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CONSEGUENZE DEL DANNO DA ISCHEMIA II anno

AK

Quando si verifica l’occlusione di un’arteria coronarica, ha luogo una condizione chiamata ische-
mia del miocardio. Questo provoca:

1) Uno scarso approvvigionamento di ossigeno al muscolo cardiaco, il che determina una si-
tuazione di anossia con scarsa produzione di ATP per l’impossibilità di avviare i processi
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ossidativi aerobici (come la catena respiratoria mitocondriale).
2) Conseguentemente al deficit di ossigeno e di energia, si verifica uno shift metabolico. Que-
sto fenomeno è stato verificato anche in topi knock-out della mioglobina.
a. La conseguenza è una repressione dell’espressione di enzimi della β-ossidazione
degli acidi grassi (acil-CoA deidrogenasi, enoil-CoA idratasi, ETF:ubiquinone deidro-
genasi) e una maggior espressione di GLUT4. La conseguenza è una inibizione del
catabolismo ossidativo degli acidi grassi a favore della glicolisi anaerobica.
b. Il blocco della β-ossidazione degli acidi grassi ha come conseguenza un aumento
degli acil-CoA sia a livello mitocondriale, sia a livello citosolico. Questi inibiscono
l’attività della ANT, il che causa il sequestro dell’ATP a livello intra-mitocondriale.
c. Inoltre, la diminuita decarbossilazione ossidativa provoca un aumento del rapporto
+
NADH/NAD , il che sposta l’equilibrio della LDH verso la produzione di lattato, cau-
sando acidosi locale.
3) Gli acil-CoA in abbondanza determinano l’efflusso di calcio dai mitocondri e dal RS, in modo
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da aumentare la concentrazione di Ca a livello del citosol oltre i limiti fisiologici; inoltre,
la scarsa produzione di ATP e il suo intrappolamento a livello mitocondriale contribuisce
+ +
alla disomeostasi ionica, inibendo tutti i trasportatori ATPasi: la SERCA e la pompa Na /K ,
a sua volta indispensabile per il trasportatore NCX. Questo aumento di calcio
citoplasmatico determina l’attivazione delle caspasi e della PLA2
4) Le caspasi e la PLA2 avviano il catabolismo delle proteine e danni alla membrana plasmati-
ca. I danni causati saranno reversibili in un primo momento.
5) La persistenza del danno ischemico oltre le 7-8 ore dall’infarto rende il danno irreversibile,
il che porta in definitiva a morte cellulare e necrosi tissutale.

FUORIUSCITA DI ELEMENTI INTERCELLULARI DEL MIOCARDIOCITA NEL DANNO DA


ISCHEMIA
 Data la disomeostasi ionica e il disfunzionamento dei trasportatori ATPasi, la prima conse-
+ 2-
guenza è l’innalzamento dei valori plasmatici di ioni, soprattutto di K e PO4 . Questi
valori sono appressabili fino a 2 ore dall’inizio dell’infarto, con un picco che si verifica
 intorno ad un’ora dall’inzio dell’evento.
 In seguito, le variazioni metaboliche provocano il rilascio da parte del cardiomiocita di lat-
tato, adenosina e piccole proteine come la Mb. Questa situazione, segno di un danno an-
cora reversibile, si verifica tra i 30 minuti e le 7-8 ore dall’inizio della situazione ischemica; il
 picco, invece, si verifica alle 4-5 ore.
 Infine, il danno irreversibile ha inizio con i danni a carico della membrana plasmatica. I vuo-
ti lasciati a livello del plasmalemma grazie alla PLA2 permettono il rilascio di proteine
molto più grandi, come enzimi. L’innalzamento del livello plasmatico di questi comincia a
verifi-carsi dopo 6 ore dall’infarto

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Considera anche che, se si rifornisce immediatamente O2 a partire da una situazione ischemica, si ha un rapido con-sumo
di ossigeno, con alta produzione di ROS e, di conseguenza, instaurazione di una condizione di stress ossidativo.
CONSEGUENZE DEL DANNO DA ISCHEMIA II anno
AK

MARKER DI INFARTO MIOCARDICO


Nell’infarto del miocardio, possiamo utilizzare come marker i livelli sierici di alcune sostanze:

- La CK2 cardiaca (MB), che ha un picco a 3 ore dall’insorgenza dell’infarto e supera di 5 volte
i valori normali
- La mioglobina, che ha un picco poco prima di un’ora rispetto all’insorgenza dell’infarto. Il
suo picco è molto basso, in quanto essa viene eliminata velocemente a livello renale
- La TnI miocardica è il milgior marker, in quanto ha un incremento di circa 50 volte rispetto
ai valori serici standard ed è specifica dell’infarto. Infatti, CK2 e la mioglobina non sono
molto sensibili come marker, in quanto i loro valori plasmatici subiscono un aumento an-
che in una qualunque condizione di sforzo fisico intenso.
Va anche sottolineato che il picco di TnI si verifica anche nell’infarto di miocardio di tipo
microscopico, che ha origine da una micro-occlusione coronarica; in questo caso, si verifica
un aumento non di 50 volte, ma di 1,5-2 volte rispetto al valore serico standard di TnI

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