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18 agosto 2011

DELITTO D'AMORE
(Rielaborazione della vicenda dell'omicidio dell'Imperatore Tiberio Claudio per mano della moglie Agrippina. Racconto ambientato nell'Antica Roma con numerosi cenni storici..)

Agrippina spalanc gli occhi nel buio della stanza, un dolore lancinante alle tempie le irrigidiva il collo e le spalle. Probabilmente erano i sensi di colpa che cercavano di persuaderla a cambiare idea per lindomani. Ma Agrippina era una donna forte, mai avrebbe permesso a se stessa di tornare indietro sui suoi passi..

Era una notte fredda ed umida dellanno 64 d.C. Era tardi e i servi stavano gi dormendo nelle loro stanze nel seminterrato. Attorno a lei non era perci udibile alcun rumore, a parte il respiro affannato - a tratti soffocato ed intervallato da colpi di tosse - del marito che dormiva nella stanza adiacente. La donna non riusciva ad addormentarsi, un po a causa del dolore dal quale si sentiva totalmente pervasa, un po perch aveva la testa ingombra di pensieri cos gravosi che non le permettevano di abbandonarsi al sonno. Ogni volta che provava ad abbassare le palpebre, liberare la mente e cadere finalmente in un sonno ristoratore, immagini terrificanti le si scagliavano addosso ad un palmo dal viso, con una violenza tale da costringerla ad aprire subito gli occhi. Decise quindi di desistere nellardua impresa di potersi assopire e si rizz sul giaciglio in preda ad un sentimento cupo e mai provato fino ad allora, un misto di panico ed eccitazione, con un filo di rimorso che sinsinuava subdolamente in lei ogni volta che si immaginava gli occhi riversi e il corpo marmoreo e freddo del marito senza vita.

Lui, Imperatore Tiberio Claudio erede della dinastia Flavia, era sempre stato buono e gentile con lei. Laveva salvata da una vita di strada e da un passato pieno di travagli, accogliendola nel suo palazzo assieme al suo piccolo Nerone che allora aveva solo quattro anni. Qualche mese dopo - era lanno 49 - laveva sposata e insieme avevano trascorso tempi felici, sopportando a testa alta le polemiche della gente che gridava allo scandalo in quanto tra i due scorreva lo stesso sangue e vi era uno stretto legame di parentela - lei era sua nipote. Avevano avuto nel 51 un bambino bellissimo, Cesare, che prese successivamente il nome di Britannico per le sue imprese di conquista in Britannia con il padre. Era un bambino tanto bello quanto fragile: soffriva di improvvisi attacchi di epilessia che a volte lo costringevano a stare a letto per settimane intere. Agrippina aveva perci convinto il marito Claudio a lasciare in eredit il suo Impero allaltro figlio, Nerone, il quale fin dalla tenera et aveva dimostrato un temperamento forte e deciso e una salute di ferro.

Da qualche tempo per Claudio si era ammalato. Al palazzo erano accorsi i migliori dottori di Roma, ma nessuno di loro era riuscito ad indovinare la sua malattia n tantomeno a trovare un rimedio per curarla. Ogni giorno che passava, lImperatore pareva sempre pi debole. Tutte le

mattine appena sveglia Agrippina si inginocchiava al letto del marito e gli regalava un po di compagnia silenziosa. Egli parlava a stento e con difficolt. Agrippina era sicura che fosse questione di settimane, e il marito sarebbe morto. Eppure, seppur debolmente, egli riusciva a resistere alla malattia. Proprio durante la mattina antecedente a quella notte insonne, Agrippina lo sent chiamare un servo: Portami la tavola del testamento, la cera e uno scalpello, caro liberto, gli disse. Il servo obbed al suo ordine e poco dopo torn con il materiale richiesto dallImperatore e glielo pose gentilmente. Claudio impugn lo stilo di legno, ma la sua mano tremava. Chiam allora la moglie in suo aiuto.

Agrippina cara, donna di bellaspetto, madre attenta e moglie esemplare. Ora che i miei giorni stanno volgendo al termine, mi accorgo che non sono stato un padre giusto ed eguale con i miei due figli. Tanto Cesare mi ha aiutato nelle mie spedizioni e nonostante non possieda le virt di un comandante, indubbiamente un buon combattente: agile in guerra, umile nella vittoria, affabile con i compagni, saggio nelle decisioni. Merita dunque la parte che gli spetta. Ti chiedo quindi di afferrare lo stelo al posto mio e di scrivere ci che ti verr dettato: il florido Impero di Roma avr due Imperatori, due fratelli che si sosterranno nelle difficolt e gioiranno insieme dei successi. Agrippina esit un attimo prima di prendere in mano la ciotola con la cera e il legno per scrivere, voleva tanto bene al marito quanto teneva che il regno andasse nelle mani del suo prediletto Nerone. Claudio inizi a dettarle la modifica del testamento e lei fece finta di scrivere. Ogni tanto lui si fermava e le chiedeva di rileggere ci che aveva appena detto, ma lei glielo impediva garbatamente, accampando scuse sempre diverse e dispensando carezze di finta dolcezza.

Quando Claudio fin di parlare si addorment e Agrippina si volt per uscire dalla stanza. In quel momento si accorse che il servo era rimasto alle sue spalle: aveva assistito allintera farsa e la stava scrutando con disapprovazione. Maledizione, pens Agrippina, questo servo parler. Devo fare qualcosa per rendere pi vicino il giorno della salita al trono di Nerone prima che linganno venga svelato. In agitazione, raggiunse la sua stanza, vuot dal cassetto tutti i suoi risparmi, li nascose sotto ai vestiti e usc di tutta fretta dal palazzo, attenta a non farsi vedere da nessuno. Si rec in citt, era giorno di mercato e vi era una folla di donne che sgomitavano in file scomposte per contrattare con i mercanti ribassi sui prezzi della merce, perci non risult a lei difficile mimetizzarsi in mezzo alla calca.

Noncurante degli sguardi di qualche paesano che laveva riconosciuta e si chiedeva che cosa ci facesse la moglie dellImperatore da sola per le strade di Roma, raggiunse la bottega di uno speziale, il quale, alla sua richiesta di un forte veleno mortale, sgran gli occhi e rimase titubante davanti alla donna. Oltre al veleno, pagher il tuo silenzio, sussurr Agrippina. Lo speziale allora si diresse nel retrobottega e torn poco dopo con un flacone con dentro un liquido scuro e maleodorante. Questo il veleno pi potente che possiedo, mia signora. Basta una sola goccia e anche il pi forte degli uomini spirer in ginocchio.

La donna ringrazi, fece giurare nuovamente alluomo il silenzio e torn verso casa. Quella sera rifiut la cena e si mise a letto presto, ma fu scossa da un forte dolore alle tempie e da una strana agitazione che le impedirono di addormentarsi fino a tarda notte. Lultimo pensiero che articol prima di addormentarsi fu per suo figlio Nerone, il quale lavrebbe presto resa fiera del suo gesto e lei avrebbe potuto giustificare lazione che stava per compiere con la consapevolezza che stava per esaudire il suo pi grande desiderio.

Decise quindi di dedicargli un monito silenzioso, frutto di pensieri che non avrebbe mai pronunciato davanti a lui, sperando che la misticit del rapporto che lega una madre con suo figlio facesse in modo di fargli arrivare allorecchio queste parole durante il suo sonno: Nerone mio, domani il grande giorno. Da domani Roma sar nelle tue mani e i destini della citt e dellImpero dipenderanno dalle tue scelte. Non sar facile, ma se farai bene il tuo dovere avrai lopportunit di diventare un grande eroe. Gli storici scriveranno di te e quando la tua vita volger al termine il tuo nome continuer ad essere un pilastro, cos che anche nelle generazioni future sar conosciuta la tua grandezza. Sarai un nuovo Augusto che porter lImpero alle stelle, ne sono certa. Sto per compiere unazione empia, che a suo tempo sar punita dagli dei e lo faccio solo per te. Per favore, non deludermi. Agrippina mosse debolmente le labbra per scandire le parole scaturite dalla sua testa. Prese tra le mani la boccetta scura nascosta sotto ai vestiti e se la rigir tra le dita, poi appoggi il vetro freddo sulla fronte per alleviare il dolore alle tempie e la fece scorrere lateralmente fino alle scapole. La pelle, a contatto con quella superficie liscia e regolare ebbe un leggero tremito. Si gir allora su un fianco e il sonno la colse inaspettatamente. Strinse la fiala tra le dita e si addorment con loggetto tra le mani.

I raggi flebili del freddo sole novembrino che filtravano dalla grande finestra della sua stanza e rimbalzavano sul bronzo del suo lectulus pavonini creando giochi di colore sulle pareti chiare, la destarono di buonora il mattino seguente. Agrippina non perse tempo a smaltire il sonno sotto alle coperte e si rizz subito in piedi. Era ancora presto e tutti nella domus stavano dormendo, eccetto i servi che si affaccendavano nelle cucine per preparare il banchetto della colazione. La donna si vest in fretta, nascose la boccetta di veleno sotto ai vestiti ed usc in cortile a fare una passeggiata. Due servi la incontrarono e le chiesero se volesse mangiare qualcosa. Lei rifiut facendo un cenno con la testa: aveva lo stomaco chiuso e non voleva perdersi in chiacchiere. Si diresse poi nella cucina, zona della casa che non era solita a frequentare in quanto i liberti assunti da Claudio solevano occuparsi del mantenimento della casa, dei pasti e della spesa al mercato. Si guard quindi intorno quasi intimidita e spaesata, sentendosi unestranea in casa propria. Era alla ricerca di qualcosa che non sapeva definire n con le parole n con unimmagine. Si limitava a cercare forsennatamente e senza una logica, posando gli occhi e le mani su tutto ci che le era intorno. Spost la ciotola con limpasto della focaccia, rovist in mezzo alle spezie, infil la mano in un sacco di piselli per tirarne fuori una manciata e poi rimetterla al suo posto, sniff le radici che avevano ancora odore di terra e mise in bocca un lupino solitario trovato sulla tabula da lavoro. Poi alz lo sguardo e si materializz davanti ai suoi occhi ci che stava inconsciamente cercando. Con un rapido movimento afferr il contenitore della salsa garum tanto amata dal marito ed usc dalla stanza dando le spalle ad un servo che era appena entrato dal retro, il quale tuttavia si inchin per rivolgerle un saluto che lei non vide.

Con disinvoltura svolt per il corridoio e si ferm nella sua stanza giusto un momento per versare qualche goccia di veleno nella salsa pastosa e scura che puzzava di pesce, per poi tornare verso le cucine con il cuore in gola, passando dal retro in punta di piedi. Quando Claudio finalmente si svegli, il sole era gi alto. Due servi lo aiutarono a mettersi seduto sul giaciglio e gli comunicarono che il pasto sarebbe stato servito entro pochi minuti. Che cosa c da mangiare questoggi? chiese luomo. Funghi con garum e focaccia calda, signore, gli rispose il servo. Si allontan dalla stanza e poco dopo torn con un vassoio in pietra, sul quale era disposto il cibo che emanava un odore davvero invitante. Agrippina raggiunse subito la stanza del marito e si inginocchi come suo solito ai piedi del letto. Anche lei aveva un vassoio tra le mani; il suo conteneva solamente i funghi e la focaccia (aveva deciso di saltare il garum per quel giorno...). Le tremava il labbro inferiore e faceva fatica a guardare negli occhi il marito che addentava compiaciuto la focaccia, masticandone meticolosamente ogni boccone. Egli pose una mano ad Agrippina e gliela carezz, poi le chiese di alzarsi e gliela baci. Tornata alla posizione iniziale, Agrippina continuava a tenere fissa nella mente limmagine del forte Nerone e si immaginava la sua trionfale salita al trono. Cercava di volgere mente e occhi altrove, in modo da non dover soffermare lo sguardo sulla faccia stanca e piena di rughe del marito, di non dover incrociare lo sguardo con quei suoi occhi azzurri come due smeraldi, i capelli brizzolati, la barba riccia e folta, le labbra sottili e rigate color porpora e avere la consapevolezza che tutto ci dallindomani sarebbe diventato un dolce amaro ricordo. Il marito la guard dolcemente stava raccogliendo con la focaccia i funghi e la salsa dal vassoio e sorrise alla moglie. Aveva ancora tempo per ripensarci? Probabilmente ne aveva, ma lei non voleva farlo. Dentro sentiva che quella scelta avventata avrebbe potuto portarla alla disgrazia, ma lei era una donna fin troppo orgogliosa e non si sarebbe mai sottratta ad una decisione gi presa.

Il marito port il cibo alla bocca e inizi a mettere in moto le mascelle. Assapor il suo pasto lentamente davanti alla moglie e chiese ad un servo un bicchiere di buon vino per mettere una cornice a quellottimo pranzo. I suoi occhi erano luminosi e sul volto aveva unespressione compiaciuta e rilassata, di chi aveva goduto pienamente del suo pasto. Per sottolineare il suo stato di benessere ed apprezzamento, emise perfino un forte rutto e si asciug le labbra con un panno umido, pronto a parlare di nuovo alla moglie. Moglie mia, questo cibo ha destato in me un sentimento di amore verso la vita, ultimamente opacizzato dai malanni del corpo. Sono mesi che spero di potermi rialzare da questo giaciglio e di poter parlare ai miei sudditi e garantire loro un solido futuro per la citt con me al loro fianco. Ma la malattia avanza e compie il suo corso. Nonostante sia stato voluto dagli dei come Imperatore, rimango comunque un uomo mortale e come tale non posso sottrarmi al nero destino della fine di tutte le cose. Entro qualche tempo il mio corpo mi abbandoner, Agrippina, e tu dovrai rimanere da sola. Voglio che tu sappia che sei la cosa migliore che mi sia capitata in tutta la mia vita.. Agrippina esit un attimo prima di dire qualcosa, si ricord di non aver chiesto allo speziale quanto tempo di attesa richiedesse il veleno per compiere il suo effetto. Guard negli occhi il marito e gli rispose: Lo stesso vale per me. Purtroppo non si pu scappare dalla volont degli dei. Le nere parche spezzeranno il filo della tua vita, la morte ti raggiunger presto e non ti potrai opporre. Ti prometto che quando esalerai il tuo ultimo respiro, io sar con

te. Come disse quelle parole, Tiberio ebbe uno spasmo e si contorse su se stesso, le rughe sul viso si contrassero e gocce di sudore iniziarono a scendergli dalla fronte. Stava soffrendo davanti agli occhi della moglie, che impassibile lo guardava con gli occhi leggermente velati dalle lacrime.

Agrippina si chiese se non fosse il caso di girarsi e andare in un'altra stanza, ma dopo qualche ripensamento, decise di rimanere dove stava. Il marito balbett una maledizione, aveva capito linganno e augurava alla moglie una fine ben pi atroce della sua, uccisa dallo stesso figlio per il quale aveva ucciso suo marito, ma la balbuzia che da anni aveva cercato di contenere, in quel momento si stava facendo incontrollabile finch non arriv al punto di non permettergli pi di spiegarsi come avrebbe voluto.

La moglie, impassibile, si mise seduta per terra e sent il respiro del marito diventare sempre pi corto e soffocato. Tiberio lott contro la morte ancora per qualche momento, poi desistette, pieg la testa da un lato e chiuse debolmente gli occhi. Un rivolo di bava gli scendeva dalla bocca. Esal il suo ultimo respiro e il cuore smise di battergli. Agrippina gli prese la mano e sussurr una preghiera mortuaria, poi si alz, si gir ed usc dalla stanza per chiamare un servo a portare via il corpo. Nerone era il nuovo Imperatore di Roma.

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