foro contro il nemico, dnndo cauzione di sB, esponendosi a gravi pericoli. Ma poichb il sistema della puliblica accusa andh in dissuetudinc, e la persecuzione dei reati fu diritto esclusivo di alcuni pubblici nBciali, al calunniatore sottentr la Agura del delatore. All' aperto combattere sribentrarono i dardi lanciati nell' orrihra; alla temerit la perfidia; e nascosto sotto le ali del pribblico ufficiale clie faceva propria 1' accusa? il delatore nei minorati pericoli trovb impulso a piit largamente offendere la innocenza (2). E un fatto che quella prisca Bgura non liil6 pi oggi rinnovcllarsi : e se piace trovarle un successore nel]' offeso che si costituisca parte civile, questi non no riproduce i caratteri che a pallide linee, e rimane pur senlpre rin attore secondario nel drnmtrin del giudizio penale; perchi: se l' azione pubblica si ec-

- 243 cita e si rinfranca per opera sua: certo i! che egli non pu8 mai interamente padroneggiarla.
(l) L' odio coniro i caliinnia[ori quando nell' impero di Oriente si trasformarono in delatori, si fa mariifesio per severa sanzioue clella lcg. 3, C. de abolilionibua faflueiter. i~icusantiilics accuuatioitis abolitiu n o t i dubifur.

Ora questo confronto conduce a due distinte osservazioni. Iu prinio luogo 6 cla considerare se il calnnniatore moderno adegui sol to il punto di vista politico la odiosita del17 antico; e se nicr~iti iiguale rigore. Qui forse chi griarda le cose sotto il punto di visla rnornlr: 1~f~f,rao v a ~ cpi vituperevole e tr scellerato questo delitto nella fbrma moderna che riori 10 fii nella aritica. Xla sotto il punto di vista liolitico egli certo che il falso accusatore moderno ha le braccia legate per il necessario intervento del pubblico ministero e clclle camere d' invio, le quali dovendo dare il passaporto 3113. fczls;i accusa, che senza ci6 non produce effetti giuridici, offrono una guarcntigia preventiva all' innocente perscg~it~ato, 1 quale spessissimo giova a sventare sril nascere 9 la trama delittuosa. Laonde per il niinore pericolo il reato di calunnia non assume oggiili quella iuiportanza politica che ebbe sotto il sistenia delle pribbliche ;ic:cnse, se noil cjuando il caltiriniatore abbia gii sriperato cluellc gu:ii.entipir-, o sia riuscito ne1 suo pre1iixiiiiai.e iiltellto di illriclere il pU~~bliC0 rninistero e le carnere CI' invio; inducenclo ciuello ad caseigcit:trc I' :rziorie, e queste ad aprirle libero corso.

In secondo luogo da ricercarsi se convenga oggidi riconoscere in questo reato due fgrme distinte, e contemplare con occhio diverso la falsa denzwcia e la falsa querela. Nelle scuole moderne non trovasi generalmente fatta distinzione fra quei due casi nella nozione del reato. E il pronunciato delle scuole si riprodotto in tutta la sua semplicit dal1' art. 266 del codice pende Toscano. Questo (prescindendo adesso dal contemplare la calunnia vet~le a cui mi piace dare teoricamente un titolo separato) dichiara calunniatore - ivi - Chiunque clolosamente da i~z giudizio ad alcuno la falsa incolpnuione di un fatto pzrnibile. Per questa larga noziorie 0 manifesto che il titolo di calunnia sorge cosi contro colui che abbia dato formale querela per un delitto commesso a suo danno ; come contro colui clio sotto il colore di zelo per il puisl~lico bene abbia dato formale denuncia di un delitto che niente 1' offese: e sorge cosi contro colui che dicendosi offeso si limitb semplicemente a presentare una querela; come contro colui che spingendo pii1 oltre I'animositS, si costitui parte civile nel giudizio criminale, si muni di patroni, e sostenne fino Al' ultimo la scellerata battaglia. Potranno i giudici entro i limiti della pena relativamente deterrriinatn tlistingriere forse caso da caso secondo la varieti del loro consiglio; ma la legge niente prescrive e niente distingue (1).
la disliazione che ai ter~iiiiii dell' art. 375 del codice Sardo si B fatla dalla Siiprema Cortt:
( 1 ) Ottinia mi

t. semhrata

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di Cnssazione in Napoli nel Decreto del 5 agosto 1868 in cause contro Spognrtolo Tbrco; gi ricordata sopra in nofa 31 S. 2640. Chiamata n definire i ~ e g t l i s i l i esteriori della falsa denunzia necessari a punirla come sulunnia anzicb corne semplice difiilmuzione, quella Corle dovette cercare s e a questo pi grave effetto la denunzia potesse avere il carattere di formale querela iniziatrice di un processo criminale; o s e baslasse a cib una semplice informatir~upresentata al piibblico Ufliciale. E sciolse il dubbio con una distinzione che a me pare saviscima. O il fatto deniinciato non B perseguitabile che a qttercln d i parte: ed in tal caso siccome l' Ufficiale al quale fu presentata la inforniativa non piib iniziare ad arbitrio proprio un processo, non vi calunnia senza regolare querela della parte offesa: o il fatto impctato perseguitabile a pubblica azione, ed allora siccome I' Uficiale a cui fu presentata la mendace inforinativa puO (ed anzi deve trattandosi di un delitto) iniziare un processo contro il caliinuiato senza bisogno di forniale querela della parte, la querela non B elemento materiale necessario al titolo di calunnia, il quale nel concorso degli altri estremi sorge anche senza la forniale doglianza.

h per6 degno di osservazione che altri legislatori (seguendo forse diverse scuole) hanno pensato diversamente. Fra i vari codici che potrei contemplare scegliero il Portoghese del 1852, il quale nettamente distingue la falsa dentrncia dalla falsa que?da.Esso al]' art. 245 prevede il fatto di chi inoltri alle autorit denuncia o partecipazione per iscritto di un reato contro determinata persona, ed infligge la prigione da un mese ad un anno e la sospensione dai diritti politici per cinque anni. Ma l'art. H44 prevede il fatto di chi maliziosamente inoltra que-

- 246 vela contro determinata persona, ed infligge il dcgredo temporario, pena assai pi grave dell' altra; la quale abbassa alla prigione da sei mesi a due anni quando il delitto obiettato incontrerebbe soltanto pena correzionale. Questa distinzione di casi presenta (non vi ha dubbio) una differenza nozionale: ma a siffatta differenza risponde egli veramente una diversit di condizioni politiche che richiamino a diverso titolo ed a diversa pena?

Esamino i due illast~~i commentatori di questo codice, desideroso di luce. J o r d a o descrive con la sua usata diligenza ed esattezza gli estremi voluti dall'art. 245: avverte di passaggio che la denuncia calunniosa F! ben differente dalla calunnia propriamente detta; ma tace sulle ragioni di differenziare la denuncia dalla querela. F e r r a o osserva che la differenza tra falsa denunzia e falsa qecerela non si B fatta n& dal codice Sardo, n dal codice Napoletano, n dallo Spagnolo, e sembra in sostanza la disapprovi come inutile e conducente ad una ingiusta sproporzione nelle penalit. Io divido questa opinione che trovo sostenuta anche da P a c e C h o, el codigo pena1 covzntado vol. 2: pag. 348. Se da un lato il querelante apparisce piu odioso perchb ha la veduta di lucrare sulla indennit, dall' altro lato il denunciatore ha minori scuse per la ultroneit del suo fatto e mostra maggiore malignita. La offesa alla giustizia identica in anibo i casi; uguale il pericolo della innocenza: per lo che questo criterio & per lo meno tanto problema-

tico da non meritare di essere assunto come norma nb della scuola n? dell' aula legislativa. :

Sappiarno quanto interessasse ai romani a causa dei loro ordinamenti giudiciarii di aver copia di chi accusasse i delinquenti: e la ragione di ci la espresse C i C e r o n e ( P r o Sexto Roscio Amerino cap. 2 0 ) quare facile omfies patimul; esse quam

pluriw~os acczcsatores, quod innocens, si accusatus sit, absolui potest :nocens nisi accusatus fuerit condernnu9.i non potest. Ma se tale necessit spinse quei legislatori a facilitare e porre in onoranza lo esercizio della pubblica accusa, la moltitudine dei calunniatori, incitati o da ambizione o da spirito di vendetta o da basse speculazioni, presto fece accorti del bisogno di provvedere a tanto pericolo: di qui le cauzioni richieste; di qui la severit delle pene contro i calunniatori. E celebre la legge Rsmmicz dettata nei prischi tempi clella repubblica (1) in odio ai calunniatori, che li puniva con lo imprimere a fuoco la lettera K sulla loro fronte: ma per la dissuetudine di una punizione cos barbara ed impoiitica, la pena divenne arbitraria, e si applic l' esilio e la relegazione (leg. 16,ff. dle poen.) e finalmente si accett (probabilmente sotto T r a j a n o) come regola costante il taglionc; alla qual pena principale altre se ne aggiunsero di accessorie; come la perdita del diritto di accusare, leg. 7 il",de publicis jucliciis, leg. 4 $ de uccusatoribz~s;non per quello di fare da testimoni, leg. 13 f l de testibus; oltre il debito delle indennitC, fra le quali noveravasi il

prezzo dei servi torturati nel processo: P a o I o seni. Iib. 5, tit. 16, S. 3 - leg. 1, C. de quaest. - leg. 17, 8. 2, f . de quaest. - leg. 5.3, ff. d e jz~diciis.E questa misura del taglione nella pena della calriiinia i pi culti giuristi rettamente sostengono che perdurasse anche ai ternpi di Ci i a s t i n i a n o, argomentando dalla leg. 2, C. de fide inst?*ume+zt. Ieg. 7 , C. ad Ieg. Jul. de vi - leg. ult. C. de uccusnt.; quantunque sia incontrastabile che gli imperatori talvolta esasperarono la punizione con feroci snpplizii (2).

(1) La sloria della legge Renlmia tenl trarre dalle f,enebre n r e n C m a n n de begis Reazmiae esitu ,nel tesoro dell' O tt o n e tom. 3, png. 1574. Quesla legge non deve confondersi con la legge Memmia dirella ad impedire si accusassero i cittadini assenti per servigio della Repubblica; n& col sena!ocorisulto Jfen~miffno, quale B a C h i o Hisloria jurisprudel dentine romnnue lib. 3, cap. 1, S. 32. Clie fosse coslume dei ronjani punire cerli delilti con In inustione di una lettera in varie parli del corpo lo moslra N e r i atlalectoruna lib. 1, ceap. 37 nel tesoro dell' O ll o n e Lom. 2, pag. 376, 379 : ved a * ~lrg. 2, C. Tlieod. de pnenis; lrg. 17, C. de poenis M a s C o v i o de sfygmrrtr ficiei hu~tiunnenon itiurendo ii eri h a r t dissert de slyynii~le. fu un prirno progresso E [li uiiianit e di civile prudenza quello d'interdire la inipressione dei bollo nella faccia dei malfattori, e prrscriverlo in dltre parti del corpo. (2) Br e n C m a n n de fulis culrrninia~oruni nel tesoro deii' O t t o n e tom. 3, pag. 1684 ; cos ora si videro dannali aiia croce, ora al fuoco, ora ai BagrIIi, ora alle bestie, ora ;illo annegamenlo, ora alla avulsione della linguii ; le quali pene avvertono gli storici essere irrognte dagli imperatori per conciliarsi la grazia del popolo, costante in ogni ternpo xiel suo aborrimento contro i delaiori. Queste tradizioni delle

barbatili orientali si mantennero anche in Italia per lungo teuipo. In Bologna nel secolo decimoquario ai calunriialori si tagliava la lingua : T o s e l l i Cenni sul foro Bolognese, .ippendice pug. 229. Ma poich sempre domin la idea ili proporzionare la pena del calunnialore a quella che egli nvevn provocala sull' accusato, invalse la regola che la pe1ialit2 di questo realo fosse arbitraria : Co v a r r u v i o vai-icir. resol. lib. 2 , cap. 9 , n. i C l a r o senlent. lih. 5, S . fin. guoest. 62, n. 5 ; el qrinest. 81, n. 5 B r u n e m a n n o in leg. (in. C. de crilzin~n. C h r i s t i n e o quaest. practi(,tre col. 4 , decis. 205, t i . 25.

1 codice Leopoldino del 1786 puniva il cnlnn1 ~iiatorecon la frusta pubblica sull'asino, e nei casi piu gravi con lo esilio e con la galera; ma la pratica toscana (la quale, come notai nel mio opriscolo (1) intitolato Puccioni ed il gwre penale, coraggiosamente in omaggio alla civilti cancellb la pena della frusta senza che nessuna Icgge 1' avesse abolita) vi sustitai il confino. I1 codice Toscano agli art. 267, 368, 269, ha preso come criterio della penalit di questo delitto il taglione (2) ma senza cadere nelle csorbitanze a116 quali concluceva la gretta aiferenza : siffattn misura. ES& gradua la pena stilla proi porzioric (li quella minacciata al delitto falsamente der1unciat.o; l'accresce quando la falsa accusa abbia portato condanna; e pii1 se tale condanna sia stata seguita; e con savio consiglio la riduce al carcere quando il calunniatore con terr~pcstivne sponlanea ritrattazione abbia egli stesso irnseilito gli effetti noccvoli della calunnia.

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