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L.241/90 (trasparenza del proced amministrativo): lattivit amministrativa retta da criteri di economicit, efficacia e pubblicit. Obbligo per la P.A.

. di stabilire termini certi per la conclusione dei procedimenti; RUP; da la possibilit a chiunque di intervenire nel procedimento qualora possa derivarne un pregiudizio del procedimento; diritto di accesso ai doc amministrativi; conferenza di servizi (procedura molto frequente per lesame e lapprovazione di opere e lavori, si fa quando vi sia da effettuare un esame contestuale dei vari interessi pubblici coinvolti nel proc amm, oppure quando si debbano avere intese, nullaosta o assensi da parte di altre amministrazioni pubbliche). La confer di servizi pu essere richiesta da un privato. L.142/90 (Ordinamento delle autonomie locali): Introduzione delle citt metropolitane. Accordo di programma: promosso dal presidente della regione/provincia o dal sindaco e richiede lazione integrata e coordinata di Comune Regione e Provincia; laccordo deve essere unanime. Programmazione negoziata: regolamentazione concordata fra soggetti pubblici e parti pubbliche o private per lattuazione di interventi diversi volti ad ununica finalit. Intesa istituzionale di programma: accordo fra ammin centrale regioni e province con cui tali soggetti si impegnano a collaborare sulla base di una ricognizione programmatica delle risorse finanziare disponibili per realizzare un piano pluriennale di interventi dinteresse comune. Accordo di programma quadro, Patto territoriale, Contratto di programma, contratto darea. TUTELA PAESAGGIO: (L.1939) Concetto di notevole interesse pubblico. Ha individuato 4 categorie di beni: 1) cose immobili con cospiqua bellezza naturale o singolarit geologica; 2) ville/giardini e parchi che si distinguono per la non comune bellezza; 3) complessi di cose immobili che compongono un caratteristico aspetto che ha valore estetico/tradizionale; 4) bellezze panoramiche. 1) e 2) bellezze individue, 3) e 4) bellezze dinsieme. Per rientrare in tali categorie occorre dichiarazione di interesse pubblico. Il vincolo paesistico ha durata illimitata e non indennizzato. (L. Galasso, 1985) Vincolo pesistico per legge. Ha introdotto una serie di beni sottoposti a vincolo paesistico per legge (cio senza ulteriori provvedimenti) tra cui: territori costieri compresi in una fascia di 300m dalla linea di battigia, territori contermini a laghi (300m), fiumi e torrenti (150m), la parte eccedente i 1600m nelle montagne e 1200m negli appenini, parchi e riserve nazionali, ghiacciai. Obbliga a mandare autorizz a Regione, Ministero dei Beni e attivit culturali, i quali possono annullare le autoriz entro 60gg, altrimenti vale il silenzio-assenso. Nel 1986 ha introdotto la VIA; nel 1987 lambiente diventava bene autonomo, distinto dal paesaggio-bene culturale con listituzione del Ministero dellAmbiente. (D.lgs 1999 Testo unico sui beni culturali ambientali) ha solamente decentrato le procedure amministrative. (Convenzione europea del paesaggio, 2002) .. (D.lgs 2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio) Beni che possono essere sottoposti a tutela direttamente dai piani paesistici. Amplia il concetto di patrimonio culturale: beni culturali e beni paesaggistici. Quelli paesaggistici sono immobili e aree con valore storico, culturale, naturale morfologico ed estetico. TUTELA AMBIENTE: Nel 1991 sono state introdotte Aree naturali protette: 1) Parchi nazionali 2) parchi naturali regionali 3) riserve anturali. VIA: procedura tecnico-amministrativa finalizzata a individuare gli effetti di una determinata opera sul contesto ambientale e a verificarne la compatibilit con esso (1986). VIA STATALE: per grandi opere, il committente comunica il progetto prima dellapprovazione al Ministero dellAmbiente, dei beni e delle attivit culturali e alla Regione territorialmente interessata, dando annunzio sul quotidiano regionale pi importante. Si comunica 1) progetto dellopera 2) incidenza spaziale e territoriale, corrispondenza con i piani urbanistici, paesistici e territoriali 3) scarichi liquidi, rifiuti ed emissioni nellatmosfera, rumore con conseguenti alterazioni provocate e tecnologie adottate per diminuirle 4) descrizione dei dispositivi di elim e risarcimento dei danni allambiente in fase di costruzione gestione e monitoraggio. Vi sono 3 quadri di riferimento: programmatico (relazione tra opera progettata e pianificazione territ), progettuale (soluzioni adottate e caratt opera), ambientale (analisi delle componenti naturalistiche ed antropiche e dei fattori ambientali: aria, suolo, vegetazione, ecc.). VIA REGIONALE: Province autonome di attuare procedure per la valutazione dellimpatto ambientale secondo 2 categorie: A) sempre soggette alla procedura (recupero di suoli dal mare, utilizzo non energetico di acqua superficiale, fabbricazione carta dal legno, prod pesticidi e medicine, impianti smaltimento rifiuti pericolosi) B) devono rispettare la procedura solo se ricadenti anche solo parz allinterno di aree naturali protette oppure lautorit competente decide per il procedimento (cambiamento duso di aree non coltivate con sup > 10ha, impianti di allevamento intesivo piccoli, impianti tecnici piccoli, impianti produzione ghise piccoli). VAS (valutazione ambientale strategica): non ancora recepita in Italia, trova il suo fondamento in direttive europee. Obbiettivo: garantire un elevato livello di protezione dellambiente e promuove lo sviluppo sostenibile. Stabilisce piani e programmi gi allatto della elaborazione ed adozione. BENI CULTURALI: normativa di riferimento (Codice dei beni culturali e paesistici, 2004). I beni culturali pubblici sono inalienabili. La tutela spetta allo Stato. Sono cose immobili che hanno interesse pubblico, storico, archeologico. Obbligo, come per i beni paesistici, di richiedere lautorizzazione per interventi a l Ministero in caso di demolizioni, alle Sopraintendenze per tutto il resto. Su di essi le soprintendenze hanno la podest di realizz ispezioni, imporre interventi e assicurarne la conservazione. LEGGI URBANISTICHE: (1942) Norma fondamentale della pianificazione urbanistica-territoriale in Italia. Obbliga i vari piani urbanistici. (1962) introduce il PEEP. (1964) stabilisce le opere di urbanizzazione primaria. (1967, L. Ponte) obbliga dellacquisizione della licenza edilizia e lintroduzione nella pianificazione comunale delle zone omogenee con rinvio ad un decreto per individuare limiti di densit edilizia e rapporti massimi tra spazi destinati a insediamenti residenziali/produttivi e spazi destinati a servizi pubblici. (D.M.1968) (standard urbanistici) limiti inderogabili di densit edilizia, altezza, distanze fra fabbricati, rapporti vari. (Sentenza Corte cost. 1968) dichiara illegittimi gli articoli della legge urbanistica in cui si dichiarava che non venivano indennizzati i proprietari gravati da prescrizioni del PRG comportanti linedificabilit a preordinati allesproprio (1968, L.Tampone) impone un limite temporale di 5 anni alla prescrizione dettata dalla sentenza della corte costituzionale (1971, L. sulla casa) ha stabilito che lindennizzo per lespropriazione fosse calcolata sulla base del valor agricolo. Introd dei PIP e lintegrazione con le opere di urbanizzazione secondarie (1975) Servizi igienici non direttamente areati ed illuminati, sistemi di vent. Scale e disimpegni con idonee ventilazioni. (1975,D.M. Sanit) ha stabilito i seguenti parametri: altezza minima dei locali: 2.70m (2.55m nei comuni montani sopra 1000m); 2.40m per corridoi, disimpegni, bagni, gabinetti e ripostigli; sup min della camere da letto: singola 9mq e doppia 14mq; sup finestrata dei locali di abitazione >= 1/8 della sup del pavimento; si possono mettere stanze da bagno senza aperture verso lesterno purch provvis di imp di vent. (1977, L.10 Bucalossi) Edilizia residenziale privata, sostitu la licenza edilizia con la concessione edilizia onerosa (in relazione allincidenza degli oneri di urbaniz e del costo di costruzione); inoltre stabil in costituzionalmente lindennizzo per esproprio sulla base del valore agricolo medio sia pure con lintroduzione di alcuni coeff correttivi; introdusse infine i progra pluriennali di attuazione. (1977, L.513) Edilizia residenziale pubblica, altezze virtuale non superiore a 4.5m (rapporto volume vuoto totale e sup abitabile degli alloggi); sup utile min consentita degli alloggi non inf a 45mq e non sup a 90mq. (L.1978) Ha introdotto il Piano decennale per ledilizia residenziale pubblica, indrocudendo le seguenti categ: 1) manutenzione ord e stra 2) restauro e risanamento conservativo 3) ristrutturazione edilizia 4) ristr urbanistica; introdusse anche lautorizzazione edilizia gratuita al posto della concessione edlizia per le opere di manutenzione straordinaria prevedendo il silenzio-assenso dopo 90gg. (L.1982) semplificazione ammin, esonerando i comuni con meno di 10000ab allobbligo di dotarsi dei programmi pluriennali di attuazione. Ha introdotto il silenzio-assenso (90gg) per la concessione edilizia (per nuove costr e recupero). (L.1985) Legge del Primo Condono Edilizio, una sorta di legge quadro che elenca e codifica le diverse violazioni edilizie; Anticip la DIA ovvero per certe opere interne alla costruzione vi bisogno della sola comunicazione al sindaco, accompagnata da una relazione asseverata dal tecnico. (1989, L.13) Barriere architettoniche, obbligo di osservare le prescrizione in materia di superamento delle b.a. per quanto concerne gli edifici nuovi privati e la ristrutturazione di interi edifici; sono compresi anche gli edif di edilizia residenziale pubblica, sovvenzionata e agevolata; infine di allegare una dichiarazione del prof abilitato di conformit degli elaborati alle prescrizioni. (1989, L.122) introdusse il Programma urbano parcheggi, allarg le dotazioni di parcheggi = 1mq ogni 10 mc di costruzione; permise di realizzare nel sottosuolo dei parcheggi da destinare a pertinenze anche in deroga agli strumenti urbanistici. (L.142, 1990) Legge sullordinamento delle Autonomie locali

(L.241, 1990) Legge sulla Trasparenza del procedimento amministrativo. (1994) Legge finanziaria, Secondo condono edilizio (1996, L.24) introduzione DIA; inizialmente non era permesso per zone omogenee classe A e immobili assoggettati a tutela storico-artistica. (D.P.R. 380, 2001) il frutto della semplificazione della L.Bassanini e contiene Parte 1, titolo I : def degli interventi edilizi(manutenzione ord e straord, risanamento e restauro conservativo, ristrutturazione edilizia, nuova costr) e istitu lo sportello unico delledilizia; titolo II: titoli abilitativi (attivit edilizia libera, PdC, DIA) in relazione alle categorie di intervento e procedimento amm per il rilascio degli stessi; contributo commisurato allincidenza degli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione, convenzione; titolo III: certificato di agibilit e relativo procedimento di rilascio; titolo IV: vigilanza sullattivit urb-edil, responsabilit e sanzioni. Parte 2: disciplina delle costruzioni in C.A. e C.A.P e strutture metalliche, disp per favorire il superamento e lelim delle b.a., provvedimenti per le cost in zona sismica, norme sicurezza degli impianti, norme contenimento consumo energetico. (2001, L.Lunardi) ampliamento della DIA in superDIA: comprende interventi che necessitano del PdC. (2003) Terzo condono edilizio. - STRUMENTI PIANIFICAZIONE: Piani quadro o di area vasta: fissano obbiettivi e linee programmatiche per lassetto di un ambito territoriale vasto come provincia o regione. 1) Piano territoriale di coordinamento regionale: concepito come strumento generale di pianificazione riferito allambito territoriale della regione. Detta le grandi linee di assetto e sviluppo del territorio e definisce gli indirizzi ai quali deve attenersi la pianificazione dei sottostanti livelli, provinciale e comunale. Esempio: grandi linee di comunicazione, localizzazione di particolare rilievo (industriale, di interesse regionale). E fatta dallintesa di Amministrazione ed enti interessati (comune, provincie, consorzi di Bonifica, comunit montane). E adottato con delibera della Giunta Regionale. Ladozione resa pubblica con affissione agli altri albi pretori dei Comuni interessati e con fissazione di un termine per presentare osservazioni da parte degli enti interessati (non singolo privato). Infine controdeduzioni con delibera della Giunta regionale. Il PTC approvato con apposita legge del consiglio regionale e pubblicata sul bollettino della Regione. 2) Piano territoriale di coordinamento provinciale: per problemi di omogeneit si abbassato il livello alle provincie. Deve indicare: le destinazioni del territorio in relaz alla prevalente vocazione, localizzazione infrastrutture e vie di comunicazione, sistemazione idrica idrogeologica forestale e del suolo, istituzione parchi e riserve naturali. 3) Piano territoriale paesistico e piano urbanistico-territoriale con valenza paesistica: la legge Galasso ha reso obbligatorio per le Regioni la pianificazione paesistica. Il nuovo testo unico in materia di beni culturali e ambientali ha istituito un solo piano: piano paesistico. 4) Piano territoriale di aree metropolitane: le sono metrop sono zone comprendenti i comuni di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Bari, Napoli e altri i cui insediamenti abbiano con essi rapporti di stretta integrazione territoriale e in ordine alle attivit economiche. Piani urbanistici generali: sono in accordo con le direttive del piano quadro, fissano in modo vincolato le modalit di utilizzazione del suolo. La scala quella comunale e intercomunale. 1) PRG: prende in considerazione il territorio comunale e ne disciplina lassetto complessivo. Contiene: vie di comun, divisione in zone, vincoli per ogni zona, spazi riservati agli edifici pubblici, vincoli da osservare nelle zone a carattere storico, ambientale, paesistico, norme per lattuazione del piano. La zonizzazione la divisione in aree omogenee; la localizzazione individua le opere pubbliche o di pubb interesse da allocare nellambito del territorio comunale. Gli Elaborati sono preliminari di inquadramento, progettuali grafici, progett normativi, relazione tecnica generale. Il PRG adottato con delibera del Consiglio Comunale, avviso affisso allalbo pretorio per 30gg; nei 30gg succ al deposito presso la segreteria comunale si possono fare oss; il consiglio com fa le controdeduzioni; il PRG accompagnato dalle oss e dalle controdeduzioni viene inoltrato alle Regioni che ha tempo 12mesi per approvare o respingere dichiarando le modifiche da apportare. Una volta approvato viene pubb sulal Gazzetta ufficiale e ha validit teorica indeterminata; LEGGE REGIONALE EMILIA ROMAGNA 20/2000 : introduce il -> PSC (piano strutturale comunale: scelte strategiche utilizzo territorio, def. zone e vie di com., giudicato dalla prov.), POC (piano operativo comunale: detto del sindaco def. cosa fare nelle zone del psc), RUE (regolamento urbano edilizia: strum. tecn. Definisce indici, tipologie, altezze ecc ). 2) Piano regolatore intercomunale: quando si riconosce un opportuno coordinamento fra 2 o pi comuni contermini. 3) Programma di fabbricazione: per comuni sprovvisti di PRG, raccoglie una serie di info tra cui limiti di ciascuna zona e precisazione dei relativi tipi edilizi. 4) Programma pluriennale di attuazione: individua le aree e le zone nelle quali debbano realizz le previsioni degli strumenti medesimi nellarco di 3-5 anni. Piani urbanistici particolareggiati o attuativi di tipo tradizionale: nel dettaglio attuano le previsioni dei piani urbanistici generali. 1) Piano particolareggiato di esecuzione: strumento di attivazione del PRG; contiene: masse e altezze, spazi riservati ed opere di interesse pubblico, isolati destinati a demolizione/restauro, suddivisione degli isolati secondo la tipologia prevista dal piano, propriet da espropriare e da vincolare. E adottato dal Consiglio comunale e depositato presso la segreteria comunale, con avviso affisso allalbo pretorio per 30gg consecutivi, vengono fatte le osserv da parte degli enti/istituzioni/cittadini. La giunta comunale risponde e approva. Non vi la necessit di approvazione regionale. Ha durata 10anni. 2) Piano di lottizzazione: strumento attuativo del PRG di iniziativa privata consentito in assenza di piano particolareggiato. Si tratta di una convenzione fra privato e comune che prevede: cessione gratuita al comune entro termini stabiliti per le opere di urb primarie e sec, assunzione a carico del proprietario degli oneri di urbanizzazione e di una quota per quelle secondarie, termine non sup a 10 anni per concludere i lavori, congrue garanzie per ladempimento degli obblighi derivanti dalla convenzione. C anche una lottizzazione dufficio fatta dal comune che invita i proprietari a urbanizzare. 3) PEEP: obbligo per i comuni con pi di 50000ab a formare un piano delle zone da destinare alla costruzione di alloggi a carattere economico e popolare, nonch alle opere e servizi complanari urbani e sociali, ivi comprese le aree verdi (rete stradale, lotti con tipologie e opere pubbliche). La sua dichiarazione subordinata alla dichiarazione di pubblica utilit in quanto le aree appartenenti alle zone vengo espropriate e cedute in propriet a soggetti attivatori. 4) PIP: hanno lo scopo di incentivare e disciplinare gli insediamenti produttivi (a carattere industriale e artigianale, commerciale o turistico). 5) Piano Recupero: i Comuni individuano le zone ove le condizioni di degrado rendono necessario un opportuno recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico esistente mediante interventi di conservazione e risanamento. Riguarda immobili, isolati, ecc Piani urbanistici attuativi di nuova generazione: sono nuovi strumenti nati prevalentemente attorno al tema della riqualificazione urbana; nascono da finanziamenti. 1) Programma integrato di intervento: sono progra con lo scopo di riqualificare il tessuto urbanistico, edilizio e ambientale, con riferimento ad una norma del 1992 che destinava fino al 30% delle risorse statali. 2) programma di recupero urbano e contratto di quartiere: sistema di programmi mirato a manutenzione e ammodernamento delle urbanizzazioni primarie (soprattutto impianti e servizi di rete) e secondarie e edificazioni di completamento e infine allinsediamento di elementi di arredo urbano. Si aggiungono inoltre manutenzione ordinaria straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristr degli edifici. 3) Programma di riqualificazione urbana: lo scopo quello dei recuperi urbani ma resi possibili con dei fondi che erano rimasti inutilizzati. 4) Programma innovativo in ambito urbano e contratto di quartiere: mirato ad incrementare le dotazioni infrastrutturali di zone degradate al fine di favorire lintegrazione sociale e ladeguamento dellofferta abitativa. Piani settoriali e di completamento: sono strumenti che in relazione alle problematiche settoriali (mobilit, parcheggi) possono consentire complementi e integrazioni ai piani urbanistici. 1) Programma urbano dei parcheggi: dimensioni e localizzazione dei parcheggi finalizzate allinterscambio collettivo (grandi citt). 2) Piano urbano del traffico: comuni sopra i 30000ab con la finalit di migliorare la sicurezza stradale, le condizioni di circolazione, contenere inquinamento acustico ed atmosferico. 3) Piano urbano della mobilit: ha introdotto il mobility manager (zone ZTL, AP e zone 30). 4) Programma della rete ciclo-pedonale. 5) Piano di risanamento acustico: analisi delle fonti sonore e dei livelli fonometrici in alto, piano di azzeramento acustico e norme tecniche di risanamento acustico.

- STRUMENTI DI DISCIPLINA EDILIZIA: non vanno confusi con gli strumenti urbanistici in quanto non operano scelte di utilizzazione del territorio. Essi sono: 1) Regolamento edilizio: presente nella prima legislazione dello Stato del 1865 e conteneva commissione edilizia comunale, presentazione delle domande di concess edil, altezze min e max dei fabbricati secondo le zone, distacchi dai fabbricati vicini e dal filo stradale, ampiezze cortili e spazi interni, aspetto dei fabbricati, norme igieniche, parchi e giardini privati, numeri civici, ecc 2) Regolamento digiene: del 1901 ed ancora vigente. - STANDARD URBANISTICI: le zone omogenee sono lo strumento principale con cui il PRG opera per disciplinare il territorio comunale. Vi stata la formazione delle sottozone con il Decreto 68. Gli standard urbanistici sono: misura minima e tipologia dei servizi e delle infrastrutture stabilite oer ogni zona omogenea da recepire obbligatoriamente dagli strumenti urbanistici. E necessario avere 18mq per ogni abitante di spazio riservato a spazio pubblico (9 verde, 4.5 istruzione, 2 attrezzature interesse pubblico, 2.5 parcheggi in aggiunta al 1mq ogni 10mc di costruito). Un abitante teorico corrisponde a 25mq di superficie lorda abitabile per 80mc vuoto di pieno (eventualmente espandibile di 5mq). Zona A: centri storici (lamministrazione deve dimostrare di non poter garantire i minimi stabiliti); Zona B: edificate non storiche (impossibilit di garantire i limiti poich gi edificate; tolti i servizi soddisfatti si devono recuperare entro i limiti disponibili esistenti nelle immediate adiacenze ovvero su aree accessibili tenendo conto di raggi di influenza delle singole attrezzature e organizzazione dei trasporti pubb); Zona C: zone di espanzione (devono essere assicurate integralmente le quantit minime; Zona D: produttive e per insediamenti produttivi (rapporti massimi fra insed produttivi, quali industrie e commercio, e spazi pubblici destinate ad attviit collettive, a verde pubblico o a parcheggi; Zona E: zone agricole (quantit minima 6mq per istruzione e attrezz di interesse culturale); Zona F: zone per servizi (gli spazi per attrezzature di interesse pubblico devono essere almeno: 1.5mq/ab per scuole dellobbligo, 1mq/ab per attrezzature sanitarie, 15mq/ab per parchi pubblici urbani e territoriali); Zona G: zone per nuovi servizi di quartiere ancora da destinare. D.P.R. 380, 2001 (Testo unico) - TITOLO ABILITATIVI: 1) ATTIVITA EDILIZIA LIBERA (manut. Ord., eliminazione barriere architett., opere temp.); 2) PERMESSO DI COSTRUIRE (nuova costruz., ristr. Urban., ristr. Edilizia quando variazione dest.duso, sagoma, volumi,..); 3) DIA (Tutto ci che non rientra nel PdC, varianti al PdC che non variano volumetria e standard urb). - PdC: Sono interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio. E rilasciato al proprietario dellimmobile o a chi labbia richiesta; trasferibile con limmobile al successore o a chi avente causa. E irrevocabile ed onerosa. E rilasciato in conformit alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei reg. edilizi e della discip. Urban. Vigente. E sempre subordinata allesistenza delle opere di urbanizz. Primarie o alla previsione che esse vengano realizzate entro 3 anni. E rilasciato dal dirigente/respons. delluff. comunale competente (art.13). E derogabile solo per edifici ed impianti pubblici, previa deliberaz. del consiglio comunale. In esso sono indicati i tempi di inizio e fine lavori (1 anno per partire, 3 anni per finire); questi sono derogabili per fatti avvenuti estranei alla volont del titolare del Pdc. Per opere non concluse necess un nuovo PdC, oppure, eventualmente, di una DIA. Il rilascio ne comporta la corrispondenza di un contributo commisurato allincidenza degli 1) oneri di urbanizz. Primaria e secondaria 2) costo di costruzione. Entrambe vanno corrisposte al comune allatto del rilascio del PdC: la prima pu essere rateizzata, la seconda va corrisposta in corso dopera e non oltre 60gg dallultimaz dei lavori. Lincidenza degli oneri di urbanizzazione (aggiornati ogni 5 anni) stabilita con delibera comunale in base alle tabelle parametriche stabilite dalla Regione in funzione dellampiezza e dellandamento demograf. dei comuni, caratt geografic del comune e delle destinazioni di zona previste dagli standard urbanistici. Opere urbanizz. Primaria: strade residenziali,spazi di sosta, parcheggi; fognature; rete idrica, rete di distribuzione energia elettrica e del gas; pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato. Opere urbanizz. Secondaria: asili nidi, scuole materne e dellobbligo; mercati di quartiere, centri sociali, attrezzature culturali e sanitarie; impianti sportivi di quatiere; aree verdi di quartiere. Costo di costruzione: per nuovi edifici determinato periodic dalle regioni con rifer ai costi max ammissibili per ledilizia agevolata; nel caso di edifici esistenti il costo di costruzione in relazione agli interventi stessi; nel caso di edilizia abitativa convenzionata, relativa ad edifici esistenti, lonere del PdC si riduce alla sola quota relativa alle opere di urbanizz, purch il titolare del PdC si impegni a rispettare lart.18; Il costo di costruzione non dovuto per: interventi in zone agricole, ristruttur. e ampliamenti in misura <=20% di edifici unifamiliari, opere di urbanizz eseguite anche da privati, interventi di realizzazione a seguito di pubbliche calamit. Il PdC relativo a costruz o impianti destinati ad attivit industr o artigianali comporta un contributo pari allincidenza delle opere di urbanizzazione, di quelle necessarie per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti e di quelle necessarie alla sistemazione dei luoghi ove siano alterate le caratteristiche. Lincidenza di tali opere fissata del Consiglio comunale. Il PdC relativo a costr e impianti destinati ad attivit turistiche, commerciali, direzionali comporta un contributo pari allincidenza delle opere di urbanizz + una quota (<=10%) del costo del documento di costruzione. La domanda per ottenere il PdC: deve essere sottoscritta da uno dei soggetti legittimati, va presentata allo sportello unico e deve contenere attest. concernente il il titolo del lettimario, elaborati progett e autocertificazioni circa la conformit del progetto alle norme igenico-sanitarie per ledilzia resid; Lo sportello unico comunica entro 10gg il nominativo del RUP; Entro 60gg dalla presentazione della domanda, il RUP acquista i pareri dagli uffici competenti; RUP richiede modifiche, linteressato ha 15gg per integrare la documentazione, il termine 60gg riparte dal momento della ricezione dei doc integrativi; il provvedimento finale viene notificato allinteressato e adottato dal RUP entro 15gg; Lavvenuto rilascio data notizia mediante affissione allalbo pretorio; I 60gg diventano 120gg per comuni >100000 abi. - DIA: Il proprietario o chi ne ha diritto presenta la domanda allo sportello unico entro 30gg dallinizio lavori; la denuncia deve essere accompagnata da relazione tecnica dettagliata, firmata da progettista abilitato, con elaborati grafici che osservino la conformit agli strumenti urbanistici approvati, ai regolamenti edilizi, alle norme sulla sicurezza e a quelle igienico-sanitarie. La DIA corredata dallindicazione dellimpresa esecutrice e dal termine massimo di durata 3 anni. La realizz della parte non ultimata dellintervento subordinata a una nuova DIA. Linteressato tenuto a comunicare la data di ultimazione lavori. Ultimato lintervento, il progettista o il tecnico rilascia un certificato di collaudo finale che va presentato allo sportello unico con il quale si attesta la conformit del progetto al progetto presentato con la DIA. - TIPOLOGIE DI INTERVENTO: a) manutenzione ordinaria: opere di riparazione, rinnovamento sostituzione delle finiture, mantenimento dellefficacia degli impianti tecnologici. b) manutenzione straordinaria: opere e modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unit immobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni duso. c) restauro e risanamento conservativo: interventi edilizi volti a conservare lorganismo edilizio e assicurarne la funzionalit mediante opere che ne consentano destinazioni duso con essi compatibili. Sono il consolidamento, ripristino e rinnovo degli elementi costitutivi delledificio, inserimento di elementi accessori e impianti richiesti dalle esigenze duso. d) ristrutturazione edilizia: interventi atti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme di opere che possono portare lo stesso a uno stato diverso da quello di partenza (anche diverso volume); riguardano anche la demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma. e) nuova costruzione: interventi di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio che non rientrano nei precedenti. f) ristrutturazione urbanistica: interventi rivolti a sostituire lesistente tessuto urbanistico-edilizio con altro differente. - SPORTELLO UNICO PER LEDILIZIA (SUE): le amministrazioni comunali devono istituire tale sportello che curi tutti i rapporti fra ammin e ove occorra, con altre ammin tenute a pronunciarsi in merito allintervento edilizio soggetto della richiesta di PdC o di DIA. Acquisisce la documentazione per tutte le opere inerenti attivit edilizie, raccoglie i pareri dellASL, dei Vigili del fuoco, dellAGEA, ACOSEA, ecc e cura le incombenze necessarie ai fini dellaquisizione degli altri atti di assenso. Questi sono ottenuti con la conferenza di servizi.

- AGIBILITA: Il certificato di agibilit attesta la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrit, risp energetico degli edifici e degli impianti installati valutato secondo le normative vigenti. Viene rilasciato dal responsabile dellufficio competente con riferimento ad edifici nuova costruz e ristrutturazioni o sopraelevazioni totali o parziali. Il soggetto titolare della DIA tenuto a chiedere il rilascio del certificato di agib. La mancata presentazione della domanda implica sanzione amministrativa. Alla domanda del rilascio del certif di agib deve essere allegata copia della dichiarazione presentata per liscrizione al catasto. Il rilascio avviene dopo 15gg dalla fine dei lavori. Il titolare della DIA deve presentare domanda allo sportello unico corredata da richiesta di accatastamento, dichiarazione dello stesso richiedente del certificato di abitabilit e di conformit al progetto, dichiarazione dellimpresa installatrice che attesta la confor degli impianti. Lo sportello unico comunica al richiedente entro 10gg il RUP. Entro 30gg dalla ricezione della domanda, il responsabile delluff comunale previa eventuale ispezione delledficio, rilascia il certificato di agibilit, verificata la seguente documentazione: cert di collaudo statico, cert dal competente ufficio tecnico della regione, attestante la conformit delle opere eseguite in zona sismica, richiesta di accatastamento, dichiarazione di conformit in materia di accessibilit e superamento delle barriere architettoniche. Trascorsi 30gg vale il silenzio-assenso se il potere del rilascio dellUSL. Nel caso di autodichiarazione 60gg per il silenzio-assenso. - legge 10 (9/01/91, T.U.cap.VI): Norme per lattuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale di energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia. Scopo della presente norma sono: migliorare i processi di trasf dellenergia, ridurre i consumi di energia, migliorare le condizioni di compatibilit ambientale, dellutilizzo dellenergia a parit di servizio reso e do qualit della vita. Incentiva: uso razionale energia, contenimento dei consumi, fonti rinnovabili e riduzione consumi specifici di energia per proc produttivi oltre che rapida sostituzione di impianti obsoleti. - SICUREZZA DEGLI IMPIANTI (L.46/90; T.U.cap.V): sono soggetti allapplicazione delle norme (qualunque sia la dest duso): impianti di prod, trasporto, distribuzione, utilizz energia elettrica allinterno di edifici, impianti radiotelevisivi ed elettronici, imp di riscald e clima, imp idrosanitari, imp per il trasporto e lutilizz del gas, imp protezione antincendi. Sono abilitati allinstall, alla trasf, allampliamento e alla manutenzione tutte le imprese, singole o associate, regolar iscritte nel registro delle ditte o nellalbo prov delle imprese artigiane (devono essere in possesso di attestazione rilasciata da S.O.A, societ organismo di attestazione). - PREVENZIONE INCENDI: 3 obbiettivi: salvaguardia delle persone, salvag delle propriet circostanti, limitazione del rischio interno alledificio. Il progetto deve riguardare: condizioni e grado di isolamento, resistenza al fuoco, sezionamento e compartimentazione verticale e orizzontale, possibilit di sfogo gas di combustione, esame delle risorse idriche esistenti nelle adiacenze, facilit di accesso dei vigili del fuoco, vie di uscita abbondanti e facil accessibili. La durata di resistenza al fuoco effettiva di una struttura o di un locale, sottop ad incendio, in relaz diretta con la quantit di materiale combustibile presente ed espressa dal carico dincendio. - STRUTTURE RICETTIVE: Strutture alberghiere: Alberghi: esercizi ricettivi aperti al pubblico che forniscono alloggio, servizi generali centralizzati ed eventualmente vitto ed altri servizi. Esistono alberghi da 1 a 5 stelle, che sono dotati di almeno 7 camere o unit abitative. Il n di camere deve essere < del n di unit abitative. Motel: da 1 a 5 stele, sono dotati di almeno 7 camere o unit abitative, servizio autorimessa con box auto con tanti posti quanti il n delle camere, servizio assistenza ai turisti motorizzati, rifornimento, ristorante e tavola calda bar. Villaggi: da 1 a 5 stelle, sono dotati di almeno 7 unit abitative dislocate in pi stabili, in ununica area perimetrale chiusa. Residenze turistico-alberghiere: da 2 a 4 stelle, sono costituite esclusivamente da unit abitative. Alberghi diffusi: sono costituiti da unit abitative dislocate in 1 o pi stabili separati, integrati fra loro da servizi centralizzati quali uffici di ricevimento, sala ad uso comune, eventualmente ristorante con un n di posti letto complessivo non inferiore ad 80. Strutture ricettive a carattere sociale: sono alberghi ostelli per la giovent, case per le ferie, ecc alberghi per la giovent: senza finalit di lucro per giovani turisti ed accompagnatori; case per ferie: sono strutture per soggiorno di ferie gestite da Enti pubblici, associazioni, cooperative sena fine di lucro per il conseguimento di finalit sociali, religiose e sportive, nonch enti o aziende per il soggiorno dei propri dipendenti e loro familiari; forestiere: sono strutture presso sedi di enti pubblici, associazioni o aziende per ospitare occasionalmente soci, dipendenti, partecipanti alle attivit.; Centri per soggiorni sociali: sono strutture gestite da enti o associazioni senza finalit di lucro che operano a livello nazionale o locale per finalit ricreative, culturali e sociali, esclusivamente per i loro associati a tariffa agevolata per periodi considerevoli. Strutture ricettive allaria aperta: esercizi aperti al pubblico, attrezzati per la sosta ed il soggiorno di turisti, poste in aree recintate con accesso unico controllabile da personale si sorveglianza. Campeggi: da 1 a 4 stelle, sono attrezzati per la sosta ed il soggiorno di turisti provvisti di mezzi autonomi di pernottamento, ovvero per lalloggiamento in mezzi stabili o mobili messi a disposizione della gestione per una capacit ricettiva non superiore al 30% di quella complessiva. Se la supera diviene un villaggio turistico. Villaggi turistici: da 1 a 4 stelle, sono dotati d allestimenti di piccole dimensioni, per turisti sprovvisti di mezzi di pernottamento. ALBERGHI: camere da letto singole (24mc, 8mq) e doppie (42mc, 14mq); i vigili del fuoco sono delegati a rilasciare il nullaosta per proseguire lattivit e prescrivere le prescrizioni tecniche da effettuare entro 6 mesi. Scopi normativa CEE antincendi (edifici esistenti): ridurre i rischi che divampi un incendio, impedire la propagazione degli incendi, consentire a tutti gli occupanti di lasciare incolumi lo stabile, consentire lintervento dei servizi di soccorso. Inoltre, soddisfare le esigenze: predisporre vie di evacuazione, chiaramente segnalate, libere ed aperte; garantire la stabilit dellimmobile in caso di incendio per un tempo minimo necessario per levacuazione; limitare accuratamente la presenza e luso di materiali altamente infiammabili; assicurare il corretto funzionamento dei mezzi necessari per allarmare gli occupanti; localizzazione delle piantine delledificio con indicazione delle vie di fuga; inserire mezzi di primo soccorso (estintori); adeguato addestramento e formazione del personale. Orientamenti tecnici: le vie di evacuazione devo sfociare in modo indipendente in strada/spazio aperto; porte, scale e vie di evac segnalate con simboli normalizzati (ISO) libere e non chiuse, devono aprirsi nel senso di evacuazione; le vie di comunicazione devono essere libere da ostacoli e non si possono disporre specchi che potrebbero forviare il percorso; Per le Scale occorre valutare 1)il n max di persone o 2) la dist max da percorrere per raggiungere le scale; se il criterio 1), gli alberghi con 2 o pi piani f.t. che ospitano pi di 50 persone devo avere almeno 2 scale; se applicato il criterio 2), la lungh dei corridoi cechi non superare i 10m e la distanza dalle scale deve essere < 35m. Caratteristiche costruttive (alberghi esistenti): per edifici con max 3 piani f.t. la resistenza al fuoco (R) = 30min, negli edifici con piani > 3, R = 60min; per i solai, se i piani f.t sono <=3, REI=30min, se piani > 3, REI=60min. Ingabbiamento delle scale: alberghi con pi di 2 piani f.t. devono avere pareti REI 30; la parete sup di ogni piano deve finestra in vetro apribile dal p.t. con sup >= 1mq; tramezzi: REI 30 e i loro telai RE 15. CASE DI RIPOSO: Sono sottoposte a controllo antincendio da parte dei vigili del fuoco con ricettivit superiore a 25 posti letto; organizzazione strategica della mobilit e misure organizzative e gestionali. Deve essere redatto un prospetto contenente: n dei posti letto, adempimento della prevenzione incendi: provviste d certificato prev incendi, nullaosta provvisorio, sottoposte ad esame progetto in attesa di visita tecnica, sottoposte a visita tecnica in attesa di ulteriori adempimenti, altra posizione. AGRITURISMO: Sono attivit solamente di ricezione e ospitalit, fatte da imprenditori agricoli attraverso lutilizzazione della propria azienda. Tali attivit sono: dare ospitalit, somministrare cibi e bevande costituite prevalentemente da prodotti propri, organizzare attivit ricreative e culturali nellambito dellazienda. Possono essere utilizzati per attivit agrituristiche e locali siti nellabitazione dellimprenditore ed edifici esistenti nel fondo. Le leggi regionali disciplinano gli interventi per il recupero del patrimonio edilizio esistente. Il restauro deve avvenire nel rispetto delle caratteristiche tipologiche ed architettoniche degli edifici esistenti e nel rispetto delle caratteristiche ambientali delle zone interessate. Vi un elenco regionale dei

soggetti abilitati allesercizio delle attivit agrituristiche. Ci vuole unopportuna domanda: copia della concessione edilizia, parere favorevole dellautorit sanitaria competente relativamente a locali da adibire ad attivit, certificato di iscrizione nellelenco, copia del libretto sanitario alle persone che esercitano lattivit. Annualmente lagriturismo deve dichiarare le tariffe che applica alle diverse attivit. IMPIANTI SPORTIVI: Ci sono 3 tipi di attivit: sport di terra (piccoli campi:pallavolo, tennis, calcio a 5; grandi campi:atletica, calcio, rugby, ecc..), sport dacqua (spazi dacqua regolamentari: nuoto, tuffi; piste di neve e ghiaccio: bob, sci), sport daria. Ogni sport regolamentato dalle norme di sicurezza per gli impianti di capienza superiore a 100 persone. Limpianto deve essere ubicato in zone dove sia facile lavvicinamento e manovra dei mezzi di soccorso e possibilit di sfollamento verso aree adiacenti. In particolari accessi e spazi riservati alle manovre dei veicoli di soccorso devono essere previste: altezze libere non inferiore a 4m, larghezza non inferiore a 3.5m, pendenza non superiore a 10%, resistenze al carico per automezzi di peso complessivo non inferiore a 20t. Le strade per lallontanamento del pubblico deve essere di una largh pari a della largh complessiva delle uscite (se lallontanamento in 2 sensi) o pari alla largh complessiva delluscita se in un solo senso. Se non possibile rispettare le larghezze devono essere prescritti spazi scoperti di superficie tale da contenere il pubblico. Gli impianti al chiuso possono essere inseriti in strutture ove vige la prevenzione antincendio (devono essere previste strutture REI 90). Limpianto deve essere ubicato in unarea dove la viabilit garantisca un rapido sfollamento. Ci vuole un parcheggio adeguato (1mq per ogni spettatore). Capienza zone spettatori: per ottenere la massima si divide lo sviluppo in metri lineari per 0.48; sia per gli impianti allaperto con capienza > 10000persone che quelli chiusi con capienza > 4000p non sono consentiti posti in piedi, ossia posti a sedere numerati e larghezza non inf a 0.45m. Settori: impianti allaperto con spettatori > 10000 e impianti al chiuso con spett > 4000 richiedono la divisione in settori; per manifestazioni calcistiche necessario un settore opportunamente dimezzato per i tifosi della squadra ospite; ogni settore deve avere vie duscita indipendenti facilmente riconoscibili; i settori devono essere divisi con setti di materiale incombustibile di altezza non inferiore ai 2.2m e in grado di resistere a spinta orizzontale non inferiore a 80 kg/m applicata a 2.2m; la zona spettatori e quella riservata alle attivit sportive, negli impianti allaperto, deve essere divisa da un fossato di larghezza e profondit pari a 2.5m. Sistema vie duscita: gli spettatori devono avere vie duscita indipendenti da quella destinata alluscita delle attivit sportive; la largh compl delle uscite deve essere dimensionata con una capacit di deflusso < 250 per gli impianti allaperto e < 50 per quelli al chiuso; la larghezza di ogni uscita deve essere >= a 2 moduli; due scale possono essere unite purch questa abbia largh pari a quella delle due; per scale con largh super a 3m occorre un corrimano centrale; per gli impianti al chiuso la distanza massima dalle uscite deve essere <= 40m. La biglietteria deve essere a meno di 10m dallentrata. Impianti igienici: almeno un vaso, 3 orinatoi e 2 lavabi per gli uomini e da 4 vasi e 2 lavabi per le donne (unit igienica); ununit igienica soddisfa 500 uomini e 1000 donne oer impianti con capienza < 30000spett; per capienze superiori occorrono unit igeniche che soddisfino almeno 1000 uomini e 1000 donne. Spogliatoi: non meno di 30mq al netto di servizi + docce lavabi e vasi; ogni spogliatoio deve servire 16 praticanti; obbligatori almeno 2 spogliatoi. Pronto soccorso: se limpianto ha capienza > 30000spett deve essere previsto il pronto soccorso per ogni settore; se <30000spett il pronto soccorso pu essere abilitato per altri usi compatibili con quello sanitario. Depositi: devono essere previsti depositi comunicanti con la zona adibita allattivit sportiva. Telecamere a circuito chiuso: se capacit > 30000spett limpianto televis obbligatorio, come la registrazione. Recinzioni esterne: gli impianti con cap > 5000spett devono avere una recinzione esterna costituita di materiale incombustibile di altezza non inf a 2.5m in grado di sopportare una spinta orizzontale di 80kg/m. Antincendio: deve essere previsto per impianti allaperto con cap > 5000spett e al chiuso con cap > 1000spett. Disposizioni particolari impianti con cap < 100persone (spett+praticanti+addetti): il n di persone complessive indicata sotto responsabilit del titolare; deve avere non meno di 2 uscite di cui una di largh non inf a 2 moduli; per la larg delal seconda uscita non si deve scendere sotto gli 80cm. Il Ministero dellinterno pu permettere delle deroghe (perman, temp o altro) a tali prescrizioni. Sono ammesse strutture pressostatiche (teli gonfiabili); tale copertura deve essere in materiale resistente al fuoco; sono necess sostegni che impediscano il rischio di una repentina caduta di pressione. LOCALI di PUBBLICO SPETTACOLO: 3 tipologie di edifici: teatri, sale concerto, sale cinematografiche. Certe hanno un uso specifico, alcune altre possono avere carattere multifunzionale; i vincoli di progettazione sono rappresentati dalla forma e dalla volumetria delle sale, inoltre ci sono particolari esigenze di acustica e notevole variabilit dei carichi termici interni dovuti a persone e illuminazione (benessere artisti e pubblico); per consentire lintervento dei mezzi di soccorso, gli accessi devono essere: larghezza 3.5m, altezza min libera 4m, raggio di volta 13m, pendenza max 10m, resistenza al carico 20t. Per locali siti ad altezza antincendio > 12m deve essere assicurata la possibilit di accatastamento delle autoscale dei vigili del fuoco. Laffollamento dipende dal numero di posti a sedere previsti; in mancanza di tale dato si considerano i seguenti valori: 0.7/1.5 pers a mq nella sala principale, 1.4/2 pers a mq nel layer durante gli intervalli. Il metabolismo di circa 100W a persona, con unaliquota di calore sensibile di 70/80W, il carico specifico varia tra 70-80W in sala e circa 160W layer. Norme UNI 8199: livelli sonori max, 30db per teatri, 25db per sale da concerto, 35db per sale cinematografiche. Comportamento al fuoco: atrii, corridoi di disimpegno, scale, rampe devono essere realizzati con materiali di classe 1 per il 50% (pavimenti, pareti, soffitti, proiez orizz delle scale) e per il restante di classe 0; tutti gli altri pavimenti dei rimanenti ambienti possono essere realizz di classe 2; poltrone e mobili imbottiti di classe 1; con particolari accorgimenti nella progett antincend posso assumere classi 1,2,3 invece di 0,1,2, tranne che per i tendaggi che rimangono di classe 1; Posso usare legno sul palcoscenico; altrove ammesso se rivestito di mat di classe 0. Pressioni sonore max: 105db a decorre dal 1 Giugno 1999 limitatamente ai luoghi di pubblico spett o intrattenimento danzante; 103db a decorrere da 12 mesi dallentrata in vigore del presente regolamento; 95 db limitatamente ai luoghi di pubblico spettacolo o di intrattenimento danzante e da 6 mesi dallentrata in vigore del presente regolamento per tutti gli altri esercizi pubblici. Il gestore del locale resp degli impianti elettroacustici in dotazione ed effettua le verifiche sullimp ogni volta che ci sono modifiche o riparazioni; la relazione da stilare deve contenere: componenti dellimpianto, impost dellimp elettroacustico corrispondente alla max emissione sonora, valore della pressione sonora, planimetria con indicazione della posizione dei diffusori; nel caso di impianto potenzialmente non idoneo il tecnico competente effettua un nuovo controllo in esercizio. EDILIZIA OSPEDALIERA, CASE DI CURA, STRUTTURE SANITARIE RESIDENZIALI: Decreto del 1939: lente che vuole costruire un nuovo ospedale deve tenere in considerazione il Piano Provinciale e deve comunicare al Prefetto della provincia la domanda corredata dal piano finanziario e dal progetto di massima; nella relazione devono essere specificati: collegamenti della nuova struttura con quelle esistenti, indicare caratteristiche, numero e tipi di reparto, divisioni sezioni e servizi, caratteristiche dellarea prescelta, particolarit costruttive che garantiscono un buon soggiorno ai ricoverati, sistemi di riscaldamento, ventilazione, provviste dacqua, metodi adottati per assicurare lindipendenza dei reparti e separazione dei sessi. Il progetto di massima e la relazione che lo illustra devono precisare il n e le caratteristiche degli edifici ed ambienti, ai singoli servizi di cura; devono dimostrare che attorno al complesso lasciato uno spazio id 15-20 mq per ogni posto letto, giardino o terrazzo scoperto in modo che i convalescenti e malati possano facilmente accedervi. Nella costruzione degli ospedali deve essere prevalentemente usata il doppio corpo di fabbrica, in modo che i corridoi, servendo la sola degenza di un lato, abbiano abbondante aereazione ed illuminazione a mezzo finestre e vetrate praticate nel lato interno; attorno ai muri perimetrali, quando non esista contromuro con intercapedine ventilata, deve essere costruito un marciapiede in CLS di almeno 1.2m e spessore 10cm con pendenza verso lesterno; il pavimento deve essere impostato su vespaio aerato e risultare almeno 60cm sopra il piano campagna, corridoi di largh min 2m; ogni piano servito almeno da 2 scale e se il fabbricato lungo le scale vanno aumentate proporzionalmente; gradini largh min 1.5cm pedana min 28cm e altezza max 17cm; le rampe devono essere rettilinee; i pianerottoli devono consentire il comodo trasporto dei malati in barella; le porte devono aprirsi verso lesterno. Legge 1968: gli ospedali devono avere: servizio di accettazione; idonei locali di degenza divisi secondo natura della prestazione, del sesso ed et dei malati; locali separati per lisolamento e cura delle malattie infettive, servizi di disinfestazione, lavanderia, guardaroba, bagni, cucine, dispense, pronto soccorso e mezzi di trasporto, poliambulatori, assistenza religiosa, sala mortuaria per autopsie. Categorie ospedali: 1) lungodegenti o convalescenti; 2) di zona, provinciali, regionali; 3) reparti medicina

generale, chirurgia generale, di specialit. D.M. 1977 (Case di cura) distinzione: 1) medico-chirurgiche generali, mediche, specialistiche, monospecialistiche, ad indirizzo particolare; Per le medico-generali devono esserci posti per 150 degenze minimo mentre per le altre 50; i progetti delle case di cura devono essere approvate dagli organi generali; necessaria una relazione tecnico sanitaria simile a quella richiesta per gli ospedali. D.P.C.M. 1989 strutture residenziali sanitarie per anziani non autosufficienti, non assistibili a domicilio; strutture extraospedaliere finalizzate a fornire accoglimento, prestazioni sanitarie assistenziali e di recupero a persone non autosufficienti; gli spazi vanno concepiti per persone portatrici di handicap; devono poter usufruire di tutti gli spazi e si cerca di ricreare dentro alla struttura condizioni di vita ispirate al proprio domicilio. D.P.R.1997 tutti i presidi devono essere in possesso dei requisiti previsti dalle vigenti leggi in materia di: protezione antisismica, prot antincendio, prot acustica, sicurezza e continuit elettrica, sicurezza anti-infortunistica, igiene nei luoghi di lavoro, protezioni dalle radiazioni ionizzanti, eliminazione delle barriere architettoniche, smantellamento dei rifiuti, condizioni microclimatiche, impianti di distribuzione del gas, materiali esplodenti. EDILIZIA SCOLASTICA: Scuola materna: le caratteristiche dellarea sono importantissime, per la vivibilit dei bambini ci devono essere grandi rapporti fra esterno ed interno; le scuole materne vanno obbligatoriamente realizzate ad un solo piano e su terreni pianeggianti, garantendo le migliori condizioni di soleggiamento nei vari ambienti. Dimensioni: min 3 sezioni max 9 sezioni, ognuna delle quali formata da 30 bambini; una sezione corrispon ad una sup di 750mq. Organizzazione: fanno parte di essa gli spazi pedagogici, i servizi igienici e la mensa; i primi vanno definiti in forma dinamica e suscettibile di frequenti mutazioni, rappresentano il nucleo pi importante della scuola che ubicato a contatto con gli spazi esterni destinanti a giardino e giochi allaperto; le attivit necessitano di disporre di elementi di arredo finalizzati a sensibilizzare lapprendimento; i servizi igienici devono servire tra i 90 e i 110 bambini, ci vuole un armadietto personale e il tutto va studiato con il fine di insegnare pulizia ed igiene; la mensa ha un indice standard di sup pari a 0.67mq per alunno, con lipotesi di doppio turno (troppo laboriosa); nella maggior parte dei casi si considera 1.34mq per alunno senza il doppio turno per scuole con 3 sezioni. Scuola elementare: le caratteristiche del luogo prevedono linserimento in zone ove vi sia salubrit dellaria e lontananza da fonti di rumore; la norma prevede min 5 max 25 aule; le dim del lotto variano da 2300mq (5 classi) a 12550mq (25 classi); ogni aula deve essere 45mq ed ospitare al max 4 gruppi di lavoro da 4 persone (max 16 bambini); la biblioteca deve essere di sup 30-50mq; la palestra di 200mq ivi compresi i servizi. D.M.1975 In fase di formazione degli strumenti urbanistici si dovr procedere alla localizzazione e al dimensionamento delle scuole di ogni ordine e grado, attenendosi ai seguenti criteri: condizioni ecologiche e urbanistiche, sviluppo demografico ed economico del territorio, conseguenze dovute alla scuola, livello delle attrezzature culturali, quantit e stato degli edifici esistenti, piani finanziari per attuare il programma tempi di attuazione; la scuola deve essere un continium educativo, inserito in un contesto urbanistico e sociale e non come entit autonoma; pertanto gli edifici scolastici devono essere previsti in stretta relazione fra loro e con gli altri centri di servizio (sportivi, ricreativi, culturali e amministrativi). Localizzazione: le destinazioni duso e le localizzazioni degli ed scolastici devono discendere da uno studio che ne valuti le conseguenze, perci si deve tener conto: tipo di scuola, et e n di alunni destinati a frequentarla; tempo massimo e modo di percorrenza tra scuola e residenza; condizioni ambientali. Scuola materna: alunni non autonomi (ambito residenziale); scuola elementare: consente di raggiungerla a piedi (residenziale) oppure con trasporti pubblico-scolastici (insediamenti sparsi); scuola secondaria: appartiene ad un ambito territoriale e quindi deve dare la possibilit agli alunni della pi ampia scelta di mezzo per raggiungerla. Dimensione: scuola materna: min 3 sezioni (15alunni) max 9 sezioni (270al), vicinanza con le elementari; scuola elementare: min 5 classi (75al) max 25 classi (625al); scuola media: min 6 classi (150al) max 24 classi (720al); scuola superiori: min 10 classi (250al) max 60 classi (1500al). Area: pianeggiante, forma regolare, accessi comodi ed ampi, arretramento dellingresso principale rispetto al filo stradale; non deve avere accesso diretto da strade statali e provinciali; area coperta e verde; area coperta degli edifici non superiore alla terza parte dellarea totale. Progettazione: max flessibilit dei vari spazi, con lo scopo di contenere i costi di costruzione; bisogna individuare parti fisse e flessibili come ad es parti mobili senza dover cambiare impianti e pavimentazioni-soffitti; materna: piano terra; elementari e medie: max 2 piani; secondo grado: 3 piani; sono indicazioni fornite da enti e provveditorato quindi possono subire variazioni. Ledificio deve essere fruibile da parte di persone con handicap fisici. Occorre rispettare una precisa disposizione del fabbricato per avere una certa illuminazione; tra le pareti del fabbricato dove vi sono finestre e le pareti opposte ci devono essere almeno 12m o comunque i 4/3 dellaltezza delledificio. Spazi: per la pedagogia, relativi allinsegnamento specializzato, laboratorio e officine, relativi alle comunicazioni alla informazione e attivit parascolastiche, educazione fisica e sportiva: A1 palestre di 200mq, A2 palestre con 2 unit da 200mq, B1 palestre regolamentari da 600mq, B2 come B1 + 150mq per servizi igienici e pubblico. Mensa: max 375mq compresi di servizi, cmq in funzione dei commensali (comprende cucina, dispensa, zona lavaggio stoviglie, spogliatoio e servizi per gli addetti). Spazi per lamministrazione: ufficio preside, segreteria archivio, sala insegnanti, servizi igienici. Spazi per la distribuzione: hanno la funzione di collegamento e creare unit (disposizione di bacheche); verticalmente ci deve essere almeno una scala normale e una di sicurezza posta allesterno delledificio; odni scala esclusa quella di sicurezza deve servire non pi di 10 aule per piano; rampa 1.2-2m di largh; ascensore. Prevenz incendi: DM 1992, Norme di prevenzione incendio per ledilizia scolastica: si applicano ad edifici nuovi e a quelli che vengono ristrutturati con modifiche sostanziali, ovvero rifacimento 50% solai o struttura delle scale o aumento di altezza; le scuole sono divise in funzione del numero di persone che possono essere presenti: tipo 0 (0-100), 1 (101300), 2 (301-500), 3 (501-800), 4 (801-1200), 5 (oltre 1200). La scelta dellarea fondamentale: sono da escludere zone a grave rischio di incendio e/ o di esplosione; per consentire laccesso ai VF laccesso allarea deve essere largh 3.5m, alta 4m, raggio di volta 13m, pendenza max 10%, resistenza di carico 20t. Per locali siti ad altezze superiori a 12m deve essere data la possibilit di accostare autoscale dei VF ad almeno una finestra o balcone; qualora non sia possibile, gli edifici sopra i 24m devono essere provvisti di scale protette e scale a prova di fumo. Fino a 24m: strutture portanti R60 e separanti REI60, oltre i 24m invece portanti R90 e separanti REI90. Materiali: atri, corridoi, disimpegni, scale, rampe, possibile usare 50% della loro sup totale (pavimento, pareti, soffitto, proiez orizz) in classe 1, mentre il restante in classe 0; per gli altri locali il pavimento pu essere classe 2 e il resto di classe 1; i materiali che sono suscettibili allincendio su entrambe le parti devono essere reazione non superiore alla classe 1. Altre caratteristiche analoghe ai locali di spettacolo. Affollamento: 26 persone/aula; aree destinate a servizi: 20%; palestra: densit 0.4pers/mq. La capacit di deflusso non deve essere superiore a 60 al giorno. Sistema vie duscita: organizzate in base al max affollamento ipotizzabile, in funzione della capacit di deflusso e dotata di almeno 2 uscite verso luogo sicuro; la largh delle vie duscita almeno 1.2m/multipla dei moduli; la lungh deve essere non sup ai 60me misurata dal luogo sicuro alla porta pi vicina del locale frequentato da studenti e personale. La larghezza delle uscite di ogni piano data dal rapporto fra max affollamento e capacit di deflusso; se ho + di 3 piani la largh totale delle uscite calcolata sommando il max affollamento ipotizzabile di 2 piani consecutivi, con riferimento a quelli con max affollamento; sono necessarie almeno 2 uscite contrapposte; i locali destinati ad uso collettivo devono essere dotati, oltre che dalle normali porta daccesso, anche da almeno unuscita di largh >=2m apribile nel senso di deflusso. Le aule didattiche devono essere servite da una porta ogni 50 persone e di largh 1.2m e devono aprirsi nel senso del deflusso quando ci siano pi di 25 persone o rischi esplosioni. PARCHEGGI: la legge basilare sui parcheggi la 122/89, attuata poi con successivi decreti. Essa prevede che i parcheggi siano pertinenze immobili che non possono essere cedute separatamente dallunit immobiliare alla quale sono legati da vincoli di pertinenza. Il primo decreto di attuazione della L.122 fissa le disposizioni per usufruire dei contributi: parcheggi finalizzati a ridurre lafflusso nei centri urbani e storici (interscambio); parcheggi situati fuori dai centri storici e finalizzati a favorire la fluidit del traffico veicolare soprattutto pubblico; parcheggi finalizzati ad agevolare la fruizione di aree pedonali, zone ZTL e con sosta a tempo determinato/pagamento. Standard minimo di parcheggio: 1mq ogni 10mc di costruzione. Normative attuali: autorimesse < 9 veicoli: strutture R60, separanti REI60; la superficie di areazione >=1/3 della sup in pianta; altezza interna >=2m; le stesse regole si attuano per autorimesse miste o isolate a box che siano affacciate su spazi a cielo libero con numero di box < 9. Autorimesse isolate e aperte: non si possono superare i 7 piani fuori terra ed i 6 interrati; ci vogliono elementi REI120 di separazione se non c limpianto di spegnimento automatico, altrimenti REI90; ci vuole 2.4m fra pavimento e soffitto, con 2m minimo sotto la trave per autorimesse a rampe. Sup. di parcamento: rapp fra la suo di parcheggio e il numero di autoveicoli; min 20mq per quelle non sorvegliate e 10mq per quelle sorvegliate e

meccanizzate. Gli impianti di spegnimento automatico sono obbligatori ai livelli superiori al quarto piano f.t. e inferiori al secondo sottoterra per autorimesse chiuse; per quelle aperte superiori al quinto f.t. I compartimenti sono le superfici con estensione massima consentita, separata da altri volumi attigui tramite barriere non combustibili con adeguato REI120. Linserimento del sistema Sprinkler, tranne nei livelli dove prescritto, fa raddoppiare le aree di compartimento nelle autorimesse chiuse e triplica in quelle aperte; nei parcheggi automatizzati, limpianto fisso di spegnimento obblig in tutti i piani. La lunghezza delle corsie a senso unico interne al parcheggio deve essere almeno 5m; ogni compartimento deve essere servito da almeno 2 rampe a senso unico (largh=3m) o da una a doppio senso di marcia (larhg=4.5m). La pendenza non deve superare il 20%. Ventilazione naturale, aperture distribuite in pareti e soffitti ad una dist min di 40m; in autorimesse interrate si usano camini tipo shunt ad intercapedine; la sup di ventilazione deve essere >=1/25 della sup del compartimento. Il sistema di aerazione meccanica integra quella naturale nel caso di autorimesse interrate con n max di veicoli superiore a 125 al 1 piano, a 100 al 2piano, a 75 al 3piano e a 50 oltre il 3piano interrato; e nelle autorimesse fuori terra chiuse nei piani che passono tenere pi di 250 veicoli. Ventilazione meccanica: ogni impianto deve essere indipendente per ogni piano; i camini possono sostituire limpianto meccanico e devono essere indipendenti oltre che arrivare in superficie, devono avere sezione >= 0.2mq/100mq. Gli impianti nel caso di posti di parcamento > 500 devono essere doppi e finalizzati allimmissione di aria, comandati manualmente o automaticamente. Misure di sfollamento: le vie di uscita devono sempre avere lungh multiplo di 60cm considerando che il min deve essere 120cm; max affollamento: 1persona/10mq in autorimesse sorvegliate e 1persona/100mq in quelle non sorvegliate; capacit di deflusso: 50 piano terra, 37.5 1,2,3 fuori terra e interrato, 33 per i piani oltre il 3 sia fuori che entro terra; devono esserci almeno 2 uscite: se a 1 solo piano e il percorso max verso uscita al max 30m, luscita pu essere 1 sola e coincidere con la rampa daccesso. Per autorimesse di altezza > 32m le scale e gli ascensori devono essere a prova di fumo. Impianti: se il parcheggio ha pi di 300 veicoli occorre limpianto di illuminazione autonomo e alimentato con generatori; idranti: autorimesse al PT e 1P interrato con pi di 50 veicoli, un idrante ogni 50 posti auto; oltre il 1P interrato di autorimesse di capacit superiore ai 30 veicoli ne vanno posizionati 1 ogni 30 posti auto; autorimesse chiuse oltre il 2 piano interrato e il 4 f.t. e aperte oltre il 5 vanno protette con sprikler o impianti di spegnimento automatico a miscela acqua-schiuma; limpianto idrico deve garantire lerogazione di almeno 30min e quindi o sistema rete o serbatoi. Estintori: 1/5veicoli fino a 20veicoli, 1/10 fino a 200veicoli, 1/20 oltre i 200 veicoli. Dimensione posti auto: 4.75x1.8x1.7m oppure 5x2.5m macchine; 6x3.7m camper-furgoni; 15/30x3.5m autobus-camion; 3x1.5m moto; 5x3.7m disabili. PREVENZIONE INCENDI: evitare e limitare le conseguenze degli incendi; il compito spetta ai VF; tutti gli ambiti sono soggetti alla prevenzione incendi; i titolari delle attivit devono richiedere: analisi preventiva dei progetti, emissione del certificato di prevenzione incendi, rinnovo del certificato una volta scaduto. Resistenza al fuoco: capacit di un elemento di mantenere nel tempo la propria resistenza meccanica, la tenuta a fiamma, vapori o gas e lisolamento termico. Reazione al fuoco (classe 0-5): grado di partecipazione di un materiale combustibile al fuoco al quale sottoposto. Stabilit R: attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto lazione del fuoco; Tenuta E: attitudine di un elemento da costr a non lasciare passare n produrre, se sottoposto a fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul alto non esposto. Isolamento I: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre entro un dato limite la trasmissione del calore. Presidi antincendio: elementi principali della prevenzione incendi: attrezzature, sistemi e impianti di protezione attiva antincendio; devono essere progettate, collaudate e mantenute efficienti. Liquidi infiammabili: cat.A: i vapori possono dare origine a scoppi (punto di infiammabilit inferiore a 21C); cat.B: liquidi infiammabili (p.i. fra 21C e 65C); cat.C: liquidi combustibili (p.i. 65C-125C). Strutture civili: elenco delle attivit nel D.M.16/2/1982 con indicazione di quelle soggette a prevenzione antincendio; un parametro comune il corretto dimensionamento delle vie desodo e delle uscite di sicurezza in modo che gli occupanti possano abbandonare ledificio in tempi brevi. Altezze antincendio: altezza massima misurata a livello inferiore dellapertura pi alta dellultimo piano abitabile o agibile sino al esterno pi basso. Area protetta: area lungo il percorso di sfollamento che permette un temporaneo ricovero delle persone in attesa di introdursi in successivi tratti dei percorsi di sfollamento; laffollamento non deve essere superiore a 5persone/mq. Autosilo: volume destinato al ricovero, alla sosta e alla manovra degli autoveicoli eseguita a mezzo di dispositivi meccanici. Capacit di deflusso: n max di persone che possono defluire attraverso unuscita di modulo 1. Carico dincendio: potenziale termico della totalit dei materiali combustibili presenti nel locale: q= Somma(gi Hi)/(4400 A), ove gi peso in kg del generico mat fra gli n presenti che si prevedono presenti, H i potere calorifero in Kcal/kg superiore del generico combustibile, 4400 potere calorifero superiore a quello del legno, A sup orizz in mq del locale o del piano del fabbricato. Distanza di protezione: dist min fra il perimetro esterno di ciascun elemento pericoloso e il confine dellarea su cui sorge lattivit stessa. Dist di sicurezza: dist min fra perimetro esterno di ciascun elemento pericolo ed il perimetro del pi vicino fabbricato esterno (oppure della zona edificabile). Impianto sprinkler: rete di tubazione di varia grandezza, installata in unopera di costruzione; le tubazioni sono munite di erogatori disposti a determinati intervalli e sono collegate a un insieme di valvole di controllo e a fonti adeguate di approvvigionamento idrico. Locali di tipo ventilazione naturale: hanno aperture a livello del pavimento di sup non inf al 10% della sup del pavimento interessante almeno 2 lati del locale, nonch aperture disposte sulla parte alta del locale di sup non inf a 5% della sup tot del pavimento. Muro tagliafuoco: di tipo REI. Rampa a prova di fumo: costituisce compartimento antincendio; si pu accedere da porte tipo RE a chiusura automatica. Scala a prova di fumo: scala in vano costituente compatimento antincendio; si accede ad ogni piano da porte RE con autochiusura. Scala a prova di fumo interna: scala in vano costituente compatimento antincendio; si accede ad ogni piano da filtro a prova di fumo. Scala protetta: scala in vano costituente compatimento antincendio avente accesso diretto ad ogni piano da porte REI con autochiusura. D.M. 246 del 1987 (antincendio per civile abitazione): oggetto della norma sono edifici civile abit di altezza < 12m; nuove costruz o ristrutturazioni con sostanziali modifiche (50% rifacimento solai/scale o aumento altezza); in base allaltezza delledificio si distinguono: a (12-24m), b (24-32m), c (32-54m), d, e da cui una certa REI prescritta. Area: accesso largh 3.5m, altezza 4m, raggio di volta 13m, resistenza al carico 20t. Scale: a,b,c (minimo 1.05) d,e (min 1.20) tutte rettilinee e con vano con sup di areazione di 1mq in sommit. Ascensori: stesse caratt delle scale in funzione alla categoria delledificio; deve avere una sup di areazione del 3% dellarea della sez trasversale e cmq non inf a 0.2mq. Locale macchine diviso dagli ambienti delledificio con strutture di resistenza al fuoco equivalente a quella del vano corsa dellascensore e aperture del 3% della sup del pav con minimo di 0.05mq (possono esserci camini o finestre). Scale e gradini di classe 0 (ignifugo), rivestimenti di androni e passaggi comuni per edifici classe a e b con materiale classe 1. Deve essere installato impianto elettrico di illuminazione in grado di garantire segnalazione vie di fuga negli edifici categoria c,d,e. Impianti antincendio edifici b,c,d,e idranti con seguenti caratteristiche: la rete idrica deve essere costituita di almeno una colonna montante in ciascun vano scala delledificio; al piede di ogni colonna montante deve essere installato idoneo attacco autopompa; impianto dimensionato per garantire portata min 360 l/min; se lacquedotto non in grado di fornire la portata necessaria una vasca di riserva idrica. BARRIERE ARCHITETTONICHE: sono: 1) ostacoli fisici che sono fonti di disagio per la mobilit, in particolare di coloro che hanno una capacit motoria ridotta, permanente o temporanea; 2) ostacoli fisici che limitano o impediscono a chiunque la comoda utilizzazione delle parti; 3) mancanza di accorgimenti o segnalazioni che permettano lorientamento e la riconoscibilit dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque (in particolare non vedenti e sordi) Accessibilit: possibilit anche da persone con impedita o ridotta capacit motoria e sensoriale, di raggiungere ledificio e le sue singole unit immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruire degli spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia. Adattabilit: possibilit di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacit motoria o sensoriale. Visibilit: si intende la possibilit anche da persone con impedita o ridotta capacit motoria e sensoriale, di accedere agli spazi di relazione (soggiorno, pranzo) e ad almeno un servizio igienico di ogni unit immobiliare. Edilizia residenziale privata (nuove costruzioni e ristrutturazioni): Residenze unifamiliari o plurifamiliari prive di parti comuni: devono essere adattabili con interventi minimi senza alterare la struttura portante e gli impianti; Residenze plurifamiliari con parti comuni (case a schiera, a blocco): devono essere accessibili le parti comuni, le parti esterne di collegamento con la viabilit; obbligatorio lascensore nel caso di accesso alle unit immobiliari siano poste oltre il terzo piano (negli altri casi deve essere garantita la possibilit di installare degli impianti di

sollevamento); devono essere visitabili tutti gli alloggi. Il requisito soddisfatto se se risulta accessibile il soggiorno/pranzo, un servizio igienico e i relativi spazi di connessione; infine richiesta laccessibilit delle altre zone. Autorimesse: Pubbliche: devono esserci posti auto gratuiti (1posto/50 o frazioni di 50), comunque 70 posti totali di cui 2 riservati; tali posti devono essere ubicati nelle immediate vicinanze delle entrate; i posti devono essere opportunamente segnalati; ci devono essere ascensori o rampe con pendenza max 8%; se non possibile realizzare certi accorgimenti vi la possibilit di utilizzare la visibilit condizionata (pulsante di chiamata per assistenza). Singole o collettive, negli interventi di edilizia residenziale pubblica: deve esserci un posto riservato per ogni alloggio accessibile (ovvero nella misura del 5% del totale, con un min di 1); se non c lobbligo dellascensore, sufficiente raccordare il paino di parcheggio dellautorimessa al piano terra delledificio con rampe pedonali di pendenza max 8%; le rampe carrabili e pedonali devono essere dotate di corrimano. Edilizia scolastica: ricadono in questa categorie asili nidi, scuole materne-elem-mediesup professionali e universit; tutte le tipologie devono essere accessibili, pertanto: almeno un percorso esterno di collegamento della viabilit pubblica fino allaccesso delledificio, ove previsto quota parte dei posti auto di pertinenza, piena utilizzazione di ogni spazio, almeno un servizio igienico accessibile. Servizi igienici: dimensioni minime 1.8x.18m; vaso o bidet: sedile non aperto davanti; asse sanitario abbia una dist minima di 40cm dalla parte laterale; bordo superiore altezza compresa fra 45 e 50cm dal pavimento; bordo anteriore dist 75-80cm dalla parete di fondo; il vaso deve essere corredato da corrimano o maniglione a seconda della distanza laterale dellasse del sanitario dalla parete; deve essere previsto un impianto a cordicella per le emergenze che arriva sino al piano terra; nei casi di adeguamento consentita leliminazione del bidet. Il lavabo deve essere a mensola con il piano superiore ad altezza 80cm; vasca 140x80cm; consentito sostituire la vasca con doccia; doccia porta >=0.85cm apribile verso lesterno. Servizi igienici accessibili in edif pubbl o aperti al pubbl: porte scorrevoli con aperture verso lesterno; ecc.. deve essere previsto almeno un servizio igienico accessibile per ogni nucleo di servizi installati. Attrezzature ricettive: attivit turistiche destinate al soggiorno temporaneo; le attrezzature devono essere visitabili ovvero: posto-auto di pertinenza, percorso accessibile di collegamento fra viabilit fino allaccesso delledificio; parti e servizi comuni agevolmente fruibili; 2 stanze accessibili di 40mq o frazioni di 40mq (tot 50 stanze = 46 persone+4riservate) collocate preferibilmente al PT o cmq in prossimit di un luogo sicuro statico o vie di fuga; se impossibilit di superamento elementi di ostacolo deve essere garantita la visibilit condizionata. Edilizia residenziale pubblica: sono tutti i casi di edilizia sovvenzionata ovvero ledilizia abitativa promossa e realizzata da enti pubblici con finanziamenti statali; ricadono anche ledilizia privata agevolata ( di iniziativa privata ma finanziata con mutui agevolati assistiti dal contributo statale); edilizia sovvenzionata e agevolata: le tipologie plurifamiliari devono essere accessibili gli spazi interni e i collegamenti, le parti comuni, il 5% degli alloggi previsti, con un min di 1 unit immobiliare per ogni intervento insediativo, quota parte dei posti auto riservati. Parcheggi: posto auto gratuiti, 1 posto ogni 50 o frazioni; evidenziati da segnaletica orizz e vert; localizzati vicini al percorso di uscita/ingresso; il posto deve avere largh 320cm (130cm fascia di trasferimento); se sulla pubblica via in parallelo al senso di marcia devono avere lungh < 6m. Strutture sociali: ospedali, biblioteche, edifici pubblici,ecc; le strutture devono essere accessibili, ovvero spazi esterni nel collegamento fra viabilit e ingresso, quota parte dei posti auto, 1 servizio igienico ogni livello utile delledificio. Edifici di culto: devono essere visitabili ma con: quota parte dei posti auto riservati, almeno un percorso accessibile dalla via pubblica, zone accessibili per assistere alle funzioni, ove non possibile visibilit condizionata. Metr/ferrovie: ascensori per raggiungere il piano di transito, presenza di passerelle, rampe mobili, sistemi di sollevamento; in deroga per la stazione le passerelle possono collegare dislivelli superiori a 3.2m; ci deve essere un sistema di chiamata per assistere i viaggiatori; i servizi (ristorante, bagni, negozi) devono consentire la piena fruibilit. Strutture sportive: devono essere visitabili, per i servizi igienici accessibili; invece gli impianti sportivi intesi come attrezzatura a carattere sociale devono essere accessibili. Ascensori: linstallazione obbligatoria nel caso di edifici residenziali con pi di 3 livelli fuori terra; edifici di nuova edificazione non residenziali: cabina 140(profondit)x110(largh)cm, porte con luce netta 80cm, posta sul lato corto; spazio libero antistante la cabina di 150x150cm; edifici di nuova edificazione residenziali: cabina 130(profondit)x95(largh)cm, porte con luce netta 80cm, posta sul lato corto; spazio libero antistante la cabina di 150x150cm; porte scorrevoli automatiche, bottoni breille e piastrine di riconoscimento ogni piano. Rampe: per i dislivelli max di 15cm posso utilizzare una pendenza di 15%; non dislivelli > 3.2m (solo ferrovie); pendenza max 8%; ogni 10m ripiano con dim minime 1.5x1.5m oppure 1.4x1.7m; percorsi pedonali esterni di norma pendenze <=5% con ripiani di sosta ogni 15m; caratteristiche rampe: pav antisdrucciolo, altezza paramento > 1m e in attraversabile da una sfera di diametro 10cm (se il paramento pieno ci vuole corrimano almeno di 10cm), su entrambi i lati ci vuole un corrimano disposto ad altezza compresa fra 90 e 10cm, se largh rampa > 6m corrimano centrale. CASE DABITAZIONE: Case unifamiliari: Singole: edifici liberi su tutti e 4 i lati destinate a ospitare 1 sola famiglia; Associate: sono complessi composti da pi alloggi ma ogni alloggio risulta essere indipendente dallesterno con ingresso; le associazioni possono essere: associate con alloggi combinati (hanno in comune solo un muro perimetrale e gli alloggi sono simmetrici), associate con alloggi raggruppati in genere composti dallunione di 4 alloggi, ove ognuno ha 2 pareti in comune; grandi problemi di ventilazione e illuminazione), associate con alloggi a schiera (hanno 2 muri ciechi e sono proprio quelli che precedono e seguono ledificio; possono essere a schiera longitudinale, trasversale, a dente di sega, sfalsati, ecc.. ; sono generalmente multipiano con scala interna allalloggio), associate con alloggi sovrapposti (appartamento al PT e uno al PP; quello al PP si accede solamente con scala esterna; le piante coincidono ma sono ribaltate cos come gli ingressi). Case plurifamiliari: Isolate: sono case libere da ogni lato; gli alloggi sono accumunati dallo stesso ingresso, che nel caso di edifici multipiano diventa corpo scala/ascensore; Contigue: diversi elementi sono collegati tra loro da muri perimetrali in comune; possono essere in linea (unico corpo scale che pu servire 2 o 4 alloggi) o a blocco (blocchi poligonali aperti o chiusi, racchiudendo al loro interno uno spazio libero, ossia il cortile); Collettive: composte da numerosissime cellule abitative per lo pi di piccole dimensioni in cui c unampia dotazione di servizi in comune: ristorante, lavanderia, negozi, ecc.. Tipologie storiche: A Corte: nasce in et romana; caratterizzata da spazio recintato e chiuso verso lesterno, nel quale su uno o pi lati si edifica la vera e propria abitazione; caratterizzata da parte signorile e non; servizi igienici in comune, forno e aia. A torre: nasce in et medievale; raggruppa varie unit abitative e si sviluppa in altezza; vi abitavano famiglie dello stesso ceto sociale e laltezza rappresentava limportanza della famiglia. A schiera: lelemento edilizio pi caratterizzanti le espansioni medievali; sono elementi autonomi di 2/3 piani che si sviluppano sul fronte stradale; il lato corto da sulla strada mentre quello lungo in comune e usato quindi per lassociazione; una volta al PT vi era lattivit lavorativa e agli altri piani labitazione. Offre autonomie, un minimo di corte e servizi a contenere i costi. In linea: si sviluppa nel tardo medioevo quando gli aspetti della casa in linea si erano gi definiti (monofamiliarit, altezza 2/3 piani); la casa a schiera perde di singolarit e si accorpano 2/4 alloggi per piano accumunati dallo stesso vano scale o ascensore; labitazione si estende su un unico piano e si ripete lo schema su tutti i piani, abbandonando il concetto di unitariet abitativa in verticale; non c pi la limitazione in altezza ai 2/3 piani, spariscono le scale interne, sostituite da un unico corpo scale che a servizio di tutti gli alloggi. Spazi della casa: vi sono spazi serventi (ingressi, corridoi, disimpegni) e spazi serviti che possono essere principali (soggiorno, pranzo, camere da letto) e di servizio (cucine, gabinetti, ripostigli). Edifici a carattere pubblico: Palazzo comunale: nei piccoli centri deve essere localizzato nel centro dellabitato ove convengono gli interessi della comunit; in un municipio lambiente pi importante la sala riunioni del consiglio comunale, il max organo del comune; in essa prendono posto il sindaco, gli assessori, i consiglieri ma anche il pubblico e i rappresentanti della stampa; gli altri ambienti devono essere pi o meno agevolmente accessibili a seconda che vi sia affluenza di pubblico; al PT ci dovrebbero essere lanagrafe, esattoria, tributi, assistenza, ecc ove laffluenza massima. Chiesa: fino a pochi decenni fa lo schema era rigoroso (a croce latina, a croce greca, a pianta centrale), stato poi oggetto di evoluzioni con grande variet di soluzioni; altare maggiore staccato dalle pareti a costituire centro dellassemblea; altari minori in n ridotto collocati in cappelle quanto possibile autonome; il senso della comunit deve essere accentuato dalla disposizione del coro, dellorgano e dei posti dei fedeli (deve essere abolito il senso gerarchico e permettere la completa partecipazione alla liturgia); tutti gli ambienti necessari al soddisfacimento delle esigenze del cattolico (casa del sacerdote, locali per attivit sociali, ricreativi ed assistenziali) devono essere considerati integranti e non collaterali. Cimitero: deve essere mantenuto a 200m dal centro abitato (si pu arrivare a 100m e per i centri con meno di 20000ab anche a 50m); dovrebbe essere a valle a sottovento rispetto alle abitazioni; gli elementi costituenti sono: spazi per le fosse (2.4x1.4m le dimensioni unitarie), colombari (loculi 2.15x0.78x0.75m), punti di approvvigionamento idrico, servizi igienici,

abitazione del custode, uffici direzione, recinzione con ingresso carrabile, camera mortuaria, cappella, chiesa, ossario, magazzino, deposito. Scuola: non si adotta pi lo schema tradizionale che prevede la disposizione in linea delle aule lungo un corridoio di disimpegno; lindirizzo quello di creare spazi comuni centrali attorno al quale trovano spazio le normali aule (maggior contatto); bisogna tenere in considerazione let degli studenti, lindirizzo, il n di studenti e le attivit svolte; importante lilluminazione: fino a 6m di larghezza suff lilluminazione unilaterale; orientamento: si preferisce evitare lingresso diretto del solo nelle aule; larredo deve essere mobile e flessibile (pareti scorrevoli). Biblioteca: ce ne sono di vario tipo: 1) Bibl tipo solo lettura-magazzino: la sala ha anche la funzione di contenere libri; si usa per piccole biblioteche (luce per lettura non adatta per i libri); 2) Bibl tipo magazzino-sala lettura: predominante il magazzino anche se cmq presente lo spazio per la lettura che cmq risulta molto limitato; 3) Bibl tipo sala di lettura e magazzino separato: sono composte da 3 ambienti principali, il magazzino, la sala lettura e la zona cataloghi; molte sale e lesigenza di libri e lettori sono pienamente soddisfatte. In quelle importanti c una zona ove leggere i quotidiani e servizi di microfilm e audizione musica. STRADE: 1) autostrade: carreggiate separate per senso di marcia con ognuna 2 corsie; assenza di intersezioni a raso e accessori privati; assistenza lungo il tracciato; riservata ad alcune categorie di veicoli. 2) extraurbane principali: stesse caratt delle autostrade con accessi alle propriet laterali; mancanza assistenza 3) extraurbane secondarie: unica carreggiata ed almeno una corsia per ogni senso di marcia; 4) urbane di scorrimento (tangenziali): carreggiate separate con almeno 2 corsie per ogni senso di marcia + corsia per mezzi pubblici con marciapiedi ed intersezioni a raso con semafori; 5) urbane di quartiere: unica carreggiata con almeno 2 corsie, banchine pavimentate e marciapiedi; 6) strade locali: strade urbane ed extraurbane che non rientrano nelle precedenti categorie. Elementi costituenti: carreggiata (sup lungo la quale transitano i veicoli, pu essere suddivisa in pi corsie da 2.75-3.7m di largh), banchina (fascia laterale della carreggiata, delimitata dal margine della carreggiata e un altro elemento quale marciapiede, spartitraffico, ecc..; ha larghezza 0.5-3m). La sede stradale pu essere in rilevato (completamente fuori dal piano campagna) o in trincea (completamente sotto il piano campagna), oppure misto o mezza costa. Scarpa: sup laterale; rapporto fra distanza orizzontale e dislivello; linverso della pendenza; rilevato (scarpa 3:2), trincea (scarpa 1:1). Strati: 1) terreno di riporto (il piano campagna deve essere scorticato; il terreno di riporto deve essere consolidato) 2) strato capillare (calcare o sabbia, 20cm); 3) fondazione in misto granulometrico-calcareo (ciottoli di calcare di diametro variabile; costituisce la fondazione; deve avere pendenza trasversale min 2.5%; spessore 30-35cm); 4) strato in misto granulometrico-bituminoso (pietrisco legato da bitume, grandi vuoti, strato aperto, 15cm); 5) binder (granulometria fine in modo che il bitume riempia i vuoti, strato chiuso, 6cm); 6) strato di usura (granulometria ancor pi fine del binder (spess 5cm). Al posto di queste sovrastrutture flessibili, possono esserci quelle rigide (fondazione, misto cementato di 15-25cm e cls armato o non di 18-28cm). Traffico: Annuale (n di veicoli allanno; misurazione in deter ore di 14gg dellanno), giornaliere medio (traffico annuale /365), orario (traffico che transita in 1 ora). Andamento planimetrico: la strada un insieme di tratti rettilinei raccordati da curve; lunghezze max e min da rispettare in rettilinei; raggio minimo delle curve (forse in gioco: resistenza al rotolamento, dovute al mezzo, salita-discesa, forze dinerzia) deve essere inoltre fissato in base alla visibilit per larresto del veicolo. Andamento altimetrico: pendenze max non superabili (5% autostrade, 7-10% per le altre strade in funz della categoria); tratti a pendenza costante, dette livellette, sono progettate per avere lungh inf alla critica; raccordi concavi e convessi. Progetto stradale: 1) profilo planimetrico: tracciolino: una spezzata a pendenza costante che congiunge due punti; esso rappresenta il tracciato ideale che congiunge 2 punti con pendenza costante fissata; si sostituisce poi con una poligonale dasse caratterizzata da tratti pi lunghi; si raccorda poi con curve e con le tracce delle sezioni trasversali. 2) profilo longitudinale: scala 1:1000 come per il profilo planimetrico; scala dislivelli 1:100 (1/10 del precedente); costituito da dist parziali e progressive, quote terreno e progetto; si devono avere: sterri circa uguali ai riporti, livellette non troppo corte, variazioni di pendenza delle livellette fuori dalle curve, nei tornanti pendenze 2-3%, nei ponti 3-5%. 3) sezioni trasversali: con esse si determina lingombro effettivo della sede stradale sia lentit dei movimenti di terra; le sezioni trasversali sono in scala 1:100; sono disegnate a ritroso (dalla n+1 vedo ln); posso avere anche muri di sostegno. 4) Profilo delle aree: devo calcolare il volume mobilitato fra due sezioni; vi la formula semplice per calcolare il volume del prismoide V = (A1+A2)d/2 ove d la dist tra 2 aree; nel profilo delle aree si indicano i paleggi, ovvero i trasporti trasversali di terreno ove si hanno sezioni miste. 5) Profilo di Bruckner: le aree indicate nel profilo delle aree da unidea dei movimenti di terra da eseguire in senso longitudinale, ma non permettono una valutazione della loro entit; il profilo di bruckner non altro che una curva derivante dallintegrazione del profilo delle aree ovvero dal profilo delle aree si calcolano i volumi; esso permette di valutare in ogni sezione la somma algebrica dei volumi di terreno nel tratto di strada che precede la sezione considerata; tratti in discesa (riporti) e in salita (sterri). CONSOLIDAMENTO EDIFICI: MURATURA: DEGRADO: 1) degrado delle malte (dilavamento malte di gesso, carbonatazione delle malte di calce aeree, solfatazione delle malte di calce idraulica e cementizia) 2) degrado chimico degli elementi resistenti; 3) degrado fisico (variazioni di temp e quindi diverse dilatazioni, assorbimento di acqua e quindi formazione di ghiaccio). INTERVENTI IN GENERALE: 1) sbarramento dellumidit di risalita (elettrosmosi, barre magnetiche, taglio meccanico, taglio chimico, protezione dallacqua meteorica con vernici); 2) ripristino delle lezioni (cuci e scuci partendo dal basso, iniezioni di malte speciali, cuciture con elementi in acciaio o c.a.); 3) instabilit di murature, dissesti diffusi (integrazione degli spessori con nuove murature o betoncini di spessore 10-15cm o intonaci armati). INTERVENTI SULLE PARETI: 1) Risanamento superficiale di muri ben connessi . Muri ben organizzati ma poveri di malta sulle facce esterne possono essere risanati scarnendo con getto dacqua in pressione gli interstizi tra le pietre e quindi sigillando accuratamente le commessure con malta di calce idraulica e sabbia. Le iniezioni possono essere impiegate per migliorare lomogeneit e la resistenza di malte deboli e porose, la resistenza della muratura, riempiendo le cavit, ottenendo un buon collegamento tra i paramenti e ristabilendo la continuit attraverso le lesioni; per raggiungere questi benefici, tuttavia, bisogna analizzare attentamente le caratteristiche della muratura e in particolare la porosit che influenza di molto il tipo e la tecnica diniezione; 2) Chiusura delle scorticature e degli scassi presenti allaltezza dello scarico delle coperture; 3) Ricostruzione di porzioni di muratura in prossimit di fessure localizzate: Quando lo stato fessurativo si presenta localizzato possibile intervenire con tecniche di scuci e cuci nelle porzioni di muro compromesse; 4) Ricostruzione totale delle pareti: Quando una parete attraversata per intero da lesioni passanti indotte dai cedimenti in fondazione lunica soluzione che si pu adattare quella della ricostruzione. I RINFORZI SULLE MURATURE E SUL PATRIMONIO STORICO-ARTISTICO-MONUMENTALE: Gli edifici in muratura in Italia costituiscono un patrimonio edilizio che rappresentato in larga parte da edifici di carattere storico monumentale degni di significativo interesse e che pertanto vanno conservati e preservati da fenomeni di degrado sia di carattere strutturale che dei materiali che li costituiscono. Le metodologie e le tecniche di intervento per il restauro e il consolidamento di questi edifici devono quindi porsi in una logica che, pur tenendo adeguatamente conto delle aspettative in merito ai problemi della sicurezza, risulti compatibile con la tutela di questo patrimonio architettonico e storico. D'altra parte gli eventi sismici degli ultimi anni hanno portato ad avere sempre minori incertezze sulla reale efficacia di quegli interventi di consolidamento che trasformano la fabbrica muraria in un ibrido a comportamento misto fra quello della muratura storica e quello degli elementi in c.a. o in acciaio ivi inseriti, con tutte le incoerenze, le incompatibilit e i maggiori pesi che ne conseguono. La comprensione di queste problematiche sta portando, in particolare nella ricostruzione-consolidamento delle aree terremotate, ad una nuova sensibilit e ad una nuova cultura. Abbandonate le tecniche di consolidamento che tendono a trasformare un organismo murario in un edificio intelaiato in c.a. con tamponature in muratura, si privilegiano oggi soluzioni leggere ma resistenti e con funzioni dissipanti, che riescano quindi a coniugare la richiesta di sicurezza con il rispetto delle autenticit del bene, evitando tecniche invasive, poco reversibili o che non diano garanzia di un buon funzionamento nel tempo (durabilit). in questo contesto di evoluzione delle tecniche di consolidamento che si inseriscono i Materiali Fibrorinforzati, comunemente noti con l'acronimo inglese FRP (Fiber Reinforced Polymer), che consentono di intervenire su un bene culturale con criteri del tutto rispettosi delle sue caratteristiche, basandosi sui seguenti principi chiave: elevata elasticit e resistenza dei materiali impiegati; leggerezza e non invasivit dell'installazione; facilit e brevi tempi di installazione; rimovibilit futura. A fianco di questa oramai consolidata tecnologia, oggi disponibile un'altra famiglia di materiali similari agli FRP, realizzati con fili di acciaio ad alta resistenza (Ultra High Tensile Steel) intrecciati a formare corde e

orditi similmente ai tessuti unidirezionali fatti di fibra di carbonio, vetro o aramide in modo da essere poi facilmente installati in sito con la tecnica del "manual lay-up". Il vantaggio principale di tali materiali che possono essere impregnati tanto con resine epossidiche, acquistando l'acronimo di SRP (Steel Reinforced Polymer), quanto con malte cementizie, assumendo l'acronimo SRG (Steel Reinforced Grout). Tali materiali presentano gli stessi vantaggi degli FRP in termini di leggerezza, resistenza e facilit di installazione, ma con diversi vantaggi aggiuntivi che li hanno resi particolarmente adatti per applicazioni su strutture in muratura. Prima fra tutte la possibilit di impregnazione con malte cementizie o di calce favorisce una drastica riduzione dei costi di installazione, nonch una maggiore dimestichezza delle maestranze nel loro utilizzo. Secondo, essendo tali tessuti realizzati con fili di acciaio, hanno una loro elevata resistenza al taglio, di cui gli FRP sono carenti, rendendoli particolarmente adatti a superfici non perfettamente lisce e ad ancoraggi anche meccanici, proibitivi con gli FRP. Grazie infine alla recente pubblicazione da parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, delle "Istruzioni per la Progettazione, l'Esecuzione ed il Controllo di Interventi di Consolidamento Statico mediante l'utilizzo di Compositi Fibrorinforzati" (CNR-DT 200/2004) l'impiego di questi materiali nell'edilizia civile ha avuto un notevole incremento. CLS: DEGRADO CHIMICO: attacco solfatico (si forma ettringite, tipico nelle zone industriali), attacco da solfuri (nelle fognature), anidride carbonica (attraverso la carbonatazione diminuisce la basicit con ossidazione delle armature, ne segue dilavamento), attacco da cloruri (zone vicine al mare con corrosione localizzata delle armature). DIAGNOSTICA: prove non distruttive (endoscopia con fibra ottica, magnetometria, prove soniche e prove ad ultrasuoni (servono per individuare zone di discontinuit), martinetti piatti per murature per vedere lo stato tensionale con 1 mart mentre con 2 si fanno prove di carico); prove distruttive: analisi chimica, analisi con microscopio, rifrattometria ai raggi X, prove colorimetriche. IMPIANTI: Benessere termoigrometrico: stato psicofisico in cui il soggetto esprime soddisfazione nei riguardi del microclima, dipende da temperatura ambiente, radiante e operante, umidit relativa, velocit dellaria, flusso metabolico, abbigliamento (UNI EN ISO 7730).- LEGGE 10 del 1991: indicazioni generali per il risparmio energetico. D.P.R 412 del 1993 : norme relative alla progettazione, installazione, esercizio impianti termici -> def. zona climatica, cat. edificio, temp. aria prog., inizio-fine periodo riscaldamento) D.M. 30/07/86 : valori per il coefficiente volumetrico limite Cdlim
Cd Pt V i te ) (t m3 K verso W

Pt= pot. termica dispersa xtrasm. esterno,locali non risc., terreno.

Dipende dalla trasmittanza degli elementi, ovvero dallinverso della loro resistenza termica, sup. int, ext (coeff. adduzione dipendente direz. flusso termico, e di ogni strato S/) e dai ponti termici. UNITA TERMINALI:-> convezione naturale: radiatori, piastre radianti termoconvettori. -> convezione forzata: aerotermi, ventilconvettori. -> scambio radiante: pannelli radianti a pavimento, parete e soffitto. -> unit di termoventilazione e condizionamento invernale estivo. Radiatori: ghisa o acciaio, funz. acqua calda 7585C, modulari,
teff Peff _ EL PN _ EL 60
n

Posizionare in nicchia sotto finestra e non coprire con tende. moti convettivi.

Termoconvettori: bat. alettata attraversata naturalmente da aria amb Piastre radianti: lamiere stampate attraversate da acqua calda Ventilconvettori: convezione forzata attraverso batteria -> caldo/freddo Mobili a induzione: trattamento completo con condotta aria + batteria Aerotermi: grandi ambienti, aria forzata contro batteria caldo/freddo Pannelli radianti: serpentine caldo/freddo, attenzione condensa Strisce radianti: ambienti alti, hanno inerzia termica bassissima Unit terminali impianti trattamento aria: funz. per induzione e effetto parete, diffusori a parete, soffitto, lineari.. - 192/2005: involucro, limiti trasmittanza, apporti gratuiti no FEN. SICUREZZA CANTIERE: D.lgs. 626/1994 Responsabilit, Obblighi datore di lavoro (non delegabili): valutare per la salute dei lavoratori nella scelta di attrezzature e sostanze, sistemazione dei luoghi di lavoro; elaborare un documento contenente: valutazione dei rischi, individuazione delle misure, programma delle misure; designare il responsabile del servizio di prevenzione; autocertificare lavvenuta effettuazione della valutazione dei rischi e adempimento degli obblighi collegati. Obblighi datore di lavoro (delegabili a dirigenti e preposti): custodire presso lazienda il documento di valutazione dei rischi; designare gli addetti al servizio di manutenzione; nominare il medico competente; designare preventivamente i lavoratori incaricati: prevenzione incendio e lotta antincendio, evacuazione, salvataggio, pronto soccorso, gestione dellemergenza; aggiornare le misure di prevenzione: mutamenti organizzativi e produttivi, evoluzione della tecnica di prevenzione e protezione; valutare le capacit del singolo nellaffidare compiti; fornire dispositivi di protezione individuale; fornire adeguate istruzioni al personale esposto a rischio grave e specifico; richiedere a singoli lavoratori losservanza delle norme; richiedere al medico competente losservanza delle norme informandolo su processi e rischi; adottare le misure per il controllo delle situazioni di rischio in caso di emergenza; informare i lavoratori di un pericolo grave ed immediato; astenersi di chiedere ai lavoratori di riprendere il lavoro qualora persista un pericolo grave ed immediato; permettere ai lavoratori di verificare lattuazione delle misure di sicurezza ai loro rappresentanti; prendere provvedimenti per evitare rischi per la salute della popolazione o deteriorare lambiente esterno; tenere un registro degli infortuni ove annotare: nome, cognome, qualifica professionale dellinfortunato, causa e circostanza dellinfortunio, data di abbandono e ripresa lavoro; conservare il registro sul luogo di lavoro (a disp dellorgano di vigilanza); redigere il registro conformemente al modello approvato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale; consultare il rappresentante della sicurezza (valutazione rischi, org della prevenzione, designazione degli addetti, org della formazione dei lavoratori); adottare le misure necessarie a prevenire gli incendi e a evacuare lavoratori; rielaborare la valutazione e il documento in caso di modifiche al processo produttivo. D.lgs. 494/1996 Responsabilit, Committente o resp lavori: osserva le misure generali della legge; determina durata e fasi di lavoro; valuta quando necessario il Piano della sicurezza; designa il Coordinatore per la progettazione del Piano; designa il Coordinatore per lesecuzione dei lavori; comunica i nominativi dei Coordinatori alle imprese; chiede alla Imprese liscrizione alla CCIAA; chiede alle Imprese il Contratto Collettivo applicato; chiede alle Imprese dichiarazione di responsabilit sullosservanza degli obblighi contributivi e previdenziali; trasmette, prima dellavvio del cantiere, allOrgano di vigilanza competente la notifica preliminare; Imprenditore: si assume gli obblighi della sicurezza; si adopera per fare le norme; rende edotti i lavoratori dei rischi della produzione. Coordinatore della sicurezza in fase di progettazione: Piano di sicurezza e coordinamento; Piano generale di sicurezza; Fascicolo contenente le informazioni utili ai fini della prevenzione e protezione dei rischi cui sono esposti i lavoratori. Coordinatore della sicurezza in fase di realizzazione dellopera: coordina lattuazione delle disposizioni dei Piani; coordina lapplicazione delle disposizioni; adegua il Piano in relazione alla evoluzione dei lavori; organizza il coordinamento delle attivit fra i vari datori di lavoro e favorisce la reciproca informazione; verifica lattuazione dellattuazione dellArt.15, propone la sospensione dei lavori, allontanamento di imprese o lavoratori; sospende le singole lavorazioni in caso di pericolo grave imminente. Pianificazione della sicurezza: lorganizz del cantiere assume configurazioni diverse in funzione dellubicazione, del tipo di opere e di lavorazioni da eseguire, ma si pu affermare in generale, che le variabili fondamentali sono: barriere contro laccesso di persone estranee, accessi e viabilit interna chiaramente identificati e definiti in base a criteri economici e di sicurezza, dislocazione delle aree di stoccaggio, dislocazione di macchine e impianti fissi, dei servizi per limpresa (uffici, depositi e magazz) e per i lavoratori (servizi igienici e assistenziali) secondo criteri di minima intersezione con: le attivit di cantiere, il movimento di mezzi, dei materiali e delle maestranze. Determinazione dei rapporti di sicurezza del cantiere con larea esterna, con delimitazione del cantiere per impedire lingresso agli estranei (rete elettros, lamiera ondulata, tavolato, rete plastificata) e protezione dei terzi contro cadute di materiali in tratti prospicienti vie di passaggio (tavolati, teli, mantovane, tettoie,

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illuminazione notturna). Lista di controllo per la viabilit interna di cantiere: separazione dingresso pedonale e veicolare, vie di passaggio veicolare (eliminazione di buche e sporgenze, formazione di carreggiata solida per sopportare i carichi veicolari), vie per transito di persone e cose (largh suff per passaggio persone e cose, margini di sicurezza), transito sotto ponti sospesi-ponti a sbalzo-scale aeree (impedito con barriere, protetto con misure o cautele adeguate), rispetto delle norme stradali (segnali appositi, dislocazione opportuna). Strumenti della pianificazione della sicurezza: sono di due tipi: il piano generale della sicurezza e il piano delle fasi lavorative. Il Piano generale della sicurezza descrive lorganizzazione della sicurezza in cantiere e gli interventi necessari allo svolgimento delle attivit lavorative in sicurezza e riguarda: opera e soggetti coinvolti (descrizione e progr lavori, tipo di opera, tecniche materiali, progr lavori, attivit lavorative), coordinamento piani (piano della sicurezza per lavori diretti e per lavori subappaltati), contesto ambientale (caratteristiche dellarea, potenziali rischi e pericoli), struttura e organizzazione del cantiere (distr aree funzionali, percorsi), servizi igienico-assistenziali (dotazione), assistenza sanitaria (criteri), informazione e formazione, dispositivi di protezione individuali, documentazione su macchine-attrezzature-impianti-maestranze (a scopo preventivo), compiti e responsabilit, macchine-attrezzature-impianti (schede), fattori a rischi fisico. Il Piano delle fasi di lavoro riguarda le specifiche lavorazioni che si svolgono nel cantiere e si pu sviluppare attraverso la preparazione di schede delle singole lavorazioni delle macchine utilizzate, delle attrezzature impiegate, degli impianti installati. Per ogni procedimento lavorativo, ad esempio, vanno indicate le caratt delle lavorazioni, i rischi probabili e le prevenzioni attuate, ecc.. secondo una check-list del tipo: impresa esecutrice, squadra di lavoro (responsabili, numero operai), tecniche utilizzate, tecnologie costruttive impiegate, materiali da mettere in opera, macchine utilizzate, attrezzature impiegate, impianti installati per specifiche lavorazioni, tempi di realizzazione, eventuali interferenze, sia spaziali che temporali, di diverse operazioni contemporanee in fase di svolgimento delle lavorazioni. RUP: Il procedimento amministrativo la sequenza degli atti necessari per il conseguimento di un determinato risultato. La L.214/1990 ha introdotto la figura del RP con lo scopo di conseguire una duplice finalit: da una parte, un migliore funzionamento dei pubblici uffici e, daltra parte, un pi stretto ed immediato rapporto tra i cittadini e la pubblica amministrazione in senso lato. Il RP una figura obbligatoria a cui affidata la gestione del procedimento e a cui il cittadino pu rivolgersi per informazioni, chiarimenti e determinazioni che attengono alle varie fasi procedimentali. Per ciascun tipo di procedimento va determinata lunit organizzativa responsabile, cio qualsiasi struttura dellente secondo la propria organizzazione a mezzo di regolamento o qualsiasi altro provvedimento. A ciascuna unit organizzativa fa capo un dirigente che il compito di designare il funzionario responsabile del procedimento. In generale e salva specifica disposizione di legge si pu avere un unico responsabile del procedimento (RUP) come diversi responsabili per ciascuna fase procedimentale, dal momento che il procedimento amministrativo formato da una pluralit di fasi. Il RP deve essere un tecnico e, qualora lorganico delle amministrazioni aggiudicatrici presenti carenze accertate o non disponga delle adeguate competenze professionali in relazione alle caratteristiche dellintervento, i compiti di supporto alla attivit del RP possono essere affidati, con le procedure e le modalit di cui al D.lgs 157/1995, a professionisti o singoli associati, ecc. .. , aventi le necessarie competenze specifiche di carattere tecnico, economico-finanziario, amministrativo, organizzativo e legale e che abbiano stipulato a proprio carico adeguata polizza assicurativa a copertura dei rischi di natura professionale. Per tutte le 3 fasi della progettazione, dellaffidamento e dellesecuzione di ogni singolo intervento le amministrazioni aggiudicatrici nominano un responsabile del procedimento. Sono compiti peculiari del RP: formulare allamministrazione proposte e fornire dati e informazioni ai fini della predisposizione del programma triennale dei lavori pubblici e quelli relativi alle principali fasi di svolgimento del processo attuativo in funzione dellattivit di coordinamento, di indirizzo e controllo di competenza di questa; accertare la libera disponibilit delle aree e degli immobili necessari per lattuazione dellintervento; assicurare in ciascuna fase di attuazione degli interventi il controllo sui livelli di prestazione, di qualit e di prezzo determinati in coerenza alla copertura finanziaria, ai tempi di realizzazione del programma e al corretto e razionale svolgimento delle procedure; segnalare eventuali disfunzioni, impedimenti e ritardi nellattuazione degli interventi; proporre allamministrazione la conclusione di un accordo di programma qualora si renda necessaria lazione integrata e coordinata di diverse amministrazioni statali, regionali o locali. GARA DI APPALTO: Intervenuta la progettazione dellopera, segue il procedimento per laggiudicazione dei lavori, che ha inizio con la deliberazione a contrattare con cui, in particolare, viene indicato il sistema di gara e criterio di aggiudicazione da seguire. Gli appalti (art.20, legge quadro n.109/1994) vanno affidati mediante pubblico incanto o licitazione privata e, soltanto nei casi espressamente previsti, mediante appalto concorso o trattativa privata. Prima di iniziare le procedure per laffidamento dei lavori, le stazioni appaltanti devono verificare, nei termini e con le modalit stabilite dal regolamento attuativo, la rispondenza degli elaborati progettuali agli elementi di cui allart.16, commi 1 e 2 della legge quadro e la loro conformit alla normativa vigente. Tale verifica pu essere effettuata da organismi di controllo accreditati ai sensi delle norme europee della serie UNI CEI EN 45000 o dagli uffici tecnici delle stazioni appaltanti. Le procedure per gli appalti di lavori pubblici sono: aperte, ristrette e negoziate, caratterizzate dai principi della par condicio e della non discriminazione dei partecipanti. Nella procedura aperta (pubblico incanto) pu partecipare qualsiasi soggetto avente i requisiti prescritti mentre nelle procedure ristrette (licitazione privata e appalto-concorso) linvito alla gara avviene previa selezione (prequalificazione) dei concorrenti. Il ricorso alla gara negoziata (trattativa privata) eccezionale ed sottoposta alla pubblicazione di un bando di gara, con deroghe nei casi espressamente previsti. Laffidamento dei lavori mediante appalto-concorso divenuto, rispetto alla pregressa disciplina, del tutto eccezionale, essendo consentito, in seguito a motivata decisione, previo parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, per speciali lavori o per la realizzazione di opere complesse o ad elevata componente tecnologica, la cui progettazione richieda il possesso di competenze particolari o la scelta tra soluzioni tecniche differenziate. Il pubblico incanto un metodo alternativo a quello della licitazione privata, nel senso che il ricorso alla licitazione non richiede una particolare giustificazione ma comunque sempre unidonea motivazione in relazione al principio generale della motivazione degli atti amministrativi di cui allart.3 della L.241/1990. Ci anche per una questione di efficienza, del proseguimento cio di migliori risultati in termini di tempo e di denaro del pubblico incanto rispetto alla licitazione. Infatti, se oramai la licitazione privata in pratica assimilabile al pubblico incanto per il fatto che tutti i concorrenti che hanno chiesto di partecipare alla gara e sono in possesso dei prescritti requisiti vanno invitati, gli adempimenti procedurali della licitazione privata sono notevolmente superiori a quelli del pubblico incanto, atteso che in questultimo la fase dellaggiudicazione segue immediatamente quella della preselezione, a differenza della licitazione privata, in cui i concorrenti selezionati devono attendere linvito dellamministrazione appaltante. La gara mediante asta pubblica va dichiarata deserta ove non siano state presentate almeno 2 offerte, salvo il caso che lamministrazione in sede di bando abbia stabilito di procedere allaggiudicazione anche in presenza di una sola offerta; questo rappresenta un principio di carattere generale al quale va conformata lattivit contrattuale posta in essere da tutte le amministrazioni aggiudicatrici ed i soggetti aggiudicatori. Criteri di aggiudicazione: laggiudicazione degli appalti mediante pubblico incanto effettuata con il criterio del prezzo pi basso, inferiore a quello posto a base di gara, determinato: per i contratti da stipulare a misura, mediante ribasso sullelenco prezzi posto a base di gara ovvero mediante offerta a prezzi unitari per quanto compatibile; per i contratti da stipulare a corpo, mediante ribasso sullimporto del lavori posto a base di gara ovvero mediante offerta a prezzi unitari; per i contratti da stipulare a corpo e a misura, mediante offerta a prezzi unitari. Criterio del prezzo pi basso: nellofferta prezzi unitari, laggiudicazione avviene mediante offerta di ribasso sui prezzi determinati non dallamministrazione appaltante ma mediante offerta di prezzi ad opera dei concorrenti, con riferimento ad un elenco descrittivo delle voci relative alle varie categorie di lavoro predisposto dalla stazione appaltante. Il criterio pi basso comporta in concreto: la descrizione delle voci relative alle varie categorie di lavori; le unit di misura e le quantit; il prezzo unitario per ciascuna voce e i prodotti risultanti dalla moltiplicazione delle quantit per i prezzi. La sommatoria degli importi former il prezzo complessivo richiesto per lappalto. Nellipotesi di mancata indicazione da parte dellamministrazione delle quantit ed unit di misura di una o pi voci dellelenco, non possibile leventuale indicazione di un prezzo da parte dellimpresa concorrente. Criterio dellofferta economicamente pi vantaggiosa: nei casi di appalto-concorso, lofferta economicamente pi vantaggiosa va determinata sulla base dei seguenti elementi variabili in relazione allopera da realizzare: il prezzo, il valore tecnico ed estetico delle opere progettate, il tempo di esecuzione dei lavori, il costo di utilizzazione e di manutenzione, ulteriori elementi individuati in base al tipo di lavoro da realizzare. Per laffidamento di concessioni, gli elementi da prendere in considerazione sono i seguenti: il

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prezzo, il valore tecnico ed estetico dellopera progettata, il tempo di esecuzione dei lavori, il rendimento, la durata della concessione, le modalit di gestione ed il livello delle tariffe da applicare alle utenze. I parametri di valutazione vanno indicati nel bando di gara e possono essere formulati in termini di coefficienti numerici. La graduazione dei criteri prescelti rientra nella discrezionalit valutativa dellamministrazione appaltante e deve essere logica e coerente con la natura e loggetto dellappalto dellopera o del servizio. DIRETTORE DEI LAVORI: Tipologie di COMPITI: tecnici (attinenti alla migliore esecuzione secondo le regole dellarte e delle prescrizioni di capitolato, alla tempestiva verifica del progetto e alladattamento del progetto), economici (attinenti alleconomia dei lavori, secondo quanto stimato nel computo metrico estimativo), legali (attinenti alla pi corretta interpretazione ed applicazione delle varie leggi, regolamenti nazionali e locali, urbanistici ed edilizi, tecnici e tecnologici), amministrativi (attinenti allinterpretazione ed al rispetto del contratto e di tutti i documenti che lo compongono, quali capitolato generale, speciali, ecc..) contabili (attinenti alla misurazione ed alla valutazione dei lavori). COMPITI: prima della consegna dei lavori: verifica (del progetto e delle condizioni previste, della regolarit delle concessioni, dello stato delle calcolazioni, delle condizioni antimafia, dei nullaosta di Soprintendenze, di regolarit occupazione temporanea di urgenza, dei compiti del personale dipendente, del contratto dappalto, dei poteri di rappresentanza e di firma del personale dellappaltatore, della comunicazione di inizio lavori, della presenza di sondaggi geognostici, della preventiva risoluzione di problemi per linizio lavori); allatto della consegna dei lavori: verifica (consegna dellarea, indicazione capisaldi e confini, illustrazione progetto allappaltatore, consegna allappaltatore di autorizzazione, permessi, licenze; richiamo ai termini di ultimazione, compilazione del verbale di consegna lavori); ); In corso dopera: compiti tecnici (1. sorveglianza esecuzione lavori in economia diretta ossia regolare avanzamento lavori, coordinamento lavori ditte specializzate, verifica qualit materiali impiegati e rispondenza a leggi e capitolati, allontanamento di personale negligente, tempestiva trasmissione di disegni e approvazione calcoli e disegni, varianti durgenza, misurazione in contradditorio, collaborazione col collaudatore in corso dopera, verifica regolarit tecnica delle varianti; 2. Compilazione eventuali perizie di variante e suppletive; 3. Redazione stato di consistenza dei lavori eseguiti in caso di rescissione del contratto od esecuzione dufficio); compiti economici (concordamento nuovi prezzi, verifica regolarit economica delle varianti, redazione stati di avanzamento); compiti amministrativi (interpretazione di contratti e capitolati, tenuta del Manuale del DL, verifica continua del Giornale dei lavori, emanazione di verbali di sospensione e ripresa lavori, emanazione di ordini di servizio scritti, compilazione documenti contabili e amministrativi, controdeduzioni alle riserve dellappaltatore); compiti legali (interpretazione e applicazione di leggi, decreti, regolamenti; compilazione relazione per sinistri a persone; compilazione relazione per danni alle propriet); compiti contabili (misurazione e valutazione dei lavori). Al termine dei lavori: verifica (emissione certificato ultimazione lavori, richiesta di pubblicazione degli avvisi ad opponendum, richiesta di dichiarazione eventuali cessioni di credito, richiesta dichiarazioni liberatorie Enti assicurativi e previdenziali, compilazione conto finale e relativa relazione, allestimento documentazione da consegnare al collaudatore, eventuale redazione certificato regolare esecuzione, comunicazione ultimazione lavori alle Autorit competenti, presentazione certificato di collaudo statico, allestimento fascicolo completo della documentazione dellopera eseguita). DOCUMENTI: Amministrativi (Manuale del Direttore dei Lavori, Giornale dei Lavori); Formali (verbali di consegna dei lavori, ordini di servizio, verbali di sospensione dei lavori, verbali di ripresa dei lavori, atti di sottomissione, atti aggiuntivi, verbali di concordamento nuovi prezzi, verbali di accertamento danni di forza maggiore, certificato di ultimazione lavori); Contabili (libretti delle misure, sommario dei libretti delle misure, registro di contabilit, sommario del registro di contabilit, stati di avanzamento lavori, certificati di pagamento, liste settimanali di manodopera e mezzi dopera in economia, liste per le provviste in economia, verbali di pesatura odi misurazione, stato finale, relazione del DL al conto finale). ATTIVITA: le attivit del DL si compiono sostanzialmente attraverso: controlli preventivi, attivit preparatorie allesecuzione, consegna del cantiere, disposizioni esecutive, controllo del cantiere e delle opere, compiti amministrativi. COLLAUDO DEI LAVORI: Scopo: Il collaudo dellopera deve stabilire se questa stata realizzata a regola darte e secondo le prescrizioni tecniche stabilite, in conformit al progetto ed al contrario ed in conformit alla varianti approvate. Il collaudo unattivit di diritto privato posta in essere dalla stazione appaltante. Deve verificare i certificati delle prove dei materiali impiegati. Deve verificare i dati contabili. Deve verificare e certificare le prove di carico statiche ed impiantistiche effettuate. Lo scopo del collaudo non quello di verificare lidoneit dellopera alla sua destinazione, ma quello di verificare ladempimento contrattuale da parte dellappaltatore. Campo di applicazione: tutte le opere fatte ad appalto, salvo le speciali disposizioni contrarie, sono soggette a collaudazione finale o parziale. Ricevuti i documenti della liquidazione finale il ministero o il competente organo della regione o dellente attuatore, designa il collaudatore o la commissione collaudatrice a cui trasmette i documenti medesimi. Il collaudatore non svolge funzioni di arbitro, ma agisce per conto dellamministrazione. Le opere pubbliche eseguite in c.a. normale precompresso e in struttura metallica, devono essere sottoposte a collaudo statico, prima del collaudo definitivo. Il collaudo si riferisce al relativo contratto. Pertanto, nellappalto di unopera pubblica, ad esempio, un edificio scolastico, si avranno distinti collaudi per il contratto dappalto della opere murarie, per quello di costruzione dellimpianto di riscaldamento, per quello dellimpianto audio-visivo, per le opere di abbellimento artistico e cos via. Responsabilit: committente (nomina il collaudatore); direttore dei lavori (mette a disposizione dei lavori la documentazione di cantiere necessaria, inoltre stila una relazione sullandamento dei lavori); dellappaltatore (mette a disposizione mezzi a operai necessari per effettuare gli accertamenti utili per consentire la verifica di conformit dellopera; fino a collaudo avvenuto ha i compiti di graduatoria e custodia dellopera); collaudatore (svolge tutti i controlli necessari con scrupolo e coscienza al fine di accertare la conformit tecnico-economica dellopera; il collaudatore decide sulle riserve e, alla fine, stila il certificato di collaudo. Modalit di gestione: nomina del collaudatore: per le operazioni di collaudo le amministrazioni aggiudicatrici nominano, nellambito del proprio apparato organizzativo, da 1 a 3 tecnici in possesso di elevata e specifica qualificazione con preciso riferimento alla tipologia e alle caratteristiche dei lavori cui il collaudo si riferisce. Qualora nella struttura appaltante non siano disponibili tali figure professionali, potranno essere nominati collaudatori tecnici esterni comunque in possesso dei requisiti richiesti. Gli incaricati del collaudo non devono, per espressa disposizione di legge, avere svolto alcuna funzione nelle attivit autorizzate, di controllo, di progettazione, di direzione, di vigilanza, di esecuzione dei lavori da collaudare. Inoltre, nellultimo triennio, non devono avere avuto alcun rapporto o di consulenza con lesecutore dei lavori che devono essere collaudati, e non possono far parte di organismi ai quali siano affidate funzioni di vigilanza, di controllo o di natura giurisdizionale; esame della documentazione: il collaudatore deve innanzitutto esaminare la documentazione relativa allappalto e alla esecuzione dei lavori; deve esaminare i documenti del contratto, i disegni del progetto, i capitolati, i computi metrici e la documentazione di cantiere. Visita di collaudo: il termine per linizio del collaudo stabilito nel capitolato speciale dappalto. E stabilito che linizio della visita di collaudo deve avvenire non oltre sei mesi dalla data di ultimazione dei lavori e che tale termine decorre dalla data sotto la quale giunge alla direzione dei lavori la comunicazione dellappaltatore concernente lavvenuta ultimazione dei lavori. E stabilito inoltre che la collaudazione dei lavori pubblici deve essere conclusa entro 6 mesi dallultimazione lavori; tale termine pu essere prolungato fino ad un anno per lavori complessi o di particolare natura. Latto del collaudo si articola sostanz in 3 distinti documenti: processo verbale di visita, relazione del collaudatore sui risultati della visita e certificato di collaudo. Tipologie: collaudo provvisorio: qualora la stazione appaltante abbia necessit di utilizzare ledificio, quando sia necessario verificare il funzionamento dellopera senza ostacolare il pagamento dellappaltatore o per altri motivi di particolare urgenza; il collaudo provvisorio non pregiudica assolutamente il giudizio finale del quale costituisce una semplificazione sommaria. collaudo parziale: si riferisce solo ad una parte del lavoro eseguito e costituisce atto definitivo; al collaudo parziale si pu far ricordo in caso di opere particolarmente complesse sempre che sia possibile individuare le varie parti e che lesecuzione avvenga per fasi distinte; il carattere definitivo dellaccertamento per subordinato al funzionamento generale dellopera oggetto del collaudo finale non necessariamente costituito dalla risultante dei collaudi parziali. collaudo in corso dopera: pu rendersi necessario nel caso di costruzioni molto complesse ed assume particolare rilevanza quando non possibile verificare la qualit dellesecuzione a lavori ultimati, come per esempio avviene in alcuni manufatti subacquei; il collaudatore dovr perci seguire i lavori nel corso del loro svolgimento per verificarne landamento, evitando di interferire con loperato della direzione lavori che ha compiti e ruoli; nel corso delle visite,

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sar cura del collaudatore rilevare lo stato davanzamento di lavori accertando lo stato fisico e contabile per costituire una serie di documenti su cui basare il collaudo finale. collaudo statico: appare preponderante rispetto agli altri in quanto ha lo scopo di accertare la stabilit del manufatto; si compone del controllo della documentazione, controllo materiali e soprattutto dellanalisi statica (controlli non distruttivi e prove di carico). STRUTTURE DI ORIZZONTAMENTO: Dopo aver individuato i limiti e le condizioni geometriche dettate dal progetto architettonico, occorre impostare la maglia strutturale generale (posizione pilastri e scale, individuazione setti portanti, grandi aperture, ecc.) definendo lorditura degli elementi portanti quali travi e solai, scegliendone nel contempo la tipologia ed il materiale. Nellindividuazione degli elementi strutturali che formano le travi portanti ed i solai occorre tenere conto dei seguenti aspetti: disposizione in pianta delle strutture principali e numero di piani: negli edifici a pianta rettangolare allungata preferibile adottare un sistema di telai principali che sia disposto longitudinalmente secondo lo sviluppo in pianta che segue i prospetti di maggiori dimensioni, perch le possibili disuniformit del terreno, che possono aumentare in funzione della distanza, risulterebbero avere maggiore influenza in questa direzione ed i telai principali risultano pi adatti, in quanto pi rigidi, a sopportare cedimenti differenziali maggiori; per edifici di notevole altezza, 6-7 piani, leffetto delle azioni orizzontali non pu essere trascurato ed in alcuno casi diventa preponderante nel dimensionamento delle strutture, in tali casi risulta pi conveniente disporre i telai principali in direzione parallela allazione del vento agente sul prospetto di maggiore sviluppo; adozione travi in spessore o in altezza: la tendenza nelle scelte progettuali, maggiormente adottata ai giorni nostri, quella di prediligere sempre pi frequentemente travi in spessore rispetto a quelle in altezza per i minori limiti architettonici che tale soluzione presenta e per i ridotti oneri delle casseforme nella formazione di travi; per le travi in spessore si adotter la soluzione di telai longitudinali collocando le stesse secondo la luce minore di un ipotetico reticolo formato dalla disposizione in pianta dei pilastri ed il solaio invece sar disposto secondo la luce maggiore; occorrer verificare lo spessore minimo delle due componenti trave e solaio seguendo la pi restrittiva fra le seguenti condizioni: spessore solaio>= 1/25 luce solaio, luci orientative 2-10m; altezza trave >=1/18-1/20 luce trave, 4-7m; larghezza trave = 3-5 volte lo spessore; per travi in altezza, altezza >= 1/7-1/14 luce trave. SOLAI: lelemento strutturale che svolge la funzione di supporto del piano di pavimento o di copertura di ogni edificio; possibile progettare solai di tipo assai diversificato in funzione dei materiali impiegati, delle tecniche di esecuzione, del comportamento statico loro richiesto; in base ai materiali impiegati si distinguono in: omogenei: in legno (semplice/doppia orditura, legno normale, lamellare), in cemento armato normale e/o precompresso, in acciaio (orditura semplice o doppia); misti: in legno e acciaio, in c.a. e laterizio, in c.a. e acciaio, in acciaio e laterizio; in funzione delle tecniche di esecuzione: costruiti in opera, prefabbricati, semiprefabbricati o parzialmente costruiti in opera; La suddivisione generale che pu essere adottata in base al comportamento statico : monodirezionali (a nervature semplici, incrociate o a losanga), bidirezionali (a nervature, a lastre nervate), a piastra semplice o continua, a fungo. SOLAI OMOGENEI: legno (orditura semplice, doppia, capriate, lamellare a cassettone o con forme irregolari), in laterizio (volte), laterizio armato (solai SAP), in conglomerato cementizio armato (a cassettone, secondo le isostatiche, a fungo, a lastra, a lastre alleggerite predalles), in acciaio (lamiera grecata, striata o bugnata, in grigliato, coperture), prefabbricati (alveolari, tegoli prefabbricati, travi doppia pendenza, copponi prefabbricati, sezioni speciali quali alari, shed, ecc..), nuovi materiali (in cemento cellulare tipo Ytong, Gasbeton, ecc..). SOLAI MISTI: Legno-acciaio, acciaio-laterizio (travetti in acciaio e voltine di mattoni, profili in acciaio e volterranee, profili in acciaio e tavelloni in laterizio), laterocemento (Rex e Cirex, Varese, Pagano, Stimip, Celersap, Bausta, a pannelli), in c.a. e laterizio (a travetti prefabbricati e laterizi), c.a. e acciaio (sezione mista collaborante), nuovi materiali (solai cemento-polistirolo tipo Plastbau). SOLAI BAUSTA: monodirezionale costituito da travetti tralicciati e pignatte in laterizio che costituiscono alleggerimento e cassero a perdere; assemblato in opera con possibilit di avere altezze differenti in funzione della luce e dei carichi e di costituire condizioni di vincolo di volta in volta rispondenti agli schemi di calcolo; il traliccio che costituisce la base della sezione in c.a. portante costituito da un fondo (cassero a perdere) in laterizio entro il quale sistemato e gettato in stabilimento un traliccio elettrosaldato necessario per il supporto in fase di costruzione e per il trasporto. SOLAI PREDALLES: in lastre prefabbricate in cemento armato vibrato dotate di alleggerimento in pani di polistirolo e getto di c.a. integrativo in opera secondo orditura comunemente monodirezionale ma con possibilit di ottenere anche orditure bidirezionali; possibilit di eseguire in opera solai di qualsiasi altezza; le lastre possono essere sagomate e seguire dimensioni variabili in funzione delle esigenze del cantiere; la larghezza delle lastre non risulta sup a 2.5m per limiti di trasportabilit; lalleggerimento usualmente costituito da pani di polistirolo ma pu essere agevolmente sostituito con pignatte o altri elementi leggeri; lo spessore delle lastre varia spesso in funzione di vari fattori: portanza del solaio, protezione al fuoco, protezione allumidit, entit dei carichi e luci. SOLAIO TRAVETTI PRECOMPRESSI: con travetti in c.a. precompresso a supporto di pignatte in laterizio (quale alleggerimento) con interasse variabile tra 50 e 60cm. SOLAIO PLASTBAU CON SOLETTA COLLABORANTE: monodirezionale con alleggerimento in pignatta di polistirolo e getto integrativo in opera; le prime soluzioni prevedevano il getto del travetto autoportante in stabilimento e la realizzazione in opera soltanto della soletta; allintradosso predisposta rete striata porta intonaco per la rasatura e finitura finale. LAMIERA GRECATA COLLABORANTE (BONDERIZZATA): monodirezionale in lamiera di acciaio con prestazioni equivalenti al tipo Fe360 resa collaborante con il cls mediante impronte (bonderizzate) che impediscono sia lo scorrimento orizzontale sia il distacco verticale; la lamiera grecata svolge la funzione di cassaforma durante la fase di getto e funzione di armatura tesa dopo la presa del cls sotto il carico utile di esercizio del solaio; le sagome geometriche della lamiera si differenziano secondo i produttori, i carichi e le luci di calcolo. SOLAIO PREFABBRICATO ALVEOLARE: composto da lastre autoportanti in c.a. precompresso di largh standard 120cm mentre le lunghezza e gli spessori vengono determinati in base alle caratteristiche costruttive di progetto; gli alleggerimenti del solaio sono costituiti da fori vuoti (alveoli) di dim diversa in rapporto allo spessore del solaio; il pannello viene interamente prodotto in stabilimento con precompressione a cavi aderenti in assenza di armatura taglio-resistente.

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