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"C'e' un'odissea sconosciuta che la bellezza e' costretta a percorrere nel nostro corpo dopo l'annuncio degli occhi.

Dura pochi istanti, forse meno: e' tortuosa, complicata, eppure impalpabile. Noi vediamo il bello e la retina, subito, urla un allarme, chiamando in causa l'istinto e ordinando poi alla pupilla di fissarlo senza distrarsi. Il nostro sguardo si incanta, ghermisce le forme, immagina; improvvisamente comincia a spedire al cuore, attraverso la gola, quella sostanza aerea di cui sono fatti i sogni e che crea languore. La centrale cardiaca, per non compromettere i battiti, getta ovunque le sensazioni ricevute: ai muscoli, nelle vene, nelle nostre zone segrete. La bellezza, pero' non sta ferma; non riesce. Ripercorre allora una strada inversa, portando con se' masse di emozioni, cariche di intensit e stupore. Raggiunge di nuovo il cervello, costringendo l'occhio a non smarrire quanto e' riuscito a catturare un secondo fa. La bellezza e' fisica, totalmente affidata alla carne, ma ha bisogno di strade segrete che corrono sotto la nostra pelle per farsi riconoscere. I filosofi hanno raccomandato per secoli di cercarla nello spirito, il mondo contemporaneo vorrebbe scoprirla soltanto sul corpo. Noi, indipendentemente dall'epoca che ci ospita, ne abbiamo bisogno come dell'aria e dell'acqua. Forse perch nel nostro spirito siamo convinti dell'eterna verit racchiusa in una frase di Fedor Dostoevskij: "La bellezza salver il mondo". Nella mostra di Steve McCurry vi sono tre volti scoperti in un teatro di guerra in Asia nel 1992. Sono tre donne che raccontano una storia antica e continuamente attuale esprimendo una bellezza ieratica, poi venata di paura, infine qualcosa che ve la mostra sotto un velo di tristezza e di preoccupazione. Guardandole attentamente, vi accorgerete che non hanno data, luogo o tempo, ma forse le avete gi incontrate in una strada del mondo, oppure in uno specchio, o vi sembra di averle salvate in un ricordo che avete strappato alla stupidita' dell'esistenza. Tre volti, tre percorsi. La bellezza abbraccia tutti i sentimenti e li rende puri. Le donne vi chiedono con i loro sguardi di non abbandonarle, di spingerle ancora a vivere. Noi per affrontare i giorni indossiamo una maschera. In tal caso queste tre innocenze forse stanno parafrasando quanto si chiese per Sir Max Beerbohm il grande Oscar Wilde: "Chiss se quando e' solo, si toglie il volto per mostrare la maschera". La natura ha voluto concedere alla bellezza tutte le licenze, le ha aperto i cieli, ha fatto innamorare di lei la fantasia. Ma per possedere la bellezza occorre soffrire. Queste ragazze lo dimostrano con i loro sguardi che entrano in voi e vi portano lontano. Non si rivolgono semplicemente all'occhio, giacche' le espressioni di cui sono fatte bussano all'anima. E le

ricordano che non sono virtuali, televisive, chirurgiche, ma vere. Lontane dalla demenza delle finzioni hanno cercato rifugio nella realt."

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