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La Lombardia merita rispetto

E' stato un radicale, Marco Cappato, a costringere la magistratura a indagare sul caso Firmigoni guadagnandosi gli insulti del Celeste Presidente che per questo stato rinviato a giudizio per diffamazione. E ora 15 consiglieri e dirigenti del Pdl sono formalmente indagati per falso ideologico perch stato accertato che erano 926 le firme false a sostegno del listino che ha portato Formigoni a riconquistare per la terza volta il Pirellone. Con il 57% dei voti, si difende il Presidente che aggiunge poi, prudentemente: Se ci sono state irregolarit, saranno sanzionate. Perch, come in tutti i processi, si accerteranno solo le eventuali responsabilit personali cos che, se condanne vi saranno, sar fin troppo facile chiudere il caso scaricandone le responsabilit politiche sulle seconde file del Pdl. Ma il tema politico resta di prima grandezza e ben lo si comprende ripercorrendo le cronache di quanto avvenuto. Roberto Formigoni si candida alla presidenza della Regione per la terza volta: non sarebbe possibile se non interpretando piuttosto liberamente le norme, come peraltro fa il Pd ricandidando in Emilia Romagna Vasco Errani e ancora il Pdl assicurando proprio oggi in Molise la terza presidenza a Michele Iorio. Il Pdl pasticcia con le liste, i Radicali denunciano il caso delle firme false (e artigianalmente nei individuano solo 514) e, il 2 marzo 2010, la Corte dAppello esclude Per la Lombardia dalla competizione elettorale. Ma poi ci sono ricorsi e controricorsi, le consulenze richieste a uomini che verranno coinvolti nellinchiesta P3, un decreto del Governo fatto principalmente per salvare in Lazio la lista Polverini che, pur mancando lobiettivo, autorizzer Tar e Consiglio di Stato a emettere sentenze in favore di Formigoni che dalla competizione elettorale uscir trionfalmente con il 57%. Ma le firme false restano su quei fogli a testimoniare un illecito della cui competenza si spogliata per ultima la stessa Corte costituzionale affidando alla giustizia civile la decisione sulla regolarit della competizione elettorale, pochi giorni prima che quella penale ipotizzi il falso ideologico.

Con queste premesse, attendere che la giustizia faccia il suo corso sembra lennesimo slogan per deridere gli elettori che meriterebbero qualche assicurazione in pi. Una piena assunzione di responsabilit politica da parte dei protagonisti della vicenda, innanzitutto. Cui non basterebbe scusarsi, ma toccherebbe anche rimuovere le cause che hanno prodotto questi effetti. Primo fra tutti il paradosso in base al quale chi si impegnato a raccogliere le firme per la presentazione delle liste rispettando scrupolosamente le norme, come hanno fatto i Radicali, si ben presto reso conto che era tecnicamente impossibile farlo ed stato escluso dalla competizione elettorale diventandone involontario osservatore. Lo stesso Formigoni ha poi ammesso che quello del listino uno strumento da abolire: lo si faccia. Ora non quando lo suggerir una sentenza della magistratura. Si faccia poi in modo che i controlli di legittimit siano effettivi e preventivi cos da evitare la beffa, tuttaltro che remota, di poter vedere annullati gli esiti di una consultazione elettorale a mandato scaduto degli eletti. E si chieda anche ai 15 indagati quel passo indietro che sempre si invoca per gli altri ma molto raramente si pratica per s. Infine, si rifletta sul fatto che solo lostinazione dei Radicali malgrado gli insulti loro rivolti e lostentata freddezza anche delle opposizioni, abbia permesso di prendere atto di pratiche che avviliscono la democrazia inquinandone le stesse fonti. Anche per quel 57% che ha votato Formigoni. Perch senza controlli le democrazie diventano partitocrazie e le firme si "rubano". (la Repubblica Milano, 19 ottobre 2011)

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