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Silvia Baraldi

matricola 0000166682

Universit degli Studi di Bologna Facolt di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione

TESINA PER L'ESAME DI

COMUNICAZIONE GIORNALISTICA
appello a debito anno accademico 2006/2007 - 5 c.f.u.

Il GIORNALISMO ITALIANO TRA INFORMAZIONE E SPETTACOLO


INFOTAINMENT, GENERI IBRIDI E CONTAMINAZIONI

INDICE
1 INTRODUZIONE 1.1 L'oggetto di studio 1.2 L'evoluzione dell'informazione 1.3 Popolarizzazione dell'informazione e ibridazione dei generi 2 UN PROCESSO A DUE VIE 2.1 La newsificazione dell'intrattenimento 2.2 La spettacolarizzazione dell'informazione 3 UNO SGUARDO A: 3.1 La carta stampata 3.1.1 In Italia 3.1.2 La settimanalizzazione 3.1.3 La televisione stampata 3.2 La televisione 3.2.1 Virt e vizi dell'informazione televisiva 4 CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA 6 7 8 9 11 13 14 15 3 3 4 5 5 6

1. INTRODUZIONE 1.1 L'oggetto di studio


Una riflessione sul mondo dell'informazione non pu prescindere da un tentativo di inquadramento dell'oggetto in esame: il giornalismo, inteso come prodotto culturale realizzato attraverso un'attivit di negoziazione che coinvolge a vario titolo tutto il sistema sociale. In questa accezione, il giornalismo evidenzia il carattere ricostruttivo della societ, e si presenta come strumento per consentire agli individui il processo ermeneutico di appropriazione culturale adattiva (Sorrentino, 2002): selezionando, gerarchizzando e presentando i fatti l'informazione costruisce e ricostruisce la realt sociale, e fornisce a chi ne fa parte uno sfondo di senso comune, un insieme di tipizzazioni, cornici di significato e mappe cognitive che permettano di mantenere un senso di appartenenza e agire consapevolmente nella societ. Da questa breve riflessione emerge chiaramente la grande importanza che l'attivit informativa riveste nelle societ contemporanee, caratterizzate da una crescente complessit e da un allargamento progressivo dello spazio sociale. Il giornalismo si pone dunque come strumento fondamentale di comprensione, orientamento, costruzione di identit (culturali, locali, nazionali, ...). La comprensione di questa importanza si rileva agli albori nel panorama italiano, in cui lo sviluppo della stampa stato caratterizzato inizialmente da una forte matrice ideologica e politica, mediante la quale si mirava alla costruzione di un carattere nazionale unitario in grado di superare i radicati localismi. L'intento pedagogico ha dominato la produzione di informazione nel nostro paese fino agli anni settanta-ottanta, quando l'allargamento dei mercati ha cambiato le regole del gioco, lasciando spazio all'emergere di un'ottica maggiormente commerciale.

1.2 L'evoluzione dell'informazione


Il giornalismo un prodotto culturale, si detto. Ma non solo. E' un dato di fatto che l'informazione sia, a tutt'oggi, un prodotto tout-court. Nella nostra societ, l'esistenza di grandi gruppi editoriali che competono in un mercato mediale caratterizzato da forti interessi economici ha alimentato la doppia natura dei giornali: informativa, da un lato, e

commerciale dall'altro. Il giornale quindi due cose insieme: uno strumento dalla funzione indispensabile nella vita di una societ democratica ma anche un prodotto industriale che compete sul mercato dell'informazione e dell'intrattenimento. Questa ambivalenza ha influenzato in maniera profonda l'evoluzione del giornalismo. In America e in Europa l'allargamento del campo mediatico ha prodotto una netta differenziazione tra informazione di qualit e informazione popolare. Nel caso italiano l'evoluzione del sistema giornalistico ha comportato la definizione di un unico, anche se variegato, modello informativo: un ibrido in cui l'informazione di qualit si mescola ai toni e ai temi delle soft news (notizie leggere, che suscitano la curiosit popolare).

1.3 Popolarizzazione dell'informazione e ibridazione dei generi


A partire dalla met degli anni ottanta nel nostro paese prende avvio un processo che pu definirsi di popolarizzazione del campo giornalistico, attraverso il quale le logiche commerciali dei media ampliano i temi, i soggetti e gli eventi di cui si parla, sviluppando modalit narrative che rendono pi semplice l'organizzazione sociale del significato per un maggior numero di individui (Sorrentino, 2002). Questo fenomeno favorito da una serie di fattori: la crescita degli investimenti pubblicitari nel settore e l'apertura a logiche di mercato; l'allargamento del bacino d'utenza con l'ingresso di nuovi soggetti sociali tra il pubblico (donne e giovani); l'estensione territoriale e tipologica dell'area di notiziabilit, anche grazie all'introduzione di nuove tecnologie che velocizzano i tempi e ampliano gli orizzonti della raccolta di notizie; la fioritura della stampa e della cronaca locale, e la relativa presa di distanza, da parte della grande stampa nazionale, dalle tradizionali posizioni elitiste e pedagogiche. Questi elementi testimoniano le prime tappe di una marcia di avvicinamento del giornalismo italiano a concezioni e pratiche informative in senso lato pi popolari. Ben presto per questo fenomeno perder la sua iniziale connotazione positiva per trasformarsi in un gioco al ribasso della qualit dell'informazione. Nella prima met degli anni novanta l'avvento dei network commerciali aumenta vertiginosamente la concorrenza (inter e intra-media) tra chi mira a conquistare l'attenzione del pubblico, scatenando una rincorsa che spesso si traduce in omologazione. Con la sua efficacia comunicativa e il suo fascino da medium globale, che fornisce liberamente e in qualsiasi momento informazioni in tempo reale arricchite di immagini e suoni, la tv conquista ben presto il cuore del pubblico, diventando il principale mezzo da cui 4

attingere conoscenze sul mondo e la societ. L'informazione entra nella programmazione tv e ne pervade i palinsesti, dando vita a un fenomeno di contaminazione e influenza reciproca in termini di contenuti, stili e formati che porter alla nascita di un genere ibrido e meticcio che unisce informazione, intrattenimento e fiction (Buonanno, 1999).

2. UN PROCESSO A DUE VIE


Il processo di contaminazione e ibridazione dei generi ha coinvolto informazione e intrattenimento in maniera cos pervasiva da dar vita a un neologismo per definirne il risultato: infotainment derivato, appunto, dall'unione di information e entertainment. Scopo finale: non annoiare il pubblico, attirare l'attenzione, tenere alto l'interesse, per stimolare la fruizione e conquistare sempre maggiori fette di utenti. Infotainment, dunque, come informazione che intrattiene ma anche come intrattenimento che informa: un processo a due vie, che influenza i modi del giornalismo in maniera biunivoca, assottigliando sempre di pi il confine tra realt informativa e finzione narrativa.

2.1 La newsificazione dell'intrattenimento


La prima met degli anni novanta vede esplodere nell'offerta televisiva i molteplici formati di questo genere ibrido e meticcio, che richiama i toni alti e i contenuti variegati del cosiddetto giornalismo popolare o tabloid. Le manifestazioni televisive di questa dissolvenza di confini si possono osservare in una duplice declinazione: la fiction che trae sempre pi spesso la propria materia narrativa dalla cronaca, e l'attualit che viene proposta attraverso gli stilemi e i linguaggi della fiction e dell'intrattenimento. A questo proposito il sociologo Michael Schudson parla di newsificazione della cultura televisiva, a testimonianza del fatto che l'informazione diventata l'elemento pi pervasivo dell'offerta tv. Si tratta di un prodotto che ben si presta alle logiche produttive dei network: quasi sempre con investimenti ridotti si riesce ad ottenere una vasta copertura informativa e offrire materiale che colpisca e interessi il pubblico.

2.2 La spettacolarizzazione dell'informazione


Dall'altro versante del processo di ibridazione, vediamo l'informazione assumere sempre di pi i caratteri dello spettacolo, dell'intrattenimento, della fiction. La crescente concorrenza sul mercato dei pubblici spinge chi fa informazione a ragionare con ottiche di mercato e a confezionare i contenuti in maniera da renderli popolari, attraenti e, quindi, competitivi. Col tempo si creato un circuito perverso tra risorse pubblicitarie e interessi particolari di gruppi industriali e potenze economiche, che investe soprattutto la carta stampata ma vale anche per la comunicazione televisiva, innestando una serie di pressioni che portano alla ricerca dell'audience a tutti i costi (Froio, 2000). I giornali aumentano la foliazione per offrire pi spazio agli inserzionisti, e per garantirne la copertura si inseriscono nei quotidiani i contenuti pi disparati: la politica si mescola al gossip, la cronaca nera svela risvolti rosa e gli approfondimenti della starlette di turno non mancano all'appello. Il risultato di questa invasione degli stili dell'intrattenimento nelle news una corsa verso il basso e, spesso, il prodotto risulta essere di scarsa qualit.

3. UNO SGUARDO A: 3.1 La carta stampata


Il giornalismo popolare, nella sua accezione originaria, nasce in America attorno agli anni trenta dell'ottocento con i cosiddetti penny papers, che per primi danno spazio a notizie di cronaca e di interesse umano quali scandali, delitti, eventi ordinari e straordinari della vita quotidiana, e pubblicano talvolta anche storie di pura finzione presentate come notizie. Il quotidiano non pi destinato esclusivamente alle lites, ma mira a coinvolgere il bacino d'utenza pi ampio possibile. Questo modello di giornalismo continua il suo sviluppo nel nuovo secolo con innovazioni grafiche, stilistiche e contenutistiche che portano nella direzione di un accresciuto sensazionalismo (titoli a caratteri cubitali, illustrazioni, linguaggio enfatico). Il giornalismo popolare, caratterizzato dalla rilevanza della cronaca di human interest, dall'apertura a tematiche riguardanti fatti, avvenimenti e personaggi vicini alla vita e all'interesse quotidiano dei lettori, e da uno stile spesso spregiudicato e scandalistico dar origine al settore del quotidiano tabloid, tuttora diffuso in molti paesi: un modo di fare

giornalismo che molto ha in comune con gli stilemi televisivi. Ad eccezione dell'Italia, il quotidiano popolare si sviluppato parallelamente a quello d'lite, dando vita a due categorie ben distinte e riconoscibili tra cui il lettore pu scegliere; nel nostro paese, invece, questo tipo di quotidiano non ha avuto fortuna, ma le caratteristiche del genere sono state assorbite in parte dai quotidiani e in parte dai periodici familiari o femminili come Gente, Oggi, Novella 2000.

3.1.1 In Italia
La storica assenza di popular papers tra i quotidiani italiani la ragione per cui quando si riaperto il mercato, tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, e l'area globale dei lettori cresciuta, si assistito a una osmosi tra la stampa quotidiana e l'informazione popolare che, con i suoi linguaggi, i suoi stili, i suoi vizi, si riversata sulle pagine di grandi e autorevoli testate nazionali a disposizione di un nuovo pubblico, plasmato progressivamente dal consumismo televisivo (Papuzzi, 2003). I primi segni di cambiamento si hanno in questo periodo con la trasformazione del Corriere della Sera e la nascita di Repubblica: si apre lo spazio a temi meno tradizionali, lasciando entrare la cronaca in prima pagina e affiancandola ad argomenti di carattere sociale o leggero come sport e spettacolo. In breve Repubblica afferma la sua rilevanza nel panorama informativo e conquista il grande pubblico con un'attenzione alle tematiche e alle novit ad esso pi vicine: comprendere la rilevanza che progressivamente acquista la televisione, assumendone in parte lo stile e lasciando spazio ai suoi protagonisti, dare attenzioni alle categorie meno rappresentate come le donne, i giovani, i movimenti sociali, dei quali si esprimono le istanze con un linguaggio diretto e graffiante, selezionare in maniera decisa gli argomenti a presentarli con approfondimenti, fornire ai lettori supplementi periodici e pagine di cronaca locale decentrate. In questo modo la testata, nata dal gruppo editoriale del settimanale L'Espresso, avvia quel processo di rinnovamento della stampa quotidiana italiana 7

che prender il nome di settimanalizzazione, e segner un suo progressivo spostamento, anche a causa della crescente concorrenza televisiva sulle notizie, verso contenuti e pubblici fino ad ora prevalentemente riservati ai periodici.

3.1.2 La settimanalizzazione
Negli anni ottanta i telegiornali dei network privati infrangono il monopolio della Rai, innestando una concorrenza che assumer toni sempre pi forti. La televisione, immediata, disponibile e affascinante diventa la principale fonte di informazione per la maggioranza dei cittadini e il giornalismo della carta stampata si trova in difficolt nel dover affrontare tale concorrenza. Per fronteggiare la predominanza televisiva i quotidiani si rinnovano nello stile e nei contenuti, prendendo esempio dal mondo delle testate settimanali, che continuano a riscuotere un buon successo. Si avvia cos un processo di duplice settimanalizzazione: dei quotidiani, da un lato, e delle notizie, dall'altro. Il giornale si settimanalizza nella struttura e nello stile, assomigliando sempre di pi a un periodico: aumenta il numero delle pagine, si rinnovano e colorano le vesti grafiche dando grande spazio a immagini e illustrazioni, nascono inserti e supplementi, e soprattutto entrano nell'offerta informativa argomenti e temi considerati di intrattenimento come gossip, moda, salute, bricolage. Non raro da allora vedere intere pagine delle principali testate nazionali riempite da servizi sulle vacanze dei vip, sulle ultime novit in materia di chirurgia estetica, sugli amori dei divi dello spettacolo o (nostro malgrado) della politica. Ma non tutto: anche le notizie vengono settimanalizzate, dilatate, approfondite con lo stile dei periodici, nella rincorsa alla supremazia televisiva. Noi diamo i fatti come si davano quindici o venti anni fa, e in pi offriamo la
decifrazione dei fatti che prima veniva lasciata ai settimanali. Perch non farlo? Perch se succede un avvenimento non lo si racconta anche attraverso il criterio del settimanale, se questo ti consente di illuminare un angolo dove i riflettori della televisione non arrivano? (Ezio Mauro, 1996 in Papuzzi, 2003).

Cos ogni avvenimento si spezzetta in un mosaico di eventi minori, ciascuno dei quali ne rispecchia una parte, e i fatti vengono esposti e analizzati da una molteplicit di punti di vista. Un meccanismo che si traduce nell'aumento dello spazio dedicato alla singola notizia, che 8

viene scomposta, ripresa, approfondita, e spesso colorata e confezionata. Un modo per offrire approfondimento, quindi, ma soprattuto una tecnica per aumentare la notiziabilit di un avvenimento prendendone ad oggetto le singole parti. Da un singolo fatto di cronaca, per esempio, nasce un corollario di pseudo-notizie che scavano nei retroscena della vita dei protagonisti, della famiglia, del contesto locale e sociale, arricchite con testimonianze, interviste, analisi e commenti (spesso di dubbia rilevanza). In tal modo un avvenimento pu arrivare a tener banco sui giornali per intere settimane, nel tentativo probabile di soddisfare la curiosit del pubblico, resa morbosa dalle abitudini offerte dalla cultura televisiva. Questi processi quindi non solo approfondiscono, ma costruiscono le notizie, influenzandone la natura e generando una tecnica di notiziabilit autonoma rispetto all'essenza e all'importanza dei fatti. La settimanalizzazione non pi conseguenza dell'importanza di un evento, ma si configura cos a tutti gli effetti come una tecnica per rendere rilevante un avvenimento.

3.1.3 La televisione stampata


Ottiche di mercato, popolarizzazione, settimanalizzazione; concorrenza tra testate ma soprattutto tra giornali e tv. La stampa italiana si caratterizza sempre pi per la contaminazione degli stili e la rincorsa spasmodica al successo della televisione. Nasce un genere ibrido di quotidiano, dove informazione popolare e di qualit coesistono, e aumenta la tendenza a sceneggiare la cronaca, per avvicinarla alle abitudini di un pubblico che negli ultimi vent'anni stato sempre pi bombardato dal modo di fare televisivo, fino quasi all'assuefazione. La stampa si adegua all'essenza del medium che risulta vincente sul mercato, alimentando la cosiddetta teledipendenza, nei contenuti e nello stile: la stampa italiana risulta essere succube della televisione, che ne fissa l'agenda (Eco, 1995 in Froio, 2000) e ne influenza il linguaggio. Lo stile adottato sempre pi sensazionalistico, con una titolazione gridata e un'impaginazione spettacolarizzata, il linguaggio esagerato e iperbolico, ispirato pi al modello drammatico che alla tradizionale obiettivit della cronaca, si usano modalit fictional e registri che fanno leva sull'emotivit del pubblico per presentare gli eventi. In un articolo apparso su Repubblica nel 1996, Piero Ottone (giornalista, in passato direttore del Corriere della Sera) afferma che i giornali hanno assunto un atteggiamento da avanspettacolo, e il loro primo obiettivo sembra essere diventato quello di divertire, intrattenere, non pi di informare e alimentare lo spirito critico dei cittadini. A distanza di pi di dieci anni l'analisi pi che mai attuale. La formula omnibus dei quotidiani nazionali, che tiene insieme, sotto il grande 9

collante rappresentato dalla televisione, informazione alta e bassa, politica e gossip, notizie internazionali e cronaca rosa, li ha resi dei contenitori in stile Domenica In: si affrontano i temi pi variegati con un linguaggio che, per rendere possibile una lettura media del prodotto, volgarizza il tono dell'informazione di qualit e rende snobisticamente sostenuto quello dell'informazione popolare (Adornato, 1997 in Froio, 2000). Nella cronaca lo spettacolo diventa protagonista, ma uno spettacolo spesso banale e di cattivo gusto. I direttori delle testate si difendono sostenendo che, nell'et del predominio televisivo, i giornali devo essere competitivi con la televisione. Paolo Mieli, direttore del Corriere della Sera dal 1992 al 1997, e dal 2004 ad oggi, ha dato vita a un modo di fare giornalismo che, nell'ottica della commistione dei generi, mira a dare maggiore vitalit e rinnovamento ai quotidiani: nasce cos quello che sar definito mielismo, un modo di confezionare l'informazione tradizionale arricchendola con curiosit che riguardino vizi e virt della societ, cercando di spettacolarizzare i fatti e dando enfasi anche alle sfaccettature pi piccole di una notizia. Si d grande spazio a ci che televisivamente popolare, che riguarda il pettegolezzo, che risulta divertente ed eclettico, creando una miscela di spirito alto e materia bassa (F. Ceccarelli, 1997 in Agostini, 2004). Il panorama del giornalismo che si delinea da queste osservazioni ci fa pensare a una trasformazione della carta stampata in televisione stampata. Per restare al passo i giornali rincorrono la tv nei suoi aspetti peggiori, i pi volgari e superficiali, e sempre pi spesso (purtroppo) abbiamo la sensazione che l'informazione, allontanandosi dai suoi scopi originali, miri a distrarre i lettori con frivolezze e approfondimenti di poco conto, pi che a informare sui fatti rilevanti della vita politica e sociale. Il malanno dei giornali nasce dalla televisione, dal tentativo di rincorrerla e imitarla, ma alimentato soprattutto dalla mancanza di quell'etica di fondo che dovrebbe animare e guidare il lavoro di ogni giornalista degno di essere definito tale: il dovere di riferire al pubblico cose vere, con obiettivit.

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3.2 La televisione
Questo telegiornale andr in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacit mentali Cos inizia, nel 1996, il telegiornale di Panfilo Maria Lippi, il giornalista impersonato da Daniele Luttazzi nella trasmissione Mai Dire Gol, il cui titolo era, non a caso, Tabloid. La bruciante satira del comico prende di mira il giornalismo, mettendone in risalto gli aspetti pi grotteschi. Una divertente quanto amara critica al livello dell'informazione italiana, che in tv come sui giornali pi che mai farcita di notizie ai confini della realt. Tinte sempre pi forti e sensazionalismo dilagante, nella corsa alla conquista dell'audience, caratterizzano l'informazione televisiva, che ad oggi rappresenta l'elemento pi pervasivo dell'offerta di ogni rete. L'informazione gode di uno statuto sociale positivo, utile, importante, e anche economicamente vantaggiosa in termini di produzione. In maniera graduale ma continua entra nei palinsesti, si inserisce nei programmi di intrattenimento, nelle fiction, nei reality show. Positiva perch socialmente utile e interessante di natura, l'informazione necessita di essere resa attraente: nasce perci un genere di giornalismo televisivo all'incrocio tra intrattenimento e fiction, con le caratteristiche del giornalismo popolare o tabloid. Si dissolve, come detto, il confine tra realt informativa e finzione narrativa, l'attualit passa negli spazi dell'intrattenimento e ne assume lo stile: modalit espositive che mescolano realt e finzione, stile iperbolico e sensazionalistico, trattamento melodrammatico dei fatti ed enfasi sugli aspetti emozionali, attenzione al privato soprattutto nei suoi lati nascosti, stravaganti, perversi. Il tradizionale modello del notiziario letto dal giornalista inquadrato frontalmente dietro a una scarna (spesso scrivania donne, viene o sostituito da un telegiornale-spettacolo, con conduttori attraenti coppie uomo-donna), inquadrature particolari che spesso li ritraggono in piedi, studi scenografati con stile, contributi di ospiti e collaboratori, grande uso di grafica, linguaggio popolare e diretto, inserimento di rubriche su alimentazione, salute, costume. 11

Ma l'informazione in TV tutt'altro che confinata ai tradizionali notiziari: entra in maniera trasversale nella programmazione delle reti, mescolandosi e confondendosi sempre di pi. Si moltiplicano, sia in Rai che nelle emittenti private, le trasmissioni contenitore, in cui convivono pseudo-approfondimenti dei principali fatti di cronaca e rubriche riguardanti la vita dei vip, le mode, il gossip. Programmi che nascono come intrattenimento, quali Mattino 5, Uno mattina, Piazza Grande, La vita in diretta, Verissimo, L'Italia sul 2, traggono spesso spunto dai fatti rilevanti del momento per dare vita a dibattiti che coinvolgono, oltre a qualche illustre esperto nella materia in questione, presentatrici, veline, ex concorrenti dei reality. Ma, cosa ancor pi preoccupante, anche le trasmissioni originariamente deputate all'informazione si sono standardizzate su questo stile: assistiamo cos a puntate di Porta a Porta in cui l'immancabile Alba Parietti ci fornisce le sue indispensabili osservazioni sulle dichiarazioni dei leader politici, o Valeria Marini commenta i perch l'ultimo delitto passionale riportato. La cronaca viene sviscerata e analizzata in maniera quasi morbosa, tanto che un singolo fatto arriva ad occupare spazio per settimane, mesi, a volte anni (salvo poi venire dimentico in un attimo appena i media smettono di parlarne). Ma a fronte di un apparente approfondimento, la cronaca viene in realt semplificata fino quasi alla banalizzazione, tanto che ormai sono entrati nel linguaggio e nell'immaginario collettivo avvenimenti, luoghi e protagonisti di episodi tragici come se fossero parte di un apparato finzionale, identificati da neologismi creati dall'informazione televisiva: la villetta di Cogne, i coniugi di Erba, il delitto di Garlasco, il piccolo Tommy, i fratellini di Gravina, solo per fare qualche esempio. Ci si avvia verso un'assuefazione alla drammaticit dei fatti, resi comuni e banali dall'ossessivit dell'informazione televisiva, che tocca livelli preoccupanti. Facendo zapping pu accadere di incappare con noncuranza nella videoconfessione di un'accusato di pluriomicidio, che racconta con dovizia di particolari il suo gesto: accaduto di recente su Canale 5, quando la trasmissione Matrix di Enrico Mentana ha trasmesso la confessione rilasciata da Rosa Bazzi, in carcere per l'omicidio di quattro persone, al

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suo avvocato. Il documento esclusivo ha subito trovato posto anche sul web, nel sito di Mediaset Video, accanto agli spezzoni salienti della nuova edizione del Grande Fratello e alle ultime avventure dei tronisti di Uomini e Donne, disponibile in qualsiasi momento alla visione di chiunque (bambini compresi).

3.2.1 Virt e vizi dell'informazione televisiva


Televisione e giornali si rincorrono, come abbiamo visto, nella ricerca di notizie e soprattutto di pubblico, ma si tratta di una lotta impari. Il medium televisivo ha nei confronti della carta stampata il vantaggio di poter arrivare in tempi pi rapidi e in modi pi diretti e catturanti sulle notizie. Gli eventi possono venire documentati e trasmessi in tempo reale, da ogni parte del mondo, e l'uso delle immagini li arricchisce di forza comunicativa, dando illusione al pubblico di trovarsi dentro la notizia: tramite la TV non si ottengono solo informazioni o conoscenze ma soprattutto sensazioni ed emozioni. L'attualit sempre disponibile, di facile reperimento, gratuita (apparentemente): basta accendere il televisore, apparecchio ormai onnipresente e alla portata di tutti, giovani e anziani. Nell'era di internet e della convergenza multimediale queste caratteristiche mantengono la televisione in una posizione di predominio nelle preferenze del pubblico. Un altro aspetto interessante dell'offerta informativa televisiva l'ipotesi che funzioni da meccanismo di rassicurazione: gli eventi disastrosi, i rischi, i pericoli della societ sono inseriti nello schema ordinatore del palinsesto, che routinizza l'imprevisto e ne stempera il potenziale di minaccia, dando un'illusoria sensazione di controllo su ci che di dirompente e inatteso appartiene alla natura degli eventi giornalistici. La televisione porta nelle nostre case, con orari e modalit prevedibili, stragi, guerre, attentati, crisi politiche, ma queste esperienze mediate, seppure scioccanti, restano a una certa distanza: l'attualit televisiva cos routinizzata, mediata e distanziata offre una sorta di rassicurazione all'ansia che a sua volta contribuisce a creare (Buonanno, 1999). Ma la teleattualit non scevra di vizi. Il linguista Raffaele Simone, direttore della rivista Italiano ed Oltre1, ne indica alcuni considerati capitali, tutti riconducibili all'ottica della massimizzazione dell'audience. Il pubblico ingenuo viene spesso affascinato e commosso con notizie di bassa lega, che
1 Raffaele Simone, Italiano e Oltre, maggio-giugno 1999

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fanno leva sui lati paradossali e patetici degli avvenimenti, spesso addirittura inventate o costruite ad arte mettendo insieme pezzi di altre storie (i cosiddetti fattoidi); si creano approfondimenti, commenti e interviste spesso vuote, prive di reali contenuti e rilevanza; il linguaggio drogato, eccessivo, enfatico e spesso impreciso; la drammatizzazione delle notizie totale, e i cronisti finiscono per leggerle fingendo di partecipare emotivamente a ci che raccontano. Qualsiasi cosa per colpire, attirare, invogliare al consumo. Inoltre, la commistione cos densa di informazione e spettacolo pu creare problemi relativi alla ricezione dei messaggi: uno dei rischi dell'infotainment infatti che anche ci che costituisce informazione venga in realt percepito come intrattenimento, leggerezza, finzione.

CONCLUSIONI
La rincorsa dei mezzi di informazione alla conquista dell'audience ha creato, come si visto, il processo di ibridazione a due vie che ha plasmato il giornalismo di stampa e televisione negli ultimi decenni. I quotidiani inseguono la TV nel suo ambito specifico, la imitano, facendo giornalismo spettacolo, e cos la qualit della carta stampata si abbassa e l'informazione ne risulta distorta. Il panorama italiano non confortante: il livello appiattito, omologato. Alla luce di questa analisi pensiamo che sarebbe importante trovare nuove strade per l'informazione, andando alla ricerca di quel confine dissolto che in origine separava Information e Entertainment, due entit che hanno funzioni ben diverse. Lo spettacolo serve a divertire, rilassare, regalare emozioni. Il giornalismo serve a informare, ampliare gli orizzonti, fornire mappe cognitive e interpretative, alimentare lo spirito critico dei cittadini. Dinanzi alla concorrenza del modo di fare televisivo, il giornalismo dovrebbe evitare di rincorrere le notizie, e porsi con pi fermezza come strumento di approfondimento e allargamento del bagaglio conoscitivo necessario per vivere in una societ dalla crescente complessit.

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BIBLIOGRAFIA
Agostini A., Giornalismi, Il Mulino, 2004 Bianchi P., Giannini S., La repubblica delle marchette, Stampa Alternativa, 2004 Buonanno M., Faction: soggetti mobili e generi ibridi nel giornalismo degli anni novanta, Liguori, 1999

Castronovo V., Tranfaglia N., La stampa italiana nell'et della TV, Laterza, 2002 Froio F., L'informazione spettacolo, Editori Riuniti, 2002 Papuzzi A., Professione Giornalista, Donzelli, 2003 Sorrentino C., Il Giornalismo: che cos' e come funziona, Carocci, 2002

SITOGRAFIA

Matrix: www.matrix.mediaset.it Mediaset Video: www.video.mediaset.it (video confessione di Rosa Bazzi visibile al link: http://www.video.mediaset.it/video.html? sito=matrix&data=2008/03/04&id=2799&categoria=servizio&from=matrix) Porta a Porta: www.portaaporta.rai.it Tg 5: www.tg5.mediaset.it Alcune puntate del telegiornale satirico Tabloid di Daniele Luttazzi sono visibili su You Tube: http://www.youtube.com/watch?v=_-h7Xs0SkdI&feature=related

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